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ATTUALIT DELLA FENOMENOLOGIA

a cura di Carmine di Martino Introduzione Attualit significa non solo che continua a essere studiata, ma che alcuni filosofi rivendicano per i propri percorso una partenza o prospettiva fenomenologica Rinascita in Francia oggi. negli anni 60/70 la fenomenologia stata accantonata in Germania, pi tardi in Italia. L'ermeneutica decostruttiva heideggeriana sembrava aver prodotto un rigetto della fenomenologia. Heidegger predicava la fine della metafisica, che ha potato alla riduzione dell'essere all'essente e dell'essente a fondo utilizzabile. Con Heidegger la questione stessa del fondamento viene messa in discussione e decostruita come pure viene messa in questione quella dell'umanismo e del soggettivismo. Il soggetto si rivela nella sua finitezza e storicit. Tutti i punti fermi della fenomenologia apparivano inaccettabili: -il riferimento a una soggettivit trascendentale - a una coscienza pura- appariva come residuo di cartesianesimo -la riduzione trascendentale risultava una pretesa o illusione di accedere a un campo purificato di esperienza -l'istanza dell'intuizione- cio un'offerenza e coglimento della cosa- era messa in questione dal carattere interpretativo di ogni rapporto col mondo. -il primato della percezione era rovesciato: non cose semplicemente presenti ma pragmatico i un universo di senso gi compreso -l'ambizione eidetica- quella di raggiungere strutture- era stata sconfessata dal carattere storico finito e linguistico di ogni scoperta Negli anni 80 c' una rinascita della fenomenologia in Francia grazie a giovani ricercatori come Levinas, Ricoeur, Henry, Beaufret. Ampliamento delle opere disponibili di Husserl e Heidegger che ha modificato le prime intransigenti classificazioni dei rispettivi orientamenti e il rapporto tra essi. 2 fattori 1) studio del primo Husserl e della fenomenologia genetica offre un quadro pi completo e una reinterpretazione non idealistica della fenomenologia 2) allargamento del corpus heideggeriano e sviluppo di analisi su Essere e Tempo; Heidegger inizia a essere o considerato anche come fenomenologo quale era. Originalit del ritorno a Husserl degli anni 80 in Francia e oltre: gli studiosi non sono di stretta provenienza husserliano La fenomenologia si presenta come un modo efficace di reinterpretare la storia della filosofia e di affrontare con rigore i fenomeni. Diviene un atteggiamento, un metodo di affrontare questioni vecchie nuove prendendo le mosse dalle datit e assicurando si cos una patena credibile e un modo di procedere rigoroso. Nel clima storico e culturale attuale la visione heideggeriana si allentata e realizzata nei costumi. Esperienza come la intende Husserl non in senso empirico ma fenomenologico trascendentale. Esperienza il luogo di tutte le emergenze e rivelazioni di senso alla luce della quale non possibile parlare di oggetto ingenuamente e dogmaticamente n di soggetto idealisticamente. Soggetto e oggetto sono rivelati nella loro concretezza e nella loro originaria con-costituzione. Motivi di interesse e attualit della fenomenologia: possibilit di avere l esperienza come terreno di indagine e un metodo rigoroso nel procedere, per non abbandonarsi a oscuri irrazionalismi e discorsi retorici positiva capacit di interagire con le scienze: gli oggetti delle ricerche non possono essere sganciati dalle operazioni implicate nel loro apparire e dunque scambiati per "cose in s"

Funzione critica nei confronti delle ortesi esplicative totalizzanti, non coincide con una dottrina ma tiene aperta la categoria della possibilit BURT HOPKINS Fenomenologia e pseudo-fenomenologia: cinque idoli che hanno fatto il loro tempo introduzione: Husserl ha contrapposto il metodo e lintento conoscitivo della sua fenomenologia a ci che chiamava metafisica tradizionale (Husserl per metafisica intende tutte le pretese conoscitive che eludono la condizione necessaria di ogni legittimit epistemologica, ovvero levidenza originaria) Secondo Husserl solo la testimonianza dellesperienza non mediata da concetti pu fornire questo tipo di legittimazione e solo la fenomenologia pu ricavare questa legittimazione dallesperienza. Il saggio si ripropone di mostrare che la fenomenologia husserliana resta incompleta, ma che tuttavia questa incompletezza sia la pi grande virt proprio della fenomenologia e il criterio pi autentico per distinguere fenomenologia da pseudo-fenomenologia. I principi fondamentali della fenomenologia: 2 sono i principi generali, irriducibili e inseparabili: la riflessione fenomenologica e la visione dessenza. 