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Storia della psicologia - P.

Lagrenzi
I. Introduzione

La psicologia e la storia delle scienze

La psicologia non un sapere unitario: esistono diversi modelli teorici per spiegare il comportamento e quindi, pratiche diverse per modificarlo.

Questo vero per tutte le discipline scientifiche ma per la psicologia in particolare: es. in matematica vi un consenso sulle procedure per trasformare le premesse in conclusioni. es. la fisica concorda tutta su quali siano gli oggetti di studio e sulle procedure da adottare. In psicologia invece, a un secolo dalla sua nascita, ancora non vi accordo sull'approccio sperimentale. Questo rende difficile ripercorrere la storia delle diverse discipline perch significa: - descrivere l'ampliarsi delle conoscenze della disciplina ma il progresso non sempre lineare ma anche salti. (Storia interna) - mettere in relazione questa produzione di sapere con i suoi modi di produzione, spesso collegati alla storia esterna della disciplina.

La dipendenza dall'esterno aumenta a seconda di quanto la sua storia interna stata condizionata dal contesto esterno. Se per la matematica le problematiche della storia interna possono prevalere, lo sviluppo della psicologia scientifica stato caratterizzato da obbiettivi posti dall'esterno. I vari contesti in cui cresciuta l'hanno influenzata profondamente che spiegano l'eterogeneit della disciplina.

La storia esterna ha influito tanto che una scienza dell'uomo nasce in due tappe (vedi I cap.): 1. viene legittimata la possibilit di studiare l'uomo in quanto macchina (fisiologia etc.) Solo ad un secolo di distanza 2. si inizia a studiare l'uomo nella sua globalit insieme alla "res cogitans", il pensiero.

Come fare una storia della psicologia

Rispetto a mente/corpo le diverse correnti psicologiche oscillano tra due opposti: a. coloro che considerano l'uomo come una macchina, il cui funzionamento determinato dalla neuro fisiologia e biochimica detti meccanicisti. b. quelli che lo considerano come una persona capace di scopi.

Una scelta che influenza i metodi utilizzati per controllare le teorie (v. "storiografia e metodi").

La psicologia possiede la tendenza ad auto-verificarsi: come in altre scienze sociali, pu succedere che una sua legge o previsione, in quanto ritenuta vera, divenga di fatto vera. Solo cos si capiscono alcuni cambiamenti avvenuti su spinta di vicende esterne es. psicologia sovietica.

Storiografia e metodi

Corrente "a" VS "b". i secondi ambiscono all'autonomia e alla creazione di metodi originali (es. colloquio clinico).

a.

- favorevoli al metodo sperimentale, simile a quella delle scienze naturali. - hanno posizione storiografica classica: sostengono che la psicologia sia nata come scienza autonoma quando si cominciato ad analizzare i fenomeni in laboratorio tramite procedure sperimentali. E' proprio perch cre il primo laboratorio di psicologia che si riconosce a Wilhelm Wundt la fondazione della psicologia. Per si dovrebbe parlare non di nascita della psicologia, ma di un certo settore di ricerca; una progressiva applicazione del metodo sperimentale a tutti i metodi di comportamento.

b. - I fautori del lassismo metodologico sostengono che l'artificiosit determinata dal semplificare alcuni fenomeni, soprattutto quelli pi complessi, allo scopo di poterli studiare in laboratorio non compensata dal pi agevole controllo delle variabili. - non ritenengono che il metodo siano garanzia di scientificit e non accettano la prospettiva storiografica classica. - non escludono dalla storia della scienza campi di indagine, come la psicologia clinica. - uso di altre tecniche per raccogliere materiale: osservazione del comportamento nella vita quotidiana, il colloquio clinico e dell'introspezione. - su queste basi empiriche viene costruita la psicologia del senso comune: quell'insieme di conoscenze che guida il nostro agire e che ci permette di interagire con gli altri pur ignorando la scienza psicologica. La corrente "a" tende a rifiutare questo tipo di conoscenze, ma recentemente esse sono state rivalutate, perch quelli quotidiani sono temi che la psicologia deve affrontare. - rifiutando la riduttiva coincidenza di psicologia scientifica = metodo sperimentale, rispetto alla nascita della disciplina mette in evidenza il momento di fondazione teorica di una data ipotesi rispetto al momento del suo controllo.

- se si concepiscono le teorie psicologiche come il risultato di un approccio coerente e sistematico, fondato empiricamente, ma non necessariamente basato sul metodo sperimentale, volto alla compressione della capacit dell'uomo di conoscere il mondo e di rappresentato, la storia della psicologia si sovrappone alla storia dei grandi sistemi filosofici. - una posizione pi adatta a descrivere la complessit della psicologia anch'essa riduttiva: cogliendo l'aspetto pi generale e filosofico di una certa scuola e pu essere che rimangano nascosti alcuni momenti cruciali che confinano con le scienze biologiche e fisiche.

Come fatta questa storia della psicologia

Due ipotesi storiografiche: a. considerare l'adozione del metodo sperimentale come il via all'autonomia scientifica della psicologia e come il riscatto da ipoteche filosofiche e metafisiche. b. ritenere che i nodi teorici della psicologia siano gi formulati in sede filosofica, e che l vadano rintracciati Entrambe le posizioni hanno delle lacune: per la prima stato ammesso il salto di qualit connesso all'adozione del metodo sperimentale, e, per la seconda, si riconosciuta l'importanza teorica dei precedenti filosofici. Questo manuale percorre una terza via: stato considerato il passato filosofico, ma non si visto in esso un'anticipazione delle teorie sviluppate in sede psicologica.

Ogni storia della psicologia dipende dal p.d.v. con cui scritta. Bisogna assumere un atteggiamento critico.

II. Le origini della psicologia - Luccio

Introduzione

Il percorso che ha portato alla fondazione di una scienza dell'uomo non stata lineare. Nella seconda met dell'800 Wundt fond la psicologia, frutto di contributi provenienti da diverse discipline: 1. filosofia 2. fisiologia 3. astronomia 4. biologia etc.

Il termine "psicologia", dal greco "scienza dell'anima", di invenzione recente. Il termine, nato a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, non ebbe larga diffusione fino al '700, quando fu ripreso da Leibniz e da Wolff, che lo us per definire una delle quattro parti in cui andava suddivisa la metafisica. Egli distinse anche una psicologia empirica e una razionale, in cui la prima si doveva occupare dei fatti psichici fondati sull'esperienza, e la seconda dell'essenza dell'anima e delle sue facolt. Solo nella seconda met dell'800 il termine psicologia inizier a designare una disciplina scientifica autonoma e svincolata dalle metafisiche. In realt, vi furono altri tentativi di fondare una scienza che trattasse dei fatti psichici usando gli stessi principi della altre scienze naturali; quello pi compiuto va attribuito agli idologues francesi che per non usavano il termine "psicologia", ma alludevano a uno studio che comprendesse gli aspetti fisiologici, psicologici e sociali.

Perch questo "ritardo" nella nascita di una scienza dell'uomo in termini psicologici?

Bisogna stare attenti a non cadere in una storiografia positivistica che vede il progresso umano come un accumulo continuo e lineare di conoscenze. E' falso! Il progresso dell'umanit si avuto attraverso una serie di discontinuit nell'accumulo delle conoscenze: i veri avanzamenti non sono derivati dal sapere di pi su certi argomenti, ma dall'interpretare in modo diverso cose gi note. Solo una volta compiute queste "rotture epistemologiche" possibile riprendere con l'accumulo di sapere in termini quantitativi.

La scienza nasce quando si esce dal mondo del "pressapoco" (es. alchimia) e si entra nell'universo della precisione, precisione che va comunicata per garantire la ripetibilit di un'esperienza, prima caratteristica di un sapere valido scientificamente.

Ma il cambiamento di paradigmi o la loro istituzione, non avviene di colpo: preparata da una serie di avvenimenti. Ci concertiamo su questi.

Le condizioni

Perch possa esservi una scienza dell'uomo (a cui appartiene la psicologia) occorre che l'uomo possa essere oggetto di studio scientifico. Questo prerequisito venuto a mancare dal pensiero cristiano medioevale sino alla met del XVIII secolo. Diverso era il pensiero greco.

La psicologia nel pensiero greco

In quasi tutte le antiche civilt non era chiaro il rapporto tra sistema nervoso e attivit psichica. A questa veniva associava una sede somatica, solitamente il cuore (es. scienza egizia, cinese ed ebraica). Per i greci, oltre al cuore, ha un ruolo importante anche il cervello: Pitagora

distingueva tre facolt psichiche, intelligenza passione e ragione. L'ultima, specifica dell'uomo e immortale era collocata nel cuore, le prime due nel cervello.

Fu Ippocrate (469 - 361 a. C.), medico e filosofo, a fondare una vera e propria scienza dell'uomo in cui confluiscono osservazioni sociologiche, psicologiche e fisiologiche. Importante soprattutto la sua dottrina caratterologica. Ippocrate riteneva ci fossero 4 umori corrispondenti agli elementi di Empedocle: 1) sangue (aria), 2) bile nera (terra), 3) bile gialla (fuoco), 4) flegema (acqua). A seconda del prevalere di uno degli umori sull'altro, la persona sviluppava un certo temperamento: sanguigno, melanconico, collerico e flemmatico. Ancora pi importanti i suoi studi neurologici: ne Delle ferite del capo, afferma come il cervello sia l'organo pi potente del corpo, che gli organi di senso agiscono in dipendenza dalla sua capacit di discernimento e come traumi cranici comportino menomazioni delle facolt intellettive.

Questa concezione dell'uomo come parte della natura e che quindi pu essere studiato con i metodi delle scienze naturali, trover la sua forma pi elevata in Aristotele: per lui l'uomo un animale. Significativo anche il suo tentativo di costruire, accanto ad una psicologia dell'uomo, una infantile e una animale. Il cervello per lui interviene solo indirettamente nelle funzioni mentali e nelle percezioni che avvengono nel cuore con una funzione di raffreddamento.

Con questo pensatore si afferma la concezione dell'uomo come oggetto di studio naturale. Questa la direzione in cui procede la filosofia greca con Erofilo e soprattutto Erasistroto che fecero descrizioni anatomiche del sistema nervoso, distinsero i nervi sensoriali e motori e fondarono una teoria pneumatica del comportamento, ripresa poi da Galeno contro la concezione di Aristotele in cui

distingueva un pneuma vitale con sede il cuore e uno psichico con sede nel cervello.

Dal Medioevo al Rinascimento

Se il pensiero greco aveva posto le basi per lo sviluppo della psicologia, il pensiero romano non svilupp adeguatamente questi temi. Degno di nota il pensiero di Galeno che aggiunse un terzo tipo di pneuma a quelli di Erasistroto, il pneuma fisico. Teoria che venne accettata sino al XVII secolo.

Ma con il Medioevo e con la cultura cristiana che avviene un completo rivolgimento di prospettiva ora aliena allo studio dell'uomo. Il mondo concepito secondo una struttura gerarchica, con in testa Dio, e sotto l'uomo, che non viene visto come parte della natura. Si riscopre Aristotele, ma viene stravolto, e evidenziato nella sua parte metafisica. In questo periodo vi solo una ricerca impregnata di spirito magico: alchimia, maghi etc. La scienza dell'uomo considerata empia, sia sul piano fisiologico sia, soprattutto, su quello psicologico e sociale (tutto modellato su un disegno di Dio): vietati studi anatomici, puniti con scomunica e rogo.

Solo con il Rinascimento, fine XIV secolo, si ricostruiranno le condizioni che rendono possibile una scienza dell'uomo. Le caratteristiche principali sono: - interesse per l'uomo in quanto tale e come membro della natura: no ottica trascendentale, piuttosto l'uomo che ha un quid divino. Ma non diventa ancora un oggetto di studio. - si tenta di attribuire alla Natura una sua energia naturale e non divina. Cambia il rapporto con la magia, diventa magia naturale: non si cerca pi il

soprannaturale per piegarlo ai nostri voleri, non esiste. E' la natura che ha poteri che vanno scoperti e dominati. - concezione ancora deterministica: nulla si muove nell'universo che non abbia un diretta conseguenza sulle altre parti dell'universo e, come sostiene Pico della Mirandola, queste influenze sono regolate da leggi matematiche. - ne deriva un grande rilievo dell'astrologia: gli astri esercitano la loro influenza sugli eventi del mondo.

I muri eretti dalla filosofia cristiana cominciano a infrangersi ma siamo lontani dalla scienza moderna: secondo una metafora di Francesco Bacone, maghi astrologi e alchimisti accumulano ma senza volont di sistematizzazione come le formiche, e gli aristotelici sono arroccati in belle teorie ma che nulla hanno a che fare con il mondo come i ragni. Lo scienziato moderno deve essere invece come l'ape, che prende dall'esterno il nettare ma che lo trasforma in miele rielaborandolo.

La rivoluzione scientifica e il dualismo cartesiano

Tra il XVI e il XVII secolo, con Galileo, Keplero e Bacone, avviene la svolta che porta dalla magia naturale e dall'aristotelismo astratto alla scienza moderna, al legame tra teoria ed esperienza empirica. Ma, anche se nel '600, con Cartesio prima e con gli empiristi inglesi poi, prosegue l'abbattimento delle barriere che il cristianesimo aveva costruito intorno allo studio dell'uomo, le scienze dell'uomo non possono ancora nascere in forma compiuta. La soluzione dualistica di Cartesio sar osteggiata dalle gerarchie religiose e il filosofo fu costretto ad emigrare in Olanda. Del suo pensiero ci interessano due punti: 1) la distinzione tra res cogitans e res extensa, ovvero tra anima pensante e corpo inteso come macchina. 2) la sua

dottrina delle idee innate, base di polemiche ancora vive nella psicologia. 1) Il dualismo, res cogitans e res extensa: Cartesio distingue il corpo dallo spirito che pensa ma che privo di estensione. Esso interagisce con il corpo tramite la ghiandola pineale o epifisi. Il corpo visto da Cartesio, sulla scorta degli studi del fisiologo Harvey che aveva scoperto la circolazione del sangue e aveva dato un'interpretazione meccanicista del funzionamento corporeo, come un meccanismo perfetto, come fosse una macchina idraulica. Se si esclude il pensiero la res extensa in grado di funzionare autonomamente. Una concezione che elimina tutte le ipoteche metafisiche nello studio del corpo umani: i problemi religiosi possono porsi sono relativi alla res cogitans, non extensa. Questo d s un enorme impulso alle ricerche anatomiche e fisiologiche, ma al prezzo del perdurare del divieto di condurre ricerche scientifiche sui problemi del pensiero. La possibilit di studiare l'uomo come meccanismo viene ufficialmente accettata dalla seconda met del secolo e costituisce una rottura epistemologica importantissima. 2) La dottrina delle idee innate: le idee costituivano per Cartesio il contenuto della mente e ne individu tre tipi: a) quelli derivanti dai sensi, dalla memoria o dall'immaginazione, costituenti un legame tra mente e oggetti reali. b) idee costituire direttamente dalla mente 3) quelle innate che sorgono direttamente dalla mente come principi basilari. Possono essere quelle di Dio, gli assiomi matematici etc. Ma esse non sono chiare, l'uomo le deve scoprire in s stesso e in questo processo, l'esperienza sensoriale fondamentale. In senso positivo, l'osservare la natura ci consente di scoprire delle propriet in essa che possedevamo a livello implicite (es. relazioni matematiche tra gli oggetti che ci circondano); in senso negativo pu trarci sempre in inganno mascherando alcune idee innate. Cos facendo, Cartesio pu postulare un'assoluta indipendenza tra le due sostanze. La mente non ha pi bisogno del corpo perch essa comprende, innati, i principi che le consentono di funzionare.

3) Il mondo in cui viviamo potrebbe essere un mondo di apparenze costruito da un demone che ci vuole ingannare. Se si deve dubitare di tutto, pur vero che vi sono delle idee che sono indubitabili in quanto siamo consapevoli della loro esistenza. Es. se vedo un cavallo posso s dubitare che esista, ma non di vederlo. Esistono delle evidenze indubitabili, la prima il cogito: se penso non posso dubitare di esistere.

La fondazione delle scienze dell'uomo

Il dualismo e la dottrina delle idee innate sono ci che si dovuto pagare perch l'uomo possa essere studiato come meccanismo. I passi successivi sono: a) il passaggio da un'indagine sull'essenza della mente a una sui suoi processi, indipendentemente dalla sostanza che la compone. Passo compiuto dagli empiristi inglesi, Locke e Hume, e poi raffinato dagli associazionisti: Hartley e Mill fino a Bain. b) il passaggio da una concezione del corpo da macchina a organismo animale, cos da poter ricostruire l'unit mente-corpo avviene in Francia soprattutto con gli idologues (Cabanis per la psicologia). Alla fine del '700 si ha cos una fondazione della scienza dell'uomo, ma non si tratta ancora di psicologia.

a) Dagli empiristi agli associazionisti - Inghilterra

Il filone filosofiche che prende origine da Cartesio quello detto razionalista. Ad esso si contrappone il movimento empirista (Locke, Berkeley e Hume) che, grossolanamente, contro le idee innate e vede ogni conoscenza come derivata dall'esperienza. La discussione sulle idee innate, era viziata anche da una cattiva definizione

di che cosa fosse l'"idea". Hume sosteneva che se si intendevano come "passioni" esse erano da considerassi legate alla costituzione originale della mente umana e dunque, anche per gli empiristi, innate. Se invece si intendevano come "pensieri", non esiste nessun pensiero che non possa essere fatto risalire a qualcosa di precedentemente sentito. L'intelletto umano determinato unicamente da fattori ambientali e ci che l'uomo pu conoscere del mondo deriva unicamente da ci che l'ambiente scriver nella sua mente, originariamente una tabula rasa. Parlando di intelletto, e non di mente o anima, Locke si riferiva a una facolt e non pi ad una sostanza. In questo modo ogni discussione metafisica veniva bandita, non perch non si ritenesse lecito discutere dell'anima, ma perch si stava indicando la via per indagare empiricamente sui processi dell'anima quale che fosse la sua essenza/sostanza. I primi potevano essere studiati scientificamente, la seconda solo attraverso la metafisica. L'interesse degli empiristi si rivolge ai primi. Senza questa distinzione non sarebbe mai potuta nascere una psicologia scientifica e si aprono cos due vie di indagine: 1) quella dei processi che si svolgono nell'intelletto in quanto tale, 2) quella relativo allo studio dei rapporti tra mente e corpo.

1) Hume imbocc la prima via e individu nelle associazioni, di cui aveva gi parlato Aristotele, i processi fondamentali che regolano l'intelletto. Secondo Hume tra le idee si stabiliscono dei segreti legami che fan s che la mente le colleghi frequentemente; per questo, quando si parla o si scrive, le connessioni possono essere comprese anche da chi ascolta o legge. Hume distingueva tre associazioni: per somiglianza (ritratto/soggetto), per contiguit (St.Denis/Parigi) e per causazione (figlio/padre). Gli associazionisti aggiunsero molte altre leggi, in particolare, Thomas Brown, introdusse in psicologia il metodo dell'introspezione: autosservazione sistematica

da parte di una persona di quanto avviene nella sua stessa mente (metodo poi usato largamente dagli strutturalisti nella seconda met dell'800). 2) David Hartley affronta in quest'ottica i legami mente e corpo. Pur partendo da una posizione dualistica, seguiva il programma di Locke che aveva affermato l'esistenza di un'interazione tra corpo e operazioni dell'intelletto. Hartley, influenzato da Newton, crea un programma scientifico basato sui fatti. Alla base della sua dottrina vi la teoria delle vibraziuncole: minime vibrazioni che gli oggetti esterni provocano attraverso gli organi di senso nel sistema nervoso. Egli si propone di dimostrare che a queste vibraziuncolo corrispondono le associazioni alla base delle operazioni dell'intelletto.

