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Giosu Carducci

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Parlamento Italiano Senato del Regno d'Italia

Sen. Giosu A. M. Carducci

Luogo nascita Data nascita Luogo morte

Valdicastello (Pietrasanta, Lucca) 27 luglio 1835 Bologna

Data morte 16 febbraio 1907 Legislatura XVII Giosu Alessandro Michele Carducci (Valdicastello, 27 luglio 1835 Bologna, 16 febbraio 1907) stato un poeta e scrittore italiano.

Biografia
L'infanzia
Nacque nel 1835 a Valdicastello (Pietrasanta, Lucca) da Michele e Ildegonda Celli, ma nel 1838 la famiglia si trasfer a Bolgheri, dove il padre, implicato nei moti carbonari del 1831, esercitava la professione di medico condotto.

Gli studi
Nel 1849 la famiglia si stabil a Firenze dove Giosu comp gli studi presso gli Scolopi acquisendo una buona preparazione in campo letterario e retorico e, nel 1853, dopo aver vinto il concorso per un posto gratuito presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, si iscrisse alla Facolt di Lettere, dove nel 1855 consegu la laurea con una tesi sulla poesia cavalleresca e nello stesso anno pubblic le sue prime poesie sul mensile "L'Arpa del popolo".

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L'insegnamento
Nel 1856, dopo essersi trasferito a Santa Maria a Monte, piccolo borgo nella provincia di Pisa, insegn retorica presso il Ginnasio di San Miniato vivendo l'intensa esperienza che riporter poi, nel 1863, nelle pagine di carattere autobiografico: Risorse di San Miniato. Nel corso di questo anno il poeta and affermando la sua poetica anti-romantica e, con il gruppo di amici formato da Giuseppe Chiarini (1833-1908),Ottaviano Targioni Tozzetti (18331899), Giuseppe Torquato Gargani (1834-1862) ed Enrico Nencioni (1837-1896), fond la societ letteraria degli Amici pedanti, dal taglio fortemente classicistico e anti-romantico, intervenendo in modo battagliero nelle discussioni tra manzoniani e anti-manzoniani, ai quali ultimi appartiene. Nel luglio dello stesso anno ottiene l'abilitazione all'insegnamento, ma non viene ratificata dal governo granducale la sua designazione per concorso al ginnasio di Arezzo.

Le idee politiche
Allontanato dal Liceo di San Miniato per "condotta immorale e irreligiosa", il 9 aprile 1858, Carducci visse a Firenze guadagnandosi da vivere lavorando presso l'editore Gaspero Barbera, del quale curava l'edizione dei piccoli volumi della "Bibliotechina Diamante", e dando lezioni private. Nel 1862 entr in Massoneria come membro della Loggia Severa di Bologna, nel 1865 diverr membro della Loggia Felsinea e il 21 febbraio 1888 fu elevato al 33 grado del Rito Scozzese Antico. Nell'istituzione massonica fu sempre attivo, come testimonia il nutrito carteggio con il Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Adriano Lemm. Negli anni del trasformismo, il poeta conquist un posto centrale nella struttura ideologica e culturale dell'Italia umbertina, giungendo ad abbracciare le idee politiche di Francesco Crispi. Il 30 settembre 1894 pronunci il discorso per l'inaugurazione del nuovo Palazzo degli Offici (ora Palazzo Pubblico) nella Repubblica di San Marino.

I lutti
Fu colpito nel giro di due anni da due gravi lutti: nel 1857 il fratello Dante, si suicid nella casa santamariammontese del poeta secondo la versione ufficiale, ma forse fu ucciso accidentalmente dal padre dopo un litigio, secondo una pi recente versione, e nel 1858 lo stesso padre mor per il dolore o, forse, per il rimorso; entrambi vennero sepolti nel vecchio cimitero del paese, dove oggi sono ancora visibili le lapidi. Carducci trascorse un periodo di grande sconforto, che espresse in alcune sue liriche ricordando il "colle" ove ebbe luogo la tragedia, ovvero Santa Maria a Monte. Il 7 marzo 1859 il matrimonio con la lontana cugina Elvira Menicucci[1], dalla quale ebbe cinque figli (Francesco morto dopo pochi giorni dalla nascita, Dante, Bice, Laura e Libert (Titt)), lo aiut a superare il dolore dei lutti. Fu di nuovo colpito da gravi lutti familiari nel 1870 con la morte della madre e del figlio Dante, deceduto in tenera et, a cui dedic la poesia "Pianto antico".

