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Epigramma longum

Da Marziale alla tarda antichit From Martial to Late Antiquity


Atti del Convegno internazionale Cassino, 29-31 maggio 2006
A CURA DI

ALFREDO MARIO MORELLI

TOMO I

EDIZIONI DELLUNIVERSIT DEGLI STUDI DI CASSINO


2008

Copyright 2008 Universit degli Studi di Cassino Via G. Marconi 10 Cassino ISBN 978-88-8317-045-4
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Per le sezioni di testo greco antico, stata adottata la font IFAO Grec sviluppata a cura e per conto dellInstitut Franais dArcholgie Orientale du Caire

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EDIZIONI DELLUNIVERSIT DEGLI STUDI DI CASSINO COLLANA SCIENTIFICA 21 STUDI ARCHEOLOGICI, ARTISTICI, FILOLOGICI, FILOSOFICI, LETTERARI E STORICI

Comitato scientifico: Ferruccio Bertini Francis Cairns Mario Citroni Paolo De Paolis Marco Fantuzzi Leopoldo Gamberale Giancarlo Mazzoli Alfredo M. Morelli Oronzo Pecere Roberto Pretagostini Antonio Stramaglia

Alla cara memoria di Roberto Pretagostini

MARCELLO NOBILI

Rus, seu potius domus. Note critiche agli epigrammi di Marziale a Giulio Marziale (4,64; 7,17)*

1. UN ESPERIMENTO SU UN EPIGRAMMA LUNGO Nel IV libro spicca lepigramma 64 a Giulio Marziale, che sicuramente uno dei pi noti ai lettori non specialisti. Anche tra gli studiosi ha riscosso notevole interesse, tanto da esser stato oggetto di un gran numero di studi specifici dai tempi del Friedlaender a oggi. Anzi, come accenner, per quanto cursoriamente, esso fin dal Rinascimento era servito a puntellare tesi di studiosi e di magnati del bel mondo romano. Diversi ordini di ragioni mi spingono ad occuparmi di questo epigramma, tra le quali in primis la sua lunghezza, che ne fa indubitabilmente un epigramma longum, quale che sia il criterio statistico adottato. Esso, infatti, con i suoi 36 versi il pi lungo dellintero libro e uno dei tre longissima dellintera raccolta. Bench talvolta indagare le ragioni per lestensione maggiore o minore di un epigramma significhi n pi n meno che arare litus, in questa sede vorrei attirare lattenzione su alcune corrispondenze, in modo che si
* Numerosi studiosi mi hanno prestato aiuto nelle ricerche, anche e soprattutto laddove mi sono avventurato in campi distanti dalla critica marzialiana e alieni dalle mie limitate competenze; in particolare, oltre che al premuroso e paziente Curatore della presente miscellanea e a molti degli intervenuti a Cassino, un pensiero di gratitudine va a Maria Antonietta Tomei (Direttrice del Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano), a Francesca Boldrighini (Roma La Sapienza), a Gregor Damschen (Halle) e Sven Lorenz (Mnchen), e ad Alessandro Saggioro (Roma La Sapienza).

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possano forse trarre un paio di spunti nuovi o almeno originali in seno al tema del convegno cassinese da cui discende il presente articolo. Molti degli studiosi ivi convenuti hanno focalizzato la loro attenzione sulla concezione di epigramma lungo allepoca di Marziale, o nellopera stessa del poeta, mediante sofisticate analisi quantitative o discutendo le dichiarazioni dellautore medesimo su tale questione. Per quanto mi concerne ho trovato particolarmente fruttifero il metodo adottato nel lucido studio di Alberto Canobbio1: Marziale si trova a difendere di volta in volta certi suoi epigrammi longiora fornendoci criteri interni per una valutazione delle sue scelte in questambito. Mi sembra, del pari, significativo, anche perch non opinabile, che i cinque epigrammi pi lunghi presentino un catalogo strutturato in vario modo e siano tutti in metri differenti dal distico elegiaco: si vedano le statistiche di Jess Luque Moreno2 e di Johannes Scherf 3 e, per valutazioni sul significato dello scarto rispetto alla statutariet del distico in ambito greco della seconda stagione ellenistica, un importante contributo di Mario Citroni4. Accostando alle valutazioni generali del Canobbio un confronto puntuale tra epigrammi che a me paiono avere molti tratti in comune, direi che notevole come lepigramma 4,55 a Lucius (forse proprio il Licinianus destinatario di 1,49)5 sia diretto a un
1 A. CANOBBIO, Epigrammata longa e breves libelli. Dinamiche formali dellepigramma marzialiano, in questo volume, 170-173. 2 Cfr. J. LUQUE M ORENO, Epigrammata longa: la brevedad como norma, in J.J. ISO A. ENCUENTRA [ed. por], Hominem pagina nostra sapit. Marcial, 1.900 aos despus, Zaragoza 2004, 75-114: 95-98. 3 Vedi J. SCHERF, Epigramma longum and the arrangement of Martials book, in questa miscellanea, 201 sg., paragrafo II (Length and metre). 4 M. CITRONI, Marziale, Plinio il Giovane, e lidentit di genere dellepigramma latino , in F. BERTINI [cur.], Giornate filologiche Francesco Della Corte III, Genova 2003, 7-29: 19-22 = Martial, Pline le jeune et lidentit du genre de lpigramme latine, Dictynna, 1 (2004), 125-153: 126-127. 5 Come penso con M. CITRONI, Limmagine della Spagna e lautorappresentazione del poeta negli epigrammi di Marziale, in G. URSO [cur.], Hispania terris omnibus felicior. Premesse ed esiti di un processo di integrazione. Atti del convegno internazionale (Cividale del Friuli, 27-29 settembre 2001), Pisa 2002, 281-301: 290. A Licinianus sono dedicati anche gli importanti epigrammi 1,49 e 1,61, sui quali cfr. ancora CITRONI loc. cit.; in particolare 1,49 il pi lungo

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Ispanico com il poeta stesso6, mostri intenti non tanto etnografici ma celebrativi, sia in endecasillabi e sia lungo (29 vv.) proprio perch dotato di pi dun catalogo; include una Priamel, vv. 410, e la menzione in rapida successione di dodici localit dellHispania, vv. 11-26, seguita da una pointe sulla quale chiarissimo Alfredo Morelli: Marziale, incorporando nel carme 4,55 la risposta al delicatus lector, gli d una chiusa epigrammatica efficace e ben riconoscibile 7; il guizzo finale, per quanto smorzato, dunque necessario per ricondurre il poemetto nellambito epigrammatico, per non consentire al lettore di sbagliare 8. Ora, tutti questi elementi si possono riconoscere anche in 4,64: il pi lungo componimento in endecasillabi, e la sua lunghezza, a uno sguardo complessivo e generale, appare legata alla minuziosa descrizione del panorama che si gode dalla villa (vv. 1124), preceduta da un accenno alla topografia del luogo (vv. 1-10): questa presentazione sostituirebbe grosso modo la presentazione del laudandus in altri epigrammi celebrativi, come appunto 4,55,1-3, o 1,49,1-2: ma non vorrei istituire unequivalenza che farebbe pensare a un tour de force prettamente artistico-retorico esibito nellapertura. Credo invece e mi auguro di averlo lasciato intuire a sufficienza
dellintera raccolta. Si veda anche D. FABBRINI, Callimaco, SH 260A, 8 e le sorti di Molorco in Marziale, IV 64 e Stazio, silvae III 1: il tema dellospitalit umile nella poesia celebrativa e doccasione di et flavia, SIFC, n.s., 3 (2005), 195-222. 6 Ispanico potrebbe essere il destinatario di 4,64, Giulio Marziale, come io sarei propenso a credere, e come crede E. RODRGUEZ ALMEIDA, Un nuovo mercator olearius della Baetica, BCAR, 88 (1982-1983), 99. Ma non essendo un dato certo sul quale si possa costruire una tesi, relegherei questidea in nota affinch resti una semplice quanto attraente possibilit. 7 A.M. MORELLI, Introduzione, in questo volume, 32. 8 Vedi anche i rilievi di D. FABBRINI sulle suggestioni intertestuali che sostanziano 4,55: vd. Epigramma lungo e celebrazione in Marziale, in questo volume, 248-251. Secondo P. WATSON, Contextualising Martials metres, in R.R. NAUTA et al. [ed. by], Flavian Poetry, Leiden 2006, 285-298: 297, la ragione per la scelta del falecio in 4,64 less clear e potrebbe essere stata dettata solo dalla necessit di inserire in poesia il nome del celebrando. Ritengo che questa sia una delle ragioni. Del resto, che un epigramma non scommatico ma latamente celebrativo sia in endecasillabi, dopo Catullo non dovrebbe stupire e luso di Marziale si mostra piuttosto coerente. Piuttosto si dovrebbe tentare di spiegare lalternanza dei metri allinterno di epigrammi scoptici di tipo assimilabile tra loro, per ottenere una prova del nove.

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nelle conclusioni di questo lavoro che quei primi versi abbiano una funzione eminentemente pratica. Dopo le laudes liberalitatis dominicae (vv. 25-30), viene infine labbozzo di Priamel con cui si chiude il componimento (vv. 31-36). Abbiamo quindi in 4,64 una struttura che tutto sommato riconoscibile almeno in 4,55. Resta da vedere se apparenti sbavature nellarchitettura del nostro epigramma siano tali o abbiano invece una funzione; e resta da vedere se si possa congetturare una buona ragione per: a) Linsistenza su una massa di dettagli quale quella presentata in 4,64; b) Il motivo della ripresa del medesimo tema, ma per sineddoche, nel pi tardo epigr. 7,17. I due epigrammi 4,64 e 7,17 mi sembrano parte di un preciso progetto, ancorch, come dir nella chiusa, non si tratti questa volta di una strategia poetica di ampio respiro, n solo di una strategia poetica che farebbe di 7,17 una ritrattazione o un pendant puramente estetizzante di 4,649, per quanto evidente come la scelta
Confino nelle note una questione di massimo momento, che meriterebbe ben altro spazio e certo anche competenze superiori alle mie proprie. In molti studi, per lo pi recenti, si argomenta che una raffinata economia, di tipo ovidiano o ultra-ovidiano, regolerebbe la disposizione degli epigrammi, e la pubblicazione dei libri stessi di epigrammi cos come noi li abbiamo. Si veda in generale N. H OLZBERG, Martial und das antike Epigramm, Darmstadt 2002, 23-33; specificamente sulla non-casualit nella collocazione di certi epigrammi al mezzo di un libro ancora N. HOLZBERG, Illud quod medium est: Middles in Martial, in S. KYRIAKIDIS F. DE MARTINO [ed. by], Middles in Latin Poetry, Bari 2004, 245-260. Sullarchitettura del libro IV vedi pi particolarmente S. LORENZ, Waterscape with Black and White, AJPh, 125 (2004), 255-278. Not only sequences of epigrams are used to form thematic units, but in fact entire books too scrive lo stesso N. HOLZBERG, Martial, the Book, and Ovid , in S. W HEELER, Aetas Ovidiana?, Hermathena, 177/178 (2004-2005), 209-224: 209, secondo cui quasi tutte le indicazioni sui tempi e i modi della pubblicazione dei dodici libri di epigrammi vari sono parte di una fiction accuratamente progettata. Io per me inclino verso una tesi meno radicale, propalata da Citroni e nella sua scia da altri studiosi italiani uno schizzo della problematica in A. FUSI (ed.), M. Valerii Martialis Epigrammaton liber tertius, Hildesheim 2006, 62-63 che vuole la successione degli epigrammi rispondente in primo luogo a criteri stilistici, di varietas e di alternanza, con (occasionali) richiami di tematiche o personaggi, per divertire il lettore esercitandone le capacit ricettive, ma senza stabilire complessi labirinti polisemici difficili da riconoscere pi per il lettore dotto antico che per noi stessi. Del resto non sappiamo se il lettore di Marziale usasse esercitare la propria acribia sugli epigrammi cos come faceva con Virgilio, Ovidio e gli altri classici sanctiores. La stessa teoria dei cicli epigrammatici merita un riesame critico: ho esplicitato qualche dubbio
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del metro, il falecio, e la cornice ad anello che li caratterizza entrambi, abbiano la funzione di richiamare nel lettore di 7,17 il suo companion piece pubblicato e, come io credo, anche scritto giusto quattro anni prima10. Scherzosamente potrei invece dire che il progetto soggiacente a 4,64 di carattere edilizio, e sarei propenso a vedere in esso un momento ben preciso della scalata dellamico-patrono Giulio Marziale nel milieu sociale della Roma flavia. A me pare, infatti, che sia possibile avanzare una ipotesi sulloccasione della composizione di 4,64, quando lo si esamini in filigrana con 7,17, unipotesi che spiegherebbe le ragioni immediate per le quali il poeta compose, e compose in questo artificioso modo, il pi complesso pezzo del IV libro. Anche nella descrizione della biblioteca di Giulio Marziale, infatti, accanto al motivo piuttosto ovvio della variazione sul tema della dedica del VII libellus si evidenzia unarchitettura concettuale complessa, che intreccia accenni a ben tre motivi, di cui uno solo comune in Marziale, mentre gli altri due paiono proprio avere origine da una occasione ben determinata: essi sono il consueto accenno alla gloria poetica dellautore; il tema medesimo di 4,64, la piacevolezza del relais di Giulio sul Monte Mario; la celebrazione della biblioteca di costui. Vedremo infra una possibile ragione per tale celebrazione di un ambiente tanto preciso e tanto ben precisato nella villa che tutto sommato era gi stata descritta anni prima. Gi a una prima lettura di 4,64 appare come Marziale impegni in questo tour de force ogni sua risorsa poetica: termini rari (se non hapax, almeno a livello di attestazioni letterarie); una attenzione maniacale al dettaglio, anche geografico, che caratteristica davvero tipica di Marziale, senza che si abbassi la tensione e lo hypsos dellenunciato, che, per un epigramma, di buon livello; una Ringkomposition esibita

sulla questione in BMCRev 42.11.2006 [http://ccat.sas.upenn.edu/bmcr/2006/2006-1142.html], senza tuttavia riconsiderarla nel suo complesso. 10 Per la datazione si veda in breve G. GALN VIOQUE, Martial Book VII. A Commentary, Leiden 2002, 5-7.

