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ETNO-ANTROPOLOGIA Alcuni antropologi italiani fra cui Alberto Cinese e Bernardo Bernardi hanno fatto propria questa espressione.

Lantropologo Cinese alcuni anni fa fece uso di una nuova espressione Etno antropologia intesa come sintesi tra gli studi etnologici e gli studi di antropologia culturale. Quale significato e ruolo pu avere questo concetto allinterno del quale convergono letnologia e lantropologia? In primo luogo significa alludere ad una BIO-ANTROPOLOGIA dove la condizione umana viene ad assumere un ruolo autonomo nei confronti del biologico. Ma anche una prospettiva: a) antropologica (discorso sulluomo, teorizzazione sulla realt umana); b) etnologico fondato anche su una etnografia come attraversamento etnologico Questo doppio legame stato letto attraverso due variabili, due interconnessioni tra la dimensione ETNO e la dimensione ANTROPOlogica. La prima prospettiva vede il suo massimo esponente in Claude Lvi-Strauss. Cosa afferma questultimo: letnografia, letnologia e lantropologia sono una successione di gradi ascensionali che portano dal MASSIMO DI CONCRETEZZA (come quello dellosservazione e della descrizione etnografica) al MASSIMO DI ASTRAZIONE raggiungibile con la generalizzazione antropologica. Cosa significa quanto detto: La dimensione etno- logica rappresenta una base imprevedibile sulla quale si costruisce il discorso antropologico quindi, ESPERIENZA ETNOGRAFICA come una sorta di iniziazione essenziale, ma che viene lasciata alle spalle. La seconda prospettiva non sottolinea la successione ma lintreccio. In questa seconda prospettiva ammessa una seconda accentuazione fra le due dimensioni, non vi lidea di una progressiva ascensione verso la progressivit antropologica. Il rappresentante di questa seconda prospettiva pu essere, forse, indicato in Clifford Geertz. Credo che letno-antropologia debba essere una radicalizzazione di questa seconda posizione. Laspetto della ETNO infatti determinato da almeno questi elementi:

1. la molteplicit; 2. lalterit; 3. lesperienza vissuta.

1. Unantropologia fondata etnologicamente non pu non prendere in considerazione la molteplicit delle forme culturali assunte dallumanit e che lantropologo incontra lungo la sua ricerca. 2. Quindi un discorso con lalterit e non tanto con le forme culturali diverse. 3. Sulla base di una irrinunciabile esperienza vissuta. Pertanto avremo unantropologia che nasce dallincontro con lalterit, con lesotismo. Il Rinascimento e il XVI secolo, si configurano come let che vede il sorgere dellantropologia. Cosa accade in questo periodo: Si scopre il NUOVO MONDO che alla base dellincremento dei viaggi e delle scoperte, un DESIDERIO di ALTERITA. Un bisogno di uscire da una Europa dove: a. ci sono le guerre civili; b. il bisogno di impossessarsi di cosa ci manca (dal commercio delle spezie al colonialismo) dato originario: desiderio di alterit il dato originario; e il Rinascimento lepoca in cui questo atteggiamento simpone nella maniera pi vistosa. Dunque i resoconti di viaggio del secolo XVI appaiono tra i pi significativi, mentre sotto il profilo teoretico occorre analizzare i modi mediante cui si esprime il desiderio conoscitivo dellalterit. Lantropologia allora intesa non come un discorso che noi (Europei, Occidentali, Moderni) compiamo sulluomo, n sugli uomini, bens un discorso che di volta in volta si fa con lALTRO: In sintesi una proposta teorica di ETNO-ANTROPOLOGIA di tipo DIALOGICO (si veda lopera di CLIFFORD GEERTZ, Interpretazione di culture, 1973) anche sui contenuti che attraverso il DIALOGO vengono scanditi e messi in circolo ed anche del suo opposto il NON-DIALOGARE, il NONCOMUNICARE. Societ multiculturali Premessa

