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etica in modelli storici TU 2009 Nietzsche Freud

incontro 8

Nietzsche Freud Letica in analisi Nietzsche - genealogia della morale e trasvalutazione


(1844-1900) 1. Un compito
Lopera di Friedrich Nietzsche, come lui stesso affermava in Umano, troppo umano, viene interpretata sin dal primo apparire come una scuola del sospetto, del sovvertimento, dellaudacia. Nel disprezzo di Nietzsche per le pi consolidate tradizioni, nella sua diffidenza per norme e valori accreditati, i contemporanei vedono lesercizio di un provocatorio, dissacrante, ma coraggioso sospetto che si propone di smascherare lorigine umana, troppo umana dei falsi mondi ideali della filosofia, della morale, della religione, della scienza, della storia. Ci che per i contemporanei non possono comprendere, confessa orgogliosamente Nietzsche, il profondo rivolgimento che la sua critica destinata a produrre, una crisi come non ve ne furono mai sulla terra; il suo proposito di smascherare i bisogni da cui nascono la fiducia nella scienza e nel progresso, la speranza nellaldil e in Dio, lassegnamento sulla storia, potr essere compreso e condiviso solo dai posteri (Nietzsche non esita a definirsi un autore postumo, che si occupa di problemi inattuali): il gregge venerante dei suoi contemporanei non in grado di comprendere e approvare unopera di demolizione e liberazione che non ha avuto eguali nella storia. 1.1. il coraggio analitico e teoretico del sospetto (tra i maestri del sospetto P. Ricoeur) I miei scritti sono stati definiti una scuola del sospetto, anzi del disprezzo, ma fortunatamente anche del coraggio, anzi dellaudacia. In effetti, io credo che nessuno abbia mai guardato nel mondo con un sospetto altrettanto profondo, e non solo come occasionale avvocato del diavolo, ma, per dirla in termini teologici, anche come accusatore e nemico di Dio. (Umano troppo umano) 1.2. il compito etico del nichilismo Non siamo, appunto con ci, incorsi nel sospetto di unopposizione, unopposizione fra il mondo in cui siamo stati fino a oggi di casa con le nostre venerazioni per amor delle quali, forse, sopportavamo di vivere e un altro mondo, che noi stessi siamo: in un sospetto implacabile, radicale, estremo circa noi stessi, che tiene noi europei sempre di pi, sempre pi duramente, in sua balia, e che facilmente potrebbe porre le generazioni venture dinanzi a uno spaventoso aut-aut: O cancellate le vostre venerazioni oppure voi stessi? Questultima cosa sarebbe il nichilismo, ma non sarebbe anche la prima il nichilismo? Questo il nostro interrogativo. (Gaia scienza 346) Nietzsche nichilista perch distrugge valori religione, morale e scienza. In realt si proclama lui per primo nichilista (Gaia scienza): quei valori sono nichilisti perch riducono al nulla il vivere, Nietzsche riduce a nulla il nichilismo della cultura del disprezzo delluomo, sono nichilista che crea (solo dal nulla si pu creare, creatio ex nihilo; e viceversa solo come creatori noi possiamo annientare - Gaia scienza) Una posizione nichilista, quella del pensiero dominante e, contemporaneamente, venerante (non troverebbe altrimenti diffusione), che si realizza con la tecnica e con lo stratagemma del doppio mondo: opporre a questo un altro mondo e da quello avviare il giudizio, la condanna, la distruzione di questo. Occorre invece un nichilismo da creatori, del creare dal nulla, che diventa: trasmutazione dei valori. 1.3. la trasmutazione dei valori (trasvalutazione, trasfigurazione) Conosco il mio destino. Un giorno il mio nome sar associato al ricordo di qualcosa di prodigioso, a una crisi, come non ve ne furono mai sulla terra, alla pi profonda collisione della coscienza, a un verdetto evocato contro tutto ci che stato finora creduto, preteso, santificato. Io non sono un uomo, sono dinamite. E con tutto ci non vi in me nulla del fondatore di religioni le Sergio Gabbiadini 1

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religioni sono affari per la plebe, io ho bisogno di lavarmi le mani dopo il contatto con uomini religiosi... Non voglio credenti, penso di essere troppo maligno per credere a me stesso, non parlo mai alle masse... Ho una paura terribile che un giorno mi canonizzino: si indoviner perch pubblico prima questo libro, deve impedire che con me si commettano degli eccessi... Non voglio essere un santo, piuttosto un buffone... Forse sono un buffone E tuttavia, o piuttosto, non tuttavia perch non ci fu niente di pi menzognero sinora del santo per bocca mia parla la verit. Ma la mia verit terribile: poich finora si chiamata verit la menzogna. Trasvalutazione di tutti i valori, questa la mia formula per un atto di sublime autodeterminazione dellumanit, che divenuto in me carne e genio. (Ecce homo) Una trasvalutazione di tutti i valori, questo interrogativo cos nero, cos enorme, che getta ombre su colui che lo pone un tale destino come compito lo costringe ogni attimo a correre nel sole, a scuotere da s una pesante seriet, ormai fattasi troppo pesante. Ogni mezzo buono a questo scopo, ogni caso un caso fortunato. (Trasvalutazione di tutti i valori)

2. il metodo
2.1. il metodo ermeneutico della genealogia Per rimuovere la terra e scoprire le radici, sollevare le maschere e liberare il volto nascosto di Dioniso, Nietzsche si affida alla genealogia: essa muove dai sintomi per spingere la sua attenzione verso lorigine delle malattie di cui soffre lumanit; dietro i sintomi cerca il disagio, il bisogno, le carenze in cui trovano terreno fertile per diffondersi la febbre storica, la malattia morale, la peste metafisica, il delirio delle fedi. La genealogia nasce dal sospetto che i valori tradizionali non siano ci che crediamo, i principi e la fondazione dei sistemi teorici organici della religione, morale, scienza, storia ma strumenti per imporre, attraverso di essi, la cultura del comando e della potenza, del dominio e del disprezzo della vita nella sua prima, autonoma e originaria manifestazione e creativit. Questo sospetto muove Nietzsche a mettere a nudo le radici del pensiero dominante in quei sistemi e a ricercarne le origini e la dinamica mediante un lavoro interpretativo che non si configura come semplice ricostruzione archeologica del passato, ma come messa a nudo delle radici nascoste e dimenticate delle menzogne credute e venerate, della falsit che dura da millenni. 2.2. Una ricostruzione genealogica per destrutturare. La genealogia delle menzogne: Dove sta dunque la loro origine?. Ai filosofi, responsabili di destoricizzare gli oggetti su cui verte la loro ricerca e irrigidire gli strumenti teorici di cui si servono, Nietzsche oppone un proprio metodo di indagine teso a ricostruire la genealogia dei concetti filosofici. A tale metodo genealogico Nietzsche ricorre spesso per smascherare i processi che hanno condotto allaffermazione dei valori, della morale, dellascetismo. Alla genealogia egli non attribuisce quindi il significato fondativo che, in genere, i metafisici assegnano alla ricerca delle origini; non domanda di portare alla luce il primo manifestarsi di una qualche entit originaria, di qualche essenza metafisica; al contrario, egli interpreta la genealogia come lo strumento critico mediante il quale mostrare come si producono i concetti, esibire i vari modi del loro concreto divenire, tra fraintendimenti, lacune, interpretazioni. Tracciando la storia degli errori della ragione, ricostruendo la genesi della mummificazione dei concetti, Nietzsche mostra il contraddittorio processo di duplicazione del mondo in cui si sono espressi il disprezzo della vita e lincapacit di sentirne la pienezza, propri dei filosofi e ne avvia, contestualmente, un percorso di demolizione. 2.3. fare filosofia con il martello, Io non sono un uomo, sono dinamite (Ecce homo) Limmagine della caduta delle menzogne, della liberazione dagli errori, ritorna nel titolo di uno degli scritti pi significativi dellultimo periodo dellattivit di Nietzsche: Crepuscolo degli idoli ovvero come si fa filosofia col martello (1888). Cos Nietzsche presenta questopera in Ecce bomo (una provocatoria autobiografia composta nello stesso anno): Questo scritto di neppure centocinquanta pagine, sereno e fatale nel tono, un demone che ride, lopera di cos pochi giorni che esito a dire quanti, leccezione tra i libri: non vi nulla di pi ricco di sostanza, di pi indipendente, di pi eversivo, di pi cattivo. Se ci si vuol fare rapidamente unidea di come, prima Sergio Gabbiadini 2

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di me, tutto fosse capovolto, si inizi con questo libro. Ci che nel titolo indicato come idoli molto semplicemente ci che sino ad ora stato chiamato verit. Crepuscolo degli idoli, detto a chiare lettere: le antiche verit stanno per finire.. Si tratta, come Nietzsche annuncia nella Prefazione, di una grande dichiarazione di guerra: contro la ragione dei filosofi e i suoi errori (la verit, i concetti, la contrapposizione tra vero e apparente), contro Socrate che per primo ha indicato nella razionalit ad ogni costo il fondamento della morale del perfezionamento, contro ogni morale che elevando la rinuncia a norma, impone alluomo una vita contronatura, contro i dotti tedeschi e le loro istituzioni scolastiche, contro lideale di perfezione che si imposto nellet classica soffocando la libera volont dionisiaca di vivere. Nietzsche vibra sugli idoli un colpo di martello che ha lo scopo di far risuonare quel suono cavo, quel vuoto che i filosofi celano con le loro parole, i loro concetti, le loro verit.

3. il piano
3.1. aforismi per la filosofia della liberazione. Interrogativi, enigmi, aforismi. Noi per nascita divinatori denigmi 3.1.1. Nietzsche rifiuta di servirsi delle tradizionali forme del testo filosofico (come il trattato, la lezione, il saggio) vedendo nellesposizione ordinata, organica, argomentata lespressione di un sapere dogmatico, pietrificato; non a caso nella forma del trattato sono scritte le opere di metafisica, scienza, morale che i dotti destinano al gregge degli animali veneranti. Allo spirito libero cui Nietzsche si rivolge si addicono invece la frammentariet e lessenzialit dellaforisma, linquietudine dellinterrogativo, lambiguit dellenigma. Queste forme paiono imporsi naturalmente alla sua filosofia, che esige modi espressivi capaci di rompere i rigidi schemi della razionalit ottocentesca per dare spazio al dubbio, alla meraviglia, allirrisione, allinvettiva. La scelta aforistica, adottata nella Gaia scienza, consente in particolare a Nietzsche di abbandonare lunicit e lassolutezza della prospettiva di indagine assunta dai precedenti sistemi filosofici (lo spirito nellidealismo, i rapporti economici nel marxismo, la scienza nel positivismo sono intesi come principi esplicativi totali a cui viene ricondotto ogni fenomeno) e di assumere molteplici punti di vista, riprendendo da diverse angolature gli stessi temi. Il procedere aforistico, volutamente sganciato da strutture di sistema ma teso a demolire ostacoli, smontare pregiudizi, aprire varchi, indicare e iniziare strade uno stile che impone la sola lettura delle opere come modo per avvicinare Nietzsche e impedisce una riconduzione delle sue affermazioni a piani di sistematicit teoretica, filosofica (magari manualistica). 3.1.2. la forma diventa una prassi filosofica particolare; nellaforisma (nella forma) contenuto uno specifico impegno filosofico. La filosofia nella forma dellaforisma (della sentenza, della massima, del frammento) una filosofia che non si accontenta di lettori attenti, vuole lettori che assumano il coraggio della interpretazione e quindi dellanalisi genealogica e del fare filosofia con il martello. Nella Genealogia della morale (1887) Nietzsche stesso indica il modo in cui si dovrebbe leggere un aforisma: In altri casi la forma aforistica presenta delle difficolt... un aforisma, modellato e fuso con vigore, per il fatto che viene letto non ancora decifrato; deve invece prendere inizio, a questo punto, la sua interpretazione, per cui occorre unarte dellinterpretazione. Il complesso gioco di significati sottintesi e di allusioni, di illuminazioni folgoranti e di ardite metafore, nonch una certa dose di freddo argomentare, rendono laforisma di Nietzsche di ardua lettura e richiede il coraggio dellinterpretazione, resta perennemente un testo aperto, richiede la pacatezza e la lentezza dellascolto. 3.1.3. una riflessione di Bonhoeffer sul tema del frammento (una anticipazione poi ripresa): scrive Bonhoeffer: Ci sono poi frammenti che [] restano significativi attraverso i secoli, perch il loro completamento pu essere solo affare di Dio, cio frammenti che devono essere frammenti penso ad esempio allArte della fuga. Se la nostra vita rispecchia anche solo da lontano un frammento di questo tipo, nel quale i diversi temi che si aggiungono sempre pi numerosi si armonizzano almeno per un breve istante, e nel quale il grande contrappunto viene mantenuto stabilmente dallinizio alla fine, sicch poi, dopo linterruzione, al massimo si pu intonare ancora il Sergio Gabbiadini 3

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corale Cos mi avanzo davanti al tuo trono allora non dovremo lamentarci neppure della nostra vita frammentaria, ma dovremo anzi esserne contenti. (Resistenza e Resa). 3.2. direzioni e costanti di temi e di metodo 3.2.1. possibilit di costanti tematiche e direzioni. Di fronte ad un procedere aforistico inopportuno ricostruire grandi disegni di sistema, ma di fronte a testi aforistici di cos vasta ampiezza (e di fronte alla insopprimibile esigenza di orientamento e comprensione a cui il lettore continua a restare vincolato) si possono cogliere ed evidenziare nei testi di Nietzsche il ricorrere di temi e alcune costanti o dominanti di metodo. 3.2.2. i campi dellindagine. Partito dallinteresse per la filologia classica (La nascita della tragedia 1871), il campo dei suoi interessi si allarga alla religione, al cristianesimo, alla morale, alla conoscenza scientifica, alla storia, allarte. proprio dal percorso in tutti questi campi che la filosofia di Nietzsche va sempre pi definendosi come strumento di liberazione: dalla idealizzazione del passato professata dagli storici; dallo sdoppiamento, introdotto dai filosofi, tra mondo superiore delle pure verit eterne e mondo svalutato della realt materiale; dalla servit, imposta dai sistemi morali e dalle religioni; dai principi della rinuncia, dellumiliazione, dellobbedienza. La critica bellicosa condotta da Nietzsche non risparmia alcuno dei valori che le filosofie ottocentesche avevano posto al centro della loro riflessione. Ciascuna di esse la manifestazione di un disagio, di una debolezza dellumanit: con locchio attento del clinico, Nietzsche interpreta i sintomi e risale allorigine della mostruosa malattia della volont che affligge lumanit.

