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PREDRAG USTAR IL PROBLEMA DELLE LEGGI EMPIRICHE DI NATURA IN KANT Tra i temi che contraddistinguono la sua filosofia critica,

quello delle leggi di natura sicuramente uno dei problemi pi presenti ed, insieme, pi intrecciati con gli altri, del pensiero di Kant. Infatti, il problema di stabilire le condizioni in base alle quali lesperienza umana assuma una validit nomologica non riguarda solo lambito della conoscenza della natura in generale e, come vedremo dettagliatamente in seguito, la nomologicit che viene assegnata a vari tipi di enunciati scientifici, ma anche tutti gli altri ambiti, da quello dei giudizi morali, fino allambito che concerne lesperienza formulata con i giudizi relativi allarte ed al bello. Limportanza di questo problema in Kant si precisa anche nel passo che riportiamo dalla Fondazione della metafisica dei costumi,1 il quale traccia, nello stesso tempo, la differenza tra i due ambiti di base in cui si articola il carattere nomologico dellesperienza umana, lambito della conoscenza della natura in generale e quello che, invece, riguarda specificamente lesperienza morale: Ogni cosa nella natura avviene secondo leggi. Solo un essere ragionevole ha una volont, ossia la facolt di agire secondo la rappresentazione delle leggi.2

Le opere di Kant vengono citate dall'edizione dell'Accademia di Berlino [Kant's gesammelte Schriften, hrsg. von der Kniglich Preu ischen (poi Deutschen) Akademie der Wissenschaften, Berlin (poi Berlin und Leipzig), 1902 ss.]. Nelle note, all'indicazione del titolo degli scritti kantiani, seguono il numero romano del volume, ove possibile il numero del paragrafo, poi i numeri arabi delle pagine dell'edizione dell'Accademia e, tra parentesi, quelli della pagina corrispondente della traduzione italiana. Le modifiche e le traduzioni dellautore stesso non vengono segnalate. Sono state usate le seguenti sigle ed abbreviazioni: KrV Kritik der reinen Vernunft (erste Auflage 1781), Ak. Bd. IV, pp. 1-252; (zweite Auflage 1787), Ak. Bd. III (Critica della ragion pura, a cura di G.Gentile e G.Lombardo-Radice, revisione, introduzione e glossario a cura di V.Mathieu, Laterza, Roma-Bari 1995). Pro. Prolegomena zu einer jeden knftigen Metaphysik, die als Wissenschaft wird auftreten knnen, Ak. Bd. IV, pp. 255-383 (Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenter come scienza, trad. it. di P.Carabellese, edizione riveduta da R.Assunto, Laterza, Roma-Bari 1994). Grund. Grundlegung zur Metaphysik der Sitten, Ak. Bd. IV, pp. 387-463 (Fondazione della metafisica dei costumi, trad. it. di P.Chiodi, Laterza, Roma-Bari 1985). KdU Kritik der Urteilskraft, Ak. Bd. V, pp. 165-485 (Critica della capacit di giudizio, trad. it. di L.Amoroso, con testo tedesco a fronte, glossario e indice dei nomi, 2 voll., Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1995). E.E. Erste Einleitung in die Kritik der Urteilskraft, Ak. Bd. XX, pp. 193-251 ("Prima introduzione" alla Critica del Giudizio, in I. KANT, Critica del Giudizio, trad. it. di A.Bosi, U.T.E.T., Torino 1993, pp. 89-141). 2 Grund., IV 412 (?).

Per quanto poi concerne in modo specifico il problema delle leggi di natura, Kant lo affronta su tre distinti livelli: (1) il livello della nomologicit trascendentale, (2) quello della nomologicit metafisica, affrontato, prima di tutto, nei Primi principi metafisici della scienza della natura ed, infine, (3) il livello della nomologicit empirica.3 Inoltre, tra questi livelli, (1) e (3) sono di pertinenza diretta per capire in che modo un enunciato formulato nelle scienze della natura altamente empiriche, come, per eccellenza, le scienze del vivente, possa essere riguardato come una legge di natura. Proprio a partire dalla proposta che, a nostro avviso, la filosofia critica d a questo proposito si cercher di elaborare una strategia per il problema delle leggi biologiche, cos come esso si presenta nel dibattito epistemologico recente.4 Prima di analizzare questo stesso punto, vediamo in che modo il livello della nomologicit trascendentale contribuisca alla delucidazione del problema in questione.

3.1.1

LA NOMOLOGICIT TRASCENDENTALE

Il primo dei fattori che interviene nellassegnazione della validit nomologica ai giudizi sulle regolarit osservate nella natura concerne lapplicazione delle cosiddette leggi trascendentali dellintelletto, ben note anche sotto la denominazione delle leggi di natura in generale (berhaupt). Questapplicazione e il risultato che essa

Per un esame di questa stratificazione tripartita nellapproccio di Kant al problema delle leggi di natura, si veda: G.BONIOLO, Leggi trascendentali, metafisiche ed empiriche in Kant, in G.BONIOLO e M.DORATO (a cura di), La legge di natura. Analisi storico-critica di un concetto, Milano 2001, pp. 101-53. 4 Sul problema delle leggi di natura in Kant esiste, peraltro, una bibliografia secondaria molto ricca. Tra le interpretazioni contemporanee che vertono specificamente sul problema delle leggi empiriche di natura (empirische Naturgesetze), possibile, tuttavia, individuarne sostanzialmente due che dominano nella loro contrapposizione relativamente a questo tema kantiano. La prima linea interpretativa risale ai lavori di G.Buchdahl, del quale citiamo solo i lavori contenuti in uno dei suoi libri pi recenti, Kant and the Dynamics of Reason. Essays on the Structure of Kants Philosophy, Oxford 1992; e, laltra linea interpretativa, che trova il suo sostenitore pi forte nei lavori di M.Friedman, tra i quali riferiamo, Causal Laws and the Foundations of Natural Science, in P.GUYER (ed.), The Cambridge Companion to Kant, Cambridge 1992, pp. 161-99; ID., Kant and the Exact Sciences, Cambridge (Mass.) 1992. Pur schierandosi con il filone interpretativo buchdahliano per quanto riguarda lanalisi specifica della soluzione che Kant propone al problema delle leggi empiriche di natura, soprattutto per losservanza che Buchdahl dedica ai risultati delle ricerche svolte negli scritti che afferiscono e compongono la Critica della capacit di giudizio, cercheremo tuttavia di dare un approccio diverso alla nomologicit empirica, in particolare, relativamente agli enunciati sul mondo vivente.