1) Riflessione fenomenologica: assicura laccesso allessere fenomenologico; assicura levidenza originaria e legittimante 2) Visione dessenza: deve reperire e articolare la struttura dellessere fenomenologico (dellevidenza colta nella riflessione) 3) Intenzionalit: correlazione che sussiste tra la coscienza e ci che nella coscienza si manifesta; la fonte originaria di tutta lesperienza e di tutta la conoscenza e coincide con il modo dessere dello stesso metodo fenomenologico. lo psicologismo e il problema di dar conto della possibilit statica e genetica: il problema irrisolvibile di una posizione psicologista/naturalista la riduzione dellidealit (p.e. logica) a uno sviluppo interno al tempo naturale e la conseguente confusione della validit ideale del concetto(omnitemporale) e uno sviluppo storico nel tempo. La critica allo psicologismo solleva 2 problemi: 1) Legittimazione epistemologica della validit atemporale delle idee (problema la possibilit dellidealit) 2) Come rendere conto dellorigine interna al pensiero della validit legittimata di queste stesse idee (il problema lorigine della possibilit) Lidolo statico-genetico: la confusione di questi 2 tipi di possibilit fa nascere il primo idolo: riguarda un problema interpretativo: chi incappa in questo errore sostiene che ci siano 2 tipi di fenomenologia: una statica e una genetica. Questo comporta anche 2 metodi fenomenologici distinti. Questa interpretazione crede di essere fedele a una supposta autointerpretazione di Husserl stesso. Husserl invece non slega i due momenti effettivamente diversi, sono per lui due aspetti del medesimo problema fenomenologico: legittimare epistemologicamente la conoscenza umana. Lidolo dell essenzialismo: Husserl legittima la possibilit dellidealit con la visione dessenza che porta ad evidenza le formazioni invarianti di significato. N.B. questa evidenza immediata. Lelemento invariante il limite oltre cui la variazione dellesemplare non consente pi di riconoscerlo in quanto ci che . Una volta raggiunto il limite (lelemento invariante), la struttura in questione perde la propria dipendenza dalla molteplicit esemplare gi data e si esibisce come essenza pura scevra dalla fattualit. Il secondo idolo proposto dai contemporanei sostiene che le essenze husserliane portino la fenomenologia a entrare nel campo della filosofia tradizionale. Lerrore consiste nella mancata distinzione tra il coglimento e la visione fenomenologica di unessenza e una differente modalit di occuparsi di essenza (della filosofia tradizionale, che si occupa di essenza senza partire dallesperienza). Lidolo dell internalismo: limmanenza metodologica caratteristica della riflessione fenomenologica in grado di cogliere percezioni dirette tanto a qualcosa di interno quanto a qualcosa di esterno. Il momento riflessivo della riflessione fenomenologica rende espliciti

aspetti della coscienza impliciti che per sono gi l. Si ricade nellidolo dellinternalismo quando si confonde la percezione interna con la riflessione fenomenologica, pensando che questultima sia un essere rivolto a ci che interiore quando invece uninteriorit tipica dellimmanenza metodologica. Questidolo un auto-inganno perch esso emerge in una modalit di coscienza che non ha la consapevolezza di non sapere ci che crede di sapere; tende ad associare la propria inconsapevolezza al concetto di riflessione. Lidolo dellinternalismo pone inconsapevolmente il concetto di riflessione come percezione interna. Ldolo del significato dellessere in generale come presenza: in ogni coscienza di un oggetto intenzionale, loggetto appare originariamente nel modo della presenza immediata. Subito dopo avviene la ritenzione ovvero il modo dell essere appena stato. Leidos proprio della presenza delloggetto intenzionale si manifesta come persistenza della sua emergenza attraverso i modi successivi delle sue modificazioni ritenzionali. Vuol dire che c un limite oltre il quale loggetto entra nel substrato della coscienza e loggetto intenzionale non pi nella coscienza, ma loggetto non cessa di esistere! Esso per cos dire dimenticato (perci non pu essere intenzionale). Sono sempre possibili atti coscienziali che ridestino la storia passata delloggetto che stato intenzionale. Lidolo del significato dellessere in generale come presenza attribuisce il riferimento husserliano allessenza immanente delloggetto intenzionale al suo cartesianesimo e cerca di rompere con la fenomenologia di Husserl su 2 punti: 1) Punto ontologico: gli eide di Husserl sarebbero segnali del fatto che il significato dellessere, in Husserl, ha il proprio fondamento nel presente -> essere come presenza. 