4. genealogia della morale


Sempre pi convinto che il suo primo compito sia quello di preparare un momento di autocoscienza dellumanit, un grande mezzogiorno che riveli finalmente quale auto inganno si celi dietro i valori morali, Nietzsche getta il suo sguardo diffidente sulla morale filosofica e religiosa, sui valori ascetici che essa ha imposto alluomo. In due scritti, cui lavora tra il 1886 e il 1887 e pubblica con i significativi titoli Al di l del bene e del male e Genealogia della morale, smaschera gli ignobili sentimenti, gli impulsi meschini che sono allorigine della morale: la santificazione della rinuncia e della sofferenza, la glorificazione dellumilt e del sacrificio, cui invitano le morali di ogni tempo, nascono dal risentimento di tutti quelli che, incapaci di dire di s alla vita, trasformano la loro impotenza in regola aurea. dunque da un istinto vendicativo, proprio degli schiavi, dei malriusciti che sorta lidea di una morale che, con le sue tavole di valori, impone a tutti gli uomini quellesistenza contronatura propria degli emarginati. Sintomo di una patologica incapacit di vivere, la morale si imposta nelle filosofie e nelle religioni senza che nessuno abbia mai osato metterne in dubbio il valore, mostrarne lorigine umana, troppo umana; sacerdoti e filosofi, vittime della stessa impotenza, hanno dibattuto sulla definizione dei valori, ma non hanno dubitato della loro opportunit. Frutto di questa ingenua fiducia negli ideali morali sono i sensi di colpa, di peccato, di rimorso nei quali lanimo delluomo si tormenta, infelice ma fiducioso nel riscatto che gli promesso nellaldil. 4.1. il tema Un esame critico delle morali occidentali: analisi della morale in s, nei suoi elementi invarianti (bene e male, valore e giudizio, merito e colpa, premio e pena), nella tecniche della propria legittimazione (l'origine degli elementi che la compongono, l'autogiustificazione, la reiterazione). Con lobiettivo di smascherare e smontare la morale mettendone a nudo le radici occulte, i meccanismi ricorrenti, la funzione stravolgente repressiva svolta dalla morale dominante. in quali condizioni l'uomo si inventato quei giudizi di valore: buono e cattivo? e che valore hanno essi stessi? fino a oggi hanno ostacolato o promosso la prosperit del genere umano? sono segno di uno stato di necessit, di immiserimento, di degenerazione della vita? o invece in essi si tradisce la pienezza, la forza, la volont della vita, il suo coraggio, la sua certezza, il suo futuro? (Genealogia della morale, pref. 3) Sergio Gabbiadini 4

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4.2. il metodo Una critica genealogica che analisi storica, studio delle traslazioni e dei ribaltamenti attraverso unermeneutica linguistica e fattuale. abbiamo bisogno di una critica dei valori morali, di porre in questione finalmente proprio il valore di questi valori, e per fare ci abbiamo bisogno di una conoscenza delle condizioni e delle circostanze da cui sono stati prodotti, in cui si sono sviluppati e modificati, conoscenza che fino a oggi non solo non esistita, ma non stata nemmeno mai auspicata (pref. 6). Qualcuno vuole forse sondare un po' il mistero delle modalit con cui sulla terra si fabbricano gli ideali? chi ne ha il coraggio? (I,14 [modalit adottata per le citazioni dalla Geneaologia della morale]). Ogni concetto, in cui si concentri semioticamente tutto un processo, si sottrae alla definizione; definibile solo ci che non ha storia (II,13). 4.3. le strade della genesi della morale scoperte e indicate dallanalisi critica genealogica. La tecnica dei molti punti di vista, la scoperta e la presentazione delle molte ipotesi di genealogia della morale. 4.3.1. una genesi storica sociale (e psicologica) 4.3.1.1. la morale nasce da un capovolgimento storico: la morale dei vincitori, degli aristocratici (istinto, passione, orgoglio, forza, pienezza, crudelt, violenza) stata sconfitta dalla morale dei vinti, degli schiavi (sconfitta, sofferenza, sacrificio, dedizione, obbedienza, morte) quando questa diventata numero, gregge, massa. La debolezza salita al cielo delle virt, cos come la povert, lumilt, la sofferenza, il sacrificio, lautopunizione, la compassione, lagape tutte virt del disprezzo delluomo, accompagnate da risentimento e autodifesa dei deboli (schiavi,gregge). Viene messa in atto quella logica secondo la quale il debole cerca di dominare il forte tentando di indebolirlo con la compassione. In realt quando questa morale vince e domina, mistifica e crea il sospetto e lodio (e una nuova forma di compassionevole violenza, di dominio e possesso in nome del servizio e della carit). La solida reputazione etica di cui siamo fatti oggetto coincide con il nostro essere diventati un buon strumento (Gaia scienza 296); I nostri doveri sono i diritti degli altri su di noi (Aurora 112); per lo pi siamo per tutta la vita i giullari di giudizi infantili incarnati nellabitudine (Aurora 140). Quelli che fin dall'inizio sono stati colpiti dalla sventura, i prostrati, i distrutti,i pi deboli, sono quelli che pi degli altri minano la vita tra gli uomini, che avvelenano e problematizzano, nella maniera pi pericolosa, la nostra fede nella vita, nell'uomo, in noi stessi. (III,14) 4.3.1.2. Alla radice di questo capovolgimento: il risentimento. Da Nietzsche in poi, in particolare da La genealogia della morale del 1887, la parola ha acquisito il significato che siamo soliti attribuirle oggi: un desiderio di vendetta inappagato che si radica negli strati pi profondi della personalit. Il filosofo tedesco ha posto al centro delle trasformazioni istituzionali e culturali della modernit lazione creatrice della vendetta immaginaria, assumendola come strumento teorico privilegiato per comprendere le dinamiche in corso nellera moderna. Scrive Nietzsche: La rivolta degli schiavi nel campo della morale comincia col fatto che il ressentiment stesso diventa creativo e genera valori; il ressentiment di quei tali a cui la vera reazione, quella dellazione, negata e che si consolano soltanto attraverso una vendetta immaginari. Nietzsche lega il risentimento direttamente alle dinamiche della vendetta, nello specifico allimpossibilit della sua piena realizzazione e ai dispositivi sociali che ne regolano il funzionamento. La rivolta degli schiavi per Nietzsche ha comportato un vero e proprio rovesciamento delle configurazioni di idee e valori del passato. Laspetto pi creativo di una simile rivolta, secondo Nietzsche, risiederebbe nel fatto che essa ha assunto le forme secolarizzate della democrazia e del socialismo, i cui fondamenti etici sarebbero radicati nella tradizione giudaico-cristiana. I principi e i valori diffusi dal messaggio evangelico avrebbero operato un capovolgimento della morale aristocratica ed elitaria precristiana, nel presentarsi come rivincita di tutti coloro che non sono in grado di affermarsi con le proprie forze, ma che attraverso ladesione al cristianesimo possono aspirare alla vittoria sul malvagio nemico. (Tomelleri Stefano 2009 Identit e gerarchia. Per una sociologia del risentimento, Carocci, Roma p.23-24) 4.3.2. una genesi strategica psicologico-pubblicitaria presentata in quattro dinamiche Sergio Gabbiadini 5

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4.3.2.1. la forza e la nascita della morale deriva da un capovolgimento: essa presenta valori che danno certezza (di azione e di giudizio), in realt accaduto il contrario: la morale afferra il lanelito di certezza (Gaia scienza 347) che luomo esprime e forgia risposte adatte e funzionali (variabili non a caso nelle varie epoche) basta che abbiano i tratti dellincondizionato, necessari al loro ruolo; sono infatti prodotti sulla base del bisogno. 4.3.2.2. il sommo valore degli enunciati/sentenze/massime morali (religiose, politiche) non risiede nei loro contenuti ma nelle cerimonie e nei modi solenni della loro enunciazione, nella credulit e nel timore che tali riti di fondazione, con il loro carico di simboli e di cerimonie solenni, sono in grado di generare, nel pathos e nella gravit della sua predicazione ed enunciazione 4.3.2.3. una coercizione che fa appello al pensiero, come proprio delluomo, mentre ne annulla lautonomia: l'uomo non un animale dominabile con la sola coercizione fisica, egli pensa; chi intende possedere l'uomo deve raggiungerlo fino al pensiero; occorre analizzare le funzioni psichiche di cui la morale si avvale: la memoria, la ragione (fonti di mediazione e regola), l'istinto gregario (gli exempla). Si tratta di usare la ragione e la memoria (con arte retorico-pubblicitaria di convinzione) per creare listinto: un istinto di consenso e sottomissione proclamato con ragione e memoria. non esiste niente di pi terribile e misterioso della mnemotecnica questa la lunga storia della origine della responsabilit. Quel compito di allevare un animale cui sia concesso promettere, include l'impegno pi diretto di rendere l'uomo necessario, uniforme, uguale tra gli uguali, conforme alla regola e di conseguenza prevedibile. (II,3,1). 4.3.2.4. lautoalimentarsi del circolo debolezza morale: la debolezza (listinto della debolezza) a far sorgere la morale e la morale alimenta i valori della debolezza (sudditanza, ubbidienza, rispetto, dipendenza) 4.3.3. una genesi economico-giuridica: la morale deriva la propria logica dalla natura costitutivamente "valutante" dell'uomo: la colpa crea il debito, il risarcimento comporta la pena, il danno vuole la punizione. In questa sfera, nel diritto delle obbligazioni, dunque, ha il suo primo focolare il mondo dei concetti morali di colpa, coscienza, sacralit del dovere. (II,6) 4.3.4. una genesi linguistica (ermeneutica): le connessioni linguistiche dominanti e diffuse chiamano a raccolta il mondo dei valori morali fissando legami destinati a imporsi come senso comune. Sulla premessa che lorigine della lingua espressione di chi al potere (I,2). Il termine buono indica il nobile, guerriero aristocratico; il cattivo indica linfimo, il volgare, il plebeo. L'indicazione della via giusta mi stata offerta dal problema di ci che le definizioni di buono, coniate dalle diverse lingue, debbano realmente significare dal punto di vista etimologico, e cos ho scoperto che esse conducono tutte alla stessa metamorfosi concettuale; che dovunque 'aristocratico', 'nobile', nel senso di condizione sociale, sono i concetti fondamentali da cui discende necessariamente il concetto di 'buono'...(I,4) 4.3.5. una genesi religiosa: la morale il modo con cui la religione sopravvive alla morte di Dio; anche dopo la morte di Dio (in un mondo che si definisce ateo) persistono valori, principi, regole cui viene attribuito il carattere dellassoluto e della certezza; e, come la religione, la morale resta una prassi che ruota sui concetti del sospetto (disprezzo, condanna e risentimento), della redenzione (ascesi e salvezza). Si potrebbe definire il cristianesimo, in modo particolare, come la grande tesoreria dei pi spirituali mezzi di conforto, tanta consolazione, piet, narcotizzazione si accumulano in esso... Quella insoddisfazione dominante si combatte in primo luogo con mezzi che riducono il senso della vita in generale a livello infimo. (III,17) 4.3.6. una genesi epistemologica: la scienza il luogo moderno, in apparente veste laica, dell'idea ascetica e teologica della verit e dellassoluto; essa, pi o meno consapevolmente, ricava dallambito religioso e morale il metodo della causalit (necessit), la volont di verit e di assoluto. Dio...nascosto dietro la grande trama a traliccio della causalit (III,9). A partire dal momento in cui la fede nel Dio dell'ideale ascetico viene negata, si crea anche un nuovo problema: quello del valore Sergio Gabbiadini 6

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della verit. La volont di verit ha bisogno di una critica - con ci definiamo il nostro proprio compito. (III,24) 4.3.7. genealogia della morale , in sintesi unitaria e in forma di sostanza, genealogia della coscienza e della sua variante metafisica, lanima. Gli atteggiamenti molteplici e contrastanti, individuali e collettivi storici, prendono il nome unico di coscienza, si sostanzializzano e danno vita ed esistenza ad una sede unica di moralit: la coscienza morale, lanima. Inizia da qui una costruzione e spiegazione circolare secondo causalit reciproca: lanalisi morale si esprime attraverso un continuo rapporto reciproco di causa ed effetto tra coscienza, da una parte, che si manifesta negli atteggiamenti morali diversi e contrastanti di risentimento, disprezzo, dominio, debolezza, paura, snaturamento di cui causa e, dallaltra, linsieme dei molti atteggiamenti morali che generano formano e definiscono (sono causa) la coscienza morale e lanima. Tutti gli istinti che non si scaricano all'esterno, si rivolgono all'interno - questo quello che io chiamo interiorizzazione dell'uomo: solo cos si sviluppa nell'uomo quella cosa che pi tardi ricever il nome di anima. Tutto il mondo interiore, all'inizio sottile come se fosse teso tra due strati epiteliali, si espanso e spalancato, ha guadagnato, profondit, larghezza, altezza, tanto quanto le possibilit dell'uomo di scaricarsi all'esterno sono state impedite. (II,16) 4.4. lurgenza delloltrepassamento e della trasmutazione 4.4.1. come divenire naturale: Tutte le grandi cose si annientano da sole, con un atto di autoeliminazione: cos vuole la legge di natura,la legge del necessario 'autooltrepassamento' nell'essenza della vita...Cos crollato il cristianesimo come dogma, a causa della sua stessa morale; cos anche il cristianesimo come morale deve ancora andare in rovina: noi siamo alle porte di questo avvenimento. (III,27) 4.4.2. come compito della filosofia, che ermeneutica, critica, smascheramento, chiarificazione. Poich non dobbiamo ingannarci a questo proposito: ci che costituisce il segno distintivo pi tipico delle anime moderne, dei libri moderni, non la menzogna, ma l'innocenza incorporata nella mendacia moralistica. Dover mettere ovunque allo scoperto questa innocenza, ci costituisce forse la parte pi disgustosa del nostro lavoro di tutto quel lavoro in s non trascurabile, cui oggi deve sobbarcarsi uno psicologo. (III,19)

