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N.

4 anno LXVIII Ottobre - Dicembre 2013

LA PATRONA DITALIA E DEUROPA S. CATERINA DA SIENA


ANNO LXVIII - N. 4 OTTOBRE-DICEMBRE 2013 CONVENTO DI SAN DOMENICO - SIENA Tel. 0577 280893 Fax 0577 219676 SPED. IN A. P. COMMA 20/C - ART. 2 LEGGE 662 - FILIALE DI SIENA

Direttore responsabile: P. Ottavio Sassu o.p. Direttore esecutivo: P. Lorenzo Fatichi o.p. Capo redattore: Franca Piccini Redazione: P. Michele Corvelli, o. p. P. Giuseppe Di Ciaccia, o. p. P. Reinaldo Sanchez, o.p. P. Alfredo Scarciglia, o.p. P. Alfred White, o.p. Prof.ssa Nara Coradossi

Impaginazione: Paolo Pepi Stampa: Edizioni Cantagalli


Giacomo Franci

Copertina:

II e III di copertina:

Veduta di Siena, foto di F. Muzzi

Abbonamento annuo 15,50 C.C.P. 11247533


Registrazione Tribunale di Firenze n. 4719 del 20/8/97

Sommario
Santa Caterina e il comportamento degli ecclesiastici pag. Sensibilit politica in Caterina da Siena Nozze doro con la professione religiosa Caterina da Siena una sfida per la donna di oggi Ministri del sole e del sangue Santa Caterina, Papa Francesco e lamore a Ges e alla Chiesa Mani e piedi bucati Caterina nostra In cammino verso Roma La pi italiana tra le sante Lettera apostolica per il 50 anniversario della proclamazione dei Santi Patroni dItalia Nuovo gruppo di Caterinati Insieme per lEuropa - incontro annuale a Parigi Inaugurazione di una nuova chiesa intitoloata a S. Caterina da Siena 4 6 9 10 13 15 18 22 23 24 25 27 28 30

La Redazione augura Buone Feste


E cos vi prego, carissimo figliolo, che ora nello stato vostro manteniate ragione e giustizia al piccolo come al grande, al povero come al ricco, e agguagliatamente a ciascuno rendete il debito suo, secondo che vuole la giustizia santa, condita con la misericordia. Son certa che, per la bont di Dio, il farete; e io ve ne stringo quanto so e posso; e pregovi che vi ritroviate in questo dolce avvento e nella santa Pasqua, nel Presepio con questo dolce e umile Agnello, dove troverete Maria con tanta riverenzia a quel figliolo, e peregrina in tanta povert, avendo la ricchezza del Figliolo di Dio; che non ha panno condecente di potello invollere; n fuoco da scaldare esso fuoco, Agnello immacolato: ma gli animali eziandio, sopra il corpo del fanciullo, il riscaldavano col fiato loro (Lettera 363 ad Andrea Vanni suo discepolo e Capitano del Popolo di Siena).
Raffaello Sanzio: La Sacra Famiglia

Editoriale

SANTA CATERINA E IL COMPORTAMENTO DEGLI ECCLESIASTICI


ari lettori e affezionati a Santa Caterina da Siena Madre e Maestra di vita cristiana. Papa Francesco nel suo ancor breve ministero pontificale, ha ripetutamente incitato i membri del Clero, iniziando da quelli che svolgono i loro uffici negli organismi della Santa Sede in Vaticano a non esporsi ai chiacchiericci che, anzich unire per un autentico servizio alla Chiesa, causano divisioni e conflitti graditi al demonio per il danno inflitto alla comunione fraterna ed ecclesiale. Il Papa ha stigmatizzato anche la propensione al prestigio mondano con parole pesate, pronunciate nella sala detta della spoliazione, dove nel Vescovado di Assisi, San Francesco si denud davanti al Vescovo. proprio ridicolo, ha sillabato Papa Francesco, che un cristiano vero, che un prete, un suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulle vie di questa mondanit che un atteggiamento omicida. La mondanit spirituale, uccide, uccide lanima! Uccide le persone, Uccide la Chiesa! (Assisi, 4 ottobre 2013). Queste inclinazioni non sono nuove perch il defettibile orgoglio della natura umana cade, specialmente in circostanze problematiche, in valutazioni e comportamenti dannosi e divisori. Santa Caterina stessa dovette addolorarsi del comportamento degli Ecclesiastici rivelandolo con amarezza in modo lungo e dettagliato nei suoi scritti. Anzitutto, per, esalta la sublime dignit e la ricchezza spirituale offerta dai buoni Pastori, dichiarando che la Chiesa ha bisogno di rinnovarsi spiritualmente e i Ministri, nei loro diversi gradi, mediano la loro luce, hanno la caratteristica del sole e il profumo delle loro virt e la loro luce mitiga il disgusto che provoca il comportamento di altri (cfr. Dialogo, 119). I buoni Pastori, afferma, sono angeli terrestri perch Dio li mette accanto a noi a nostra salvaguardia perch la superbia e lamor proprio non ha offuscato il lume della loro ragione (cfr. Dialogo, 130). Proseguendo nellencomio di questi Ministri, Caterina esprime gli stessi auspici che oggi ascoltiamo spesso negli interventi di Papa Francesco. Caterina testimonia pure che questi ecclesiastici distribuiscono con larghezza i beni della Chiesa ai poveri, spartendo le proprie sostanze per provvedere alle loro necessit, per sostenere quelle dei poveri e della Chiesa. Essi non fanno depositi, morendo non lasciano ricchezze, anzi alcuni per soccorrere i poveri, lasciano perfino la Chiesa in debito (cfr. Dialogo, 119). Tuttavia, Dio stesso rende nota a Caterina questaltra situazione: Voglio che tu sappia che per nessun altra causa sorta tanta oscurit e divisione nel mondo tra i secolari e i religiosi, tra i Chierici e i Pastori della Chiesa se non perch venuto loro meno il lume della giustizia ed calata la tenebra dellingiustizia (cfr. Dialogo 119). Caterina dopo aver nitidamente affermato la ineguagliabile dignit dei sacerdoti, ora non teme di esporre lo stato miserabile di molti Ministri indegni col quali vuole suscitare il dolore e un pi in-

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tenso amore per ottenere dalla Misericordia di Dio, mediante il ravvedimento e la preghiera, la grazia della riforma della Chiesa nei suoi membri (cfr. G. Cavallini, nota 70 al n. 121 del Dialogo). Caterina apprende da Dio anche la spiegazione di questo biasimevole stato di certi Ministri. Sai tu, carissima figliuola, dove i cattivi Ministri pongono il principio del loro comportamento? Nellamor proprio e nella superbia ed essendo insipienti vogliono per se lonore e la gloria, andando in cerca di grandi dignit, adornando con delicatezza e lusso il loro vestire, diventando cos cupidi e avari verso i poveri (cfr. Dialogo, 121). Anche questi rilievi, in modo simile li abbiamo sentiti, negli interventi del Papa contro la presunzione del carrierismo e Caterina accoratamente sprona i Ministri alla correzione del proprio comportamento. Oh, Ministro accecato pi dogni cieco se non ti correggerai, per la tua superbia, da angelo terrestre, dallaltezza della dignit sacerdotale, cadrai nella povert di mille miserie come gli angeli ribelli caddero dallaltezza del cielo (cfr. Dialogo, 129). Nella Lettera 59 a Messer Pietro Prete di Semignano, Caterina scandalizzata lo tallona accoratamente: Che vergogna vedere due Sacerdoti in odio mortale tra loro! Uno di essi era proprio lui, Prete Pietro, e lo ammonisce che se rimarr nella sua ostinazione dovr aspettare il giudizio divino sopra di lui. Secondo il progetto di Dio i Sacerdoti devono essere uniti al Papa e ognuno deve compiere bene il ruolo affidatogli. Come bene ricorderai (Dio a Caterina), Io ti raffigurai il corpo mistico della Chiesa come una cella vinaria o cantina nella quale si trova il sangue del mio unigenito Figlio. in virt di questo sangue che valgono e hanno in se vita tutti i Sacramenti. Alla porta di questa cella vinaria c Cristo in terra (il Papa), che ha il compito di ordinare i vari Ministri che lo aiutino a dispensare questo sangue in tutto luniversale corpo della Chiesa. Soltanto chi accettato da Lui e unto da Lui, diventa sacerdote ministeriale e non altri. Da Lui infatti dipende tutto lOrdine clericale e ognuno riceve da Lui il compito di assolvere lamministrazione affidatagli di questo glorioso sangue (cfr. Dialogo, 115). Cos (per decisione divina), ognuno d luce alla santa Chiesa, secondo lo stato al quale Io lho eletto dando testimonianza della santissima Fede con le parole e con le opere (cfr. Dialogo, 119). Programma questo ribadito da Papa Francesco, con richiamo a Benedetto XVI, durante la Santa Messa celebrata per migliaia di Catechisti. La Chiesa, disse, non cresce per proselitismo, ma per la testimonianza della Fede (1 ottobre 2013). Tale testimonianza, rinnovandosi, tende alla sobriet che il Signore Ges ordin ai primi discepoli inviandoli in missione: Confer loro lautorit sugli spiriti maligni, annunziare il regno di Dio, guarire i malati, senza appesantirsi di nulla, di denaro, bagagli e doppio vestito. Essi partirono annunziando ovunque il messaggio del Vangelo (Lc. 9,1-6). Come a conclusione sulla necessaria testimonianza ecclesiale della Fede operosa, Caterina rivolgendosi al Prete Andrea de Veroni cos lo sollecita: tanto necessario vivere nella luce soprannaturale della Fede e preferire la morte piuttosto che cercare quelle cose che la mortificano (cfr. Lettera, 2). P. Lorenzo Fatichi O.P.

