MASSIMO BONAFIN Osceno, risibile, sacro: Iambe/Baub, Hathor, Ame-no-Uzume e le altre
'Esibire il nascosto' esprime gi una contraddizione che implica la violazione di una norma, antropologicamente l'infrazione di un tab: inoltre, far vedere quello che di solito celato sottintende un pubblico, destinatario dell'esibizione; uno spettacolo, insomma, in cui qualcuno mostra qualcosa a qualcun altro, qualcosa che fuori da quello spettacolo non ammesso mostrare; questa dimensione che non quella 'teatrale' in senso ristretto e moderno interseca inevitabilmente i territori 1 dell'osceno, del risibile o ridicolo e del sacro, almeno nel suo aspetto rituale, di cornice che rende possibile e legittimo ci che altrimenti proscritto, perch pone in contatto con una alterit. Lo spettacolo del sesso che siamo abituati a pensare solo nella realt degradata e mercificata del nostro tempo diventa il luogo dove si incrociano e si sovrappongono, sfumando uno nella sfera semantica dell'altro, l'oscenit, la risata e lo spavento di fronte al mistero. Si potrebbe anzi dire che l'osceno mostra il sesso dapprima nella sua potenza, che sentiamo superiore a noi, e subito dopo nella sua disponibilit, che avvertiamo come da noi controllabile, e quindi ridiamo del superamento della situazione angosciante 2 . Il nascosto esibito di cui si tratta in questo contributo , alla lettera, quello del sesso femminile, quale emerge da una rete di testi e di immagini, provenienti da culture, tempi e luoghi molto distanti fra di loro, ma che si condensano attorno ad un mitologema 3 a cui queste tre determinazioni (losceno, il riso, il sacro) sono essenziali. In s, ciascuna di esse certo molto studiata, ma assai di meno lo la loro interrelazione, che appare, pi spesso di quanto la communis opinio vorrebbe, laddove un'esibizione oscena, in questo caso l'esposizione volontaria dei genitali, avviene in un contesto religioso e/o cerimoniale ed accompagnata dal sorriso e dal riso. In considerazione del fatto che i materiali
1 Si rileggano le definizioni di territori di Calvino (1980). 2 Il lettore scaltrito si sar accorto che riutilizzo liberamente alcuni spunti altrui, in particolare, per la dimensione spettacolare, cfr. Tessari (1983), e per la teoria del riso, cfr. Ceccarelli (1988). Ringrazio Gioachino Chiarini per avermi indicato il volume da lui scritto in collaborazione con Roberto Tessari. 3 Cfr. Kernyi: un'antica massa di materiale tramandata in racconti ben conosciuti che tuttavia non escludono ogni ulteriore modellamento, "mitologema" per essa il migliore termine greco racconti intorno a di, esseri divini, lotte di eroi, discese agli inferi. (in Jung Kernyi 1972: 15) L'accezione sar nondimeno da allargare a tutte le tradizioni, antropologicamente intese. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 1 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
escussi, per il loro numero e per la pluralit di implicazioni che possiedono, richiederebbero una trattazione che esorbita dai limiti imposti in questa sede 4 , lapproccio seguito qui sar eminentemente problematico. In via preliminare, accenno solo ad alcuni contesti ermeneutici ed euristici coinvolti in questo tipo di studio: 1) la metodologia comparativa, data linternazionalit delle evidenze (Egitto, Grecia, Giappone, etc.) e la variet delle testimonianze, che inducono a riflettere sulla classificazione del materiale; 2) lidentit e l'identificazione del personaggio, che compie il gesto di sollevare le vesti scoprendo la vulva (loocuo) 5 , e di quello a cui l'esibizione rivolta, sia per una variabilit del nomen agentis, sia per il diverso valore che pu assumere l'atto; 3) i rapporti fra rito, mito e fiaba o racconto popolare e letteratura, atteso che il gesto delloocuo li attraversa tutti; 4) le relazioni spesso circolari fra testi e immagini, fra enunciati storici, etnografici, poetici, narrativi e reperti archeologici, rappresentazioni iconiche fittili, glittiche o daltro tipo.
1. NellInno omerico a Demetra (VI secolo a.C.) la dea, a cui Ade ha rapito la figlia Core o Persefone, abbandona lOlimpo e vaga desolata sulla terra, dopo aver deformato la sua figura perch nessuno la riconoscesse; aveva laspetto di una vecchia non pi capace di partorire, n di partecipare ai doni della dea dellamore. Ad Eleusi viene invitata alla reggia di Celeo e Metanira, ma Demetra apportatrice di messi, dai magnifici doni,| non volle sedersi sul trono risplendente,| e ristette in silenzio, abbassando i begli occhi,| finch loperosa Iambe ebbe disposto per lei| un solido sgabello, gettandovi sopra una candida pelle.| L ella sedeva, e con le mani si tendeva il velo sul volto;| e per lungo tempo, tacita e piena di tristezza, stava immobile sul seggio,| n ad alcuno rivolgeva parola o gesto,| ma senza sorridere, e senza gustare cibi o bevande,| sedeva, struggendosi per il rimpianto della figlia dalla vita sottile:| finch coi suoi motteggi loperosa Iambe,| scherzando continuamente, indusse la dea veneranda a sorridere, a ridere e a
4 Per questo mi riservo di continuare e approfondire l'indagine in altra occasione. 5 Deverbale astratto di oocu., al medio oocuo. col significato di 'mi tiro su le vesti, mi denudo'. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 2 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