5. trasmutazione dei valori (trasvalutazione)


Nella descrizione che Nietzsche traccia di s in Ecce homo le sue scelte di vita e di pensiero si animano di una tensione, di un movimento che trova il suo culmine nel tema della trasvalutazione: presentati come momenti di un processo di liberazione (dai valori morali, dalle credenze religiose, dai miti della scienza e della storia, dai principi assoluti della filosofia), gli atti e gli scritti di Nietzsche rivelano la loro natura di colpi di sparo diretti contro gli inganni, contro le falsit di millenni da cui il gregge degli uomini si lasciato raggirare. Cadono le antitesi tradizionali che vogliono il mondo e luomo divisi tra il bene e il male, la verit e la falsit, la salute e la malattia; si rivaluta la dimensione del s alla vita, della fedelt alla terra, del recupero della componente dionisiaca dellesistenza; crolla ogni forma di rinuncia, di annullamento di s (quali sono per esempio la virt, lascesi, la fede nella verit o nellaldil); si apre il cammino a un grande mezzogiorno di sublime autocoscienza.., a una salute riconquistata, a una piena guarigione dellanima. Quella che dora in poi il filosofo andr perseguendo sar una trasmutazione dei valori, un rovesciamento delle pi comuni prospettive di vita e di conoscenza: letica del risentimento e della colpa lascer il campo allebbrezza della vita, il fraintendimento del corpo si trasformer nella grande salute, allombra che limmagine di Dio per secoli ha gettato sullumanit subentreranno i raggi della nuova aurora del primo giorno senza Dio. Molti sono i modi con cui Nietzsche delinea il sorgere di una nuova Aurora e una nuova umanit, o meglio luomo va oltre se stesso. La descrizione della nuova umanit liberata dalla morsa plurima del nichilismo si affida a espressioni molto varie, allusive, poco concettualizzabili ma per questo (non per questo meno) efficaci: vivere (nel nulla), ridere, danzare, creare, giocare, vivere nel divenire, fedelt alle proprie brevi abitudini, restare in cammino, amore della lentezza, vivere nella Sergio Gabbiadini 7

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transizione, aprirsi allintera meravigliosa incertezza e ambiguit dellesistenza, e passione, istinto, follia Allapparenza intuizioni frammentarie, si tratta invece di schemi che si organizzano in una totalit che non per nulla inferiore, quanto a densit, coerenza e ampiezza, alle pi solide costruzioni della filosofia classica. 5.1. leterno ritorno (la nuova temporalit dellatto di volont) 5.1.1. una rivelazione improvvisa. Al termine del Libro IV della Gaia scienza Nietzsche riferisce di un concetto che gli si improvvisamente presentato, come una rivelazione, nellagosto dellanno precedente (il 1881), provocando un mutamento improvviso e profondamente decisivo del suo gusto. Si tratta del tema delleterno ritorno che si affaccia nel testo di Nietzsche con questi interrogativi: Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella pi solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: Questa vita, come tu ora la vivi e lhai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sar mai in essa niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovr fare ritorno a te, e tutte - nella stessa sequenza e successione, e cos pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e cos pure questo attimo e io stesso. Leterna clessidra dellesistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere! Non ti rovesceresti a terra, digrignando i denti e maledicendo il demone che cos ha parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: Tu sei un dio e mai intesi cosa pi divina? 5.1.2. Nellaforisma successivo Nietzsche presenta Zarathustra, futuro protagonista dellopera Cos parl Zarathustra, che egli scriver in pochi mesi, nel corso del 1882. Tema centrale di questopera leterno ritorno, la pi sublime formula di affermazione che in generale possa essere raggiunta. 5.1.2.1. contro linterpretazione tradizionale. Lidea delleterno ritorno non si affaccia alla mente di Nietzsche con i tratti di un ricorrere fatale e doloroso degli stessi attimi, degli stessi eventi, come fosse un tempo destinato inesorabilmente a svelare linutilit degli atti di volont degli esseri (questa linterpretazione fatalistica di coloro che rinunciano alla vita, alla salute, alla gaiezza), ma si presenta come la negazione della possibilit di porsi fuori dal tempo, al principio o alla fine, e di emettere dallesterno giudizi sul tempo, sul mondo, sulluomo; tali giudizi si risolverebbero in una calunnia alla vita, come accade ai predicatori di penitenza con o senza cristianesimo e ai cultori della verit immutabile. 5.1.2.2. la retta e la circonferenza. Il concetto di eterno ritorno, richiamato da Nietzsche, nella sua concezione circolare del tempo mette in critica la pi recente ma pi diffusa e tradizionale concezione lineare del tempo, consacrata dalla civilt occidentale e dal cristianesimo, e sottrae valore ai principi morali, religiosi e metafisici fondati proprio su tale concezione lineare. Ammettere la linearit del tempo significa infatti riconoscere lesistenza di un principio e di una fine, significa pensare che tutto tende a una meta e a una definitiva stabilit in relazione alla quale i singoli momenti del cammino sono transitori e irrilevanti; in tale prospettiva i principi e le verit assolute che la cultura occidentale (e in particolare la metafisica, la morale, la religione, la scienza) propone assumono il valore di totali certezze. Se invece non vi una fine e tutto eternamente ritorna, non vi sono momenti privilegiati, n direzioni prescritte; cade la possibilit di orientarsi nel tempo in vista di principi e di scopi; leterno ritorno svela anzi il nulla di ogni progetto etico, religioso, scientifico, fondato sulla visione lineare del tempo. 5.1.2.3. lattimo (un battito di ciglia). La figura circolare viene per da Nietzsche ricondotta alla sua forma schematica pi essenziale: lincontro e la coincidenza del passato e del futuro nel momento presente, nellattimo della decisione e della volont. La circolarit ripetitiva del passato e futuro, propria della idea delleterno ritorno e della concezione circolare del tempo, viene spiegata nella sua origine in quanto il passato ed il futuro accadono realmente nel tempo solo nellatto di volont e nellistante (un battito di ciglia) in cui il soggetto decide. La teoria delleterno ritorno introduce cos una nuova forma di orientamento del pensiero e dellazione che consiste nel partire sempre dallattimo, dal presente, cio da un inizio totalmente affidato alla decisione, al coraggio, alla volont soggettiva; vivendo nellattimo luomo libera pienamente la propria volont di potenza, Sergio Gabbiadini 8

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rimuove ogni ostacolo (i valori, i progetti, le norme consolidate dalla tradizione) che si frappongono alla piena realizzazione della dimensione libera, creativa, vitale, del fanciullo e delloltreuomo. Non si tratta, tuttavia, di un processo gratuitamente distruttivo; nellattimo in cui si incontrano i due sentieri del passato e del futuro, latto di volont presente il momento in cui luomo vuole il suo passato, annullandone cos il condizionamento, e, decidendo, d forma e avvia il proprio futuro. Noto ed esplicito il capitolo di Cos parl Zarathustra, intitolato: La visione e lenigma. Alt, nano! dissi, O io! O tu! Ma di noi due il pi forte son io : tu non conosci il mio pensiero abissale! Questo tu non potresti sopportarlo! Qui avvenne qualcosa che mi rese pi leggero: il nano infatti mi salt gi dalle spalle, incuriosito! Si accoccol davanti a me, su di un sasso. Ma, proprio dove ci eravamo fermati, era una porta carraia. Guarda questa porta carraia! Nano! continuai: essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine. Questa lunga via fino alla porta e allindietro: dura uneternit. E quella lunga via fuori della porta e in avanti unaltra eternit. Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa lun contro laltro: e qui, a questa porta carraia, essi convengono. In alto sta scritto il nome della porta: attimo. Ma, chi ne percorresse uno dei due sempre pi avanti e sempre pi lontano: credi tu, nano, che questi sentieri si contraddicano in eterno?. Tutte le cose diritte mentono, borbott sprezzante il nano. Ogni verit ricurva, il tempo stesso un circolo. [] E, davvero, ci che vidi, non lavevo mai visto. Vidi un giovane pastore rotolarsi, soffocato, convulso, stravolto in viso, cui un greve serpente nero penzolava dalla bocca. Avevo mai visto tanto schifo e livido raccapriccio dipinto su di un volto? Forse, mentre dormiva, il serpente gli era strisciato dentro le fauci e l si era abbarbicato mordendo. La mia mano tir con forza il serpente, tirava e tirava invano! non riusciva a strappare il serpente dalle fauci. Allora un grido mi sfugg dalla bocca: Mordi! Mordi! Staccagli il capo! Mordi, cos grid da dentro di me: il mio orrore, il mio odio, il mio schifo, la mia piet, tutto quanto in me buono o cattivo gridava da dentro di me, fuso in un sol grido. [] Il pastore, poi, morse cos come gli consigliava il mio grido; e morse bene! Lontano da s sput la testa del serpente : e balz in piedi. Non pi pastore, non pi uomo, un trasformato, un circonfuso di luce, che rideva! Mai prima al mondo aveva riso un uomo, come lui rise! Oh, fratelli, udii un riso che non era di uomo, e ora mi consuma una sete, un desiderio nostalgico, che mai si placa. La nostalgia di questo riso mi consuma: come sopporto di vivere ancora! Come sopporterei di morire ora! Cos parl Zarathustra. (Cos parl Zarathustra) 5.1.2.4. non pi uomo un trasformato Rifiutata lantica, banale concezione delleterno ritorno (con il simbolico gesto del morso al capo del serpente, simbolo storico del circolo delleterno ritorno) il pastore afferma la nuova e pi profonda natura delleterno ritorno. Il passato non incombe come ci che gi avvenuto, come ci che condiziona e obbliga; il futuro non si presenta come un dovere che distoglie luomo da se stesso, dalla terra e dal presente; i due sentieri sbattono la testa lun contro laltro nellattimo. Esso si presenta non solo come la perfetta sospensione, ma anche come il pieno possesso del tempo: mentre nella visione cronologica lineare ogni momento acquista significato in quanto si lega ad altri e con essi a un fine, nella visione delleterno ritorno ogni momento pu essere vissuto per se stesso come presente ed eterno; poich ogni attimo pu essere eternamente ripetuto, leternit un eterno ritorno delluguale in forza della decisione di chi possiede il tempo della volont, dellio voglio; lattimo dunque leternit e la totalit. 5.2. loltreuomo (il Superuomo, luomo va oltre se stesso: la nuova umanit oltre linganno) Comincia cos il tramonto di Zarathustra: giunto in citt annuncia agli uomini: Ecco, io vi insegno loltreuomo! Loltreuomo il senso della terra... Vi scongiuro fratelli miei restate fedeli alla terra e non prestate fede a coloro che vi parlano di speranze ultraterrene! Si tratta di avvelenatori, che lo Sergio Gabbiadini 9