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SENSIBILIT POLITICA IN CATERINA DA SIENA

aterina da Siena, stimandosi deputata a compiere gli uffici pi difficili e sublimi, non credeva di poterli mai raggiungere senza penetrarsi bene dentro quella sua nobilissima sentenza: ad operare grandi cose la creatura deve conoscere s (L. 1). E Dio, mentre tiene nascosti ai sapienti e accorti i suoi disegni segreti, li rivela invece ai piccoli (Mt 11, 25; Lc 10, 21). Caterina senza aver avuto nessun maestro umano, fu cos riccamente riempita da Dio di doni di sapienza e di scienza (1 Cor 12, 2), da diventare efficacissima maestra di vita. Difatti, Caterina non fu solo una grande contemplativa che visse le esperienze mistiche pi elevate, ma fu contemporaneamente una donna dazione. La carit per la patria in Caterina non fu pretesto per soddisfare ambizioni personali. Testimoniano il gran cuore di questa donna, le molte lettere che lei scrisse: ... il dolore e lamore che io ho (a voi reggitori di Siena), mi fa abbondare di parole. Amore, dico, della vostra salute, e dolore della nostra ignoranza. Voglia Dio che per divino giudizio non ci sia tolto il lume di non cognoscere la verit (L. 121). Tutti i danni del reggimento senese procedono dallo sterminato amor proprio di quei popolani che reggevano il governo: ... volendo che la margarita della giustizia sempre riluca ne petti vostri, levandovi da ogni amor proprio, attendendo al bene universale della vostra citt, e non propriamente al be-

ne particolare di voi medesimi. Perocch, colui che ragguarda solamente a s, vive con poco timor di Dio, non osserva la giustizia; anco, la trapassa, e commette molte ingiustizie (L. 367). Incoraggia, dunque, linsegnamento di Caterina al superamento delle problematiche del suo tempo, e di quello attuale, cercando soluzioni delle questioni sociali con una capacit comunicativa esemplare, attraverso la fermezza (L. 197), la perseveranza (L. 93), la volont, tesoro tutto nostro (L. 195) e, soprattutto, esortando a: levatevi dal timore servile (L. 247), indicando sempre come strada la Verit. Innestarsi nella profondit dei concetti cui Caterina ci chiama, rende luce al dono pi grande che riceviamo e che siamo chiamati a usare: lintelletto, che ha come fonte prima lAmore da cui proveniamo e, con s. Tommaso dAquino: pi luomo pensa, pi il riflesso di quel pensiero sussistente che Dio. La politica, nella concezione cateriniana, trova la sua ragione e, allo stesso tempo, i rispettivi limiti, nella direzione della persona umana, rilevando che la societ al servizio delluomo e non gi luomo al servizio della societ, secondo anche una cristallina tomistica concezione della sussidiariet del pubblico rispetto al privato. Tutta lattivit pubblica di Caterina protesa a richiamare gli uomini a un mutamento, a una conversione radicale, intima della persona. Ella mostra di non credere molto alle modifiche di

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struttura di un sistema o di un ordinamento, e tenta di fare breccia nelle menti e nei cuori: luomo, la Persona prima di tutto. Il suo pensiero muove verso il riconoscimento del valore e della dignit della persona umana, nonch della strumentalit della societ rispetto al destino eterno della persona. Mette ben in evidenza (L. 123) come tre sono i peccati fondamentali delluomo politico: evitare la contesa, rimandare la decisione, tollerare il male, peccati che ella riassume nel: sonno della negligenza, cui si ricollega: chi non sa governare se stesso, non pu governare gli altri (L. 121). E, poich in gioco il destino delluomo, impegnarsi nella politica per luomo un dovere; anzi, la dimensione sociale alluomo naturale altrettanto quanto la dimensione individuale. Caterina, nel giudizio sulla politica ci dice: niuno stato si pu conservare nella legge civile e nella legge divina in stato di grazia senza la santa giustizia (Dial., cap. 119). Questaffermazione della fragilit di ogni costruzione umana, che prescinda dalla grazia, la radice di un giudizio negativo anche su di ogni politica che sia priva di santa giustizia; essa, piuttosto, pu essere il principio informatore, capace di risanare lattivit umana in tutti i campi, anche in quello politico, secondo leconomia dei rapporti tra natura e grazia, che Tommaso dAquino fiss nella famosa formula della Grazia che suppone e perfeziona la natura (S. Th., I q. 1, a. 8, ad 2). La perfezione della natura umana richiede lintegrazione dellindividuo in una pluralit di ordini: famiglia, sociale, corporazioni locali e professionali, Stato, Chiesa, destinati alla protezione e alla promozione dei singoli, attraverso il conseguimento del bene comune relativo a ciascuna forma di vita associata. Il fine della societ non soltanto il vivere ma il vivere bene, il vivere conforme alla superiore dignit delluomo. Questi fini sono raggiunti attraverso la costituzione della famiglia e dalle comunit pi vaste, fra cui spicca lo Stato, societ perfetta che ha in s tutti i mezzi morali e materiali necessari alla conservazione, difesa e sviluppo del singolo e delle societ inferiori (S. Th., I-II, q. 90 a. 3 ad 3m). Il bene comune della societ diverso dalla semplice somma dei beni particolari dei singoli. Esso si colloca su un piano superiore: lesistenza della societ, infatti, assicura lesistenza di condizioni che consentono non solo la mera sopravvivenza ma anche la piena perfezione dello sviluppo delle qualit intellettuali e morali della persona umana. Il bene si identifica con la perfezione che pienezza dellessere (SCG III, 24). Ora, senza lausilio della societ luomo non pu compiutamente realizzare la sua umanit, non pu conseguire cio quella pienezza fisica morale e spirituale che necessaria per raggiungere il suo fine ultimo. la presenza del bene comune che costituisce il vincolo profondo che lega le persone: la dissoluzione della societ in monadi, che operano egoisticamente per conseguire un vero o presunto bene privato, dissolve lunit organica della societ e crea, in suo luogo, una dannosa dialettica che conduce ad accordi fittizi,

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basati sullequilibrio compromissorio degli egoismi privati. Il bene privato non pu essere fine della societ, in quanto tale, in quanto cio non subordinato al bene comune. La tiepidezza comportamentale testimonia mancanza di amore per se stessi e per il prossimo, mentre lessere sentitamente animale sociale delluomo sinonimo di presa di posizione, risposta allessenza esistenza della vita, di fronte a un quadro di valori che stimola a prendere in mano la propria vita e a essere pienamente se stesso. il quadro precipuo dellopera politica cui Caterina ha dato fondamento. Il modello di governante della Senese, infatti, quello di un uomo interventista, pur con riflessione e con prudenza, ma determinato, coerente; un uomo che non temporeggia, che non rimanda, pulito moralmente, generoso nelloffrire le proprie energie alla causa, fidente solo nel bene comune. Secondo Caterina, infatti, conviensi che luomo che ha a signoreggiare altrui e governare, signoreggi e governi prima s. Come potrebbe il cieco vedere e guidare altrui? (L. 121). Caterina predica lunit, la capacit di superamento delle divisioni. La si pu figurare come un personaggio forte, autorevole, che ricorda ai governanti un dato essenziale: il potere, non dato a loro per loro stessi; invece dato loro in prestito perch ne facciano buon governo, in pratica esercitino correttamente il potere, per il servizio in favore dei governati. Non quindi, la politica, un fatto arricchente, ma un fatto responsabilizzante. Come anche nella L. 171: Umiliatevi e pacificate i cuori e le menti vostre: perocch per la porta bassa non si pu tenere col capo alto, per che noi ce lo romperemmo. Il senso del concreto, del vero, del reale, del contingente, presente nellanimo e nella mente di Caterina. Proprio perci, essa soffre terribilmente, come qualunque idealista che verifica un eccesso di distacco tra il reale e lideale, e quindi si rende conto dellenorme fatica che si deve fare per portare il reale allideale. Agire, essere risoluti e determinati, sono sorretti da verit, giustizia, spirito del bene, annullamento di ogni proprio tornaconto personale come di un interesse privato illecito e inquinante, senza timore e senza speranza di alcun proprio vantaggio. Siate umili dice la Santa ai governanti, governate prima voi stessi, perch se non imparate a reggere correttamente la vostra vita, non potete pretendere di ordinare quella degli altri (L. 121). Non temete il dissenso di alcuno una volta che la vostra coscienza retta ed informata tranquilla, perch meglio essere giusti apparendo ingiusti che essere ingiusti apparendo giusti, e non disdegnate le tribolazioni che possono venire a causa del vostro retto comportamento. Ci rende pertanto ricchi, con la sua esperienza, di uno straordinario programma politico circa le cose necessarie per ben governare: la prima la coscienza di possedere la Signoria come cosa prestata e non propria; in secondo luogo, il reggitore deve mantenere la santa e vera giustizia conservando in pace lo Stato e le citt; la terza cosa la dilezione e lamore del prossimo. Infine tiene presente il fatto che c, per