rasserenare il suo cuore:| Iambe che anche in seguito fu cara allanimo della dea 6 . Quindi Demetra, dopo aver rifiutato il vino offertole da Metanira, d istruzioni perch le si prepari il ciceone (bevanda a base di orzo e menta). Ci sono in questo testo gi quasi tutti gli elementi del mitologema: 1) la crisi rappresentata dal lutto demetrico per la sparizione della figlia, con i segni che la dea assume su di s (rifiuto della fecondit e dellamore, rifiuto della sovranit, del cibo e della bevanda, silenzio, gestualit trattenuta e assenza di sorriso), 2) lintervento risolutore di Iambe, consistente in scherzi e facezie atte a divertire e a sciogliere la tensione della dea, 3) il riso di Demetra che segnala l'uscita dalla crisi luttuosa, recuperando la gioia di vivere. La distribuzione dei ruoli gerarchici fra le attanti (dea / ancella) non senza significato nelle testimonianze greche, ma si noti tuttavia la comune appartenenza al genere femminile e forse anche laspetto di donna in et non pi fertile 7 . Il valore simbolico del riso, come segno di un ritorno alla vita umana e alla fertilit della terra, pi volte indicato in sede demo- antropologica, anche come mezzo magico per (ri)suscitare la vita 8 , sembra di nuovo attualizzato in questa scena mitica; tuttavia, non altrettanto evidente che cosa inneschi il sorriso prima e poi il riso aperto di Demetra, stante la genericit dei termini che descrivono le parole di Iambe. Se non il contenuto, almeno la natura del risibile di quei motti manifestato dai riferimenti a quella scena in altri autori antichi successivi (soprattutto Apollodoro e Diodoro Siculo) 9 , che connettono le battute e le prese in giro di Iambe alle ingiurie rituali nel contesto eleusino 10 , e al turpiloquio (o.c`,.o) e ai lazzi osceni che le donne si scambiavano durante le trasgressive feste Tesmoforia in onore di Demetra 11 . Sarebbe dunque il riferimento al sesso, loscenit verbale, a essere tematizzato nel motteggio dellancella, ad agire in quanto violazione, forse ritualizzata, di un
6 Per la traduzione italiana cfr. Cssola (1981). 7 Demetra lo simula ( detto poco prima nellInno); Iambe appare tale da altre fonti (l'inno a Demetra di Filico di Corcira, la Biblioteca attribuita ad Apollodoro): cfr. Olender (1985: 12-13). 8 Cfr. Reinach (1996) e Propp (1975) che insistono sul carattere rituale di questo riso (ce rire rituel marque la renaissance de la desse et celle des forces vgtales qu'elle personifie, Reinach: 153), quindi sulle connessioni col folklore agrario in cui l'abbinamento di licenziosit e risa agisce come provocazione magica della fecondit. 9 Cfr. Di Nola (1984: 25-26): il saggio di Di Nola, insieme a quello di Olender (1985) gi citato, rappresenta tutt'oggi il contributo pi ampio e documentato sul mitologema in questione. Sul passo della Biblioteca storica di Diodoro cfr. anche Martorana (1985: 51-57). 10 Cfr. De Martino (1934): insulti rituali, detti gefirismi, erano lanciati al passaggio della processione da Atene a Eleusi sul ponte sul Cefiso. 11 Una vivida descrizione ne d Aristofane nelle Tesmoforiazuse ; penetrante la lettura di Zeitlin (1982). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 3 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
interdetto culturale, suscitando il riso liberatorio e rivitalizzante della dea; e se Freud 12 ci ha insegnato a riconoscere in ogni witz di carattere osceno nientaltro che una denudazione in verbis non difficile decifrare nelle facezie di Iambe una forma di evocazione/esibizione del sesso tout court.
2. Nella variante orfico-alessandrina della consolazione di Demetra la scena si arricchisce di altri dettagli. Nei testi di Clemente Alessandrino, II-III secolo (poi ripreso da Eusebio di Cesarea, III secolo) e di Arnobio, III-IV secolo, la dea alla ricerca della figlia incontra, sempre nel territorio di Eleusi, alcuni indigeni, una coppia, Baub e Disaule, coi loro tre figli Trittolemo, Eumolpo ed Eubuleo. La donna (Baub) accoglie ospitalmente la dea e le offre il ciceone:
[ma lei lo respinge e si rifiuta di bere (infatti era in grave lutto); Baubo molto addolorata, ritenendo di essere stata disprezzata; scopre le vergogne e le mostra alla dea; allora Deo, divertita a quella vista, accetta infine la bevanda, rallegrata da quello spettacolo] 13
Questi sono i misteri segreti degli Ateniesi, commenta Clemente e prosegue citando versi attribuiti a Orfeo, nei quali Baub
[cos detto, sollev il peplo e mostr tutte le oscenit del suo corpo; il fanciullo Iaccho c'era, e, ridendo, agitava la mano sotto il seno di Baubo; la dea, allora, sorrise, sorrise nel suo cuore, e accett la coppa dai colori cangianti, in cui si trovava il ciceone.] 14
A differenza di Iambe, Baub non ricorre al motteggio verbale, ma a un gesto di denudamento (loocuo), che ha tutta l'aria di una reazione minacciosa al rifiuto
12 Cfr. Freud (1975: 122, 244). 13 Protreptikos pros Ellenas, II, 20, 3. 14 Protreptikos, II, 21, 1: la traduzione tradisce, come sempre, le sfumature lessicali e semantiche di un testo che, oltre tutto, si propone come filtro dei 'misteri eleusini'. Avverto inoltre che, nel seguito, per non complicare ulteriormente la discussione, tralascio di occuparmi dell'enigmatico Iacco. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 4 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
dell'offerta della bevanda: ci che a prima vista appare inesplicabile proprio il riso della dea 15 . In Arnobio il contrasto ancora pi marcato: 3. Igitur Baubo illa, quam incolam diximus Eleusinii fuisse pagi, malis multiformibus fatigatam accipit hospitio Cererem, adulatur obsequiis mitibus, reficiendi corporis rogat curam ut habeat, sitientis ardori oggerit potionem cinni, cyceonem quam nuncupat Graecia: aversatur et respuit humanitatis officia maerens dea nec eam fortuna perpetitur valetudinis meminisse communis.
[quindi quella Baubo, che abbiamo detto abitante del villaggio eleusino, offre ospitalit a Cerere affaticata da molteplici sofferenze, le fa festa con gentile rispetto, la prega di aver cura di far riposare il corpo, all'arsura dell'assetata pone davanti una bevanda che i Greci chiamano ciceone: la dea afflitta rifiuta e respinge i segni della cortesia e non sopporta che le ricordi per caso la comune salute (?)]
4. Rogat illa atque hortatur contra, sicut mos est in huiusmodi casibus, ne fastidium suae humanitatis | f. 111b | adsumat: obstinatissime durat Ceres et rigoris indomiti pertinaciam retinet.