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sappiano o no. Spregiatori della vita, moribondi, essi stessi avvelenati, di loro la terra stanca: possano scomparire! Un tempo il peccato contro Dio era il peccato pi grande, ma Dio morto e quindi sono scomparsi anche i peccatori. (Cos parl Zarathustra, dalla Prefazione) Zarathustra dunque venuto ad annunciare una liberazione e una rinascita: per loltreuomo che accoglie consapevolmente la morte di Dio si apre una nuova esistenza libera dai valori, dalle catene che lo legano al bene e al male, dai fini che lo orientano verso laldil; lannuncio di Zarathustra schiude alloltreuomo il senso della terra e della salute. Colui che si dimostra pronto ad accogliere il suo annuncio infatti disposto a sbarazzarsi di ogni inganno, ad accettare il rischio di unesistenza senza eredit n mete; Nietzsche indica questuomo con il termine bermensch, per indicare la sua capacit di stare sempre oltre, liberandosi dei lacci che lesistenza e la societ continuamente creano. Loltreuomo infatti in costante movimento per superare se stesso e gli eventi, non spaventato dalle tragiche contraddizioni della vita, non attratto dalle confortanti mete del bene e dellaldil. 5.3. la volont di potenza (un nichilismo creativo) Nelloltreuomo si esprime con forza la volont di potenza, cio il desiderio di affermarsi positivamente, autonomamente, dal nulla dei pesi e degli obblighi nelle sue azioni e creazioni; la sola radice cui egli si sente fedele la terra, la naturalit del suo corpo e della realt materiale. In quanto rifiuta le seduzioni offerte dai fini, dagli scopi cui gli altri uomini dirigono tutti i loro atti, loltreuomo si colloca in una temporalit diversa da quella comune. Loltreuomo non pu che rifiutare il tempo lineare nel quale tutto passa, tutto vano, tutto indifferente e, ancora, tutto fu; il tempo nel quale egli sceglie di vivere quello delleterno ritorno delluguale: nel tempo circolare delleterno ogni istante vissuto nella sua pienezza e nella pienezza della potenza della volont. Io passo in mezzo agli uomini, come in mezzo a frammenti dellavvenire: di quellavvenire che io contemplo. E il senso di tutto il mio operare che io immagini come un poeta e ricomponga in uno ci che frammento ed enigma e orrida casualit. E come potrei sopportare di essere uomo, se luomo non fosse anche poeta e solutore di enigmi e redentore della casualit! Redimere coloro che sono passati e trasformare ogni cos fu in un cos volli che fosse! solo questo pu essere per me redenzione! Volont il nome di ci che libera e procura la gioia: cos io vi ho insegnato, amici miei! Ma adesso imparate ancor questo: la volont, di per s, ancora come imprigionata. Volere libera: ma come si chiama ci che getta in catene anche il liberatore? Cos fu cos si chiama il digrignar di denti della volont e la sua mestizia pi solitaria. Impotente contro ci che gi fatto, la volont sa male assistere allo spettacolo del passato. [] Via da tutte queste filastrocche, io vi condussi quando vi insegnai: la volont qualcosa che crea. Ogni cos fu un frammento, un enigma, una casualit orrida - fin quando la volont che crea non dica anche: ma cos volli che fosse!. Finch la volont che crea non dica anche: ma io cos voglio! Cos vorr!. (Cos parl Zarathustra) 5.4. il fanciullo che gioca, il giuoco della creazione Oltreuomo (superuomo), volont di potenza non esprimono progetti di dominio e sopraffazione, ma declinano il tema centrale di Nietzsche (motivo costante di Cos parl Zarathustra): la fedelt alla terra, alla natura nella sua enigmatica complessit e la conseguente condanna per le cultura del disprezzo delluomo, della natura, della vita; disprezzo tanto pi dannoso e devastante quanto pi si presenta nei toni della compassione, della misericordia e del perdono. La figura pi adatta ad esprimere loltreuomo indicata in apertura di Cos parl Zarathustra: un fanciullo che gioca. Ma ditemi, fratelli, che cosa sa fare il fanciullo, che neppure il leone era in grado di fare? Perch il leone rapace deve anche diventare un fanciullo? Innocenza il fanciullo e oblio, un nuovo inizio, un Sergio Gabbiadini 10

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giuoco, una ruota ruotante da sola, un primo moto, un sacro dire di s. Si, per il giuoco della creazione, fratelli, occorre un sacro dire di s: ora lo spirito vuole la sua volont, il perduto per il mondo conquista per s il suo mondo. Tre metamorfosi vi ho nominato dello spirito: come lo spirito divenne cammello, leone il cammello, e infine il leone fanciullo. (Cos parl Zarathustra, Delle tre metamorfosi) 5.5. la contemplazione (una dimenticanza attiva) oh come siamo felici noi che ci interessiamo alla conoscenza, ammesso che si sappia tacere abbastanza a lungo (prefazione. 2) E' chiaro che per esercitare cos la lettura come arte, necessaria soprattutto una cosa che al giorno d'oggi si disimparata pi di tante altre - e perci per arrivare alla leggibilit delle mie opere, ci vorr ancora tempo - una cosa, cio, per cui si deve essere piuttosto simili a una vacca e in nessun caso a un "uomo moderno": il ruminare.(pref. 8) Chiudere ogni tanto le porte e le finestre della coscienza, non farsi molestare dal fracasso e dalla lotta con cui il mondo occulto degli organi al nostro servizio manifesta la sua collaborazione e opposizione, un po di tranquillit, un po di tabula rasa della coscienza, per fare ancora spazio a qualcosa di nuovo...questo il vantaggio di una dimenticanza attiva (II,1). (Genealogia della morale). passato il tempo in cui la Chiesa possedeva il monopolio della meditazione, quando la vita contemplativa doveva essere sempre in primo luogo vita religiosa: e tutto quanto la Chiesa ha costruito esprime questo pensiero. Io non saprei come potremmo lasciarci appagare dalle sue costruzioni, anche se queste fossero spogliate della loro destinazione ecclesiastica: queste costruzioni parlano un linguaggio anche troppo patetico e parziale, in quanto case di Dio e sfarzose sedi di un commercio ultramondano, perch noi, i senza Dio, si possa qui dar vita ai nostri pensieri. Quando andiamo errando in questi loggiati e giardini, noi che vogliamo aver tradotto in pietra e pianta, in noi stessi che vogliamo passeggiare. (Gaia scienza 280) Contemplazione dar vita ai propri pensieri in noi stessi, staccando il legame antico tra pensiero, verit, realt (e la preoccupazione venerante che quel legame crea), e procedere con il gusto della lentezza. nel cuore di unepoca del lavoro, intendo dire della fretta, della precipitazione indecorosa e sudaticcia, imparare la lentezza: Oggi non rientra soltanto nelle mie abitudini, ma fa anche parte del mio gusto un gusto malizioso forse? non scrivere pi nulla che non porti alla disperazione ogni genere di gente frettolosa . Filologia, infatti, quella onorevole arte che esige dal suo cultore soprattutto una cosa, trarsi da parte, lasciarsi tempo, divenire silenzioso, divenire lento, essendo unarte e una perizia di orafi della parola, che deve compiere un finissimo attento lavoro e non raggiunge nulla se non lo raggiunge lento. (Aurora, 5) 5.6. imparare se stessi (e ascoltare linconscio) Che cos il sigillo della raggiunta libert? Non provare pi vergogna davanti a se stessi (Gaia scienza 275); la fedelt al proprio essere continuamente diversi, al proprio divenire, lamore per le proprie brevi abitudini (ivi 295), al tu sei sempre un altro (ivi 307); il divenire quello che tu sei (ivi 270) e il non consegnarsi ai giudizi generali (con la conseguente scoperta del pregio e della necessit della solitudine). Legoismo apparente. La maggior parte degli uomini, qualunque cosa possano ognora pensare e dire del loro egoismo, ciononostante, in tutta la loro vita, non fanno nulla per il loro ego, bens soltanto per il fantasma dellego, che si formato, su di essi, nella testa di chi sta intorno a loro, e che si loro trasmesso; in conseguenza di ci, vivono tutti insieme in una nebbia di opinioni impersonali e semipersonali, e di arbitrari, quasi poetici, apprezzamenti di valore; ciascuno di costoro vive sempre nella testa di un altro e questa testa ancora in altre teste: un curioso mondo di fantasmi che sa darsi, in tutto questo, unaria cos assennata! Questa nebbia di opinioni e di abitudini si sviluppa e vive quasi indipendentemente dagli uomini che essa avvolge; risiede in essa lenorme influsso dei giudizi generali sulluomo, tutti questi uomini sconosciuti a se stessi credono nellesangue entit astratta uomo , vale a dire in una finzione; e ogni trasformazione introdotta in questa astratta entit attraverso i giudizi di singoli potenti (come principi e filosofi) influisce straordinariamente ed in misura irrazionale sulla grande maggioranza: tutto questo per la ragione che ogni singolo, in questa maggioranza, non in grado di contrapporre Sergio Gabbiadini 11

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un reale ego, a lui accessibile e da lui scrutato fino in fondo, alla pallida finzione universale, e non pu, quindi, annullarla. (Aurora 105) 5.6.1. ascoltare il nostro inconscio: Si considera la coscienza una stabile grandezza data! Si negano il suo sviluppo, le sue intermittenze! (Gaia scienza 11) Noi, che siamo consapevoli delle ultime scene di conciliazione e della liquidazione finale di questo lungo processo, riteniamo perci che intelligere sia qualcosa di conciliante, di giusto, di buono, qualcosa di essenzialmente contrapposto agli impulsi: mentre esso soltanto un certo rapporto degli impulsi tra di loro. Per lunghissimo tratto di tempo, si considerato il pensiero consapevole, come il pensiero in generale: soltanto oggi, ci balugina la verit che la maggior parte del nostro produrre spirituale si svolga senza che ne siamo coscienti, a noi inavvertito; penso tuttavia che questi impulsi qui in lotta luno con laltro sapranno benissimo farsi sentire tra loro e procurarsi vicendevolmente del male: quel forte improvviso sfinimento, da cui sono afflitti tutti i pensatori, potrebbe avere qui la sua origine ( lo sfinimento del campo di battaglia). S, forse esiste nelle nostre lotte interiori parecchio eroismo nascosto, non certo alcunch di divino, di eternamente riposante in se stesso, come pensava Spinoza. Il pensiero consapevole, e particolarmente quello dei filosofi, il pi svigorito e perci stesso anche il relativamente pi temperato e pi quieto modo del pensiero: e cos precisamente il filosofo pu essere indotto in errore, con la maggior facilit, sulla natura del conoscere. (Gaia scienza 333)

Freud - genealogia della morale e gestione delle pulsioni


(1856 1939)
Che fine ha fatto la psicanalisi ? Oggi la psicoanalisi ha un grave limite: si occupa quasi esclusivamente dei problemi clinici e tecnici legati alla cura dei pazienti. Ma questa una regressione rispetto alle idee di Freud, e anche di Jung. Ben altro stata infatti la psicoanalisi nel ventesimo secolo, una rivoluzione della visione delluomo che ha plasmato la cultura, dalla letteratura al cinema, dalla musica allarte... Negli ultimi anni invece prevale la pratica terapeutica: gli analisti non tematizzano pi le grandi questioni culturali, si rinchiudono nelle loro stanze, in un mondo sempre pi autoreferenziale e marginale. La psicoanalisi dovrebbe tornare ad essere quella che sempre stata: una griglia di lettura della realt, una terapia della cultura. Cos il bilancio di Luigi Zoja, 2009 Contro Ismene, Bollati Boringhieri (intervista in La Repubblica 30 maggio 2009). La concezione della vita psichica maturata da Freud nel corso della sua intensa attivit di studioso e di medico psicoterapeuta presenta un respiro, e unambizione, molto pi vasto: mette progressivamente in crisi una serie di schemi e modelli tradizionali di spiegazione della natura dellessere umano, dellorigine dei suoi comportamenti, dei suoi desideri e bisogni, dei suoi valori, indaga la civilt contemporanea e le forme storiche del suo disagio. Freud lo dichiara esplicitamente nelle lezioni di introduzione alla psicanalisi. Nel corso del lavoro psicoanalitico si stabiliscono rapporti con numerosissime altre discipline; ebbene, esplorando questi rapporti si ottengono preziosissimi chiarimenti: sono i rapporti con la mitologia, con la linguistica, con i1 folklore, con la psicologia sociale e con la filosofia della religione. [] In essi la psicoanalisi ha essenzialmente la parte di chi d, raramente di chi riceve. Certo, la psicoanalisi trae il vantaggio che, per il fatto di ritrovarli in altri campi, gli esiti peregrini della sua indagine ci diventano pi familiari; ma, tutto sommato, essa a fornire i metodi tecnici e i punti di vista la cui applicazione si dimostrer feconda negli altri campi. Grazie allindagine psicoanalitica la vita psichica dellindividuo singolo fornisce le delucidazioni atte a risolvere, o almeno a mettere in giusta luce, parecchi enigmi che si presentano nelle grandi comunit umane. (Freud Sigmund 1917,1932 Introduzione alla psicanalisi, Bollati Boringhieri, Torino 1978, p. 153). Sono nate in un contesto extra-filosofico (Freud ha una Sergio Gabbiadini 12

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formazione scientifica, medico di professione e nega con una certa irritazione che le sue teorie abbiano natura filosofica), ma le ricerche di Freud hanno influito in modo decisivo, oltre che sulla storia della medicina e in particolare della psichiatria, sui pi diversi campi della cultura, dallantropologia alla letteratura, dalla psicologia allarte, alla filosofia, alle teorie morali. La concezione delluomo che la psicoanalisi di Freud venuta elaborando rivela, infatti, profonde implicazioni filosofiche ed etiche: non riguarda solo campi dindagine come la psiche, gli affetti, i comportamenti, per tradizione oggetto specifico della riflessione filosofica, ma modifica profondamente le nozioni di coscienza, ragione, libert, salute elaborate nel corso dei secoli dai filosofi. Limpostazione che principalmente viene posta in discussione e liquidazione quella che ricorrendo ai facili dualismi che assolutizzano in estremi opposti gli aspetti della realt ne annulla in semplificazioni banali e dicotomiche la ricchezza, rendendo la vita incomprensibile e non avvertita.