2) Punto metodologico: limmanenza della relazione intenzionale del riflesso con latto di riflessione gi determinata nel suo modo dessere come presenza Questo idolo sorpassato perch la presenza non il significato dellessere dominante: la possibilit di un oggetto intenzionale inseparabile dalla sua storia sedimentata che a sua volta inseparabile dalla sua storia intenzionale della sua presentazione originale alla coscienza. Lidolo della fine della metafisica: Secondo Derrida a la fenomenologia rimane incapace di indagare lorigine dellessere dellidealit dellideale, poich resterebbe ancorata alla presupposizione del suo metodo eidetico e la conseguenza ultima di ci che la fenomenologia rimane metafisica e al contempo chiude lepoca della metafisica. Secondo Hopkins questa interpretazione deriva da una mancanza di sensibilit intellettuale al cospetto del to agathon. Nella Crisi, Husserl pone allorigine dellidealit dellideale una motivazione di carattere etico e non epistemologico. La stessa fisica/matematica non in grado di rispondere n di prendere in considerazione la domanda: qual il modo migliore di vivere? Il sogno husserliano di unetica razionale assicurata per sempre dal metodo apodittico della fenomenologia pu sembrare oggi ridicolo: esso nato per nel cono dombra della ragione formalizzata che Husserl voleva superare. Questombra generata dal riconoscimento che la condizione di possibilit ontologica dellidealit dellideale non la natura epistemologica dellideale stesso, ma la prossimit di questa natura allidea di bene. Lidolo della fine della metafisica consiste in una presa di distanza da questa possibilit per la sua incompresibilit.

Majolino Molteplicit e costituzione. Un manifesto per la fenomenologia

1. Possibilit di dire qualcosa di nuovo e originale, di mostrare se la fenomenologia sia in grado di raccogliere le recenti sfide del nostro tempo. solo un'operazione di recupero di qualcosa gi detto o possiamo trovare alcuni elementi chiave da cui trarre la bozza di un manifesto per la fenomenologia. 2. Ma, in fondo, che cos' la fenomenologia? Se cerchiamo una definizione tra i concetti tematico troviamo luoghi comuni (intenzionalit,coscienza,datit..), quindi per dire qualcosa di nuovo dobbiamo preferire i concetti operativi, e identificare un intreccio. 3. Intreccio proposto tra 2 nozioni, 2 concetti importanti per Husserl e metterli in rapporto in modo che la comprensione di uno possa alterare la comprensione standard dell'altro e si possa cos tramite questa sperimentazione ricostruire il significato della fenomenologia. I 2 concetti sono COSTITUZIONE e MOLTEPLICIT. 4. Costituzione (non creazione n costruzione) = risultato prodotto da alcune sintesi di coscienza in virt delle quali qualcosa appare in quanto significativo , sia esso un vissuto immanente, una cosa trascendente, una persona, un'idealit. 'Costituito' quel qualcosa che nel suo esser-cos appare come significativo solo a una coscienza capace di realizzare determinate sintesi. Significativit e costituzione sono concetti molto legati. 5. Le analisi costitutive husserliane sono legate al tema platonico dei rinomata pantos (radici di tutte le cose): la fenomenologia costitutiva porta con s una sorta di radicalizzazione, cio cerca di afferrare le radici dell'apparire 6. Husserl in Idee I afferma che la coscienza ci che non ha bisogno di alcuna cosa per esistere. Cercher sempre di giustificare questa tesi (pericolosa) del carattere assoluto della coscienza e di rendere conto della differenza insormontabile tra coscienza e mondo facendo ricorso al concetto di costituzione. Non potendo usare argomentazioni metafisiche per spiegare perch l'essere della realt mondana dovrebbe essere relativo e quello della coscienza assoluto, Husserl deve spiegare questa differenza nel modo d'essere a partire da una differenza nel modo di apparire. L'apparire delle cose relativo e non assoluto perch l'esperienza di esse costituita in quanto unit di una molteplicit (=secondo una struttura-EM). Lo scarto strutturale unomolti il responsabile del modo di apparizione non adeguato delle cose percepite. 