[ella chiede e raccomanda invece, com' d'uso in questi casi, di non aggiungere il fastidio della sua gentilezza: Cerere resiste con ostinazione massima e mantiene la costanza di una durezza feroce]
allostinazione della dea, nel rifiutare con la bevanda ogni consolazione che le viene offerta, Baub cambia tattica: 5. Quod cum saepius fieret neque ullis quiret obsequiis ineluctabile propositum fatigari, vertit Baubo artes et quam serio non quibat allicere ludibriorum statuit exhilarare miraculis: partem illam corporis, per quam secus femineum et subolem prodere et nomen solet adquirere genetricum, longiore ab incuria liberat, facit sumere habitum puriorem et in speciem levigari nondum duri atque histriculi pusionis. 6. Redit ad deam tristem et inter illa communia quibus moris est frangere ac temperare maerores retegit se ipsam atque omnia illa pudoris loca revelatis monstrat inguinibus. Atque pubi adfigit oculos diva et inauditi specie solaminis pascitur: tum diffusior facta per risum aspernatam sumit atque ebibit potionem, et quod diu nequivit verecundia Baubonis exprimere propudiosi facinoris extorsit obscenitas
[dato che pi di una volta accadeva questo e non si riusciva a logorare con alcuna cortesia il proposito indomabile, Baubo cambia maniere e quella che non riusciva ad accattivarsi con la seriet decide di rallegrare con uno scherzo straordinario: quella parte del corpo, dalla quale il sesso femminile genera la prole e ottiene il nome di madre, libera da una prolungata trascuratezza, fa che prenda un aspetto pi pulito e che sia resa liscia con l'apparenza di un ragazzino ancora tenero e imberbe. Torna dalla dea triste e fra quelle cose comuni con le quali costume mitigare e alleviare le sofferenze si scopre e denudandosi linguine mostra tutte quelle zone vergognose. La dea allora fissa gli occhi sul pube e si diletta alla vista di quella inedita consolazione: quindi resa pi rilassata dal riso
15 Se traducessimo la scena clementina in una battuta del dialogo quotidiano, lontano da ogni risonanza mitica, Baub direbbe pressappoco: Ah, s? Rifiuti? Allora ti faccio vedere io La risposta verbale (e gestuale) ad un diniego o ad una ricusazione di qualcosa proposto da chi parla, nel linguaggio ordinario, adotta una formula stereotipata, in cui, per, il 'far vedere' sembra alludere senz'altro ad alcunch di normalmente celato, che, qualora sia mostrato, possa sorprendere e colpire il destinatario. In ogni caso si tratta di un messaggio di minaccia. Che poi sia sotteso ad esso un piano simbolico che investa l'oggetto non dichiarato dell'esibizione di una valenza sessuale e/o energetica, lascio che siano altri ad argomentare pi compiutamente. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 5 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
prende la bevanda disprezzata e beve, e quello che a lungo non era riuscita a produrre la riservatezza di Baubo lo estorse l'indecenza di un atto osceno] 16
Se il quadro di riferimento appare in sostanza lo stesso (la crisi luttuosa di Demetra risolta dal riso provocato dallesibizione oscena), i ruoli attanziali appaiono mutati e lo stimolo del riso meglio specificato. Pur in un quadro di interrelazioni femminili che ha un indubbio peso nel determinare il significato delloocuo Baub qui investita di un ruolo non ancillare, ma equiparabile a quello della dea, a cui offre il ciceone (non Demetra a istruirne la preparazione) quasi elemento di un rituale di ospitalit. Alliterato rifiuto, risponde nel testo clementino con un atteggiamento provocatorio, e non con le parole scherzose di Iambe; nel testo arnobiano invece la motivazione appare pi complessa: se l'atteggiamento rigido e sprezzante della dea non pu esser attenuato dalle maniere gentili, espressione del rispetto comunque dovutole, allora Baub ricorre alla sorpresa, che aggira le difese demetriche, ponendola di fronte a uno spettacolo inatteso: ma ci si domanda che significato pu avere, se non invenzione maliziosa dello scrittore cristiano, l'accurata preparazione delloocuo e quale messaggio corre nella comunicazione fra le due donne 17 . indubbio che al centro di queste testimonianze il gesto vero e proprio dellostensione vulvica 18
e non un suo surrogato verbale; ma lesatta natura della relazione fra le due donne e del risibile implicato nellatto osceno deve ancora essere meglio indagata. Non tanto in questione lidentit di Demetra, quanto lidentificazione di Baub e il valore delloocuo.
3. 3ou3. un nome dal significato incerto, ma non del tutto indefinito se ci si accontenta di individuare un reticolo semantico-etimologico in cui situarlo; la ripetizione consonantica denoterebbe una voce di origine affettiva, congruente con alcuni verbi che significano addormentarsi specialmente cullati da una ninna-nanna, con evocazione del carattere di nutrice, balia che in alcune fonti
16 Arnobii Adversvs Nationes Liber V, 25. 17 Forse una forma di complicit o solidariet femminile? Fra la contadina e la dea, ontologicamente distinte, il richiamo a una comunione di genere, che faccia superare la diffidenza, prima che l'afflizione luttuosa, che alberga nell'animo di Demetra? 18 Mi prendo la libert di modellare questo aggettivo sul corrispondente 'fallico', per sottolineare il comune sostrato etnoreligioso, che nel pi comune, e d'ambito medico, 'vulvare' passerebbe inosservato. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 6 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
associato al personaggio 19 ; la radice onomatopeica lo collegherebbe allabbaiare del cane, e non si potr fare a meno di ricordare la spudoratezza che il mondo greco associa simbolicamente a questo animale, 20 cos conforme al gesto di Baub. Una glossa di Esichio spiega un passo di Empedocle dando al nome (della nutrice di Demetra) il significato di -.