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luomo di governo, il dovere di esercitare e consentire a tutti lesercizio del dono della libert: tesoro e fondamento, il libero arbitrio che guida le tre potenze dellanima - memoria, volont, intelletto verso ci che si ama (L. 313). Luomo, quindi, diviene davvero libero, anche politicamente, quando queste tre potenze possono esprimersi pienamente. La coscienza etica valutando i beni che sorgono nellorizzonte della coscienza personale, coglie lesigenza di dover rispondere come dato umano. Ne consegue, attualissimo, il concetto cui la nostra Patrona dItalia ha donato esemplare contributo operativo: lindividuo realizza il suo passaggio alla vita personale soltanto incontrandosi con gli altri, in una comunit libera, in cui allio si sostituisce il noi, che non nega i singoli, ma tutti li arricchisce nel contatto con gli altri, poich luomo naturaliter socialis, e domanda di unirsi agli altri nella comunicazione spirituale dellintelligenza. Il levare s sopra di s la pi efficace espressione dellidea della Senese del cammino delluomo verso la sua pienezza, di creatura di amore, intelligente e libera nel vivere comune. Maria Francesca Carnea

Cronaca

NOZZE DORO CON LA PROFESSIONE RELIGIOSA


omenica 24 novembre, durante la messa parrocchiale delle 10,30 nella cripta di San Domenico di Siena, suor Giuseppina Zamparutti O.P., ha festeggiato cinquantanni di professione religiosa. Suor Giuseppina conosciutissima a Siena per essere stata linsegnante di scuola materna e di catechismo di molte generazioni di senesi. Nativa di Catania, ma senese di adozione, dai primi anni 60 del Novecento che a Siena, figlia di San Domenico, fa parte della Congregazione delle Suore Missionarie di San Sisto, fondate dalla Madre Antonia Lala, congregazione che custodisce il Santuario-Casa di Santa Caterina da Siena.

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CATERINA DA SIENA: UNA SFIDA PER LA DONNA DI OGGI

aterina, fin da quando era ancora bambina, aveva sentito pesantemente il suo essere donna come un limite, un vincolo che la costringeva tra laltro, quale donna del popolo, a restare una illetterata, Nel Medio Evo per una popolana era un lusso studiare, la donna bastava che fosse buona massaia e mettesse al mondo dei figli. A proposito. Caterina era la ventiquattresima figlia di Monna Lapa. Occorre tener presente che la mortalit infantile era molto alta a quei tempi, tuttavia il caso di sottolineare che, se la madre di Caterina non avesse accettato quel ventiquattresimo figlio, noi non avremmo avuto S. Caterina. Con queste premesse non c da stupirsi che Caterina fosse una bambina ben socializzata fin dalla primissima infanzia. I voti offerti a Dio nel proprio cuore da Caterina a sette anni, cio un anno solo dopo la prima visione di Ges Pontefice, a sei anni, visione che preannuncia la sua futura missione sembrano sospingerla a rientrare negli schemi socio-religiosi voluti dal tempo, mentre lei avrebbe voluto imitare i frati predicatori, cio i Padri Domenicani, dei quali frequentava la chiesa (dedicata a S. Domenico, ora Basilica cateriniana), e andare in terre lontane ad evangelizzare gli infedeli. Pu darsi che in questo sogno infantile ci fosse anche una percentuale di fantasia, di spirito davventura, di desiderio di compiere azioni rilevanti, ma Caterina sapeva che tutto ci le era precluso dal suo

essere donna e nel momento in cui le si prospettava una possibilit di evasione, divenuta ormai fanciulla da maritare, non desidera pi nullaltro che di vivere nascosta con Cristo, giacch, secondo gli schemi del tempo, non concepiva altra possibilit di vivere la propria consacrazione se non nel chiuso della cella del cuore e della cella domestica. L pensa di dover trascorrere il resto della sua vita e quando Ges in persona le chieder di uscire dalla cella per rientrare nel contesto domestico e sociale, Caterina gli resister nel timore che lo stare tra la gente possa farle perdere lintimit con Lui, conquistata con tanta fatica attraverso una dura lotta contro i suoi di casa. Come aveva affermato la sua autonomia con tanto coraggio nei confronti della madre, del padre e dei fratelli, in un primo momento, Caterina sembra quasi voglia difenderla anche davanti a Cristo in persona, poich, secondo la mentalit del tempo, non riesce a concepire come sia possibile nella sua vita di giovane consacrata unire alla contemplazione l apostolato esteriore ed equilibrarli. Il Signore far di lei, ancella docile e fedele come Maria, il prototipo femminile della vocazione domenicana, il cui specifico proprio la perfetta armonia tra contemplazione ed azione: Contemplari et contemplata aliis tradere. Si realizzeranno cos in modo incredibile i suoi sogni di bambina: il Cristo la spinger ad andare (con un vero cammino a piedi, in un viaggio avventuroso

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insieme ad altre popolane come lei) fino ad Avignone, fin nel cuore dellintrigo politico e della malizia di corte. Lei, illetterata, scriver lettere a Papi, re, governanti, condottieri e a varie altre categorie di persone. Arriver a dettare perfino due o tre lettere contemporaneamente ai suoi scrivani, alcuni giovani della bella brigata di uomini e donne, che la seguiva ormai dovunque e la chiamava mamma. A soli 25 anni si era formata spontaneamente intorno a lei questa famiglia, detta dei caterinati, della quale era la guida spirituale, li coinvolger nelle azioni di cui era protagonista e a sua volta veniva da loro coinvolta anche in avvenimenti storici di rilievo. Ai suoi figlioli detter in estasi il suo dialogo con leterno Padre, meraviglioso compendio di dottrina teologica, ecclesiale, e perfino sociale. Questa del dialogo con il Padre una caratteristica inusuale anche tra i santi, che per lo pi dialogano con il Cristo e con la Vergine. Se lamore per Cristo sospinge Caterina ad uscire dalle mura domestiche, lamore per la Chiesa, corpo di Cristo, e per il vicario di Cristo, il dolce Cristo in terra la rende presente nelle vicende politiche e storiche del suo tempo. Questo amore la induce a fare cose mirabolanti per quel tempo e non che dovunque riscuotesse solo consensi, anzi, sappiamo che, soprattutto allinizio del suo cammino apostolico il suo modo di fare ha scandalizzato vari benpensanti, procurandole contraddizioni, diffidenze, disprezzo, emarginazione e perfino insulti e calci. Lo Sposo divino laveva preparata direttamente a queste reazioni malevoli di molti benpensanti preannunciandole: Sappi, dolcissima figliola, che il tempo avvenire del tuo pellegrinaggio sar pieno di nuovi e tanto meravigliosi miei doni, da mettere stupore e incredulit nei cuori degli uomini ignorantiil tuo cuore si accender cos fortemente per la salvezza del prossimo che, dimentica del sesso muterai la maniera di vita tenuta fin qui, non fuggirai, come tuo costume la vita degli uomini e delle donne, ma per la salvezza delle loro anime ti sobbarcherai ad ogni fatica secondo le tue forze. Molti per si scandalizzeranno per questo tuo modo di fare, e sarai da loro contraddettaMa non ti turbare e non aver paura di nullaEseguirai virilmente quanto lo Spirito ti suggerir (Vita scritta dal B. Raimondo da Capua n.165) In fondo alla basilica, oggi detta Cateriniana, vi un posto dove Caterina era ammessa a pregare lontano dagli altri fedeli, affinch le sue lacrime e i suoi sospiri non disturbassero i comuni fedeli, per lo stesso motivo le era proibito di ricevere quotidianamente la Comunione, come lei avrebbe desiderato, poich allora le sue estasi si prolungavano per ore, infastidendo cos il prossimo. In lei lamore di Dio e del prossimo si coordinavano con un equilibrio mirabile e si alimentavano vicendevolmente, giacch viveva la realt quotidiana nella normalit della tansustanziazione mistica. Era una persona molto decisa e molto forte, non si lasciava fermare dagli ostacoli, anche se a volte erano talmente vincolanti che diventava difficile infranger-