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ma non superflua11. La Verswiederholung, gi una caratteristica delle neniae e in genere della poesia popolare, era stata portata a dignit artistica dal grande predecessore di Marziale, Catullo. Nella sua scia il poeta spagnolo utilizza alcune volte questo device o per ribadire un concetto portante dei suoi epigrammi in endecasillabi catulliani oppure, secondo Delphina Fabbrini, almeno nel caso di 4,64 e 6,42, per dare un effetto normalizzante a poemetti che potevano apparire a taluni poco epigrammatici proprio per la loro lunghezza12. In linea di massima questa una considerazione del tutto condivisibile e mi sembra certamente valida per il grande contenitore che lepigr. 4,64. Incominciamo con qualche osservazione sul testo di 4,64 e sulla interpretazione di singoli punti. 2. LA VILLA: QUESTIONI TESTUALI E INTERPRETATIVE Riporto lepigramma nella sua interezza secondo il testo di Shackleton Bailey13, il quale introduce nel testo dei mutamenti per congettura a v. 4 e appone cruces al v. 17.
Iuli iugera pauca Martialis, hortis Hesperidum beatiora, longo Ianiculi iugo recumbunt. alti collibus eminent recessus, et planus modico tumore vertex caelo perfruitur sereniore, et curvas nebula tegente valles solus luce nitet peculiari.

11 Rilievi di varia natura in G. MASELLI, Mobilit prospettica della villa sul Ianiculum (Mart. 4, 64), Aufidus, 25 (1995), 49-64; R.J. BAKER, Martial Sells a Villa: 4, 64 , PP, 64 (1995), 5-15. 12 Sulla ripetizione nella dinamica Catullo-Marziale cfr. R. PAUKSTADT, De Martiale Catulli imitatore, diss. Halle 1876, 34; E. SIEDSCHLAG , Zur Form von Martials Epigrammen, Berlin 1977, 39-55; fornisce altri esempi P. LAURENT, Labeille dans lambre, Paris 1988, 300-303; 309. Altre indicazioni in MORELLI, Introduzione (cit. n. 7), 38-39 e n. 44, e in FABBRINI, Epigramma (cit. n. 8), 241. 13 D.R. SHACKLETON BAILEY (ed.), M. Valerii Martialis Epigrammata, Stutgardiae 1990. Linterpunzione invece di chi scrive, adattata alle nostre consuetudini.

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puris leniter admoventur astris celsae culmina delicata villae. hinc septem dominos videre montis et totam licet aestimare Romam; Albanos quoque Tusculosque colles et quodcumque iacet sub Urbe frigus, Fidenas veteres brevesque Rubras, et quod virgineo cruore gaudet Annae pomiferum nemus Perennae. illinc Flaminiae Salariaeque gestator patet essedo tacente, ne blando rota sit molesta somno, quem nec rumpere nauticum celeuma nec clamor valet helciariorum, cum sit tam prope Mulvius sacrumque lapsae per Tiberim volent carinae. hoc rus, seu potius domus vocanda est, commendat dominus: tuam putabis, tam non invida tamque liberalis, tam comi patet hospitalitate: credas Alcinoi pios Penates aut facti modo divitis Molorchi. vos nunc, omnia parva qui putatis, centeno gelidum ligone Tibur vel Praeneste domate pendulamque uni dedite Setiam colono; dum, me iudice, praeferantur istis Iuli iugera pauca Martialis.

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La descrizione geografica dettagliatissima, che si dipana per una ventina di versi, presenta dei punti a giudizio dei pi ancora oscuri14.
14 Affrontati nel loro complesso e sotto differenti punti di vista da Ch. NEUMEISTER, Das Antike Rom. Ein literarischer Stadtfhrer, Mnchen 19932 (da cui cito; la trad. it. Roma 1993 basata su 19911); BAKER, Martial Sells a Villa (cit. n. 11). D. SCAGLIARINI CORLITA, Case e ville negli epigrammi di Marziale, in R. FARIOLI CAMPANATI [cur.], XLIII Corso di cultura sullarte ravennate e bizantina. Seminario internazionale di studi sul tema: Ricerche di Archeologia e Topografia, Ravenna 1998, 839-865, nonostante il promettente titolo non fa che una brevissima menzione di quelle case che non appartenevano al poeta stesso. Si tratta nel complesso di una rassegna interessante, ancorch poco nota e in fondo priva di spunti davvero nuovi.

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Il primo problema viene a v. 4, dove esiste una discrepanza nei manoscritti, mentre non ci soccorre la testimonianza dei florilegi: ha eminent la seconda famiglia (b) cui si oppone imminent della terza famiglia (g). Per risolvere lambiguit che vi stata notata David Shackleton Bailey mette punto dopo recumbunt, quindi emenda lati dei codici in alti: Read alti ... eminent. Collibus remains difficult, and I am tempted to read vallibus, despite valles in line 715. La congettura del grande studioso recentemente scomparso, per quanto ingegnosa e paleograficamente facile, crea una poco piacevole ridondanza espressiva con quanto precede e quanto segue16. Linterpunzione pi o meno forte alla fine del v. 3 mi sembra che non abbia influenza alcuna sulla interpretazione letterale del v. 4. Inserendo i due punti certamente renderemmo i vv. 5-6 epesegetici di recumbunt, mentre il punto fermo creerebbe uno stacco tra la presentazione iniziale, quasi un titolo, e la descrizione vera e propria: una scelta da non scartare. Cos tuttavia i termini del problema non cambiano. Gli editori del XX secolo (praticamente tutti quelli posteriori a Ludwig Friedlaender17, con leccezione di H.J. Izaac18) hanno preferito il verbo eminent. Rudolf Helm19 leggeva collibus imminent lunica espressione dotata di un senso e intendeva: sie blicken auf die Hgel; i colli sarebbero per qui i Sette Colli di Roma, identificazione spesso data per scontata gi nellOttocento ma altamente improbabile. Se si accetta il significa15 D.R. SHACKLETON BAILEY, Corrections and Explanations of Martial, CPh, 73 (1978), 273-296: 277; cfr. D.R. SHACKLETON BAILEY (ed.), Martial, The Epigrams, edited and translated, I, London-Cambridge Mass. 1993, 331: A high retreat rise from the hills. 16 Tra i pochi studiosi che si sono occupati del passo dopo il 1993 la accetta M. HENDRY nella sua recentissima edizione elettronica: cfr. C. [sic] Valerii Martialis Epigrammaton Liber IV, allindirizzo http://www.curculio.org/Martial/Martial04.html. 17 L. FRIEDLAENDER, M. Valerii Martialis epigrammaton libri, mit erklrenden Anmerkungen, I, Leipzig 1886 (= Amsterdam 1967), 370, intende collibus come ablativo sulla scorta di una opinione del Munro (ibid.). Ma imminere non attestato con lablativo, a meno che non significhi prestare soccorso, laddove lablativo ha un chiaro valore strumentale: cfr. W. E HLERS, immineo, in ThlL VI 458,20-461,18: 460,69-73. 18 H.J. IZAAC (ed.), Martial, pigrammes. Texte tabli et traduit, I, Paris 1930, 137. 19 R. HELM, Nachaugusteische nichtchristlicher Dichter I, Lustrum, 1 (1956), 121318: 301.

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to traslato di spiccano20, conspicui sunt per eminent, ben attestato 21, e se si intende recessus come spiazzo naturale in rientranza, in profondit rispetto a qualcosa 22, credo che nel complesso si possa tranquillamente mantenere eminent, traducendo per diversamente da Robert Baker e Roger Pitcher (widened terraces loom upon the hillsides) 23 e, da Paul Bari (weite Refugien erheben sich auf den Hgeln sulla scorta dello Shackleton Bailey), il quale mi pare mantenga per recessus un valore traslato a sua volta male attestato 24. Infatti intendere recessus come terrazzamenti artificiali nella visione di Baker Pitcher e di Christoff Neumeister25, o come visto sopra, rifugi, come vogliono altri, si adatta male alla descrizione del paesaggio intatto presentata nei primi versi di sapore idillico. Abbiamo certamente ampia notizia archeologica di opere come terrazzamenti per scopi agricoli, e di rimodellamenti di lati collinari proprio nel suburbium di Roma. Tuttavia laggettivo lati e limmagine del rus mollemente adagiato come un conviva su un
20 Cos G. NORCIO, Marco Valerio Marziale. Epigrammi, Torino 1980, 321, e lo Scandola in M. SCANDOLA E. MERLI, Marco Valerio Marziale, Epigrammi, saggio introduttivo e introduzione di M. CITRONI, I, Milano 1996, 409. 21 Vedi ThlL V 490,36-496,2: 491,66-76. 22 La difesa di recessus = spazi pianeggianti finora non stata suffragata con esempi pertinenti. In mancanza della relativa voce del ThlL si vedano le seguenti attestazioni in autori tecnici ma di buona epoca: Mela 3,74, Arabici et os artius et latitudo minor est, maior aliquanto recessus, con la nota di P. PARRONI (ed.), Pomponii Melae de chorographia libri tres, Romae 1984, 423, mostra che al singolare il termine era tecnico a indicare lestensione in profondit di una superficie. Di qui al senso generico di rientranze (Mela 3,12 perpetua eius ora, nisi ubi modici recessus ac parva promunturia sunt, ad Cantabros paene recta est) il passo breve. Cos si giunge a Plinio nat. 10,70 hirundines in vicina abeunt apricos secutae montium recessus, inventaque iam sunt ibi nudae atque deplumes, e ad altre occorrenze dello stesso tipo. MASELLI, Mobilit (cit. n. 11), 53 parla di imprecisate vaste profondit che si distinguono sui colli e a n. 15 afferma di conoscere solo un esempio di recessus nel senso di profondit. 23 Cfr. la bella traduzione inglese con essenziali note di commento: R.J. BAKER R.A. PITCHER, Up at a Villa, Down in the City? Four Epigrams of Martial, ElectronAnt, 1 (1993-1994), s.n.p. (http://scholar.lib.vt.edu/ejournals/ElAnt/ V1N1/baker.html). 24 P. BARI, Der Andere Martial, ForumClass, 3 (1999), s.n.p. (http:// www.forum-classicum.de/archiv399.htm#barie). 25 NEUMEISTER, Rom (cit. n. 14), 199: ampie terrazze sporgono; e nella n. 26 a p. 284 commenta: espressione formulata in modo intenzionalmente contraddittorio riferita ai muri di sostegno dei terrazzamenti. Si veda il disegno schematico ivi proposto.

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modesto declivio, che indubitabilmente evocata dal verbo recumbunt (v. 2)26 dipingono uno spazio naturale ampio e pianeggiante quale non difficile trovare in vari punti delle colline che vanno dal Gianicolo su su fino a nord. Era un tipo di paesaggio molto apprezzato, se anche Plinio si premura di precisare che nel sito di una sua villa lata et diffusa planities montibus cingitur 27. Ma esattamente dove era? Felice Bruni nel 194928 e poi Ugo Scamuzzi nel 196629, dopo un archeologo tedesco30, avevano gi ribadito ad abundantiam che la villetta sorgeva sul Monte Mario, mediante argomenti extra-testuali: i due studiosi hanno osservato che collocandosi sul Gianicolo risulta impossibile scorgere la via Salaria; inoltre chi si goda il panorama dal Gianicolo non potrebbe mai realisticamente definire tanto vicino il Ponte Milvio, che dista da l oltre quattro chilometri in linea daria. Fin dal Rinascimento31, tuttavia, e con qualche buon argomento nellOttocento32 cera chi collocava la villa di 4,64 sul Monte Mario, talvolta in aper26 Cos NEUMEISTER, Rom (cit. n. 14), 200. Contra, ma senza che sappia convincere, MASELLI, Mobilit (cit. n. 11), 51, secondo cui Marziale vuole descrivere il panorama da un punto di vista lontano dalla villa stessa. Ma da dove? Non sarebbe stato opportuno per Marziale spostare il focus della propria descrizione, a pena di indebolire larchitettura dellepigramma. Questa obiezione vale contro alla teoria del mutamento del punto di vista propugnata dal Maselli nel suo articolo. 27 Plin. epist. 5,6,7, ad Apollinare. 28 F. BRUNI, Su quale Gianicolo sorgeva la villa di Giulio Marziale?, Capitolium, 24 (1949), 124-127. 29 U. SCAMUZZI, M. Valerio Marziale e la villetta sul Gianicolo oggetto dellepigramma IV, 64, RSC, 13 (1966), 183-189. 30 A. E LTER, Vaticanum, RhM, 46 (1891), 114-115. 31 Vedi p.es. T. CARUNCHIO, La Villa Lante al Gianicolo, larchitettura e i suoi restauri, in T. CARUNCHIO S. RM [curr.], Villa Lante al Gianicolo. Storia della Fabbrica e cronaca degli abitatori, Roma 2005, 35-39. 32 Si veda L. FRAPISELLI , Monte Mario finestra su Roma, Roma 1998. Si tratta in particolare del tedesco F.K.L. SICKLER, che nel 1811 collocava la villa di Giulio nei pressi dellodierna Villa Mellini, sede dellex Osservatorio astronomico di Monte Mario: cfr. Plan topographique de la campagne de Rome, Rome 18111, con varie riedizioni. Questa identificazione era fatta propria tra gli altri da Stendhal, che si accodava alla visione del Sickler. Altrove ( Pantogramma, ou une vue descriptive gnrale de la campagne de Rome , Rome 18214, che cito da FRAPISELLI, ibid. 185-186) lo stesso ebbe a scrivere: si nota che monte Mario non altro che un prolungamento del monte Gianicolo, come ci aveva insegnato Marziale.