`.o cavit, ma altres ventre, visceri; utero. Nel VI dei Mimiambi di Ero(n)da (III sec. a.C.) compare una variante maschile del nome (3ou3. ) col significato di `.c3;, simulacro fallico impiegato nei piaceri femminili. Fuori dal greco non sono mancati gli accostamenti a personalit mitologiche dellantico Egitto e del vicino Oriente, accomunate dalla radice onomastica /Ba/ e dal carattere di divinit femminili, quindi dal simbolismo della vulva (fecondit, allevamento ecc.) 21 . Se dall'onomastica e dall'etimologia, pur accennate in modo troppo sommario, ci spostiamo al gesto che sembra connotare il personaggio pi di ogni altra cosa, loocuo, il campo di osservazione si amplia di molto, sia dentro che fuori del mondo greco, e ci impone degli attraversamenti di generi, di tempi e di luoghi. Il valore dellatto di sollevare o tirare indietro le vesti per mettere a nudo ed esibire il sesso femminile pu essere riportato in chiave antropologica alla evocazione di una potenza (mana) propria della donna, di una energia sessuale (non necessariamente erotica, si badi bene) in grado di allontanare il male, il dolore, la sventura (funzione apotropaica) e di restituire la vita, specificamente la fecondit; si tratta di un tipico atto ambivalente secondo la logica del sacro in cui si combinano un effetto (magico) negativo e uno positivo (negazione della negazione), in dipendenza dei destinatari a cui rivolto. Come tale, e in ragione della condizione della donna nella Grecia antica, esso interdetto e la sua esecuzione comporta una violazione del tabu, quindi una circostanza eccezionale 22 . C ad esempio una serie di aneddoti in cui una o pi donne ricorrono al gesto di scoprire le parti pi femminili del loro corpo; in contesti bellici o comunque conflittuali, sia come mezzo per spaventare il nemico sia come incoraggiamento o rimprovero rivolto ai propri figli, mariti o uomini che
19 Cfr. Olender (1985: 6, 39 e passim), Di Nola (1984: 33, 42 e passim) per indicazioni pi puntuali sulle testimonianze che seguono. 20 Cfr. il recentissimo Franco (2003). 21 Cfr. Lubell (1994: 21-28) oltre ai citati Di Nola e Olender. 22 Di Nola (1984: 41) distingue fra nudit e denudamento, esibizione del sesso e oocuo vero e proprio, a seconda della violazione o meno di un interdetto relativo al corpo nudo: in questa sede mi sembra lecito non utilizzare sottigliezze eccessive. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 7 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
scappano dal combattimento, spartane, licie o persiane, da sole o in gruppo, la tradizione antica ci ha conservato pi d'un ricordo di tali atti esibizionistici molto efficaci e nient'affatto erotici 23 ; in forme attenuate (messa in mostra del seno anzich del pube) 24 siffatti comportamenti compaiono anche in testi e documenti della cultura germanica e celtica 25 . Denotano gi una utilizzazione narrativa del motivo le storie di Agnodice e di Santa Eugenia; la prima pu essere assunta a mito di fondazione dellostetricia femminile 26 , la seconda rientra nel sottogenere agiografico delle travestite. Nelle Fabulae di Igino (274, 10-13) 27 si narra della ragazza Agnodice che, per poter studiare medicina, si tagli i capelli e si vest da maschio; dopo gli studi, aiut una donna durante le doglie, ma per ottenerne la fiducia dovette rivelarsi a lei come femmina (1 oocuo); in questo modo assistette in seguito altre donne, finch i medici maschi, sempre meno richiesti, la accusarono di sedurre le pazienti e la trascinarono in tribunale; qui, per provare la falsit dellimputazione, Agnodice sollev di nuovo le sue vesti mostrando la sua natura femminile (2oocuo). interessante notare come in questa narrazione latto compaia nella sua duplice valenza, di virtuale creatore di solidariet (rivolto a un destinatario congenere), nella prima occorrenza in cui Agnodice, forse, oltre ad accattivarsi la complicit di un'altra donna, potrebbe volerne alleviare magicamente il dolore, ma altres di mezzo in grado di stornare una minaccia (proveniente da antagonisti maschili), nel secondo caso in cui la ragazza, oltre ad allontanare le accuse dei giudici, implicitamente ma non troppo mira a svergognarli. Anche la leggenda di Santa Eugenia include un processo: una giovane patrizia romana, istruita e bella, figlia del prefetto di Alessandria, dopo aver
23 Plutarco, de virtutibus mulierum IX, 248b; ancora Plutarco, moralia 241b, 246a, 247f, 248d ; Polieno, strategemata VII, 45, 2; Nicola di Damasco, FGrH 90A66, 43-44; Pompeo Trogo, historiae philippicae (compendio di Giustino I, 6, 13-14): cfr. testi e commenti in King (1986), altri riferimenti a questa serie testuale che lungi dal limitarsi alla tradizione antica, come dico qui sopra, nei lavori di Moreau (1951) e, prima, di Bonner (1920). 24 Maintes exemples emprunts aux littratures les plus diverses, prouvent que les seins sont les substitut rgulier des pudenda muliebria chaque fois que le caractre du texte exige l'adoucissement de l'expression (Moreau 1951: 291). 25 Tacito, germania 8, 1 (obiectu pectorum); Eiriks saga raudha XI, 19-21 (trad. it. in Caprini 1995: 97); Tin Bo Cailnge, versione del Libro di Leinster, cfr. Moreau (1951: 292); ma credo che appena si approfondisca un po' l'indagine la serie delle testimonianze aumenter senz'altro, tralignando sia i limiti linguistico-areali che quelli storici e culturali, perch non mancano indizi di usanze simili presso popolazioni di interesse etnografico, anche in epoche recenti (cfr. Lubell 1994: 181). 26 Cfr. Bettini (1998: 310-11) che ripercorre il tema all'interno di un discorso sull'astuzia delle levatrici. 27 Testo e commento analitico nell'articolo di King (1986). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 8 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
rifiutato una proposta di matrimonio, comincia a interessarsi alla religione cristiana attraverso gli scritti dell'apostolo Paolo; in viaggio verso la campagna viene attratta da un gruppo di cristiani che cantano le lodi del Signore, perci con l'aiuto di due servi si taglia i capelli, si veste da uomo e si unisce a una comunit monastica. Per la sua piet e umilt viene in seguito scelta come abate del monastero; Eugenia/Eugenio si trova un giorno a curare una ricca vedova, che si invaghisce del bell'abate, ma viene ovviamente respinta; l'agiografo riutilizza qui il ben noto motivo della moglie di Putifarre: la donna denuncia allora un tentativo di seduzione da parte del religioso e lo trascina in tribunale. Davanti alla corte presieduta dal prefetto suo padre, Eugenia non ha altro modo per discolparsi che strapparsi la tunica, mostrando il suo sesso femminile, e rivelare la sua identit 28 . Se vogliamo proseguire questo itinerario nelle diverse realizzazioni narrative e letterarie del motivo (non parlerei pi a questo punto di mitologema, avendo a che fare con testi assai lontani dal quadro etnoreligioso originario, qualunque esso sia), senza pretendere di esaurirlo, possiamo accennare ad alcune occorrenze in testi folklorici o comunque compromessi col folklore.