Il ritorno all'insegnamento
Riammesso all'insegnamento, gli venne affidato un incarico presso il Liceo Classico Niccol Forteguerri di Pistoia dove insegn per tutto il 1859 Latino e Greco. Con decreto del 26 settembre 1860 venne incaricato dall'allora Ministro della Pubblica Istruzione Terenzio Mamiani Della Rovere a tenere la cattedra di Eloquenza Italiana, in seguito chiamata Letteratura Italiana presso l'Universit di Bologna, dove rimarr in carica fino al 1904. Pubblic nel frattempo Juvenilia, che raccoglie tutte le poesie del decennio precedente. 2 By Mohcen Ch

Nel 1863 pubblic con lo pseudonimo di Enotrio Romano l' Inno a Satana che, pur ottenendo successo, foment vivaci polemiche. Sempre di quell'anno la pubblicazione Delle poesie toscane di A. Poliziano.

La poesia laica
La sua poesia, intanto, sotto l'influsso delle Letterature straniere ed in particolare di quella francese e tedesca, divenne sempre pi improntata di laicismo, mentre le sue idee politiche andavano orientandosi in senso repubblicano. Oltre all' Inno a Satana pubblic, nel 1868, la raccolta maggiormente impegnata dal punto di vista politico: Levia Gravia.

L'amore con Carolina Cristofori Piva [modifica]


Nel 1871 il poeta conobbe Carolina Cristofori (moglie dell'ex-garibaldino Domenico Piva e madre di Gino Piva), una donna ricca di ambizioni culturali. Fu Maria Antonietta Torriani che aveva intrecciato una relazione con Enrico Panzacchi a parlare della Piva, sua amica, a Carducci il quale con lei inizi un fitto scambio epistolare, che nel 1872 sfocer in una relazione amorosa: a lei (chiamata Lina o Lidia nelle lettere e in alcune poesie)dedicher inoltre molti dei suoi versi. Carducci, tuttavia, nutriva una profonda gelosia per l'amico Panzacchi che era in confidenza con la Piva e che con lei (dopo che con la Torriani) aveva avuti dei trascorsi. Si arriv addirittura al punto in cui Carducci ruppe con Panzacchi e gli rimand indietro i suoi libri. Panzacchi, invece, non fece altrettanto, nutrendo una vera e propria venerazione per il vate: con il tempo il dissidio si ricompose e la lieve ruggine spar.[2]

Poeta nazionale
Fu durante il periodo della conoscenza con la Piva che la fama del poeta, come guida nazionale della cultura italiana, si consolid. Di questi anni l'ampia produzione poetica che verr raccolta in Rime Nuove (1861-1887) e in Odi barbare (1877-1889). Prosegu l'insegnamento universitario e alla sua scuola si formano personalit come Giovanni Pascoli[3], Severino Ferrari[4], Renato Serra, Alfredo Panzini[5], Manara Valgimigli[6] ed Emma Tettoni[7]. Nel 1873 si rec per la prima volta a Roma e pubblic A proposito di alcuni giudizi su A. Manzoni e Del rinnovamento letterario d'Italia. Nel 1874, fece pubblicare la prima edizione a stampa dell'opera di Leone Cobelli, storico del XV secolo, le "Cronache Forlivesi", di cui aveva curato l'edizione insieme ad Enrico Frati. Nel 1878, in occasione di una visita della famiglia reale a Bologna, scrisse l'Ode Alla Regina d'Italia in onore della regina Margherita, ammiratrice dei suoi versi, e venne accusato di essersi convertito alla monarchia, suscitando quindi forti polemiche da parte dei repubblicani. Negli anni che seguirono collabor con il giornale "Fanfulla della Domenica", di impronta filo-governativa (1878), pubblic le Nuove Odi Barbare e i Giambi ed epodi, collabor alla Cronaca bizantina e lesse il famoso discorso Per la morte di Garibaldi (1882). Sulla Cronaca bizantina uscirono nel 1883 i sonetti del a ira e nel 1887 pubblic Rime nuove. Il corso che tenne all'Universit nel 1888 sul poema Il giorno di Parini produsse l'importante saggio Storia del "Giorno" di G. Parini. Nel 1889, dopo la pubblicazione della terza edizione delle Odi Barbare, il poeta inizi ad assemblare l'edizione delle sue Opere in venti volumi, lavoro che si concluse nel 1899.