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ta e gustosa polemica con quei maggiorenti che avevano la villa sul Gianicolo e ci tenevano a nobilitare quel versante con il precedente di Giulio Marziale: il caso dei Lante, secondi possessori della omonima villa oggi sede dellInstitutum Romanum Finlandiae33. Nessuno in passato ha ritenuto importante, tuttavia, rilevare che in generale lintera area descritta con la maggiore minuzia escludiamo perci le quinte costituite dai monti dei Castelli incentrata attorno alla via Flaminia. Il poeta descrive con cura certosina alcuni luoghi che allepoca debbono esser stati ben noti, ma insomma non erano certo i punti pi importanti della citt, n quelli pi celebrati dai poeti: si pensi al bosco sacro di Anna Perenna e a ponte Milvio. Si tenga presente, per, che da l partiva il percorso obbligato per chi dalla via Flaminia entro le mura (di cui la via Lata nientaltro che il tratto iniziale) volesse raggiungere Monte Mario: si passava per la via Flaminia col lucus di Anna Perenna (per cui vedi sotto, par. 3), e poi attraversando il Tevere si calcava necessariamente il ponte. Nella conclusione ho formulato una spiegazione per tale inconsueta attenzione da parte del poeta. Nonostante tale massa di elementi, Mika Kajava da ultimo34 ha tuttavia negato che Marziale potesse definire cos chiaramente gianicolense un luogo posto invece su Monte Mario. Lo studioso finlandese non smentisce per le deduzioni fatte da altri riguardo al panorama descritto da Marziale, creando una contraddizione. Si pu per sanare tale apparente contraddizione avanzando unaltra osservazione sul nome di Monte Mario, basandosi sui recenti volumi di LTUR Suburbium, dedicati ai dintorni di Roma al di l delle Mura Aureliane, che vanno gradualmente a completare il monumentale Lexicon Topographicum Urbis Romae. Bisogna infatti precisare che il nome di clivus Cinnae, che alcuni studiosi postulano fosse in antico il nome di Monte Mario35, appare basato su una sola epiCfr. n. seguente e il puntuale contributo cit. a n. 31. Cfr. M. KAJAVA, Villa Lante al Gianicolo e la villa di Giulio Marziale, in CARUNCHIO RM [curr.], Villa Lante (cit. n. 31), 9-17. 35 Cfr. in particolare NEUMEISTER, Rom (cit. n. 14), 199-200, oltre a SCAMUZZI, M. Valerio Marziale (cit. n. 29), 188-189. Tale idea acriticamente ripresa da FRAPISELLI, Monte Mario (cit. n. 32), 11.
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grafe tarda, probabilmente del III sec.36, oggi perduta, con cui una donna lascia la propria tomba di famiglia presso la via Trionfale, in clivo Cinnae nellager Aureli Primiani, a tale M. Licinius Timotheus; siffatta denominazione non ricompare mai, n prima n in seguito, a proposito di questa zona o di altre, finch nel X secolo non appaiono altri nomi (mons Gaudii, mons Malus, mons Mare dalletimo parimenti discusso e talvolta discutibile). Com noto clivus indica normalmente nella toponomastica antica semplicemente una stradicciola in salita. Non azzardato perci affermare che lepigrafe parla di una strada, cio di un luogo puntuale, e non vuole indicare lintero colle n un suo versante pi o meno vasto. Monte Mario non aveva dunque alcun nome specifico in antico. Del resto il plurale montes Vaticani pare esser stato utilizzato per indicare alcune o tutte quelle colline che erano extra Urbem a nord del Gianicolo, come a mio avviso si evince da una epistola di Cicerone37, dove con secundum Montis Vaticanos si deve intendere il profilo di tutto il sistema collinare che giunge, sia pure con qualche interruzione, al monte Testaccio. Ma anche questultimo non poteva essere un termine preciso. Mi sentirei di affermare, perci, che Marziale si trovava costretto a tentare una perifrasi per dare una indicazione del luogo esatto. Naturalmente del pari vero, ed stato detto 38, che la menzione del Gianicolo, che laltura pi anticamente e pi densamente
36 Vedi M. MACCIOCCA, Cinnae Clivus, in A. LA REGINA [cur.], LTUR Suburbium, II 1, Roma 2004, 102-103, con bibliografia precedente sulla topografia del luogo. 37 Cic. Att. 13,33a, p. 550 Sh.B., un passo notissimo agli archeologi: Capitone riferisce agli amici le ultime notizie de urbe augenda, a ponte Mulvio Tiberim perduci secundum montis Vaticanos, campum Martium coaedificari; illum autem campum Vaticanum fieri quasi Martium campum. Era nelle intenzioni di Cesare deviare il corso del Tevere per ridurre le frequenti alluvioni del Campo Marzio e di altre zone ripensi. Per questa interpretazione, ampiamente condivisa, rinvio a E. RODRGUEZ ALMEIDA, Il Monte Testaccio, Roma 1984, 67-69. Cfr. P. LIVERANI, Ianiculum, in LTUR, III, Roma 1996, 89-90: 90, e ID., Ianiculum, in LTUR Suburbium, III, Roma 2005, 82-83: Marziale indica laltura pi elevata della catena collinare, che inizia col Ianiculum, dandole il nome di questultimo per sineddoche (83). 38 Da ultimo NEUMEISTER, Rom (cit. n. 14), 201.

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abitata di tutto il sistema collinare39, poteva ben servire allo scopo di nobilitare la zona di residenza del buon Giulio. Non difficile trovare esempi moderni di questo costume. Ad esempio, chi vive nella estrema periferia sud di Roma, anche se casa sua pi prossima ad Ostia che a Piazza Marconi, affermer in genere di vivere tra i pi nobili giardini dellEUR. Curiosamente lestensore di unaltra voce del LTUR, Gaetano Messineo40 sostiene ancora, sulla scorta del Neumeister, e della inveterata communis opinio, che il nome di Monte Mario sarebbe stato in antico Clivus Cinnae, mostrando di non conoscere il differente parere di Maria Macciocca (vd. supra n. 36). In che punto esatto di Monte Mario fosse collocata la villa di Giulio naturalmente impossibile dire. I luoghi candidati sono numerosi. Certamente la villa doveva guardare a est, come prescrive Vitruvio (6,4,1): cubicula et bybliothecae ad orientem spectare debent; usus enim matutinum postulat lumen, item in bybliothecis libri non putrescent 41. A quanto pare la gran parte delle ville che si conoscono rispetta alla lettera i precetti vitruviani. Inoltre a mio parere il fatto che i soli luoghi menzionati siano chiaramente a nord-nordovest rispetto ai Sette Colli pu far pensare che le pendici su cui insisteva ledificio fossero situate nella parte nord-orientale di Monte Mario, pi a nord di quanto non si pensi normalmente. Mi sembra utile fare una precisazione a proposito della traduzione del v. 19, gestator patet essedo tacente. La maggior parte dei commentatori e dei traduttori ha voluto vedere qui nel gestator il nome tecnico, altrimenti non attestato, per definire il signore che appunto si d alla gestatio, alla passeggiata su lettiga che ricorre pi volte in letteratura. Il valore passivo di gestator sarebbe secondo il
39 P. LIVERANI, Ianiculum. Da Antipolis al mons Ianiculensis , in E.M. STEINBY [cur.], Ianiculum Gianicolo, Roma 1996, 3-12: 11. 40 G. MESSINEO, Iulii Martialis iugera, in A. LA REGINA [cur.], LTUR Suburbium, III, Roma 2005, 102. Cfr. ID., Flaminia, in LTUR Suburbium, II, Roma 2004, 255. 41 Si veda sotto quanto dico a proposito della biblioteca della villa.

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Forcellini passive, quemadmodum gestatio et gestans passive sumitur. ita gestator pro eo qui curru, aut lectica vehitur, vel navi: qui et vector eadem ratione dicitur. Mart. 4,64. Seguono il Forcellini42 Lewis and Short 43 e OLD 44. Questa opinione stata ripresa dagli estensori della relativa voce del ThlL 45 che si basano evidentemente sulla voce del Forcellini medesimo giacch scrivono vi passiva de eo qui lectica, curru sim. vehitur. Da qui le traduzioni correnti46. Ora, da quanto si rileva dalla letteratura, oltrech dalle note norme sulla formazione dei deverbativi nella lingua latina, i nomina actionis in -tor hanno sempre valore attivo, tranne, appunto, che nel passo marzialiano47. Se fosse possibile intendere la menzione del gestator in maniera diversa dal solito, scioglieremmo una curiosa aporia in un autore che non fa certo delle innovazioni sintattiche il suo cavallo di battaglia48. Il parallelo addotto dal Forcellini non applicabile perch veho un verbo che possiede anche un valore intransitivo etimologico49. Ora, abbiamo esplicite attestazioni di gestare nel senso di onera venalia portare (alcune in OLD), e di conseguenza del gestator come un mestiere umile, di portatore dacqua o di (tras)portatore in genere: cfr. Arnob. nat. 2,69 quando ratio coepta est genethliaca sciII 594, s.v. gestator. S.v. gestator: II. One who rides out to take the air. Mart. 4,64,19. 44 OLD 2019 One who rides or drives (for exercise). 45 I. KAPP G. MEYER, gestator , in ThlL VI 1957,36 sgg.: 1957,62-63. 46 IZAAC (ed.), Martial (cit. n. 18), 137: de l, on distingue le promeneur; NORCIO, Marco Valerio Marziale. Epigrammi (cit. n. 20), 323: da qui si vede chi va per le vie Flaminia e Salaria; SCANDOLA, Marziale (cit. n. 20), 409: si pu scorgere il viandante; ancora pi liberamente S. BETA, Marziale. Epigrammi, Milano 1995, 241: appare il viaggiatore sul suo carro silenzioso; P. BARI W. SCHINDLER, M. Valerius Martialis, Epigramme, Dsseldorf-Zrich 1999, 303: ist auf der Via Flaminia und der Salaria der Reisende zwar zu sehen, doch ohne da man den Wagen hrt; SHACKLETON BAILEY, Martial (cit. n. 15), 333: the traveller is in view. 47 Cfr. p.es. E.W. NICHOLS, Verbals in -tor, -ax, -dus, and -ns, AJPh, 40 (1919), 373-395. 48 Su questo argomento si veda, senza particolare approfondimento, P. WATSON, The Originality of Martials Language , Glotta, 78 (2002), 222-257. 49 Si veda OLD s.v. veho.
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ri? non post Theutin Aegyptium aut post Atlantem, ut quidam ferunt, gestatorem, baiulum, tibicinem illum ac destinam caeli?; Rufin. Orig. in Lev. 5,8 ligni caesores aquae gestatores. Ometto le testimonianze pi tarde o ambigue. Si osservi che tra i rumori che potrebbero svegliare chi riposa in casa sua (ma non Giulio Marziale nel suo buen retiro) menzionato subito dopo il clamor helciariorum. Lhelciarius era chi lavorava sulle chiatte lungo il Tevere, un mestiere umile, qui richiamato perch necessariamente chiassoso50. Se lessedum un carro usato per lo pi per il trasporto di persone51 non ne discende che anche il personaggio menzionato insieme al carro debba essere chi viene trasportato. Per queste due ragioni penserei che qui M. non parli di cittadini benestanti che viaggiano per diporto, ma di acquaioli o altro genere di piccoli commercianti/contadini, che recavano a Roma i prodotti del loro orto. Lacquaiolo che vende ai Romani di citt le acque curative della sorgente dellAcqua Acetosa figura comune nel paesaggio cittadino, anche nellarte (Piranesi), almeno fino alla Seconda guerra mondiale e alla chiusura della sorgente sulla Flaminia: lacquaiolo e lerbaiolo trasporta(va)no le loro merci vuoi sul carro a due ruote tirato dal mulo, vuoi a spalla. Si potrebbe invece trattare, in alternativa, dei portatori che viaggiavano insieme con i padroni, i quali si spostavano invece a bordo dellessedum, o ancora, dei lettighieri52. Il termine attestato a livello letterario per questo tipo di schiavi lecticarius, ma stante letimo del termine gestator, intenderlo come is qui gestat aliquid / aliquem non farebbe difficolt alcuna. Le scarne attestazioni antiche non suffragano in particolare una piuttosto che laltra di queste proposte, che sono
Documentazione antica su questo mestiere nellarticolo, avvincente ma non utilissimo per lo studioso di Marziale (oltrech difficile da reperire) di A. DEMAN R. VERDIRE, La halage dans lantiquit, LM, 37-39 (1972-1973), 5-31: 11-12. 51 Ricca documentazione in G. PISANI SARTORIO, Mezzi di trasporto e traffico, Roma 1988, 49-50, con illustrazioni. Ancora valido Ch. DAREMBERG E. SAGLIO [d. par], Dictionnaire des Antiquits grecques et romaines, Paris 1888-1902, s.v. 52 Maria Salanitro mi segnala che gi M. RADER, Ad M. Valerii Matialis epigrammaton libros omnes ... curae tertiae, Moguntiae 1627, 343, chiosava gestator con lecticarius, in una nota peraltro abbastanza confusa.
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forse troppo puntuali. Gestator un termine generico suscettibile di essere usato in differenti contesti, e si oppone a gerulus che invece il facchino vero e proprio (luso antichissimo e duraturo). Porteador traducono Juan Fernndez Valverde e Antonio Ramrez de Verger53; transportador Jos Guilln54, che intendono quindi, a quanto pare, trasportatore, uomo di fatica. Traduce facchini Giuseppina Pisani Sartorio55, che per non sembra porsi il problema del significato dellintero verso e quindi sospetto che segua la traduzione di qualcun altro. Il problema indubbiamente resta, se cerchiamo il senso letterale complessivo del passo marzialiano, in quanto essedum, com noto, indica per lo pi il carro a due ruote per il traporto di persone56: e questa identificazione costante nella letteratura antecedente a Marziale, con qualche possibile caso di uso promiscuo in quella successiva57. Direi che se il poeta descrive il traffico misto della Flaminia, si pu mantenere per gestator il valore di facchino e per essedum quello di carro da diporto: forse cos Marziale voleva indicare un po tutta la varia umanit che si succede sul pav della grande via di comunicazione. Se invece il carro tacesse perch non si muove pi e i passeggeri passassero sulle lettighe, non capirei la menzione di questo cambio: la Flaminia aveva bens delle stazioni di posta o mansiones allaltezza di Ponte Milvio, ma Marziale non avrebbe motivo di menzionare questo fatto specifico e indifferente per gli abitanti della villa. Anzi, si rovinerebbe largomentazione di questa sezione dellepigramma: la villa prope la citt ma non vi perven53 J. FERNNDEZ VALVERDE A. RAMREZ DE VERGER (edd.), Marcial, Epigramas, I, Madrid 1997, 291. 54 J. GUILLN, Marcial. Epigramas, Zaragoza 20032. 55 PISANI SARTORIO, Mezzi (cit. n. 51), 49: si vedono i facchini (dalla mia nuova casa) [sic] ma non si sente il rumore dei cocchi. La confusione sullidentit di Martialis in 4,64 persiste tuttora in alcuni degli scritti non specialistici che ho consultato: e stupisce. 56 In Marziale varie occorrenze, di cui la pi significativa, anche perch ricorre in un epigramma che ha affinit verbali con 4,64 e ne rappresenta in qualche modo un rovesciamento, 12,57,23: intraque limen latus essedo cursus: Sparsus ha un viale dingresso alla sua domus che pare una pista per i carri. 57 Cfr. OLD s.v.; PISANI SARTORIO, Mezzi (cit. n. 51), 48-50.