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li. Ho spiegato come li abbia superati con grinta fin dallinizio della sua adolescenza, poi la sua figura cominci ad imporsi anche a livello sociale ed infine storico-politico. La sua prima lettera politica a Barnab Visconti, il signore di Milano noto per la sua ferocia e la sua protervia viene datata alla fine del 1373 o agli inizi del 1374, allora aveva soltanto 27 anni; Caterina osa dargli norme di giustizia e di governo, e con piglio sicuro gli indica che cosa deve fare. Allorigine del viaggio ad Avignone c nel cuore di Caterina lurgenza di porre fine alle discordie, alle divisioni, alle lotte fratricide allinterno delle famiglie, delle citt, di portare pace tra i vari stati in guerra tra di loro: capiva che tutto questo derivava solo dalla cupidigia di beni terreni, dalla volont di predominio, da criteri distorti, dal fatto che coloro che governavano lo facevano solo per curare i propri interessi ecco perch patrona dItalia!. Avvertiva che era uno scempio, ma anche una stoltezza, questo combattersi tra italiani mentre temibili nemici come i Turchi urgevano alle porte dellEuropa. Da tutte queste considerazioni e dallansia di portare pace scaturisce la cosiddetta politica della Santa, quella politica alla quale ha fatto cenno anche il Papa Paolo VI nella omelia per il conferimento del Dottorato a S. Caterina (4 ottobre 1970), una politica tutta spirituale. In effetti molte lettere sembrano dei veri e propri trattati di buon governo. Il Papa Gregorio XI invita, lei, giovane donna del popolo, capace di ammaestrare re e governanti, ad occuparsi della crociata per la liberazione dei luoghi santi dai Turchi. Si trattava di un mandato religioso, ma anche politico, conferito dalla suprema autorit della Chiesa ad una ragazza di 28 anni, ma che presupponeva la pacificazione del Pontefice con le citt italiane con le quali era in conflitto. Da questa esigenza era nato il viaggio di Caterina ad Avignone per incarico della Signoria di Firenze. Caterina considera la maternit nella prospettiva non solo immediata e carnale, ma anche nellottica della maternit spirituale, che esige certi distacchi. Tutto questo lo troviamo in alcune lettere indirizzate da S. Caterina a varie donne. Cera perfino chi soffriva per una sorta di conflitto di maternit con la Santa, considerata quasi una espropriatrice del loro diritto di avere con s i propri figli e di indirizzarli secondo il loro criterio. Caterina conferma su di loro i diritti della sua maternit spirituale. Alle madri ricorda che i figli non sono un possesso personale, sono un dono, una cosa prestata, perch sono innanzitutto figli di Dio. Pertanto nel momento in cui Dio li affida loro, affinch esse li guidino nel cammino verso di Lui, le eleva a dignit altissima in quanto dimostra nei loro confronti grande fiducia, d loro la missione di compiere ci che Lui stesso vuole e compie. Cos ha fatto Caterina, ha vissuto intensamente e ad altissimi livelli la sua maternit spirituale. Sapeva adattarsi ai vari caratteri ed alle varie situazioni, essere pi dolce o pi esigente, secondo il punto del cammino spirituale al quale i suoi figlioli erano giunti. Gabriella Anodal

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Recensione

MINISTRI DEL SOLE E DEL SANGUE


1. Alla luce del pensiero di santa Caterina da Siena, che evidenzia in modo particolare la dottrina della Chiesa in proposito, lAutore ben individua il fondamento stesso della dignit nella quale il Padre ha posto coloro che, quali suoi cristi (unti, consacrati), svolgono la missione del Padre in persona Christi, al fine di partecipare allumanit Cristo stesso 5. la dignit sacerdotale che risiede nella peculiare relazione tra il sacerdote e lEucaristia: cos che al ministro non data la dignit di Cristo fine a se stessa, ma unicamente in funzione della sua investitura a ministro del Sangue 6. 2. da detta dignit che lAutore considera uno sviluppo della stessa, come sua necessaria conseguenza, cogliendo un aspetto che nella nostra Santa ha spesso assunto caratteri anche di eroismo nella carit. Infatti, proprio questa dignit sacerdotale che richiama ed esige nel sacerdote il servizio specifico ed eminentemente cristocentrico, quale il lavorare per la salvezza delle anime. in ordine a questo servizio che lAutore evidenzia il termine angeli dato da santa Caterina ai sacerdoti: il Padre considera i suoi ministri come angeli [] in ragione del ministero [] finalizzato alla nostra santificazione 7. In questo contesto, lAutore coglie lufficio regale del sacerdote, di guida, e quello profetico, della predicazione della Parola. Inoltre, non poteva mancare in detto servizio, quali veri lavoratori nella vigna

anta Caterina da Siena am il Papa e la Chiesa, come non si sa che altri facessero con pari altezza e pari vigore di spirito 1. E lAutore, Paolo Morocutti, evidenzia nel suo libro M INISTRI DEL S OLE E DEL S ANGUE , i sacerdoti nel pensiero di Santa Caterina da Siena non solo uno degli aspetti pi caratteristici della dottrina cateriniana, ma anche fondanti quella passione per la Chiesa, cos peculiare nella nostra Santa ed ampiamente riconosciuta come caratteristica della sua spiritualit. Infatti, il cuore di Caterina genera figli della Chiesa, perch lei ama di singolare amore la Chiesa, la quale non altro che esso Cristo 2. LAutore coglie in modo tipico il nesso tra la dottrina cateriniana e il Concilio Vaticano II (in particolare Lumen Gentium 3 e Presbyterorum Ordinis 4 ), esponendolo in modo organico in tre capitoli, rispettivamente: 1. il carisma del sacerdozio ministeriale in quanto tale; 2. il servizio del ministero sacerdotale a beneficio della Chiesa e delle anime; 3. la santit personale, cio la vita virtuosa, particolarmente conveniente al ministro del Sangue. Ognuno di questi tre argomenti incentrato nellEucaristia, memoriale, attualizzazione sacramentale del mistero pasquale di Cristo, della sua morte-risurrezione, segno di unit della e nella Chiesa, come dallEucaristia si irradia la grazia della carit sacerdotale.

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Recensione
del Signore, un accenno a un tema al quale la nostra Santa si adoperata instancabilmente: i ministri sono particolarmente chiamati alla missione della riforma della Chiesa 8. 3. Le verit suddette conducono a considerare dei ministri del Sangue la loro specifica chiamata alla santit, perch siano degni pastori, assumendo la forma di vita che ha voluto per s il Cristo stesso 9. Il sacerdote, quale sposo della Verit, potr essere pastore vero, intimamente unendosi al Sangue, nel quale si sazia, si bagna, si inebria, si annega 10. Cos vivendo, il sacerdote vive di Cristo, della sua carit pastorale, della sua mediazione, della sua missione. Santa Caterina traccia un itinerario ascetico per il ministro di Dio, affinch possa conservare integralmente la sua identit di consacrato e di assimilato al Cristo crocifisso 11. In tal modo, la Parola annunziata e celebrata, essendo vissuta, compie la predicazione della testimonianza. P. Giuseppe Di Ciaccia O.P.
NOTE
1 Paolo VI, 29. aprile. 1964 2 Lettera 171

3 Costituzione dogmatica sulla Chiesa 5 o. c., pag. 36 6 o. c., pag. 38 7 o. c., pag. 70 8 o. c., pag. 63

4 Decreto sul Ministero e la vita dei Presbiteri

9 o. c., pag. 80 10 o. c., pag 84; cf. Lettera 102 11 o. c., pag. 96; cf. Lettera 104

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SANTA CATERINA PAPA FRANCESCO E LAMORE A GES E ALLA CHIESA


saputo amare la Chiesa, imparando a riconoscere in Lei, il corpo del Signore. Corpo spesso sfigurato e dilaniato da pi parti. La Santa, ha saputo davvero sporcarsi le mani riconoscendo sempre e comunque quel Cristo vestito in abiti pontificali, nel Papa come nei poveri, nei sofferenti come nei carcerati, nei sacerdoti come nelle famiglie oggetto spesso di lotte fratricide, nella gerarchia ecclesiale dominata dal carrierismo, dalla mondanit e dal potere. Questo stato il corpo di Cristo che Santa Caterina ha toccato con le sue mani, questo il corpo di Cristo che lei ha sempre amato incondizionatamente. La Chiesa Cristo stesso (L. 171) amava ripetere a tutti. Poi ancora nella Lettera 373 Entro di nuovo a lavorare nella navicella della Santa Chiesa. E davvero Santa Caterina lavorava per tutti, quando dice corpo mistico della santa Chiesa intende dire la gerarchia ecclesiastica, quando parla di corpo universale della santa Chiesa intende dire tutto il popolo cristiano. Tutti i battezzati. In quanto Dottore della chiesa il suo titolo Doctor corporis Mystici tant che Paolo VI la indica come Mistica del corpo mistico, cio della Chiesa (Paolo VI omelia 4-X-1970 per la proclamazione a Dottore della Chiesa). La Santa ama Cristo e per questo non pu non amare la Chiesa; perch la Chiesa stessa il prolungamento del mistero dellIncarnazione perch gli uomini trovino la

ellomelia che Papa Francesco ha fatto nel giorno di San Giorgio nella cappella Paolina parlando della Chiesa, diceva: La Chiesa cos pi madre, Madre di pi figli, di molti figli: diventa Madre, Madre, Madre sempre di pi, Madre che ci d la fede, Madre che ci d lidentit. Ma lidentit cristiana unappartenenza alla Chiesa, perch tutti questi appartenevano alla Chiesa, alla Chiesa Madre, perch trovare Ges fuori dalla Chiesa non possibile. Il grande Paolo VI diceva: una dicotomia assurda voler vivere con Ges senza la Chiesa, seguire Ges fuori della Chiesa, amare Ges senza la Chiesa (Evangeli Nuntiandi 16). E quella Chiesa Madre ci d Ges ci d lidentit che non soltanto un sigillo: unappartenenza. Identit significa appartenenza. Lappartenenza alla Chiesa. Santa Caterina allet di sei anni ( 1353 ) tornando a casa sua, passando per valle piatta ebbe una visione, che la segn per tutta la vita. Vide sul tetto della Basilica di San Domenico, Ges Cristo vestito in abiti pontificali, con accanto San Pietro, San Paolo e San Giovanni Evangelista, Il Signore la guardava dolcemente, le sorrideva e la benediceva. Questo dora in avanti sar per lei come un filo rosso, amore a Cristo e amore alla Chiesa, questa la sua costante. Infatti, pur vivendo in unepoca travagliata fino allinverosimile, la senese, -per amore di Cristo, ha sempre

