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Bosnia, gioiello naturale a rischio

Ecologisti e analisti ambientali lanciano lallarme: il parco incontaminato di Hutovo Blato potrebbe rapidamente desertificarsi per colpa dellidroelettrico Gran parte del territorio dellErzegovina (lentit musulmano-croata nella parte sud-occidentale della Bosnia) sembra un unico, immenso parco naturale che alterna verdissime aree montuose a dolci vallate e zone costiere, in un territorio ricco di foreste, aspre gole, grotte e canyon spettacolari, e solcato da fiumi, cascate e laghi cristallini. Labbondanza di acqua in questa regione costituisce una preziosissima risorsa economica legata al settore della produzione di energia elettrica, ma labuso delle risorse idriche, come vedremo, rischia di distruggere lambiente circostante e di danneggiare irrimediabilmente gli agricoltori locali. In una valle posta alle pendici delle montagne Velez e Prenj, si trova la citt di Mostar, attraversata dal fiume Neretva che vi transita provenendo dallinterno montuoso per poi terminare il proprio corso sfociando nel mar Adriatico. In una terr cos privilegiata dalla natura, come scriveva il premio Nobel per la letteratura Ivo Andric, si distinguono varie aree protette tra cui spicca il Parco naturale di Hutovo Blato, nota riserva avicola tra le pi importanti e grandi del Paese, dove trovano rifugio ogni inverno oltre 200 specie di uccelli. Ma lhabitat naturale del Parco, che si estende su unarea di circa 7400 ettari e rappresenta una delle pi ricche riserve di zone umide in Europa, potrebbe presto inaridirsi e lasciare il posto a un enorme deserto per via dellintensa attivit idroelettrica nel territorio circostante, voluta sia dalla Bosnia che dalla Croazia. Linquietante scenario sar a breve una dolorosa realt, lo assicurano decine di agricoltori locali, ecologisti, analisti ambientali e attivisti intervistati dallagenzia France Presse: quando terminer la costruzione di tre centrali idroelettriche in Bosnia e una in Croazia, linsidia si far concreta. Il progetto pone in serissimo pericolo le zone umide che si estendono lungo i canali del fiume Neretva e stiamo combattendo con tutte le forze per avvertire lopinione pubblica del disastro naturale che si prospetta per labuso delle risorse idriche, osserva Zoran Mateljak, attivista delegato in Bosnia dal Wwf (la principale organizzazione mondiale per la difesa e la conservazione dellambiente e delle

specie a rischio). Il processo di desertificazione inizia con la nascita della torbiera e il lago cristallino di Hutovo Blato diventer quindi una palude per poi mutare in una superficie asciutta priva di acqua e adatta soltanto a piantarci il mais. Ovviamente tutti i volatili, assieme agli altri animali, abbandoneranno la zona, commenta, sconfortato, Marinko Dalmatin, un rinomato ornitologo di Sarajevo. I piani per la costruzione di impianti idroelettrici in Bosnia e Croazia risalgono agli inizi degli anni 70 e attualmente sono state realizzate quattro centrali lungo il fiume Trebisnjica che sfocia nel mare Adriatico, vicino al celebre porto di Dubrovnik caratterizzato dai tratti architettonici in stile medievale. Il processo di rinnovamento energetico - cos era stato definito - venne frenato bruscamente dai conflitti brucianti degli anni 90 e dalla disgregazione della Jugoslavia. Ma ora il Paese si trova a dover fronteggiare la crescente domanda di energia pulita e le autorit hanno dunque deciso di sbloccare il progetto facendo partire i lavori di costruzione di tre impianti idroelettrici, mentre la Croazia ha dato il via alla realizzazione di unaltra centrale sul proprio territorio, vicino a Dubrovnik. Le intenzioni del governo bosniaco sono alquanto ambiziose: la quantit di energia prodotta ogni anno dovr passare dagli attuali 2.800 GWh a 3.900 GWh, a fronte di investimenti particolarmente ingenti che solo in questa fase finale toccheranno lesorbitante cifra di 800 milioni di euro. Tuttavia, per far lavorare a pieno regime i nuovi impianti bisogna intervenire sul corso del fiume Zalomka e dei suoi affluenti, che dai monti scorrono nelle zone umide di Hutovo Blato fino a giungere alla bocca del fiume Neretva. La modifica artificiale comporter una notevole riduzione del flusso dacqua proveniente dallalta montagna, con conseguenze disastrose non solo per la fauna e la vegetazione, ma persino per il settore agrario locale giacch questi canali costituiscono la principale fonte dirrigazione dei terreni agricoli. Le lobby energetiche hanno una forza schiacciante, non riusciremo mai ad averla vinta, confessa Nikola Zovko, esperto ambientale e responsabile del parco naturale. A pochi chilometri dal settore meridionale di Hutovo Blato si estende la regione croata di Metkovic, dove decine di agricoltori e frutticoltori temono che a breve il loro naturale approvvigionamento idrico verr totalmente prosciugato. una paura assolutamente condivisibile - spiega lattivista Zeljko Maric - poich la zona potr realmente trasformarsi