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gono i rumori tipici della vita attiva che in essa si svolge, per quanto stridenti e forti siano. Certo non siamo autorizzati a postulare un valore passivo o intransitivo di gestator che risolverebbe unaporia a un prezzo inaccettabile 58. Ne blando rota sit molesta somno di v. 20 non pu avere che valore finale, come intende anche Giorgio Maselli59, che pure aggiunge una serie di considerazioni meno condivisibili: a suo parere un complesso sistema di silenziatori ridurrebbe il notissimo stridore degli esseda. La spiegazione pi semplice, per, che il carro tace perch il punto da cui osserva lipotetico lettore o in generale chiunque si trovi nei recessus della villa di Giulio a guardare il panorama sotto di s abbastanza lontano da vedere le persone (siano piccoli commercianti o schiavi portatori) che passano sulla Flaminia, ma non da sentire il rumore dei carri, per quanto forte esso sia. La descrizione del fenomeno che Marziale ci d distorta anche grammaticalmente dallelogio: affinch le ruote non disturbino il sonno. Non neppure il caso di precisare che i termini gestator ed essedo, cos come rota, sono singolari per il plurale (o singolare collettivo), una figura frequente in Marziale, e non limitata alla poesia alta60. 3. IL BOSCO SACRO DI ANNA PERENNA E IL SANGUE VIRGINALE Lespressione virgineo cruore di v. 16 posta da Shackleton Bailey tra croci perch incomprensibile non per la grammatica ma per il senso. Non diversamente si comporta la totalit dei filologi e degli antropologi che hanno esaminato questo passo, i quali anche quaA meno di non voler correggere patet dello stesso verso con pavet con W. FRHNER, Kleinigkeiten, Philologus, 71 (1912), 161-172: 170: quando il padrone scendeva dal carro il portantino tremava per la fatica del lavoro incombente. A ben vedere, per, anche il Frhner, autore di una proposta temeraria, intendeva gestator correttamente. 59 MASELLI, Mobilit (cit. n. 11), 56 n. 25. Le motivazioni addotte sono per opinabili. 60 In Marziale cfr. per esempio 2,17,3 (multus obsidet sutor), 9,22,10 (et mea sit culto sella cliente frequens). Gli esempi sono numerosi.
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lora non pongano le croci commentano che il senso preciso dellindicazione resta oscuro. Giova ricapitolare le varie direzioni che ha preso lindagine negli ultimi settantanni. Anche su questo punto non posso dire di aver raggiunto un perfetto grado di certezza, ma spero almeno di aver contribuito a far da ponte al prosieguo del dibattito tra filologi e archeologi, che hanno finora viaggiato su binari paralleli. In primis, da un punto di vista metodico bisogna chiedersi se a) il misterioso costume che Marziale menziona sia un fatto arcinoto facente parte del background di ogni cittadino romano; b) in alternativa, potrebbe invece aversi qui unallusione o addirittura una rielaborazione nei confronti di un modello letterario noto che trattava unusanza o un episodio sconosciuto ai pi allora cos come adesso ai moderni: lusanza, poco nota di per s, o addirittura inventata da un autore repubblicano, risulterebbe allinizio oscura per il lettore, sarebbe invece la traccia del modello a rendere riconoscibile e dunque preziosamente arguto il giro di frase. Direi per che lipotesi b) sia da scartare, perch conosciamo i maggiori modelli di Marziale e in essi non c alcunch di paragonabile, e perch normalmente le allusioni che ci sfuggono, nella sua opera, ci danno alla fine, per lo pi, il sospetto che quanto noi non riusciamo a comprendere fosse invece limpido per i contemporanei del poeta. Per quanto riguarda Anna Perenna e il sangue virginale, a mio avviso tutte le emendazioni sono da scartare o perch non chiariscono la frase, o perch la banalizzano del tutto. Virgineo liquore di Ernst Assman61, per esempio, che ha goduto di una certa fortuna, introduce il pi famoso acquedotto di Roma, laqua Virgo, tanto spesso menzionato nelle fonti soprattutto in relazione alle attivit sportive del campo Marzio e ai bagni termali che si servivano delle
61 Cfr. E. ASSMANN, Zu Martialis 4, 64, RhM 60 (1905), 4. La emendazione esemplata sul passo ovidiano cit. alla n. successiva.

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sue acque: si veda ad es. Mart. 5,20,9 e un ricordo nostalgico di Ovidio62. Ma da Frontino (1,22) sappiamo che la conduttura aveva il suo castellum terminale in pieno Campo Marzio, nei pressi di Porta Flaminia63, ad almeno un paio di chilometri dunque (un miglio e qualcosa) dal luogo dove una epigrafe scoperta un centinaio danni fa situa il lucus Annae Perennae 64. Christian Hlsen, che conosceva lepigrafe, congetturava che il punto esatto fosse pi vicino al secondo miliario che al primo, giacch quanto sappiamo della densit abitativa nella zona attorno alla Porta Flaminia impedisce di collocare l il bosco. Anche lemendazione di Ernst Alton65, virgineo rigore, abbastanza apprezzata in passato, muove dai medesimi presupposti di quella di Assman, che ho ora mostrato essere altamente improbabile alla luce delle risultanze archeologiche. In pi crea una iunctura non attestata e francamente brutta. Tra laltro il sostantivo rigor si riferisce pressoch sempre al freddo gelido: dunque il rigor ha connotati di spiacevolezza che derivano dal senso etimologico di rigidit, mentre qui il poeta descrive un panorama chiaramente idillico. Questultima ragione vale da obiezione per coloro che pensano che in tale luogo si svolgessero riti iniziatici che prevedessero sacrifici umani o altri spargimenti di sangue66. Alcuni studiosi sostengono che luso del verbo gaudere non pu riferirsi a riti dolorosi o in altro modo biasimevoli. Il verbo vale rigoglioso, fertile secondo Rosa Lamacchia67. Ma argomento tutto som62 Pont . 1,8,31 (cfr. fast . 1,463) gramina nunc Campi pulchros spectantis in hortos / stagnaque et euripi Virgineusque liquor. 63 Cfr. S.B. PLATNER Th. ASHBY, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, London 1929, 28-29; S. LE PERA, Aqua Virgo, in LTUR, I, Roma 1993, 72-73. 64 Cfr. CIL I2 311 (c.d. Calendario Vaticano): Feriae Annae Perennae Via Flaminia ad primum lapidem. Cfr. anche NEUMEISTER, Rom (cit. n. 14), 281. 65 A.H. ALTON, Martial IV.64 , CR, 38 (1924), 111-112. 66 H.J. ROSE, A Misunderstood Passage in Martial, CR, 38 (1924), 64-65, respinge per la presenza di gaudet lipotesi dei sacrifici umani, ma ritiene che si alluda a una particolare occasione in cui i sacerdoti romani avevano prescritto di spargere sangue virginale per contrastare magicamente uninvasione di insetti nocivi. Il supporto per tale ipotesi fornito da alcuni passi di Plinio e Columella che inutile riportare anche perch si riferiscono a pratiche dichiarate espressamente di origine cappadoce. Per altre congetture cfr. FRIEDLAENDER, M. Valerii Martialis (cit. n. 17), 371.

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fertile secondo Rosa Lamacchia67. Ma argomento tutto sommato soggettivo. Piuttosto, luso del presente suggerisce che ci troviamo di fronte a una costumanza ben nota e vista come duratura e attuale alla fine del I secolo. La discussione di altre proposte testuali (numerose e talora risibili) per forse superflua, senza che le cruces dello Shackleton Bailey si impongano come necessarie. In effetti la locuzione virgineo cruore mi sembra protetta da tre passaggi letterari in cui compare tale iunctura. In ciascuno di questi essa denota la deflorazione che subisce la sposa nella prima notte di nozze o in generale la vergine al primo rapporto. Il primo Auson. cent. 118-121:
huc iuvenis nota fertur regione viarum et super incumbens nodis et cortice crudo intorquet summis adnixus viribus hastam, haesit virgineumque alte bibit acta cruorem.

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Abbiamo poi il contemporaneo Claud. carm. mai. 14 (epith. Hon.), 26-3068,


et vestes Tyrio sanguine fulgidas alter virgineus nobilitet cruor tum victor madido prosilias toro nocturni referens vulnera proelii.

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Ai due passi, citati gi da Herbert Rose69, vorrei ora aggiungere Massimiano, 5,131-132, nel quadro di una sorta di inno alla virilit (e allocuzione omerica alla mentula) che lanziano autore rimpiange dopo una dfaillance amorosa70:
67 Cos R. LAMACCHIA, Annae festum geniale Perennae, PP, 13 (1958), 381-404: 383 n. 1. 68 Epitalamio risalente allanno 398. 69 Cfr. ROSE, A Misunderstood Passage (cit. n. 66), 64; ThlL II 1245 s.v. cruor. Rose (Nemus Annae Perennae , CR, 38 [1924], 171-172) obbietta ad Alton che non esistono forti controindicazioni alla sua ipotesi in quanto Marziale descrive ci che effettivamente appare notevole dalla villa di Giulio Marziale. 70 Vedi il commento di F. SPALTENSTEIN, Commentaire des lgies de Maximien, Roma 1983, ad loc.

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sternitur icta tuo votivo vulnere virgo et perfusa novo laeta cruore iacet.

Quale pi quale meno, questi passaggi sono evidentemente dipendenti da una iunctura virgiliana (Aen. 11,804)
hasta sub exertam donec perlata papillam haesit virgineumque alte bibit acta cruorem,

che descrive in modo pateticamente cinematografico la lancia nemica mentre si conficca nel petto della vergine Camilla. La dipendenza assolutamente certa nel caso di Ausonio, giacch il cento nuptialis appunto formato di emistichi e interi versi provenienti per lo pi dallEneide71. Mi sentirei pertanto di affermare che la iunctura virgineus o virginis cruor, nata probabilmente con Virgilio, si sia specializzata come facile eufemismo a indicare la deflorazione delle vergini. Ci mi pare confermato da un passo del contemporaneo di Claudiano, s. Agostino (De gratia Christi et de peccato originali, 2,35,40):
si autem peccato non fuisset dehonestata natura, absit ut opinemur tales futuras fuisse nuptias in paradiso, ut in eis ad prolem seminandam non nutu voluntatis, sicut pes ad ambulandum, manus ad operandum, lingua ad loquendum, sed aestu libidinis membra genitalia moverentur nec, sicut nunc fit, virginitatis integritas ad concipiendos fetus vi turbidi vitiaretur ardoris, sed obsequeretur imperio tranquillissimae caritatis et eo modo non esset dolor et cruor virginis concumbentis eqs.

Altrove per (civ. 14,26), il cruor semplicemente quello dovuto alle mestruazioni, che, dice Agostino, possono avvenire senza perforazione dellimene: potest integritate salva ex utero virginis fluxus menstrui cruoris emitti.

71 Sul centone vedi almeno R.P.H. GREEN (ed.), The Works of Ausonius, Oxford 1990, ad loc.

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Teniamo a mente luso della iunctura in latino classico. Vediamo ora il grado di puntualit di Marziale nel collocare il lucus di Anna. Solo in conclusione di questo lavoro (par. 5) accenner alla difficilissima questione dei riti connessi a tale divinit italica e quindi al possibile significato della menzione del sangue. Marziale colloca lungo la via Flaminia il boschetto sacro di Anna. In effetti, nellambito degli scavi effettuati tra il 1999 e il 2001 per la costruzione del nuovo Auditorium romano72 dove oggi Piazza Euclide, quindi nei pressi della Flaminia, sono emersi un gran numero di iscrizioni (tra cui alcune leggono ANNAE SACRUM) ed oggetti votivi, oltre a un ninfeo, che ci hanno permesso di affermare senza ombra di dubbio che il bosco sacro consacrato ad Anna Perenna, ma anche a divinit tipicamente fluviali come Acheloo e le ninfe, esisteva, era realmente pomiferum e sorgeva pi o meno a un miglio dal pomerio di Claudio73. Nello stesso sito stata rinvenuta una sorgente, da cui si dipanavano brevi condutture, ma non stata trovata traccia di derivazioni dallaqua Virgo. Se il lucus cui accenna Marziale era nel sito in questione, allora tutte le congetture sullAqua Virgo vengono a cadere, comera del resto prevedibile. Che il santuario scavato a Piazza Euclide sia il lucus di cui fa menzione Marziale non per sicuro. Ora per lautorevole Timothy Wiseman afferma con sicurezza che deve trattarsi di due santuari differenti, in quanto it is surely impossible that the Piazza Euclide [dove gli archeologi pensano che sia da collocare il lu72 I cui risultati sono presentati in M. PIRANOMONTE [cur.], Il bosco della musica e il santuario di Anna Perenna, Roma 2002: per la topografia 71-72. Cfr. ora la stessa PIRANOMONTE, Annae Perennae nemus , in A. LA REGINA [cur.], LTUR Suburbium , I, Roma 2002; EAD., Le ultime scoperte nel territorio del II Municipio, in M.A. TOMEI [cur.], Roma. Memorie del sottosuolo. Ritrovamenti archeologici 1980/2006, Milano 2006, 184-191; ulteriori studi della medesima Piranomonte ivi citati (alcuni in corso di stampa) non riguardano problemi di topografia. Le ricerche nella zona continuano tuttora. Attendiamo con grande partecipazione la pubblicazione degli atti di un convegno (Roma, 20 maggio 2003) dedicato alla eccezionale scoperta tenutosi allUniversit di Roma La Sapienza: A. SAGGIORO M. ZERBINI [curr.], Anna Perenna ritrovata. Nel volume sar presente anche un saggio dedicato alle fonti letterarie del mito/rito a cura di M. Zerbini. 73 Cfr. liscrizione cit. n. 59.