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lia il giorno di Pentecoste ha detto: la Chiesa che mi porta Cristo e mi porta a Cristo. Ecco perch si ama la Chiesa. Lamore vero, lamore forte alla Chiesa nasce proprio dallamore che si ha per Cristo, le due cose sono inseparabili. vero che non si possono separare le due realt Cristo-Chiesa, ma nemmeno si possono confondere, pertanto bisogna distinguere. Non infatti per la parola Santa Caterina da Siena, opera dello scultore Francesco Messina della Chiesa che si accetta Ges, ma salvezza Neuno pu tornare a gustare per la parola di Ges che si accetta la la bellezza di Dio nellabisso della TriChiesa! Cos il P. Cantalamessa Predicanit, senza il mezzo di questa dolce spotore della casa Pontificia. La Chiesa di sa (la Chiesa) perocch tutti ci conviene oggi, travolta da tanti scandali, non poi passare per la porta di Cristo crocifisso, tanto diversa di quella dei tempi di Sane questa porta non si truova altrove che ta Caterina, ma pur sempre la Sposa di nella Santa Chiesa, vedeva che questa Cristo. E se voi mi diceste: Pare che Elsposa (la Chiesa) porgeva vita, perch la venga meno, e non pare che possa tiene in s vita tanta, che neuno che la aiutare s, non tanto che i figliuoli suoi; possa uccidere; e che ella dava fortezza dicovi che non cos; ma pare bene ale lume, e che neuno che la possa indelaspetto di fuori. Oh ragguarda dentro, bilire e dargli tenebre quanto in s mee ritruoveravi quella fortezza, della quadesima. E vedeva che il frutto suo mai le il nemico suo privato. Voi sapete benon manca, ma sempre cresce (L. 371). ne che Dio colui che forte, e ogni Sempre Papa Francesco nella sua omefortezza e virt procede da lui (L. 168).

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Dunque, non bisogna fermarsi allaspetto esterno della Chiesa, ma bisogna guardare allinterno, secondo linsegnamento della nostra Santa. Riprendendo il discorso del Santo Padre, il quale diceva: Cos la Chiesa va avanti, come dice un santo, fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni del Signore. Cos la vita della Chiesa. Se noi vogliamo andare sulla strada della mondanit, negoziando con il mondo, come volevano fare i Maccabei, che erano tentati in quel tempo, mai avremo la consolazione del Signore. E se noi cerchiamo soltanto la consolazione sar una consolazione superficiale, non quella del Signore, sar una consolazione umana. Questo dice Papa Francesco! Certamente siamo tutti invitati ad amare la Chiesa senza pretendere nulla, anzi rafforzando il nostro impegno e il nostro amore. Sentite cosa dice la nostra Santa che ha dato la sua vita per la Chiesa e per il Papa: Dobbiamo dunque correre, come innamorati, ed essere amatori della Chiesa santa per amore di Cristo crocifisso; e dobbiamo aiutare questa sposa bagnata nel sangue dellAgnello: perch vedete che ognuno la molesta, cristiani e infedeli. nel tempo del bisogno che si deve mostrare lamore. Dobbiamo amarla e servirla in ogni tempo, ma specialmente nel tempo del bisogno. Io, misera miserabile, non ho di che aiutarla; ma se il mio sangue le fosse di qualche aiuto, bel volentieri svenerei e aprirei il corpo mio. Ma io far cos: le dar quel poco che Dio mi conceder di poterle dare che le sia di vantaggio e di utilit bench io non veda che altro possa fare se non di darle lacrime, sospiri e continua orazione (L. 145). Il 2 febbraio 1380, festa della presentazione al tempio e della purificazione di Maria S.S., Santa Caterina tocc il vertice della sua vocazione per la Chiesa, vedendo fino in fondo le necessit della stessa e sentendosi spinta a offrirsi vittima per la dolce Sposa di Cristo. Da allora in poi la sua vita sar un lento ed infuocato martirio che le far ripetere muoio e non posso morire. Il pi grande dei messaggi di Santa Caterina ai fedeli del suo tempo, sempre valido per i fedeli del nostro tempo scossi dagli scandali, rimane lo stesso: fedelt alla Chiesa, amore alla Chiesa, sacrificio per la Chiesa. Alla luce di tutto ci, bisogna addolorarsi pi che scandalizzarsi e si dovrebbe dire Signore abbi piet di me, peccatore. La Chiesa, (dice la Lume Gentium al n. 8) che comprende nel suo seno i peccatori, nello stesso tempo santa e sempre bisognosa di purificazione, non tralascia mai di far penitenza e di rinnovarsi. Ben a ragione la Venerabile Luigia Tincani, ha scritto: Nessun Santo forse, ha amato la Chiesa quanto Lei, con un cos spasimato amore, con vero martirio dellanima e vero martirio delloperare, senza sosta e senza riposo, con indomita fortezza e con umilissimo amore. Seguiamo lesempio della nostra Santa. P. Alfredo Scarciglia O.P.

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Cultura MANI E PIEDI BUCATI


Morte e resurrezione Se fossi un facitore di libri, farei un registro commentato delle diverse morti. Chi insegnasse agli uomini a morire, insegnerebbe loro a vivere (Montaigne). Purtroppo molti cristiani non sono stati neanche sfiorati dallinsegnamento di Ges su una vita capace di superare la morte, e vivono ancora gli avvenimenti concernenti la morte con una mentalit che risente pi dellinflusso delle credenze ebraiche della risurrezione allultimo giorno o della filosofia greca sullimmortalit dellanima che della novit portata dal suo annuncio. La nuova maniera di concepire la morte portata da Ges viene formulata nel Nuovo Testamento attraverso le immagini di vivi che sono gi morti e dei morti che invece sono viventi. Infatti nei Vangeli si trovano dei personaggi che pur essendo vivi, sono gi morti, e altri che pur essendo morti, sono vivi. Nel battistero dedicato a Giovanni il Battista, sia nella porta a Sud che nella cupola ritroviamo raffigurata la decollazione del Battista. Nel racconto di questo episodio levangelista intende mostrare ai lettori come si possa essere apparentemente vivi quando in realt si gi morti. Erode: uno zombi Nella prima categoria, quella dei morti viventi, gli evangelisti includono Erode Antipa. Costui organizza una festa durante la quale viene tagliata la testa a Giovanni, colpevole di aver denunciato il suo adulterio con la cognata Erodiade (Mt 14,1-12; Mc 6,21-29). Il motivo della festa il compleanno di Erode, ma gli evangelisti anzich usare il termine greco col quale sindica lanniversario della nascita, usano un vocabolo diverso, ghenesiois usato per la commemorazione della nascita di una persona ormai defunta. La lingua greca distingue infatti tra e ghenethlia (emera) (da cui litaliano genetliaco) e ghenesia. Mentre il primo usato in relazione all'anniversario della nascita di un vivo, il secondo commemora la nascita di una persona morta (le Ghenesie erano infatti feste che si celebravano il 20 settembre in Atene durante le quali si offrivano sacrifici di commemorazione ai defunti). La scelta degli evangelisti intenzionale: Erode che rappresenta il potere, la sfera delle tenebre e della morte, anche se fisicamente vivo gi morto, e anche se compie gli anni non pu aggiungere vita, ma solo morte su morte. Per questo nel banchetto che egli offre, lunica portata che appare la testa di un morto: sono morti che si cibano di altri morti. Ahi ai ricchi! Laltra categoria di morti viventi, nei Vangeli, costituita dai ricchi, ai quali