4. Propp aveva analizzato, nellambito di una ricerca sul riso rituale, le due fiabe parallele di Nesmejana, la principessa che non ride, o,:`oc; come Demetra, e dei contrassegni della principessa; in entrambi i casi la protagonista sposer chi riuscir nel compito, o di farla ridere, o di rivelarne i contrassegni, cio, come si capisce dal confronto delle diverse redazioni, a scoprire un particolare anatomico (un neo, un pelo) situato in una parte del corpo di solito coperta, quindi a indurre la principessa a un gesto di denudamento. 29 In questo caso il motivo appare scomposto e rielaborato, ma conserva ancora alcuni legami simbolici con luniverso femminile della fecondit: il promesso sposo deve provocare il riso della ragazza e/o ottenerne lamplesso. Inoltre il materiale fiabistico ci conserva inalterato il nesso fra elemento sessuale, comico e religioso che l'inseguimento della fenomenologia dell' oocuo poteva aver messo in ombra. L'interpretazione ritualistica del riso, che Propp accoglie sulla scorta del vecchio
28 Cfr. Bonner (1920): il testo trasmesso in tre redazioni, una armena, una latina e una greca, senza sostanziali differenze; il tema delle sante travestite trattato da Patlagean (1992: 135-65) e in ambito francese antico cfr. Ferrari (2000); l'ambientazione processuale del denudamento non pu non ricordare la leggendaria difesa di Frine, fatta da Iperide. 29 Il saggio di Propp (1975) assai noto e citato, dunque rinvio alla sua analisi dettagliata, che esplicitamente richiama, tra l'altro, il mitologema di Demetra e Iambe/Baub. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 9 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
lavoro di Reinach, mette in forte evidenza il simbolismo del riso come indice e fattore di rinascita, e parimenti come solutore di una crisi 30 . Pi esplicito laneddoto conservato nellintroduzione del Pentamerone (Cunto de li cunti) di Giambattista Basile 31 : la figlia del re di Vallepelosa non rideva mai, finch un giorno assistette allo scambio di ingiurie fra un certo diavoletto paggio di corte e una vecchia, a cui quello aveva rotto lanforetta che portava; quello che fece scoppiare a ridere la principessa fu la reazione della vecchia che alzata la tela dellapparato fece vedere la scena boschereccia, cio si produsse in unesibizione oscena dallevidente funzione apotropaica; si noter la costanza di alcuni tratti: le attanti femminili, delle quali una vecchia come Iambe, il riso prima negato poi scatenato dalloocuo, che tuttavia non mosso da intenzione comica. Analogo il trucco usato da una vecchia di Papafiche, nel quarantasettesimo capitolo del Quarto libro di Gargantua e Pantagruele di Franois Rabelais 32 : per allontanare il diavolo da casa sua si scopr fino al mento, come gi fecero un tempo le donne persiane di fronte ai lor figli che fuggivano dalla battaglia, e gli mostr il suo come si chiama: a quella vista lavversario se la svign; si noti, per inciso, come Rabelais combini scientemente la tradizione dellostensione vulvica combattente della tradizione antica con quella folklorica in funzione scaccia- guai. Proseguendo a ritroso e senza preoccupazioni di sistematicit, il Medioevo francese conosce la performance di Grinberge, unaltra vecchia oscena, i cui grotteschi denudamenti delle parti basse nel poemetto eroicomico di Audigier 33 , punteggiano le esperienze fondamentali di questo cavaliere burlesco, ma conservano sempre, oltre la superficie oltraggiosa, laggressione terribile, un residuo della funzione positiva, rigenerante dellesposizione alla matrice della vita.
30 Non a caso nella festa delle Daidala a Platea, ricordata da Reinach (1996: 145) in apertura del suo saggio sulla scorta di un passo di Eusebio di Cesarea, fondato su un testo plutarcheo perduto, il mito racconta che Era scoppia a ridere allorquando scopre, strappando i veli che la rivestono, che la promessa sposa di Zeus portata sul carro nuziale non altro che un manichino di legno, che sar bruciato. Il riso scaturisce ancora una volta quando una minaccia si rivela di colpo clamorosamente infondata. 31 Cito dalla traduzione di Ruggero Guarini, cfr. Basile (1994). 32 Cito dalla traduzione di Mario Bonfantini, cfr. Rabelais (1973). 33 Cfr. Lazzerini (2003: 42-43); i passi pertinenti sono: et, por lui faire honte et corroucier, | se descouvri la dame sanz atargier (vv. 216-17: e per svergognarlo e farlo arrabbiare | s'alz la sottana senza esitare), Grinberge a descouvert et cul et con | et sor le vis li ert a estupon (vv. 410-11: Grinberge ha messo a nudo culo e fregna | e sulla faccia gli s' acciambellata), Grinberge estdescouverte jusqu'au nombriz, | sor Audigier s'asiet non pas enviz (vv. 418-19: Grinberge scoperta fino all'ombelico, | sopra Audigier ben volentier s'asside). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 10 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
Apparentemente antitetica rispetto a questa galleria di megere, la delicata Nicoletta della cantafavola Aucassin et Nicolete possiede pure doti analoghe se vero quel che ne dice il suo fidanzato 34 : L'autr'ier vi un pelerin, | nes estoit de Limosin, | malades de l'esvertin, | si gisoit ens en un lit, | mout par estoit entrepris, | de grant mal amaladis; | tu passas devant son lit, | si soulevas ton tran | et ton pelion ermin, | la cemisse de blanc lin, | tant que ta ganbete vit: | garis fu li pelerins | et tos sains, ainc ne fu si; | si se leva de son lit, | si rala en son pas | sains et saus et tos garis. (XI, 16-31)
[L'altro giorno vidi un pellegrino, | era nato nel Limosino, | malato era del male dei folli, | se ne stava dentro un letto, | era proprio mal conciato, | oppresso da tanti malanni; | passasti tu davanti al suo letto, | e alzasti la gonna | e la tunica foderata di ermellino, | la camicia di lino bianco, | fin tanto che vide la tua gamba sottile: | il pellegrino ne fu guarito | e del tutto risanato, non era mai stato cos bene; | e si alz dal suo letto, | e se ne torn al suo paese | sano e salvo e completamente guarito]
La pudica attenuazione cortese della parte esibita, pur in un contesto palesemente ironico, contraddetta dalla tecnica spogliarellistica della fanciulla e dalla subitaneit dell'effetto risanatore: il senso del testo diventa trasparente una volta che lo si inserisca nella filiera di denudamenti pi o meno mitici che stiamo considerando. Ma risulta addirittura flagrante l'analogia con una fiaba aleutina sullincesto, in cui una fanciulla violata dal fratello lo uccide, quindi alza le gonne e incanta 35 : come questo aveva prima eccitato la sua virilit, cos ora deve alzarsi lui stesso: l'intreccio causale di esposizione del sesso femminile e richiamo magico della vita non ha bisogno di commenti.