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cus] could be described as either close to the Tiber [riferimento a Ov. fast. 3,524 sgg. cit. pi avanti] or at the first milestone on the via Flaminia: le distanze relative non lo permetterebbero74. In pi, la Tabula Peutingeriana indica che Ponte Milvio era al III miglio della Flaminia: la misura andrebbe presa, perci, a partire dalla Porta Fontinalis (laddove inizia via del Corso): il computo di un miglio porterebbe non pi in l di piazza Augusto Imperatore, verso la fine di via di Ripetta. La conclusione che il sito recentemente scavato sarebbe il luogo dove il culto di Anna avrebbe trovato collocazione definitiva in un momento successivo, in ogni caso dopo la met del I secolo d.C. Wiseman crede che Tiberio, pi o meno nel 37, abbia deciso di spostare il luogo della festa delle Idi perch troppo prossimo al venerato mausoleo di Augusto. Questipotesi sembrerebbe quadrare, ma anchessa a mio avviso costruita su puntelli un po troppo esili. Ovidio, ad esempio, sembra parlare di una gita fuori porta rispetto alla Roma del suo tempo, epoca in cui anche la zona fino a Piazza del Popolo era densamente abitata. Inoltre non affatto detto che il luogo della festa di Anna dovesse coincidere con il bosco sacro e il luogo di culto: Ovidio, ancora una volta, non d informazioni utili, n ce le danno i fasti marmorei. La questione resta aperta. Lunica certezza che il nemus doveva essere nelle vicinanze della via Flaminia, almeno al tempo di Marziale. Per quanto riguarda il culto, Ovidio narra nel III libro dei Fasti ben sei diversi aitia intorno al nome di Anna Perenna, bench in una delle tradizioni riferite pi diffusamente nei Fasti Anna sia solo una arzilla vecchietta la quale si presta a sostituire Minerva nel ruolo di nupta suppositicia, ingannando cos Marte e permettendo alla dea di conservare la verginit:
nunc mihi, cur cantent, superest, obscena puellae, dicere; nam coeunt certaque probra canunt,
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T.P. WISEMAN , The Cult Site of Anna Perenna: Documentation, Visualization, Imagination, in L. H ASELBERGER J. H UMPHREY [ed. by], Imaging Ancient Rome , Portsmouth 2006, 51-61.

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nuper erat dea facta: venit Gradivus ad Annam, et cum seducta talia verba facit: mense meo coleris, iunxi mea tempora tecum; pendet ab officio spes mihi magna tuo, armifer armiferae correptus amore Minervae uror, et hoc longo tempore volnus alo. effice, di studio similes coeamus in unum: conveniunt partes hae tibi, comis anus, dixerat; illa deum promisso ludit inani, et stultam dubia spem trahit usque mora, saepius instanti mandata peregimus inquit; evicta est: precibus uix dedit illa manus, credit amans thalamosque parat. deducitur illuc Anna tegens voltus, ut nova nupta, suos. oscula sumpturus subito Mars aspicit Annam: nunc pudor elusum, nunc subit ira, deum.

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Le attraenti ipotesi di alcuni commentatori (Wilhelm Heraeus, Izaac, Giuseppe Norcio, Simone Beta) a proposito dellofferta del primo sangue mestruale della fanciulle romane alla dea della fertilit Anna Perenna75 non mi sembrano dimostrate, anche perch mi sembra che dipendano tutti da Schenkl e da Rose semplificandone il discorso. Molti hanno, poi, ritenuto valida lipotesi di Lamacchia76 che si trattasse di riti di iniziazione sessuale. Altri si accodano al parere di James Frazer77, secondo il quale Marziale poteva alludere tanto a riti di fertilit di origine italica, quanto a libere costumanze amorose che sarebbero legate alla ben nota licenza che il popolino si prendeva allorch si recava ogni 15 di marzo a fare il picnic nei pressi della riva del Tevere, pi o meno dove oggi lAra Pacis. Secondo lo studioso inglese, in definitiva la festa di Anna Perenna, antico capodanno dellepoca in cui lanno incominciava a
Vedi almeno le testimonianze antiche anche epigrafiche raccolte in G. WISSOWA, Anna Perenna in RE I 3, coll. 2223-2225; O. M ELTZER , Anna Perenna, in W.H. ROSCHER [hrsg. von], Ausfhrliches Lexikon der Griechischen und Rmischen Mythologie, Leipzig 1884, I 355-360; P.E. ARIAS, Anna Perenna, in LIMC I 794-795 (poco utile, con imprecisioni riguardo a Marziale). 76 LAMACCHIA, Annae (cit. n. 67), 402-403. 77 J.G. FRAZER (ed.), Ovid. The Fasti, Oxford 1922, 110-112.
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marzo, was a day of Valentine and on the greensward of the groove many a girl may have gone in a maid who came out a maid no more. Certo la suggestione del noto passo ovidiano del III libro dei fasti aveva colpito il celebre antropologo, ed anche oggi molti tentativi di spiegazione partono da questi versi:
plebs venit ac virides passim disiecta per herbas potat, et accumbit cum pare quisque sua. sub Iove pars durat, pauci tentoria ponunt, sunt quibus e ramis frondea facta casa est; pars, ubi pro rigidis calamos statuere columnis, desuper extentas imposuere togas. sole tamen vinoque calent annosque precantur quot sumant cyathos, ad numerumque bibunt. invenies illic qui Nestoris ebibat annos, quae sit per calices facta Sibylla suos. illic et cantant quicquid didicere theatris, et iactant faciles ad sua verba manus, et ducunt posito duras cratere choreas, cultaque diffusis saltat amica comis. 525

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In maniera che a me sembra poco proficua, inoltre, altri hanno tentato di conciliare i numerosi aitia presenti nel lungo passo ovidiano (che non riporto) in una visione sincretistica che in realt Ovidio sfrutta soprattutto per inanellare una serie di giochi culti: lui a identificare Anna Perenna con Anna sorella di Didone, sulla base della semplice omofonia del nome. Senza andare a scavare nelle etimologie, peraltro discusse, certo che il punico Anna (Hannah) voce semitica, mentre gli etimi per il latino si soppiantano a vicenda, senza saper convincere78. Pu darsi invece che Anna derivi da annare che varrebbe incomiciare lanno; cos perennare varrebbe terminare lanno, come ormai pare evincersi dallunica attestazione, Macrobio, Sat. 1,12,679 eodem quoque mense (Martio) et publice
78 Solo una breve menzione per larticolo di D. PORTE, Anna Perenna, bonne et heureuse anne?, RPh, 45 (1971), 282-291, che ritiene trattarsi della forma cristallizzata di un augurio rituale: Anna ac Perenna! 79 Cfr. G. LEHNERT, annare, in ThlL II 110,40-41.

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et privatim ad Annam Perennam sacrificatum itur, ut annare perennareque commode liceat. Tra le tante ipotesi linguistiche, questa mi sembra lunica che non incontri ostacoli particolari. Nelle fonti antiche non si parla assolutamente di utilizzi rituali del sangue delle fanciulle nella festa di Anna Perenna che, come sappiamo dal passo di Ovidio, si teneva in gaiezza come una gita fuori porta80. Del resto qui i fuochi artificiali dellarte del poeta contribuiscono a dare limpressione di un pot-pourri di suggestioni differenti, impossibili da dipanare. Pu darsi che lespressione non debba intendersi in riferimento a un rito o a un costume codificato da elementi cultuali che prevedessero spargimento di sangue (con sacrificio di animali come si voleva nel XIX secolo). In ogni caso sono due le ipotesi moderne sul rito ancora in piedi: trascureremo le altre numerose prodotte nellOttocento, a cui si accennato sopra in maniera asistematica. Mario Torelli81 nel compiere una serrata valutazione dei rapporti intercorrenti in epoca repubblicana tra le comunit di Lavinium e quella di Roma, sostiene tra laltro che lallusione di 4,64 sarebbe riferita al sangue mestruale, sicch con le Idi di marzo e il dies festus di Anna Perenna si aprirebbe un periodo di tabu rituale della durata del ciclo, destinato a chiudersi con le Quinquatrus Minervae del 19 marzo. Una pi recente dissertazione francese sulla religione delle donne romane sostiene invece la tesi che si tratterebbe del sangue della deflorazione al momento delle nozze 82. Tuttavia i riscontri che adduce mi paiono abbastanza peregrini. Ancora Wiseman, prendendo posizione da ultimo, pensa che, giacch Ovidio non menziona il sangue nel lungo passo dei Fasti, Marziale in 4,64 si
NEUMEISTER, Rom (cit. n. 14), 281. M. TORELLI , Lavinio e Roma, Roma 1984, 64-65; cfr. 71-74. 82 N. BOELS-JANSSEN, La vie religieuse des matrones dans la Rome archaque, Rome 1993, 23-35.
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riferisca a una situazione che had come into being since Ovids time83. Anche il bosco sacro di Piazza Euclide sarebbe stato meglio visibile dalla villa di Giulio Marziale. Se la notizia dei Fasti di Filocalo, di met del IV secolo84, che d la festa di Anna al 18 giugno, va a sostituire e non ad aggiungersi a quella riguardante la festa delle Idi, che gi conosciamo, allora la prossimit delle feriae Annae Perennae alla festa di Priapo e ai suoi riti di deflorazione simbolizzati dal fascinum rosso stigmatizzati dai cristiani potrebbe spiegare la menzione del sangue virginale as part of the celebration of marriage85. Certo , se non altro, che il clima di licenza di cui fa menzione Ovidio mal si concilierebbe con periodi di tabu rituale quali quelli ipotizzati dagli studiosi in precedenza. Una suggestione dellultimora mi sembra abbastanza ragionevole. Esiste forse la possibilit che cruor sia qui posto metonimicamente per dona votiva, in modo che il poeta direbbe che il santuario di Anna Perenna gaudet dei doni connessi al sangue verginale, cio si rallegra perch riceve ex-voto in occasione del menarca delle fanciulle, cos come accade ancor oggi in molte localit del Meridione dItalia. Sappiamo che la prima barba dei fanciulli veniva consacrata a una divinit sotto forma di ex voto. Lo stesso accadeva per le fanciulle, che consacravano in santuari le proprie pupae. Abbiamo visto sopra che la iunctura riferisce in genere a sangue che non abbia origine da ferite di arma86, ma da deflorazione o da un fenomeno simile, com per certi versi la mestruazione. Che nel nemus si consacrassero ex voto di questo genere ad Anna Perenna solo una possibilit, anche perch i reperti (anche bambolotti) trovati durante gli scavi sembrano tutti correlati a oscuri esorcismi e

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WISEMAN, The Cult Site (cit. n. 74), 60. CIL I2 1, p. 266 (ANNAE.SACRUM). Cfr. TORELLI, Lavinio (cit. n. 81), 65. 85 WISEMAN, The Cult Site (cit. n. 74), 60-61. 86 A dispetto della virgiliana Camilla.

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feroci riti di defixiones 87, che non si accordano bene con alcuna delle ipotesi qui sopra prospettate. Come si visto la presunta crux del v. 16 non di natura testuale: a questo punto il filologo, mentre pu e deve limitare i danni attenendosi al dettato del poeta, deve purtroppo alzare le mani, constatare la sua impotenza, e augurarsi che le recenti scoperte sopra menzionate diano nuova linfa agli studi di antropologia e di storia materiale romana. Vediamo ora se possibile trovare un comune denominatore tra i vari elementi della lunga descrizione, oltre al fatto che fanno parte del panorama che si godeva dalla casa del grande amico del poeta. Sappiamo che Giulio Marziale nellanno 8788, ai tempi del III libro, che il poeta gli dedica, abitava nella via Tecta, in un quartiere centrale ma popolare89 nei pressi del Campo Marzio90. Tale abitazione non pi menzionata nel resto dellopera marzialiana. La casa di Giulio non doveva essere disprezzabile: si noti la perifrasi del v. 6 quos tenuit Daphnis, nunc tenet ille lares. Essa identificata

87 Vedi le interpretazioni delle defixiones di J. BLNSDORF, nella gi citata sezione di TOMEI [cur.], Roma (cit. n. 72), 192-193; e della PIRANOMONTE in PIRANOMONTE [cur.], Il bosco della musica (cit. n. 72), 194-196. Ancora sui riti magici M. PIRANOMONTE, La fontana sacra di Anna Perenna a Piazza Euclide tra religione e magia, MHNH, 5 (2005), 87-104. 88 Per la datazione cfr. FUSI (ed.), M. Valerii Martialis (cit. n. 9), 53: settembre/ottobre dell87. 89 Il poeta racconta che nelle immediate vicinanze della via Tecta accadde un banale ma nellottica dellepoca divertente incidente occorso a un Lingone (uno straniero di stirpe celtica) mentre ritornava al suo alloggio dove stava a pigione: dum repetit sera conductos nocte Penates (Mart. 8,75,1). Cfr. Ch. SCHFFEL, Martial, Buch 8. Einleitung, Text, bersetzung, Kommentar, Stuttgart 2002, 625. Il ricorrere dellespressione, leggermente variata, in 11,82,2, nel contesto di quello che sembra un epigramma satirico, mostra che essa aveva una valenza piuttosto dispregiativa: si pu facilmente dedurne che il Lingone non era civis e non era benestante. Del resto non aveva che uno schiavo tam macer ut minimam posset vix ferre lucernam, segno che non se la passava troppo bene. 90 Sulla collocazione topografica della domus vedi E. RODRGUEZ ALMEIDA, Domus: Iulius Martialis, in LTUR, III, Roma 1996, 108. Sunto della questione in FUSI (ed.), M. Valerii Martialis (cit. n. 9), 141-142, con discussione dei principali repertori topografici precedenti al LTUR.

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col nome del precedente proprietario (a noi sconosciuto 91; ma tale non doveva essere ai cittadini di Roma), perci quasi impossibile che fosse un semplice appartamento (cenaculum): si tratter piuttosto di una domus. Nel terzo libro, dunque, Marziale indirizza il suo libro alla casa di citt di Giulio, che sorgeva in una via che incrocia il primo tratto della via Flaminia, laddove aveva ancora il nome di via Lata. A questo punto si noter che tutte le localit e i monumenti menzionati meno cursoriamente in 4,64 rappresentano luoghi collocati lungo la via Flaminia, lungo il probabile percorso (a quanto mi consta, lunico) che dalla via Tecta, per Porta Flaminia, il lucus di Anna, il Ponte Milvio, chi partiva da Roma doveva percorrere per giungere alle pendici del Monte Mario. Forse non azzardato, allora, concludere che i luoghi non sono stati scelti da Marziale perch pittoreschi, ma perch in qualche modo significativi per il padrone di casa stesso. Lo sguardo dei padroni della nuova casa, dapprima, avr indugiato a cercare con gli occhi i punti pi riconoscibili vicino al luogo dove sorgeva la vecchia casa92; poi avr percorso tutta la strada fino alla villa, con un moto pi compiaciuto che nostalgico, del tutto comprensibile. Mi accorgo che ho scritto scelti da Marziale: nel par. 5 cerco di suggerire da quale Marziale. 4. LA BIBLIOTECA DI GIULIO MARZIALE IN 7,17.
Ruris bibliotheca delicati, vicinam videt unde lector urbem, inter carmina sanctiora si quis lascivae fuerit locus Thaliae, hos nido licet inseras vel imo

91 Cfr. FUSI (ed.), M. Valerii Martialis (cit. n. 9), ibid., che nulla pu aggiungere alla scarna voce del PIR1: Daphnis: amicus Martialis. 92 Presuppongo che questa fosse rimasta di propriet di Giulio. In caso contrario la descrizione avrebbe un che di nostalgico assolutamente fuori luogo nel contesto.