Vediamo di ridurre il campo tematico estremamente complesso. Partiamo da un insieme di ricerche nelle quali si evidenzia come il capitalismo sia contraddistinto da una tensione strutturale tra linsieme delle pratiche soggettive in cui si esprime appunto la mobilit del lavoro. I risultati di questa tensione sono il sorgere di un dispotismo complesso, per imbrigliare la mobilit del lavoro. La migrazione, se viene letta in questa prospettiva, rappresenta un importante campo di ricerca. Non c capitalismo senza migrazione e il regime di controllo delle medesime. (Mobilit del lavoro), che di volta in volta si afferma, in circostanze storiche determinate. 1. Se proviamo a ricostruire brevemente la ricerca internazionale sulla migrazione degli ultimi 20 anni, vedremo che ormai anche qui lautonomia delle migrazioni ha trovato, anche se non completamente, un riconoscimento in un classico dellargomento (Stephen Castles e Mark J. Miller , The age of Migration, (2003, p.278), scrivono: Le migrazioni possono anche essere caratterizzate da una relativa autonomia, possono cio svilupparsi in modo indifferente alle politiche dei governi().Le politiche ufficiali spesso falliscono i loro obiettivi, e possono anzi determinare effetti opposti a quelli auspicati. E la gente, oltre i governi, a dar forma alle migrazioni internazionali: le decisioni prese di individui, famiglie, comunit spesso con informazioni imperfette e con una gamma di opzioni estremamente ristrette giocano un ruolo essenziale nel determinare il flusso migratorio. 2. I modelli teorici neo-classici (declinati in termini economici e/o demografici). Questi ultimi riconducevano le migrazioni allazione combinata dei fattori oggettivi. Oggi lapproccio pi in uso quello multidisciplinare la teoria dei Sistemi migratori richiama lattenzione sulla diversit storica dei movimenti di popolazioni, mentre il contributo degli antropologi ha condotto a ricerche di grande interesse etnografico sui nuovi spazi sociali transnazionali in formazione, spesso vere e proprie miniere a cui attingere per la descrizione dei comportamenti e delle pratiche sociali in cui materialmente si esprime lautonomia delle migrazioni. IL NUOVO APPROCCIO E definito new Economics Migration con questo nuovo approccio si voluto sottolineare limportanza delle reti familiari e comunitarie nel determinare tutte le fasi del processo migratorio e ha in particolare dato nuovo impulso a un insieme di ricerche sulle forme etniche dimpresa che prendono forma allinterno degli spazi dispotici e transnazionali costruiti dalle migrazioni; forme di impresa in cui proprio le reti familiari e comunitarie procurano il capitale sociale che costituisce inizialmente il surrogato del capitale finanziario di cui dispongono le grandi multinazionali. 3

In questa direzione importante studiare (anche nella scuola) il concetto di Autonomia delle Migrazioni, nella misura in cui porta alla luce la ricca trama soggettiva di istanze che, nelle migrazioni contemporanee, si esprimono in forme non riconducibili alla dialettica del riconoscimento democratico. 1. Dunque la globalizzazione rappresenta il tenativo di de-teritorializzare la produzione mediante la creazione di uno spazio che consente al capitale di muoversi liberamente per il mondo, lasciandosi alle spalle i vincoli del conflitto di classe. 2. Al contempo la new-economy ha rivelato la sua vera natura: il breve sogno di una macchina capitalistica in continuo movimento, che genera capitale e crescita economica indipendentemente dal Surplus di lavoro e dallaccumulazione originaria. 3. Il Capitale ha dunque elaborato strategie molto pi liquide incentrate sulla precarizzazione del lavoro e sulla diffusione di contratti la cui durata non consente neanche il consolidamento di un rapporto di lavoro al cui interno possa svilupparsi un conflitto. 4. Lo Stato Sociale viee progressivamente smantellato, neutralizzando cos ogni forma di tutela nei confronti degli individui, ai quali viene intimato di rendersi responsabili di se stessi mentre lo Stato si limita a esercitare funzioni di controllo e di governo. 5. Non un caso che le prime misure restrittive in materia di Immigrazione siano state introdotte negli anni 70 parallelamente alla mobilit del Capitale, dando vita alla cosiddetta Nuova divisione internazionale del lavoro. 6. Nei settori in cui lesternalizzazione non possibile (servizi, edilizia, agricoltura, assis tenza, lavoro domestico e sessuale- la forza-lavoro in movimento stata importata su basi informali. 7. Secondo una logica perversa, stata poi ostruita socialmente e giuridicamente la definizione di immigrati Clandestini individui privati di ogni diritto e relegati oltre i confini della comunit politica, sui quali incombe la minaccia della deportazione nel caso tentassero di fare sentire la loro voce. 8. Le reti della produzione si sdoppiano nelle reti migratorie, mentre i sistemi commerciali alimentano il consolidamento di sistemi migratori; ovunque si muova il Capitale, le persone ne seguono le tracce, e preferiscono andare incontro a una difficile condizione di irregolarit piuttosto che accettare il proprio destino nel paese di origine. Intanto gli irregolari sono diventati milioni in tutto il mondo, ma hanno anche iniziato a organizzarsi ed a fare sentire la propria voce. 9. I nomadi trasgrediscono continuamente i confini geografici, culturali e filosofici mettendo a dura prova ogni tentativo di definire un ordine stabile.