La nomina a senatore
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Nel 1890 venne nominato senatore e negli anni del suo mandato sostenne la politica di Crispi, che attuava un governo di stampo conservatore, anche dopo la sconfitta di Adua. Conobbe in quello stesso anno la scrittrice Annie Vivanti con la quale instaur un'intensa amicizia sentimentale. Nel maggio del 1890 si trafer con Elvira nella casa delle Mura Mazzini, allora quasi fuori Bologna, la quale denominata Casa Carducci, oggi un importante museo e conserva la grande biblioteca dello scrittore.

Gli ultimi anni di vita


Nel 1899 pubblic la sua ultima raccolta di versi, Rime e Ritmi, che comprende, fra l'altro, l'ode La chiesa di Polenta, con cui lega questa localit alla storia di Paolo e Francesca ed alla vita stessa di Dante. Nel 1904 fu costretto a lasciare l'insegnamento per motivi di salute. Nel 1906 l' Accademia di Svezia gli confer il Premio Nobel per la letteratura, il primo ad un italiano con la motivazione:

Non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su


tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica (Motivazione del Premio Nobel)
La morte (sottoforma di cirrosi epatica) lo colse a Bologna il 16 febbraio del 1907. sepolto alla Certosa di Bologna.

Onori
Gli stato dedicato un cratere su Mercurio[8].

Storicismo e Classicismo in Giosu Carducci


Conoscitore delle correnti letterarie straniere, tra le quali quella tedesca, la francese e l'inglese, egli concep la letteratura in senso storicistico, come linguaggio di popolo che, riandando alle proprie radici, interpreta il suo processo presente e futuro secondo leggi e prospettive ben precise, pur con le variabili che di volta in volta emergono. Di qui il collegamento con il pensiero filosofico di Kant e di Dilthey; e con quello critico letterario di De Sanctis e Puoti, considerati suoi maestri. Carducci s'impegn inoltre nell'indagine filologica, scoperta secoli prima dal Poliziano, se non da Dante e Petrarca, per sondare ancor pi quanto letteriariamente e storicamente egli andava cercando. E assieme all'Ascoli, Manzoni, Puoti, si sforzava di riproporre la purezza linguistica, libera dalle intrusioni che si erano andate accumulando nei secoli scorsi a seguito delle invasioni straniere; e sull'esempio di quanto aveva attuato in Francia Malherbe. Egli fu influenzato dal pensiero di W. Dilthey: in particolare da La introduzione alle scienze e dello spirito (1883) e dagli studi da questi condotti sul pensiero di Schleiermacher, che nel campo estetico avrebbero avuto approfondimenti in Croce e in quello filosofico da M. Heidegger. Carducci ritiene che il processo storico dei popoli debba trovare sostegno nelle radici culturali, base della loro civilt. pure convinto che la storia non ripete gli schemi del passato per le diverse situazioni da affrontare e il pi vasto numero dei popoli con i quali si viene a contatto. Per cui, se necessaria risulta l'analisi storica (compresa quella letteraria artistica e filosofica) per aver coscienza delle proprie radici, nel contempo occorre operare intuitivamente nella risoluzione dei nuovi problemi, di qualunque natura essi siano: letterari, artistici, religiosi e filosofici. Donde la necessit congeniale delle persone preposte alla cosa pubblica , culturale e economica; senza della quale si rischia di avvizzire nei meandri di un passato incapace di alternative. 4 By Mohcen Ch