1. il contesto: lanalisi del disagio


1.1. psicanalisi: teoria e prassi terapeutica in tre direzioni. La psicanalisi una strategia di indagine della psiche (un metodo) , una teoria complessiva della struttura della mente e dei modi della loro interazione (un sistema), ma nasce come una prassi terapeutica e resta una analisi del disagio individuale e sociale, praticata allo scopo di portare a risoluzione i conflitti da cui il disagio deriva (una terapia). Lipotesi di Freud che allorigine degli stati di disagio dei suoi pazienti vi sia uno spontaneo e inconsapevole meccanismo di difesa che distacca nuclei della psiche (pulsioni e istinti) e li rimuove dalla sfera della coscienza, sospingendoli in una zona inconscia da dove apparentemente cessano di influire sugli stati e sulle scelte del paziente, in realt esercitano un influsso continuo, imprevedibile, resistente alla consapevolezza, a fatica controllabile e gestibile a livello di mente e di corporeit. A questo riguardo, si sorvola abitualmente sul seguente punto essenziale: che il conflitto patogeno dei nevrotici non va scambiato per una normale lotta tra impulsi psichici che si trovano sullo stesso terreno psicologico. un contrasto di forze, una delle quali giunta al gradino del preconscio e del conscio, mentre laltra stata trattenuta al gradino dellinconscio. per questo che il conflitto non pu giungere a conclusione: i contendenti non hanno nulla da spartire tra di loro, come lorso polare e la balena. Una decisione vera e propria pu aver luogo soltanto quando i due sincontrano sullo stesso terreno. Rendere ci possibile secondo me lunico compito della terapia. (Freud, Introduzione o.c. p. 390) 1.2. la complessit dello psichismo 1.2.1. linconscio. Lattenzione analitica e terapeutica e la diagnosi psicologica formulate come causa e terapia di disfunzioni comportamentali, gravi (come paralisi, cecit, afasie ecc.) o momentanee (dimenticanze, lapsus ecc.), fanno emergere un aspetto centrale della psiche, sino a quel momento ignorato o emarginato come irrazionale: linconscio. Ad esso Freud attribuisce grandissima importanza: la psicanalisi soprattutto analisi dellinconscio; alla propria psicologia medico-scientifica (non filosofica) dar il nome di psicologia del profondo e affider il compito di fornire un flessibile strumento di conoscenza del comportamento umano e di cura delle forme patologiche della vita mentale (nevrosi) proprio a partire dallindagine dellinconscio, del profondo. La grande scoperta di Freud non linconscio; se ne parlava gi da tempo ed era caro soprattutto ai romantici. La vera scoperta lidea che linconscio abbia un suo linguaggio, una sua logica, e possa essere oggetto di interpretazione nonostante lapparente assurdit delle sue manifestazioni. (Fusillo Massimo 2009 Estetica della letteratura, il Mulino, Bologna p.64) Afferma Freud nella lezione 13 pubblicata nella Introduzione alla psicanalisi (Bollati Boringhieri, Torino 1978 p.191): Inconscio non pi un nome che indica ci che latente in un determinato momento; linconscio un particolare regno della psiche con impulsi di desiderio propri, con una propria forma espressiva e con propri caratteristici meccanismi psichici che non valgono altrove.

Sergio Gabbiadini

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1.2.2. Dalle sue analisi emerge una doppia presentazione e una doppia ipotesi di nascita e formazione dellinconscio. 1.2.2.1. luogo delle pulsioni originarie che spingono ad una loro immediata soddisfazione secondo una logica definita principio del piacere (da Precisazioni sui due principi dellaccadere psichico 1911); come centro pulsionale perennemente attivo, un potenziale energetico in costante direzione di soddisfazione; a garantire lesito del soddisfacimento di fronte a censure e divieti, mette in azione la logica dello spostamento (e del soddisfacimento deviato), sintesi e compromesso tra la pulsione (retta dal principio del piacere: urgenza della immediata soddisfazione) e il divieto (definito secondo il principio della realt: impone censure, proibizioni e freni) delle pulsioni (la libido , per Freud, la pulsione dominante e determinante lintera vita psichica del soggetto). 1.2.2.2. luogo della psiche incrementato dai processi di rimozione dellimmediato soddisfacimento delle pulsioni libidiche sotto linflusso di istanze sociali e di un mondo di norme e regole, soprattutto non scritte, imposte secondo limplacabile logica definita principio della realt; principi di contenimento che prendono la forma di processi di adattamento educativo, inserimento sociale, hanno a che vedere con la formazione di una coscienza morale, sono in linea di continuit (anche se a livello fisiologico e psicologico) con le misure estreme presenti nella forma di letto di contenimento (camicie di forza fisiche o chimiche [psicofarmaci]) per contenere (creare !) le patologie psichiche. Nei due casi, si tratta di presentazioni che sottolineano la natura perennemente attiva dellinconscio. A partire da questi aspetti e dalla sua dinamica possibile spiegare sia i comportamenti solitamente qualificati come patologici, sia quelli degli individui sani. Dietro le nostre scelte razionali, consapevoli si cela una sfera di natura extra-razionale, inconsapevole sede delle pulsioni pi profonde, luogo dei desideri, degli istinti, dellenergia vitale. Assumendo questo nuovo punto di vista, Freud ritiene di poter disegnare una nuova mappa della psiche che gli consenta di spiegare la complessit della psiche stessa e dei comportamenti umani. 1.2.3. la doppia mappa della psiche e le relazioni tra le rispettive componenti. Freud precisa: non si tratta di zone della psiche materialmente esistenti, n, tanto meno, fisiologicamente localizzabili. Sono schemi di orientamento per la lettura e la diagnosi dei comportamenti. Anzi, in modo pi preciso, nelle sue seconde lezioni di introduzione e bilancio sulla psicanalisi, tenute tra il 1915 e il 1917, o occupandosi del tema La scomposizione della personalit psichica (lezione 31) definisce gli elementi della prima mappa (conscio, preconscio, inconscio) le tre qualit della consapevolezza; mentre definisce i tre elementi della seconda mappa (Es, Io, Super-Io) le tre province dellapparato psichico si tratta di una presentazione che mette da subito in chiaro la funzione delle due mappe e la loro relazione interna; le tre province, regni, territori, aree si presentano e si riscontrano, psicologicamente e qualitativamente secondo diversa accentuazione, nella situazione e nello stato di coscienza, preconscio e inconscio. Il diverso porsi qualitativamente (in situazioni di inconscio, preconscio o coscienza) di ciascuna delle tre zone della psiche ne mette in rilievo la funzione e la dinamica. (Freud, Introduzione o.c. p. 129 e 464-485) 1.2.3.1. La seconda (la pi nota) mappa della psiche si articola secondo Freud in tre province, regni, territori: Es (o Id), Super-Io (o Super-Ego) e Io (o Ego). 1.2.3.1.1. Il primo (lEs) costituisce la parte pi oscura, inaccessibile della personalit: prevalentemente inconscio, lEs il regno delle pulsioni istintuali che funge da serbatoio dellenergia psichica. 1.2.3.1.2. Il Super-Io, anchesso prevalentemente inconscio, una sorta di antagonista dellEs: dando voce alle esigenze esterne, sociali, mira al controllo delle pulsioni che censura, suscitando in chi gli disobbedisce un senso di colpa che pu culminare nella depressione. 1.2.3.1.3. LIo, originariamente parte dellEs (nellindistinzione che caratterizza originariamente la psiche, sotto linflusso del mondo esterno (da cui riceve stimoli e istanze) si trova a mediare, in forme di perenne evoluzione, tra le esigenze contraddittorie delle altre due istanze, Es e Super-Io. Sergio Gabbiadini 14

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1.2.3.2. La prima mappa della psiche (formulata prima da Freud e fondamento di comprensione della dinamica della seconda topica: Es, Io, Super-Io) presenta tre qualit, modi di essere, situazioni: coscienza (ci che presente ora alla coscienza), pre-coscienza (non presente alla coscienza ma facilmente richiamabile in base alla utilit), inconscio (contenuti assenti alla coscienza, tenuti esclusi; elementi che oppongono resistenza al loro richiamo alla coscienza). Servendosi di questa (prima) ripartizione Freud d forma e spiega la natura attiva della relazione Es, Io, Super-Io. La dinamica pulsionale dellEs e delle istanze del Super-Io si spiegano in forza della loro natura prevalentemente inconscia: dellinconscio condividono i tratti dellessere perennemente attivi, continui e alla ricerca di soddisfacimento immediato o per spostamenti e alterazioni. LIo (e i richiami possibili alla coscienza di aspetti dellEs e del Super-Io) fa riferimento alla psiche della coscienza e del pre-conscio e trova cos spiegazione la sua naturale discontinuit. 1.3. la teoria della libido e il coinvolgimento totale e differenziato della corporeit nel comportamento. Per una comprensione pi completa dei comportamenti umani dunque necessario indagare nella sfera inconscia della psiche: laccesso a questa regione, reso possibile dallinterpretazione di ricordi, sogni, gesti, associazioni, rivelati dai pazienti durante le sedute di psicoanalisi, conduce Freud ad approfondimenti, correzioni e conferme delle sue tesi fondamentali. 1.3.1. dallanalisi delle malattie definite nevrosi (alterazioni comportamentali con eziologia psichica) ricava una diagnosi per lo pi costante: la centralit della pulsione libidica nella sfera dellinconscio. Gli attuali conflitti, che si manifestano come nevrosi, riproducono conflitti verificatisi nellet prepuberale e sono essenzialmente di carattere sessuale, relativi ad una sessualit originaria, potente e indifferenziata presente fin dai primi anni dellinfanzia e quindi in situazioni di debolezza della coscienza (et prepuberale, anni 0-6). 1.3.2. libido e complesso di Edipo. Freud si convince sempre pi delle profonde tracce che talune esperienze infantili (rimosse dalla coscienza) lasciano nella vita psichica di ciascuno, della complessit della relazione che oppone il figlio al padre nel loro rapportarsi alla figura della madre e moglie (rapporto che Freud definisce con limmagine della costellazione edipica, riprendendo il caso classico di Edipo, la cui vita totalmente segnata dal particolare rapporto con la madremoglie), della determinante influenza delle pulsioni sessuali (allenergia psichica della pulsione sessuale Freud d il nome appunto di libido) nelle quali egli vede la radice ultima delle scelte individuali, persino dellintelligenza creatrice e del piacere che essa riscontra nel suo attuarsi. 1.3.3. la teoria della libido e le fasi. Proprio alla sessualit la psicologia del profondo dedica particolare interesse, convinta della sua centralit nella vita dellindividuo. Affrontando questo tema nei Tre saggi sulla sessualit, Freud abbatte alcuni tradizionali e radicati luoghi comuni: Cerco di mostrare che la pulsione sessuale delluomo molto complessa e che risulta dagli apporti di molteplici componenti e pulsioni parziali (Tre saggi sulla teoria sessuale). Contro una tradizionale concezione della sessualit a carattere univoco Freud segnala la complessit delle motivazioni sessuali e ne mette in luce la funzione indispensabile nel processo di formazione della personalit; si tratta di una funzione corporale di tutto luomo, di un processo altamente composito e storicamente variabile (nella storia dellindividuo e della societ), tutto da organizzare secondo coordinate sociali (istanze di valore) e individuali (verso il concetto di genere). 1.3.3.1. Innanzitutto allarga la nozione di sessualit, comunemente circoscritta alla genitalit, estendendola alle attivit che procurano un piacere non puramente fisiologico: un impulso sessuale certamente allorigine dellattrazione fisica tra individui, ma anche del piacere che producono il cibo, il divertimento e persino attivit in apparenza puramente spirituali come la creazione artistica, scientifica o letteraria. 1.3.3.2. La sessualit non esclusiva degli adulti (come si credeva tradizionalmente); anche i bambini hanno unattivit sessuale: essa attraversa tre fasi (orale, anale, fallica), ciascuna caratterizzata dallorgano cui legato il piacere (la bocca, nella suzione del latte materno; gli sfinteri, nel controllo della espulsione e della ritenzione; i genitali per il piacere sessuale inteso in senso stretto). Sergio Gabbiadini 15

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1.3.3.3. teoria della libido e autoerotismo. Lauto-erogenit (e il narcisismo) una componente che definisce le tre fasi della sessualit infantile ed un tratto costante della sessualit in generale anche quando si manifesta in forme chiaramente eteroerogene. La pulsione sessuale espressione del soggetto non definita dalloggetto di riferimento ma dalla funzione corporale che sostiene, attiva ed esprime; proprio queste caratteristiche (autoerotismo, indipendenza dalloggetto, sostegno di funzioni vitali plurime) la rendono condizione di scoperta, rapporto, gestione coinvolgimento del corpo nellagire complessivo; la corporeit si rivela come una necessaria componente affinch lazione (anche quindi lagire morale) possa realizzarsi come azione e comportamento (virt) personale. Fin dallinizio si possono riconoscere le manifestazioni delle pulsioni sessuali, ma in un primo momento queste non sono rivolte ad un oggetto esterno. I vari elementi pulsionali della sessualit agiscono ognuno per s, tendendo al piacere, e trovano sul corpo del soggetto il loro soddisfacimento. Questo lo stadio dellautoerotismo, cui subentra quello della scelta delloggetto. Lindividuo agisce come se fosse innamorato di s; ancora non si possono distinguere tra di loro, per analisi, le pulsioni dellIo e i desideri libidici. Sebbene non possiamo ancora con esattezza definire le caratteristiche di questo stadio narcisistico, in cui le pulsioni sessuali sinora dissociate si compongono in unit e prendono lIo come oggetto, tuttavia sospettiamo che lorganizzazione narcisistica non sar mai completamente abbandonata. (Totem e tab 99-100) La differenza pi incisiva tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra risiede nel fatto che lantichit sottolineava la pulsione, noi invece sottolineiamo il suo oggetto. Gli antichi esaltavano la pulsione ed erano disposti a nobilitare con essa anche un oggetto inferiore, mentre noi stimiamo poco lattivit pulsionale di per s e la giustifichiamo soltanto per le qualit eminenti delloggetto [] Come risultato generalissimo di queste considerazioni, rileveremo tuttavia lidea che, in un gran numero di condizioni e in una massa straordinaria di individui, la specie e il valore delloggetto sessuale passano in seconda linea. Nella pulsione sessuale lelemento essenziale e costante qualcosaltro. (Tre saggi sulla teoria sessuale) 1.3.4. le pulsioni eros e thanatos. Uninteressante revisione delle proprie posizioni riguarda la teoria delle pulsioni: nellopera Al di l del principio del piacere (1920) Freud introduce e contrappone alle pulsioni di vita (desideri sessuali e di autoconservazione cui d anche il nome di Eros) le pulsioni di morte, tendenze aggressive e distruttive che rivelano nelluomo un desiderio di ritornare ad uno stadio precedente, di annullarsi, connesso e opposto a quello di vita (a queste pulsioni Freud nelle sue conferenze d il nome di Thnatos). Mediante questo dualismo Freud avvia una nuova rilettura di certi comportamenti malinconici (nei quali il Super-Io appare come una cultura della pulsione di morte) o masochistici (nei quali la pulsione di morte si dirige verso il soggetto, che si compiace della propria distruzione). Si tratta di binomi che permettono lanalisi non dei soli comportamenti individuali, ma anche di quelli sociali dominanti in un periodo storico; la psicanalisi diventa cos sguardo e lettura della contemporaneit. (Disagio della civilt) 1.4. meccanismi di spostamento La tendenza delle pulsioni al proprio soddisfacimento la radice dei meccanismi di spostamento da una funzione allaltra, da un oggetto allaltro allo scopo di aggirare i divieti e raggiungere, pur in forma deviata o non immediata, un soddisfacimento. La dinamica dello spostamento costituisce la logica dellinconscio: Nellinconscio i processi psichici non sono affatto identici a quelli noti nella vita psichica conscia, ma godono di certe libert che a questi ultimi sono negate. Un impulso inconscio non necessariamente sorto proprio dove riscontriamo le sue espressioni; esso pu essere provocato da cause diverse, pu aver in origine riguardato altre persone e rapporti, e attraverso il meccanismo dello spostamento essere pervenuto dove lo abbiamo riscontrato. Posta poi lindistruttibilit ed immutabilit dei processi psichici inconsci esso pu essere sopravvissuto da tempi remotissimi ai quali era adeguato a tempi e rapporti successivi, nei quali le sue manifestazioni appaiono bizzarre e fuori posto. Queste sono solo delle indicazioni, ma una pi approfondita indagine dei casi ci rivelerebbe quanto esse potrebbero dimostrarsi utili per comprendere levoluzione della civilt. (Totem e tab, 83-83) Sergio Gabbiadini 16

