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80 Basi bibliche

(Rom 8,32; 4,25; Gv 3,16), o come autodonazione del Figlio (Ga/1,4; 2,20;
Mc 10,45; l Tm 2,5s.; Tt 2,14; l Gv 3,16), e precisamente per noi.
\..2?)_.. ,'La formula della morte- indubbiamente risalente alla comunit primiti-
va di lingua greca - parla originariamente della morte vicaria del Messia per
i nostri peccati e per noi (pro nobis) : l Ts 5,9s.; Gal2,21; l Cor 1,13; 8,11;
15,3s.; 2 Cor 5,14; Rom 5,6.8; 14,15; l Pt 2,21-24; 3,18. @ Da ambienti di
giudeocristiani di lingua greca residenti a Gerusalemme e Antiochia deriva
l'interpretazione tipologica cultuale, che desume motivi dal culto espiatorio
sacri/icale, ad esempio il motivo del sangue di Cristo che cancella i peccati
(per es., Rom 5,8s.; Mc 14,24; l Pt 1,2.18s.), il motivo del sacrificio espiato-
rio per i peccati (l Gv 2,2; 4,10) o la formula citata da Paolo in Rom 3,25s. :
'Dio ha pubblicamente stabilito per tutti il Ges Cristo morente dissanguato
in croce come il nuovo luogo della presenza di Dio che concede l'espiazione
ebr. kapporet, gr. hilasterion) -in contrasto antitipologico con l'antico kap-
poret posto nell'inaccessibile Santo dei santi del tempio di Gerusalemme, il
cui culto espiatorio ha c_o. __cessato_ tale visuale viene elevata nella
lettera agli Ebrei al rango di concezione teologica generale (spec. Eb 9s.). A
questa si aggiunge@'immagine dell'agnello pasquale (Gv 1,29.36; 19,31-37;
Ap 5,6. 9.12 e passi'm(
Con rimarchevole libert e attingendo a tradizioni completamente di-
7 verse, la morte di Ges viene quindi interpretata evento espiatoria
e salvifio in rappr_esentanza_di_a}tri. E ci a buon diritto: Ges infatti
er_a_ morto per il suo messaggio della volont salvifica incondizionata di
Dio, preveniente il peccatore, e aveva interpretato proprio in questo
senso la sua morte imminente, per cui sulla base della risurrezione
questa non poteva essere concepita che come un atto di perdono dei
peccati e portatore di salvezza da parte di Dio. Tale morte salvifica di
Cristo e la sua risurrezione da morte furono collegate fra di loro in
formule di professione di fede gi prima di Paolo (per es., l Cor 15,3-
5; Rom 4,25) e da questi indicate poi come elementi cardine nella tra-
smissione del vangelo. Dalla morte vicaria e dalla risurrezione desu-
mono poi anche il loro preciso contenuto e la loro profondit i predi-
cati cristologici (Figlio dell'uomo, Messia, Figlio di Dio).
c. a cristologia paolina dell'innalzamento e della croce.- Paolo pre-
suppone alcune cose: l'esistenza terrena di Ges, finita in. croce, per
lui sommamente scandalosa prima della conversione; l'attesa giudaica
di un ultimo giudizio e di una vita definitiva; in particolare la fede in
un solo Dio. La crist:glQg!_a completamente_inquadrata nella sua
teo-logia (per Christum in Deum). Fin dall'inizio essa collocata nel-
l' orizzonte dell 'azione di DJ o, che prende spontaneamente a cuore la
Nascita e sviluppo della cristologia del NT
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sorte degli uomini perduti: Dio il vero attore nell'evento di_f risto;
questo l'i11i?iativa scwrapa dei suo
Per confermare tale dato fondamentale Paolo adotta anche l'idea
della preesistenza e della !!J.issione (Gal 4,4s.; Rom8,3; cfr. 2 Cor 8,9;
Fil2,6), che m-lui ha per soloun' im ortanza subordinata e funziona-
le ed completamente orientata all'evento propriamente redentore
della croce (per questo parliamo di lui gi qui e non solo dopo 2.4.3.2.).
l
-Il carattere distintivo pi sorprendente della cristologia paolina la
sua totale concentrazione sulla morte e risurrezione di Ges come sul-
l' evento salvi/t'co vero e (l Cor 15,3s:-e passim). Paolo non par-
la so o della morte di Cristo, ma so.!!Qlinea, come nessun altrg_Qrima
di lui, la form_AQartk olare _della_morte mediante la crocifissione: Pre-
dicare il Messia/Cristo (fil1,15) significa proclamare Ges Cristo,
e precisamente come crocifisso, una sfida per tutti coloro che punta-
no su segni potenti e sulle proprie opere o sulla sapienza del mondo
(Gal3,1; l Cor 1,18.23; 2,2) . Che simili vie (salvifiche) della Torah e
della sapienza siano sbagliate egli lo deduce dalla croce di Ges: que-
sto evento vergognoso e assurdo agli occhi degli lJOJTiini, che
qualsiasi vanto umano (l Cor 1,31), sorregge la sua tesi fondamentale
aellariconc iazione e giustificazione gratuita del 2eccatore. Il Croci-
-isso non sare alcuncn senza 1a sua risurrezione (l Cor
15,14). Solo la risurrezione (resa manifesta da Dio stesso: Gal
1,12.15s.) ha dimostrato che la _via da Ges fin _sullJUroce
la via che Dio percorre sJ2_o.D.taneamente per arrivare all'uomo e scen-
dere nelle profondit della sua miseri a: Dzo d imostra il suo amore ver-
so di noi perch, mentre eravamo ancora Cristo morto per
noi (Rom 5,8) .
Questo costituisce l'amore incomparabile di Dio, il fatto che esso
non rivolto solo al buono e all'amico, ma anche all'empio e al nemi-
co (Rom 5,6.10) ; Dio ama l'uomo anche se egli si allontanato da lui e
non presenta alcunch di amabile. Questa l' agape realmente immoti-
vata di Dio: essa ha il suo fondamento solo in se stessa e supera spon-
taneamente e senza alcuna nostra cooperazione (extra nos) l'abisso che
separa l'uomo da Dio. I: affermazione fondamentale perci che
per noi (Rom 8,31) . Nessuna potenza riesce a opporsi a questo dato
di fatto. In tal senso Paolo il tradizionale nobis),
che si verificato nella croe e risurrezione, come una riconciliazione
con Dio operata da Dio stesso e dall'amore di Cristo (Rom 4,25; 5,5-
10; 2 Cor 5,18-21 ecc.), e come una giustificazione, che l'uomo - fidu-
ciosamente credendo - accoglie e permette si verifichi nei suoi riguar-

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