Le leggi dell'associazione lasciavano irrisolto il problema del pensiero complesso, nei quali il richiamo all'evento sensoriale non era immediato. James Mill nel 1829 tent di risolvere questo problema formulando il principio dell'associazione sincrona: un oggetto per noi costituito da una somma di sensazioni diverse che vengono da noi associati simultaneamente, andando a costituire un percetto da cui deriva un'idea. Ma cos, ognuna delle idee semplici sar in realt un composto di idee ancora pi semplici. Non funziona, soprattutto per idee complesse. Suo figlio, Stuart Mill (1843), rimedi con la teoria della chimica mentale: le idee semplici, nel costituire le idee complesse, si comportano come gli elementi della chimica quando si uniscono per formare un composto. Questo si comporta come un'unit, non abbiamo bisogno di scomporlo. Alexander Bain, considerato il padre filosofico della psicologia scientifica, aveva la posizione pi complessa tra quelle degli altri associazionisti: pur accettando una teoria analoga a quella della chimica mentale, ammetteva anche l'esistenza di fattori innati di organizzazione del comportamento. Da qui nasce la necessit di dare una base neuro fisiologica ad ogni studio del comportamento, visto che sosteneva che "la mente completamente alla

merc delle condizioni corporee". Bain fu anche il pi diretto precursore del comportamentismo: secondo lui infatti, il movimento precede la sensazione, e questo precede il pensiero; nella risoluzione di un problema, l'individuo opera prima movimenti casuali, alcuni di questi saranno premiati dalle conseguenze, essi tenderanno allora a ripetersi, diventando delle abitudini. Bain fu il primo ad utilizzare l'espressione di apprendimento per tentativi ed errori, poi ripresa da Thorndike.

b) Gli ideologi - Francia

[Passaggio da una concezione del corpo da macchina a organismo animale, cos da poter ricostruire l'unit mente-corpo avviene in Francia soprattutto con gli idologues (Cabanis per la psicologia).] Condillac (1746 e1754) inizia uno studio delle operazioni intellettuali lasciando aperto il problema metafisico dell'essenza dell'uomo ma aprendo la via ad uno studio scientifico dei suoi processi psicologici. Sebbene sostenga l'esistenza di un'anima inconoscibile, il suo contributo alla fondazione di una rigorosa scienza dell'uomo paragonabile a quello di Locke in Inghilterra. Parimenti importante il contributo di Buffon (1749): con lui l'uomo rientra nel regno animale, pur essendone al vertice. Buffon, supera la visione classificatoria di Linneo, giungendo al concetto di storia naturale dell'uomo che indicava, oltre alla considerazione dell'uomo come parte integrante della natura, il raggiungimento di una concezione che consentiva di studiare l'uomo in toto, svicolandosi dalle questioni metafisiche sulla sua essenza.

Buffon era anche anti-meccanicista, ma proprio il riduzionismo meccanicista stato un passo fondamentale per la fondazione di una scienza dell'uomo. Dopo il dualismo Cartesiano infatti, si poteva a) mettere da parte i problemi dell'essenza della mente e dedicarsi allo studio dei suoi processi ed effetti

(Locke, Condillac) b) studiare il corpo da una prospettiva meccanicista, come una macchina autosufficiente, in grado di funzionare indipendentemente per la mente. Il maggiore esponente di queste posizioni La Mettrie (1745-1748): per lui la mente solo una propriet della materia, con la differenza che la materia vivente organizzata, e questa organizzazione le fornisce un principio motore interno. L'anima qui non altro che "la molla principale di tutta la macchina", non ha principi innati che ne determinano l'azione. Un altro importante principio che in questa prospettiva tra uomo e animale non vi che una differenza quantitativa: l'animale , semplicemente, una macchina meno complessa.

L'uomo finalmente diventato oggetto di indagine scientifica, grazie anche a un mutato clima culturale che portava a respingere le speculazioni astratte e a concentrarsi sui fatti positivi. I tempi erano maturi affinch nascesse una scienze dell'uomo, un processo portato a termine sul finire del XVIII secolo dagli ideologi e Cabanis in particolare per quello che ci interessa, anche se non ancora la nascita della psicologia scientifica in senso stretto. In Canabis, come per La Mettrie, il pensiero sta al cervello come il succo gastrico allo stomaco. Ma Canabis rifiuta il riduzionismo meccanicista, inoltre secondo lui non vi dipendenza del corpo da un'anima n viceversa. Fisico e morale sono per lui interconnessi, ma poli opposti di un'unica dimensione. Nella sua concezione risulta molto importante il sistema nervoso, ma questo, che viene a sostituire nelle loro funzioni anima o mente o spirito dei precedenti filosofi, soggetto anch'esso alle leggi che regolano ogni altre parti del corpo essendone parte integrante. L'unit, anche ontologica, dell'uomo affermata: il morale funzione del sistema nervoso, in primo luogo del cervello, ed principio regolatore del fisico; ma cervello e sistema nervoso, di cui il morale funzione, fanno a loro volta parte del fisico. Una concezione che si inserisce in un'impostazione generale in cui

tutta l'attenzione rivolta ai fatti, da studiare con spirito scientifico. La psicologia scientifica non riconosce i suoi debiti agli ideologi perch: a) il programma di Cabanis rimase un programma b) il clima culturale in Francia stava cambiando a sfavore degli ideologi c) la psicologia scientifica nascer in Germania quando ormai il pensiero francese non aveva grossa influenza. Il pensiero degli ideologi venne cos dimenticato nel giro di pochi anni, ma grazie a loro che si crearono tutte le condizioni perch la psicologia diventi una scienza.

Il pensiero tedesco dopo Kant

La psicologia scientifica nacque in Germania che solo nel XVIII secolo comincia a colmare il ritardo culturale che la divideva dagli altri Paesi, parallelamente all'emergere di una forte borghesia, che porter in breve ad una supremazia del pensiero tedesco nella cultura occidentale. Ai fini del nostro discorso ci interessa: 1) l'introduzione dei giudizi sintetici a priori 2) il superamento della distinzione wolffana tra psicologia razionale (la cui possibilit era da Kant negata) ed empirica.

Herbart e la psicologia matematica

Pu considerarsi un filosofo della restaurazione e la sua concezione della psicologia in antitesi con quella che si era affermata con l'illuminismo. Per lui infatti, la psicologia una scienza metafisica e non sperimentale in quanto la scienza sperimentale necessariamente analitica, mentre la mente per sua natura non pu che essere unitaria. In pi Herbart non nutriva interesse per i nessi tra psicologia e fisiologia. Ad ogni modo fu il primo ad affermare che la psicologia scienza e autonoma rispetto a filosofia e fisiologia ma, in quanto scienza metafisica, va fondata sulla metafisica, sull'esperienza e sulla

matematica. L'aspetto matematico molto rilevante per Herbart che infatti afferma la necessit di una misurazione dei fatti psichici. Egli sosteneva che le idee variano per tempo e intensit ma l'anima unitaria, cos se due idee si presentano contemporaneamente esse possono integrarsi in un'unit pi complessa, o tenderanno a inibirsi a vicenda. L'inibizione di un'idea da parte di una pi intensa non mai completa, si potr indebolire sino a sparire dalla coscienza dell'individuo, ma bench non esista pi come realt, permane in stato di tendenza. L'intensit minima che un'idea deve possedere per essere a livello di coscienza viene detta "soglia della coscienza", al di sotto le idee entrano nel livello di inconscio, che entra per la prima volta nel campo della psicologia con largo anticipo sulla formulazione di Freud che ne verr influenzato. Solo le idee che possono unificarsi formando una massa appercettiva non si inibiscono, e se vi sono idee di intensit modesta ma capaci di unirsi con la massa, esse possono superare la soglia di coscienza. Egli sosteneva che l'introspezione fosse il metodo principe per lo studio della psicologia, ed grazie a lui che si impose. Herbart, sostenendo la necessit di una fondazione matematica della scienza psicologica, comp due operazioni fondamentali: 1) tolse l'oggetto della psicologia dal dominio del qualitativo facendolo entrare in quello del quantitativo, avvicinandola alle altre scienze naturali. 2) evidenzi la necessit di fondare una teoria della misurazione dei fenomeni psichici.

Fechner e la nascita della psicofisica

Diversamente da Herbart, era un fisico e non di formazione accademica. In Germania aperta la questione materialistica che vede contrapposti a difesa del vitalismo i grandi scienziati accademici, in primo luogo Muller e il chimico

Liebig, e dall'altro giovani fisiologi come Helmholtz, Du Boys Reymond che sostengono la necessit di considerare anche gli esseri viventi soggetti alle stesse leggi valide per il resto della natura. Fechner, a riguardo, assume una posizione insolita: il suo materialismo abbastanza radicale ma appare smentito dall'affermazione dell'esistenza dell'anima. Questa per qualcosa di diverso da quello che per i vitalisti: qui lo spirito una propriet dell'organizzazione atomica della materia, e ogni materia, in quanto composta di atomi, dotata di anima. Pi complessa la struttura della materia, pi complessa l'anima. Spirito e materia non sono che due aspetti derivanti da modi di osservazione distinti della stessa realt, ontologicamente untiaria. Con l'autosservazione possiamo essere consapevoli dei nostri pensieri, emozioni etc., mettendoci cos in contatto con la nostra anima. Ma questa, e i suoi prodotti, non sono che l'effetto di processi che avvengono nella materia che compone il nostro corpo che non percepiamo con questo tipo di osservazione. Cambiando tipo di osservazione, potremo rilevare quali sono i processi che si svolgono nella materia, ma, a questo punto, ci sfuggir cosa avviene nell'anima. Il ponte gettato tra corpo e anima da Fechner la psicofisica (1860): con questa nuova scienza possibile determinare in modo unitario e con una relazione matematica quella che intercorre tra questi due aspetti della medesima realt. La relazione psicofisica fondamentale, detta di Weber-Fechner, afferma che la sensazione proporzionale al logaritmo dello stimolo:

S= k log R + C in cui S= sensazione, R= stimolo, C= costante, k= costante di Weber* che dipende dalla modalit sensoriale

*Weber aveva rilevato che se ad un oggetto venivano presentati due stimoli di intensit diversa, ma tale per cui la differenza fosse appena percepibile, con

l'aumentare del valore di intensit degli stimoli, aumentava anche la differenza appena percepibile, mentre rimaneva costante il rapporto tra i due stimoli. es. 30/ 31 ma 60/62. E' questa relazione che, Fechner traduce nella legge logaritmica sopra riportata. Con lui la possibilit di costruire una psicologia scientifica fa un enorme passo in avanti e la psicofisica avr un larghissimo sviluppo.

Gli apporti delle altre scienze

Alla nascita della psicologia hanno contribuito molte discipline, non solo la fisiologia, ma anche l'astronomia, e la biologia, in particolare attraverso l'evoluzionismo. Iniziamo dall'astronomia.

Dall'equazione personale ai tempi di reazione

Gli astronomi diedero un contributo rilevante ma occasionale Bessel affront la questione legata alla modalit di osservazione astronomica allora in uso (reticolo, battiti d'orologio) e rilev l'esistenza di differenze sistematiche tra le varie persone nella rilevazione dei tempi. Si ritenne di poter trovare l'equazione personale di ogni osservatore, stabilendo per ogni osservatore l'errore sistematico che compiva, permettendo cos di "depurare" le osservazioni dagli errori individuali. Cos nacque la problematica dei tempi di reazione: lo studio del tempo necessario perch una persona risponda alla presentazione di uno stimolo che gli viene presentato. Si pens che l'osservazione potesse essere resa pi semplice con l'uso di apparecchiature. Nel nomento in cui il corpo celeste entrava nel reticolo, l'osservatore doveva premere un pulsante che metteva in moto il motore che era circondato da carta a contatto con una penna scrivente fissa.

L'introduzione dei metodi di rilevazione fotografica introdotti a met ottocento in astronomia fecero cadere l'argomento ma la psicologia riceveva in eredit il metodo dei tempi di reazione che venne utilizzato tra il 1860-'67 dal fisiologo Frans Cornelins Donders. Egli, si ispir ad un esperimento di Helmholtz: somministrava ad un soggetto uno stimolo, e questo doveva premere un pulsante non appena lo riceveva. Cos si misurava il primo tempo di reazione. Si ripeteva la procedura in un altro punto dell'arto, registrando un secondo tempo. Gli stimoli applicati alle estremit avevano un tempo di reazione pi lungo e la differenza tra i due tempi di reazione era indice del tempo occorrente allo stimolo per giugnere dall'estremit dell'arto alla sua radice. Secondo Helmhotz per determinare la velocit dell'impulso nervoso bastava calcolare il rapporto tra la differenza tra i due punti di applicazione e quella tra i due tempi di reazione. Ma H. non teneva conto di molti fattori, ad es. il diametro della fibra. Quello che colp Donders, la cui preoccupazione era di dare delle misurazioni oggettive dei processi mentali, fu il metodo sottrattivo dei tempi di reazione. Egli infatti, mirava a rilevare i tempi di durata dei processi mentali, perch dimostrare che nella mente avviene un processo che richiede del tempo, significa dimostrare l'esistenza di tale processo. L'esperimento: tre condizioni in cui rilevare i tempi di reazione: a) uno stimolo a cui doveva essere data una risposta b) comprendeva pi stimoli, a ognuno dei quali corrispondeva una risposta diversa; c) comprendeva pi stimoli, ma solo a uno di essi doveva essere data risposta. I tempo di "a" erano i pi brevi, poi "c" e infine "b". Secondo Donders "c-a" era il tempo che serviva al sofferto per discriminare tra gli stimoli e scegliere quello a cui occorreva rispondere; "b-c" indicava il tempo necessario al soggetto per discriminare le risposte. Questi tempi di discriminazione corrispondevano a quei processi psicologici di scelta a cui ora si era trovato un indice di misurazione fisico.

Questo metodo sottrattivo riscosse molto successo e fu usato anche da Wundt ma senza grande successo cosa che comport un oblio duraturo di Donders.

Il contributo dei fisiologi

La fisiologia sicuramente una delle scienze che ha contribuito in maniera pi decisa alla nascita della psicologia scientifica, a partire da Havery che scopr, nel XVII secolo, la circolazione del sangue consentendo di concepire l'uomo come meccanismo. Analizzeremo solo i punti principali.

E' necessaria una premessa sull'arco riflesso: nozione fondamentale sulla psicologia di questo secolo, in particolare dopo le ricerche sul condizionamento di Pavlov. Il riflesso: stimolando certi recettori sensoriali si provocano automaticamente (i.e. senza la volont del soggetto) delle risposte automatiche. Si parla di arco riflesso quando il substrato nervoso composto di una parte afferente (il ricettore sensoriale e il nervo sensoriale che dal recettore porta l'impulso nervoso al centro) e di un ramo efferente (la fibra motoria che dal centro conduce agli effettori periferici). Al centro (es. midollo spinale) i due rami sono circa a contatto diretto cos che l'impulso nervoso proveniente dalla stimolazione sensoriale si scarica direttamente sul ramo efferente senza che venga coinvolta la volont del soggetti. Es. stimolazione rotulea.

I primi cenni sull'arco riflesso risalgono a Cartesio ma il passo decisivo si deve a R. Whytt che, dimostr (1751) che una rana manteneva movimenti riflessi negli arti anche senza cervello, e che essi cessavano con l'asportazione del midollo spinale. L'incontro tra ramo efferente ed afferente doveva allora avvenire nel sistema nervoso centrale e non era legato ad organi periferici. Un altro importante contributo fu quello di J.Lagallois che dimostr che anche

la respirazione avveniva su base riflessa. All'inizio del XIX secolo, Charles Bell e Francois Magendie dimostrarono l'indipendenza delle vie sensoriali e delle vie motorie. Infatti, ogni nervo che si origina dal midollo spinale ha due radici; recidendo quella anteriore si annulla la possibilit di movimento del segmento corporeo corrispondente ma si conserva la sensibilit, viceversa se si recide quella posteriore. Scoperta che dimostr come nonostante l'apparente unitariet del sistema nervoso, in esso vi erano delle funzioni nettamente distinte. Un ulteriore passo avanti fu la legge dell'energia nervosa specifica attribuita a J. Muller e poi ampliata da Helmholtz ma che ha origini antiche ed era gi stato formulato da La Mettrie e Marshall Hall, fisiologo. Secondo questa legge, la qualit delle sensazioni che riceviamo, non dipende dal tipo di stimolazione che viene esercitata sugli organi di senso, ma dal tipo di organi di senso che vengono eccitati. Lo stesso stimolo, produce sensazioni diverse a seconda dei diversi nervi che stimola. Questo principio permette di distinguere tra rappresentazione e cosa rappresentata, tra caratteristica dello stimolo e percezione, eliminando definitivamente qualsiasi questione metafisica nello studio della percezione. Questa, studiata su basi scientifiche, pu cos diventare il fondamento di una psicologia come scienza autonoma perch ora non c' pi confusione tra soggetto che percepisce (che pu essere studiato sul piano della percezione soggettiva e su base scientifica) e cosa percepita. Principio che venne poi ampliato da Helmholtz: (influenzato dagli associazionisti, in particolare da Stuard Mill), nella sua concezione importante il concetto di inferenza inconscia secondo cui il sistema percettivo corregge, all'insaputa del soggetto, i valori della percezione, sulla base dell'esperienza passata. Es. costanza di grandezza.

L'evoluzionismo

Concezione che influenz soprattutto la psicologia di paesi di lingua inglese portando alla luce temi quali: il concetto di adattamento, la misurazione delle abilit mentali, interesse anche per lo studio di bambini e animali. Darwin applicava il concetto di selezione naturale non solo ai caratteri somatici, ma anche a quelli psichici ed questo che influenz la nascente psicologia, in particolare, sotto due aspetti: 1) in Inghilterra come studio delle caratteristiche psicologiche individuali e della loro trasmissione ereditaria 2) con il funzionalismo, come studio dei caratteri psichici in quanto mezzi a disposizione dell'uomo per adattarsi all'ambiente. La lezione dell'evoluzionismo signific far capire che l'uomo era frutto di una duplice evoluzione: quella filogenetica, che ha portato al costituirsi della specie umana, e quella ontogenetica che porta all'evoluzione dell'individuo singolo dalla nascita all'et adulta. Una vera psicologia deve dunque includere una psicologia evolutiva e delle specie animali.

Conclusione

A met '800 erano presenti tutte le condizioni necessarie alla nascita di una psicologia come scienza autonoma. Wundt, coglie i frutti di questo processo, inaugurando nel 1879 il suo laboratorio a Lipsia. La nuova disciplina si costituiva cos formalmente, e otteneva i requisiti per essere riconosciuta dalla comunit scientifica.

Riepilogo delle principali tappe: - Nel pensiero greco esistevano le premesse perch nascesse uno studio scientifico dei processi psichici: vi era considerazione dei rapporti esistenti tra aspetti biologici, psichici e sociali rispetto al comportamento e l'uomo era riconosciuto, come appartenente al mondo della natura, come animale.

- Il pensiero medioevale nega questi due aspetti. - Lungo percorso per ritornare alla situazione di partenza; nemmeno con la rivoluzione scientifica del XVII secolo si raggiunge una concezione dell'uomo sufficientemente avanzata da consentire di usare i nuovi strumenti concettuali moderni, sull'uomo stesso: 1. Cartesio: distinguendo res cogitans e res extensa consente di studiare quest'ultima in termini meccanicisti, lasciando aperte le porte a un meccanicismo volgare come quello di La Mettrie, ma anche al reinserimento dell'uomo nella scala zoologica con Linneo e, soprattutto, Buffon. 2. Locke e Condillac superano l'ostacolo metafisico dell'anima mostrando come si possano studiarne processi e funzioni senza preoccuparsi della sua essenza. 3. Gli idologues con Cabanis operano una sintesi di questi contributi dimostrando che possibile uno studio scientifico dell'uomo sia sul piano biologico, sia su quello mentale. Ma il clima politico francese del XIX fa s che il loro programma rimanga tale. 4. Herbart e Fechner mostrano come sia possibile uno studio matematico e una misurazione dei processi mentali. Contemporaneamente si accumulano altri contributi fondamentali: -i tempi di reazione che con il metodo sottrattivo di Donders forniscono il primo corrispettivo fisico di un processo puramente mentale. - le ricerche sui riflessi - la legge Bell e Magendie che mostra la dicotomia del sistema nervoso tra componenti sensitive e motorie - il principio dell'energia nervosa specifica che fornisce una fondazione scientifica allo studio psicologico della percezione - l'evoluzionismo che introduce il concetto di adattamento e allarga lo studio della nuova scienza alle differenze individuali e al campo evolutivo e animale.