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Freud pi volte sottolinea la tendenza propria della pulsione inconscia nelle nevrosi, di spostarsi, per associazione, verso oggetti sempre nuovi i desideri proibiti vanno spostandosi nellinconscio da un oggetto allaltro. (Totem e tab, 50, 51) caratteristica propria dei divieti ossessivi una facolt molto ampia di spostarsi e di estendersi dalluno allaltro oggetto, attraverso un qualunque nesso associativo, rendendo il nuovo oggetto impossibile, secondo la calzante espressione di una mia ammalata, fino a che il mondo intero a trovarsi sotto un embargo di impossibilit. [] La forza del divieto, il suo carattere ossessivo, dipende dal rapporto che lo lega alla sua controparte inconscia, cio al desiderio sempre vivo nellinconscio di realizzare una necessit interiore inaccessibile al riconoscimento cosciente. La facolt propria del divieto di spostarsi e di espandersi riflette un processo suscitato dal desiderio inconscio, il quale in special modo secondato dalle condizioni psicologiche in cui linconscio si trova. Per evitare le barriere entro le quali si viene a trovare, il desiderio si sposta in continuazione e cerca di procacciarsi i surrogati dei divieti (oggetti e pratiche sostitutive). Nello stesso tempo per anche il divieto a spostarsi e ad estendersi a tutti i nuovi scopi dellimpulso proibito. Ogni volta che di nuovo la libido rimossa urge, il divieto reagisce acuendosi ancora. Lostacolo che vicendevolmente le due forze in lotta contrappongono fa nascere una necessit di sfogo, in maniera da diminuire la tensione. (Freud, Totem e tab, 44-5, 47) 1.4.1. la funzione e il ruolo della censura. La censura non solo unistanza che reprime, come si sarebbe portati a credere dato il parallelismo con listituzione politica: un processo che permette il passaggio dei contenuti fra le varie zone della psiche. [ad esempio] Larte si colloca in unampia sfera che va dallespressione meccanica del desiderio, considerata rozza e poco interessante, alleccesso di controllo e di deformazione, che inibirebbe del tutto il piacere estetico. Come si vede, siamo ben lontani dalla registrazione immediata delle fantasie inconsce che i surrealisti auspicavano proponendo la tecnica della scrittura automatica, ispirandosi proprio a Freud, il quale mostr invece sempre scarsissima sintonia nei loro confronti, come nei confronti di tutte le avanguardie. (Fusillo, Estetica della letteratura, o.c. p.65) 1.4.2. il modo e le forme dello spostamento. La rimozione, cio lestromissione dellimpulso pulsionale dalla coscienza, non impedisce quindi alla pulsione di persistere nellinconscio, organizzarsi ed essere attiva e aprirsi la strada ad un soddisfacimento; a cogliere e indicare la successiva dinamica ricorrono i termini: traslazione, transfert, proiezione, sublimazione, compensazione, soddisfacimento sostitutivo per indicare le situazioni emerse nelle esperienze dellanalisi e oggetto di analisi: transfert affettivo, paraprassie (psicopatologie, gli atti mancati) della vita quotidiana, attivit onirica, totem e tab e soprattutto, in generale, nevrosi (psiconevrosi), ecc. 1.4.3. compito e risultato della psicanalisi il riconoscimento e lanalisi delle forme di spostamento a partire dalla scoperta e dalla descrizione degli atti non giustificati (mancati, non funzionali allo scopo, privi di evidente scopo), sia quelli propri della vita considerata normale (paraprassie della vita quotidiana) sia quelli considerati segno di patologia in atto (nevrosi pi o meno ossessive). 1.4.4. assenza di rigido confine tra normale e patologico. La vasta diffusione della logica dello spostamento e la variet delle forme assunte richiamano la natura sia normale che patologica del processo di soddisfazione e rispetto del divieto; tra normale e patologico non possibile tracciare un preciso confine, si pu parlare solo di livelli di maggior o minor evidenza di soddisfacimento sostitutivi in base ai contesti di comportamento e al grado di apertura, tolleranza sociale generalizzato e condiviso. 1.4.5. la volont di comprensione spiegazione allorigine dello spostamento e delle ambivalenze. Freud stessa spiega questa volont con riferimento (in forma di introduzione e esempio) a quanto emerge dallanalisi dei sogni e dalla rielaborazione secondaria fornita dal paziente sugli episodi della vita onirica da lui vissuti: Lelaborazione secondaria del risultato del lavoro onirico costituisce il tipico esempio della natura di un sistema e di tutte le sue esigenze. C in noi una funzione intellettuale che esige da tutto il materiale che si offre alla percezione o al pensiero un minimo di unit, di connessione e dintelligibilit e non esita a creare un nesso errato se, a causa di particolari circostanze, non pu comprendere quello esatto. Conosciamo questi sistemi non soltanto Sergio Gabbiadini 17

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dal sogno, ma anche dalle fobie, dai pensieri ossessivi e da alcune forme di delirio. Il sistema simpone e domina il quadro clinico nelle malattie deliranti (paranoia); ma anche nelle altre forme di neuropsicosi esso non va trascurato. Siamo in grado di provare che in tutti questi casi c stato un riassestamento del materiale psichico in vista di un nuovo scopo, riassestamento spesso assai violento se il risultato deve apparire intellegibile dal punto di vista del sistema. Ci che soprattutto contraddistingue la formazione di un sistema il fatto che ogni suo risultato fa intravedere almeno due motivazioni, una che muove dalle premesse del sistema quindi eventualmente di natura delirante - ed unaltra nascosta, che per dobbiamo riconosce come quella effettivamente valida e reale. (Totem e tab 106). (Come se, nel caso specifico, venisse messo in atto un doppio percorso, in realt convergente, di ricerca di una spiegazione che risponda a coerenza, di contenimento del disagio e del timore derivante da assenza di spiegazioni.) 1.5. ambivalenza in atto nel disagio (ambivalenza di atteggiamenti verso unazione, un oggetto, un comando ) 1.5.1. la dinamica narrata. Ecco come procede la storia clinica, per quel che la riguarda, in un tipico caso di fobia del contatto. In origine si manifestato, nella primissima infanzia, un intenso piacere di toccare, il quale tendeva ad uno scopo ben pi definito di quanto si sarebbe disposti a supporre. A questo piacere si oppose, ben presto, una proibizione dallesterno di quel particolare tipo di contatto. La proibizione fu accettata per il fatto che si trovava sorretta da grandi forze interne e perch si dimostr pi potente dellimpulso che induceva al contatto. Tuttavia, data la costituzione psichica originaria del bambino, il divieto non giunse fino ad eliminare del tutto la tendenza. Esso riusc soltanto a rimuovere limpulso, il desiderio del contatto; ed a confinarlo nellinconscio. In questo modo divieto ed impulso continuarono ambedue ad esistere: limpulso perch era stato solo rimosso e non eliminato, il divieto perch, se fosse venuto meno, avrebbe permesso il ritorno alla coscienza dellimpulso e la sua conseguente soddisfazione. In una situazione di questo genere, non risolta, si determina una fissazione psichica, e dal conflitto fra la proibizione e limpulso, poi, scaturisce tutto il resto. La caratteristica pi importante dellinsieme dei fenomeni psichici che risultano in questo modo fissati, sta in quel che potrebbe definirsi latteggiamento ambivalente dellindividuo verso un particolare oggetto o, per meglio dire, verso unazione connessa con quelloggetto. Egli desidera nello stesso tempo svolgere questazione (toccare) ed aborre da essa. Il conflitto fra le due tendenze non facilmente risolvibile, perch la loro localizzazione psichica non tale da permettere il loro incontro. Il divieto perfettamente cosciente, mentre il piacere prepotente di toccare inconscio. La loro diversa localizzazione determina inoltre (e queste rende ancor pi difficile lincontro) un comportamento (logico-dinamico) diverso perch ispirato e sorretto da diversi principi: del piacere (inconscio), della realt (coscienza). Se non si realizzasse una situazione psicologica di questo genere, una ambivalenza non potrebbe resistere per un cos lungo tempo, n comporterebbe tali conseguenze. Noi abbiamo osservato quale fenomeno decisivo, nella storia clinica test riassunta, limposizione del divieto nella primissima infanzia. Tutto il successivo meccanismo della nevrosi si deve far risalire alla rimozione che si prodotta in questa et. La motivazione del divieto cosciente rimane ignota dal momento che stata rimossa e connessa ad unamnesia. Finisce per fallire qualsiasi tentativo di ricerca mentale, poich tale tentativo non sar mai in grado di raggiungere un punto al quale riallacciarsi. (Freud, Totem e tab, 46-7) 1.5.2. ambivalenza attiva in situazione antropologico sociale. Questi popoli posseggono dunque atteggiamento ambivalente verso i precetti del tab. Essi vorrebbero inconsciamente violarli, ma temono nel contempo di farlo: lo temono appunto perch lo desidererebbero, ma la paura pi forte del piacere. Questo piacere conserva per per ogni individuo che faccia parte della trib, cos come per il nevrotico, una vita inconscia. in fondo al tab c unazione proibita, per la quale esiste nellinconscio una attrazione nettissima. (Freud, Totem e tab, 48, 49) Sergio Gabbiadini 18

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1.5.3. ambivalenza attiva in situazione di nevrosi ossessiva, un quadro sintomatico. Conosciamo a fondo la sua origine. Essa insorge nei casi in cui accanto allaffettuosit predominante sussiste un sentimento di inconscia ostilit, cio quando si verifica il tipico caso di un atteggiamento affettivo ambivalente. Lostilit viene allora soffocata da un smisurata tenerezza che si manifesta in forma angosciosa che diventa ossessiva perch altrimenti non basterebbe al suo compito, che consiste nel tenere rimosso il sentimento opposto. Non c psicoanalista che non abbia constatato con quanta certezza, nelle situazioni pi inverosimili (per esempio, tra madre e figlio o tra coniugi molto uniti), questa spaventosa iperaffettuosit possa essere spiegata in questo modo. (Totem e tab 65) Il ricorrere pi generale dellambivalenza degli impulsi affettivi: In quasi tutti i casi di forte attaccamento ad una persona si riscontra questa avversione celata nellinconscio dietro un tenero affetto: si tratta del tipico caso, del prototipo dellambivalenza degli impulsi affettivi. Questa ambivalenza, quando pi quando meno, insita nelluomo; nei casi normali non ce n tanta che ne possano derivare i descritti autorimproveri ossessivi. Per, qualora sia presente in forma pi accentuata, si rivela appunto nei rapporti con le persone pi care, cio proprio nei casi pi impensati. (Totem e tab 74) 1.5.4. lambivalenza delle dinamiche pulsionali attiva per la sua residenzialit in doppio contesto, in doppio luogo della psiche. Lazione ossessiva apparentemente un atto di difesa contro ci che proibito, ma in realt ne una riproduzione. Lapparenza si riferisce alla vita psichica conscia, la realt alla vita inconscia. (Totem e tab 66). Si tratta di un processo difensivo che la psicanalisi indica con il termine proiezione, diffuso nella vita psichica sia normale che patologica (Totem e tab 76,77), serve alla soluzione di un conflitto affettivo; in parecchie situazioni psichiche che conducono alla nevrosi essa adempie alla stessa funzione. (Totem e tab 78) [Si pu concludere in relazione semplificata e schematica: conscio = apparenza; inconscio = realt (anche lapparenza una realt: lapparire della realt)].