Ritiene che i poeti, gli artisti siano gli antesignani di tale processo; magari in un primo momento oggetto di contestazione e di critica negativa perch non capiti, dato che per natura la massa piuttosto conservatrice. Da qui il concetto di poeta vate, a lui attribuito: del resto non si spiegherebbe il percorso della poetica carducciana, tanto osannata, quanto criticata. Tuttavia l'enfasi, relativa all'indagine storica, considerata sotto l'aspetto filosofico, riguarda chi impegnato socialmente e culturalmente, tanto da porsi in polemica aperta con la classe dirigente e politica dell'epoca, che, bench legata agli ambienti massonici, voleva mantenere un certo equilibrio con la gerarchia cattolica, soprattutto dopo la presa di Roma nel 1870. questo il momento dell'inno A Satana: un tributo alle conquiste della scienza e del progresso in genere; ma il solo titolo suonava male agli orecchi pi ortodossi dell'epoca; e di Dopo Aspromonte, di a Ira, di Piemonte. Momenti fugaci che con l'andar del tempo e soprattutto con il sopravvenire di un maggior equilibrio interiore il poeta entra in un'area, forse pi consona al suo io: la poesia dei ricordi e degli affetti, supportata da una cultura classica che in lui non era mai venuta meno. questa l'epoca delle Rime Nuove, dell'ammirazione della campagna toscana, degli amori giovanili mai dimenticati, degli affetti famigliari, dei sogni mitici dell'antica Ellade e della grandezza di Roma, dei desideri di un tempo e realizzati solo in parte. Davanti a S. Guido del 1874 e rivista nel 1886, segna l'avvio di un traguardo poetico che trova nell'antica poesia greca e nei ricordi pi cari dell'infanzia il motivo pi puro. I cipressi costituiscono nell'intenzione poetica il coro della tragedia ellenica il quale intreccia con il protagonista, lo stesso poeta, un dialogo quanto mai problematico. Da un lato la tentazione di ritornare indietro nel tempo e assaporare nel paesaggio che lo videro fanciullo la dolcezza di sogni e di affetti, ormai perduta; dall'altro canto, da parte di Carducci che il treno sta trasportando lontano, il tentativo di resistere a quelle voci che gli fanno intravedere un sogno impossibile a realizzarsi, nonostante vedi come pacato e azzurro il mare/ Come ridente a lui discende il sol. E Pan, la divinit della solitudine campestre nell'ora assolata del meriggio, dissolver tutte le sue pene. Da ultimo il personaggio della nonna dall'accento versiliese e che riposa nel piccolo cimitero alto sulla collina e gli vuole narrare, ancora una volta, la novella della fanciulla che ha perduto il suo amato, vittima di un sortilegio. Ma nulla! Il poeta con il pianto nel cuore trascinato via dal treno verso Bologna dalla sua Titt, la cara bambina che l'aspetta. Quelli della piena maturit sono gli anni della riflessione interiore, a seguito di lutti dolorosi che l'hanno colpito. Pianto Antico ricorda la morte del figlioletto Dante che, a sua volta, ricordava nel sacro nome del sommo Poeta, la tragica morte del fratello. L'uno e l'altro accumunati nel pianto di Funere mersit acerbo; e accanto a questi l'immagine della madre, rivivendola in Sogno d'estate tra i prati fioriti delle colline toscane assieme alla lontana visione del mare con nel cuore i sogni di un adolescente, attratto dalle letture omeriche. Il tutto immerso nella luce solare della prima estate, quando la vita promette ogni cosa. Adesso il poeta disilluso, nonostante la fama, la carriera universitaria, gli scritti da ogni angolo di critica osannati. Nel suo giardino in pieno giugno vede rifiorire il melograno dai fiori vermigli e che attirava il suo bambino di cui non avverte pi le grida gioiose perch Nella terra fredda,... nella terra negra,...n il sol potr pi rallegrarlo, n l'amore riportarlo in vita. Il poeta, di tanto in tanto, ritorna agli amori poetici di un tempo, soprattutto della tradizione greca. Ed ecco Primavere elleniche (I. Eolia, Dorica e Alessandrina). Egli immagina d'essere accompagnato per quei mari e quei cieli di azzurro cristallino da Lina, la donna amata, nel periodo quando febbraio sta per finire e la primavera sta per rifiorire, nonostante le cime del Feriale siano ancora innevate sfavillando al sole, mentre il fiume Castalia comincia a rumoreggiare con le acque che stanno scendendo lucide. Delfi richiama Apollo con la musicalit delle sorgenti e i canti degli uccelli.