ottiene rispetto alla costituzione dellesperienza empirica vengono formulati nel modo seguente: un giudizio percettivo non pu mai valere come esperienza senza la legge per cui, percepito un evento, questo vien sempre riferito a qualcosa che precede, e a cui esso segue secondo una regola universale; ovvero se mi esprimo cos: tutto ci che per esperienza so che accade, deve avere una causa.5 Per mettere maggiormente in luce i punti che ci interessano nella posizione formulata con la seconda analogia dellesperienza, si prenda in esame lesempio seguente che Kant stesso riporta riguardo ad una delle questioni pi discusse in tutta la sua filosofia: quando il sole rischiara la pietra, questa diventa calda. Questo un puro giudizio percettivo e non contiene necessit per quanto anche spesso io, ed altri ancora, abbia percepito ci; le percezioni si trovano connesse cos soltanto per abitudine. Ma quando io dico: Il sole riscalda la pietra, alla percezione si aggiunge il concetto intellettivo di causa che connette con un nesso necessario [nothwendig verknpft] il concetto del calore con quello del chiarore solare; il giudizio sintetico diviene cos necessariamente universale [allgemeingltig] e conseguentemente oggettivo, e si tramuta da percezione in esperienza.6 A parte la critica di Kant alla concezione humeana della causalit e la questione della proposta kantiana a tale riguardo, ci che a questo proposito concerne specificamente unesplicazione della soluzione di Kant al problema delle leggi di natura sono proprio le questioni sul modo e, maggiormente, sulla ragione per la quale un giudizio percettivo meramente soggettivo del tipo quando il sole rischiara la pietra, questa diventa calda si tramuti nel giudizio di esperienza corrispondente il sole riscalda la pietra, il qualle , invece, oggettivo, ossia, che la stessa cosa per Kant, universale e necessario. , appunto, lapplicazione delle cosiddette leggi trascendentali universali, date dallintelletto (allgemeine transzendentale Gesetze,

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Pro., IV 296, 17 (54). Ivi, IV 301An, 20 (59n).

die der Verstand gibt)7, ovvero delle leggi di natura in generale, ci che, secondo Kant, risolve entrambe le questioni. In questo caso specifico la legge della causalit tutti i cangiamenti avvengono secondo la legge del nesso di causa ed effetto8, ad assegnare lo status nomologico al giudizio percettivo corrispondente. Con questo tipo di approccio si giunge alla conclusione seguente: Il sole , con la sua luce, la causa del calore. La precedente regola empirica [empirische Regel] vien riguardata ormai come legge [als Gesetz], e per come valida non soltanto per fenomeni, ma per fenomeni che servono ad una esperienza possibile, la quale ha bisogno di regole che valgono in tutto e per tutto [durchgngig] e quindi necessariamente.9 Per quanto la soluzione kantiana alla nomologicit propria del livello trascendentale sia convincente ed elegante, tuttavia essa contiene certi punti non del tutto espliciti ed, anche, alcune difficolt: che tipo di enunciato una legge empirica di natura? Quale rapporto sussiste tra le leggi a priori dellintelletto ed i giudizi empirici che vertono sulle regolarit nella natura? solo in base allapplicazione delle leggi di natura universali a priori dellintelletto che un giudizio empirico diventa nomologico? Cercheremo dapprima chiarire la questione relativa a che cosa Kant intenda per legge empirica. Il fatto che il giudizio di esperienza il sole riscalda la pietra venga considerato una legge empirica di natura pu sembrare in contrasto con la posizione standard nei dibattiti sulle leggi di natura secondo la quale solo gli enunciati universali dal punto di vista della quantit logico-formale possano concorrere allo status nomologico. Pur dedicando unimportanza epistemologica speciale a questultimo tipo di leggi, la posizione kantiana annovera tuttavia tra le leggi di natura, in questo caso, le cosiddette leggi empiriche di natura (empirische Naturgesetze), anche gli enunciati che siano puramente singolari dal punto di vista logico, come nel caso del giudizio di esperienza riportato in precedenza.

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Su questa denominazione, cfr., in particolare, KdU, V 179, IV (95). KrV, B 232 (III 166; 166). 9 Pro., IV 312, 29 (72).

Posta in questo modo, la posizione di Kant porterebbe ad un ridimensionamento del ruolo che il criterio di universalit svolge nella definizione dello status nomologico dei giudizi empirici, dando cos risvolti importanti per quanto riguarda questo problema nelle scienze speciali della natura, particolarmente, in quelle del mondo vivente. Tuttavia, per capire a fondo le ragioni e le potenzialit insite nella posizione kantiana sullargomento, bisogna collocare questaspetto nel suo quadro filosofico pi proprio. Lesplicazione di questa posizione epistemologica peculiare costituisce ci che, a nostro avviso, ci porta alla delineazione di uno degli elementi pi interessanti nellapproccio di Kant al problema stesso delle leggi di natura. Non consideremo qui le ragioni di ordine strettamente logico-formale in questa posizione, le quali vengono messe in evidenza pi dettagliatamente nella presentazione kantiana della tavola dei giudizi nella Critica della ragion pura, bens puramente le ragioni di ordine epistemologico. Ebbene, la ragione epistemologica principale della nomologicit del giudizio di esperienza il sole riscalda la pietra consiste proprio nellessere determinato (bestimmt) come tale dallapplicazione della legge trascendentale corrispondente della causalit, data dallintelletto. , dunque, un certo tipo di riferimento che i giudizi empirici stabiliscono con le leggi di natura a priori dellintelletto ad assegnare ai primi lo status nomologico, a prescindere dalla questione della loro quantit logico-formale. Pi precisamente, la propriet di essere inclusi nellordine universale della natura, reso possibile dallintelletto, costituisce, a nostro avviso, il criterio nomologico in base al quale Kant ritenga legittimo riguardare anche un giudizio di esperienza del tipo descritto sopra come una legge empirica di natura: lintelletto, cos, il principio da cui ha origine lordine universale della natura [allgemeine Ordnung der Natur]: esso infatti tutti i fenomeni stringe sotto [fa8t unter] le sue proprie leggi, e cos pone gi a priori una prima esperienza (secondo la forma), e, in virt di questa, vien necessariamente sottomesso [unterworfen wird] alle leggi dellintelletto tutto ci che per esperienza sia conosciuto.10 La concezione kantiana dellordine universale della natura o, come la denomineremo in seguito, del sistema trascendentale (ST) contiene la stessa
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Ivi, IV 322, 38 (84).