2. la formazione della coscienza morale


Nelle lezioni del 1930, Freud riassume levolversi della psicanalisi, nata con primari intenti terapeutici: La teoria ha nel frattempo compiuto dei progressi; parti importanti quali la scomposizione della personalit in un Io, un Super-Io e un Es, una profonda modificazione della dottrina delle pulsioni, ipotesi relative al sorgere della coscienza morale e del senso di colpa, si sono aggiunte ad essa. (Freud, Introduzione o.c. p.16). Lambivalenza delle pulsioni affettive e la loro dinamica legata alla logica dellinconscio e alla complessit della psiche diventano contesto obbligato per lo studio della nascita e della funzione dei comportamenti etici, degli aspetti normativi presenti in ogni sistema morale e, pi ampiamente, di ogni sistema culturale. Freud concludeva (1913) gli studi di psicologia e psicanalisi antropologica presentati in Totem e tab con queste parole: Potrei dunque terminare e riassumere questa rapida ricerca rilevando che nel complesso di Edipo si ritrovano i principi insieme della religione, della morale, della societ e dellarte e ci in piena conformit con i dati della psicoanalisi che vede in questo complesso la sostanza di tutte le nevrosi, per ci che della loro natura siamo finora riusciti a penetrare. (Totem e tab 166) 2.1. lanalisi degli atti mancati e la complessit intenzionale generale dellagire La psicanalisi anche studio dei comportamenti interpretati come segni e sintomi per la lettura della psiche e la terapia delle nevrosi; da questo punto di vista ha una evidente connessione con la filosofia pratica che pone a tema lagire delluomo con lintento di sostenerne lefficacia. La prospettiva di studio assolutamente nuova scelta dalla psicanalisi nel campo dellazione fornita dal tema che posto come primo argomento di presentazione della psicanalisi nelle lezioni tenute da Freud dal 1915 al 1917 (Freud Sigmund, Introduzione alla psicanalisi, Bollati Boringhieri, Torino 1978). lanalisi degli atti mancati. 2.1.1. definizione e motivo: fenomeni che sono molto frequenti, molto noti e tenuti in assai poco conto, fenomeni che non hanno nulla a che vedere con le malattie, in quanto possono venir osservati Sergio Gabbiadini 19

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in ogni persona sana. Si tratta dei cosiddetti atti mancati cui tutti vanno soggetti. Ci accade per esempio quando si vuol dire una cosa e al suo posto se ne dice unaltra (lapsus verbale), o quando succede lo stesso nello scrivere, sia che ci se ne renda conto o no; oppure quando si legge in un foglio stampato o in un manoscritto qualcosa di diverso da quello che vi scritto (lapsus di lettura); o, analogamente, quando si ode in modo errato qualcosa che viene detto (lapsus di ascolto), ovviamente senza lintervento di una perturbazione organica delle facolt uditive. Unaltra serie di fenomeni di tal genere ha per base una dimenticanza, non permanente per, ma soltanto temporanea; per esempio, quando non si sa trovare un nome, che pure si conosce e si riconosce regolarmente, o quando si dimentica di attuare un proposito, di cui pi tardi ci si ricorda e che quindi si era dimenticato solo per un determinato momento. Non sottovalutiamo i piccoli indizi; forse a partire da essi, sar possibile trovarsi sulle tracce di qualcosa di pi grande. Se lo si fa con scrupolo, senza ipotesi o aspettative preconcette, e se si ha fortuna, anche da un lavoro cos privo di pretese pu scaturire lappiglio allo studio dei grandi problemi, grazie al nesso che lega tutto con il tutto, anche il piccolo col grande. (Freud, Introduzione p.27, 29) Una riflessione sullagire che parte dallanalisi degli atti mancati, dal fallimento dellazione. Atti che difficilmente possono considerarsi morali perch privi di intenzionalit nella loro origine e di efficacia visibile nel loro risultato. A partire da loro Freud coglie lo specifico dellazione umana, la dinamica e la funzione. Andando dietro quegli atti, con tecniche psicanalitiche, ricostruisce la struttura e il sistema della psiche delluomo e la dinamica che sorregge in generale ogni azione. Sono gli atti mancati, non ridotti a inezie irrilevanti, a impedire la riduzione della psiche alla sola superficie della coscienza, a rimandare ad una sua complessa profondit; posso assicurarvi che, con lammissione di processi psichici inconsci, si aperto un nuovo, decisivo orientamento nel mondo e nella scienza. (Freud, Introduzione p. 23) Perci La psicologia dellIo, alla quale aspiriamo, non deve essere fondata sui dati della nostra autopercezione, ma, come per la libido, sullanalisi dei disturbi e delle devastazioni dellIo. (Freud, Introduzione p. 381) 2.1.2. interpretazione e scoperta. Lesame degli atti mancati parte dalla constatazione di una sovrapposizione (ci sembra che talvolta latto mancato sia di per se stesso unazione del tutto normale che si messa al posto di unaltra azione attesa e progettata Freud, Introduzione p.36) e mette poi in evidenza come in essi vi sia una intenzione (intenzionalit) e un effetto (esito) dotati di specifiche caratteristiche. In essi si intrecciano indistricabilmente inconscio e coscienza: apparentemente sono di ostacolo e disturbo, in realt soddisfano pulsioni ed emozioni profonde (inconsce o non del tutto coscienti) della psiche di cui sono sintomo, cio segno e soddisfacimento. Per comprendere tale loro esito necessario evidenziarne lambivalenza sentita dal soggetto nei confronti dellesito che determinano, cio il soddisfacimento (rifiuto e desiderio) e la doppia sede dellatto (collocato appunto nellintreccio e rimando tra coscienza e inconscio). La mia interpretazione implica lipotesi che in colui che parla possano esternarsi intenzioni di cui egli stesso non sa nulla, ma che sono in grado di inferire sulla base di indizi Possiamo ora affermare di aver fatto ulteriori progressi nella conoscenza degli atti mancati. Non solo sappiamo che essi sono atti psichici nei quali si pu riconoscere un senso e unintenzione, non solo che hanno origine dallinterferenza di due diverse intenzioni, ma anche che una di queste intenzioni, per giungere ad esprimersi attraverso la perturbazione dellaltra, devessere stata in certo modo trattenuta dallattuarsi. Devessere stata perturbata essa stessa, prima di diventare perturbatrice (Freud, Introduzione p. 61, 62; le lezioni di Freud si affidano a molte analisi di atti mancati e dei sogni: Freud, Introduzione lezioni 1-15). 2.1.3. una concezione dinamica dei fenomeni psichici: Noi non vogliamo semplicemente descrivere e classificare i fenomeni, ma concepirli come indizi di un giuoco di forze che si svolge nella psiche, come lespressione di tendenze orientate verso un fine, che operano insieme o luna contro laltra. Ci che ci sforziamo di raggiungere una concezione dinamica dei fenomeni psichici. Nella nostra concezione i fenomeni percepiti vanno posti in secondo piano rispetto alle tendenze, che pure sono soltanto ipotetiche. (Freud, Introduzione o.c. p. 63) Per raffigurarci concretamente questa eventualit supponiamo che ogni processo psichico esista dapprima in uno Sergio Gabbiadini 20

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stadio o fase inconscia e che solo da questa passi alla fase conscia, pressappoco come unimmagine fotografica dapprima una negativa e poi diventa una vera figura attraverso la riproduzione positiva. Non ogni negativa, tuttavia, deve necessariamente diventare una positiva; allo stesso modo non necessario che ogni processo psichico inconscio si trasformi in un processo cosciente. Ci esprimeremo meglio dicendo che il singolo processo appartiene dapprima al sistema psichico dellinconscio e poi, se si verificano certe condizioni, pu passare nel sistema di ci che cosciente. (Freud, Introduzione, o.c. p. 267) 2.1.4. una concezione generale dellagire umano (per estensione generale della logica degli atti mancati): lesito si traduce in attenzione specifica a tutto lagire delluomo. La natura dellazione, la sua intenzione e i suoi effetti in termini di risultati storici e psicologici (di raggiungimento degli obiettivi e di soddisfazione piacevole), non si riducono a quanto emerge alla coscienza vigile di colui che agisce, ma risulta dal concorso dinamico di molte componenti. Prendere atto della dinamica complessa dellazione, di ogni azione, rendere possibile la scoperta e lincontro con la persona, con noi stessi e con gli altri, nella sorprendente ricchezza delle componenti attive e delle potenzialit. ( ricorrente in Freud linvito a non opporre e nemmeno separare con netti confini le cosiddette situazioni del normale e del patologico) 2.2. la natura e il ruolo della coscienza morale in rapporto con la formazione del Super-Io 2.2.1. origine. Il Super-Io si costituisce attraverso laccumulo di divieti, obblighi, censure, punizioni che nellinfanzia ogni individuo subisce dai genitori, dagli educatori e da ogni forma di condizionamento sociale; interiorizzati e organizzati, questi divieti e obblighi vengono a costituire uno specifico (per contenuti, logica di comportamento e funzione) nucleo della psiche, per livello e per dinamica per lo pi inconscio, e si comporta come un severo giudice; per questi ultimi tratti il Super-Io viene considerato (non del tutto erroneamente) come la versione psicoanalitica della cosiddetta coscienza morale individuale. Formatosi nel soggetto dietro un lungo processo di contatto e rapporto educativo con il mondo sociale organizzato (in atto soprattutto dopo il superamento del complesso di Edipo), il Super-Io diventa infatti la sede delle istanze morali, norme, principi, valori, stili di vita, modalit di giudizio e di relazione e comprende anche quella che suole appunto essere indicata come coscienza morale. 2.2.2. comportamento. Questi elementi, tuttavia, diventano fattori determinanti del comportamento, agendo in modo immediato e spontaneo come delle vere e proprie pulsioni, solo in quanto sono stati interiorizzati attraverso un processo di identificazione, diventando cos componenti dellinconscio e agendo, di conseguenza, secondo la logica dellinconscio: il principio del piacere, la rivendicazione di un immediato soddisfacimento. Non sono quindi principio di comportamento adottati e attivi in forza della libera e cosciente scelta e adesione del soggetto a un sistema di valori; in tal caso la loro incidenza sullagire risulterebbe fragile, facilmente travolta dalla forza delle pulsioni affettive originarie. Norme, divieti, istanze di valore, precetti agiscono nella persona quando, interiorizzate, si comportano come pulsioni dellinconscio (della parte dellinconscio denominata Super-Io); solo con lungo sforzo (riflessivo e analitico) possono acquisire anche la caratteristica, solitamente loro attribuita, di produzioni razionali e di convinzioni vagliate, deliberate e scelte dal soggetto che opera assumendole a guida, come se fossero prodotto della sua coscienza morale. La natura per lo pi inconscia del Super-Io guida a avvertire la natura anchessa per lo pi inconscia della cosiddetta coscienza morale o del senso morale e permette di cogliere, di conseguenza, la logica del suo agire. Diventa altrimenti impossibile comprendere la dinamica di alcuni atteggiamenti morali ricorrenti e diffusi: atteggiamenti dogmatici, posizioni irrigidite, talora violente ed emotive, incontrollate, irragionevoli (incapaci di dare una propria plausibile ragione), non disponibili al confronto; sia che tali affermazioni dei principi e dei giudizi morali vengano espressi a livello individuale (di intolleranza e implacabile giudizio emesso dallindividuo nei confronti di se stesso), sia che diventino orientamento e giudizio collettivo (di intolleranza e implacabile giudizio emesso dalla societ [presentati spesso nei termini di senso comune, buon senso] nei confronti dei singoli individui). Mettere in discussione o sottoporre a verifica convinzioni morali e abitudini di giudizio Sergio Gabbiadini 21

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quindi sempre anche esercitare una forma di violenza nei confronti di pulsioni inconsce, cio nei confronti della componente profonda, attiva, strettamente personale (Lacan) della psiche. Si comprendono le vivacit delle reazioni e delle resistenze che si manifestano quando tale obiettivo vorrebbe essere avviato e raggiunto. 2.2.3. la dinamica di mediazione. AllIo, regione intermedia della psiche, compete il ruolo di mediatore tra le contrapposte istanze dellEs e del Super-Io: a seconda di come esso riesce a svolgere la sua funzione di raccordo tra istanze pulsionali e ragioni morali e sociali, la personalit del soggetto si presenter con una sua propria fisionomia e, a giudizio sociale, verr ritenuta pi o meno equilibrata. Considerazione personale e giudizio sociale sono strettamente interdipendenti: Chi si avvicini al problema del tab dal punto di vista psicoanalitico, cio dallesame dellinconscio nella vita psichica individuale, arriver ben presto alla conclusione che fenomeni di questo genere non gli sono affatto estranei. Egli ha incontrato individui i quali si sono creati da se stessi i divieti dei tab, e che li seguono con la stessa scrupolosit con la quale i selvaggi seguono quelli della loro trib. Se non esistesse gi una terminologia abituale secondo la quale queste persone sono degli ossessivi, esse potrebbero ben esser chiamate ammalati di tab. Ma quando attraverso lesame psicoanalitico egli riesce a chiarire questa malattia, la sua eziologia clinica e gli elementi fondamentali della sua struttura psicologica, non pu che a gran fatica rinunciare ad applicare la nuova cognizione al fenomeno sociologico parallelo. (Totem e tab, 43) 2.3. ambivalenza e rimozione nella lettura dei comportamenti etici (azioni e virt) Lo studio dellapporto specifico di Es (pulsioni e forza), Super-Io (valori, divieti, obblighi e censure), Io (strategia personale di gestione e mediazione) porta a sostenere la tesi che lambivalenza di fronte ad una azione, situazione, desiderio, oggetto il tratto specifico non solo del comportamento morale ma, pi generalmente, della cosiddetta coscienza morale. Bivalenza che si manifesta con particolare evidenza nel caso della condanna di comportamenti; o meglio, nel caso di una condanna interiore: il senso di colpa avvertito in occasione della realizzazione di particolari desideri, non necessariamente catalogati dal senso comune come riprovevoli (emblematico lanalisi esposta da Freud nel breve racconto: Un disturbo della memoria sullAcropoli). La riprovazione della coscienza, a livello cosciente quindi, si accompagna alla sensazione piacevole difficilmente sopprimibile (per lo pi inconscia) derivata dal soddisfacimento che lazione ha provocato. La coscienza morale linteriore percezione di una condanna per qualche nostro particolare desiderio. Laccento per, viene posto sul fatto che questo rimprovero non ha bisogno di ricollegarsi a niente, che sicuro di s. Questo carattere ci appare con ancora maggiore evidenza nel senso di colpa, cio nella percezione dellinteriore riprovazione per gli atti con cui abbiamo realizzato particolari desideri. In questo caso una motivazione appare superflua: tutti quelli che posseggono una coscienza avvertono in s la ragione della condanna, il biasimo per lazione compiuta. [] Probabilmente anche la coscienza morale sorge dunque, sul terreno dellambivalenza affettiva, da certi rapporti umani in cui insita questa ambivalenza, e nelle condizioni che abbiamo stabilito per il tab e la nevrosi ossessiva, cio che un elemento dellantitesi sia inconscio e costretto dallaltro in stato di rimozione. Vari dati ricavati dallanalisi della nevrosi concordano con questa conclusione. [] Si pu quindi affermare che, se non riusciamo a scoprire lorigine del senso di colpa nei malati ossessivi, dobbiamo rinunciare a sperare in altre opportunit. Dunque, la soluzione del problema facile nel caso di un singolo individuo nevrotico; cos possiamo sperare di arrivare allo stesso risultato anche per quanto riguarda i popoli. (Totem e tab, 82) 2.4. ridefinizione dei concetti etici di intenzione, responsabilit, scelta, libert, colpa, felicit a partire dalle competenze della psicanalisi. 2.4.1. I concetti morali di libert, scelta, intenzione, felicit, sommo bene ecc. vanno riscontrati nella gestione personale della relazione tra i vari aspetti della psiche, della irrinunciabile ambivalenza delle pulsioni-azioni, dei due principi del piacere e della realt, della diversa logica che Sergio Gabbiadini 22