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septem quos tibi misimus libellos auctoris calamo sui notatos: haec illis pretium facit litura. at tu munere delicata parvo, quae cantaberis orbe tota noto, pignus pectoris hoc mei tuere Iuli bibliotheca Martialis.

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Lepigramma 7,17 ha goduto di fortuna nella critica perch presenta due problemi apparentemente insolubili. Luno la crux del v. 9; il secondo, e forse pi importante, che cosa esattamente siano i septem libelli che M. dona alla bibliotheca93 di Giulio. Mentre vorrei discutere la croce il suo scioglimento ha secondo me ricadute importanti eviter di riconsiderare integralmente la questione in senso stretto libraria: cosa che mi costringerebbe ad andare troppo lontano. Mi limito a fare una sola osservazione, del resto non nuova: il testo dellepigramma sembra corroborare lipotesi che Marziale doni le sue opere fino ad allora uscite per rimpinguare la biblioteca dellamico, che del resto gi possedeva altre opere del poeta, quanto meno il terzo libro. Non sappiamo se si tratti di una edizione complessiva o di sette rotoli di papiro contenenti ciascuno un libro. Certo che il poeta riafferma ancora una volta che il pregio del dono nella revisione ope93 Bench sulle biblioteche private a Roma manchi documentazione archeologica abbiamo sparse notizie fornite per lo pi da Cicerone. Molto di pi si sa sulle grandi biblioteche imperiali di Roma, quelle che fino a un certo punto possono essere definite pubbliche: cfr. H. BLANCK, Das Buch in der Antike, Mnchen 1992, 104-134 e pi specificamente R. FEHRLE, Das Bibliothekswesen im alten Rom, Wiesbaden, 1986; W. HOEPFNER [hrsg. von], Antike Bibliotheken, Mainz am Rhein 2002. Biblioteche private, come quella famosa dei Pisones a Herculaneum (che conserva i papiri di Filodemo), sono state scavate in localit che per la loro distanza dalla capitale non possono essere chiamate suburbane: gli studi che le riguardano tornano utili tuttavia per studiare larchitettura delle biblioteche minori in generale. Sulle biblioteche nel mondo romano si vedano almeno le seguenti pagine fondamentali: G. PASQUALI , Biblioteca, in Enciclopedia Italiana, Roma 1930 (= F. BORNMANN G. PASCUCCI S. TIMPANARO [curr.], Rapsodia sul classico, Firenze 1990, 34-50: 41-48); H. DZIATZKO, Bibliotheken, in RE III, coll. 415-421; K. WENDEL, Bibliothek, in RAC II (1954), 231-274: 257-269; K. WENDEL, Geschichte der Bibliotheken: das griechisch-rmische Altertum, in G. LEYH [hrsg. von], Handbuch der Bibliotheks-Wissenschaft, III 1, Wiesbaden 19552, 51-145: 96-131; ottima lintroduzione generale di L. CASSON, Libraries in the Ancient World, New Haven-London 2001.

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rata quale corrector di se stesso, a integrare il lavoro di copia che evidentemente stato fatto da un copista di professione94: haec illis pretium facit litura il loro pregio dato tutto dalle cancellature, ossia dalla revisione effettuata. Ma se si accoglie, anche solo in parte, la spiegazione che prospetto qui sotto, non abbiamo bisogno di supporre che si tratti di una edizione complessiva in codice dei libri fino ad allora pubblicati singolarmente dal poeta. Anzi, questa sembrer lipotesi meno plausibile. La difficolt acuita dalla crux del v. 9. Una famiglia, la seconda, ha dedicata mentre laltra, quella maggiormente contaminata, ha delicata. Delicata, detto in breve, mi sembra francamente insostenibile dopo il v. 1 dove compare il medesimo aggettivo ma in senso leggermente differente, tanto che neppure si potrebbe parlare di ripetizione affettiva o simili. Molti (con leccezione di Heraeus) hanno pensato che delicata potesse esser preso come un vocativo e che munere parvo potesse andare con cantaberis del v. seguente. La doppia forzatura consistente nel legare un complemento a un termine diverso da quello che racchiudono i suoi elementi e nellinterpretare delicata come vocativo (per di pi dopo il v. 1!) salta agli occhi. Lo Shackleton Bailey ha per la prima volta acconsentito a dichiarare il passo insanabile, ammettendo di non avere una valida soluzione da proporre, a meno che non vogliamo prendere in seria considerazione il suo munere munerata parvo. Tuttavia, sulla base di un uso per lo pi tardo che ha un certo numero di attestazioni nel ThlL, ma corroborato da esempi epigrafici e da ragioni di contesto, mi sentirei di proporre il mantenimento della lezione della seconda famiglia che normalmente molto meno interpolata della terza sia pure su basi differenti da Heraeus. Lo studioso tedesco propone in apparato il confronto con Stat. silv. 3 praef., dove appare che il puer delicatus di Domiziano, Earinus, aveva chiesto ut capillos suos quos cum gemmata pyxide ad Pergame94 Sono al corrente del fatto che anche su questo punto ferve la polemica. Alcune ipotesi, che non vorrei menzionare, mi paiono poco realistiche. Sulle questioni di massima mi accodo alla sintesi recente di M. M CD ONNELL, Writing, Copying, and Autograph Manuscripts in Ancient Rome, CQ, 46 (1996), 469-491: 477.

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num Asclepium mittebat versibus dedicarem. Chi sostiene che il paragone di Heraeus non risolutivo ha ragione, perch qui laccusativo c capillos e non uso peregrino, ma comunissimo, dedicare alla divinit un oggetto come sarebbero un libro, i capelli, o gli strumenti del mestiere. Si noti per che presente un complemento di mezzo in ablativo (con i miei versi), che pu aiutarci per il passo marzialiano. Il ThlL viene in aiuto riportando alcuni usi profani del verbo dedico95. Hor. carm. 1,25 offre un uso traslato, quello di affidare, quasi dedere: laeta quod pubes hedera virenti / gaudeat pulla magis atque myrto, / aridas frondes hiemis sodali / dedicet Euro. Inoltre in altri passi, come Ascon. Pis. 1 haec oratio dicta est Cn. Pompeio Magno II M. Crasso II coss. ante paucos dies quam Cn. Pompeius ludos faceret, quibus theatrum a se factum dedicavit; Suet. Aug. 43,5 commissione ludorum, quibus theatrum Marcelli dedicabat, evenit ut caderet supinus (allinaugurazione dei giochi per la consacrazione del teatro di Marcello traduce Scandola 96) il senso del verbo incomincia a scivolare da inaugurare mediante una cerimonia di consacrazione agli di a uno pi simile al nostro inaugurare sic et simpliciter. Certo che l tradurre in italiano semplicemente con il verbo dedicare sarebbe un errore. In Giulio Paride addirittura il fabbricatore del toro di Falaride primus artifex inclusus merito dedicavit97. Tale passo epitoma Val. Max. 9,2,9, dove si ha auspicatus est, che a sua volta ha comunemente il senso di initium facere98. Qui i moderni sono obbligati a tradurre lo inaugur, con non pi che unironica sfumatura che ci ricordi del valore sacrale del verbo. Un altro confronto interessante dato da unepistola di Plinio il Giovane a un conterraneo. Plinio chiede allamico di aiutarlo a rivedere e correggere un certo discorso fatto a Como per linaugurazione
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Vedi O. GUDEMAN, dedico, in ThlL V 257-261. M. SCANDOLA, Svetonio. Vite dei Cesari, Milano 1977, 87. 97 ThlL ibid. 259,75-76. 98 Cfr. W. BANNIER, auspicor, in ThlL II 1550,64-69.

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di una biblioteca pubblica destinata ai meno abbienti (epist. 1,8,2): petiturus sum enim ut rursus vaces sermoni quem apud municipes meos habui bibliothecam dedicaturus, ti chieder, infatti, di dedicare un altro po del tuo tempo al discorso che ho tenuto davanti ai miei concittadini al momento di fare linaugurazione della biblioteca99. Un ulteriore appoggio pu provenire da Schol. Iuv. 1,128 bibliothecam iuris civilis et liberalium studiorum in templo Apollinis Palatini dedicavit Augustus, che si deve intendere come riserv nel tempio di Apollo una biblioteca per gli studi di diritto e gli studi liberali. Per luso ufficiale/burocratico corrente si veda anche, p.es., CIL III (pars prior) 3202: un ponte vetustate corruptum stato riparato curante et dedicante Lucio Iunio Rufino Proculiano100; ossia, quel magistrato si occupato di seguire liter per la rimessa in sesto del ponte per intero. Ma gli esempi, in campo epigrafico, sono tutto sommato poco significativi per quanto abbondanti. Pur non volendo sottrarre a dedicare il consueto valore di inaugurare solennemente, notione rei ad novum usum instaurandae accedente101, confido a questo punto che si possa accettare lidea di un uso comune che avesse diluito loriginario valore sacrale del verbo in una serie abbastanza lunga di gradazioni. Una tale evoluzione era molto pi difficile per il quasi-sinonimo consecrare. Quale che sia il grado di sacralit in Marziale 7,17 difficile precisare, ma forse neppure necessario. Io non credo tuttavia a unautopresentazione come poeta/vate da parte del Nostro. La diatesi passiva del participio perfetto dedicata direi che non rappresenta un problema: pu essere un caso che non esistano molti
99 Al momento della consegna ufficiale della biblioteca traduce F. TRISOGLIO, Opere di Plinio Cecilio Secondo, Torino 1973, 195, annotando a n. 127: Dedicare indica qui per catacresi la consegna di un edificio alla citt per uso comune. Cfr. il commento ad loc. di A.N. SHERWIN-WHITE, The Letters of Pliny, a Historical and Social Commentary, Oxford 1966 (editio correctior 1985), 103. 100 Esempio citato soltanto da OLD, dedico, 496. In realt sono molti gli esempi a livello epigrafico di tale uso formulare: cfr. per es. Ch. LUCAS, Notes on the Curatores rei Publicae of Roman Africa, JRS, 30 (1940), 56-74. 101 Ancora ThlL, ibid. 258,45, che cita alcuni esempi senza distinguere troppo esattamente le sfumature.

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esempi del passivo di tale verbo, in quanto laccento regolarmente posto sul dedicatore tranne qui, dove il poeta sparisce (se si eccettua laccenno alla fama di v. 10) e la bibliotheca regna incontrastata, come in ogni buon epigramma encomiastico, e come accade alla villa di 4,64. Piuttosto il munere parvo di v. 9, che ha creato imbarazzo, mi sembra difficile che rappresenti la stessa cosa del pignus pectoris, che evidentemente la nuova accessione libraria. Il poeta contratta una sorta di do ut des: tu inaugurata (nata al mondo) parvo munere (che vale o per mezzo di questa mia poesiola, o astrattamente: grazie a me, come preferirei intendere), sarai a tua volta (at) cantata per ogni dove; in cambio terrai nel seno i miei libri. Un criterio interno mi pare aiuti nel tentativo di salvataggio del participio dedicata. Infatti, se si accetta la possibilit che Marziale abbia scritto dedicata si recupera nel v. 9 la bella sequenza: A = nome in abl. + B = participio nominativo + a = aggettivo concordato con A, con perfetta simmetria rispetto al v. 10: orbe nota toto munere dedicata parvo102. 5. CONCLUSIONE: SULLOCCASIONE DEGLI EPIGRAMMI 4,64 E 7,17. POESIA SU COMMISSIONE? Come la chiusa di 4,64 ma anche, tra gli altri, lepigr. 3,5 bastano a dimostrare, Marziale si rivolge sempre a Giulio con indubitabile sincera affabilit, dovuta alla lunga consuetudine, ma anche con una certa deferenza dovuta al sicuro ruolo di patrono: il tono di sincero apprezzamento per la cortesia di Giulio in 4,64 spia degli intimi rapporti tra Marziale e il destinatario di 4,64: cfr. anche 3,5,3-4, dove il poeta afferma che il suo liber, suo figlio, non sar meramente un ospite a casa di Giulio103. Per i nostri scopi assumo
Naturalmente e il complemento e il participio non hanno la medesima funzione sintattica. 103 Per alcune considerazioni generali cfr. M. CITRONI (ed.), M. Valerii Martialis epigrammaton liber primus. Introduzione, testo e apparato critico e commento, Firenze 1975, 61-63, e ora FUSI (ed.), M. Valerii Martialis (cit. n. 9), 139. Sullamicizia in Marziale si vedano, J.P. SULLIVAN, Martial. The Unexpected Classic, Oxford-New York 1991, 15-21, e M. KLEIJWEGT, Extra fortunam est quidquid donatur amicis: Martial on friendship, in F. GREWING [hrsg. von], Toto notus in orbe. Perspektiven der Martial-Interpretation, Stuttgart
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qui che Giulio Marziale sia un amico pi anziano del poeta, quasi certamente un avvocato104, tanto benestante da meritarsi persino la dedica di alcuni volumi del poeta105 e ampi ringraziamenti per la benevolenza mostrata. A quanto pare egli fu tra i primi ad accogliere Marziale allepoca del suo arrivo nellUrbe e, secondo la condivisibile opinione di Piergiorgio Parroni, rest amico al poeta anche dopo il rientro in patria di questultimo106. John Sullivan sintetizza definendo Giulio the poets dearest friend in the thirty-four years he lived in Rome 107. Si dubitato che lo status sociale di Giulio non fosse superiore a quello del poeta 108, ma mi permetto di far notare che non detto che il plurale nos che sembrerebbe accomunare Marziale e Giulio stesso nella grama quotidianit di clientes insoddisfatti sia un vero plurale, o che si riferisca senzaltro ai due amici mettendoli sullo stesso piano. Inoltre la tipologia stessa degli epigrammi che qui tratto dovrebbe sconsigliare di togliere a Giulio quel che di Giulio supponendo che la villa di pochi iugeri (4,64,1) sia stata realmente disprezzabile. Sar stata piccola rispetto ai praedia tiburtini di coloro che
1998, 256-277, dove si discute la maggior parte della bibliografia precedente e i titoli menzionati alle nn. 116 e 117. 104 Significativo Mart. 5,20,5-6 (nec nos atria nec domos potentum / nec litis tetricas forumque triste), gi menzionato, che permette a P. HOWELL, Martial Epigrams V. Edited with an Introduction, Translation and Commentary, Warminster 1995, 100 di fare tale supposizione, nella quale era stato preceduto da CITRONI (ed.), M. Valeri Martialis (cit. n. 103), 61-62. Peraltro Howell, ibid., accomuna i due Marziali nellunica togula di clienti, cos come KLEIJWEGT, Extra fortunam (cit. n. 103), 273-275. R.R. NAUTA, Poetry for Patrons: Literary Communication in the Age of Domitian , Lugduni Batavorum 2002, 7273, sostiene che 5,20,6 pu essere solo parte di una generica enumerazione dei clients duties. Secondo Nauta il poeta parla del tedio della vita clientelare come se appartenesse anche a Giulio Marziale. 105 Ossia del libro III, VI, XII e di alcune delle poesie pi belle, come la notissima (e forse sopravvalutata e iper-interpretata) 10,47. Vedi inoltre M. PUELMA, Dichter und Gnner bei Martial, in I. FASEL [hrsg. von], Labor et lima. Kleine Schriften von M. Puelma, Basel 1995, 415-466: 442-446. 106 Cfr. Mart. 1,15 con CITRONI (ed.), M. Valerii Martialis (cit. n. 103), 63-64; e Mart. 12,34 con P. PARRONI, Nostalgia di Roma nellultimo Marziale, Vichiana, n.s., 13 (1984), 126-134. 107 SULLIVAN, Martial (cit. n. 107), 17. 108 P. HOWELL, A Commentary on Book One of the Epigrams of Martial, London 1980, 141.