soluzione che viene data al problema del livello trascendentale delle leggi di natura nella filosofia critica.11 A questo punto si pu stabilire in base a che cosa ed in che modo funzioni il livello trascendentale della nomologicit: Dato un giudizio empirico GEx, esso pu essere riguardato come una legge empirica di natura corrispondente LEx se e solo se incluso nel sistema trascendentale (ST) delle leggi di natura a priori dellintelletto. Cerchiamo ora di delineare in che cosa consistano le difficolt principali di questa soluzione. Come abbiamo precedentemente sottolineato, una prima difficolt del livello trascendentale nella soluzione kantiana al problema delle leggi di natura concerne le propriet delle quali gode (ST) stesso, ossia la modalit del rapporto tra le leggi di natura a priori dellintelletto ed i giudizi empirici e, inoltre, le conseguenze che questo tipo di rapporto possa avere sulla concezione della nomologicit trascendentale. Per quanto riguarda la modalit del rapporto in questione, le opere kantiane riportano diverse espressioni per specificarla. Per esempio, solo nei Prolegomeni si possono trovare termini come fondare oppure aggiungersi, entrambi, tuttavia, usati puramente come una prima approssimazione allargomento. In seguito vengono riportati i termini pi precisi, che diventano poi dun uso stabile e frequente nel resto della filosofia critica. Il passo seguente mette in evidenza luso che Kant fa di questultimo gruppo di termini, atti per specificare pi da vicino il rapporto dellassegnazione dello status nomologico ai giudizi empirici nella loro inclusione nel sistema trascendentale (ST) dellintelletto: il concetto di causa: esso determina lintuizione che gli si subordina [unter subsumirt] [] Il concetto di causa adunque un concetto puro dellintelletto, che affatto distinto da ogni percezione possibile e serve soltanto a determinare [bestimmen], riguardo al giudicare in generale, quella rappresentazione che

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Fra i diversi termini che Kant usa a questo proposito, abbiamo scelto il termine sistema trascendentale (transzendentales System), perch maggiormente in accordo con le altre opere kantiane, soprattutto con quelle successive ai Prolegomeni ed alla Critica della ragion pura, ossia la Prima introduzione alla Critica del Giudizio e la Critica della capacit di giudizio. Come vedremo in seguito, queste ultime si riveleranno fondamentali per uninterpretazione completa della soluzione che Kant d al problema della nomologicit delle generalizzazioni empiriche.

contenuta sotto [unter enthalten] di esso e a render possibile con ci un giudizio universalmente valido. Or prima che possa nascere da un giudizio percettivo un giudizio di esperienza, si richiede anzitutto che la percezione sia sussunta sotto [unter subsumirt] un tal concetto intellettivo.12 Dunque, le espressioni come essere contenuta sotto e, prima di tutto, essere sussunta sotto specificano la propriet di (ST) per quanto riguarda la modalit del rapporto tra gli enunciati in questione. In questo modo, il giudizio percettivo quando il sole rischiara la pietra, questa diventa calda pu essere incluso allinterno di (ST), proprio perch la rappresentazione empirica espressa con questo giudizio sussumibile sotto la legge a priori della causalit.13 Questa modalit si verifica ugualmente ed indistintamente in tutti i casi possibili in cui un giudizio percettivo si tramuta nel giudizio di esperienza corrispondente. Per quanto in base alla soluzione kantiana formulata con (ST) questultimo tipo di giudizi empirici possa essere riguardato come dotato dello status nomologico, tuttavia con ci non si stabilisce differenza alcuna tra le leggi empiriche di natura stesse. In altri termini, questo significa che in (ST) i giudizi empirici come, da una parte, il sole riscalda la pietra, la retta che congiunge un pianeta al sole descrive aree uguali in tempi uguali e, dallaltra, quello il vino rosso rovina le tovaglie bianche sono tutti equivalenti dal punto di vista della nomologicit trascendentale, perch ugualmente ed indistintamente sussumibili sotto le leggi di natura universali a priori dellintelletto. Risolvere questa difficolt epistemologica, individuando i criteri per una differenziazione nomologica di uninfinita molteplicit14 delle leggi empiriche di natura, sar, come si cercher di mostrare in seguito, uno dei compiti principali nellAppendice alla Dialettica trascendentale della Critica della ragion pura e nella terza Critica. Per delineare una seconda difficolt della soluzione kantiana data con (ST), la quale ha per il suo riferimento specifico la nomologicit propria delle generalizzazioni
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Pro., IV 300-01, 20 (59), corsivi miei. Per unanalisi degli elementi intermedi allinterno del rapporto preso qui sottesame, si veda: H.J.PATON, Kants Metaphysic of Experience. A Commentary on the First Half of the Kritik der reinen Vernunft, London 1965. 14 KdU, V 184, V (107).

empiriche sulle regolarit nel mondo vivente, si prenda in considerazione come esempio il giudizio seguente, tratto dalla Prima introduzione alla Critica del Giudizio: il cristallino dellocchio ha lo s c o p o [habe den Z w e c k] di produrre, mediante una seconda rifrazione dei raggi luminosi, la concentrazione in un punto della retina dellocchio dei raggi che si dipartono da un punto esterno.15 Fra le molteplici questioni che questo tipo di giudizi teleologici ha suscitato nelle interpretazioni della filosofia critica,16 riteniamo che le domande che mettono maggiormente in luce la seconda difficolt del livello trascendentale della nomologicit in Kant siano le seguenti: che cosa comporta, per quanto riguarda la specificazione dello status nomologico dei giudizi teleologici nello studio scientifico del vivente,17 il fatto che si debba necessariamente presupporre come condizione di possibilit dellesperienza empirica dei processi nel mondo vivente una forma trascendentale peculiare della causalit finale? C, tuttavia, nella soluzione kantiana al problema della nomologicit propria dei giudizi teleologici sulle regolarit biologiche qualche elemento di comunanza con la modalit con cui in generale vengono scoperte le leggi empiriche di natura? Queste domande, insieme con la prima difficolt della nomologicit trascendentale, ricevono unanalisi specifica e dettagliata nella Critica della capacit di giudizio e nello scritto ad essa inerente, ossia la Prima introduzione alla Critica del Giudizio. Esaminiamo prima quellelemento che, nella soluzione di Kant alle leggi di natura, affronta entrambe le difficolt menzionate del sistema trascendentale (ST). Lelemento corrispondente concerne la cosiddetta unit sintetica dellesperienza come sistema (synthetische Einheit der Erfahrung als System), un sistema che, nel nostro caso, riguarda le leggi empiriche di natura, al quale, per questa ragione, ci riferiremo in seguito con lindicazione (SE).
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E.E., XX 236 (127). Per una sintesi delle questioni sullargomento, cfr. H.GINSBORG, Kant on Understanding Organisms as Natural Purposes, in E.WATKINS (ed.), Kant and the Sciences, Oxford 2001, pp. 23158, in particolare, pp. 238-40. 17 Questultimo termine viene usato proprio per sottolineare il fatto che allepoca kantiana la biologia non esisteva ancora n terminologicamente sotto questo nome, n, peraltro, come ambito disciplinare autonomo della scienza della natura. Su questo e su altre questioni attinenti, si veda P.USTAR, La generazione e limpresa critica. La costituzione della filosofia kantiana della biologia, Verifiche, 30 (2001), pp. 75-136, cui si rimanda anche per la relativa bibliografia.