III. Lo strutturalismo e il funzionalismo

Il grande precursore: Wilhelm Wundt

Wundt (1832 - 1920) ha il merito di aver costituito la psicologia come scienza indipendente. Non fu un innovatore come Freud, ma sintetizz in un'opera colossale tutte le concezioni e tutti i risultati empirici di carattere psicologico provenienti da discipline anche distanti come la fisiologia e la filosofia, l'etica e l'antropologia. Non si limit al mondo tedesco ma inser anche la tradizione anglosassone (dall'empirismo all'evoluzionismo). Egli riusc a fornire una base concettuale unitaria alla nuova scienza psicologica. Dopo esser stato allievo di Helmholtz si trasfer a Lipsia dove rimase fino alla morte pubblicando l'impossibile. Nel 1873-'74 usc la prima edizione dei Fondamenti di psicologia fisiologica, la prima opera sistematica della psicologia scientifica moderna. Ognuna delle sei edizioni veniva aggiornata con i nuovi risultati ottenuti. L'autore dimostra grande eclettismo (v. sopra). Nel 1879 Wundt fond il primo laboratorio di psicologia sperimentale la cui importanza stava nella sua denominazione ufficiale che contribuiva a stabilire l'indipendenza istituzionale della psicologia rispetto alle altre scienze biologiche. Con i suoi studenti Wundt affrnt qui quattro campi di indagine: 1) la psico fisiologia dei sensi (soprattutto vista e udito) secondo la tradizione di Helmholtz. 2) il tempo di reazione, secondo la tradizione di Helmholtz e Donders, 3) la psicofisica e 4) l'associazione mentale sulla scia dell'associazionismo della filosofia empirica anglosassone. Ma vennero anche condotte ricerche riguardo alla psicologia evolutiva e animale. Molte teorie wundtiane sono oggi improponibili perch falsate dalla sua concezione volontaristica secondo cui tutti i processi psichici umani passano attraverso quattro fasi: 1) stimolazione 2) percezione che rende cosciente

l'esperienza psichica 3) l'appercezione, concetto mutuato da Leibniz ed Herbart, secondo cui l'esperienza viene identificata, qualificata e sintetizzata dalla mente e infine 4) l'atto di volont che suscita la reazione psichica, connotato dal libero arbitrio, vissuto come una serie di stati d'animo risolutivi, organizzati in una specifica successione temporale. Ma nell'opera di Wundt c' molto del patrimonio della psicologia scientifica contemporanea: 1) la definizione programmatica dell'oggetto dell'indagine psicologica: l'esperienza umana immediata, contrapposta all'esperienza mediata che invece oggetto delle scienze fisiche. 2) la codificazione rigorosa del metodo sperimentale nell'ambito dell'indagine psicologica: accurata identificazione, stretto controllo e quantificazione delle variabili psichiche, polemica vs i teorici della psicologia dell'atto che trovavano incompatibili fra ricerca psicologica e sperimentazione in laboratorio. 3) Enunci il principio del parallelismo psicofisico secondo cui i processi mentali e fisici dell'organismo umano sono paralleli: i primi non causano i secondi e viceversa, ma a ciascun cambiamento dei primi corrisponde un cambiamento dei secondi.

Wundt da un lato si contrappone alla tradizionale psicologia introspezionistica di derivazione hobbesiana perch insiste nel porre gli eventi mentali in relazione a stimoli e a reazioni conoscibili e misurabili e difende l'importanza della ricerca sugli animali. Dall'altro conferisce all'introspezione lo status di metodo psicologico privilegiato, ponendo le premesse dell'introspezionismo sistematico del suo allievo Titichener (v. dopo). Wundt, da un lato pu essere considerato il padre delle successive psicologie elementistiche ovvero che scompongono la coscienza o il comportamento in elementi semplici e irriducibili, perch il suo ideale di scientificit iperanalitico. Dall'altro sviluppa concetti come quello di sintesi creativa che

percorrono le successive psicologie anitelementisiche. E ancora, da un lato pone le premesse per una psicologia dell'uomo generalizzato, senza interesse per le differenze individuali e per le applicazioni nella vita sociale, dall'altro si dedica all'applicazione della psicologia nella psicopatologia. Strutturalismo e funzionalismo sono entrambi debitori dell'opera di un grande precursore, anche pi direttamente i primi.

Lo strutturalismo

Uno schizzo storico

Al laboratorio di Lipsia arrivarono ricercatori da tutto il mondo, soprattutto americani; chi pi assorb lo sperimentalismo wundtiano fu Edward Bradford Titchener. Egli tradusse l'opera di Wundt in inglese ma compiendo anche una personale riflessione e selezione sull'opera che fu il punto di partenza per l'elaborazione del suo sistema: lo strutturalismo (o esistenzialismo titcheneriano o introspezionismo). Dal 1892 fu negli Stati Uniti dove divent il direttore del laboratorio di psicologia sperimentale dell'Universit di Cornell. Estraneo alla nascente filosofia americana per i suoi aspetti pragmatisti e utilitaristici, lavor alla selezione di un gruppo di allievi che chiam sperimentalisti. Dedic molti anni alla stesura della Experimental Psychology, i "manuali titcheneriani di laboratorio" che contengono istruzioni dettagliatissime sulla conduzione dell'esperimento psicologico. Con la sua morte lo strutturalismo conclude la sua parabola; negli anni '30 rimasero solo alcune voci isolate tra cui G.Borning, padre della moderna storiografia psicologica.

La psicologia secondo gli strutturalisti

La psicologia ha per oggetto l'esperienza umana, come la fisica. La loro potenziale scientificit la medesima. La sola differenza che la psicologia studia l'esperienza in quanto dipendente dal soggetto esperente, la fisica indipendentemente. Es. fisicamente spazio e tempo sono costanti, psicologicamente 10 min. possono essere pi lunghi di un'ora o 1Km pi breve di 100 m. Mente e coscienza sono le due categorie generali che si riferiscono all'esperienza umana immediata: la mente la somma di tutti i processi mentali che hanno luogo nella vita di un individuo; la coscienza la somma di tutti i processi mentali che hanno luogo in un determinato momento presente della vita di un individuo. Lo scopo dell'indagine psicologica consiste nel descrivere i contenuti della coscienza evidenziando le leggi che regolano il loro combinarsi. La psicologia strutturalista quindi descrittiva perch la spiegazione delegata alla fisiologia o biologia. Il termine strutturalismo deriva dal fatto che nel linguaggio titcheneriano, la struttura mentale il risultato della somma di molteplici elementi coscienti semplici; lo scopo dell'indagine psicologia la scomposizione e ricomposizione analitica dei "pezzi".

I tre elementi della coscienza

L'esperienza cosciente si presenta sotto forma di percezioni, di idee, di emozioni/sentimenti. Ma l'interesse analitico dello psicologo rivolto ai loro elementi semplici e costitutivi: le sensazioni per le percezioni, le immagini per le idee e gli stati affettivi per le emozioni/sentimenti. La sensazione l'elemento pi importante e ricorrente e corrisponde allo stato di coscienza concomitante alla stimolazione di un organo sensoriale periferico. (Oltre a quelle relative ai 5 sensi, Titchener segnala l'esistenza delle

sensazioni cinestesiche che provengono dai nostri muscoli, tendine giunture.) L'immagine compare nei processi mentali relativi a esperienze non attuali come i ricordi e le anticipazioni del futuro. Simile alla sensazione, pi trasparente e vaporosa. Vi un rapporto diretto tra immagine e sensazione: quando un organo sensoriale periferico viene stimolato pi volte nel cervello si instaura uno stato di eccitazione centrale che pu sostituire la stimolazione periferica producendo un'immagine al posto della sensazione. Es. posso vedere il blu con gli occhi della mente. L'elemento stati affettivi anch'esso simile alle sensazione, e come questa si stemperano quando vengono ripetuti. L'esperienza quotidiana piena di combinazioni tra sensazioni e stati affettivi, ad es. la fame.

Per quanto semplici, gli elementi della coscienza hanno degli attributi: Per la sensazione e l'immagine sono quattro: - qualit - intensit - durata - chiarezza Per gli stati affettivi, invece, valgono solo: - qualit - intensit - durata Oltre alla mancanza dell'attributo della chiarezza, gli stati affettivi sono necessariamente spiacevoli/piacevoli, al contrario di sensazioni e immagini.

L'introspezione

Come la fisica, la psicologia procede mediante osservazione empirica. Nella

fisica si fa un'ispezione dei contenuti del mondo esterno, in psicologia un'introspezione rivolta ai contenuti della coscienza individuale ed il metodo che caratterizza la disciplina rispetto alle altre scienze. Ma si tratta di un'introspezione analitica e disciplinata sottoposta alle ferree regole di controllo sperimentale sistematico. Secondo Titchener questo introspezionismo sperimentalistico l'unico criterio che differenzia la psicologia scientifica da quella pre scientifica. Lo psicologo introspezionista deve: 1) adottare il criterio elementistico: implica che ogni dato cosciente sottoposto all'introspezione venga scomposto nei suoi elementi pi semplici, non suscettibili di un'ulteriore scomposizione psichica. Seguendo questo criterio lo psicologo ottiene resoconti introspettivi costituiti da una serie di parole, ciascuna delle quali indica una singola fase dell'intera esperienza cosciente, in modo che quest'ultima possa essere replicata, rispettando la norma della ripetibilit sperimentalistica. 2) non incorrere nell'errore dello stimolo: consiste nell'attribuzione di significati o di valori ai dati dell'esperirnza cosciente che vanno invece riportati nella loro nuda esistenzialit. In seguito ad un addestramento il soggetto impara a descrivere il processo cosciente determinato in lui dall'oggetto.stimolo, anzich l'oggetto stimolo in quanto tale, distinguendo cos, le effettive sensazioni immediate, dal significato sociale dell'oggetto a cui esse si riferiscono.

Il funzionalismo

Uno schizzo storico

Tipica espressione della nuova cultura americana, fu ispirato da William James il cui Principles of Psychology (1890) rappresent a lungo il simbolo della

nascente indipendenza americana nei confronti della psicologia tedesca. Qui, per la prima volta, si faceva esplicito riferimento alle teorie evoluzionistiche di Darwin e Spencer, che, insistendo sul rapporto organismo/ambiente, trovavano terreno fertile nel contesto nordamericano caratterizzato, agli inizi del secolo, da senso pionieristico. Un'altra dottrina che contribu alla nascita del funzionalismo fu la filosofia pragmatista di Mead, Moore e Dewey elaborata nella nuova Universit di Chigago. Il movimento per risent anche della tradizione europea wundtiana e della "psicologia dell'atto" di Franz Brentano della scuola austriaca. Di quest'ultimi rivive la categoria interpretativa dell'intenzione, del "tendere a", della mente impegnata nell'interagire con l'ambiente. Rispetto allo strutturalismo, il funzionalismo era un sistema pi eterogeneo e tollerante nei confronti di altre prospettive psicologiche, non vi dunque un unico testo sistematico. Il movimento scomparir intorno alla met del '900 (?) surclassato dal comportamentismo watsoniano.

La psicologia secondo i funzionalismi

Facendo riferimento alle concezioni di Darwin, gli psicologi funzionalisti considerano l'organismo umano come l'ultimo stadio del processo evolutivo. La questione fondamentale diventa allora non "che cosa sono i processi mentali", ma piuttosto: "a cosa servono e come funzionano i processi mentali". L'accento viene messo sulle operazioni dell'intero organismo biologico, umano ma anche animale, e non sui contenuti della mente isolata dal corpo. Scompare cos il dualismo mente-corpo che in Wundt e in Titchener aveva assunto le vesti del "parallelismo psicofisico: processi mentali espressi dal medesimo organismo che esprime i processi biologici. Acquisendo questa valenza

biologica, la psicologia acquisisce una valenza esplicativa (non descrittiva come nel funzionalismo), qui si descrive e si spiega rimanendo all'interno della psicologia. Oggetti della ricerca psicologica sono le attivit mentali relative all'acquisizione, all'immagazzinamento, all'organizzazione a alla valutazione delle esperienze e alla loro successiva utilizzazione nella guida del comportamento. Centrale il comportamento guidato, orientato verso, evoluzionisticamente, un comportamento adattivo. Questo caratterizzato dalla presenza di tre componenti: 1. una stimolazione motivante, interna o esterna all'organismo; 2. una situazione sensoriale; 3. una risposta che soddisfi le condizioni motivanti. Es. uomo affamato che si procura del cibo e mangia fino ad essere sazio. Non tutti i comportamenti sono adattivi. Questi sono descrivibili solo nei termini di stimolo/risposta. I processi mentali coscienti non sfuggono alla legge dell'adattamento biologico: anzi, la coscienza emerge proprio quando il comportamento ostacolato da eventi problematici. Una volta svolto il suo ruolo adattivo, essa tende a farsi sostituire dagli automatismi comportamentali. Quando ci formiamo una nuova abitudine che implica una nostra relazione adattiva con l'ambiente, siamo perfettamente coscienti mentre tendiamo ad essere meno coscienti con il consolidarsi dell'abitudine.

Il funzionalismo come antielementismo

Gi l'articolo di Dewey sull'Arco Riflesso attacca la tradizione elementistica: secondo l'autore, l'arco riflesso non scomponibile in due entit indipendenti (stimolo e risposta), bens costituisce un anello di un'ininterrotta catena di archi riflessi. Bisogna parlare di un'unica attivit finalizzata, "vedere per toccare". La sensazione infatti, non precede il movimento. Ogni attivit

dell'organismo vivente quindi un processo globale e continuo. Ma Dewey dice che lecito distinguere tra stimolo e risposta perch svolgono un ruolo diverso nella coordinazione totale in vista del raggiungimento dello scopo. La distinzione dunque funzionale, non esistenziale. Il concetto di funzione della scuola di Chicago anti elementistico in due sensi distinti: a) le funzioni mentali sono attivit globali, non scomponibili b) sono processi dinamici di carattere strumentale attraverso cui l'organismo si adatta all'ambiente.

Le funzioni mentali

Sono oggetto della ricerca funzionalistica:

a) Processi mentali gi studiati da Titchener, ma ridefiniti in termini di funzioni:

- sensazione: oggetto centrale della ricerca strutturalistica, diventa marginale. Tuttavia i funzionalisti riconoscono il valore adattivo dei processi sensoriali, in particolare mediante l'abilit spaziale. - emozione: (qui intesa globalmente, non spezzettata in stati affettivi). Ne viene sottolineato il carattere adattivo, di riadattamento organico automatico che aumenta l'efficacia della risposta in situazioni particolari. Ma viene riconosciuta anche l'esistenza anche di emozioni "gratuite" o addirittura antifunzionali alla sopravvivenza dell'organismo.

b) Processi mentali nuovi:

- percezione: (qui come processo a s stante, non somma di sensazioni elementari). Viene definita da Carr "cognizione di un oggetto presente in relazione a un qualche comportamento adattivo". Nozione importante

soprattutto nel neofunzionalismo. - motivazione: stimolo relativamente persistente (fame, sete, pulsione sessuale, dolore) che domina il comportamento dell'individuo fino a quando quest'ultimo non agisce per soddisfarlo. Data la vocazione esplicativa del funzionalismo, una nozione di rilievo. - apprendimento: l'oggetto principale della ricerca funzionalistica per la sua importanza adattiva. Consiste nell'acquisizione da parte dell'organismo di modalit di risposta a situazioni problematiche presenti nell'ambiente che hanno valore di sopravvivenza. La spiegazione dei meccanismi interni dell'apprendimento deviatrice della tradizione associazionistica. Carr infatti, eredita da Thorndike la legge dell'effetto: ogni atto che in una situazione produce soddisfazione avr pi pi possibilit di ripetersi al ripresentarsi della situazione e viceversa. Tuttavia, i funzionalismi attribuiscono minore importanza all'apprendimento per errori e sostengono che, fin dal primo impatto con la situazione problematica l'organismo si coperta gi in modo selettivo ed analitico. - pensiero: (qui inteso come flusso continuativo, non come serie di immagini mentali). Anche qui viene sottolineata la funzione adattavi. Es. il pensiero dell'esame mi induce a prepararmi meglio.

I metodi del funzionalismo

Sebbene anch'esso sia soggettivistico, il funzionalismo non ritiene l'introspezione l'unico metodo psicologico perch: 1) le funzioni mentali, al contrario dei contenuti mentali studiati dagli strutturalisti, non compaiono nell'esperienza diretta 2) secondo W. James la coscienza come un fiume che scorre, pertanto non pu essere colta con un metodo elementistico statico. Si pu parlare di eclettismo metodologico dei funzionalisti. Valorizzano la sperimentazione in laboratorio, soprattutto nel campo dell'apprendimento, ma

praticata in maniera meno sistematica. Essa spesso affiancata o sostituita dal metodo genetico o dal metodo osservazione puro, adatti a cogliere le funzioni mentali nel loro contesto naturale. Come Wundt e al contrario di Titchener, i funzionalismi accettano i contributi provenienti da altre discipline, anticipando il contemporaneo interdisciplinarismo. E ancora, = Wundt da Tichener, i funzionalisti usano l'osservazione oggettivistica e comportamentale per integrare l'osservazione soggettivistica che rimane il loro metodo fondamentale. La polemica tra strutturalisti e funzionalismi Intorno al 1910 Titichener VS Scuola di Chicago. Non si pu dire che il funzionalismo fu una rivoluzione psicologica americana. L'unica sar quella del comportamentismo che scardiner la soggettivit, sostituendola con il comportamento oggettivo. Strutturalismo e comportamentismo,invece, appartengono entrambe alla famiglia soggettivistica. Anche i funzionalisti riconoscono la coscienza come l'oggetto fondamentale della ricerca psicologica, solo intendono studiarne non tanto i contenuti, quanto le funzioni. Critiche di Titchener VS funzionalismo: 1. Contrappone al proprio sperimentalismo sistematico le componenti filosofiche o aprioristiche della Scuola di Chicago, che, a suo parere, riportano la psicologia al periodo pre-scientifico. Difendendo la prospettiva meccanicistica, si scaglia soprattutto contro il vitalismo finalistico di concetti come quello di "cause finali" di derivazione evoluzionistica. 2. Sostiene che lo studio delle funzioni mentali debba essere preceduto da quello dei contenuti mentali.

Critiche dei funzionalisti VS strutturalismo: 1. I momenti di coscienza rilevati tramite introspezione sono transitori mentre le funzioni mentali sono persistente e possono essere svolte da strutture diverse. Rimane aperta tutt'oggi la questione dell'utilit della psicologia:Titchener rivendica una scienza pura e disinteressata, tesa a capire e non ad agire, mentre i funzionalisti, influenzati dalla filosofia pragmatista che identifica il vero con l'utile, giustificano la psicologia sulla base del valore sociale dei suoi risultati. Ritengono quindi che essa debba caratterizzassi in senso utilitario, focalizzandosi sulle differenze interindividuali cos importanti nella vita quotidiana. Un bilancio storico dello strutturalismo e del funzionalismo

Lo strutturalismo

Le ragioni della sua scomparsa dal panorama contemporaneo sono molteplici: 1. si auto limitava allo studio dell'uomo generalizzato (adulto, sano, bianco) mentre dagli anni '20 la psicologia ha sempre pi allargato il suo campo di studi: antropologia, psicopatologia, apprendimento, mondo animale.. 2. l'elementismo titcheneriano stato definitivamente messo in crisi dal globalismo fenomenologico della psicologia della Gestalt (v. cap. V). 3. il suo descrittivismo statico stato superato dall'esplicazionismo delle nuove psicologie dinamiche. 4. l'introspezionismo crollato. a) Sul piano metodologico perch gli esperimenti, per quanto rigorosi, non sono mai esattamente replicabili con soggetti diversi. b) Sul piano contenutistico perch all'analisi di coscienza sfuggono quei contenuti mentali che non sono coscienti, la cui importanza stata provata dall'indagine psico analitica (cap. VII).