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E il dio ritorna dal freddo settentrione ai luoghi a lui noti, alle piante d'alloro ancora infreddolite. Lo accompagnano due bianchi cigni; e per dove passa riporta il sereno, mentre sul capo tiene la benda offertagli dal padre Giove. I suoi capelli, mossi dalla brezza, esprimono un sentimento d'amore, manifestato dal suono della lira che tiene tra le mani. Le isole Cicladi, come danzando, fanno da contorno . Intanto quelle lontane di Cipro e di Citera plaudano a lui che arriva. Una leggera imbarcazione dalle rosse vele lo accompagna attraverso il mar Egeo; al timone, armato dal plettro d'oro, sta Atlante; mentre la poetessa Saffo, innamorata, prende posto sul veliero. Un tripudio di felicit e di sentimenti divini fa da contorno ai due amanti in quel mare violaceo e sotto un cielo divino. Una fantasia fuori da ogni dimensione umana; un'enfasi mistica ove lasciarsi perdere e sognare. Questo il Carducci pi vero? Difficile a dirlo. Forse il rifugio ove abbandonarsi nei momenti di delusione e smarrimento per rinvenire una ragione di vita! Ormai anziano e forse attratto dai ricordi dell'infanzia, compose La chiesa di Polenta, restaurata. Alla fine ecco la preghiera indirizzata alla Vergine, quando alla sera la campana annuncia la fine della giornata. Tutti in quel momento pregano Maria sia da parte de piccioli mortali come dai grandi geni dell'umanit. Un flusso melodico passa dalla terra al cielo. Accanto ai ricordi dei propri trapassati una volont di pianto sorge spontanea dopo le fatiche della giornata. E intanto cala il silenzio su tutto, nel mentre il tramonto sfuma e le foglie pi alte dei rami, mosse dalla brezza, sembrano ripetere il saluto mariano. Quello del Carducci costituisce un percorso in un momento storico, dalle prospettive ancora molto incerte in un insieme di entusiasmi e ( perch no?) di paure per un futuro, ancora avvolto dalle nebbie del dubbio.

Produzione poetica
Cronologia delle opere

1863 - Inno a Satana 1866-1867 - Della varia fortuna di Dante 1867 - Lavora all' Idillio maremmano che terminer nel 1872 1868 - Levia Gravia 1868 - Inizia a lavorare sul saggio Dello svolgimento della letteratura nazionale che termina nel 1871 1871 - Pianto antico 1871 - Poesie 1872 - Primavere elleniche 1873 - Nuove poesie di Enotrio Romano 1874 - Davanti a San Guido e Nostalgia
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1875 - Faida di comune, Tedio invernale, Alla stazione in una mattina d'Autunno, Mors nell'epidemia difterica 1876 - Alle fonti del Clitumno 1877 - Odi barbare 1878 - Alla regina d'Italia 1880 - Sogno d'Estate 1881 - Nevicata 1882 - Nuove Odi barbare, Giambi ed Epodi, Confessioni e battaglie a cui seguiranno altri due volumi nel 1883 e 1884 1883 - San Martino, Visione, a ira 1885 - Il comune rustico 1887 - Rime Nuove 1888 - Jaufr Rudel 1889 - Terze Odi Barbare 1890 - Piemonte 1892 - Storia del Giorno di Giuseppe Parini 1893 - Raccolta definitiva delle Odi Barbare 1899 - Rime e Ritmi, Commento alle Rime di Francesco Petrarca 1902 - Dello svolgimento dell'Ode in Italia