Interculture e educazione interculturale Lanalisi sul concetto di identit si venuta sviluppando nel XX secolo, questo dovuto ad un diffuso fenomeno di CRISI dellidentit: sono state rimesse in discussione le basi sulle quali tradizionalmente tali identit venivano definite. 1. Le cause dellemergere del problema identitario vanno infatti ricercate nei profondi cambiamenti intervenuti nelle nostre societ a seguito dello sviluppo economico e scientificotecnologico che ha avuto inizio con la cosiddetta RVOLUZIONE INDUSTRIALE. 2. Nelle societ pre-industriali europee le forme della produzione e le condizioni di vita ad esse connesse erano relativamente stabili e, di conseguenza, anche le strutture di classe presentavano le caratteristiche di un ordine gerarchico considerato, per lungo tempo, immutabile. (problema della TECNICA) 3. Il rapido mutamento ha prodotto un diffuso senso di inadeguatezza e di isolamento che ha portato gli individui da un lato, a rinchiudersi in maniera regressiva nel proprio mondo privato e nel proprio narcisismo egoistico, rifiutando le forme della partecipazione politica e assimilando, in pratica, le forme di conformismo passivo, proprie della societ di massa. 4. Dallaltro, il senso di insicurezza ha portato ad assumere atteggiamenti di rifiuto e di rivolta nei confronti del sistema politico-sociale, cercando il rafforzamento della propria identit nella partecipazione a movimenti contestativi diversi, sia di tipo libertario si di tipo integralistaautoritario. Il processo di differenziazione 1. Quando si accentuano la complessit del sistema sociale e il grado di differenziazione degli strati interni della societ, mutano anche le forme culturali che, per mantenere la loro presa sulla realt, si adattano alle nuove condizioni. Nella societ stratificata della vecchia Europa, il principio della naturale eguaglianza degli individui non appare incompatibile con lordine delle classi sociali e non viene considerato, come nella cultura odierna un principio suscettibile di svilupparsi in modo illimitato nelle societ contemporanee, infatti, va sempre pi affermandosi una forma ancora diversa di diffrenziazione che viene definita dal sociologo Luhmann Funzionale. 2. Laumento della complessit dei sistemi a differenziazione funzionale, rispetto a quelli a differenziazione stratificata, comporta ulteriori mutamenti nelle forme culturali e nelle strutture semantiche. 3. Il progressivo affermarsi deooa differenziazione funzionale sembra incidere sullimmagine 5