Ma ha dato anche molti contributi: 1. stato il sistema pi organico e rigoroso per almeno 40 anni e ha quindi rappresentato un punto di riferimento fondamentale ed un polo dialettico positivo per tutte le altre concezioni. 2. ha contribuito, molto pi che il funzionalismo, al riconoscimento della psicologia come scienza indipendente ricorrendo al rifiuto dell'arpionismo filosofico e all'uso esclusivo del metodo sperimentale. da comportamentismo per: 1. soggettivismo VS oggettivismo 2. antropocentrismo VS interesse per la psicologia animale 3 purismo VS tecnologismo Ma il comportamentismo ne eredita: 1. l'avversione per la metafisica intesa come ci che non pu essere sottoposto a ricerca in laboratorio 2. il criterio associazionistico 3. il descrittivismo elementistico 4. diffidenza per le interpretazioni de senso comune visto come qualcosa che la psicologia scientifica deve abbattere.

Il funzionalismo

Trattandosi di un movimento meno strutturato rispetto allo strutturalismo, sopravvisse nonostante la fine della Scuola di Chicago. Questa inizi ad eclissarsi dopo la pubblicazione del manifesto comportamentista di Watson (1913) (v. cap. VI). Questo nuovo movimento si appropri delle tematiche pi innovative del funzionalismo (ad es. lo studio dell'apprendimento) e le inser in una rete concettuale oggettivistica nuova e decisamente pi organica. Inoltre,

forte di un approccio sperimentalista, tacci il funzionalismo di componenti filosofiche o pre scientifiche (ad. es. lo studio della volont). Il comportamentismo per non assimil alcune nozioni che invece si inserirono nel panorama della psicologia dagli anni '20 ad oggi: - il concetto di funzione che ben si armonizzava con il crescente interesse per i processi cognitivi superiori (dal gestialtismo al contemporaneo problem soling). - parlando di organismo a tutto tondoesso giustificava il successivo sviluppo della psicofisiologia - parlando non di sola coscienza ma della globalit dei processi mentali non si opponeva alla nozione di attivit mentale inconscia introdotta dai sistemi psicoanalitici -l'orientamento biologizzante ha influenzato la psicologia moderna che ha fatto proprio il concetto di adattamento dell'organismo all'ambiente - Oggi vi sono alcune tendenze esplicitamente neofunzionalistiche: 1. sul piano dei contenuti della ricerca: studio della percezione, importanza dell'apprendimento, del'aspettatica della motivazione e dei fattori affettivi, polemizzando con la percettologia fenomenologia dei gestaltisti (cap. V). 2. sul piano della metodologia della ricerca: i ricercatori di oggi denunciano l'artificiosit della situazione di laboratorio e prediligono l'indagine sul campo o nel contesto naturale. 3. sul piano delle applicazioni: ad esempio nel campo psicopedagogico. *Vista la vocazione fin troppo teoretica e poco sperimentalista del funzionalismo classico inappropriato l'uso del termine come sinonimo di "antiteoreticismo" come oggi accade. * E' stato il primo orientamento psicologico importato dall'America in Europa dallo strutturalismo ha avuto un'influenza nella psicologia italiana soprattutto grazie alla traduzione dei Principles of Psychology di James.

IV. La riflessologia e la scuola storico-culturale I contributi alla psicologia provenienti dalla Russia furono notevoli gi dalla fine dell'800. Fino al 1917 fu orientata secondo gli indirizzi europei: forte era l'influenza di Wundt e gli psicologi russi spesso affiancavano ad un'impostazione sperimentale una concezione spiritualistica. A questo indirizzo si affiancava una corrente materialistica che riduceva i processi psichici a processi fisiologici. La Rivoluzione del 1917 produsse una rottura anche nella psicologia russa: gli psicologi rivendettero le basi teoriche e metodologiche della disciplina alla luce delle teorie marxiste e leniniste cercando di fondare una scienza che servisse a risolvere i problemi della nuova societ comunista. Un'impronta ideologica che per anni ha impedito di valutare i reali contributi delle scuole psicologiche russe a) la scuola riflessologica (Bechterev, Pavlov e presupposti in Secenov); b) la scuola storico culturale (Vygotskij e allievi).

a) La riflessologia

Con questo termine si intende una concezione dei processi psichici in cui essi sono riducibili a riflessi: processi fisiologici elementari. Secenov, considerato il padre della fisiologia russa, diede la prima formulazione della concezione riflessologica. Dalla cultura tedesca della met '800 deriv la propria teoria materialistica dei processi psichici esposta ne I riflessi del cervello (1863) che, per il suo contenuto antispiritualistico, sub la censura zarista. Il comportamento veniva spiegato tramite il meccanismo dell'arco riflesso: ad uno stimolo dell'ambiente corrisponde una reazione motoria dell'animale, mediata dal centro nervoso localizzato nel midollo spinale (riflesso spinale). Per

spiegare i comportamenti pi complessi Secenov suppose l'intervento di centri nervosi superiori, collocati nel cervello (riflesso cerebrale). Per tutti i processi il modello era: stimolo-centro nervoso-reazione e, per Secenov, anche i processi psichici erano riducibili a riflessi cerebrali. Alla psicologia spettava il ruolo di analisi dei contenuti dell'attivit psichica: questi vengono acquisiti secondo il meccanismo dei riflessi (oggetto di ricerca della fisiologia) durante lo sviluppo ontogenetico e sono quindi legati all'ambiente in cui cresce l'individuo.

Tra il 1910 e gli ultimi del '20 si diffonde la corrente riflessologica vera e propria fondata da Vladimir M. Becheterev. Il suo obbiettivo era di fondare una psicologia oggettiva e sperimentale, senza riferimenti spiritualistici e introspettivi. L'oggetto di indagine erano i riflessi, secondo l'autore alla base non solo di tutta l'attivit psichica, ma anche di processi pi complessi, come quelli sociali. La sua era infatti una concezione generale unitaria di tutti i fenomeni, fisiologici, psicologici e sociali. A differenza di Pavlov, nello studio del processo di acquisizione dei processi (denominati riflessi associativi), Becheterev aveva privilegiato i riflessi motori. (I suoi allievi studiarono lo sviluppo dei riflessi associativi nella prima infanzia (riflessologia genetica), che venne per criticata da esponenti dell'altra corrente perch sembrava ridurre complessi processi evolutivi all'apprendimento di riflessi elementari.) La concezione sistematica pi importante delle basi fisiologiche del comportamento fu elaborata da Pavlov. Dopo importanti riconoscimenti in campo della fisiologia, egli si volse allo studio dei riflessi condizionati e alla fondazione della teoria dell'attivit nervosa superiore (cap. IV). Part dalla secrezione psichica, il fenomeno per cui il cane salivava non solo quando il cibo veniva a diretto contatto dei recettori, ma anche quando il cane

"si aspettava" che arrivasse. Questa reazione dell'animale in assenza dello stimolo relativo venne denominata riflesso condizionato. Il comportamento l'insieme dei processi che regolano l'interazione individuo-ambiente e il riflesso condizionato ne parte integrante e fondamentale. Inizialmente i processi sono riflessi incondizionati, risposte innate agli stimoli, l'istinto. In un secondo stadio i processi sono riflessi condizionati, risposte acquisite che consentono di reagire in modo pi adattativo all'ambiente. L'animale pu anche imparare a reagire in modo anticipato. Es. uno stimolo nuovo, detto stimolo condizionato (suono), segnala l'applicazione successiva dello stimolo incondizionato (acido): la reazione (salivazione) si produce subito dopo lo stimolo condizionato e prima dello stimolo incondizionato. Nell'impostazione comportamentistica, il cervello una scatola nera, di cui non si conoscono i processi per i quali agli stimoli seguono le risposte e ci si limita a descriverne le leggi di relazione degli uni con le altre. Pavlov invece volle descrivere questi processi, ma erano descrizioni basate su deduzioni e non su osservazioni dirette dei processi cerebrali. Quello di Pavlov quindi, stato chiamato sistema nervoso concettuale. La teoria pavloviana fu estesa allo studio del comportamento umano. Secondo questa teoria una caratteristica dell'attivit nervosa superiore dell'uomo era la capacit di formare riflessi condizionati verbali: capacit di utilizzare come stimoli condizionati gli stimoli verbali per segnalare le variazioni dell'ambiente e regolare di conseguenza il comportamento. (Un altro tema centrale della scuola pavloviana era il condizionamento interocettivo basato sull'azione di stimoli condizionati e/o incondizionati sulle mucose degli organi interni. Influenza sul tema del psicosomatico) Dagli anni '50 la scuola ha subito una graduale trasformazione che ha fatto perdere le connotazioni di dogmatismo: vi stata una larga adozione delle tecniche neurofisiologiche per lo studio dei processi cerebrali che

intervengono nella formazione dei riflessi condizionati VS impostazione concettualistica di Pavlov. Il maggiore esponente fu Anochin che ha rivisto la teoria pavloviana alla luce della neurofisiologia moderna.

La scuola storico-culturale

Negli anni '50 vi fu una sorta di egemonia della scuola pavloviana ma il filo conduttore della riflessione teorica e della ricerca sperimentale sovietica costituito dall'indirizzo storico culturale e dalle teorie del suo fondatore Vygotskij. Dopo la rivoluzione Kornilov, psicologo di impostazione materialista, divent direttore dell'Istituto di psicologia di Mosca e pose la questione del rapporto tra psicologia e marxismo con l'aiuto di allievi selezionati: Vygotskij, Leontjev e Lurjia. Vygotskij dal 1924 d inizio alle ricerche sui processi cognitivi alla base della scuola storico-culturale. La prima formulazione dei concetti e metodi della teoria storico-culturale venne data negli Studi sulla storia del comportamento. divisa in tre parti ciascuna delle quali analizza le funzioni psichiche dei primati, del bambino e dell'uomo adulto. Il problema principale affrontato il rapporto tra il comportamento degli animali e quello dell'uomo da una parte e quello dello sviluppo delle funzioni psichiche dal bambino all'uomo dall'altra. La prospettiva assunta dunque evolutiva sia in senso filogenetico (animale-uomo) che ontogenetico (bambino-uomo). L'autore sostiene che lo studio evolutivo mostra come vi sia continuit strutturale e funzionale, e, allo stesso tempo, una serie di momenti critici, che distinguono i vari comportamenti. Ad es. i riflessi condizionali sono comuni all'uomo e agli animali, ma sono l'unit fondamentale di comportamento solo per i secondi. Tra gli animali e l'uomo vi un salto nelle modalit di interazione con l'ambiente: l'uomo si avvale di strumenti (intesi sia come utensili che come simboli), come il linguaggio. Il loro

uso appreso durante lo sviluppo ontogenetico: il bambino usa simboli in base all'interazione che ha con gli adulti nei vari ambienti. Linguaggi e regole vengono poi interiorizzati tra i 4 e gli 8 anni. Una questione affrontata anche in Pensiero e linguaggio in cui Vygotskij elabora una teoria fondamentale ancora oggi: pensiero e linguaggio hanno due radici genetiche differenti. Sia negli animali che nel bambino vi sono forme pi o meno evolute di attivit intellettiva che possono essere indipendenti dal linguaggio. Ma il bambino pu anche usare forme primitive di linguaggio senza implicare processi intellettivi. Intorno ai 2 anni pensiero e linguaggio cominciano ad interagire e il linguaggio diventa strumento di comunicazione del proprio pensiero e di regolazione del proprio comportamento, la prima si sviluppa intorno a 1,5-2 anni, la seconda intorno ai 4. Un aspetto importante di questa teoria quello dell'interiorizzazione: inizialmente il linguaggio espresso a voce alta per comunicare con le altre persone, poi viene utilizzato interiormente come strumento di regolazione delle proprie azioni. Prima che la fase regolativa venga interiorizzata per, viene espressa a voce alta, un passaggio detto del linguaggio egocentrico. E' proprio su questo tema che nasce la polemica Vygotskij-Piaget: per Piaget il linguaggio egocentrico segna un passaggio dalla fase autistica iniziale alla progressiva socializzazione del pensiero infantile mentre per Vygotskij segna un passaggio da forme di attivit sociale a forme di attivit individuali. Per quest'ultimo quindi il linguaggio una funzione psichica complessa che si sviluppa nel bambino nell'interazione con l'ambiente sociale, quindi una funzione interpsichica, i.e. che mette in relazione una persona con l'altra. Successivamente diventa intrapsichica, una funzione che permette di regolare dall'interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento. Viceversa per Piaget: da funzione interna, il linguaggio diviene una funzione socializzata. Per la teoria storico-culturale la struttura del linguaggio innata, ma la

concreta prestazione linguistica, determinata dall'ambiente sociale e culturale in cui l'individuo nasce e cresce. Vygotskij fa considerazioni importanti anche per la psicolinguistica ad esempio con le differenze tra linguaggio interiore ed esteriore, il primo frammentario, abbreviato, il secondo disteso e completo. Il problema dei condizionamenti storico-sociali dei processi mentali fu affrontato dagli allievi di Vygotskij con studi sullo sviluppo psichico infantile o il rapporto tra culture e societ diverse e lo sviluppo di capacit mentali. Dopo il 1935 le ricerche rallentarono a causa della svolta dello stalinismo e della graduale egemonizzazione della ricerca da parte della scuola pavloviana. La ripresa della scuola storico-culturale avvenne nella seconda met degli anni '50. Tra le figure di spicco di questo periodo troviamo Lurija che, oltre ai lavori sul linguaggio come strumento di regolazione del comportamento, ha dato un grande contributo rispetto al rapporto tra funzioni cerebrali e funzioni psichiche. In primis perch ha dato un indirizzo differente rispetto a quello pavloviano: le funzioni cerebrali che mediano funzioni psichiche complesse non sono traducibili in termini di riflessi condizionati, ma sono sistemi funzionali molto pi complessi, la cui organizzazione si sviluppa in stretta correlazione con l'ambiente. Es. il linguaggio non ha come struttura fisiologica di base il riflesso condizionato, ma risulta dall'interazione di strutture cerebrali diverse che si sviluppa nel corso dell'ontogenesi. E' proprio per questa stretta relazione tra cervello e ambienta che spiega come mai le lesioni cerebrali producano disturbi differenziati a seconda dell'individuo e delle sue abitudini.

V. La psicologia della Gestalt

Le origini

Detta anche "psicologia della forma". Con questi termini si intente quel cirpos di affermazioni teoriche e impostazioni metodologiche che si sono sviluppate a partire dai lavori di Wertheimer, Kohler e Koffka. Nasce nel 1912 in Germania, ma successivamente viene in contatto con la psicologia americana. Si pu considerare la risposta tedesca a Wundt (v. cap. III) che rese scientifica la psicologia usando un metodo simile alla chimica: scomporre sino ad arrivare ad elementi irriducibili. Un'impostazione rifiutata dai gestaltisti, nettamente antielementisti. Un aspetto che invece avvicina le due teoria quello di sintesi creativa con cui Wundt spiega la complessit a partire dall'estremamente semplice (simile alla chimica mentale di Mill). Ma i veri padri della Gestalt sono altri; molto peso ebbe Kant che risolse la frattura tra empirismo e razionalismo (v.sopra) con il concetto di sintesi a priori: un processo nel quale la mente non passiva (antiempirismo), n deriva la propria attivit da idee innate (antirazionalismo). L'atto di conoscere un'attivit unitaria e unificante in cui la materia fornita dai sensi viene organizzata secondo forme proprie della mente. Questa attivit della mente ancora pi evidente in Brentano che sostiene che caratteristica dei fenomeni psichici la loro intenzionalit: oggetto di studio della psicologia, sar dunque l'atto di vedere, ricordare etc. e non il materiale fornito dai nostri sensi (ci che vediamo, ricordiamo). Per queste tesi, la sua definita psicologia dell'atto che risulta anch'essa antielementistica: calca il ruolo del soggetto e non attribuisce grande importanza al dato sensoriale semplice come invece in Wundt. Pi diretta l'ascendenza della Gestalt alla teoria della produzione di Meinong (Benussi). Questa si basa sulla distinzione tra oggetti di ordine superiore e di ordine inferiore. Gli ultimi generano delle "rappresentazioni non prodotte" o elementari e "rappresentazioni prodotte" che producono gli oggetti di ordine superiore che derivano la loro esistenza da quelli di ordine inferiore. Anche qui

troviamo un approccio antielementista. (? p. 113). Riconosciuta dagli stessi gestaltisti l'influenza di Von Ehrenfels che parl di qualit gestalt: = propia del tutto, non data dai singoli elementi ma dalle relazioni che intercorrono tra essi, dalla loro struttura. Es. una melodia s costituita da parti (note), ma il risultato non la somma di parti perch la melodia ha qualit sue proprie (qualit gestalt). A dimostrazione della sua indipendenza dalle note che la compongono, possiamo riprodurla in un altro tono o su un altro strumento. La Gestalt proseguir in questo superamento dell'elementismo. (Polemica Koffka - Benussi: l'accusa della Gestalt a Benussi quella di ipotizzare una corrispondenza biunivoca rigida tra complessi di stimoli e rendimenti percettivi, che lascia poca autonomia agli aspetti psicologici rispetto alle sensazione che stanno alla base.) In generale, i predecessori della Gestalt sono dei critici dell'elementismo, non degli innovatori. Il passo compiuto dai Gestaltisti l'abbandono programmatico, il rifiuto totale, di riferimenti ad elementi o aspetti di carattere elementare.

Il concetto di Gestalt

Il primo passo teorico fu: il tutto pi della somma delle parti. Il secondo, consistette nel determinare secondo quali leggi gli elementi vanno a formare un tutto, ad es. leggi dell'associazione. II terzo e pi importante fu l'osservazione che una stessa parte ha caratteristiche diverse se presa singolarmente o nel tutto, dunque una parte inserita in due tonalit diverse, assume caratteristiche diverse. Un'affermazione che completa il rovesciamento rispetto ai predecessori: ci si rapporta all'esperienza non partendo dal basso, dall'analisi che frammenta, ma da entit globali internamente organizzate. Gestalt significa proprio unit avente una sua propria forma.

Anche se sorta su materiale collegato alla percezione la psicologia della Gestalt si e stente a l'intera gamma di aspetti cognitivi e della psicologia e non si limita ad aspetti percettivi. Con Gestalt si intende un'entit organizzata, qualsiasi sia il materiale in questione.

I primi lavori dei gestaltisti

Data di nascita indicativa 1912 quando Wertheimer pubblica il suo lavoro sul movimento stroboscopio: se al buio illumino con una minima distanza di tempo due oggetti simili, uno a sinistra e uno a destra dell'osservatore, questo non li percepir due oggetti distinti, ma come uno che ha subito uno spostamento. Questo fenomeno chiamato fi mette definitivamente in crisi la presupposta perfetta corrispondenza tra il piano materiale, la realt fisica, e il piano percettivo, la realt fenomenica e tra stimolazione e sensazione. In questo periodo gli scritti gestaltisti sottolineano l'inadeguatezza delle"teorie del mosaico" (modelli in cui il risultato percettivo dato dalla giustapposizione di parti) mediante fatti sperimentali: es. anello di Wertheimer-Benussi: di colore grigio omogeneo che cambia se si dispone una matita sulla verticale: apparir pi chiara la parte su sfondo scuro, e viceversa. Questo dimostra che il risultato percettivo segue leggi peculiari indipendenti dalla stimolazione. Un problema insormontabile per le teorie che vedono il risultato percettivo come una somma di parti.

La critica all'empirismo

Se con la critica all'elementismo la Gestalt reagiva a Wundt, la polemica antiempirista ha come riferimento l'associazionismo e il comportamentismo. Il problema consiste nel peso da attribuire all'esperienza passata nella formazione di risultati percettivi e, in generale, dei fenomeni psicologici.

Secondo l'empirista, esperiamo gli oggetti cos perch siamo abituati a vederli cos, sono originati dall'apprendimento. I gestaltisti, senza cadere nell'innatismo, ritengono che gli oggetti siano originati in base ad autodistribuzioni dinamiche dell'esperienza sensoriale. Hanno quindi cercato dei controesempi che dimostrino l'inefficace il ricorso all'esperienza passata: - Gottschaldt: secondo la tesi empirista gli oggetti presentati pi volte dovrebbero essere riconosciuti con maggiore facilit. Ma dopo aver sottoposto molte volte una figura semplice ai soggetti, questi non erano in grado di individuarla in figure complesse. A dimostrazione che l'esperienza passata non necessariamente l'unico fattore in grado di determinare i risultati dell'organizzazione percettiva anche se i gestisti hanno dato pi l'impressione i ritenere totalmente inutile il peso dell'esperienza passata. L'antiempirismo della Gestalt non si limita agli aspetti precettivi ma coinvolge ogni aspetto della psiche umana.