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Ges si rivolge con le espressioni tipiche del lamento funebre: Ma ahi a voi, ricchi, perch avete gi la vostra consolazione. Ahi a voi che ora siete sazi, perch avrete fame. Ahi a voi che ora ridete perch sarete tristi e piangerete (Lc 6, 24-25) . Mi permetto di interpretare una frase del regista Monicelli: muoiono solo coloro che hanno fallito la loro esistenza terrena pensando solo a se stessi, allavere e al potere. Morti ma vivi Dai vivi che sono gi morti, il Nuovo Testamento passa ai morti che sono vivi. La comunit cristiana ha esperimentato che Ges non risuscitava i morti, ma comunicava ai viventi una vita capace di superare la soglia della morte. Tale convinzione era talmente radicata tra i credenti che Paolo pu affermare che essi sono gi risuscitati pur non essendo ancora morti: Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Ges (Ef 2,6); Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi... (Col 2,12-13); Se dunque siete risorti con Cristo... (Col 3,1). La convinzione di essere gi risorti era talmente viva nella comunit cristiana che nei vangeli apocrifi si legge: Chi dice: prima si muore e poi si risorge, erra. Se non si risuscita prima, mentre si ancora in vita, morendo, non si risuscita pi (Vang. Filippo 90). I morti non sono vivi e i vivi non morranno(Vang. Tommaso, 11). E Ges spir Pertanto si pu affermare che nella primitiva comunit cristiana non si credeva alla risurrezione dei morti, ma a una vita capace di superare la morte, la vita eterna, quella vita che Ges possedeva in pienezza, e che non gli stata tolta con la crocifissione, ma che da lui fu donata agli uomini (Gv 10,18). Perch cercate tra i morti colui che vivo? (Lc 24,5) linterrogativo che pongono i due uomini in vesti sfolgoranti alle donne che si recano al sepolcro del Cristo e non hanno compreso che la qualit di vita posseduta da Ges gli ha fatto passare la soglia della morte e che non possono trovarlo in un sepolcro. Per questo la fine di Ges non stata descritta dagli evangelisti con termini che indicano il morire (gr. apothnesko, teleutao), ma tutti scrivono che Ges lasci / don lo Spirito (paredoken to pneuma, Gv 19,30), o spir (exepneusen, Mc 15,37; Lc 23,45). Quella descritta dagli evangelisti non una scena di morte ma di vita, e il gesto di Ges compiuto con piena consapevolezza. Attraverso limpiego del verbo spirare, mai adoperato prima dei Vangeli per

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descrivere la morte di un individuo, gli evangelisti intendono indicare che la vita non tolta a Ges, ma lui che la dona, comunicando lo Spirito che aveva ricevuto dal Padre al momento del battesimo (Mt 3,16). Detto questo, mostr loro le mani e il costato(Gv 20, 20a): Ges vivo, mostra i segni della sua passione e del suo amore, lo stesso Ges che mor sulla croce ma che adesso presente in mezzo a loro. Ges non ha parole di rimprovero, non fa alcuna recriminazione, ma li rassicura e dice loro: state tranquilli, felicit piena a voi, non cambiato niente, lo stesso amore che mi ha spinto a dare la vita affinch voi abbiate vita, rimane, guardate le mie mani e il mio costato. La persistenza dei segni sulle mani e sul costato, indica la persistenza del suo amore. Ges si manifesta come lAgnello di Dio, lAgnello immolato della nuova e definitiva Pasqua il cui sangue, in questa notte del loro esodo, li liberer definitivamente dalla morte (cfr. Es 12,13). Le mani e i piedi bucati del Cristo seduto sul trono, perci, non stanno ad indicare solo la sofferenza a cui Ges stato sottoposto, stanno, invece, ad indicare la donazione totale di Dio per tutta lumanit: Dio dona tutto se stesso, dona la sua stessa vita, perch noi possiamo rivestirci di Lui. Quei piedi bucati ben in evidenza richiamano un vibrante passo che ritroviamo nel Dialogo della Divina Provvidenza di santa Caterina da Siena (si pu senzaltro avanzare lipotesi che Caterina

trovandosi in Firenze[1] abbia potuto ammirare la cupola del Battistero): Il primo scalino corrisponde ai piedi, che rappresentano il desiderio. Difatti, come i piedi sorreggono il corpo, il desiderio sorregge lanima. I piedi inchiodati ti servono da scalino perch tu possa raggiungere il costato, che ti manifesta il segreto del cuore. Infatti, non appena ti sei drizzata sui piedi del desiderio, lanima comincia a provare il desiderio del cuore posando locchio dellintelletto sul costato aperto di mio Figlio, dove trova il perfetto e ineffabile amore Lanima quindi si riempie damore quando vede fino a che punto amata [cap.xxvi, passim]. Vita per sempre La vita eterna che Ges possiede in pienezza e che offre a quanti laccolgono, tale non per la sua durata indefinita, ma per la qualit: la sua durata senza

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fine conseguenza della qualit. La vita eterna non un premio nel futuro, ma una condizione del presente, e Ges ne parla sempre al presente: Chi crede ha la vita eterna (Gv 3,15.16.36). La vita eterna non va intesa come la condizione dopo la morte di chi si comportato bene nella vita, ma una qualit di vita che a disposizione subito per quanti accettano Ges ed il suo messaggio e con lui e come lui collaborano alla trasformazione di questo mondo realizzando il regno di Dio. Ges afferma: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Gv 6,54; Gv 3,36; 5,24; 6,47; 6,54.); Questo il pane disceso dal cielo, perch chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivr in eterno (Gv 6,50-51). Chi, come Ges, Figlio di Dio, accoglie il suo pane e si fa pane, cio fonte di vita, per gli altri, ha come il Cristo una vita di una qualit divina, capace di superare la soglia della morte: Se uno osserva la mia parola non vedr mai la morte (Gv 8,51). Ges assicura che chi vive come lui ha vissuto, cio operando sempre il bene, non far l'esperienza del morire. Questa nuova dimensione della vita e della morte viene da Ges formulata attraverso il concetto farisaico della risurrezione (ma cambiandone sostanzialmente il contenuto) per potersi far intendere dagli ebrei, che erano in grado di capire questa categoria teologica (Mc 8,31; 9,31;10,34.), ma ai pagani Ges non parler mai di risurrezione, bens di una vita capace di superare la morte fisica: Chi perde la propria vita per causa mia e del Vangelo la conserver (Mc 8,35). Il passaggio dal vecchio concetto di vita-morte-risurrezione al nuovo inaugurato dal Signore, viene formulato nel Vangelo di Giovanni nella risposta di Ges a Marta, sorella di Lazzaro: Io Sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivr (Gv 11,25). Ges non venuto a prolungare la vita fisica delluomo sopprimendo o ritardando indefinitamente la morte, ma a comunicare la pienezza della vita che egli stesso possiede, la vita divina, indistruttibile, che permette allindividuo di oltrepassare indenne la soglia della morte e pu affermare che egli la risurrezione perch la vita (Gv 14,6). Questa qualit di vita quando si incontra con la morte, la supera. Alla comunit che di fronte alla distruzione fisica di Lazzaro, Ges assicura che costui vive, perch gli ha dato adesione (crede). Per Ges la risurrezione non relegata in un lontano futuro, poich egli, che la vita, presente; per questo pu dichiarare: Chiunque vive e crede in me, non morr mai (Gv 11,26); a quanti vivono e gli hanno dato adesione, assicura che non faranno lesperienza della morte. Non senza motivo perci la Chiesa il 2 novembre non celebra i morti, ma i defunti. Per i morti finito tutto, non c nulla da celebrare. Il Dio di Ges non un Dio di morti ma di viventi, perch tutti

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vivono per lui (Lc 20,38; Mt 22,32; Mc 12,27), non risuscita i morti (Dio dei morti), ma comunica la sua stessa vita indistruttibile ai vivi (Dio dei vivi). Con il termine defunto (part. di defungi, compiere, adempiere, terminare, vedi lespressione latina defunctus iam sum, ho fatto il mio tempo) non si indica lo stato del morto, ma lazione del vivente: colui che ha compiuto una funzione e che ora trapassato, cio passato da un luogo a un altro, da una dimensione visibile a una invisibile. P. Vincenzo Caprara O.P.
[1] Nel maggio 1374 Caterina va a Firenze dove acquista nuovi amici e discepoli; suo direttore spirituale fu Raimondo delle Vigne da Capua che ne scrisse poi la biografia. La notizia che Caterina fosse stata chiamata a rendere conto di s al Capitolo Generale dei Frati Predicatori (iniziato a Firenze il 21 maggio), dovuta ad una erronea lettura dei Miracoli dellAnonimo Fiorentino, stata sfatata da una attenta ricerca del P. Timoteo M. Centi O.P. (Un processo inventato di sana pianta, in Rassegna di Ascetica e Mistica, 4, 1970, pp. 325-342).