7. Scoperto: la costituzione della cosa trascendente quella di una unit nella molteplicit, e la significativit della quale costituzione deve rendere conto legata all'emergere di un certo tipo di molteplicit. Molteplicit per Husserl non semplicemente un insieme di elementi uniti, ma anche ordinati. Molteplicit= ogni molteplice ordinato secondo le leggi di una struttura-EM determinata. 8. Tutto ci che costituito lo in quanto molteplicit. Husserl ha l'idea di definire le idealit e generalit in termini di EM. L'intreccio costituzione/molteplicit scoperto nella costituzione delle cose percepite ma si estende anche alla costituzione di generalit ideali. Sembrerebbe che l'apparizione dei vissuti sia strutturata come una molteplicit, vale a dire come un tipo particolare di configurazione del molteplice. 10. Husserl procede cos: Prende le mosse da differenti oggetti di esperienze intenzionali (cose,vissuti,significati..) Opera una riduzione mostrando un molteplice costituito secondo diverse variet di struttura-EM Riconduce l'emergere delle diverse strutture-EM all'esigenza di una fenomenologia costitutiva e differenziata delle molteplicit, destinata a prendere il posto di quel che

chiamiamo ontologia. 11. Per Husserl essere significa essere costituito, ma essere costituito non significa "essere costituito da una soggettivit"'o "essere di fronte a un soggetto" . Infatti anche la soggettivit trascendentale costituita in modi molteplici. Le cose (vissuti,corpi,ego,specie,generi) sono s costituiti, ma in quanto molteplicit- e non in quanto oggetto di fronte a un soggetto. E la loro significativit non sta tanto nel fatto che che sono in fronte a un soggetto, ma nella possibilit che una coscienza possa trovarli significativi solo a condizione di produrre certe sintesi capaci di far emergere una molteplicit dal molteplice. Molteplicit il nome della modalit stessa del loro apparire. 12. Costituzione "lasciar vedere qualcosa nel suo essere insieme a qualcosa". Il compito della fenomenologia condurre a espressione lo stare insieme che fa s che ci che mostra se stesso sia colto a partire da se stesso nel modo stesso della sua significativit. 13. Prima Domanda: se la cosa percettiva (mondo reale) ha un essere relativo perch appare come unit di una molteplicit, allora dobbiamo dire che la coscienza ha un essere assoluto perch priva di un tale modo di apparire? possibile ammettere qualcosa di fondamentalmente in costituito, cio privo di struttura EM? Si, la coscienza assoluta l'unico essere incostituito e quindi la radice trascendentale di ogni essere. Seconda domanda: perch una novit quella di comprendere la costituzione attraverso la struttura-EM? 14. Sembrerebbe che la coscienza assoluta appaia incostituito, senza struttura-EM. Quindi o essere=essere costituito, allora la coscienza non essere O essere equivoco e non = a essere costituito, allora la coscienza essere Husserl oscilla tra le due, ma rimane una terza possibilit: che essere sia "essere costituito,a condizione che si riesca a mostrare che anche l essere assoluto della coscienza mostra una struttura-EM. 15. La struttura-EM non solo quella formale dell'uno-molti adombramenti, ma c' ne sono varie. La coscienza ha una sua peculiare struttura-EM. Quindi la risposta alla prima domanda no, in fenomenologia nulla incostituito, nemmeno la coscienza; niente appare se non come MOLTEPLICIT. 16. C' il rischio di fraintendere la nozione di incostituito e il problema dell'assolutamente trascendente (il fuori, il mondo che la soggettivit non pu comprendere). Questo dubbio viene per colpa del l'influenza del modello kantiano della costituzione. Ma non la strada di Husserl. L'incostituito non ci che la soggettivit riceve dall'esterno, significa "assolutamente semplice", non "assolutamente trascendente". Essendosi reso conto che la coscienza assoluta possiede la propria struttura-EM, Husserl pu sbarazzarsi della tesi della limitazione della costituzione agli oggetti mondani (=tutto costituito), e del paradigma forma- contenuto (la costituzione si declina in molti modi). Cos separiamo il pb dei rizomata pantos dalla ricerca di un qualche aploun (semplice) 17. Non c' niente di assolutamente incostituito, ma qualcosa di relativamente incostituito. C' una non costituzione relativa che sempre in fuga e non da ipostatizzare ne confondere con l pretesa ricerca di un assoluto incostituito o trascendente. 