Non sempre facile seguire lo sviluppo della poesia del Carducci attraverso le raccolte da lui edite. Il poeta infatti organizz pi volte e in modo differente i suoi componimenti e ne diede una sistemazione definitiva solamente pi tardi nell'edizione delle Opere. I volumi della raccolta delle Opere non corrispondono per all'ordine cronologico con il quale il poeta aveva pubblicato le prime raccolte, ma fanno riferimento pi che altro su distinzioni di generi e pertanto troviamo poesie di uno stesso periodo in raccolte diverse.

Le Opere
Sotto il titolo di Opere il Carducci stesso organizz definitivamente le sue raccolte, lasciando fuori da esse alcuni testi. Le raccolte seguono questo ordine:

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Juvenilia in sei libri (1850-1860) Levia Gravia in due libri (1861-1871) Inno a Satana (1863) Giambi ed Epodi in due libri (1867-1879) Intermezzo (1874-1887) Rime Nuove in nove libri (1861-1887) Odi barbare in due libri (1873-1889) Rime e Ritmi (1889- 1898 ) Della Canzone di Legnano, parte I (Il Parlamento) (1879)

Juvenilia
La prima raccolta di liriche, che lo stesso Carducci raccolse e divise, dal titolo significativo Juvenilia (1850-1860), ha il carattere un po' provinciale e pedante del gruppo degli "Amici pedanti" che aveva formato in quel periodo con il proposito di combattere i romantici fiorentini. Nei versi della raccolta si coglie subito l'imitazione dei classici antichi e, tra i moderni, soprattutto quella di Alfieri, Monti, Foscolo e Leopardi. In seguito a questa prima esperienza il Carducci, che nel frattempo aveva allargato i suoi orizzonti culturali con le letture di Hugo, Barbier, Shelley,Heine e Von Platen, assorbe le esperienze della poesia romantica europea e le ideologie di tutti quei movimenti democratici nati dalla Rivoluzione francese diventando acceso repubblicano e mazziniano. Nasceranno in questo periodo di grande fervore ideologico Giambi ed Epodi che seguono il noto Inno a Satana e si intrecciano con le poesie di Levia Gravia.

Levia Gravia
(Cose pesanti e cose leggere) Nella seconda raccolta, Levia Gravia (1861-1871), che accosta nel titolo due plurali senza congiunzioni come era nell'uso classico, vengono raccolte poesie di poca originalit, di imitazione e spesso scritte per particolari occasioni secondo l'uso della retorica. In molte di queste poesie si avverte la delusione di chi ha visto il compiersi dell' unit d'Italia. Tra le poesie maggiormente riuscite vi Congedo, dove si vive lo stato d'animo nostalgico di chi ha visto la giovinezza tramontare, mentre importante dal punto di vista storico Per il trasporto delle reliquie di U. Foscolo in S. Croce e politicamente significativo il canto Dopo Aspromonte, dove viene celebrato unGaribaldi ribelle e fiero.

Giambi ed Epodi
La raccolta intitolata Giambi ed Epodi (1867-1879) viene citata dalla critica come il libro delle polemiche. In essa, pur non essendoci ancora la vera poesia carducciana, si coglie tutta la passione del poeta e vi sono tutti, anche se non ancora affinati, i temi della sua poesia. Si avverte nel titolo il desiderio di riproporre l'antica poesia polemico-satirica, come quella greca di Archiloco e quella latina di Orazio che nel suo Libro di epodi si ispira al poeta-soldato. In Giambi ed Epodi vi l'esaltazione dei grandi ideali di libert e giustizia, il disprezzo per i compromessi dell'Italia unificata, la polemica contro il papato e contro molti aspetti di costume della vita italiana.