Note

Caterina nostra Se dellAgnello il sangue tutta di se ti affoca, poca cosa la terra: amore sei e dolore, vittima e croce, grido senza voce: le belle mani fragili e fiorite accarezzano piaghe come in sogno labbra di agonizzanti simili al costato del tuo Ges che muore: non hai pi gli occhi ma trasparente di candore fissi la somma luce, maest dei Cieli e ridire non sai gli Arcana Dei. Pi nostra e pi vicina quando col tuo mantello la nudit del povero ricopri: ci pungoli e ripeti allimpigrita volont: Cammina! Idilio DellEra (da La voce del Popolo 4 ottobre 1970, Anno XXV n. 38 prima pagina)

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ra Siena e Roma lungo la via Francigena verso il Giubileo del 1600 il titolo della pubblicazione di Piero Pallassini, per i tipi ndelleditore Betti, che racconta la storia del pellegrinaggio a Roma per il Giubileo del 1600. Protagonista del racconto la Compagnia di Santa Caterina in Fontebranda che sotto la direzione di Fedro Bandini, eletto come guida del gruppo, si avvi verso Roma per lucrare lindulgenza. La Compagnia di Santa Caterina in Fontebranda comp il tragitto Siena-Roma in sei giorni, partendo il 26 maggio da Siena per arrivare a Roma il 31 dello stesso mese. Con questo pellegrinaggio si voleva anche perorare la causa dellinserimento della festa della Santa nel calendario romano poich in quel periodo era in corso la riforma. E ci puntualmente avvenne, come dimostra una lettera datata 27 ottobre 1600 con la quale si comunicava che la festa della Santa era stata messa al d 29 aprile, giorno del dies natalis della Santa, insieme a quella di San Pietro martire. Parteciparono al pellegrinaggio circa duecento uomini e sessanta donne e vennero accolti e ospitati dalla Nazione Senese nella casa e nel loro oratorio intitolato a Santa Caterina, posto in via Giulia. Comunque, presso la Nazione Senese in Roma, venivano accolti e ospitati i pellegrini senesi appartenenti anche ad altre Compagnie.

IN CAMMINO VERSO ROMA


Pallassini ha trascritto fedelmente il manoscritto conservato presso lArchivio di Stato di Siena; ne scaturito un dettagliato racconto, di facile e spassosa lettura che ci offre uno spaccato di vita dellepoca e ci fa capire anche come fosse radicata e forte la fede in terra senese. Il libro contiene anche lelenco di tutte le Compagnie laicali, senesi e non, che parteciparono al pellegrinaggio con la descrizione dettagliata dei gonfaloni di ciascuna Compagnia. La pubblicazione contiene anche una cartina dove possibile vedere il tratto della via Francigena percorso dai pellegrini. Piero Pallassini, Tra Siena e Roma lungo la via Francigena verso il Giubileo del 1600 ed. Betti - Siena 2013, pagg. 99 Euro 10,00

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LA PI ITALIANA TRA LE SANTE


colo. In questa lettera esorta i tre cardinali ad essere italiani, come gli ultramontani, cio come i francesi, che gi vivevano lunit nazionale come sentimento di appartenenza ad un territorio, ad una cultura e ad un passato comune che li caratterizzava con una precisa identit. Caterina, in questa lettera rimprovera i tre cardinali per le loro scelte dettate dallinteresse personale e non da quel sentimento di appartenenza alla stessa terra di Papa Urbano VI. In questa lettera come in altre lettere, Caterina parla in modo naturale di Italia, evidenziando in modo forte la sua identit che la faranno la pi italiana tra le sante. Franca Piccini

on ostante che il padre non avesse con voi usato altro rimproverio, non dovevate per essere guida denegando la santit sua per ogni modo. Pure naturalmente parlando (che, secondo virt, tutti dobbiamo essere uguali), ma parlando umanamente, Cristo in terra italiano, e voi Italiani, che non vi poteva muovere la passione della patria, come gli ultramontani: cagione non ci veggo, se non lamore proprio (Lettera 310). Questa lettera di Santa Caterina da Siena scritta a tre cardinali italiani: il cardinale fiorentino Corsini, il cardinale milanese Borzano e il cardinale romano Orsini. In questa lettera la santa fa appello allamore di patria, che secondo lei, sta mancando ai tre cardinali, i quali, in pieno grande scisma doccidente, si schierano contro il Papa Urbano VI, per aderire alla fazione dei cardinali francesi che avevano eletto lantipapa Clemente VII. noto che Bartolomeo Prignano, eletto col nome di Urbano VI, non avesse un carattere facile, ma Caterina si schiera subito con lui, difendendo la sua legittima elezione al soglio di Pietro. Questa lettera testimonia come Caterina avesse chiaro il significato di patria in tempi in cui lItalia esisteva solo come espressione geografica, come avrebbe detto il principe di Metternich molti secoli dopo. Ma questo riferimento allItalia un aspetto che denota lidentit nazionale che Caterina ha gi nel XIV se-

S.Caterina-Patrona dItalia, B. Marzi, Drappellone del Palio del 16 agosto 1939 vinto dalla Contrada della Torre

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LETTERA APOSTOLICA PER IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA PROCLAMAZIONE DEI SANTI PATRONI DITALIA

ono passati cinquantanni da quando il mio predecessore Pio XII di v.m., con singolare premura ed affetto verso lItalia, ne costitu e proclam Patroni i santi Francesco dAssisi e Caterina da Siena. Nel ricordare la significativa circostanza, desidero unirmi a tutti i vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli della diletta Nazione, i quali vogliono ravvivare in tale ricorrenza la loro fiducia e cristiana devozione verso questi insigni Protettori, invocando da Dio, per la loro intercessione, una rinnovata effusione di grazie su questa terra che tanto amarono e servirono con eccezionale testimonianza di fede e di carit. La virt dei Santi non rimane certo chiusa in se stessa dentro linaccessibile area della coscienza: se essa tensione di amore verso Dio e verso il prossimo, non pu non diventare comunione, estendendola agli altri la carit di Cristo ed irradiandola con atteggiamenti concreti di generosa dedizione. Francesco dAssisi e Caterina da Siena furono modelli eccelsi di questo duplice amore verso Dio e verso gli uomini: due personalit straordinariamente ricche di ingegno, mosse da una fede ardente, protese a far conoscere Cristo e farlo amare. Conquistati da Cristo (cfr. Fil 3,12), ambedue furono preparati dalla natura e dalla grazia ad affrontare eccezionali eventi.

Non sorprende, dunque, che proprio da questa fonte soprannaturale siano scaturite quelle forze di partecipazione e di solidariet con gli uomini, che hanno fatto di Francesco e Caterina grandi benefattori della loro terra, potenti operatori della fraternit e della pace in un mondo diviso, nelle rispettive et, da gravi tensioni civili ed anche ecclesiali. Per questo sono Patroni dItalia, non per il semplice fatto che vi sono nati, ma perch entrarono nella vita del Paese con determinante incisivit, la sciando unorma tuttora viva e profonda. Essi devono essere ricordati, altres, per la loro fedelt alla Chiesa, che amarono come sposa di Cristo, trovando in essa le vie della verit su Dio, e da essa attingendo la forza e lincitamento per le loro iniziative. Seguendo la chiamata del divino Maestro, essi si diedero a Dio e per ci stesso furono capaci di un amore alla Chiesa ed ai fratelli, tale da conferire loro unincomparabile pienezza interiore ed esteriore di carit. La loro esistenza contemplativa e attiva, mite e sa-

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crificata, forte e generosa in mezzo alla comunit ecclesiale ed al mondo profano, fu davvero un segno del fuoco che lo Spirito aveva in essi acceso per un sublime progetto di pace e di unit, di promozione e di rinnovamento. Francesco e Caterina amarono la Chiesa anche a motivo delle manchevolezze, che, con sincerit di figli fedeli e affezionati, dovettero ravvisare nelle sue componenti umane. Essi capirono che proprio per questo la Chiesa doveva essere servita, affinch la povert degli uomini non nascondesse ci che veramente essa nella sua sacramentale missione di salvezza (cfr. Paolo VI, Insegnamenti, VII 1969 p.941). Capirono, cio, a fondo, che la Chiesa corpo mistico di Cristo, fonte di grazia e sacramento di comunione con Dio, e per questo deve essere amata con tutte le forze. Auspico che la prossima ricorrenza contribuisca ad accrescere un simile amore alla Chiesa ed a suscitare in seno alle comunit cattoliche italiane il desiderio di partecipare pi attivamente allopera di evangelizzazione e di animazione spirituale che oggi le deve impegnare intensamente. LItalia ha un suo ruolo chiaro e storicamente fondato sulle vicende della Chiesa, poich in essa che, per divina provvidenza, collocata quella Sede Apostolica del Successore di Pietro, che Caterina contribu a riportare a Roma in tempi calamitosi e che Francesco ritenne sempre necessario consultare per avere conferma del carisma, ricevuto da Ges Crocifisso. Mi rivolgo in modo speciale ai giovani, porzione del popolo italiano, sulla quale si fondano le mie pi vive speranze per il futuro. Desiderosi di verit e di trasparenza, fiduciosi nel valore dei principi morali, essi ambiscono di vivere in una societ rinnovata e fondata sui valori pi autentici della solidariet. Ad essi, pertanto, ripropongo le figure di Francesco e Caterina, affinch sul loro esempio ispirino il proprio progetto di vita, dedicandosi sia al bene della societ che allincremento del Regno di Dio. Ad essi, come a tutto il popolo italiano, chiedo soprattutto di imitare la vita interiore dei Santi Patroni, per avere quella visione del mondo, che costruisce e concentra ogni idea di progresso ed ogni impulso di miglioramento sulla parola di Cristo: Questa la vita vera, che conoscano te, lunico vero Dio, e colui che hai mandato, Ges Cristo (Gv 17,3). Con tali sentimenti esprimo fervidi voti di bene per la diletta Nazione italiana, mentre, auspici i santi Francesco e Caterina, invoco una copiosa effusione di doni celesti, sulle Autorit civili, sui Pastori danime e sui Cittadini tutti, ai quali imparto una speciale Benedizione Apostolica. Joannes Paulus PP II da S. Francesco e S. Caterina Atti del cinquantenario edizioni Cantagalli pagg. 9-12