in un deserto di sale entro i prossimi 15 o 20 anni. Con la deviazione di massicce quantit dacqua, aumenter vertiginosamente la componente salina nelle risorse idriche utilizzate per irrigare i campi, compromettendo la fertilit dei terreni agricoli. Secondo lagronomo Mate Kaleb, in ogni litro dellacqua adibita ad uso agricolo la componente salina corrisponde a ben 2.000 milligrammi: un dato preoccupante se si considera che lacqua fluviale contiene 400 milligrammi al litro, mentre quella marina dai 3.000 ai 4000 milligrammi. Nebojsa Jerkovic, direttore di una delle principali ong bosniache per la tutela dellambiente, ricorda che gli utili generati dalla vendita di energia elettrica prodotta dai nuovi impianti oscilleranno attorno ai 30 milioni di euro ogni anno. Per questi imprenditori, lacqua non affatto un patrimonio comune, ma un business da sfruttare fino allultimo goccio devastando anche lambiente incontaminato, riflette Jerkovic.

Ue, Zagabria rischia linfrazione


Il disavanzo economico della Croazia potrebbe raggiungere il 6%, determinando lapertura pressoch certa di una procedura dinfrazione europea La Croazia rischia seriamente di dover affrontare una dolorosa procedura dinfrazione per deficit eccessivo da parte della Commissione europea, alla luce delle impietose cifre pubblicate il 21 ottobre dallEurostat che non lasciano spazio a dubbi. Il deficit, infatti, ha toccato ormai la cifra astronomica di 220 milioni e i dati diffusi dallEurostat indicano un disavanzo del 7,8% del pil nel 2011 e del 5% nel 2012. Dati che smentiscono totalmente le ambiziose stime fornite dal governo, rispettivamente il 5 e il 3,5%, e secondo alcuni economisti il deficit potrebbe raggiungere persino il 6% nel 2013. Una cifra cos catastrofica sarebbe nettamente superiore al 3% autorizzato dallUe e a quel punto la Croazia verr colpita da una pesante procedura dinfrazione, un meccanismo comunitario messo a punto affinch gli Stati membri riportino il disavanzo a un livello accettabile secondo gli standard europei. Peraltro vari analisti ed osservatori, interpellati dal quotidiano Jutarnji List, ritengono

che la procedura consentir di fare ordine nelle finanze croate, seppure un aggiustamento troppo repentino potrebbe avere un impatto decisamente negativo sul Paese. In ogni caso, a temere la cruciale risoluzione della Commissione europea lo stesso ministro delle Finanze croato, Slavko Linic, che la considera ormai una decisione scontata: Sono certo che il nostro Paese dovr affrontare la procedura dinfrazione, visto che gli ultimi dati sono abbastanza eloquenti. Il problema che al momento non abbiamo sufficienti margini di manovra n per operare tagli al bilancio, n per aumentare le entrate. Inoltre Linic ha reagito alle amarissime cifre dellEurostat annunciando lintroduzione di nuove tasse per far fronte alla procedura dinfrazione, nonostante non abbia indicato alcun dettaglio utile, come le tipologie dimposta che lieviteranno e di quanto aumenter la pressione fiscale.

Skopje, fondi Ue per le imprese


Gli stanziamenti europei aiutano molte piccole e medie aziende macedoni in crisi di liquidit, nonostante una parte rimanga inutilizzata Gran parte delle piccole e medie imprese macedoni usufruisce dei fondi assistenziali europei per affrontare gravi problemi di liquidit finanziaria, ma secondo il sito internet Southeast Europe Times, un quinto dei finanziamenti stanziati dal 2009 da Bruxelles rimasto inutilizzato. La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha aperto una linea di credito dal valore totale di 250 milioni di euro a favore delle imprese macedoni. Finora, 210 milioni sono stati utilizzati per finanziare oltre 850 progetti e per creare 4.600 posti di lavoro, ha osservato Vladimir Pesevski, vicepremier macedone con delega alle questioni imprenditoriali. I fondi vengono erogati perlopi mediante la Banca macedone per il sostegno e lo sviluppo che offre condizioni vantaggiose, nonostante partecipino anche vari istituti di credito privati, ma una parte significativa dei finanziamenti rimane ferma, con conseguente danno economico per le piccole imprese che avrebbero bisogno di capitali freschi. Secondo il noto blog economico Balkanizam, la colpa va imputata allapproccio prettamente conservatore delle banche locali che, in realt,

concedono ben pochi prestiti alle piccole aziende. La politica creditizia di questi istituti, infatti, prevede la concessione di ingenti prestiti solo a favore delle grosse societ e per questo i fondi comunitari finiscono per non centrare lobiettivo prefissato. Il governo macedone negli ultimi mesi ha adottato alcuni provvedimenti per affrontare la questione sovvenzionando i crediti europei con un tasso di interesse fisso e un periodo di rimborso di otto anni, come assicura Mirce Cekredzi, presidente dell'Unione delle Camere di Commercio di Skopje.

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