5. Gli esempi appena addotti, pur nella loro limitatezza, sottintendono il problema delle relazioni di dipendenza fra mito e racconto popolare e poi fra questo e la letteratura, cio, per dirla tutta, la questione se il patrimonio narrativo folklorico internazionale sia in una certa misura il deposito di tradizioni mitologiche antiche, in esso sprofondate, ovvero, per la sua natura pluristratificata e di lunghissima durata, sia il mezzo che ci consente di attingere ad altezze cronologiche non altrimenti documentate, dunque assai pi remote dell'antichit classica 36 . Come apparir anche dal seguito di questo intervento, mi pare che anche le ramificazioni del nostro mitologema (e del motivo etnoletterario
34 Testo e traduzione secondo Liborio (1991: 56-57). 35 Cos la traduzione italiana del saggio di Jakobson (1975: 223) da cui cito; anche l'originale inglese (negli StudiaL. Spitzer del 1958) reca un improbabile incants; mi pare chiaro che il verbo alluda al carattere magico del gesto, quasi un incantesimo. 36 Come Propp ha sempre ribadito (cfr. Propp 1990: 166 e passim) e la comparatistica romanza sta riscoprendo (cfr. Don 2003: 226 e passim). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 11 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
che ne deriva) possano mostrare quanto la seconda ipotesi sia pi coerente coi dati di una comparazione senza pregiudizi. Una buona parte della discussione critica intorno allaffaire-Baub si anche preoccupata di rintracciare le correlazioni rituali dei racconti mitologici, perlopi in ordine a una presunta funzione eziologica (storie inventate per spiegare rituali esistenti), ma altres con l'intento di connettere i singoli tratti (relazioni femminili, denudamento, risa, oscenit, crisi/soluzione etc.) a usi e condotte variamente attestate nel mondo antico. Due sono stati i principali termini di riferimento di queste indagini: i misteri eleusini e soprattutto le Tesmoforie, entrambi legati al culto e alla mitologia demetrica e collocati nella stagione autunnale; nel corso della celebrazione dei misteri, i partecipanti attualizzavano il digiuno, come la dea in lutto per la perdita della figlia, poi lo interrompevano con la bevuta rituale del ciceone, come anche aveva fatto Demetra, e, nel corso della processione, erano oggetto dei gefirismi, assimilabili ai motteggi di Iambe o all'oscenit di Baub. 37 Pi complesso il rapporto con i tre giorni di festa delle donne, che si ritrovavano insieme per celebrare il lutto e festeggiare la consolazione della dea allinsegna del riso, degli scherzi, del turpiloquio e di allusioni ai temi e ai simboli della sessualit e della fecondit, nonch di consumazioni rituali (melagrana, agnocasto) pure strettamente legate alla fertilit femminile e alla dinamica delle sue trasformazioni 38 . Anche se siamo meno informati su queste celebrazioni, in cui alle donne, separate dagli uomini e dal resto della citt, era permesso violare quei tab e quegli interdetti che ne caratterizzavano invece la vita ordinaria e organizzarsi autonomamente, dando libera espressione alla loro natura, verosimile che il mitologema di Baub, con la sua esibizione di ci che di norma nascosto e con il suo simbolismo, che abbina la bocca aperta dalla risata alla vulva dischiusa 39 , vi avrebbe trovato il contesto pi idoneo. Il plesso formato da esibizione oscena, relazione fra esseri divini o mitologici, risata risolutrice di una crisi non tuttavia specifico solo delluniverso greco. Abbiamo gi incontrato, forse senza accorgercene 40 , alcune localizzazioni,
37 La connessione di Baub con Eleusi appare tuttavia, se non erro, solo tardi e negli autori cristiani citati sopra. 38 Cfr. Lubell (1994: 29-43) che riassume anche le interpretazioni precedenti. 39 Cfr. Zeitlin (1982: 144) a cui rinvio anche per un'ottima interpretazione delle Tesmoforie. 40 Gravitavano infatti su Alessandria sia Clemente che Santa Eugenia. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 12 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
parallele a quelle eleusine, che ci portano in area egiziana, dove incontriamo qualche altra testimonianza degna di nota. Anzitutto, Erodoto 41 racconta che durante la festa celebrata a Bubasti in onore della dea-gatto Bastet (accostata ad Artemide e pi tardi assimilata a Iside), nel corso della navigazione fluviale, le donne al passaggio davanti ad un centro abitato si abbandonano a ingiurie e derisioni oscene, alzandosi in piedi e sollevandosi le vesti, allindirizzo delle donne che l dimorano. Quattro secoli dopo, Diodoro Siculo 42 documenta un altro gesto di denudamento rituale femminile in occasione delle cerimonie successive alla scelta del nuovo toro sacro Apis, ritenuto incarnazione del dio Ptah: il popolo liberato dal lutto e le donne, normalmente impedite dal mostrarsi davanti al dio, vanno al suo cospetto e alzano le vesti, esponendo i genitali. Si tratta plausibilmente di una provocazione ritualizzata della fecondit, come risulta dall'infrazione permessa del tab, che si pu senz'altro paragonare ad esposizioni consimili testimoniate, anche in et moderna, per aree di interesse etnologico, come quella indiana 43 ; ma questa spiegazione non sufficiente per lesempio erodoteo, che implica il motteggio verbale, insieme allesibizione oscena, il coinvolgimento dello stimolo del riso e il comune genere femminile delle attanti. Ma lepisodio di Hathor che presenta molte somiglianze con il mitologema di Baub; nel papiro Chester Beatty I, reso noto da sir A.H. Gardiner nel 1931, contenuto un testo che rielabora la leggenda della rivalit fra Horo e Seth per l'eredit di Osiri. Durante il processo davanti all'Enneade, il tribunale degli di, nasce una discussione e il signore dell'universo e dio solare Ra-Harakhte viene gravemente offeso da un altro personaggio divino, Baba: Ra-Harakhte soffr per la risposta che gli era stata fatta; si sdrai sul suo dorso, eil suo cuore era molto triste. Allora l'Enneade divina usc fuori e lanci un grande grido verso la faccia del dio Baba e gli disse: Vattene fuori! Il crimine che hai commesso molto grande! Poi se ne andarono nelle loro dimore. Il grande dio pass un giorno steso sul dorso nel suo padiglione e il suo cuore era triste e lui era solo. Ora, dopo un lungo momento, Hathor, la signora del sicomoro del Sud, venne e stette davanti a suo padre, il signore Universale, e scoperse il suo sesso davanti a lui. Allora il grande dio ne rise; poi si alz e venne a sedersi con la grande Enneade, e disse a Horo e a Seth: Parlate, voi! 44
Lo schema ancora quello di una crisi scoppiata fra personaggi di rango divino, e quindi con potenziali implicazioni universali, che viene risolta con
41 Storie II, 60 : cfr. Di Nola (1984: 22) e Lubell (1994: 26). 42 Biblioteca storica I, 85, 2 43 Mi riferisco alle donne che mettono a nudo la parte anteriore del loro corpo di fronte a statue del lingam (cfr. Bonner 1920: 260n). 44 Traggo il testo da Bresciani (1999: 366). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 13 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
l'intervento di una donna che suscita il riso liberatorio dalla tensione grazie a un oocuo; il testo offre assai pochi indizi per congetturare che cosa scateni la risata del Signore Universale e, d'altronde, introduce un legame di parentela e una differenza di genere fra i due attanti. La protagonista Hathor detta signora del sicomoro meridionale o signora di Hetepet, toponimo cultuale che stato interpretato come 'vulva', quindi la dea sarebbe appunto una signora della vulva o della fecondit 45 : il riso di Ra-Harakhte potrebbe leggersi allora come evento potente che coincide con l'osceno nel processo solutorio della crisi 46 .