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Cronaca NUOVO GRUPPO DI CATERINATI

l 21 ottobre scorso presso i locali attigui alla vecchia chiesa di San Bartolomeo a San Rocco a Pilli si costituito il primo nucleo di Caterinati del territorio del Comune di Sovicille. Dopo la messa, celebrata dal vicario generale

Mons. G. Soldani e la Dott.ssa A. Battisti

diocesano e parroco di San Rocco, monsignor Giovanni Soldani, ha avuto inizio la riunione presieduta dallo stesso parroco alla quale hanno partecipato un gruppo di persone interessate ad approfondire la figura e lopera di Santa Caterina da Siena. Questa iniziativa trae origine dallofferta dellolio da parte del Comune di Sovicille avvenuta lo scorso maggio in occasione delle feste internazionali in onore di Santa Caterina da Siena. Nellintroduzione monsignor Soldani ha ricordato il legame che c tra Santa Caterina da Siena e il territorio di Sovicille e limportanza, come Figli spirituali della Santa, di aggregare il gruppo di Sovicille al

Gruppo di Siena per fare un percorso comune che ci arricchisca reciprocamente. Antonella Battisti, vice sindaco di Sovicille ha ricordato come lofferta dellolio sia stata vissuta come un dono da parte della gente di tutto il territorio e come le varie Associazioni abbiano partecipato con i gonfaloni a testimonianza di un forte interessamento da parte della popolazione. Tra i componenti del gruppo dei fondatori era presente anche Antonella Pini, presidente provinciale del Cif, il Centro italiano femminile che ha come patrona Santa Caterina da Siena. Il gruppo dei Caterinati di Sovicille aggregato al gruppo di Siena. I referenti sul territorio sono Antonella Battisti e Mauro Losi, per quanto riguarda lattivit del gruppo, come prima iniziativa prevista una visita guidata ai luoghi cateriniani di Siena: basilica di San Domenico e Santuario Casa. Inoltre sono previsti alcuni incontri che avranno come tema: Santa Caterina Patrona dItalia poich nel 2014 ricorrer il settantacinquesimo anniversario della proclamazione di Santa Caterina e San Francesco dAssisi a Patroni primari dItalia. La costituzione del gruppo di Sovicille stata ratificata e approvata nella riunione della Giunta esecutiva dellAssociazione Internazionale dei Caterinati, che si tenuta il 22 novembre scorso. Franca Piccini

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Cronaca
INSIEME PER LEUROPA - INCONTRO ANNUALE A PARIGI
to rafforzato il legame con vari delegati conosciuti lanno precedente a Monaco. In considerazione della grave crisi economica che sta attraversando lEuropa, lincontro di Parigi ha approfondito soprattutto il tema della solidariet verso i pi poveri inclusi anche gli immigrati dallAfrica. Sono state ascoltate varie testimonianze tra cui in particolare le Esperienze di Comunit (Diaconie) in Francia intese non soltanto a dare una testimonianza di servizio ai fratelli in difficolt ma soprattutto a coinvolgere gli stessi per renderli artefici del miglioramento delle proprie condizioni. Particolarmente toccante la testimonianza di Jean Vanier che a 83 anni continua a dirigere un movimento inteso ad assistere persone con problemi mentali; la teneVeduta notturna della basilica del Sacro Cuore di Montmartre rezza ha sottolineato, lunico modo di affrontare la loro nente. Allincontro di Parigi hanno partefragilit, cercando di entrare in comucipato 120 delegati provenienti da 14 Paenione con loro con le mani e con lo si Europei (tra cui la Russia) in rappresensguardo. tanza di 50 organizzazioni cristiane. Un ulteriore argomento ampiamente LAssociazione Internazionale dei dibattuto stato quello delle elezioni del Caterinati vi partecipa ufficialmente dal parlamento europeo che si terranno nel 2012 quale uno dei promotori del movimaggio del prossimo anno. mento Anima Europae; a Parigi staincontro annuale nel 2013 di Insieme per lEuropa si svolto dal 7 al 9 novembre a Parigi presso la Basilica del Sacro Cuore a Montmartre. Insieme per lEuropa un cammino iniziato nel 1999, condiviso da 300 movimenti e comunit di diverse confessioni cristiane (cattolici, evangelici, ortodossi, anglicani, riformati, pentecostali e di altre Chiese) con lobiettivo di contribuire alla costruzione di unAnima per il conti-

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nizzare, nellimminenza delle elezioni, ovunque possibile, una giornata di preghiera, digiuno e riflessione sul tipo di quella promossa da Papa Francesco per la pace in Siria. Tra i vari interventi, in quello tenuto a nome dellAssociazione Internazionale dei Caterinati, si ribadita limportanza e lattualit dei santi Patroni nella costruzione dellunit spirituale del continente e, in particolare, di Caterina, Brigida e Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) di cui ,il prossimo anno, ricorre il 15 anniversario della proclamazione. La testimonianza di vita e di fede che le tre Sante hanno dato e il ruolo svolto dalle prime due per la riforma della Chiesa acquistano particolare rilievo oggi soprattutto in relazione allopera di rinnovamento cui si sta accingendo con coraggio il nuovo papa nel nome di Francesco; si trasmessa cio la convinzione che tale rinnovamento non pu prescindere da una presenza nuova, da una partecipazione attiva della donna nel magistero della Chiesa, di nuovi spazi da trovare per le donne nella Chiesa. Nella parte conclusiva dellincontro due momenti sono stati condivisi con particolare intensit e cio: un significativo incontro di preghiera tra le diverse confessioni cristiane tenuto nella cappella affidata dal Cardinale di Parigi alla Comunit di S. Egidio presso la stazione di Montparnasse; la testimonianza di un giovane sacerdote ortodosso sul rinnovamento della Chiesa russa imperniato sul legame da ricercare tra il sacramento

Pur mantenendo un assoluto distacco tra gli schieramenti in competizione, si sottolineata innanzitutto limportanza di votare e far votare quei candidati che nei loro programmi presentino dei progetti intesi a concretizzare uno dei Sette SI in cui si riconosce Insieme per lEuropa e cio: S alla vita!, S alla famiglia!, S al creato!, S ad uneconomia equa!, S alla solidariet!, S alla pace!, S alla responsabilit verso tutta la societ!. Si raccomandato poi di operare per favorire unampia partecipazione alle urne in quanto una scarsa affluenza potrebbe contribuire a rafforzare gli avversari di ununione pi incisiva del continente; si rilevato che proprio in questo periodo cento vescovi francesi riuniti a Lourdes hanno raccomandato che lideale di un Europa unita non deve assolutamente essere messo in discussione in quanto ha permesso ai cittadini europei, negli ultimi 65/70 anni, di vivere in pace tra loro nonostante le effettive diversit. Per facilitare tali obiettivi, il gruppo di lingua italiana ha proposto in assemblea di invitare tutti i movimenti a orga-

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delleucarestia e il sacramento del servizio ai fratelli. A conclusione dellincontro sono stati indicati gli appuntamenti futuri del movimento: lincontro annuale da tenersi nel 2014 dal 13 al 15 novembre, in un Paese ancora da decidere; la celebrazione il 15 giugno 2015 del duecentesimo anniversario della battaglia di Waterloo (allo scopo di sottolineare limportanza dellattuale coesistenza pacifica dei Paesi Europei in quella giornata invece drammaticamente contrapposti tra loro); le iniziative ad alta rilevanza ecumenica, gi concordate in linea di massima tra le varie Chiese Cristiane (tra cui il Pontificio Consiglio per il dialogo con i cristiani), da tenersi nel 2016 alla vigilia del cinquecentesimo anniversario dellaffissione delle 95 tesi di Lutero (31 ottobre 1517). Aldo Bernabei

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INAUGURAZIONE DI UNA NUOVA CHIESA INTITOLATA A SANTA CATERINA DA SIENA

l 16 novembre 2013 S. Em. Cardinale Agostino Vallini, Vicario Generale di Sua Santit papa Francesco, per la Diocesi di Roma, ha inaugurato la nuova chiesa parrocchiale e laltare in onore di Santa Caterina da Siena. La chiesa situata in Via Populonia a Roma

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Basilica Cateriniana di San Domenico - Siena


I nostri Orari APERTURA Da novembre ad aprile: ore 9 - 18 (Messe e celebrazioni nella Cripta) Da Maggio ad ottobre: ore 7 - 19 (Messe e celebrazioni in Basilica) SANTE MESSE Giorni feriali: Conventuale ore 7,30 - 9 - 18 Giorni festivi: ore 7,30 - 9 - 10,30 Parrocchiale ore 12 - 18 CONFESSIONI Giorni feriali: prima delle Sante Messe Giorni festivi: prima delle Sante Messe LITURGIA DELLE ORE Celebrazione delle Lodi ore 7,30 (durante la Messa conventuale) Celebrazione dei Vespri ore 19,45 da novembre ad aprile in Cripta da maggio a ottobre in basilica

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