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credono ogni cosa troppo piccola (4,64,31), ma aveva horti e spazio per edificare una bibliotheca109. Nauta stesso ritiene che Giulio fosse a man of some wealth (73) sulla base del contenuto di 4,64 e in particolare del v. 30 (divitis Molorchi)110. Sul tema della celebrazione della ricchezza e del lusso (dei patroni) come valore in s si vedano inoltre le dirimenti pagine di Fabbrini111 per Marziale, di Gianpiero Rosati112 pi in generale riguardo alle temperie dellepoca flavia, e gli accenni in Livio Zerbini113 riguardo al significato sociale della vita in villa. Ora una considerazione che spero di poter sviluppare pi diffusamente in altra sede. Senza voler affrontare un problema, quello della reale natura dei rapporti di patronato nellantichit romana, gi sviscerato da storici e sociologi del mondo antico114 e declinato
E si rilevi come a tutte le biblioteche di cui abbiamo notizia letteraria (Cicerone, Plinio) o archeologica (molti esempi) fosse addossato un porticato, sotto il quale i signori si sedevano a consultare i libri, dato che la biblioteca in s era uno spazio lungo ma angusto. Cfr. Plin. epist. 2,17,8 con la rassegna di B. BERGMANN, Visualizing Plinys Villas, JRA, 8 (1995), 406-420 e illustrazioni; per i dati archeologici e architettonici soprattutto V.M. STROCKA, Rmische Bibliotheken, Gymnasium, 88 (1981), 298-319; H. BLANCK, Bibliotheken in rmischen Villen und Palsten, in M. AOYAGI S. STEINGRBER [curr.], Le ville romane dellItalia e del Mediterraneo antico, Tokyo 1999, 155-165, particolarmente le figg. 2, 4, 6, e quanto si dice a p. 161: nella famosa Villa dei Papiri di Ercolano einigen Papyri wurden im Bereich des Gartensperistyls gefunden. Mi sembra opportuno trascurare qui le ville imperiali, meglio note ma difficilmente assoggettabili, allora come adesso, alle norme e alle usanze che potevano valere per un privato cittadino, per quanto benestante egli fosse. 110 Su cui vedasi ora FABBRINI, Callimaco (cit. n. 5). La Fabbrini ha il merito di aver spiegato a livello tanto intertestuale quanto intratestuale (relativamente, cio, alla poetica marzialiana) la menzione di Molorco e lapparente incongruenza del motivo encomiastico di 4,64 con quanto in genere si sa del povero pastore, aiutante di Ercole contro il leone nemeo, sulla base di un frammento callimacheo del III libro degli Aitia (SH 260A). 111 FABBRINI, Callimaco (cit. n. 5), passim. 112 G. ROSATI, Luxury and love: the encomium as aestheticisation of power in Flavian poetry, in NAUTA et al. [ed. by], Flavian (cit. n. 8), 41-58. 113 L. ZERBINI, Il piacere di vivere in villa: testimonianze letterarie, in J. ORTALLI [cur.], Vivere in villa, Firenze 2006, 11-18. Riassume ed elenca le principali testimonianze sugli horti allinterno di uillae e di domus private ora M. FRASS, Antike Rmische Grten, Horn-Wien 2006, 36-39; ibid., 367-368 si fornisce una breve scheda sulle due abitazioni di Giulio Marziale, mentre si discute ulteriore bibliografia sul problema Gianicolo versus Monte Mario. 114 Vedi in particolare KLEIJWEGT, Extra fortunam (cit. n. 103), 273-275, che solleva alcune obiezioni alla ricostruzione di H. SCHAEFER, Martials machbares Lebensglck,
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in ogni sua possibile forma, mi preme sottolineare che a dispetto di quanto si afferma per lo pi in ambiente anglosassone possibile trovare tracce di un rapporto di tipo pi propriamente economico allinterno delle dichiarazioni di amicizia che possiamo oggi leggere: ossia, esistono alcune prove, per me abbastanza chiare, che molti componimenti doccasione, come appunto epigrammi o altra poesia extemporalis, potevano essere commissionati agli artisti pi o meno nel senso moderno del termine, dunque secondo un percorso patrono-poeta che suppergi linverso di quello che generalmente si sostiene. Senza togliere nulla alla profondit, se vogliamo anche alla sincerit, del rapporto interpersonale tra Marziale e un Giulio Marziale, o un Arrunzio Stella per nominare solo i pi affezionati corrispondenti e ospiti del poeta a mio avviso alcune testimonianze del suo corpus sono suscettibili di essere interpretate non solo come omaggi a cari amici. So bene che si suole negare, e con veemente energia, leventualit di una reale vendita di poesia nellepoca repubblicana e imperiale, sia pure con vari livelli di distinguo; sicch gli studiosi si dividono attualmente tra coloro che ammettono un rapporto di do ut des parzialmente codificato115 tra lartista e il patrono, e altri che, dando il senso pi valore al valore facciale dellamicitia, la vedono come un complesso di rapporti estremamente fluidi che pu anche giungere a sovrapporsi perfettamente con il nostro concetto di amicizia. Secondo David Konstan, per esempio, la terminologia dellamicizia a Roma non si annacqua con luso eufemistico che se ne faceva per descrivere pudicamente
AU, 26 (1983), 74-95, il quale suppone che Giulio sia un ricco patrono particolarmente vicino allimperatore. Da ultimo NAUTA, Poetry for Patrons (cit. n. 104), 73 (con ulteriori rimandi). SULLIVAN conclude che there is little trace evident of the patron-client relationship in Martials testimony to their friendship, Martial (cit. n. 103), 17. 115 Ossia un rapporto dove chi dice donum potrebbe dire ricompensa per un servizio. Le opinioni degli studiosi mi paiono formulate in maniera a volte ambigua. A.L. SPISAK, Gift-giving in Martial, in GREWING [hrsg. von], Toto notus (cit. n. 103), 243-255: 251, tra gli altri, formula chiaramente questo principio di base, la social reciprocity, in quanto historically and cultural constraints made it a practical necessity in ancient Roman culture that the exchange of goods and services be an integral part of interpersonal relationships.

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rapporti chiaramente asimmetrici quali quelli patrono-cliente116, n tantomeno amicus diventa mai un semplice equivalente di patronus o cliens: anche nei rapporti asimmetrici poteva essere presente sincera amicizia, e in genere in ogni rapporto costante tra uomini liberi non mancava una dose di mutual affection117. Non voglio negare che spesso deve esser stato cos. Ma certi casi nella poesia di epoca domizianea sembrano gridare allo scandalo. Si pensi ai numerosi temi nei quali Marziale e Stazio competono sul medesimo argomento: lHerakles Epitrapezios di Novio Vindice118, statuetta alta un piede ma infarcita di memorie storico-artistiche, i balnea di Claudio Etrusco119, paragonabili per comfort alle immense terme imperiali, i capilli e la bellezza del favorito imperiale Earinos120, declinati in ogni maniera. Come si pu negare che la spiegaPer la terminologia si veda soprattutto R.P. SALLER , Personal Patronage under the Early Empire, Cambridge 1982, 10-15 e passim. Vedi anche ID., Martial on Patronage and Literature, CQ, 33 (1983), 246-257. Naturalmente non credo che alcuni comportamenti siano dettati dalla povert di Marziale o di un singolo poeta che venderebbe i suoi carmi per un tozzo di pane: ci giustamente precisato da P. WHITE, Amicitia and the Profession of Poetry in Early Imperial Rome, JRS, 68 (1978), 74-92: 88-89 anche se non concordo sui corollari. 117 Si veda almeno D. KONSTAN, Patronage and Friendship in Early Imperial Rome: Drawing the Distinction, in A. WALLACE-H ADRILL [ed. by], Patronage in Ancient Society, London-New York 1990, 49-62; sulla stessa linea i contributi successivi di K ONSTAN , Patrons and Friends, CPh, 90 (1995), 328-342; Friendship, Frankness and Flattery, in J. FITZGERALD [ed. by], Friendship, Flattery and Frankness of Speech, Leiden 1996, 7-19; Friendship in the Classical World, Cambridge 1997, 125-150; solo una sintesi e alcuni passi marzialiani significativi in ID., Friendship and Patronage, in S.J. HARRISON [ed. by], A Companion to Latin Literature, Malden 2005, 345-359: 355-358. 118 Cfr. Stat. silv . 4,6 e Mart. 9,43 e 9,44 con le note di Ch. HENRIKSN, Martial, Book IX. A Commentary, I, Uppsala 1998, 205-215. In generale vedi Ch. HENRIKSN, Martial und Statius, in GREWING [hrsg. von], Toto notus (cit. n. 103), 77-118, con ulteriore bibliografia. In Mart. 9,44,1 leggo Alciden modo Vindicis rogabam con A. KERSHAW, Martial 9, 44 and Statius , CPh, 92 (1997), 269-272; cfr. HENRIKSN, Martial, Book IX cit., 212. 119 Cfr. Stat. silv. 3,3 e Mart. 6,42 (cfr. 6,83, 7,40 sul padre di Etrusco, per cui valgono pi o meno le medesime considerazioni) con F. GREWING, Martial, Buch VI: ein Kommentar, Gttingen 1997, 292-293. Altre valutazioni qui in FABBRINI, Epigramma (cit. n. 8). 120 Mart. 9,11, 12, 13, 16, 17, 36, cui risponde Stat. silv. 3,4. Si veda Ch. HENRIKSN, Earinus, an Imperial Eunuch in the Light of the Poems of Martial and Statius, Mnemosyne, 50 (1997), 281-294; cfr. HENRIKSN, Martial, Book IX (cit. n. 118), 89-92. Per altri lemmata vedi le nn. seguenti.
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zione per la perfetta identit degli espedienti narrativi, dei particolari illuminati con callidae iuncturae, persino per la netta impressione di vero e proprio plagio da parte delluno o dellaltro dei rivali, non pu risiedere nelle normali vie dellarte allusiva di pasqualiana memoria, ma deve discendere da un elemento esterno, da un fons communis non solo dei temi, ma dei dettagli stessi? Viene naturale pensare che questa fonte comune sia la volont del patrono committente, il quale oltre a commissionare uno o pi componimenti a tema121, in molti casi avr anche offerto ai suoi prestatori dopera, se era abbastanza minuzioso e pignolo, i lemmata122 da sviluppare nella maniera pi virtuosistica possibile. Per gli epigrammi e la silva voluti da Polla Argentaria Vinzenz Buchheit123 parla di commissione: del resto assai esplicito Stazio, silv. 2 praef.: Cludit volumen genethliacon Lucani, quod Polla Argentaria, rarissima uxorum, cum hunc diem forte consuleremus, imputari sibi voluit. La visione della amicitia/amicizia e quella dellamicitia/patronato non sono incompatibili con leventualit che un poeta potesse guadagnarsi da vivere anche in vile denaro o in donativi daltra natura pur senza essere un vero cliens, cio, grosso modo, una persona di status inferiore legata a doppio filo, socialmente e politicamente, a un ottimate a fronte di una prestazione occasionale, anche intesa nel senso pi spicciolo. Interessante, ai miei fini, quanto nota Jens Leberl: bench da alcuni epigrammi sembrerebbe potersi dedurre una grande amicizia personale tra Marziale e linfluente Arrunzio Stella, altre volte il tono formale e distaccato124. Credo che si potrebbe estendere questo giudizio ai rapporti con altri amici.
121 Cfr. Mart. 7,21, 7,22, 7,23 con Stat. silv. 2,7; G ALN VIOQUE, Martial (cit. n. 10), 168-169, annota senza osar spingersi oltre: the undoubted similarities are due to the common subject-matter and the fact that both were a response to a request from the widow [Polla Argentaria]; per loccasione della composizione V. BUCHHEIT, Statius Geburtstagsgedicht zu Ehren Lucans (Silv. 2,7), Hermes, 88 (1960), 231-249; cfr. ID., Martials Beitrag zum Geburtstag Lucans als Zyklus, Philologus, 105 (1961), 90-96. 122 Cfr. Mart. 11,42,1-2 Vivida cum poscas epigrammata, mortua ponis / lemmata. qui fieri, Caeciliane, potest? 123 BUCHHEIT, Statius Geburtstagsgedicht (cit. n. 121), 244. 124 J. LEBERL, Domitian und die Dichter. Poesie als medium der Herrschaftsdarstellung, Gttingen 2004, 114-119: 118 (die nichtkaiserliche Literaturpatronage).