Rime Nuove [modifica]


Nella raccolta Rime nuove (1861-1887), che preceduta da un Intermezzo, si colgono gli echi e i motivi di Hugo, von Platen, Goethe, Heine, Baudelaire e Poe. In essa i contenuti e le forme derivano in gran parte dai precedenti scritti ma maggiormente approfonditi e maturi. Tra i temi che emergono nelle Rime nuove un posto rilevante assunto dal culto del passato e delle memorie storiche 8 By Mohcen Ch

dove il sogno della realizzazione di una societ egualitaria e liberale si avverte soprattutto attraverso l'esaltazione dell' et dei comuni che vengono presi come esempio di sanit morale e di vita civile. Un altro esempio preso dal Carducci di espansione democratica la Rivoluzione Francese che viene rievocata nei 12 sonetti del a ira. Accanto al sogno, sul piano storico, di un popolo libero e primitivo, corrisponde sul piano sentimentale quello di una infanzia libera e ribelle che si riversa sul paesaggio maremmano, come nel caso del sonetto Traversando la Maremma toscana, uno forse tra i pi belli e noti del poeta. Anche "pianto antico" molto significativo

Odi barbare
Odi barbare una raccolta di 50 liriche scritte tra il 1873 e il 1889. Rappresenta il tentativo da parte del Carducci di riprodurre la metrica quantitativa dei Greci e dei Latini con quella accentuativa italiana. I due sistemi sono decisamente diversi, ma gi altri poeti prima di lui si erano cimentati nell'impresa, dal Quattrocento in poi. Egli pertanto chiama le sue liriche barbare perch tali sarebbero sembrate non solo ad un greco o ad un latino, ma anche a molti italiani. Predomina nelle Odi barbare il tema storico e quello paesaggistico con accenti pi intimi, come nella poesia Alla stazione in una mattina d'autunno. E ancora una volta i temi fondamentali della poesia carducciana sono gli affetti familiari, l'infanzia, la natura, la storia, la morte accettata con virile tristezza come nella poesia Nevicata.

Rime e Ritmi
Nella raccolta Rime e Ritmi (1889-1898), formata da 29 poesie, le composizioni in metrica tradizionale si affiancano a quelle in metrica barbara, come sottolinea lo stesso titolo; in esse vengono ricapitolati i motivi gi presenti nelle precedenti opere, non senza delle interessanti novit. Se le odi storiche e celebrative, da Piemonte a Cadore, un tempo famose, non incontrano pi il gusto dei lettori moderni, alcune altre liriche godono oggi di una notevole fortuna, mostrando un Carducci pi intimo e sensibile ai cambiamenti di gusto che segnano la fine dell'Ottocento. Molto apprezzate, in particolare, sono le liriche che vanno sotto il nome di Idillii alpini, ossia L'ostessa di Gaby, Esequie della guida E. R., In riva al Lys, Sant'Abbondio e l'Elegia del monte Spluga, alle quali va aggiunto l'incantevole Mezzogiorno alpino. Presso una Certosa invece una sorta di testamento ideale, nel quale, di fronte alla morte, Carducci riafferma la sua fede nei valori della poesia. Significative sono anche le tristi elegieLa moglie del gigante e Jaufr Rudel.

Della Canzone di Legnano, parte I (Il Parlamento) (1879) [modifica]


Fa parte a s Il Parlamento, frammento de La canzone di Legnano che senza dubbio uno dei capolavori del Carducci e dove si trova l'ispirazione maggiore delle maggiori raccolte.

Poetica
Con Carducci si ebbe una reazione al tardo romanticismo (Prati, Aleardi) avversato anche dagli Scapigliati. In particolare la sua reazione vide il ritorno ai classici e la ricerca di una lingua che avesse dignit letteraria. Il sentimento della vita, con i suoi valori di gloria, amore, bellezza ed eroismo, senza dubbio la maggior fonte d'ispirazione del poeta, ma accanto a questo tema, non meno importante quello del paesaggio. Un altro grande tema dell'arte carducciano quello della memoria che non fa disdegnare al poeta vate la nostalgia delle speranze deluse e il sentimento di tutto quello che non c' pi, anche se tutto viene accettato come forma della vita stessa. 9 By Mohcen Ch

La costruzione della poesia del Carducci fu di ampio respiro, spesso impetuosa e drammatica, espressa in una lingua aulica senza essere sfarzosa o troppo evidenziata [1].