18. Come risposta alla seconda domanda c' un'analisi grammaticale della parola tedesca molteplicit (!). Pi che in presenza di un'ontologia uno molti (tipo quella platonica), qui c' una molteplicit sempre in fuga. Non ha pi senso contrapporre uno e molti, ma una molteplicit a altre molteplicit. 19. Distinzione tra molteplicit fragili e molteplicit robuste. Le prime etero-costituite una volta disfatte appaiono come molteplicit di un altro tipo (un oggetto percepito scuotano di orizzonte e adombramenti si trasforma in oggetto immaginato. Le seconde auto-costituite una volta disfatte scompaiono, sono inimmaginabili se non in quanto auto costituite (non potremmo immaginare una ritenzione senza impressione primaria, no apparirebbe come altro tipo di molteplicit) 20. Le molteplicit robuste non sono qualcosa come le radici di tutto, ma sono radicali in un senso ben preciso. Infatti non sono immaginabili la coscienza del tempo senza presente vivente fluente o il presente senza impressione pretenziose e ritenzione. La variazione completa la costituzione, perch compresa attraverso variazioni di molteplicit. 21. Il compito della fenomenologia non fornire una nuova comprensione del mondo ma fabbricare nuovi concetti che permettono di scorgerlo mondo in modo diverso. Nuovi

concetti sono promesse di nuove intuizioni.

CARLO SINI Il piccolo inizio Husserl vedeva nella sua ultima opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale "un piccolo inizio", nel quale era riuscito a rifarsi interamente a se stesso. Di fronte a questa espressione, considerando le migliaia di pagine che una personalit simile ci ha lasciato, si sorpresi. Ci si dimentica per di far caso al contenuto effettivo e filosofico delle parole di Husserl. Il tema fondamentale della Crisi quello del mondo-della-vita (Lebenswelt). L'intento di Husserl quello di arrivare a delinearne una scienza, una scienza inedita, mai tentata e al pi solo intravista ('scienza' in un senso nuovo, non intesa come scienza 'obiettiva' logiconaturalistica). Dal momento che il contenuto e il metodo di questa scienza sono precari ed inevitabile una certa ingenuit, l'espressione "piccolo inizio" chiarita innanzitutto nel suo riferimento a ragioni di contenuto, allo stato di fatto della 'cosa stessa'. Quanto alla natura degli sviluppi, Husserl parla di una "nuova filosofia che va attuata attraverso l'azione": "In principio l'azione. L'azione rende il nostro progetto ancora incerto pi determinato, lo rende sempre pi chiaro, promuovendone la realizzazione" (p. 539). Il "piccolo inizio" sta anzitutto nelle cose, nella vastit, grandiosit e audacia del progetto di Husserl per la sua fenomenologia. In che cosa consiste il tratto assolutamente nuovo e inaudito della annunciata scienza della vita? Gi da tempo Husserl aveva avanzato e trattato il tema del 'precategoriale', inteso e utilizzato come luogo di riconduzione e di radicamento di ogni analisi e descrizione 'genetica'; ora, invece, il riferimento alla Lebenswelt mette in campo l'idea di una vera e propria scienza universale e globale, che abbraccia ogni altra forma di scientificit e addirittura tutti i problemi di senso del vivere umano. Inoltre, un tratto caratteristico della esposizione husserliana concerne la rivendicazione o la rivalutazione della doxa. Che senso ha? Husserl ben consapevole che lo 'stupore' dal quale sorge la filosofia mira ad una comprensione che non si accontenta certo della comune opinione, della doxa inconsapevole, che mira invece a verit fondate e apodittiche, cio alla episteme filosoficamente fondata e sviluppata. Il tema del mondo della vita esige, per essere trattato fenomenologicamente, una 'diversa scientificit, che si radica nella 'esperienza pura'. L'esperienza pura per Husserl il mondo della doxa, cio qualcosa che, rispetto alla scienza obiettiva, meramente 'soggettivo-relativo' ('meramente' non ha una sfumatura di spregio, per cui la doxa paragonata con l'ideale della 'obiettivit', ma sta a indicare una sicura verificazione). N.B: la scienza obiettiva stessa, non pu farne a meno, poich la doxa la sorgente ultima delle evidenze riguardo alle cosiddette 'verificazioni