3.1.2

LA NOMOLOGICIT EMPIRICA

Come si cercato di mostrare sopra, la difficolt principale della soluzione di Kant al problema delle leggi di natura formulata con (ST) consiste nellequivalenza epistemologica di tutte le leggi empiriche di natura stabilite dal livello trascendentale della nomologicit. Per unanalisi del modo in cui Kant sciolga questa difficolt, introducendo una diversa concezione con la quale differenziare gli enunciati epistemologicamente significanti, riportiamo una descrizione kantiana molto preziosa della pratica scientifica dellepoca. In questesempio, nel quale vengono menzionate alcune delle leggi principali allinterno della fisica newtoniana, Kant ricorre alluso di tre principi trascendentali, dellomogeneit, della specificazione e dellaffinit, in base ai quali giungiamo, appunto, alla formazione dellunit del sistema delle leggi empiriche di natura corrispondenti, cio di (SE) stesso: se per es., da unesperienza (ancora non pienamente rettificata) c dato il corso dei pianeti come circolare, e troviamo talune differenze, noi le supponiamo derivanti da quello che pu, secondo una legge costante e attraverso tutti gli infiniti gradi intermedi, cangiare il circolo in una di queste orbite divergenti; cio i movimenti dei pianeti, che non sono circolo, sapprossimano in certo modo, pi o meno, alle propriet di esso, e cadono nellellissi. Le comete mostrano una differenza anche maggiore nei loro percorsi, poich esse (fin dove giunge losservazione) non si rivolgono mai in circolo; soltanto noi attribuiamo loro per congettura un movimento parabolico, che tuttavia affine allellissi e, quando lasse lungo di questo molto esteso, non pu in tutte le nostre osservazioni esserne distinto. Cos, dietro la guida di quei principi, noi giungiamo allunit della causa di tutte le leggi del loro movimento (gravitazione).18

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KrV, B 690-91 (III 438; 418).

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Per quanto lAppendice alla Dialettica trascendentale della Critica della ragion pura, della quale qui ci occuperemo in modo particolare, sia tutta incentrata sullargomento della fondazione trascendentale dei tre principi metodologici della scienza della natura ed, inoltre, sulle questioni di concordanza di questa fondazione con le posizioni espresse nelle altre parti della filosofia critica,19 tuttavia laspetto che riguarda da vicino il completamento della soluzione kantiana al problema delle leggi di natura un altro. Questaspetto risiede, infatti, nella formulazione del rapporto di questi principi con i giudizi empirici sulle regolarit osservate nella natura proprio nel loro tramutarsi ulteriormente dalle mere leggi empiriche di natura dal punto di vista di (ST) agli enunciati universali nomologici a pieno titolo in (SE). Lanalisi di questaspetto ci porter successivamente anche alla determinazione della questione di come e, prima di tutto, in base a quale propriet una legge empirica di natura riesca a compiere le sue funzioni epistemologiche basilari di spiegazione e predizione scientifiche. Le leggi empiriche di natura, alle quali Kant fa riferimento nel suo esempio del funzionamento della pratica scientifica, possono essere individuate e formulate nel modo seguente: (L1) (L2) (L2)* (L3) Tutte le comete con un asse molto esteso si muovono in percorsi Tutti i pianeti si muovono in orbite ellittiche. Tutti i pianeti si muovono in orbite circolari. Tutti i corpi dotati di massa si attragono reciprocamente.

(Bahnen) ellittici.

Per il fatto che lenunciato tutti i pianeti si muovono in orbite circolari riceva delle istanze empiriche negative relativamente alla sua validit, ossia troviamo talune differenze nel percorso delle orbite in questione, questenunciato compare sotto lindicazione (L2)* rispetto allenunciato corrispondente (L2), nei confronti del quale non ci sono, invece, segnalazioni delle istanze empiriche negative. Ora, linserimento stesso di (L1) nel campo dapplicazione di (L2) e, poi, di entrambi allinterno di (L3) viene riguardato nella filosofia critica come uno dei punti di

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Cfr. su tale argomento, ivi, B 691-92 (III 438-39; 418-19).

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partenza pi adeguati per una ricerca squisitamente filosofica.20 Secondo le linee generali dellapproccio trascendentale vanno esaminate, appunto, le condizioni di possibilit di tutto ci. Per quanto concerne, poi, specificamente il problema della nomologicit delle generalizzazioni empiriche, la condizione di possibilit corrispondente consiste nel modo in cui i tre principi metodologici della scienza della natura si riferiscono ai giudizi empirici costituiti dal livello trascendentale della nomologicit, cio dal sistema trascendentale (ST). , dunque, dietro la guida di questi principi che noi giungiamo allunit sintetica dellesperienza come sistema, ovvero il sistema delle leggi empiriche di natura (SE), nel nostro caso, il sistema [(L1), (L2), (L3)].21 Vediamo adesso, invece, in che modo la posizione di Kant possa essere sviluppata per fornirci dei criteri con cui valutare la nomologicit delle generalizzazioni empiriche nelle scienze della natura e, in particolare, nelle scienze del vivente. Largomento kantiano della fondazione trascendentale perviene a queste definizioni dei tre principi che rendono possibile la formazione di (SE): il principio dellomogeneit (O): nel molteplice di una esperienza possibile necessariamente presupposta una omogeneit (bench a priori non ne possiamo determinare il grado), perch senza di essa non sarebbero possibili concetti empirici, n quindi una esperienza22, il principio della specificazione (S): impone allintelletto di cercare sotto ogni specie che ci viene innanzi, un certo numero di sottospecie, e per ogni differenza un certo numero di differenze minori23,