6. Il mitologema di cui ci stiamo occupando sembra fatto apposta per far saltare i rassicuranti confini delle nostre compartimentazioni disciplinari, linguistiche, geografiche, storiche: come avevano gi notato alcuni fra i primi studiosi che se n'erano occupati 47 , la mitologia giapponese conosce un esempio del tutto analogo. L'episodio, che gli studiosi del teatro N conoscono nella forma di mito fondativi, datagli da Zeami Motokiyo 48 , trdito con leggere varianti nei testi del Kojiki (712 d.C.), Nihongi (720 d.C.), e Kogoshui (807 d.C.); nella versione pi dettagliata, narra delle offese 49 di Susa-no-wo, dio marino dell'uragano, verso sua sorella Ama-terasu, dea solare, che decise allora di ritirarsi nella caverna celeste, lasciando il mondo nelle tenebre. Per reagire a questa situazione di minaccia cosmica, gli altri dei si recarono all'entrata della caverna dove ella si era rinchiusa portandole dei doni, ma solo l'intervento di Ame-no-uzume-no-mikoto 50
45 Cfr. Di Nola (1984: 21); non pare dunque plausibile che Ra-Harakhte rida di lei, ma forse che rida di gioia (?) alla vista del suo sesso: cfr. anche Lubell (1994: 178) che accenna pure alla possibile bisessualit del Signore Universale. 46 Ovvero come forma di pienezza vitale restaurata e di aggressivit attingente agli istinti fondamentali del Lebenskraft (sempre Di Nola 1984: 92). 47 Come Reinach (1996: 150; ma la prima pubblicazione del 1911) e Lvy (1936: 822). 48 Cfr. Zeami Motokiyo (1966: 109-10): nel momento in cui la Grande-Divinit-che-illumina-il- cielo si confin nella Celeste-Dimora-Rocciosa, il Mondo-sotto-il-Cielo sprofond nelle tenebre; allora le ottocento miriadi di di si riunirono sul Celeste-Monte- Kagu, e volendo conquistare il divino Cuore della Grande-Divinit, gli [sic] offrirono un kagura e incominciarono un seino. Dalla loro schiera usc Ama-no-uzume-no-miko; tenendo delle bende votive fissate a un ramo di sakaki, alzando la voce, suscitando un tuono con un rapido calpestio, quando ella fu in stato di possessione divina, cant e danz. Poich questa voce divina giungeva indistinta, la Grande- Divinit socchiuse la Porta-Rocciosa. La terra, di nuovo, si illumin. Le divine facce degli di splendettero. Il divino divertimento di quel tempo fu, si dice, il primo sarugaku. Le precisazioni si troveranno nella tradizione orale. Ringrazio Maria Dolores Pesce per alcune utili indicazioni in proposito. 49 Contaminazione di un luogo sacro, lancio di sterco nella sala del banchetto e di un cavallo scuoiato nella sala dove la dea stava filando, provocandole una ferita all'inguine. 50 Considerata divinit protettrice e antesignana delle danzatrici, ma non esente da aspetti spaventosi e stregoneschi: cfr. Di Nola (1984: 61). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 14 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
sblocc la situazione. Costei, dopo essersi legata le maniche con dei tralci, con un fascio di foglie nelle mani, rovesci un recipiente davanti alla porta della dimora rocciosa e vi si pose sopra, facendolo risuonare col battito dei piedi. Agitandosi come in uno stato di possessione, mise a nudo il seno e si sciolse la veste fino a scoprire i genitali. Allora le miriadi di dei risero insieme e il fragore attir fuori Ama-terasu, che apr uno spiraglio nella porta, per capire come mai il paese che doveva essere avvolto nell'oscurit risuonava delle risa degli di e Ame-no-uzume cantasse e danzasse: cos pot essere ripresa e la luce torn 51 . Anche se ci sono delle differenze col mitologema di Baub, non si pu trascurare che ci si trova di fronte ancora a un mito in cui una divinit femminile, in uno stato simile al lutto e simbolicamente morta al mondo (per inciso un essere solare come nel caso egiziano), viene richiamata in vita da una esibizione, di natura forse sciamanica, dove il denudamento del seno e delle parti intime scatena una risata 'cosmica', che diventa occasione del ripristino di una condizione di pienezza vitale. L'utilizzazione culturale del riso come elemento attivo di una rinascita o di un ritorno alla vita, di cui la donna appare la depositaria -o :;, appare confermata da questo esempio 52 , pur se rimane in ombra quale sia precisamente lo stimolo del riso: l'inaspettata nudit di parti del corpo normalmente coperte, a seguito di una danza che eccede il controllo della danzatrice, che si rivela in tal modo pretenziosa 53 ? La comparazione di questi documenti pone una volta di pi il problema della spiegazione delle omologie fra fatti culturali ricavati da universi etnici e linguistici diversi e dislocati nel tempo e nello spazio. Senza riaprire qui una vexata quaestio mi limiter ad osservare, che, se per la filiera greco-alessandrina- egiziana plausibile un contatto orizzontale, un'ipotesi di diffusione o almeno di scambio e intreccio di elementi fra culture vicine, ma non necessariamente nel senso della monogenesi mitica (monodirezionale) 54 , per la relazione con l'estremo
51 Cfr. Di Nola (1984: 57-58) che discute anche alcuni loci critici delle traduzioni occidentali. 52 Una fiaba giapponese presenta un altro uso del denudamento come stimolo del riso, in cui il gesto serve a salvare due donne (madre e figlia) dagli orchi che le inseguono: cfr. Calvetti (2001). 53 Non mancato chi ha voluto esplicitare come, nella esibizione 'spudorata' del nudo femminile, modulata nel percorso della progressiva vestizione, e culminante in atteggiamenti di 'comica' indecenza, la nota dominante consisterebbe sia nella esibizione del sesso 'socchiuso' di Ame-no- uzume-no-mikoto sia in una qualche 'animazione' comicamente erotica dell'organo sessuale, partendo dal fatto che il risultato di quella danza fu che Ama-terasu socchiuse la porta della caverna celeste: cfr. Tessari (1983: 17 e n.). 54 Come pensava Lvy (1936: 828) che supponeva trattarsi di un 'racconto migratore' di matrice egiziana. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 15 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
oriente riesce difficile pensare a qualcosa di simile se non risalente a un'altezza cronologica davvero remota e si sarebbe pertanto pi inclini a congetturare un punto di contatto su scala diacronica, una radice comune di natura stadiale e in tal senso poligenetica 55 . S'impone pertanto alla ricerca la presa in considerazione di quelle evidenze di natura archeologica e artistica che ripetono in forma iconica i tratti del mitologema.