empiriche' cui lo scienziato ha bisogno di riferirsi! Si tratta "di una scienza che concerne la tanto disprezzata doxa", la quale "tutt'a un tratto acquista la dignit di un fondamento della scienza e pretende quindi all'episteme". Questa nuova scienza del mondo della vita tanto inaudita che ci costringe a cominciare interamente da capo. Il riferimento alla doxa consente inoltre di comprendere l'espressione 'mondo della vita': un mondo caratterizzato da "qualsiasi attivit vitale [...] da qualsiasi prassi umana, da qualsiasi vita prescientifica [...] una vita che si agita, tende in avanti e plasma l'umanit intersoggettiva e il suo mondo: un mondo immenso e anonimo". L'ultimo Husserl si riappropria dei temi trattati da Heidegger in Essere e tempo sotto la dizione di 'essere-nel-mondo'. Secondo Husserl, il tutto, bench congenere al proprio pensiero, privo di qualsiasi fondamento. Documentato e illustrato il significato 'oggettivo' del "piccolo inizio", Sini ne considera personalmente la consistenza e la portata. La definizione husserliana del mondo della vita

designa quegli atteggiamenti propri della doxa: un vero e proprio 'sapere', che obbedisce alle esigenze imposte dai progetti pratici della vita quotidiana, che si giova di conoscenze predicative (giudici impliciti o espliciti), che vengono di continuo confrontate con le esperienze di vita e il cui controllo d luogo a verit a loro modo ben definite. Si tratta di 'ci che tutti sanno', bisogna considerare uno 'spaccato' della vita umana sulla terra (es. 'saper fare' generale dell'uomo dell'et della pietra, del neolitico, della turista americana). Ogni tempo ha una comune atmosfera del sapere, e poi ha saperi differenziati e specializzati. Una descrizione di tale atmosfera comune per tutt'altro che semplice: quella che direttamente viviamo ci sfugge nei suoi fondamenti ultimi ed essenziali proprio per la sua estrema familiarit ( cos ovvia da diventare invisibile), mentre il sapere comune di altri tempi un'atmosfera dimenticata, cos lontana che difficile ricostruirla e rianimarla (es. la Amsterdam del '600, la Roma di Orazio, l'Atene di Socrate, l'intesa tra Augusto e suoi servi e poeti, l'incontro tra Leibniz e Spinoza riguardo un 'essere perfettissimo'). Il sapere comune, la 'vita materiale', sono cose cos ovvie ai contemporanei, che non venne in mente a nessuno di trasmetterle ai posteri. Cominciarono per primi gli Enciclopedisti, da allora il mondo della doxa al centro dell'attenzione degli storici. Non si tratta di questioni superficiali, le comuni pratiche di vita sono responsabili di una falda fondamentale della figura della soggettivit; c' un patrimonio di conoscenze comuni, senza le quali nessuno potrebbe nascere e poi continuare a vivere. Per quanto mutevoli, sono modi definiti (es. comunit dell'Asia, dell'Africa o dei due poli). Sono conoscenze 'materiali', ma la loro acquisizione non indifferente per i costumi e le credenze 'spirituali', anzi; accadono, come diceva Husserl, "multiformi norme di verit". "In principio l'azione", c' una vita materiale che quella che , poi ci sono le idee che gli esseri umani si fanno della loro condizione e, in generale, della 'realt' delle cose. Non necessariamente esse coincidono (es. Spinoza/Leibniz), ma la pratica culturale nondimeno dipendente e largamente vicaria rispetto a tutte le forme del fare materiale e sociale del tempo. Come farsi carico di questo "fiume eracliteo apparentemente inafferrabile"? Come penetrare questo "mondo immenso e anonimo"? Come tradurlo in un progetto filosofico, in una "filosofia pratica"? Quella che noi chiamiamo 'vita materiale' costituita da intrecci di pratiche che sono analizzabili e dicibili solo in altri intrecci di pratiche e mai per se stessi, attraverso parole e idee, figure di pensiero che appartengono a modi definiti della vita materiale stessa. Il "piccolo inizio" interdice la superstizione della teoria (come se la verit coincidesse con uno sguardo 'da fuori' sulle cose e sul mondo ) e avvia all'esperienza di una nuova etica del pensiero, che il tema della pratiche , appunto, chiamato a svolgere: l'evento della verit chiede di essere frequentato nella pratica concreta. Questo esercizio filosofico fa della verit un transito, e non un 'giudizio' o una 'cosa': il transito di una vita infinita e di un destino di rinascita.

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