Per un esame nellepistemologia contemporanea di alcuni dei punti problematici che il tema dellinserimento in questione comporta, si veda: M.DORATO, Il software delluniverso. Saggio sulle leggi di natura, Milano 2000, in particolare, pp. 142-43. 21 Tra le diverse questioni alle quali rimanda questa soluzione, la letteratura secondaria pi recente particolarmente attenta alla questione di un presunto induttivismo kantiano nella scoperta delle leggi empiriche di natura. Per un esame di quanto questultima posizione interpretativa trovi pochi riscontri nel pensiero kantiano, cfr. G.BONIOLO, Leggi trascendentali, metafisiche ed empiriche in Kant, cit., pp. 144-48; M.FRIEDMAN, Causal Laws and the Foundations of Natural Science, cit., pp. 161-99. 22 KrV, B 682 (III 433; 413). 23 Ivi, B 684 (III 434; 415).

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il principio dellaffinit (A) o della continuit delle forme nella natura: riunisce queste due [leggi, ovvero i principi (O) e (S)], prescrivendo, insieme con la suprema molteplicit, anche lomogeneit per un passaggio graduale da una specie allaltra24. Tuttavia, la funzione che questi principi svolgono relativamente alla formazione di (SE) pu sostanzialmente essere riguardata come ununificazione dei principi (S) e (O) nel principio dellaffinit (A). Ci sono diverse ragioni per questa significativa unificazione kantiana. A parte il fatto che (S) inerisce gi allaspetto dellinfinita molteplicit delle leggi empiriche di natura, il quale risulta dalla soluzione data con il livello della nomologicit trascendentale (ST), una seconda ragione viene chiamata in causa nella definizione di (A). Infatti, questa definizione sostiene, secondo la nota regola kantiana dellunificazione del secondo membro di una serie sotto il primo per derivare il terzo membro della stessa serie, la possibilit di ottenere (A), riguardando (S) sotto il profilo di (O).25 Mettendo in evidenza questunificazione si chiarisce maggiormente sia lesito al quale si perviene con lapplicazione dei principi in questione, sia il carattere trascendentale stesso della loro funzione con la quale lunificazione di (S) e (O) in (A) non fa altro che presegnare (vorzeichnen) la formazione di (SE): allora infatti tutte le molteplicit sono tra loro affini, poich tutte quante derivano da un genere unico attraverso tutti i gradi della determinazione sviluppata.26 Di conseguenza, questa condizione sta anche a fondamento della possibilit di (SE) nel caso delle leggi empiriche di natura (L1), (L2) e (L3). Ebbene, ci che a questo punto costituisce uno dei punti principali per quanto riguarda unanalisi dei vari livelli di nomologicit nella filosofia critica non risiede tanto nella modalit con cui il principio trascendentale (A) presegni lordine stesso dentro il quale vengono collocate le leggi empiriche del (SE) corrispondente, nel nostro caso, le leggi che fanno parte della teoria newtoniana della gravitazione universale, quanto nel modo in cui (A) possa essere adoperato nella soluzione della prima difficolt del livello della
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Ivi, B 688 (III 437; 417). In riferimento a ci si veda, per esempio, il caso con cui si ottengono i terzi membri della serie dei concetti puri dellintelletto; cfr. ivi, B 110-11, 11 (III 95-6; 99).

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nomologicit trascendentale, ossia lequivalenza nomologica delle leggi empiriche di natura sotto il profilo di (ST). In base allunificazione dei principi corrispondenti in (A) si pu ottenere la differenziazione seguente delle leggi empiriche in Kant: (1) sia il principio dellaffinit (A) indice della misura (M) in cui una legge empirica di natura (L) giunga a (SE); (2) data lassunzione kantiana che lestendibilit di (SE) sia illimitata, M di (SE) per una legge empirica (L) si stabilisce in relazione a M di (SE) di una legge empirica L; (3) dunque, le leggi empiriche (L) e (L), costituite entrambe come

nomologicamente equivalenti sotto il profilo di (ST), si differenziano, invece, luna dallaltra sotto il profilo di (SE), proprio perch (A) di (L) non equivalente ad (A) di (L). Per quanto con questo si risolva la difficolt in questione, tuttavia rimane ancora aperto il problema che caratterizza specificamente il livello della nomologicit empirica,27 ossia come e, soprattutto, in base a cosa una generalizzazione empirica sulle regolarit nella natura compia le proprie funzioni epistemologiche di spiegazione e predizione scientifica. proprio su questo punto che, a nostro avviso, si porta a compimento la differenziazione dellinfinita molteplicit delle leggi empiriche di natura. Nel passo dellAppendice, immediatamente successivo allesempio kantiano tratto dalla fisica newtoniana, Kant cerca di precisare le questioni relative alle funzioni epistemologiche che caratterizzano la nomologicit di una generalizzazione empirica, in questo caso, della legge newtoniana della gravitazione universale (L3): donde poscia cerchiamo di estendere le nostre conquiste, nonch di spiegare tutte le variet e le apparenti deviazioni da quelle regole, mediante lo stesso principio; e infine di aggiungere a dirittura pi che lesperienza non pu mai confermare, ossia
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Ivi, B 686 (III 435; 415-16).