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contraddistingue il comportamento spontaneo determinato dalle pulsioni e dalle norme, dei processi di traslazione (spostamento, nelle sue varie forme) attuati allo scopo di realizzare le originarie pulsioni affettiva in armonia (tollerata e condivisa) con istanze e regole gi socialmente esistenti nella consapevolezza di non poter pi tracciare confini tra sano e malato, normale e anormale, naturale e innaturale sia con riferimento a situazioni individuali sia nel campo delle relazioni sociali. Lo sviluppo armonico della personalit si fonda sulla capacit dellIo di regolare, mediante il principio di realt, le pulsioni dellEs che esigono una soddisfazione immediata e diretta: nella maturazione dellindividuo il principio di piacere, che invoca la pi rapida realizzazione degli impulsi libidici, verr regolato dal principio di realt che tiene opportunamente conto delle condizioni della realt esterna e cerca di mediare, in tal modo, le conflittualit interiori. L dove lEs troppo esigente o il Super-Io troppo debole, pu accadere che la mediazione dellIo non si realizzi e che si manifestino comportamenti devianti; quando invece il Super-Io troppo esigente e reprime con eccessivo rigore le pulsioni dellEs, lalterazione dellequilibrio psichico pu dar luogo a comportamenti nevrotici. 2.4.2. I concetti di bene e male e i paralleli dualismi [manichei] che li accompagnano. La psicanalisi annovera a proprio merito, e come condizione per risolvere conflitti fonte di nevrosi, il superamento di antichi dualismi e rigide contrapposizioni. 2.4.2.1. pi volte ribadita limpossibilit di tracciare un netto confine tra patologico e normale; i due concetti tendono a perdere significato e rilevanza. 2.4.2.2. In campo etico, parallelamente, cade la possibilit di una netta e assoluta distinzione e contrapposizione tra bene e male. Ci soffermiamo con maggior insistenza sulla malvagit delluomo solo perch gli altri non vogliono ammetterla, con il risultato non di rendere migliore la psiche umana, ma di renderla incomprensibile. Se rinunceremo alla valutazione unilateralmente etica, potremo certamente trovare una formula pi corretta per quanto riguarda il rapporto tra il bene e il male nella natura umana. (Freud, Introduzione o.c. p 134-135) 2.4.2.3. Pi in generale gli antichi e tradizionali dualismi sono compresi e riletti come ambivalenze. E lambivalenza laspetto specifico di ogni agire, e soprattutto dellagire morale, cos come risulta fin dallanalisi degli (innocui) atti mancati.

3. psicanalisi e societ
come, applicando il metodo psicoanalitico, i fatti della psicologia dei popoli possano essere visti sotto aspetti completamente nuovi. (Totem e tab, 34) 3.1. le ipotesi e i campi dellindagine Lattenzione analitica di Freud, a partire soprattutto dal 1910, si allarga a questioni antropologiche e sociali. In Totem e tab (1914) individua lorigine storico-antropologica del senso di colpa nella ribellione compiuta in et remota dai figli maschi contro il capo-padre cui hanno sottratto con il parricidio il monopolio dellaccoppiamento con le donne dellorda. Nel Disagio della civilt (1929) smaschera le limitazioni imposte alla libert dellindividuo dal processo di civilizzazione indicando in questultimo il responsabile del sacrificio delle pulsioni sessuali cui ciascun individuo sottoposto nella societ; imponendo agli uomini di deviare la propria libido verso attivit socialmente utili (mentre la pratica sessuale tende essenzialmente al piacere), la civilt li costringe a un sacrificio continuo. Il principio di realt, che regola il soddisfacimento dei desideri tenendo conto delle condizioni imposte dalla realt esterna, prevarica allora con eccessivo rigore sul principio di piacere, dando origine alle nevrosi: lindividuo paga con la malattia psichica il prezzo della civilt. 3.2. storicit sociologica e psicologica della coscienza morale, considerata agire anche nelle manifestazioni reattive (nevrotiche) di fuga e di rifiuto. Gi da questultimo confronto tra il tab e la nevrosi ossessiva si possono intuire i rapporti fra le nevrosi e le istituzioni culturali, e come unestrema importanza per la comprensione dellevoluzione della civilt vada attribuita allo studio della psicologia delle nevrosi. Da un lato le nevrosi Sergio Gabbiadini 23

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presentano chiare e profonde concordanze con le grandi istituzioni sociali inerenti larte, la religione e la filosofia; dallaltro ci appaiono come deformazioni delle istituzioni stesse. Potremmo quasi dire che listerismo una deformazione di unopera darte, la nevrosi ossessiva una deformazione della religione, il delirio paranoico una deformazione di un sistema filosofico. In definitiva questa diversit si spiega col fatto che le nevrosi sono formazioni asociali, che si sforzano di creare con mezzi privati ci che la societ ha creato col lavoro collettivo. Analizzando le tendenze che sono alla base delle nevrosi si comprende che in esse esercitano linflusso decisivo forze istintuali dorigine sessuale, mentre le corrispondenti produzioni culturali sono basate su impulsi sociali, cio su quelli che sono derivati dallunione di elementi egoistici ed erotici. Lesigenza sessuale non appunto in grado di tenere uniti gli uomini come lo fa listinto di conservazione; il soddisfacimento sessuale in primo luogo faccenda privata dellindividuo. Dal punto di vista genetico, la natura asociale della nevrosi dipende dalla sua originaria tendenza a fuggire da una realt insoddisfacente in un mondo immaginario pieno di attraenti promesse. Nel mondo reale, da cui il nevrotico rifugge, domina la societ umana con le istituzioni create col lavoro collettivo; volgendo le spalle alla realt il nevrotico si ritira dalla comunit umana. (Totem e tab, 86)

Confronto e conclusione: lelemento che lega le due proposte Nietzsche Freud


1. Il metodo analitico della scoperta e della fondazione: dai dualismi (metafisici ed etici) allanalisi e cura. Vengono sconfessati i dualismi classici e tradizionali di tipo metafisico ed etico (bene e male, anima e corpo, spirito e materia, ragione e impulsi ) nella loro pretesa di costituirsi soggetti autonomi e ben definiti di comportamento. Vengono ripresi nel loro ruolo di lettori etici dellazione in quanto, ridefiniti, permettono un percorso di scoperta e di intervento analitico. 1.1. I tanti dualismi diventano in Nietzsche strumento di denuncia della tendenza a costruire un mondo doppio; tendenza che genera, nel campo etico, atteggiamenti di disprezzo nei confronti della vita. Nella diagnosi di Nietzsche infatti, la cultura dellapollineo, dellordine, del sistema e delle regole attua una costruzione fittizia di un altro mondo oltre e opposto a quello della vita nel suo darsi autonomo e primo. La visione ordinata e composta della realt, i progetti di salvezza dellumanit, i valori delletica dei vinti ( la solidariet, il sacrificio, la dedizione) si sono costituiti come morale dominante in forza di una reazione: nascono come processi reattivi di difesa, di negazione o freno opposti ad atteggiamenti pi originari e fondamentali, il dionisiaco e le sue naturali e istintive manifestazioni. La morale (letica) il rivestimento degli istinti, la seconda natura degli istinti, cos come la morale la seconda natura delluomo (di qui lambivalenza dei sentimenti). (Aurora 38) Di contro Zarathustra annuncia il ritorno al senso della terra, della fedelt alla sua complessit e al suo divenire. 1.2. Nella analisi di Freud i dualismi prendono la dinamica della ambivalenza scoperta in ogni azione: evidente negli atti mancati e, ancor pi, nelle nevrosi, ma propria di processi culturali individuali e sociali propri del vivere definito normale. Non i dualismi, ma lambivalenza permette di leggere lazione delluomo, di valorizzarne e sostenerne la ricchezza e le direzioni. Le pulsioni originarie conservate in modo attivo in quanto costituenti linconscio e la sua energia sorretta dal principio del piacere, giungono a soddisfazione attraverso un loro spostamento in aree e in contesti accettati secondo il principio della realt; ci che emerge alla coscienza e giunge a sistema culturale definito razionalmente allora ci che ha storicamente superato atteggiamenti di controllo e censura. 1.3. Per una sociologia dellambivalenza. Spunti iniziali. Calabr Anna Rita 1997 Lambivalenza come risorsa. La prospettiva sociologica, Laterza, Roma-Bari. Le persone hanno spesso comportamenti contraddittori. Dichiarano unintenzione per poi agire in maniera apparentemente contraria, provano sentimenti contrastanti rispetto alle stesse persone e alle stesse situazioni, esprimono opinioni che sembrano negare subito dopo con opinioni di segno contrario, comunicano tra loro in modo tale da lasciare ampi margini di dubbio sul significato reale di ci che essi intendono. p.3 Sergio Gabbiadini 24

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Il termine ambivalenza, invece, definisce una situazione molto circoscritta e particolare. Possiamo dire che si ha una configurazione ambivalente quando agiscono contemporaneamente due differenti istanze A e B, istanze che possono avere a che fare con le credenze, le motivazioni, i bisogni, gli statuti normativi, i valori, i sentimenti, i modelli di conoscenza. Tali istanze, che possono riferirsi ad individui, gruppi o classi, sono in relazione tale da risultare tra loro contrapposte, irriducibili luna a laltra, ineliminabili a vicenda perch luna garanzia dellesistenza dellaltra; non possono essere risolte in una sintesi e creano un campo di tensione allinterno del quale agisce lattore sociale. p. 4 In presentazione dalla Prefazione: I proverbi, si sa, sono un condensato di precetti che la saggezza popolare ha accumulato per insegnare agli uomini larte di saper vivere. Uno, assai noto, ci sconsiglia di volere contemporaneamente la botte piena e la moglie ubriaca, un altro, ci suggerisce di dare un colpo al cerchio e uno alla botte e altri ancora ci invitano, in certe situazioni, a usare il bastone e la carota e, in altre, a cercare di salvare capra e cavoli. Non c dubbio, la saggezza popolare non solo riconosce la presenza quotidiana di ambivalenza, ma ci aiuta a muoverci in essa e, talvolta, sembra quasi che ne celebri lelogio. Perch allora lambivalenza continua ad essere considerata una brutta cosa? In effetti, nessuna persona ragionevole ama avere a che fare con individui ambivalenti (non si sa mai bene quali sono le loro vere intenzioni) o a trovarsi in situazioni ambivalenti (non si sa mai bene che cosa ci si pu aspettare e come ci si deve comportare). E altrettanto poco piacevole la situazione nella quale non si sa bene che cosa si desidera, o che cosa si teme, di pi. Lambivalenza, nostra o altrui, uninfinita fonte di disagio, una componente della fatica di vivere in un mondo dominato dallincertezza. Eppure, nulla meglio dellambivalenza esprime il fondamento della condizione umana. Un mondo privo di ambivalenza sarebbe un mondo popolato da angeli o da robot e finch gli esseri umani non diventeranno tutti angeli, o robot, dovremo convivere con lambivalenza. Dovremo fare, tanto per non abbandonare i luoghi comuni, di necessit virt. p.V La sfida non si risolve eliminando la dimensione, ma facendo chiarezza sullambivalenza. p.VI. (ivi, Cavalli Alessandro, Prefazione) 2. Avanzare per indizi, enigmi e metafore. Con lattenzione rivolta ai momenti in cui un procedimento, un meccanismo si inceppa, si interrompe bruscamente e diventa segnale di disagio e di soddisfazione deviata. Per Nietzsche pu essere una sottomissione morale devota e venerante che in realt interrompe la vita e impedisce di essere quello che naturalmente si . Per Freud gli atti mancati e le nevrosi soddisfazione e segnale di un disagio. 3. Nuove forme di logica si impongono per narrare il movimento e la dinamica del soggetto nel campo dellagire. Sia quando si vuole restituire alluomo la sua natura autentica espressa dalla volont di potenza di un bambino che gioca a creare (Nietzsche), sia quando si coglie la logica inconscia delle pulsioni, la parte attiva e pi vivace della psiche, per poter avanzare ipotesi di gestione armonica delle forze del soggetto (Freud). Queste nuove logiche si presentano come strategie di rinnovamento generale delle scienza e della strategia scientifica di lettura della realt. Letica si apre alla scienza non solo perch mira a darsi una forma classica di scientificit, non solo perch a sorreggere la ricerca scientifica vi o vi deve essere una motivazione etica (Epicuro), ma in quanto le logiche che emergono nelletica diventano forme di rinnovamento e rilancio della scienza contemporanea, tra indagine e teoria.

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