dellunit sociale, portando ad una naturalizzazione crescente dellidea di societ umana (Luhmann). Nella situazione determinata dal fenomeno della globalizzazione le differenze non appaiono pi giustificate dal riferimento alla stratificazione generalizzata e tendono, invece, ad essere comprese nei termini di INCLUSIONE o ESCLUSIONE rispetto al processo di sviluppo: di qui laccento posto sulle pari opportunit e sulla libert come attributo individuale indipendente dalla societ considerata nel suo insieme. 4. In questo contesto, diventa sempre pi difficile risolverei problemi della vita sociale con gli strumenti dellinterazione diretta e si crea una crescente distanza tra percezione e comunicazione: questultima offre, a livello societario, forme di identificazione e aspettative reciproche, che, pur potendo essere impiegate entro le singole interazioni, oltrepassano il senso di queste ultime. 5. Lungo questa linea interpretativa, HABERMAS, ha richiamato lattenzione sulla crisi della identit, sia individuali sia collettive, che emerge nelle societ complesse, a causa dellaumento della riflessivit, ovvero della possibilit di valutazione critica dei valori e dei modelli sociali costituiti, nonch dal grande sviluppo degli scambi comunicativi.

Multiculturalismo e particolarismo 1.aumento della complessit comunicativa, legato alla differenziazione funzionale tra i diversi ambiti di attivit e al divario tra il livello delle interazioni personali e quello del sistema sociale, conferma da un lato, la difficolt di considerare la cultura come un unico sistema omogeneo di significati e di valori e, dallaltro, mostra la crescente astrazione che il processo di globalizzazione comporta a causa dello sviluppo delle grandi forze impersonali che lo determinano, creando, come si detto, un profondo disorientamento negli individui crca la loro identit e appartenenza sociale. 2. La componente storico-culturale pu essere colta, anzitutto, nella rilevanza assunta dalla dichiarazione dei diritti umani e nella diffusione, gi ricordata prima, dei valori ispirati allequaglianza e al riconoscimento delle pari opportunit degli individui e della collettivit 3. Diversi altri fattori hanno, daltra parte, contribuito a confermare tale tendenza: la denuncia della colonizzazione del TERZO MONDO, lesperienza storica dellOlocausto del popolo ebraico e laccentuarsi dei cnflitti interetnici hanno messo in evidenza i grnadi mali derivanti dal pregiudizio razziale, portando alla critica dellETNOCENTRISMO, ovvero della tendenza a giudic are una cultura a partire dal criteri prevalenti in unaltra cultura, generalmente quella che appare di tipo dominante. 6

4affermarsi del MULTICULTURALISMO, ovvero del giusto principio della pari dignit dei gruppi culturali diversi a partire dal presupposto che nessua cultura legittimata a svolgere un ruolo egemone sulle altre, orienta a stabilire regole per la convivenza delle diverse culture secondo criteri di assoluta uguaglianza e di rispetto reciproco. 5. la cultura diffusa dalla globalizzazione appare, promuovere, al tempo stesso, elementi di omogeneizzazione (la scienza, la tecnica, il benessere, gli stili di vita consumistica, lassistenzialismo, ecc.) ed elementi di differenziazione connessi al diritto degli individui e dei gruppi alla propria particolare identit. 6. nella situazione di crisi delle identit individuali e collettive tradizionali derivanti dal processo di globalizzazione, una spiegazione delle spinte di tipo particolaristico va, quindi, anche colta nella razione psicologica che muove gli individui e i gruppi a cercare forme di identit e di appartenenza pi immediate e significative, di tipo etnico, religioso o comunque legate a dimensioni locali. 7uando lidentit individuale viene ricondotta allapparteneneza di gruppo, lIDENTITA di questultimo viene ad assumere un carattere assolutizzato che compromette non solo la possibilit di sviluppare unientit personale, ma anche la prospettiva di integrazione dei diversi soggetti nella societ pi ampai. 8 Sintesi. Cos accaduto? Il fenomeno del multiculturalismo, nella forma distorta nella quale venuto diffondendosi soprattutto negli Stati Uniti, porta in pratica al fatto che ogni gruppo si trincera nelle proprie appartenenze identitarie e nei propri stili di vita ed assolutamente indifferente alle condizioni di vita degli altri. COSI IL MULTICULTURALISMO DECRETA LA FINE DEL DISCORSO PUBBLICO. (Sennett, 1998).

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