La critica contro corrente


Carducci fu oggetto anche di critiche molto aspre. Da segnalare fra queste quella di FR. Enotrio Ladenarda, pseudonimo di Andrea Lo Forte Randi, critico insigne: Lettera aperta a Benedetto Croce, ed. G. Pedone Lauriel, Palermo 1915. (Ladenarda aveva scritto anche Giosu Carducci Vol.1 e 2, Feticisti Carduccini, 1912.), e quella di Natalino Sapegno, che lo defini un poeta minore. Si pu leggerne un estratto qui.

Curiosit [modifica]
Giosu Carducci spesso durante la sua vita usava recarsi nella localit alpina di Madesimo (SO) dove ora possibile seguire un percorso, tra le vie del paese e i boschi circostanti, accompagnati dai suoi versi.

Opere

Primi versi Juvenilia, 1850 - 1860 Levia gravia, 1861 - 1871 Giambi ed epodi, 1882 Rime Nuove, 1861 - 1887 Odi barbare, 1877 - 1889 Rime e ritmi, 1899 Prose giovanili Primi saggi Discorsi letterari e storici Studi sulla letteratura italiana dei primi secoli I trovatori e la cavalleria Dante Petrarca e Boccaccio Il Poliziano e l'Umanesimo La coltura estense e la giovent dell'Ariosto L'Ariosto e il Tasso Lirica e storia nei secoli XVII e XVIII Studi su Giuseppe Parini

il Parini minore il Parini maggiore

Poeti e figure del Risorgimento


Leopardi e Manzoni Scritti di storia e di erudizione Bozzetti e scherme Confessioni e battaglie Ceneri e faville

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Versioni da antichi e da moderni Ricordi autobiografici, saggi e frammenti Inno a Satana, 1863 Alla regina d'Italia, 1878 Poesie Del Risorgimento italiano Dello svolgimento della letteratura nazionale Letture italiane scelte e annotate ad uso delle suole secondarie inferiori , scritto con Ugo Brilli a ira. Versi e prosa Amarti odiarti. Lettere a Lidia Confessioni e battaglie Per il tricolore, discorso tenuto nell'atrio del Palazzo civico di Reggio Emilia per le celebrazioni del primo centenario del tricolore

Cacce in rima Prose Accapigliatura ed altre prose Lo studio bolognese, discorso per l'ottavo centenario Faida di Comune Il libro delle prefazioni

Bibliografia critica
Walter Binni, Carducci e altri saggi, Einaudi (De Maestri), Torino 1960 Vincenzo De Caprio e Stefano Giovanardi, I testi della letteratura italiana: l'Ottocento, Einaudi, Milano 1998, pp. 1023-1086 Stefania Martini, Dante e la Commedia nell'opera di Carducci giovane, 1846-1865, Collana di studi e ricerche Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Pantograf, Genova 1999 Giuseppe Petronio, L'attivit letteraria in Italia: storia della letteratura italiana , Palumbo Editore, Palermo 1994, pp. 728736 Luigi Russo, Carducci senza retorica, Laterza, Roma-Bari 1970 Giambattista Salinari, Giosu Carducci in Emilio Cecchi e Natalino Sapegno, "Storia della Letteratura Italiana", volume VIII: dall'Ottocento al Novecento, Garzanti 1969, pagg.625-729 Giuseppe Sozzi, Vita e poesia giovanile di Giosu Carducci, casa editrice G. D'Anna, Firenze-Messina 1961 Lorenzo Tomasin, Classica e odierna. Studi sulla lingua di Carducci, Olschki, Firenze 2007 Renato Serra, Alfredo Panzini, Carducci, Fara Editore, Rimini, 1994. Antonio Piromalli, Introduzione a Carducci, Roma-Bari, Laterza, 1988 Antonio Carrannante, Giosu Carducci nella storia della scuola italiana , in Cultura e scuola, n. 132, ottobre-dicembre 1994, pp. 197-217

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