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di concepire, secondo le regole dellaffinit stessa, certe orbite iperboliche di comete, in cui questi corpi abbandonano affatto il nostro mondo solare e, andando di sole in sole, riuniscono nel loro corso le parti pi lontane dun sistema del mondo che per noi senza limiti, stretto insieme da una e medesima forma motrice.28 Con la legge newtoniana della gravitazione universale (L3) si spiegano le regolarit di un tipo determinato nel movimento dei corpi celesti e la loro deviazione dalle orbite circolari, la quale ha dato delle instanze empiriche negative che non potevano pi essere sussunte sotto la legge empirica di natura corrispondente (L2)*. Sussumendo, dunque, gli eventi naturali sotto la legge empirica che riguarda la regolarit del movimento delle comete (L1), che, a sua volta, viene ulteriormente sussunta sotto la legge di Keplero sul movimento ellittico dei pianeti (L2) ed, infine, sotto (L3) stessa si effettua la spiegazione scientifica.29 Tuttavia, la funzione epistemologica che contraddistingue in misura decisamente maggiore le leggi empiriche di natura consiste nella predizione scientifica, che coincide con la capacit di estendere (ausdehnen) la loro validit a casi che non sono dati empiricamente. Limportanza specifica della predizione scientifica che una legge empirica mostra nei confronti degli eventi naturali viene sottolineata a pi riprese nellAppendice come uno dei punti filosofici pi intriganti, proprio perch conduce lintelletto oltre i limiti dellesperienza, cosa che costituisce, peraltro, uno dei problemi filosofici centrali in tutta la Critica della ragion pura. Ebbene, ci che sta a fondamento di possibilit di entrambe queste funzioni epistemologiche, ovvero quello donde poscia cerchiamo di predire e spiegare con successo gli eventi naturali, risiede, appunto, nel raggiungimento dellunit sintetica dellesperienza come sistema (SE) a partire da una legge empirica di natura. Pi si estende il raggiungimento sistematico di una legge empirica allinterno del (SE) corrispondente, pi diventa forte il suo status nomologico e, di conseguenza, pi riuscite le funzioni epistemologiche svolte. Ora, una strategia di tipo kantiano sul problema dellassegnazione della validit nomologica alle generalizzazioni empiriche
Quando ci si riferisce a questo livello di nomologicit in Kant non bisogna mai perdere di vista laspetto trascendentale nel suo approccio al problema delle leggi di natura, sia al livello di (ST) stesso, sia per quanto riguarda i principi (S), (O), unificati in (A), i quali rendono possibile (SE). 28 KrV, B 691 (III 438; 418). 29 Per una prima approssimazione alla concezione kantiana della spiegazione scientifica (Erklrung), intesa come una sussunzione degli eventi naturali sotto le leggi empiriche corrispondenti, si veda la
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sulle regolarit nella natura si basa, a nostro avviso, su unelaborazione della nozione di raggiungimento sistematico e dei singoli aspetti che questa nozione comporta. Abbiamo visto che una legge empirica di natura raggiunge (SE) nella misura in cui realizza il principio trascendentale dellaffinit (A), ossia unisca sotto di s altre leggi empiriche e, a sua volta, sia una conseguenza ottenuta con la cosiddetta determinazione sviluppata (erweiterte Bestimmung) dalle leggi di ununiversalit maggiore. Per esempio, nel caso riportato da Kant, la prima legge di Keplero (L2), da una parte, riunisce sotto di s non solo la legge sul movimento delle comete (L1), ma anche tutte le altre leggi empiriche sulle regolarit nei movimenti dei pianeti. Dallaltra parte, essa viene sussunta in un modo determinato sotto la legge della gravitazione universale di Newton (L3). Dunque possiamo definire la nozione di raggiungimento sistematico come la capacit della quale dispone una legge empirica di natura, la quale si manifesta nella produzione e nellunificazione della molteplicit delle leggi empiriche di universalit pi ristretta ed, inoltre, nel rendere possibile delle connessioni di un certo tipo con le leggi empiriche di natura di universalit maggiore. La strategia kantiana del raggiungimento sistematico costituisce anche il criterio che caratterizza specificamente il livello della nomologicit empirica, introducendo, di conseguenza, la differenziazione pi significativa nellinfinita molteplicit delle leggi empiriche di natura costituite da (ST). Per quanto con questo si risolva la difficolt principale della nomologicit puramente trascendentale, tuttavia si creano, nello stesso tempo, nuove questioni per la soluzione di Kant data con (SE). La prima questione concerne il tipo di rapporto tra una legge empirica di natura e le leggi empiriche di universalit maggiore. Se, da una parte, la scoperta di leggi pi universali sia risultato di uninvenzione dello spirito (Witz), dallaltra, una volta scoperte questultime, da esse si possono ottenere con un determinato passaggio metodologico le corrispondenti leggi empiriche di universalit pi ristretta. Per esempio, una volta scoperta (L3), da essa segue con la determinazione sviluppata la stessa (L2) dalla quale, peraltro, si partiti nella scoperta. Malgrado tutta la problematicit che circonda questa posizione nella filosofia critica, ci mostra anche la centralit della nozione di raggiungimento sistematico nella fondazione di una nomologicit propria degli enunciati empirici. Infatti, la capacit che una legge

sintesi contenuta nella sezione conclusiva della Fondazione della metafisica dei costumi, IV 459-63 (?).