I principali temi della psicologia della Gestalt

Lo sviluppo della psicologia della Gestalt essendo stato graduale non fu totalmente lineare ma possiamo individuare 3 direttrici fondamentali: a) L'atteggiamento fenomenologico di fronte ai dati b) La teoria che permette di formulare le leggi che governano le organizzazioni percettive dovr essere una teoria di campo c) L'interpretazione dei fatti cos studiati deve riguardare il funzionamento del sistema nervoso centrale

a) L'atteggiamento fenomenologico

Nella psicologia della Gestal ci che deve essere preso in considerazione

sono i fatti cos come ci vengono forniti dagli organi di senso. Un atteggiamento agli antipodi dell'introspezionismo, perch se il gestaltista accetta l'esperienza in maniera diretta, un introspezionista, al contrario, mira a distruggere l'oggetto come entit organizzata per scoprire sensazioni elementari. Un approccio che differenzia la Gestalt anche dal comportamentismo, che cerca di ovviare agli inconvenienti della soggettivit del metodo introspezionista prendendo in considerazione solo quelle variabili che possono essere misurate in maniera oggettiva. Con il metodo fenomenologico il gestaltista ritiene di poter cogliere un oggettivit pi genuina perch fondata su ci che osserviamo: l'esperienza diretta. Questa impostazione ha fatto s che la Gestalt venisse spesso vista come non scientifica. Ma il gestaltista non vuole tradire l'esperienza diretta ingabbiandola in schemi concettuali che ne rilevano solo gli aspetti quantitativi.

b) Il concetto di teoria di campo

Il concetto di campo uno di quegli strumenti concettuali caratterizzanti la Gestalt. Ma se facile dire che il risultato fenomenico non dipende da un modello di tipo meccanico (Vs. associazionismo, "teorie del mosaico" e un certo comportamentismo), difficile determinare formalmente le condizioni con cui le forze concorrono alla formazione del risultato finale. Secondo la Gestalt, in psicologia le uniche possibilit di spiegazione le pu dare una teoria che usi strumenti concettuali quali forze, campo, equilibrio perch l'ordine stesso presente nelle cose dinamico. Infatti, come dimostrer Kohler, le forme percettive, possono essere descritte con gli strumenti propri della fisica dei campi. E si pu tradurre una situazione che sembrava spiegabile solo in termini meccanici, in termini dinamici: es. Ebbinghaus (studi sulla memoria tramite

sillabe senza senso. Anche qui si rivelano importanti i fattori dinamici). Per la psicologia della Gestalt ogni fenomeno pu e dovrebbe essere descritto prestando attenzione agli aspetti dinamici. Costruire una teoria di campo significa individuare le regole dell'interazione tra le parti presenti nel capo che i gestaltisti hanno chiamato principi di unificazione formale. Wertheimer ne individua i principali: a) vicinanza b) somiglianza c) buona continuazione d) pregnanza e) destino comune f) chiusura g) esperienza precedente. Questi, come le equazioni di Maxwell per la fisica, sono dei metodi di descrizione, non dei modelli con una validit a-priori indipendente dai fatti; non pretendono di essere una copia esaustiva del mondo, ma hanno il compito di darci delle indicazioni su come si comporta in campo fenomenico, indicazione che saranno adeguate, come in fisica, ai casi paradigmatici e meno negli altri. Es. principi di unificazione di Wertheimer: l'organizzazione percettiva del capo pu essere dovuta a: a) Principio di vicinanza: due gruppi di macchie, certe parti del campo si trovano pi vicine di altre e cos le raggruppo. b) Principio di somiglianza: vedo coppie di cerchi e di quadratini, non uno e uno; a parit di altre condizioni, si raggruppano tra loro quelle parti del campo che hanno maggiore somiglianza. c) Principio di continuit o di buona continuazione: sinusoide e retta/ non sinusoide e retta. A comparire raggruppate sono quelle parti che si dispongono secondo una direzione pi uniforme. d) Principio di chiusura: le parti presenti nel campo tendono a formare unit chiuse. Sinusoide e retta chiuse.

La critica che viene rivolta ai gestisti e che, non avendo ulteriormente specificato questi principi, non sono riusciti a formulare una definizione quantitativa della forza con cui interagiscono i fattori dell'organizzazione.

c) Il postulato dell'isomorfismo

Postulato che si prefigge di dimostrare che i processi psichici, che sembrano astratti, hanno un supporto materiale e sono originati da movimenti di atomi e molecole. Se non si ammette una base materiale del pensiero, bisogna attribuirlo a un piano che non sperimentale n sottoponibile ad analisi scientifica, come per la corrente razionalista (pensiero con base extra-materiale: res cogitans). A seconda della dottrina esso deriver da una diversa "variabile" non sperimentale ma, se si vuole una psicologia scientifica, i processi mentali devono essere descrivibili in termini sperimentali. La Gestalt esplicita questa posizione con il postulato dell'isomorfismo: indica un'identit strutturale tra il piano dell'esperienza diretta e quello dei processi fisiologici ad esso sottostanti. Dunque se il nostro mondo fenomenico possede una forma, una struttura dinamica, dobbiamo trovare una forma, una struttura, una dinamica che le rispecchino. Quindi se conosciamo le leggi che organizzano la nostra esperienza fenomenica, conosciamo anche le leggi che operano tra fatti che avvengono nel cervello. E se per descrivere l'esperienza diretta ci siamo serviti di una teoria di tipo dinamico, analogo dovr essere il modello del sistema nervoso centrale. Due conseguenze: 1) Euristica: tutte le scoperte sui fatti fisiologici che non siano in grado di restituirci il dato fenomenico non sono progressi di una sapere psicologico. 2) Filosofica: il mondo, come ci appare, riconducibile in tutti i suoi aspetti ad un unico ordine coerente di principi. Critiche al postulato di isomorfismo: - E' stato visto come un tentativo di ridurre l'attivit del cervello alla presenza di correnti bio-elettriche o di fenomeni fisiologici direttamente osservabili con

gli strumenti gi in possesso della tecnica sperimentale. Es. Lashley sostiene che il postulato non regge perchconstat che il fenomeno osservato persiste anche se si distrugge la possibilit di una sua localizzazione nel sistema nervoso centrale (? p. 129). - In direzione opposta, si critica all'isomorfismo il fatto di costituire una reduplicazione del mondo esterno: i correlati del mondo sarebbero miniaturizzati e riproposti nel cervello. Polemiche aperte ancora oggi.

Altri ambiti di applicazione del modello di spiegazione gestaltista

Nonostante la Gestalt abbia ottenuto i risultati pi consistenti nel campo della percezione, la teoria ha dato importanti contributi anche in altri campi. Gli aspetti dinamici infatti, si possono riscontrare non solo nei processi percettivi o del pensiero, ma negli ambiti di ricerca pi disparati: studi sui processi cognitivi, sulla memoria e l'apprendimento, la psicologia sociale, l'espressivit e la psicologia dell'arte, la psicologia genetica e animale.

La psicologia del pensiero

I canoni esplicativi della Gestalt, sono applicabili largamente anche allo studio dei processi del pensiero. Qui le interpretazioni tra le componenti non sono cos determinate dalle condizioni dell'oggetto come nella percezione, cos le caratteristiche di campo appaiono i maniera esemplare. Kohler ha introdotto il concetto di insight, una categoria di spiegazione tipicamente gestaltista VS contemporanei che ritenevano che i processi di apprendimento e pensiero procedessero "per prove ed errori": tentativi casuali che vengono corretti in seguito all'osservazione dei risultati (v. cap. V, Thorndike). In questa prospettiva si giunge alla soluzione attraverso un

accumulo di esperienza. Kohler invece, attribuisce intelligenza al soggetto che apprende, dove con "intelligenza" non intende solo la capacit derivata dalla sedimentazione di processi ripetitivi, ma soprattutto gli aspetti creativi, in grado di cogliere i nessi chiave di una situazione. La sperimentazione consistita nell'osservazione di scimpanz di fronte a situazioni di tipo problematico. Ne risultato che le azioni dell'animale tendono ad una soluzione ottenuta in seguito ad una strategia non casuale. L'impiego del bastone per avvicinarsi al cibo, costituisce un atto di intelligenza perch instaura una ristrutturazione del campo cognitivo con un atto di insight. Nel campo cognitivo della scimmia, il valore cognitivo del bastone mutato: quell'univo oggetto che tra i presenti funzionale ai fini della situazione.

Questa polemica stata alla base delle a controversia sul carattere continuo o discontinuo dell'apprendimento: per i gestalisti, che vedono l'apprendimento come avvenimento immediato, questo ha un carattere di discontinuit. I gestisti infatti si sono interessati soprattutto al problem solvenig e meno all'apprendimento in generale. Quest'ultmo invece maggiormente tematizzato dalla concezione che vede l'apprendimento come un continuo accumolo di esperienze. La Gestalt sostiene che la soluzione per insight non nega l'importanza dell'esperienza passata, la discontinuit avviene solo quando le condizioni sono tali da permettere il salto qualitativo richiesto. Inoltre, pi che di discontinuit si dovrebbe parlare di ristrutturazione: il nuovo equilibrio infatti, seppur molto diverso dal precendete originato dalle condizioni date in partenza. Wertheimer sviluppa quest'impostazione: analizza quali fossero le condizioni in cui si pu giungere ad un atto di intelligenza creativa, quel tipo di pensiero "produttivo". Nell'apprendimento vengono seguiti metodi mnemonici mentre W.

vuole dimostrare che l'apprendimento pi radicato quando si adotta un'impostazione che osservi la situazione come una totalit significante e non come un insieme di parti. In questa prospettiva anche l'errore dovrebbe acquistare un carattere positivo: se la ricerca guidata da una comprensione della struttura del problema, nella mente di chi cerca deve essere presente il criterio per poter decidere se il passo compiuto proficuo o inutile. Il pensiero che segue questo procedimento porta ad una ristrutturazione del campo viene chiamato produttivo, ben diverso da quello puramente mnemonico, "soluzione bruta". Una prospettiva sviluppata da Duncker convinto che ad allontanare la soluzione sia la tendenza dei soggetti a vedere le cose troppo da vicino, analiticamente. Solo raramente si ha subito una ristrutturazione del campo cognitivo (insight totale). Spesso la soluzione richiede una serie di insight parziali che, se non risolvono il problema, permettono di riformularlo. A lui si deve anche il concetto di fissit funzionale: un atteggiamento che ostacola la soluzione tendendo ad attribuire agli elementi della soluzione solo quelle caratteristiche che siamo soliti riscontrarvi per abitudine.

La psicologia sociale

K. Lewin studi gli aspetti del comportamento umano meno trattabili secondo criteri di tipo scientifico e di aver creato degli strumenti concettuali adatti all'analisi di questa complessit. La Gestalt infatti tematica poco temi come l'emozione, l'affetto, il conflitto, la costruzione della personalit, la relazione con l'ambiente il formarsi di gruppi sociali. E comunque non in termini sperimentali: vi un atteggiamento paralizzante che rietine che non si possa sottoporre ad esame sperimentale una classe di eventi psichici cos complessa come quella riguardante la persona e le sue relazione con l'ambiente. Un giudizio che si basa sulla non ripetibilit della

situazione da esaminare che renderebbe non scientifica l'indagine. Lewin mostra invece come si possa costruire un sapere scientifico anche nel caso di eventi non ripetibili. Lewin vorrebbe che la psicologia passasse da scienza descrittiva a geneticocondizionale, passando dall'impostazione a) a quella b):

a) Impostazione di tipo aristotelico: sono oggetto di conoscenza solo eventi ripetibili perch in essi si possono individuare elementi comuni, cos trascurando gli accidenti come non propri dell'evento, viene accentuato l'aspetto di sostanza. Si tratta di una scienza di tipo descrittivo-classificatorio. b) Di tipo galileiano: l'attenzione non focalizzata agli attributi comuni ma alle caratteristiche funzionali alle condizioni che costituiscono l'evento esaminato. Bisogna esaminare non una serie ripetibili di eventi, ma le condizioni che generano un fenomeno. Non esiste quindi nessun fatto, per quanto irripetibile, che possa sottrarsi ad una spiegazione genetico-condizionale. Al concetto di descrizione-classificaione si sostituisce quello di funzione, generando un sapere pi costruttivo. Es. Secondo L. il comportamento funzione dell'ambiente e della persona: C= f (A, P). Il punto di vista aristotelico, prima di arrivare alla determinazione di un comportamento richiederbbe (1) che il comportamento si verifichi con regolarit e (b) di conoscere l'essenza di A e P. Nella prospettiva di Lewin invece, non necessario; la loro specificazione avviene nell'interazione che avviene in un dato momento. Rinunciando all'aspetto ontologico, a determinare a priori un'essenza, questo si rivela un punto di vista dinamico: definisce solo attraverso le relazioni esistenti nella situazione considerata. Per descrivere in modo appropriato le situazioni concrete Lewin si serve di costrutti topologici (topologia= branca della matematica che si interessa in modo non metrico delle relazioni di tipo spaziale).

Es. il costrutto "ragione" indicato graficamente come uno spazio racchiuso da un confini ("barriera", pu indicare situazioni psicologiche. Per passare da una ragione all'altro occorre uno spostamento, "locomozione", psicologico e/o fisico. Tutti questi possono godere di una valenza positiva o negativa, rappresentabile da un vettore (es. p. 138, 139). Con questo linguaggio Lewin descrive le caratteristiche non solo dell'ambiente ma anche delle strutture della persona stessa. Questa un insieme di sub regioni interdipendenti con l'ambiente e in essa nascono tensioni in grado di mutare l'equilibrio che pu essere ristabilito solo mediante saturazione. La persona una sorta di gerarchia di regioni alcine fortemente collegate e dipendenti, altre meno, altre infine solo debolmente collegate, una struttura che in continuo mutamento.

v.p. 140, 141, 142

La psicologia della Gestalt negli Stati Uniti

Con l'avvento del nazismo gli esponenti della Gestalt emigrarono negli USA. Si chiude il periodo tedesco (1912-1935) e si apre quello americano, che caratterizzato da una lotta per il riconoscimento. La psicologia ufficiale nord americana, il comportamentismo, infatti in piena fase di sviluppo (v. cap. V) Comportamentismo diverso da Gestalt perch: - solo mezzi di indagine oggettivi (= misurabili) - rifiuta il ricorso a entit come la conoscenza - analizza solo variabili molto semplici (molecolari) e non quelle complesse (molari) - antiteoricismo - del comportamento studia soprattutto le modalit di apprendimento

Con il tempo lo scontro si smussato e gli aspetti pi validi della Gestalt sono diventati di largo dominio. Da subito per furono accettati i metodi della Gestalt nella psicologia sociale. Per tre motivi: 1) il paradigma comportamentista risulta meno efficace nei confronti della psicologia sociale perch la complessit delle variabili rende proibita un'analisi di tipo quantitivo. 2) i temi di cui si occupa la psicologia sociale sono molto pi concreti e quindi pi vicini allo spirito americano. 3) Lewin era un esponente della Gestalt meno diretto

Con la nascita del cognitivismo, dagli anni '60 la psicologia gestaltistia stata riscoperta. Il cognitivismo infatti, nasce proprio con lo scopo di spiegare quegli aspetti organizzativi e costruttivi dei fenomeni psichici che sfuggivano al metodo analitico- riduttivo del comportamentismo.

VI. Il comportamentismo

Rappresenta il capovolgimento pi radicale nell'assunzione dell'oggetto di studio della psicologia: non solo ritiene che sia di sua pertinenza anche il comportamento osservabile, ma talvolta rifiuta anche che essa debba occuparsi della coscienza. L'oggetto psiche viene esplicitato nei contenuti psicologici (emozione, abitudine, apprendimento) e se ne propone lo studio attraverso la loro manifestazione osservabile nei termini di comportamenti emotivi, abitudinari, d'apprendimento L'aspirazione quella di dare una fondazione scientifica alla psicologia in maniera da collocarla fra le scienze biologiche, nelle scienze naturali. Proprio per i suoi principi, gli esponenti si lasciavano guidare dai risultati delle

ricerche e non dagli assunti dei capi scuola e molte furono anche le revisioni. Per questo difficile individuare con chiarezza i punti chiave e i personaggi pi rilevanti di questo movimento. Di questi, molti hanno fatto la storia della psicologia sperimentale, che venne molto influenzata dal comportamentismo. Un altro fattore comue che i ricercatori erano nord-americani; solo egli anni '50 i comportamentismo cominci ad essere conosciuto fuori dagli Stati Uniti.

Le origini del comportamentismo: il clima storico-culturale

Nasce nel 1913, quando Watson pubblica l'articolo Psychology as the Behaviorist Views. Fu dottore all'Universit di Chicago dove stava nascendo il funzionalismo (v. cap. II) che influ profondamente sul comportamentismo: - accogliendo la biologia darwiniana - spostando l'attenzione dalla natura della coscienza, ai processi adattivi che essa stabilisce - per l'idea che l'uomo un animale che reagisce all'ambiente - per la fiducia nelle gradi capacit conoscitive e applicative della psicologia - per la sperimentazione con gli animali

L'evoluzionismo darwiniano aveva chiarito che fra uomo e animale non vi era una differenza radicale. Era perci plausibile fare ricerca psicologica anche con gli animali. Una sperimentazione che aveva diversi vantaggi: l'opportunit di controllare variabili concomitanti, la possibilit di controllare l'influenza dell'esperienza passata, alla libert nelle procedure e alla manipolabilit dell'organismo.

La concezione di alcuni studiosi era che la psicologia animale, essendo oggetto della psicologia la coscienza, doveva portare alla scoperta della coscienza animale. Watson afferm invece che la psicologia animale doveva

considerare solo il loro comportamento, perch tutta la psicologia si identificava col comportamento: un topo addestrato a percorrere il labirinto aveva acquisito movimenti, non nozioni. Evoluzionismo e fiscalismo confluirono in armonia in questa prospettiva. L'animale iniziava ad essere considerato cavia da laboratorio, ideale per la conoscenza psicologia dell'uomo e LLyod Morgan (principio di parsimonia) e Thornedike contribuirono allo sviluppo di apparati di laboratorio adatti alla sperimentazione animale. Di quest'ultimo gli esperimenti del labirinto a T e della gabbia con maniglia per uscire e trovare del cibo. Secondo Thornedike, l'apprendimento dei gatti si verificava gradualmente per "tentativi ed errori" che portava al consolidamento delle reazioni dell'organismo che erano state ricompensate dalla legge dell'effetto: tipica dell'approccio comportamentista, dice che un atto si verifica pi spesso quando seguito da una ricompensa e viceversa. La legge delle effetto sottolineava: - Il carattere adattivo e utilitaristico dell'azione umana - La gradualit dell'apprendimento. Le curve di apprendimento di Thorndike infatti, mostrano come non ci fosse una comprensione improvvisa: in questo caso il gatto inizialmente non sarebbe riuscito ad uscire ma una volta trovata la soluzione, il tempo d'uscita sarebbe stato minimo. Questo invece, decresceva con il procedere delle prove. Ma se il comportamentismo metodologico non nega che l'idea di come uscire sia venuta al gatto in maniera repertina, ma dice che, visto che non si dimostrato, inutile dirlo, il comportamentismo radicale nega che questo si sia verificato. Questo perch non crede che la coscienza abbia importanza e che diminuisca la scientificit della prova.

Pochi anni dopo Watson prosegu le sperimentazioni animali ma con una vena pi polemica soprattutto VS metodo introspettivo:

- troppi pochi progressi - l'introspezione non era scientifica: (1) perch l'osservatore si identificava con l'osservato e la sua coscienza, che doveva essere l'oggetto di osservazione, mutava perch includeva la coscienza di osservare. (2) I dati dell'introspezione sono privati, diversamente dai dati pubblici delle scienze naturali, quindi non sono osservabili e spesso sono discordanti e insoddisfacenti. - individu due abusi del metodo: (1) quello tradizionale, che aveva portato alla nascita di concetti come anima, libert etc. (2) quello strutturalista in particolare di Titchener. E' un "arte" e come tale sottoposta a differenti interpretazioni e senza la possibilit di unificazione. Lo studio del comportamento, e non della coscienza, permetteva l'utilizzo di metodo pi oggettivi.