7. La raffigurazione della donna che esalta in modo particolare i suoi caratteri sessuali, specialmente il seno e la vulva, data dal Paleolitico ed diffusa quasi in tutti i continenti; si tende a vedere in queste rappresentazioni una traduzione visiva della venerazione della potenza sessuale femminile, se non di divinit femminili primordiali, potenza che non va intesa in senso erotico, ma perlopi in senso riproduttivo e procreativo, potenza di rigenerazione e trasformazione che simboleggiata dall'organo genitale; si tratta infatti spesso di reperti fittili o incisioni che ritraggono silhouette o torsi senza testa e braccia. Quando le mani sono rappresentate, una maggiore somiglianza con il gesto di Baub si pu cogliere nella posizione delle mani che sul grembo sembrano indicare o, in qualche caso, tenere aperta la vulva 56 . A questo schema iconografico aggiunge dei lineamenti facciali chiaramente tracciati, con la bocca apparentemente atteggiata in un sorriso, una figurina portata alla luce in Siberia e risalente a 17.000 anni prima della nostra era 57 . Un cenno va fatto almeno ad un altro tema iconografico, quello delle cosiddette 'rane' 58 , che includono non solo le rappresentazioni pi o meno stilizzate di questi animali ma anche le rappresentazioni isomorfe di donne accosciate con la vulva in evidenza. Questo contesto figurativo pu essere utile a una collocazione dell' oocuo in un quadro di credenze etno-religiose relative ai poteri specificamente femminili, che forse bisogna presupporre per intendere bene quei testi. In modo meno generico, si pu accennare ad alcuni reperti che sono stati pi direttamente collegati a Baub: sono le statuette ritrovate a Priene nel 1898 fra i resti di un
55 Come si vedr dal paragrafo seguente, pi facile spiegare l'universale diffusione dell'esposizione degli organi genitali femminili che il legame di essa con il riso. 56 La bibliografia e l'iconografia sono ampie e note (dalla Grande Madre di Erich Neumann al Linguaggio della Dea di Marija Gimbutas, per fare solo due nomi); una buona panoramica, con un corredo illustrativo (74 disegni dell'autrice in b/n) offre Lubell (1994). 57 Cfr. Lubell (1994: 83, fig. 6.19). 58 Da notare che in greco 'rana' si dice 'Frine'. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 16 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
tempio di Demetra e Kore, sorprendenti e grotteschi 'grilli', nel senso di Jurgis Baltruaitis, in cui una testa femminile si appoggia direttamente su un paio di gambe, confondendosi col ventre 59 : il volto sproporzionato tracciato nitidamente (occhi, naso, bocca) e sul mento si profila il segno del sesso femminile. Un'acconciatura sopra la testa potrebbe a sua volta confondersi con l'orlo sollevato di un vestito; monconi di braccia, quando presenti, reggono una fiaccola, uno strumento musicale, un cesto di frutta. Restarono senza nome finch Hermann Diels le identific come 'Baub', designazione che oggi revocata in dubbio da altri studiosi di antichit classiche e che in effetti presuppone un'interpretazione molto particolare dello spettacolo visto da Demetra, secondo i racconti citati. Pi esplicita la raffigurazione del gesto di denudamento in alcune statuine di danzatrici, forse sacerdotesse della dea, portate alla luce in un santuario di Demetra in terra scitica, e soprattutto nelle terrecotte ellenistiche, di provenienza egiziana e presumibilmente legate ai culti isiaci (o forse da riferire alle esposizioni rituali di fronte al dio-toro: vedi sopra) 60 . In sede di comparazione iconografica mi si perdoni se in questo caso procedo per accenni e a volo d'uccello 61 non si pu fare a meno di accennare infine alle Sheela-na-gig irlandesi medievali: grottesche icone di un corpo femminile ormai compendiato in un volto simile a un teschio e in una vulva vistosamente aperta; immagini ambivalenti di morte e di vita, simboli della sovranit associata alla donna nel mondo celtico, spauracchi comici o figure apotropaiche spesso poste all'ingresso di luoghi sacri: l'interpretazione resta aperta. Lasciando da parte la polionimia che a questo punto caratterizza quello che alcune vorrebbero identificare come un archetipo del femminile e della sua potenza di trasformazione e che ci porterebbe a discutere di come si fa a identificare un personaggio mitico, folklorico, leggendario, in quanto segno culturale costituito da tratti mobili 62 , voglio tornare per un momento ai testi da cui ho preso le mosse per una verifica del meccanismo scatenante del riso: se riusciamo a formulare un'ipotesi su perch e di che cosa ride Demetra davanti a
59 Cfr. Olender (1985) per una discussione aggiornata su questi reperti; riproduzioni fotografiche se ne trovano facilmente anche navigando in Internet. 60 Molti riferimenti ancora in Lubell (1994). 61 Altro materiale iconografico, e interpretativo, molto interessante in Murray (1934) e Karkov (2001): sono grato a Diego Poli per quest'ultima segnalazione. 62 Qualche spunto in Bonafin (2004). Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 17 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
Baub, forse potremo aggredire anche gli altri esempi del mitologema con la prospettiva di un'interpretazione unitaria. Utilizzo a tal fine un modello che lavora con categorie antropologiche e specificamente biosociali 63 , secondo il quale lo stimolo del riso viene innescato ogni volta che si verifica un passaggio brusco e involontario dall'emissione di messaggi di minaccia all'emissione di messaggi di sottomissione, in altre parole ogni volta che qualcuno o qualcosa rivendica un rango o accampa una superiorit in circostanze che lo rivelano inadeguato e/o che lo costringono a rinunciare subito alle sue pretese, ovvero ne dimostrano chiaramente l'infondatezza. Lo statuto di meccanismo scatenante innato di questo stimolo (lo stimolo R, o del risibile) fa s che esso funzioni non solo in circostanze naturali immediate, ma anche in circostanze artificiali, come sono quelle di tutta la comicit riprodotta, verbale o scritta. Nella scena di Baub e Demetra credo che possiamo riconoscere un esempio di utilizzazione culturale del riso, di applicazione del meccanismo dello stimolo R, che non contraddice affatto la decifrazione simbolica e antropologica gi pi volte avanzata e ricordata. Baub fronteggia la dea come un'antagonista, forse come la detentrice di un potere ad essa preesistente: il rifiuto di accettare la sua ospitalit, di bere il ciceone, suscita una reazione che mossa da intenzioni minacciose; l'oocuo come forse le parole di Iambe ha un contenuto potenzialmente aggressivo, ma proviene, nell'ottica del testo che coincide con quella della dea, da un personaggio (Iambe addirittura una vecchia serva) gerarchicamente inferiore a Demetra; perci la minaccia si sgonfia, si rivela infondata e pretenziosa, cio, alla lettera, ridicola; e la dea, rasserenata, ride di quello spettacolo osceno; osceno altres proprio perch la risata lo ha desacralizzato, per le circostanze in cui si svolto e per la distribuzione dei ruoli (dominante/subalterno) fra gli attanti.
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63 Cfr. Ceccarelli (1988) per una teoria coerente e complessiva del fenomeno del riso, che ho gi avuto occasione di validare su altri testi. Seminario 19-20 maggio 2004 BONAFIN 18 ESIBIRE IL NASCOSTO. TESTI E IMMAGINI DELLOSCENO
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