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empirica di natura manifesta nella realizzazione di un grado di affinit tra le diverse regolarit osservate nella natura costituisce lindice del suo status nomologico. La seconda questione riguarda, invece, il tipo di rapporto sussistente tra, secondo la denominazione kantiana ereditata dalla soluzione data con (ST), una legge empirica di natura universale (allgemeine empirische Naturgesetze) e la molteplicit delle leggi empiriche di natura particolari (besondere empirische Naturgesetze), che la legge universale corrispondente produce con il tipo di rapporto descritto in precedenza e riunisce sotto di s. Conseguentemente, questa questione viene ricondotta nella filosofia critica al cosiddetto problema della verit o certezza empiriche (empirische Wahrheit oder Gewi8heit) delle generalizzazioni nella scienza della natura. Tra le diverse chiarificazioni che si trovano in Kant a questo proposito, riportiamo quella che mette di pi in luce le difficolt che crea per la nomologicit degli enunciati empirici universali la loro formazione a partire dai molteplici enunciati empirici particolari: il particolare certo, ma luniversalit della regola corrispondente a una tale conseguenza ancora un problema: allora si provano parecchi casi particolari, che sono tutti certi, se derivano dalla regola; e, in questo caso, se pare che tutti i casi particolari che si danno ne derivino, si conchiude per luniversalit della regola; e, dopo, da essa si conchiude a tutti i casi, anche se non sono dati in s.30 Si prenda come particolare di cui Kant parla lenunciato il pianeta x si muove nelle orbite ellittiche, che indicheremo con (l2) e come enunciato universale corrispondente la stessa prima legge di Keplero (L2) tutti i pianeti si muovono nelle orbite ellittiche. Mentre (l2) pu essere certo, ossia vero empiricamente, (L2) e, in generale, le leggi empiriche di natura universali per le ragioni che comporta luso della quantificazione universale degli enunciati empirici non possono essere ritenute tali. Allora in base a che cosa viene giustificata lassegnazione della validit nomologica a (L2) ed ad altri enunciati di questo genere?
KrV, B 674-75 (III 428-29; 409). Per una ricostruzione accurata del modo in cui questuso della ragione, che nella Critica della ragion pura Kant chiama luso ipotetico per via di idee, venga rielaborato nella Critica della capacit di giudizio, invece, nella prospettiva della capacit di giudizio riflettente, si veda: P.FAGGIOTTO, Nota sulla distinzione kantiana tra Giudizio naturale (riflettente) e Giudizio trascendentale (determinante), Verifiche, 19 (1990), pp. 3-11.
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A questo proposito fa vedere ancora una volta la sua importanza il ruolo della nozione di raggiungimento sistematico nella caratterizzazione della nomologicit specifica delle generalizzazioni empiriche. Infatti, proprio il rapporto che una legge empirica di natura universale stabilisce con la legge empirica ancora pi universale e tramite essa con tutte le altre leggi empiriche che a questultima afferiscono a giustificare luniversalit della legge in questione, ovvero la sua capacit di svolgere con successo le funzioni epistemologiche. Nel nostro caso ci significa che si riesce ad approssimare31 (L2) alla validit universale e, con ci, ad applicarla ai casi non dati empiricamente, proprio perch viene inserita nel campo di applicazione di (L3), cio di un sistema delle leggi empiriche di natura corrispondente (SE). In questo modo la certezza o la verit empiriche di una generalizzazione dipendono direttamente dal raggiungimento sistematico che con essa si riesce a stabilire. Fino a questo punto si cercato di individuare i vantaggi pi immediati dellapproccio kantiano alle generalizzazioni nomologiche. Tuttavia, la soluzione data con la nozione di raggiungimento sistematico comporta anche certe limitazioni, sottolineate ripetutamente sia nellAppendice, sia nella Prima introduzione alla Critica del Giudizio e nella Critica della capacit di giudizio. Queste limitazioni riguardano tutte il carattere meramente metodologico del sistema delle leggi empiriche di natura (SE). Per il raggiungimento sistematico di una legge empirica di natura in (SE) che sia valido meramente come metodo, Kant intende che questo serva di regola allintelletto.32 In altri termini, laddove lintelletto come capacit cognitiva si mostra insufficiente nel rendere possibile lesperienza empirica, cio nel caso della coerenza delle leggi empiriche di natura e, in quello pi importante, della spiegazione e predizione scientifiche, si gettano le basi di un altro sistema dellesperienza, appunto, (SE). Di conseguenza, chiameremo il tipo di necessit di cui gode una legge empirica di natura allinterno di (SE) una necessit metodologica, poich serve ad immettere coerenza e, soprattutto, ad estendere la conoscenza (Erkenntnis) dellintelletto. Per quanto (SE) sia da Kant destinato esclusivamente alluso dellintelletto nello scioglimento delle difficolt di (ST) ed allampliamento cognitivo, tuttavia la soluzione data con la nozione di raggiungimento sistematico e con (SE) si mostra particolarmente adatta per affrontare il problema delle leggi empiriche nelle scienze
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Cfr. su questo termine, KrV, B 675 (III 429; 410). Ivi, B 673 (III 428; 409).

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del vivente. Da parte sua, la filosofia critica d due ragioni principali per questo: (1) linsufficienza dellintelletto nei confronti della possibilit dellesperienza dei rapporti causali nei processi fondamentali del mondo vivente e (2) un carattere metodologico peculiare con il quale le scienze del vivente si distinguono dalle altre scienze della natura.33 Si cercher di vedere in seguito in che modo, intendendo la nomologicit empirica proprio nel senso metodologico menzionato, si possa caratterizzare specificamente lo status nomologico che Kant assegna ai giudizi empirici sulle regolarit nel mondo vivente.

3.1.3

LA NOMOLOGICIT METODOLOGICA DEGLI ENUNCIATI SUL VIVENTE

Riprendiamo la seconda difficolt del sistema trascendentale (ST), la quale consiste nel ricorso ad una legge della causalit diversa da quella propria dellintelletto nella formazione dellesperienza nellindagine scientifica sul mondo vivente. Uno degli esempi pi significativi che Kant estrae a questo proposito dalla pratica scientifica della fisiologia quello riportato precedentemente sulla funzione biologica del cristallino dellocchio. Qui lo riportiamo, invece, inserito nel contesto dei risultati principali raggiunti da una filosofia della biologia proposta dalla posizione critica: cos, ad esempio, quando si dice che il cristallino dellocchio ha lo s c o p o [habe den Z w e c k] di produrre, mediante una seconda rifrazione dei raggi luminosi, la concentrazione in un punto della retina dellocchio dei raggi che si dipartono da un punto esterno, con ci si intende soltanto che, nel pensare alla produzione dellocchio da parte della natura, si immette la rappresentazione di un fine, perch tale idea serve da principio per guidare lindagine sullocchio, riguardo alla parte suddetta, considerando anche i mezzi che si possono escogitare per produrre quelleffetto.34

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Su (2) nel contesto dello sviluppo dellepistemologia di Kant relativa alle scienze del vivente, si veda P.USTAR, La generazione e limpresa critica, cit., pp. 75-136. 34 E.E., XX 236 (127).

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Per il tipo di rapporti causali tra le entit nei processi propri del mondo vivente, Kant ritiene, dunque, che ci sia bisogno di presupporre (voraussetzen), come condizione necessaria di possibilit dellesperienza delle indagini scientifiche sui processi in questione, una legge trascendentale di una forma peculiare di causalit finale.35 Questa legge sta a fondamento di tutti i giudizi empirici sulle regolarit nel mondo vivente, come, per esempio, vale nel caso del giudizio teleologico riportato relativamente al comportamento del cristallino dellocchio nel processo fisiologico generale della visione. Tuttavia, a differenza del sistema trascendentale (ST) dellintelletto, il sistema corrispondente ad una legge trascendentale della causalit finale, relativo, invece, alla capacit di giudizio riflettente, non assegna la nomologicit ai giudizi empirici in questione, bens rappresenta meramente una sorta di espediente metodologico attraverso il quale noi giungiamo alla conoscenza empirica dei processi in questione. Si indichi con (GTx) il giudizio teleologico sulla funzione del cristallino dellocchio e con (STf) il sistema trascendentale della causalit finale. Ora, la difficolt principale consiste a questo punto proprio nella soluzione del modo in cui (GTx) possa essere ritenuto una legge empirica di natura corrispondente (LEx). Per lo pi, bisogna vedere in base a che cosa (GTx) riguardato come (LEx) compia effettivamente le funzioni epistemologiche di spiegazione e predizione scientifiche. Escludiamo dapprima alcune possibilit dal modo in cui si possa dare una soluzione a questa difficolt. Leliminazione di una prima possibilit. (GTx) non pu essere considerato una legge empirica di natura (LEx) in virt di se stesso, ovvero in virt di una nomologicit che si basi sulle propriet disposizionali inerenti al predicato avere lo scopo.36 La prima possibilit pu, tuttavia, difficilmente essere annoverata tra le strategie di tipo kantiano al problema delle leggi di natura nelle scienze biologiche, perch (GTx) ottiene lo status nomologico senza essere incluso in nessuno dei sistemi dellunit dellesperienza, cosa che unicamente, come abbiamo visto sopra, assegna la nomologicit ai giudizi empirici. Leliminazione di una seconda possibilit. Si gi visto che linclusione di (GTx) nel sistema trascendentale della legge della causalit finale (STf) non tramuta il
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Cfr. KdU, V 370, 64 (587).