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Non sono il solo a propugnare questa visione dei rapporti di patronato letterario sotto il primo Impero: so che da anni larcheologo Emilio Rodrguez Almeida sta lavorando a un volume complessivo sul contributo di Marziale alla conoscenza di Roma e dei suoi tempi125 nel quale tale visione viene discussa ed estesa non solo ai lavori eseguiti dietro probabile committenza privata ci che in questa sede interessa ma anche a gran parte dei pezzi celebrativi composti dal Bilbilitano dopo la parentesi di Forum Corneli (ossia dopo il libro III); e con ottimi argomenti. A proposito di 7,17 ho formulato lipotesi che sia stato scritto per linaugurazione della nuova biblioteca di Giulio Marziale. Se si trattasse davvero di una inaugurazione in senso moderno, come credo, cio del primo invito ufficiale fatto dal padrone di casa agli amici, con annessa cerimonia (dedicatio), allora si avrebbe la certezza che la biblioteca fu costruita precisamente ai tempi del VII libro. Cos si spiegherebbe facilmente il dono di sette libri allamico Giulio: non una dedica del VII libro, ma anche una dedica, nelloccasione in cui era opportuno rimpinguare la nuova biblioteca del patrono con un esemplare di tutta la produzione maggiore di Marziale126. Se in III e in VI Giulio il dedicatario del libro (cfr. 3,5 ma soprattutto 6,1 Sextus mittitur hic tibi libellus / in primis mihi care Martialis: / quem si terseris aure diligenti eqs.) viene da s che, come altri amici dotti ottenevano i volumi al momento della pubblicazione, o presumibilmente anche prima127, se era ve125 La sua uscita prevista per la fine del 2007 o linizio del 2008. Ringrazio naturalmente leminente studioso per un paio di illuminanti conversazioni avute negli scorsi mesi. Non possiamo che rammaricarci per il fatto che sia ora tornato a stabilirsi nella terra natia come fece il suo alter ego bilbilitano abbandonando a se stessa la Citt Eterna, alla quale avrebbe ancora tanto da regalare. 126 Anche su questo punto non vorrei abbondare in rimandi a studi fin troppo noti: se il poeta stesso menziona il libro II come secundus assegnava certamente uno status diverso e in qualche modo inferiore alla sua produzione antecedente al libro I, che non comprendeva solo il libro per i giochi, Xenia e Apophoreta, ma anche altro, di cui non resta nulla. 127 Senza che si voglia qui riprendere la questione dei pre-publication texts, altrimenti detti libelli (nel tentativo di dare una definizione tecnica a ci che era allora indefinito), su cui la polemica ancora rovente, io considero nel complesso pi che probabile una circola-

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ramente un intenditore di poesia128 poteva leggere varie proekdoseis. un fatto abbastanza prevedibile, addirittura banale, che alcuni componimenti saranno stati recitati di fronte a piccoli o grandi cenacoli di amici pi o meno letterati. Sicch le tante ipotesi sulla reale natura libraria e poetica di tale dono vengono sostituite dalla pi semplice: nuovi libri per una nuova biblioteca. La testimonianza di Mart. 5,5, laddove il poeta dona il suo libro a Sextus, segretario a libellis di Domiziano, e probabilmente procurator (capo bibliotecario) delle biblioteche imperiali, perch lo riponga nei ripiani pi confacenti al genere epigrammatico (insieme con Catullo e altri esponenti della poesia leggera) nella biblioteca di Apollo Palatino, non chiarissima, ma molto interessante 129:
Sexte, Palatinae cultor facunde Minervae, ingenio frueris qui propiore dei nam tibi nascentes domini cognoscere curas et secreta ducis pectora nosse licet sit locus et nostris aliqua tibi parte libellis, qua Pedo, qua Marsus quaque Catullus erit.

zione di singoli epigrammi, di piccole raccolte mirate, di raccolte maggiori ampie quanto libri, eventualmente con differenti dedicatari, prima di o accanto a quella che potremmo definire la pubblicazione definitiva di unopera di poesia leggera. Vedi almeno P. WHITE, The Presentation and Dedication of the Silvae and the Epigrams , JRS, 64 (1974), 40-61; ID., Martial and Pre-Publication Texts, EMC, 40 (1996), 397-412. Argomenti contro tale teoria in D.P. FOWLER, Martial and the Book, Ramus, 24 (1995), 31-58; HOLZBERG, Martial und das antike Epigramm (cit. n. 9), 128-132, e il suo allievo S. LORENZ, Erotik und Panegyrik: Martials epigrammatische Kaiser, Tbingen 2002, passim, la rifiutano in blocco perch teorizzano una complessa organizzazione nella successione degli epigrammi allinterno dei libri, il che escluderebbe di fatto la progressiva sedimentazione di componimenti originariamente concepiti in piccoli gruppi autonomi e autosufficienti. Si veda anche la n. 9 qui sopra e particolarmente HOLZBERG, Martial, the Book (cit. n. 9), 212-213. Un giudizio conciliatore, nel quale mi riconosco sotto vari aspetti in NAUTA, Poetry for Patrons (cit. n. 104), 105-120. 128 Come pare si debba evincere da 6,1,3: si terseris [scil. Iuli] aure diligenti dove tergere vale reinigen nel senso di emendieren (GREWING, Martial, Buch VI [cit. n. 119], 74-75: 74). Quello di far correggere a uno o pi amici dotti le proprie opere prima di diffonderle ulteriormente uso molto comune per il quale superfluo fornire paralleli: si vedano le frequenti menzioni o allusioni a tale costume in Cicerone, Plinio il Giovane e nello stesso Marziale. 129 Vedi le note essenziali di HOWELL, Martial Book V (cit. n. 104), 80-81.

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ad Capitolini caelestia carmina belli grande cothurnati pone Maronis opus.


O Sesto, eloquente adepto della Minerva Palatina, tu che godi della vicinanza della mente del dio130 (infatti ti concesso di conoscere le preoccupazioni del Signore mentre si sviluppano e di sapere i segreti dellamabile comandante in capo), fa che da qualche parte ci sia un posto anche per i miei libretti, l dove saranno Pedone, Marso e Catullo. Accanto ai divini carmi sulla Guerra capitolina colloca invece la gigantesca opera del coturnato Marone.

Pare certo, infatti, che qui (vv. 7-8) si menzioni lepica scritta da Domiziano in giovent, dove era narrato un episodio tremendo dellultima fase della lotta tra i partigiani di Vitellio e quelli di Vespasiano: la battaglia tra i flaviani e i vitelliani culminata con lincendio del Campidoglio. Domiziano aveva fatto ricostruire il tempio di Apollo Palatino con la sua biblioteca sicuramente dopo il grande incendio dellanno 80131. Pu darsi che lepigramma (dellanno 89132) celebri lapertura al pubblico della biblioteca ricostruita, o lassunzione del ruolo di bibliotecario133 da parte di Sesto. In questo caso sarebbe comprensibile la menzione del poema di Domiziano, che sar collocato (pone) accanto allEneide. Altrimenti dovremmo pensare ad elogio estemporaneo da parte del poeta, che loderebbe un dotto sottoposto dellimperatore, menzionando per unopera di questultimo. Mi pare che tale interpretazione recherebbe con s una certa incongruenza, che si scioglierebbe postulando un evento contingente per il dono di Marziale: la concessione del diritto di porre le sue opere nella rinnovata biblioteca imperiale.
Cio, come comunemente si intende, Domiziano stesso. Si veda Suet. Dom. 5,1 e soprattutto 20,1; B.W. JONES, The Emperor Domitian, London 1992, 89, con ulteriore bibliografia. 132 Per la datazione cfr. soprattutto A. CANOBBIO, Sulla cronologia del V libro di Marziale, Athenaeum, 82 (1994), 540-550: il libro fu pubblicato verosimilmente nel novembre dell89. 133 Sui liberti come bibliotecari in questepoca vedi G.W. HOUSTON, The Slave and Freedman Personnel of Public Libraries in Ancient Rome , TAPhA, 132 (2002), 139-176. Su Sesto come probabile procurator generale delle biblioteche si veda ivi 168 e la relativa tav. 4; Houston per parte sua ipotizza che Sextus potesse invece essere il segretario a studiis di Domiziano.
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Il Baker134 legge ogni dettaglio della lunga descrizione elogiativa di 4,64 come un advertisement in stile aulico, come se Marziale volesse proporsi di vendere poeticamente la villa, magnificandone i pregi agli occhi del lettore, quasi che questultimo fosse un possibile acquirente. La suggestiva ipotesi coglie nel vero se si guarda allo stile e a certe espressioni. Ma fa venire in mente anche una ratio differente e pressappoco opposta. Dalla lettura di 4,64 confrontata con la mia ipotesi su 7,17, se coglie nel segno, direi che nell88 Marziale si dilungava nel celebrare la villa dellamico perch Giulio laveva comperata da poco, ovvero, lo stesso, se lera fatta costruire da poco. Dopo breve tempo aveva ritenuto di adeguarla alla magnificenza delle ville di altri Romani benestanti con la costruzione di una biblioteca, coerentemente con quanto sappiamo di suoi contemporanei. Penso naturalmente a Plinio il Giovane, avvocato il cui status sociale, almeno sotto Domiziano, doveva essere paragonabile a quello di Giulio: Plinio possedeva una biblioteca in ognuna delle sue numerose ville. Del resto gli scavi archeologici continuano a dimostrare che i precetti di Vitruvio (6,5,2) furono sempre seguiti scrupolosamente, o che egli stesso era un ottimo osservatore della vita del tempo: ritiene infatti che porticus e bibliothecae non possano mancare nella villa dogni signore che si rispetti. Fatto ancora pi interessante, Vitruvio ne rileva la basilare funzione sociale, di luogo dove il patronus riceve la visita dei clientes:
[atria] forensibus autem et disertis elegantiora et spatiosiora ad conventus excipiundos; praeterea bybliothecas, pinacothecas, basilicas non dissimili modo quam publicorum operum magnificentia habeant comparatas, quod in domibus eorum saepius et publica consilia et privata iudicia arbitriaque conficiuntur.

In definitiva credo si possa affermare che linusitata lunghezza dellepigramma 4,64 non derivi da un raffinato divertissement del
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BAKER, Martial Sells a Villa (cit. n. 11).

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poeta, il quale si compiace di una lunga enumerazione di ci che colpiva la sua fantasia una volta che era stato invitato a pranzo dallamico come si continua a leggere in saggi anche di buon livello ma risponda alla precisa esigenza di illuminare tutti i pregi reali, e correggere i lati negativi della nuova villa di Giulio. Questa casa sar stata inaugurata durante lanno 88, alla fine del quale fu pubblicato il libro IV, n prima n dopo. Conformemente a quanto conosciamo non moltissimo delle modalit di fruizione della poesia di Marziale e in generale della poesia doccasione durante il primo Impero, sono propenso a credere che dietro alla composizione di un epigramma di questo genere non possa esserci che una scelta dettata da ragioni pratiche. I pezzi celebrativi e in genere quelli che descrivono eventi riconoscibili e certamente reali seguono con grande costanza la regola che vale per tutta larte doccasione: collocata al di fuori del momento in cui indispensabile diventa superflua. Una volta che si postulata una plausibile causa immediata per la divulgazione di un componimento, come in questo caso, mi sembra immetodico ripiombarlo nelle nebbiose Lowlands di una ispirazione poetica al di fuori del tempo. In definitiva forse non sarebbe azzardato ritenere che i due companion pieces di cui qui mi sono occupato siano stati scritti dietro precisa commissione del padrone di casa, che potrebbe aver fornito anche il canovaccio da sviluppare: i dettagli sulla posizione geografica e gli elementi pi importanti del panorama per il buon Giulio (il bosco di Anna Perenna, la via Flaminia), quelli da segnalare in particolare. Cos anche per 7,17. Anche qui poeta fornisce una vera e propria prestazione di public relations, con lo scopo di segnalare lentre triomphale di Giulio Marziale tra i signori che potevano avere non solo un rus ma anche una bibliotheca annessa a questo. Un epigramma come 7,17, ripeto, non si spiega al di fuori di un solo momento molto preciso. Il corollario, forse un poco maligno, delle mie deduzioni sar forse che possedere una villa su Monte Mario, ancorch prossima a Roma, era considerato dal milieu romano del tempo meno presti-

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gioso che averne una a Tibur o nelle altre celebrate localit menzionate nella chiusa di 4,64, Praeneste, o Setia135. Tanto pi, dunque, lintervento del poeta era necessario per pubblicizzare la scalata sociale, lacquisto di un pi elevato status da parte dellamicus, e per mettere a tacere i possibili detrattori della magnificenza della sua tenuta suburbana con una sorta di retorica anteoccupatio136 a sfondo latamente moralistico, con una sententia che apparir meno di una pointe ma pur sempre una chiusa epigrammatica nel senso ricordato al par. 1: meglio un suburbanum non grande ma elegante di un vasto latifondo che uno non si pu godere per ragioni varie o pi in generale: non si deve disprezzare qualcosa solo perch non grande. Senza voler cercare criptiche, callimachee dichiarazioni di poetica, viene in mente lepigr. 9,50 (polemica di chi scrive epigrammi brevi, si noti, contro lepica forse lepica di Stazio)137 che contiene il paragone tra la statua lunga un piede del Puer Bruti e un gigante di fango. Una chiusa piuttosto paradossale per un epigramma monstre, il terzo pi lungo nellintera produzione del poeta! Ma, se si accetta la mia linea di pensiero, la lunghezza di 4,64 meno una scelta di poetica che un servizio compreso nel pacchetto per il possibile committente138.

Cos, con diversi argomenti, NEUMEISTER , Rom (cit. n. 14), 201. Cfr. Quint. inst. 9,1,31. 137 Ingenium mihi, Gaure, probas sic esse pusillum, / carmina quod faciam, quae brevitate placent eqs. 138 Una sorta di annacquato callimachismo che trasparirebbe anche di per s nella chiusa di 4,64, se si volesse dare maggior peso alla contrapposizione fondo piccolo ma grazioso fondo ampio ma difficile e alla sentenza finale dum me iudice praeferantur istis eqs. In effetti, per, lepisodio di Molorco negli Aitia, del quale, come ho gi accennato, si serve FABBRINI, Callimaco (cit. n. 5) per chiarire il senso e la funzione della menzione di tale personaggio al v. 30, pu far pensare.
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