Archimede
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Archimede - Antonio Favaro
SIMBOLI & MITI
ANTONIO FAVARO
ARCHIMEDE
LOGO EDIZIONI AURORA BOREALEEdizioni Aurora Boreale
Titolo: Archimede
Autore: Antonio Favaro
Collana: Simboli & Miti
Con introduzione dell’Editore
Editing e illustrazioni a cura di Nicola Bizzi
ISBN versione e-book: 979-12-5504-371-3
LOGO EDIZIONI AURORA BOREALEEdizioni Aurora Boreale
© 2023 Edizioni Aurora Boreale
Via del Fiordaliso 14 - 59100 Prato - Italia
edizioniauroraboreale@gmail.com
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INTRODUZIONE DELL’EDITORE
Antonio Favaro, il più celebre storico della scienza italiano, è stato il più grande studioso della vita, delle opere e delle scoperte di Galileo Galilei, del quale curò l’Edizione Nazionale delle Opere, oltre ad aver scritto sullo scienziato toscano decine di saggi e ad aver pubblicato, in collaborazione con Alarico Carli, la fondamentale Bibliografia galileiana.
Figlio primogenito di Giuseppe, dottore in Matematica, e di Caterina Turri, appartenente a un nobile casato del Polesine, Antonio Favaro nacque a Padova il 21 Maggio 1847. Conseguita, nel 1863, la licenza liceale presso il ginnasio S. Stefano, proseguì gli studi, iscrivendosi alla facoltà di Matematica dell’università patavina. Laureatosi nel 1866, si iscrisse alla Scuola di Applicazione di Torino, dove conseguì il titolo di ingegnere il 28 Maggio 1869, e successivamente, per un breve periodo, frequentò il politecnico di Zurigo.
Nel 1870 venne chiamato all’università di Padova da Domenico Turazza, che lo volle come suo assistente nell’insegnamento di Meccanica razionale. Due anni più tardi venne nominato professore straordinario di statica grafica, disciplina che insegnò ininterrottamente per un cinquantennio, e nel 1882 ottenne la promozione all’ordinariato.
Numerosi furono gli incarichi che Favaro ricopri nella sua lunga carriera accademica; per quattro anni insegnò Analisi infinitesimale, per venticinque Geometria proiettiva; dal 1878 iniziò a tenere, come libero docente, un corso di Storia delle Matematiche che proseguì ininterrottamente fino al 1911, anno in cui l’applicazione della legge sull’insegnamento superiore ne decise la soppressione.
Il corso di Storia delle Matematiche fu sbocco naturale, a livello istituzionale, del suo modo di concepire la scienza. Come ricorderà in una sua lettera a Baldassarre Boncompagni Ludovisi, poco tempo dopo aver avviato il nuovo insegnamento, «senza storia nessuna scienza è completa, senza storia nessun metodo didattico darà tutti i buoni frutti che possono attendersene». Alla radice di questa posizione vi erano le idee, di matrice positivista, di progresso
e di evoluzione eterna
che legano indissolubilmente il divenire della scienza, e attribuiscono alla ricerca storico-scientifica - e specialmente all’evoluzione e allo sviluppo delle scienze matematiche nella storia dell’umanità - lo statuto di una vera e propria disciplina scientifica, essa stessa «causa efficace di progressi della scienza, della quale traccia i successivi sviluppi». Il nesso tra conoscenza storica e ricerca scientifica era quindi, secondo Favaro, una condizione basilare della formazione dei futuri scienziati.
Dopo le prime ricerche dedicate a questioni di ingegneria civile (il suo primo lavoro uscì a Torino nel 1869 col titolo Studi sul tracciamento della galleria delle Alpi Cozie preceduti da cenni storici), Favaro si lasciò sedurre dallo studio della Sismologia. L’incontro con il Principe Baldassarre Boncompagni fu però decisivo per la sua definitiva conversione all’attività di storico. In diverse occasioni Favaro non mancò di manifestargli il suo debito di riconoscenza e di sottolineare il ruolo importantissimo svolto dal Bullettino di Bibliografia e di Storia delle Scienze matematiche e fisiche, periodico fondato e diretto dal Boncompagni, per la formazione di una intera generazione di nuovi storici della scienza. Nel 1875 il poliedrico erudito padovano vi pubblicò il suo studio Notizie storiche sulle frazioni continue dal secolo XIII al secolo XVII, e da allora ne fu uno dei più fedeli collaboratori, pubblicandovi alcune importanti ricerche su Galileo Galilei, preparatorie di fatto alla stesura del suo saggio che oggi riproponiamo all’attenzione dei nostri lettori, e condividendo quel nuovo modo di fare storia in cui erudizione e bibliofilia erano parti integranti e peculiari della cosiddetta storiografia positiva fondata sulla centralità del documento e sul rispetto scrupoloso dei dati e delle fonti di cui il Bullettino rappresentò, per un ventennio, il principale punto di riferimento.
Sul versante della Storia delle Scienze Favaro fu senza alcun dubbio, e a livello europeo, uno dei massimi esponenti di questo indirizzo storiografico. La sua vastissima produzione, oltre 500 pubblicazioni, di cui quasi 300 studi galileiani, sta lì, compatta, ad indicare quella che, a suo giudizio, rappresentava l’unica chiave di accesso ad una effettiva comprensione storica: il procedere per successive accumulazioni, la conoscenza diretta delle fonti, l’eliminazione di ogni giudizio interpretativo non suffragato da evidenti prove documentarie, può disvelare in maniera definitiva la verità
dei fatti. Questo modo di fare ricerca, troppo spesso considerato come meramente erudito, veniva invece, in quegli anni, a contrapporsi in modo dichiaratamente polemico alle facili sintesi e alle tesi costruite a priori da tanti sedicenti storici. Come scrisse Paolo Galluzzi, «In questo egli agiva in perfetta sintonia con i rappresentanti della Scuola storica i quali, nello stesso giro di anni, venivano conducendo in Filosofia, in Letteratura e nelle discipline speciali, un eccezionale lavoro di ricostruzione storica».
Il nesso tra Storia della Scienza e Storia dell’Università rappresentò, fin dagli inizi, uno dei terreni privilegiati della ricerca di Favaro. Numerosi furono i contributi dati alla conoscenza della Storia dell’università di Padova e, in particolare, della facoltà di Matematica: del 1878 è Lo Studio di Padova e la Compagnia di Gesù sul finire del secolo decimosesto; negli anni seguenti uscirono