La risposta di Titchener arriv (1914), ma, paradossalmente, fece da cassa di risonanza per il comportamentismo in cui si riconoscevano molti ricercatori nord americani provenienti da centri agricoli desiderosi di emanciparsi dall'egemonia dei centri di ricerca europei, soprattutto tedeschi. Un'avversione che crebbe con l'entrata in guerra contro le potenze centro europee. Ci che li accumunava era la volont di risolvere i problemi tra uomo e macchina/urbanesimo e un ethos utopistico democratico: negavano, in chiave egualitaristica, un ruolo dell'eredit e sottolineavano la modificabilit in positivo della personalit umana. Di qui l'affermazione di Watson: il comportamentismo era l'unica vera psicologia americana.

Con la prima guerra mondiale la psicologia usc dagli ambiti accademici e iniziarono le sue applicazioni. Il primo compito affidatogli fu la selezione dei soldati, segu la pubblicit, l'organizzazione industriale etc. Le figure pi rilevanti in questo senso furono Scott, Munsterberg, Bingham e,

successivamente, lo stesso Watson che riscosse molto successo con Behaviorism.

Il comportamentismo watsoniano

Si sviluppa tra il 1913 e il 1930 e non un sistema organico e lineare. Per lui l'unit di osservazione psicologica il comportamento inteso come azione complessa manifestata dall'organismo nella sua interezza. Il suo "riduzionismo" teorico consiste nell'idea che quei comportamenti sono una combinazione di reazioni fisiche pi semplici, oggetto di studio della fisiologia e medicina (ad es. la contrazione di un muscolo);

I principi di composizione delle unit semplici che vanno a comporre le unit complesse, senza modificare le prime, sono (a) la frequenza, (b) la recenza e (c) il condizionamento. (a)(b) Frequenza e recenza ci dicono che tanto pi spesso o tanto pi recentemente si verificata un'associazione, tanta maggiore la probabilit che si verificher. (c) Il condizionamento assume un ruolo centrale dal 1916, influenzato da Pavlov e dai riflessologi russi (Secenov e da Bechterev). Gli stimoli incondizionati sono eventi che si producono nell'ambiente e che provocano incondizionatamente una determinata risposta nell'organismo. Altri stimoli associati agli stimoli incondizionati provocheranno anch'essi la reazione incondizionata (es. cane di Pavlov [cap. IV] che salivava perch il suono era associato con una certa frequenza e recenza alla presentazione del cibo). La ricerca sul condizionamento era utile per il comportamentista perch (1) individuava precise unit-stimolo e unit risposta (2) offriva un principio-chiave per spiegare la genesi delle risposte complesse.

Si poteva i fatti ipotizzare che i comportamenti complessi dell'uomo potessero essere il risultato di una lunga storia di condizionamenti. Per questo Watson si dedic all'apprendimento infantile sostenendo l'idea che paura, rabbia e amore fossero le emozioni elementari che si definiscono sulla base degli stimoli ambientali che li provocano; da queste si costruiscono le altre emozioni. Con lo studio del piccolo Albert, Watson studi una delle prime nevrosi della psicopatologia provando che esse non sono innate ma che possono essere definite in termini di risposte emozionali apprese. Watson riteneva che le stesse leggi stessero alla base delle abitudini; un'idea condivisa per le abitudini "manuali" ma meno per quanto riguardava i rapporti tra pensiero e linguaggio. Secondo Watson il linguaggio viene acquisito per condizionamento: il bambino sente associare ad un oggetto il suo nome e di conseguenza il nome evoca la stessa risposta evocata dall'oggetti. Su questa base riconduceva il pensiero ad un insieme di abitudini laringiche.

Il ruolo dell'esperienza e le grandi teorie dell'apprendimento

Al contrario di McDougall e Freud, Watson non riconosceva la validit psicologica del concetto di istinto e negava che l'uomo fosse dotato di un bagaglio psicologico dalla nascita; il bambino nasce senza istinto, intelligenza o dati innate, sar l'esperienza a caratterizzare la sua formazione psicologica. Quella di Watson era quindi una posizione egualitaristica e fiduciosa di poter influenzare lo sviluppo del soggetto controllando le esperienze a cui viene esposto. Se l'uomo totalmente il prodotto delle sue esperienze ovvio che lo studio dell'apprendimento diventa centrale.

Tolman si differenzi lentamente dal comportamentismo watsoniano per

avvicinarsi a idee cognitiviste o psicoanalitiche. Egli cerc di specificare l'oggetto psicologico meglio di Watson. La posizione molecolarista di quest'ultimo infatti, rischiava di identificare il comportamento con le contrazioni muscolari e di passare il testimone alla fisiologia. Tolman sosteneva invece che esistesse uno specifico psicologico ma sempre comportamentale caratterizzato dalla sua "moralit" (i.e. irriducibile). Per dare una descrizione psicologica dovremmo tener conto dei predicati emergenti del comportamento, ovvero che rivela cognizioni e intenzionalit (i.e. orientato verso scopi). Quello di Tolman definito anche comportamentismo intenzionale: secondo Perry esso si caratterizzava per la presenza di un apprendimento tale per cui, dato un ambiente, la risposta si presenta solo se ha un determinato risultato (scopo). Ma la connessione deve essersi verificata in passato. Tolman esplicit in termini empirici la problematica con le sperimentazioni sul mus norvegicus. Egli si discosta dai comportamentismi introducendo la nozione di scopi ma ne adotta la metodologia e il punto di partenza del comportamento. Pur riconoscendo che un metodo oggettivo conosce solo la variabile dipendente del comportamento, da esso pu inferire la presenza e le caratteristiche delle variabili intervenenti "mentali". Queste sono entit obiettive, definite nei termini delle funzioni f che le connettono alle variabili indipendenti da una parte e al comportamento finale dall'altra: Lo schema S -> R R= f (S) deve essere sostituito con: S-> I -> R R= f (I x S)

Questo ri accoglimento di dati non-osservativi era influenzato dal dibattito epistemologico (1930) in corso nelle scienze naturali che andava verso un riconoscimento della relazione esistente tra teoria e dati empirici. Dal neopositivismo gli psicologi trtassero i criteri per costruire teorie fondate su dati empirici ma includenti anche costrutti teorici, e la distinzione tra dati pubblici e privati, i primi accettabili e i secondi no che consacrava la scelta anti introspezionistica dei comportamentismi. Dall'operazionismo l'idea che lo scienziato possa eseguire solo operazioni ripetibili ed eseguibili. Una descrizione che si fonda sull'osservazione del comportamento pu sodisfare facilmente i requisti proposti da queste due concezioni ma molti comportamentismi non compresero che i criteri della scientificit erano relativi e che povano essere soddisfatti anche da altri approcci osservativi (ad es. non era dimostrato che le operazioni di introspezione non fossero ripetibili).

Hull prese da Watson il comportamentismo molecolare, da Thorndike l'idea che la ricompensa costituisce un requisito fondamentale dell'apprendimento, da Tolman il riferimento metodologico alle variabili intervenienti. Con queste premesse e fondandosi sul principio del condizionamento classico, Hull costru una teoria ipotetico-deduttiva che tentava la stessa sistematizzazione presente nelle scienze fisiche. Il suo sistema comprende definizioni, postulati, corollari e teoremi e consente di fare precisioni sulla direzione e sugli aspetti quantitativi del comportamento. Un'analisi che per forza dovette limitarsi a poche situazioni sperimentali, e che fu sottoposta a revisioni e critiche.

Skinner era contrario a questa teoria. Egli convinto che la relazione tra comportamento e le contingenze di rinforzo (occasioni in cui ad una determinata risposta segue una ricompensa) sia sufficiente a spiegare ogni forma di apprendimento. Il riferimento a ci che si verifica nella mente inutile e fuorviante. Considerazioni che derivano dallo studio di ratti e piccioni nella

Skinner-box. La risposta a cui segue un rinforzo tende a presentarsi con maggiore frequenza. Un paradigma detto di condizionamento operante che si differenzia da quello classico di Pavlov perch la risposta precede lo stimolo crititco. Qui lo stimolo e licita, provoca necessariamente, la risposta condizionata, nel caso di Skinner, l'organismo emette sempre pi spesso quella risposta a cui ha fatto seguito un rinforzo. Fino ad oggi Skinner e collaboratori si sono interessati soprattutto agli effetti di programmi differenti di rinforzo. Il paradigma di condizionamento operato diventato uno schema fondamentale in psicologia comparate e fisiologica per studiare anche altre variabili e apprendimenti complessi che sembravano inspiegabili con il condizionamento classico. Questo infatti, si fondava su reazioni incondizionate, molto rare nell'uomo, e su condizionamenti che arrivavano solo al second'ordine. Skinner ha continuato ad analizzare le principali risposte umane, alla ricerca degli eventi rinforzanti che le mantengono e ha messo in luce la manipolabilit del comportamento umano, evidenziato il ruolo fondamentale di famiglia, stato e chiesa .

L'apprendimento sociale e la formazione della personalit

La tendenza del comportamentismo ad applicare meccanicamente dei principi basilari a fenomeni complessi come linguaggio, interazioni sociali e personalit, ha impedito che si studiassero in maniera specifica i fenomeni psicologici sociali. Miller e Dollard danno un nuovo impulso a questi studi utilizzando idee della learning theory ma unendole con spunti di altre matrici ad es. psicoanalisi. Si occupano soprattutto di fenomeni come la frustrazione, l'aggressivit, il conflitto, gli impulsi e le ricompense sociali.

Un principio dell'apprendimento trascurato dalle teorie classiche e per loro fondamentale quello dell'imitazione sociale che gioca un ruolo importante sia nell'apprendimento linguistico che nel mantenimento della conformit sociale e disciplina. Per esempio, il bambino acquisisce una tendenza ad imitare perch stato rinforzato nelle prime risposte di carattere imitativo. Una tendenza che assume un peso sempre maggiore.

Bandura sostiene anche che il rinforzo agisce pi che nelle fase di acquisizione delle risposte, nel loro mantenimento e nell'incrementarne la forza (es. la prontezza con cui viene data una risposta).

Modelli e rinforzi agiscono non solo incentivando certe risposte ma anche inibendole. Inoltre, un soggetto pu dimostrarsi socialmente inadeguato, non solo per il fatto che ha appreso risposte scorrette, ma anche perch non possiede sufficienti abilit sociali.

Nella teoria del comportamento sociale di Staats viene data molta importanza agli stimoli emozionali che sono collegati a risposte di carattere emozionale.

Le analisi delle personalit di Bandura e Staats riprendono l'affermazione di Watson per cui la personalit non altro che una costellazione di comportamenti. La condotta individuale il punto focale della personalit e rinvia alle diverse situazione che la provocano e non a misteriosi tratti interni. L'apparente stabilit di alcuni tratti della personalit sono spiegate con la stabilit dell'ambiente che circonda l'individuo, ma se esso muta, avremo un mutamento imprevisto della condotta dato da risposte regressive (acquisite ma scarsamente utilizzate) e non una nascosta seconda personalit.

L'atteggiamento comportamentista nei confronti della psicoanalisi duplice:

ne critica la debolezza metodologica ma analizza alcuni fenomeni messi in luce in ambito psicoanalitico come il transfer, l'ambivalenza, i fattori inconsci, paure e nevrosi. Es. Sears: l'individuo stato modificato da certe esperienza e ne trae un apprendimento condizionante quelle successive.

Uno sguardo conclusivo sulla struttura teorica del comportamentismo

Nel dualismo mente-corpo il comportamentismo sceglie il secondo per motivi sia metodologici, sia filosofici. Definisce come oggetto il comportamento. Questo pu essere definito in diverse maniere: 1) movimento molecolare 2) attivit nervosa 3) movimento molare 4) movimento molare con effetto sull'ambiente 5) comportamento molare diretto verso uno scopo 6) azione umana.

La relazione comportamento/mente pu essere intesa in diversi modi: a) un parallelismo psicomportamentale: ogni evento psichico ha un suo corrispettivo comportamentale (piano metodologico) b) una priorit del comportamento da cui si originano i fenomeni psichici (piano dei contenuti)

Il comportamentismo ha la capacit di descrivere e spiegare i comportamenti ma cos non si esaurito l'intero ambito psicologico; le leggi individuate per spiegare il comportamento spiegano solo alcuni dei processi cognitivi. Come secondo Fraisse, il sistema a circuiti diretti (automatismo) e quello simbolico (processi cognitivi) interagiscono di continuo.

Il comportamento, cos come ogni altro fenomeno psichico, determinato. Le leggi psicologiche sono come le leggi fisiche.

Ci sono alcuni concetti centrali nella storia del comportamentismo: stimolo (impatto che l'ambiente ha sull'individuo) risposta ( reazione all'ambiente) e rinforzo (gli effetti dell'azione in grado di modificare le successive reazioni all'ambiente). Il problema dei concetti di stimolo, risposta e rinforzo che si rimandano l'un l'altro: il rinforzo ci che aumenta la probabilit di comparsa della risposta che lo ha preceduto, lo stimolo quella modificazione dell'ambiente in grado di provocare una risposta e la risposta, la manifestazione di un comportamento che in connessione con uno stimolo.

I comportamentismi hanno affrontato spesso questi problemi teorici; Per quanto riguarda il concetto di stimolo: - si distinto tra stimolo nominale, funzionale e mediatore per spiegare meglio il rapporto con la risposta - teoria dello stimulus sampling theory: rappresenta lo stimolo come un altissimo numero di aspetti dell'ambiente, ciascuno indipendente dall'altro. Solo una parte di questi elementi-stimolo influisce sul comportamento del soggetto e Estes riteneva che l'individuazione delle componenti attive andasse fatta tramite analisi statistica.

Per la risposta: Tolman distinse l'apprendimento vero e proprio dalla risposta comportamentale (performance) e sottolinea come nell'apprendimento verbale al comportamentista non interessano le contrazioni muscolari che provocano l'emissioni dei suoni, ma invece i significati del linguaggio.

Per il rinforzo: Quando la teoria venne applicata ad altri ambiti, il concetto di rinforzo si complic: il bambino rafforzato dal fatto di aver dato la risposta giusta, un rinforzo totalmente diverso da quello primario (grano di cibo all'animale). Si concluse che il rinforzo qualsiasi evento in grado di soddisfare le esigenze motivazionali del soggetto. Diventa cos condizione dell'apprendimento. Un problema ancora aperto quello dell'individuazione degli eventi rinforzanti; Permack propose di considerare in maniera relativisitica il rinforzo sostenendo che le attivit che hanno per l'individuo un loro valore, si possono disporre in un ordine di preferenza. (? p.175).

VII. Freud e la psicoanalisi".

Definizione e campo della psicoanalisi

Il termine "psicoanalisi" compare nel 1896 in uno scritto di Freud per indicare un insieme di accorgimenti osservativi e terapeutici rivolti alla conoscenza e al trattamento di determinati disturbi psichici, sostituendo quello di "analisi".

Cerc di saldare i fenomeni dei quadri psicopatologici ai processi psicologici normali e si interess a diversi campo del sapere umano.

La psicoanalisi pu essere intesa: a) come un metodo di indagine dei processi psichici basato sull'assunto che la nostra vita psichica sia caratterizzata da processi inconsci, b) come una tecnica terapeutica che analizza le resistenze che il soggetto instaura verso i propri desideri e pensieri inconsci alla base dei suoi disturbi. c) un'impostazione teorica in cui confluiscono i risultati delle osservazioni fatte

in sede di psicoterapia e dall'impiego del metodo psicoanalitico in altri campi.

L'aspetto teorico della psicoanalisi strettamente connesso con l'osservazione empirica; il mondo psichico governato dall'inconscio che per considerato come un mondo dotato di senso, non come cieca forza istintuale. Esso si esprime mediante un insieme di fenomeni direttamente osservabili (verbalizzazione, mimica) che appaiono in codice e che devono essere interpretati.

Centrale il ruolo dell'infanzia: la teoria della sessuali infantile, le prime relazioni oggettuali etc. vengono collegati al processo di rimozione: meccanismo difensivo inconscio che rende inaccessibili alla coscienza desideri ritenuti spiacevoli e pericolosi.

Tecnicamente questo si traduce nel ruolo centrale del soggetto in analisi. Egli deve riappropriarsi degli elementi dimenticati che per sono attivi in lui ed l'unico depositario di questa conoscenza che non sapeva di avere. L'analista deve solo aiutare il soggetto a disvelarla utilizzando il materiale fornito dal soggetto stesso.

Il soggetto in analisi, tende a trasferire sull'analista gli stati emotivi, positivi o negativi, dell'infanzia ma che ancora lo condizionano. Questo fenomeno chiamato transfer ed tramite l'analisi di questa relazione che si possono eliminare quei sintomi che avvano la funzione di sostituire altri elementi non accettabili dalla coscienza e quindi rimossi.

L'analogia tra psicoanalisi e archeologia (Freud), ben rappresenta l'apparato psichico non come una realt unitaria, ma come un insieme di processi diversi: sogni, frammenti di ricordi, azioni involontarie mostrano i conflitti

inconsci. A contrario che in archeologia per, il materiale della sfera inconscia indistruttibile. Semplicemente, ci che appartenne al passato presente nascostamente, secondo una stratificazione. Si pu quindi concettualizzare la realt psichica (1) in senso diacronico: evolversi della realt psichica del soggetto nel tempo (2) in senso sincronico: la realt psichica si manifesta in modo tale da tenere compresenti i vari strati.

In conclusione la psicoanalisi: - sia una tecnica esplorativa con scopi terapeutici che un modello interpretativo della vita psichica umana - una psicologia del profondo e non fa coincidere psiche e coscienza - tuttavia si basa sulla dialettica inconscio/coscienza e quindi non elimina quest'ultima dalla sua analisi, ma la considera nei termini di questo rapporto. - l'inconscio non un mondo istintuale ma un campo di significazione che va affrontato con un modello teorico autonomo rispetto alle scienze naturali.

Le origini e il senso della psicoanalisi

Il clima scientifico nell'ultimo quarto dell'1800 a Vienna era influenzato dal pensiero evoluzionistico darwiniano: - Claus: voleva confermare l'ipotesi della continuit esistente tra le varie specie animali. - Brucke, della scuola fisica di Berlino: si contrapponeva all'idea che alla base dei fenomeni vitali agisse una forza vitale; proponeva di abolire ogni pensiero non scientifico e di richiamarsi alla fisica, unica disciplina che garantiva rigore sul piano dell'osservazione sperimentale e dell'elaborazione teorica. Il linguaggio della fisica divenne quello per la spiegazioni di tutti i fenomeni, biologici fisiologici e anche psichici.

Il comportamento umano era visto in quest'ottica come un fenomeno fisico: l'uomo era una macchina, governato da forza fisiche che si contrappongono, uniscono e bilanciano e cos i suoi fenomeni psichici.

Dopo la sua laurea Freud si accorse che la sola fisiologia non era sufficiente a spiegare alcuni fenomeni psicologici e decise di abbandonare, non senza conflitti personali, la via fisiologica. Un cambiamento influenzato da due figure: (a) T.Meynert: psichiatra di cui Freud aveva frequentato le lezioni. Si occupava di ricerche sul sistema nervoso centrale, e, pur aderendo ai dettami della fisiologia fisica, inseriva nel proprio modello teorico, relativo alle spiegazioni dei fenomeni psico-fisiologici, le idee del filosofo G.F. Herbart, tentando di comporre le due concezioni. Herbart, Vs Scuola di Berlino, sosteneva: - la preminenza della psicologia sulla fisiologia proponendo un modello che permetteva la misurazione degli eventi psichici (v. cap. ?) - concetto di idee inconsce: al di sotto della coscienza rimangono attive molte idee, che emergono nella sfera della coscienza quando alcune circostanze facilitano questo processo. (b) Brentano: fenomenologo che, come Herbart, sosteneva il primato della psicologia studiando i diversi modi di manifestarsi dei fenomeni psichici.