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giudizio empirico in questione nella legge empirica di natura corrispondente (LEx). Si consideri, allora, analogamente allesistenza del sistema delle leggi empiriche di natura (SE), un sistema dei giudizi teleologici (SEf). Si pu dire che (GTx) diventa nomologico con il suo inserimento in (SEf)? Tenendo conto dei risultati che abbiamo raggiunto nella delineazione di una strategia kantiana allargomento, la risposta a questa domanda deve essere negativa per le ragioni seguenti: (1) (SE) concerne le leggi empiriche di natura che sono gi costituite come tali da (ST) oppure ne scopre altre riferendosi pur sempre alle leggi empiriche particolari; (2) il raggiungimento sistematico che GTx riesce a stabilire con degli altri giudizi teleologici non rimuove la sua incapacit originaria nel dare spiegazioni e predizioni scientifiche ed, infine, (3) c un unico (SE) e, quindi, un eventuale (SEf) va pensato come incluso allinterno del primo. Eliminando queste due possibilit sembra che si pervenga alla conclusione che tutti i giudizi empirici delle scienze del vivente, i quali per le loro caratteristiche specifiche devono essere teleologici, non possano godere di uno status nomologico. Di conseguenza, con ci Kant si annoverebbe tra coloro che sostengono la tesi di una non nomologicit costitutiva degli enunciati che vertono sulle regolarit nel mondo vivente. Con una terza possibilit, si cercher di mostrare che si pu, tuttavia, individuare nella proposta di Kant un senso ben preciso con cui intendere la nomologicit propria degli enunciati sui processi che contraddistinguono il funzionamento del mondo vivente. Verso una terza possibilit. Per quanto riguarda il rapporto alla nomologicit trascendentale di (ST) dellintelletto, (GTx) risulta essere uguale ad una legge empirica di natura universale. Si prenda, per esempio, la prima legge di Keplero (L2) tutti i pianeti si muovono in orbite ellittiche e (GTx) stesso che verte sul funzionamento fisiologico del cristallino dellocchio. Ebbene, (GTx) uguale a (L2) esattamente nel punto in cui entrambi i tipi di enunciato sono formulati per supplire ad una carenza costitutiva del sistema trascendentale delle leggi a priori universali dellintelletto. Questo ruolo metodologico svolto ugualmente da (GTx) e (L2) riguarda, appunto, una fondazione del passaggio legittimo al di l dellesperienza empirica data, ovvero la coerenza nellinfinit molteplicit delle leggi empiriche di
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Questa sostanzialmente la proposta della Ginsborg, in cui lAutrice denomina questo tipo di nomologicit, specifico degli enunciati in biologia, come una nomologicit di tipo normativo; cfr. H.GINSBORG, Kant on Understanding Organisms as Natural Purposes, cit., pp. 248-54.

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natura e, soprattutto, le funzioni epistemologiche, come quella della predizione scientifica, che con una legge empirica riusciamo a fare. In questo modo, (GTx), come, inoltre, (L2), possiede una nomologicit meramente metodologica che vale, appunto, solo in quanto serve allintelletto nellampliamento della conoscenza delle regolarit osservate nella natura. Tra (L2) e (GTx) c, tuttavia, una differenza fondamentale. Mentre in base al raggiungimento sistematico che (L2) ottiene allinterno del sistema delle leggi empiriche di natura (SE), riusciamo a spiegare e predire con successo gli eventi naturali corrispondenti, questo, invece, non il caso con (GTx). Risolvendo questa questione si individua la nomologicit che viene assegnata specificamente agli enunciati sul mondo vivente rispetto a ci che vale nel campo delle altre scienze della natura. Si torni a questo proposito allesempio che Kant riporta dalla pratica della scienza fisiologica. Lenunciato (GTx) sulla funzione fisiologica del cristallino dellocchio nel processo della visione, peraltro, si riferisce direttamente agli enunciati appartenenti originariamente alle altre scienze, in questo caso, allottica fisica. A differenza del giudizio teleologico (GTx), gli enunciati in questione soddisfano tutti i requisiti richiesti dalla filosofia della scienza di Kant per lo status della nomologicit empirica a tutti gli effetti. Ora, (GTx) pu guidare lindagine sullocchio se e solo se riferito ad un sistema delle leggi emipiriche di natura (SE), come, in questo esempio, quello relativo alle leggi sulla rifrazione ottica. Proprio il raggiungimento sistematico di questo tipo peculiare (eigentmlich) anche ci in base al quale un giudizio teleologico sulle regolarit nel mondo vivente riesce a compiere le funzioni epistemologiche basilari ed, inoltre, a progettare un certo tipo di intervento, come relativamente a (GTx), considerando anche i mezzi che si possono escogitare per produrre quelleffetto. Questo, a nostro avviso, in nuce un senso in cui si pu individuare in Kant la nomologicit che viene assegnata specificamente agli enunciati nelle scienze del vivente, in particolare, quelle che afferiscono alla scienza fisiologica.37

Per una ricostruzione della presenza e dellimportanza dei vari aspetti della metodologia scientifica nello sviluppo della filosofia critica, si veda: R.E.BUTTS, Kant and the Double Government Methodology. Supersensibility and Method in Kants Philosophy of Science, Dordrecht 1986; P.VASCONI, Sistema delle scienze naturali e unit della conoscenza nellultimo Kant, Firenze 1999; C.ZUMBACH, The Trascendent Science. Kants Conception of Biological Methodology, The Hague 1984.

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Nellultimo paragrafo si cercher di sviluppare una strategia per la nomologicit degli enunciati nelle scienze biologiche, in particolare, nella genetica molecolare. A fondamento di questa strategia accoglieremo la proposta che abbiamo individuato nella soluzione di Kant alle difficolt relative alle leggi empiriche di natura.

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