Alla fine del '800 si ebbe una crisi delle scienze naturali per cui fisiologia e neurofisiologia apparivano insufficienti anche a spiegare fenomeni psichici. Vienna, in cui il pensiero naturalistico era molto solido, tard nel recepire questo mutamento e Freud fu uno dei primi a dubitare della riduzione di tutti i fenomeni al discorso fisico. Una posizione maturata con lo studio dei processi psicopatologici, isteria soprattutto, in cui si manifestavano disturbi a livello organico senza che vi

fossero alterazioni organiche.

Freud cerc, senza mai cadere nell'irrazionalismo, un nuovo tipo di approccio, sia dal punto di vista epistemologico, sia da quello metodologico, centrato sullo studio del mondo psichico. L'insieme dei processi psico-patologici divenne un terreno strategico per questi studi.

Visto l'atteggiamento scientifico di Freud potrebbe sembrare un paradosso il suo assunto per cui ogni comportamento determinato da una dimensione inconscia. Ma non lo se si considera che il pensiero scientifico a lui precedente, tendeva a ignorare la possibilit di studiare i processi psichici. Inoltre Freud ipotizza una dimensione inconscia non come cieca forza, ma come mondo significante occultato dalla coscienza nonostante la influenzi. Cos facendo aggira l'ostacolo della normativit secondo la quale si poteva parlare solo di ci che direttamente osservabile. Normativit che ormai era entrata in crisi (es. teoria dell'atomo di Bohr).

L'opera di Freud e il suo sviluppo

L'osservazione di alcuni fenomeni, come quelli isterici, convinse Freud che avessero un'origine indogena, un processo causale di origine psichica e non somatica.

Una convinzione comune anche a Charcot, medico francese, che conduceva ricerche nel campo dell'ipnosi applicata alla cura dell'isteria, di cui Freud frequent le lezioni. L'ipnosi faceva scomparire i sintomi isteriche e consentiva di farli ricomparire una volta assenti. Freud intraprese l'uso dell'ipnosi a scopi terapeutici ma si rese conto che questa incideva sul sintomo senza agire sulle cause del sintomo che erano associate a qualche esperienza traumatica

verificatasi nel passato del soggetto.

Insieme a Breuer studi allora una variante del metodo ipnotico, detto catartico, invitando il soggetto sotto ipnosi a ricordare quelle esperienza dolorose. Si raggiunsero due importanti risultati: (1) i sintomi isterici sono i sostituti di processi psichici normali che, per ragioni soggettive ed oggettive, non si sono verificati al momento debito. I sintomi oltre ad esserne dei sostituti, sono anche una loro reminiscenza. (2) emerse un collegamento simbolico fra i sintomi e i ricordi traumatici, che una volta riattivati nella coscienza consentivano l'attenuazione o la scomparsa dei sintomi.

Ma con il metodo catartico i sintomi scomparivano solo per un certo periodo e si verificava una dipendenza dei pazienti nei confronti del terapeuta. Sul piano teorico inoltre, i due autori si trovavano sempre pi in disaccordo: - Se Freud era convinto che le rappresentazioni all'origine dei disturbi fossero patogeni perch si contrapponevano alle tendenze della coscienza, cos da indurre una difesa del soggetto. Non pi una spiegazione di tipo organico, al contrario di quanto faceva Breuer. - Freud accert che l'incompatibilit di determinati pensieri con la vita cosciente dipendeva dal loro essere associati a significati della vira sessuale, in particolare infantile.

Breuer, come tutta la scienza ufficiale, rifiut l'impostazione di Freud e l'emergente teoria della libido: energia psichica che presiede sia alle vicende auto erotiche, sia ad ogni tipo di relazione oggettuale che il soggetto imposta a partire dal suo iniziale rapporto con la figura materna e i suoi sostituti.

Tra il 1895 e il 1900 Freud elabor una nuova soluzione relativa alla spiegazione dei processi psichici. Esiste un mondo psichico sconosciuto alla

dimensione cosciente che non si manifesta solo nelle nevrosi, ma anche nella condotta psichica normale attraverso l'analisi dei sogni, dei lapsus e del motto di spirito. Questo fenomeni sono un compromesso tra le tendenze perturbanti non accettabili dalla coscienza e le forze removenti dell'Io.

Immediatamente prima al 1900 Freud elabor la sua concezione dell'attivit onirica: il sogno l'appagamento allucinatorio di un desiderio infantile. L'analisi dei sogni, con il metodo delle associazioni libere divent il cardine dell'interpretazione psicoanalitica. E' del1899, L'interpretazione dei sogni in cui viene impostato il primo modello di psicoanalisi: tutto ci che era stato considerato casuale e insignificante negli atti psichici, diventa qui oggetto di attento studio. Il sogno era diventato uno strumento prezioso per la conoscenza della vita psichica inconscia. Ci che muove l'attivit onirica un'aspirazione inconscia che veicola i desideri rimossi durante la veglia e che, entrando in contatto con i resti diurni, pone le condizioni per l'appagamento dei desideri inconsci. I pensieri latenti che agiscono sotto la scena manifesta, vengono trasformati dal lavoro onirico in una diversa modalit espressiva. A questo si associa la censura che continua a arginare le aspirazioni inconsce, quello che compie nello stato di veglia la rimozione. Il materiale onirico subisce anche un'elaborazione secondaria che ha lo scopo di rendere il sogno pi coerente e comprensibile; questa aumenta mano a mano che ci si avvicina al risveglio e culmina quando si racconta il sogno.

L'analisi dei sogni, la teoria dinamica della formazione del sogno e il metodo delle associazioni libere, si saldano alla teoria della sessualit infantile, che, insieme alla dinamica funzionale del transfer, forma alcuni temi centrali della dottrina freudiana.

Vi sono altri fenomeni detti atti mancanti/azioni casuali (ad es. lapsus, smarrimenti e dimenticanze) che sono espressioni di intenzioni rimosse e conseguenza dell'interferire di due intenzioni, una delle quali inconscia. Il campo dell'osservazione psicoanalitica si allarga cos enormemente in una concezione unitaria tra mondo psichico normale e patologico.

La psicoanalisi non fa ricorso a una struttura strettamente deterministica; al presentarsi di un fenomeno concorrono pi fattori che vanno stabiliti di volta in volta.

Molti sono gli argomenti di Freud che rimangono ancora un punto di riferimento per il pensiero psicoanalitico: il complesso edipico e la sua incidenza nella vita adulta, la teoria delle pulsioni lipidiche e distruttive, le concettualizzazioni dello psichico ( Conscio - Preconscio - Inconscio/Es - IoSuper Io), il narcisismo, l'estensione dell'indagine psicoanalitica alla creazione artistica etc.

Dal 1900 al 1910 la dottrina psicoanalitica usc dall'isolamento e venne riconosciuta. Successivamente, nel movimento psicoanalitico si sono verificate alcune scissioni come quella di Jung e Adler e, all'interno della stessa psicoanalisi freudiana nacquero alcuni indirizzi particolari come la scuola kleiniana, la corrente che si rif a Reiche o quella di Lacan.

Il messaggio psicoanalitico

In un momento di crisi della scienza ufficiale che si rivolgeva a una concezione naturalistica riduttivistica Freud vide la possibilit di rifiutare la soluzione spiritualistica e di superare la crisi della ragione, mettendo in luce la dialettica tra ci che apparentemente non logico (significazione inconscia) e

il mondo della coscienza e della ragione. La sua concezione non vene accolta con entusiasmo ne dalle tendenze irrazionalistiche ne dal pensiero razionale tradizionale.

Una concezione che si ritrova anche nel metodo psicoanalitico: durate la situazione analitica infatti, il soggetto sveglio e quindi in possesso delle sue armi critiche (diversamente da quando nello stato ipnotico), ed nelle condizioni di far emergere (attraverso le associazioni libere etc.) quegli elementi di fronte ai quali scattano i suoi meccanismi difensivi. L'analizzando partecipa cos attivamente ai conflitti che si scatenanti tra l'apparato difensivo e i significati che tendono ad emergere nella comunicazione. Si trova quindi in una zona intermedia: n nel delirio incodificabile, n nella sfera della coscienza critica che tutto vuole controllare ma dove conscio e inconscio si affrontano.

Del resto la psicoanalisi serve a far s che l'Io del soggetto si riappropri di ci che stato rimosso, che gli appartiene e che lo determina inconsapevolmente; la parte critica del conscio deve assumere l'esistenza di parti in cui essa non si riconosce.

L'analista procede per ricostruzione di quanto venuto emergendo e ripropone al sofferto il messaggio che l'analizzando ha offerto a lui e a s stesso. Con questo termine Freud indicava un lavoro di ricomposizione in cui il linguaggio dell'inconscio si fa significativo e si sostituisce quello di interpretazione. Secondo il meccanismo inconscio della proiezione infatti, si espelle fuori di noi e ad attribuire agli altri tendenze, affetti etc. che ci appartengono. Questo il rischio che corre l'analista interpretando.

Musatti sottolinea come l'ipotesi della razionalit dell'inconscio venne

abbandonata per riconoscergli una modalit espressiva diversa. Questo port Freud a superare la teoria del trauma specifico (nevrosi attribuite a presenza di un trauma infantile specifico connessa con un'aggressione sessuale subita da adulti/genitori). I pazienti infatti riportavano spessissimo delle fantasie, ricordi che non corrispondevano a realt. Si trattava poi di una volont, positivistica, di individuare un elemento nascosto che, una volta scoperto, era totalmente risolutivo.

Per trovare il rapporto tra logica dell'inconscio e quella del pensiero cosciente, la psicoanalisi deve stabilire i collegamenti tra questi due piani e l'analista deve mantenere un'impostazione che gli consenta sia di partecipare al mondo delirante dell'inconscio, sia di decodificarlo continuamente. Con la compresenza dei due piani si raggiunge una razionalit diversa, che non nega pi i significati inconsci.

Se la psicoanalisi consente di indagare degli aspetti innovativi della produttivit umana, essa richiede un continuo esercizio di disciplina nell'attivit dell'interprete.

Il passaggio dall'interpretazione alla ricostruzione, non elimina l'aspetto interpretativo che rimane uno dei fattori pi significativi dell'indagine psicoanalitica nonostante venga recuperata in un pi ampio contesto ricostruttivo. La ricostruzione nasconde l'ambizione di un'obiettivit che va intesa come meta da perseguire, come un ideale della ragione.

VIII. J. Piaget e la scuola di Ginevra

Piaget ha ridato alla psicologia uno spessore filosofico dando un contributo sia

a livello epistemologico, sia metodologico.

Una personalit eclettica

Con Piaget la Svizzera assume un'identit peculiare. Nonostante le sue posizioni, in quanto eterodosse, non ricevettero subito un largo successo, non gli mancarono i riconoscimenti ufficiali. Egli affianc alle sue ricerche e pubblicazioni l'attivit di insegnante e organizzatore. Ebbe una formazione eclettica. Un multidisciplinarismo che fece s che il suo intento fosse di perseguire la verit attraverso l'interazione tra speculazione teorica e verifica empirica.

Altri due punti importanti della biografia culturale di Piaget sono: 1) il superamento del problema religioso, difficilmente conciliabile con la fede scientifica. Influenzato da Bergson che identificava Dio con la materia nel suo divenire, Piaget assume una posizione materialistica negando il valore esplicativo di qualsiasi spiritualismo o metafisica. 2) il rapporto controverso con la filosofia: sostiene che questa non produce conoscenza ma solo saggezza e che l'unico tipo di filosofia rilevante per la scienza l'epistemologia (studio del problema della conoscenza). Ma quella prodotta dalla filosofia inadeguata per il suo carattere speculativo e anche quella neopositivista, consona alle esigenze piagetiane per il rigore metodologico e per il ricorso ai principi operazionali, presenta a suo parere due lacune: (1) si basa sul principio per cui la percezione ci fornisce in modo diretto i dati dell'esperienza. Secondo Piaget, invece, ci fornisce sempre un'immagine deformata della realt. (2) per Piaget la logica non trova la sua origine nel linguaggio ma nell'azione.

Per ovviare a questi limiti fonda l'epistemologia genetica il cui obbiettivo l'elaborazione di una concezione biologica della conoscenza fondata sull'indagine sperimentale delle diverse forme assunte dall'intelligenza durante lo sviluppo ontogenetico e sullo studio delle convergenze che si trovano tra lo sviluppo delle strutture cognitive e quello delle strutture organiche. Questo postulato pone il problema nel divenire: bisogna individuare le leggi che regolano le trasformazioni dello sviluppo cognitivo e che dipendono dall'interdipendenza tra struttura e funzione negli organismi.

Piaget era convinto che la logica trovasse il suo fondamento nell'azione, o meglio, nell'organizzazione spontanea delle azioni, visto che ogni azione comporta una logica. Siccome poi gli organismi viventi sono definiti dal loro funzionamento (= insieme di azioni e reazioni degli organismi), diventa possibile elaborare un sistema logico in cui si ritrovano, i principi dell'organizzazione biologica degli organismi. (? p. 206)

Un altro punto centrale della sua ricerca era il problema dei rapporti che intercorrono tra il tutto e le parti che lo compongono, un'organizzazione imposta alle parti in tutti i settori della vita. Tra le parti e la totalit vi sono una serie di possibili relazioni di conservazione o modificazione che danno luogo a varie forme di equilibrio. La totalit una struttura formata da elementi subordinati a delle leggi di composizione. Gli organismi viventi possono quindi essere concepiti come dei sistemi il cui funzionamento regolato dall'insieme delle strutture che li costituiscono. Centrale lo stato di equilibrio del tutto e della parte che corrisponde a stati di coscienza di natura normativa.

Qui Piaget scopre la psicologia, che gli consente di provare queste ipotesi

speculative sulla conoscenza umana con i fatti che della realt empirica: secondo lui, la psicologia spiega i fatti in termini di causalit parallelamente alla logica che descrive le forme relative ai fatti nei termini di un equilibrio ideale. (? p. 207)

Bisogna identificare quelle strutture che, nell'uomo, danno luogo alle varie forme di equilibrio ideale. Queste possono essere descritte con il sistema della logistica operatoria, che rappresenta per la psicologia ci per la fisica la fisica matematica: una teoria algebrica di strutture in funzione della quale il pensiero reale si impone una logica.

Piaget si rivolge all'analisi delle capacit dei bambini per identificare delle strutture logico-matematiche da cui tali capacit dipendono, geneticamente e logicamente. Sono queste strutture operatorie, il cui prodotto l'intelligenza, che reggono lo sviluppo delle attivit dei processi cognitivi.

Gli elementi del sistema psicologico di Piaget

Nel sistema psicologico di Piaget troviamo una stretta continuit tra sistemi biologici e psicologici data dal principio funzionale dell'adattamento dell'organismo all'ambiente. L'adattamento si realizza con un duplice processo: (a) assimilazione: tramite cui l'organismo fa propri gli elementi dell'ambiente esterno incamerandoli nelle proprie strutture. (b) accomodamento: tramite cui le strutture dell'organismo vengono modificate dai nuovi elementi acquisiti con l'assimilazione. Il continuo equilibrarsi di (a) e (b), origina il divenire biologico, cio la trasformazione delle strutture che sia qualitativa che quantitativa.

Durante lo sviluppo ontogenetico, si possono identificare degli stadi caratterizzati dalla stabilit strutturale prodotta dall'equilibrazione tra assimilazione e accomodamento.

*Piaget cerca di individuare le strutture comuni a tutti gli individui della specie. A fondamento della sua epistemologia genetica vi un soggetto epistemico.

Lo sviluppo del bambino si sviluppa in tre stadi principali: (1) Stadio senso-motorio: In questo stadio si ha un'indifferenziazione tra bambino e il mondo esterno. Il bambino raggiunge prima la coordinazione tra visione e prensione e poi la costruzione dell'oggetto permanente. La differenziazione dal punto di vista cognitivo tra interno ed esterno, tra soggetto ed oggetto, avviene per un processo di decentramento legato alla formazione delle strutture logico-matematiche elementari. La coordinazione delle azioni si realizza secondo strutture d'ordine e riunione, premessa logica per la formazione delle principali categorie dell'azione: lo schema dell'oggetto permanente, quello dello spazio e del tempo. Nel primo stadio la casualit di tipo magico fenomenico: ogni cosa produce ogni cosa ed centrata sulle azioni dei soggetti indipendentemente dai concetti spaziali che il bambino non possiede ancora. Al decentramento cognitivo corrisponde un analogia sul piano affettivo: la differenziazione tra l'io e l'ambiente, che si realizza tramite gli scambi tra bambino e persone da cui hanno origine i sentimenti, e tra bambino e le cose da cui nascono gli interessi. Le strutture che si formano in questa prima fase contengono gi quelle degli stadi successivi.

(2.1) Stadio pre-operatorio (dai 2 ai 7/8 anni)

In questo stadio i bambini sembrano ragionare solo sugli stati o le configurazioni delle situazioni. Ignorano il ruolo che le trasformazioni hanno nel produrre il mutamento. Le trasformazioni sono cos ricondotte alle azioni con cui i bambini manipolano gli oggetti. Rispetto alla causalit si assiste alla produzione di spiegazioni finalistiche e ad un realismo dovuto all'indifferenzazione tra fisico e psichico. Il bambino assimila cos i fenomeni fisici alla propria azione. (es. egocentrismo intellettuale -Wikipedia)

(2.2) Stadio delle operazioni concrete (dagli 8 agli 11/12 anni) Gli stati vengono qui subordinati alle trasformazioni. Se prima le reazioni dipendevano dalla percezione o dall'immaginazione, ora si basano sul principio di identit e reversibilit. Prima forma di causalit razionale: i fenomeni fisici non vengono pi assimilati all'azione ma alle operazioni, che sono l'esito della coordinazione delle azioni. Il processo di socializzazione si stabilizza. Si realizza sul processo di decentramento e di differenziazione che ha guidato lo sviluppo delle strutture dell'intelligenza dei ragionamenti matematici e fisici.

(3) Stadio delle operazioni formali Le strutture operatorie consentono la costruzione di operazioni preposizionali con i quali possibile ragionare per mezzo di ipotesi. Si ha un ragionamento basato su proposizioni svincolare dalla constatazione immediata della realt. Un traguardo che rende possibile fondare i ragionamenti su una combinatoria sia degli oggetti, sia delle preposizioni. Con queste operazioni preposizionali, che consentono il dominio del possibile, si completa il processo di decentramento tra soggetto espistemico e il reale, sfera della necessit.

Tutti gli stati sono per estensione logica del primo. Un altro momento centrale la comparsa della funzione simbolica che permette il passaggio dal primo al secondo stadio.

Nell'insieme delle funzioni cognitive, insieme agli aspetti operativi (azioni che trasformano l'oggetto e operazioni con cui si organizza il sistema cognitivo), abbiamo anche gli aspetti figurativi. Questi hanno una funzione riproduttiva, e non tendono a trasformare l'oggetto. Gli strumenti di questa funzione rappresentativa sono la percezione e l'imitazione. Da quest'ultima ha origine la funzione semiotica. Non vi pu essere imitazione senza percezione e l'imitazione prefigurazione senso-motoria della rappresentazione. Il passaggio da rappresentazione in atto a quella pensata si realizza con condotte sempre pi complesse: imitazione in assenza di modello, gioco di finzione, disegno La funzione semiotica inizia quando si ha una differenziazione tra significato e significante. Gli aspetti operativi producono i significati, quelli figurativi i significanti.

Durante lo sviluppo si hanno tre tipi di significanti: gli indici percettivi che non sono ancora differenziati dal loro significato, i simboli intesi come una cosa che sta per un'altra cosa, che si differenziano dai significati perch sono prodotti in occasione della rievocazione di un oggetto in sua assenza. Qui prende avvia la funzione semiotica vera e propria che si prolunga nel linguaggio. Questo forma un sistema di segni che fungono da schemi rappresentativi che ne sono i significati.

Le operazioni rese possibili dalle strutture logico-matematiche, regolano le modalit di sviluppo delle funzioni mentali che dipendono dagli aspetti figurativi della conoscenza: il gioco, il sogno, il linguaggio, la memoria

In particolare la percezione visiva e la memoria svolgono nella psicologia di Piaget un ruolo diverso rispetto a tutte le altre teorie psicologiche. In queste ultime la memoria intesa come insieme delle tracce prodotte dalle esperienze pregresse di natura percettiva ed quindi subordinata alla percezione. Per Piaget, al contrario, la percezione visiva non pu assolvere il compito di riproduzione fedele del reale. La percezione, per quanto fornisca il materiale su cui l'azione e le operazioni vengono esercitate, non costituisce un primitivo della conoscenza, ma forma un sistema solidale a quello delle strutture dell'intelligenza. Con lo sviluppo, la percezione diviene pi attiva per l'influenza delle strutture operatorie che fanno si che i punti di centrazione forniscano il massimo di informazione con il minimo di perdite.

Piaget d una definizione molto ampia della memoria: ogni conservazione del passato a partire dal livello biologico dell'eredit genetica. Ne distingue due tipi, memoria in senso stretto e una in senso largo. Quest'ultima concerne la conservazione degli schemi e si esplica nella capacit del soggetto di riprodurre ci che generalizzabile in un sistema di azioni o di operazioni senza un riferimento esplicito al passato. La memoria in senso stretto invece, si riferisce alle reazioni prodotte dal riconoscimento o dalla rievocazione dell'oggetto (dja vu). La prima forma di memoria non altro che la traduzione in termini figurativi della seconda. Entrambe sono attivate nei processi mnestici da cui derivano i tre tipi di ricordo: riconoscimento, rievocazione e ricostruzione che si sviluppano parallelamente alle strutture operatorie dell'intelligenza. In questo modo Piaget, diversamente dalle altre teorie sulla memoria, fa di questa funzione mentale uno strumento conoscitivo al pari dell'intelligenza.

Il metodo

L'attivit di ricerca svolta da Piaget come naturalista, lo ha portato ad appropriarsi del metodo osservativo e descrittivo anche in psicologia. Lo stesso interesse lo ha indotto a privilegiare una prospettiva storico-critica che si articola in un'analisi psicogenetica, per lo studio dell'ontogenesi dell'intelligenza. Questa, secondo Piaget, pu essere compresa solo in relazione alla filogenesi: tutti i processi dell'attivit mentale della storia devono essere ricondotti alla loro matrice biologica quindi alla loro dimensione evolutiva che ne guida la trasformazione.

Studiando lo sviluppo intellettuale dei bambini, si vuole fornire un'interpretazione del funzionamento mentale dell'adulto e delle forme assunte dalla conoscenza come sapere riflesso, prodotto collettivamente e socialmente istituzionalizzato. Alla psicologia spetta il primo compito.

L'adozione del metodo psico-genetico necessaria per interpretare il formarsi e trasformarsi della conoscenza se si postula, uno stretto rapporto tra genesi e struttura negli organismi viventi. L'integrazione di un'analisi strutturalista con quella genetica dei problemi dell'intelligenza e della conoscenza, permette di spiegare le strutture dell'intelligenza senza ricorrere all'innatismo (predeterminate nei fattori biologici ereditari), n alla tesi per cui sarebbero state date a priori nel mondo fisico.

Le ricerche sperimentali di Piaget sono state condotte con il metodo del colloquio clinico di cui attest le potenzialit quando dovette adattatare alla popolazione francese i test d'intelligenza di Buty. Esso consiste nel presentare al soggetto un problema e, mediante una serie di domande, precedentemente

studiate ma variabili strategicamente caso per caso, portare il soggetto alla soluzione. In questo modo possibile comprendere lo svolgersi del ragionamento che sta alla base delle produzione delle risposte di cui, anche quelle errate, hanno grande importanza secondo l'autore. Successivamente Piaget si accorse che per studiare la genesi delle operazioni intellettuali era necessario considerare la manipolazione su oggetti e quindi gli schemi di condotta. Il colloquio clinico venne allora affiancato all'osservazione controllata: il bambino doveva compiere azioni in situazioni appositamente create per poi discuterne con lo sperimentatore. Un modus operandi che venne criticato dalla posizione tradizionale in quanto ritenuto non ripetibile e quindi dava come risultato esperimenti non significativi. Un metodo che invece oggi molto utilizzato perch mette in luce i fattori che organizzano le prestazioni dei soggetti; fattori di cui il soggetto solo parzialmente consapevole.

Piaget sul piano epistemologico: esigenza di un continuo rapportarsi tra ricerca speculativa ed empirica piano della ricerca psicologica: metodo psico-genetico e comparativo piano sperimentale: osservazione controllata e colloquio clinico

Per Piaget la ricerca un'impresa collettiva e per raggiungere dei risultati importante la critica reciproca e infatti vede i suoi contributi non come isolati ma come work in progress.

La scuola di Ginevra e la diffusione della psicologia piagetiana

Caratterizzata da questo metodo di discussione comune delle ipotesi. Grazie a

questo centro studiosi di tutte le aree hanno potuto approfondire i problemi epistemologici in ottica interdisciplinare. Un clima talmente aperto che rende difficile tracciare dei confini. Le opere di Piaget per, vengono riscoperte solo a partire dagli anni '60 con il grande mutamento della psicologia statunitense, preludio dell'affermarsi del cognitivisimo. L'opera paigetiana ha cos promosso ricerche non solo nell'ambito della psicologia evolutiva, ma anche nello studio dei processi cognitivi in generale. La rilevanza dell'interpretazione piagetiana ora rilevabile in pi aree di ricerca: matematica e fisica, linguaggio, ricerca psico pedagogica, psicologia sociale, intelligenza artificiale etc.

IX. La psicologia cognitivista

Dagli anni '30 inizia l'egemonia comportamentista che dura fino al '50 e le scuole che potevano contrastarla erano andate in crisi: i maggiori esponenti dello strutturalismo erano morti, il meglio del funzionalismo era stato assorbito nel comportamentismo stesso e la Gestalt, con l'avvento del nazismo in Germania, si ridusse ad alcuni esponenti isolati negli Stati Uniti. Attraverso l'uso delle tecnologie educative, il comportamentismo, che ha sempre avuto come oggetto privilegiato lo studio dell'apprendimento si inserir nel mondo della scuola, ma la psicologia dell'et evolutiva, che in Europa era in auge sotto l'influenza di Piaget, ancora sfuggiva al loro dominio. Una prosperit che era la "quiete prima della tempesta"; era vicina la rivoluzione cognitivista che, ancora oggi, la pi diffusa.

Il cognitivismo come filiazione del comportamentismo

Pur nell'accesa polemica il punto di riferimento dei cognitivisti rimane il comportamentismo. Lo dimostra anche la genesi del nome: solo dopo l'uscita

di Cognitive Psychology di U. Neisser si parler di cognitivisti, che prima ritenevano di appartenere a una nuova fase del comportamentismo: il cenocomportamentismo. Una terza fase, dopo quella del neo comportamentismo di Tolman Skinner e Jull, che era iniziata con Hebb che inizi una rivoluzione contro il modo di concepire il sistema nervoso centrale rispetto al comportamento. Tra le variabili intervenienti (v. sopra) (costrutti ipotetici, introdotti dai neo comportamentismi per spiegare quei fenomeni che non potevano essere spiegato come semplice corrispondeza stimolo/risposta), Hebb era interessato ai processi di mediazione: quei processi che consentono all'individuo di non rispondere immediatamente allo stimolo che gli viene presentato ma che, creando delle strutture interne al sistema nervoso dell'individuo, fanno s che si possa comportare avendo a disposizione degli stimoli e risposte interne. Se per i neo comportamentismi le variabili erano dei costrutti ipotetici che non avevano una base realistica ma una funzione puramente logica, secondo Hebb, le cellule componenti il sistema nervoso, si organizzavano in assembramenti cellulari, strutture di neuroni formanti dei circuiti prefissati in cui circolavano per un tot le informazioni all'interno del sistema nervoso. Alcuni di questi assembramenti erano presenti alla nascita, altri si formavano con l'apprendimento. Le informazioni che circolavano in questo modo consentivano di ritardare la risposta allo stimolo; la formazione degli assembramenti corrispondeva al processo di memorizzazione e l'impiego di pi assembramenti ciascuno legato ad un comportamento semplice, spiegava quelli pi complessi. Questo modello era una rottura con quello del neo comportamentismo anche perch permise un'uscita dal modello stimolo-risposta. Con questo modello l'interesse si rivolge per la prima volta ai processi che si svolgono all'interno dell'individuo, non pi sul piano del costrutto ipotetico ma su quello del modello logico dello svolgimento dei processi mentali. D'altra

parte si rifiutava un'identificazione reale del suo modello con il vero sistema nervoso. Era sufficiente una corrispondenza sul piano logico. Questa modalit di concettualizzare i fenomeni si sarebbe poi affermata col cognitivismo. Questa modalit consiste nella creazione di modelli che, di volta in volta, possono far riferimento ad un'idealizzazione del sistema nervoso a a circuiti di un elaboratore: non vi la preoccupazione di identificare realisticamente gli elementi, ma di considerare questo come uno schema valido sul piano logico. L'interesse del cognitivista. infatti, rivolto ai processi mentali, questi visti con occhio realistico, mentre il substrato fisico pu essere accantonato e sostituito con qualcosa di diverso mano a mano che le nostre conoscenze si modificano. Una rottura che per diventa comprensibile solo a posteriori, e che ancora oggi, non sempre viene ritenuta cos di cesura.

Il mentalismo dei cognitivisti

La psicologia cognitivista pu essere considerata, sotto certi aspetti, mentalista. Un termine che, con lo sviluppo del comportamentismo, ha assunto una connotazione negativa perch le categorie mentali, al contrario di quelle comportamentali, non erano direttamente osservabili e non potevano dunque essere oggetto di ricerca scientifica.

La riflessione epistemologica dei comportamentisti stata pi approfondita di quella cognitivista e sostenuta da due correnti filosofiche: (1) l'operazionismo e (2) il neo positivismo. (1) Per gli operazionisti i concetti corrispondono a delle operazioni attraverso cui vengono effettuate determinate misurazioni. La definizione dello psicologo comportamentista di apprendimento in termini di frequenza di determinate risposte quindi perfettamente in linea con i criteri operazionisti. Lo psicologo

ha operazioni di misurazione sia per la situazione ambientale sia per le risposte del soggetto. I concetti psicologici sono l'operazione attraverso cui questi due tipi di operazioni di misurazione sono collegate. Le variabili intervenienti sono quindi concetti ipotetici che intervengono quando le correlazioni tra variabili ambientali e comportamentali non forniscono un risultato univoco, per risolvere questa ambiguit. Es. concetto di forza dell'abitudine

Tolman sviluppa concetti a prima vista tipicamente mentalistici, ma, anche se dichiara che la psicologia ha come oggetto la capacit di eventi mentali, ogni suo concetto mentalistico viene risolto in un sistema di correlazioni tra eventi di stimolazione e risposte dell'organismo. Egli giunger solo ad ammettere l'uso dell'introspezione.

La critica che i nuovi cognitivisti rivolgono a Tolman quella di aver lasciato nel limbo delle variabili intervenienti i suoi concetti mentalistici e di non essere riuscito a gettare il ponte tra struttura mentale e azione.

(2) Nell'empirismo logico di Carnap l'interesse rivolto alla scienza come linguaggio, al rapporto tra linguaggio teorico e osservativo e alla possibilit di definire gli enunciati teorici attraverso una serie di trasformazioni sugli enunciati relativi alle osservazioni empiriche. Alla versione ristretta dell'empirismo, in cui si riteneva possibile dare di ogni concetto teorico una definizione in termini osservabili, segu una seconda fase detta prima liberalizzazione dell'empirismo che rese necessaria l'introduzione di altri procedimenti definitori per i termini disposizionali (quelli che designano caratteristiche degli eventi fisici osservabili solo in determinate circostanze). Se il comportamentismo radicale alla Watson concordava con la versione ristretta dell'empirismo, il neo-comportamentismo di Hull o Tolman

richiedevano la versione liberalizzata. Dagli anni '50 anche la seconda versione risultava restrittiva ed emerge che non possibile definire tutti i termini teorici in funzioni di osservabili, ma che esistono dei termini primitivi nel sistema teorico che vanno nitrodotti indipendentemente dall'osservazione. Si ha cos una seconda liberalizzazione dell'empirismo. E' in questo momento di crisi epistemologica che emerge il cognitivismo: il neo comportamentismo aveva risolto le lacune del comportamentismo radicale introducendo i concetti mentalistici come variabili intervenienti, e definendoli per riduzione come termini disposizioni. Ma nel momento in cui si dimostra che alcuni termini mentalistici vanno, viceversa, introdotti come primitivi l'edificio del comportamentismo scricchiola. Il comportamentismo non pi in grado di bollare come ascentifico tutto ci non osservabile direttamente. Es. di Romano: la significanza di figura sfondo non data n da predicati immediatamente osservativi, n dalla possibilit di operare una riduzione a predicati osservativi; ci che conta l'operazione che svolge il soggetto, che determina modi diversi con cui interpreta i dati ambientali. Ma i cognitivisti non introducono i concetti mentalistici in base a una critica epistemologica del comportamentismo, argomento per cui hanno sempre dimostrato disinteresse. Anzi, ha trovato sbocco nella loro crisi epistemologica.

Un'altra differenza che l'interesse dei cognitivisti sempre stato rivolto all'individuazione di modelli, che fossero in grado di spiegare un singolo comportamento nel dettaglio, non all'enunciazione di grandi principi generali. Per il cognitivista il modello una rappresentazione semplificata della realt che non pretende di costituirne una riproduzione fedele del sistema nervoso, ma che invece realistico per quanto riguarda le funzioni svolte dalla mente.

E' la necessit logica di una funzione che ne costituisce il criterio di esistenza.

Il mentalismo dei cognitivisti quindi totalmente diverso da quello metafisici. Inoltre, i modelli che costruiscono sono tipicamente derivati da modelli cibernetici in termini di flusso di informazioni che vengono elaborate in vari stadi del loro passaggio nell'organismo. Questo consente l'utilizzo al cognitivista di simulazione tramite calcolatore elettronico.

L'uso dei modelli consente di superare le ambiguit, perch nella sua rappresentazione ridotta della realt ogni elemento definito con precisione. Questo al prezzo di un allontanamento radicale dalla vita reale, spezzettandosi in modelli sempre pi specifici e lontani da ci che l'uomo fa nella sua quotidianit. Una tendenza a cui ultimamente stanno cercando di rimediare.

Lo sviluppo storico del cognitivismo

Non si tratta di un movimento organico ed quindi difficile delinearne i contorni. Non esiste una data ufficiale di inizio, quindi si fa risalire agli anni della prima guerra mondiale quando Craick inizi delle ricerche sul comportamento di tracking: al soggetto viene chiesto di tenere allineato il segnale con un bersaglio mobile. Ci si accorse che il soggetto non era in grado di operare pi di una correzione ogni 5 secondi. Craick dedusse che vi dovesse essere un meccanismo decisore che impiegava 5 secondi per elaborare le informazioni in arrivo e finch non finiva di elaborare queste non poteva darsi al nuovo lotto. Per la prima volta si affermava che 1) l'uomo poteva essere concepito come un elaboratore di informazioni, un servomeccanismo di tipo cibernetico 2) che l'uomo aveva un tipo di funzionamento discreto 3) il meccanismo decisore era unico e non potevano

essere eseguite pi cose alla volta. Inoltre si riscopriva l'importanza del tempo impiegato per compiere azioni come indicatore dei processi mentali che, entrato in auge con Donders e Wundt, era poi caduto in oblio. *Cambridge ha un'importanza fondamentale per la nascita del cognitivismo e la loro preoccupazione non era di condurre studi asettici in laboratorio ma studi applicati sul comportamento dell'uomo nelle diverse condizioni ambientali. Da qui l'interesse per il tracking, per la vigilanza. Miller, un ex comportamentista che, come tanti, aveva cambiato orientamento, aggiunse un altro limite alla convinzione che l'uomo pu eseguire un solo compito per atto di decisione, rispetto alla quantit di informazioni che si possono elaborare alla volta ( da 2 a 7 pezzi). Anche la memoria a breve termine fu un tema centrale del cognitivismo, riscoperto da Brown. Secondo i comportamentismi non aveva senso distinguere tra due tipi di memoria, ma gli esperimenti di Brown fecero emergere le differenze tra memoria secondaria e primaria. Centrale fu la ricerca di Sperling del 1960, che rilev la presenza di un terzo tipo di memoria con tempi di immagazzinamento molto pi brevi e con funzioni diverse.

L'opera che invece raccolse maggiormente gli spunti della cibernetica fu Plans and the Structure of Behavior nato dalla collaborazione tra Miller, Galanter e Pribram. In quest'opera gli autori tentarono di dare alla psicologia un'unit di analisi che potesse sostituire il riflesso, unit privilegiata dal comportamentismo. La individuarono nel TOTE (test operate test exit): ogni volta che un individuo deve compiere un'azione in primis verifica nell'ambiente se la situazione congruente con gli obiettivi dell'azione che deve svolgere. Se cos non fosse, dovr operare affinch lo sia, far un'altra volta una verifica. Se i requisiti saranno soddisfatti ci sar l'uscita dall'unit per passare a una successiva, in caso contrario si dovr operare di nuovo e cos finch il

test non accerter la congruenza tra obiettivi e stato dei fatti. Questo libro ancora considerato una pietra miliare della psicologia cognitiva.

Qui, l'analogia tra uomo e calcolatore era all'estremo e una larga parte era dedicata ai piani per parlare, riferimento esplicito alla psicolinguistica generativo- trasformazionale di Chomsky. Un ambito dominato dagli strutturalisti che avevano per trascurato l'utente linguistico e si erano concertati sull'analisi del messaggio. Secondo Chomsky invece, era indispensabile ammettere che nell'uomo il linguaggio ha una base innata. Distingueva inoltre tra competenza, i.e. conoscenza della lingua da parte del parlante, e esecuzione, la produzione reale, da altri processi psicologici. Inizialmente si concentr sugli aspetti sintattici: la sua, detta linguistica generativo-tradizionale perch mira a individuare le regole attraverso cui le frasi vengono generate e attraverso cui sullo stesso nucleo di significato vengono operate delle trasformazioni. Si concentr successivamente sugli aspetti semantici.

Gli anni'50 furono gli anni di rottura tra cognitivismo e comportamentismo ma erano ancora contributi sparsi. Gli anni '60 e '70 furono gli anni del riconoscersi e della frantumazione della teoria, del rifugiarsi in modelli sempre pi astratti e lontani.

Ultimi sviluppi del cognitivismo

Ora probabile ci sar un cambiamento perch c' bisogno di grandi teorie. Nello stesso cognitivismo sono stati recentemente criticati i micromodelli e l'analogia tra uomo e calcolatore.

Neisser stesso muove oggi tre critiche: 1) progressivo restringimento di campo

con pi laboratorio e meno vita quotidiana 2) ricerche sofisticate ma poco produttive 3) il concetto di elaborazione delle informazioni muta a seconda del significato che i vari autori attribuiscono al termine "informazioni". Secondo l'autore esse arrivano dall'ambiente. Gli individui possiedono degli schemi che gli permettono di coglierle e che costruiscono il legame tra percezione e pensiero. Dati gli influssi di Gibson, si voluto chiamare questa nuova fase del cognitivismo ecologica ma non per questo ha ritrovato uno sua unitariet.

A questa prospettiva si oppongono gli studiosi della scienza cognitiva (1977) che si occupa di: sistemi di credenze, coscienza, evoluzione, emozione, interazione, linguaggio, apprendimento, memoria, percezione prestazione, abilit, pensiero.

Comune ad entrambi i il rifiuto dei micromodelli, ma nella scienza cognitivi vi una forte accentuazione sull'intelligenza artificiale e sull'utilizzo della simulazione. Ma la differenza principale che per la scienza cognitiva l'informazione stimolo ha una valenza traducibile in un linguaggio simbolico che individua le caratteristiche funzionali della mente. Nel caso della prospettiva ecologica la struttura dell'informazione stimolo invece un primitivo che dipende dal medium che la trasmette e l'attivit cognitiva consiste nel raccogliere le informazioni sottostanti al messaggio convogliato da tale informazione stimolo.

La cosa buona che entrambe vanno verso un maggior respiro teorico e un maggior interesse per i problemi pi quotidiani.

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