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10 agosto 1860, i fatti di Bronte


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10 agosto 1860, i fatti di Bronte (#p6458)


da Prius 10/04/2011, 23:13

Visto che in questo forum - cos come anche nelle sue precedenti incarnazioni - abbiamo sempre cercato di sfatare un po' di mitologia anti-unitaria - laddve necessario e storicamente veritiero, ovviamente -, riterrei di pubblico interesse esaminare la questione della strage di Bronte. Episodio continuamente tirato in ballo da tanti per screditare Garibaldi, ignari che la "strage" non si riferisce in realt ai cinque insorti fucilati da Nino Bixio, bens ai sedici civili da questi trucidati... Iniziando con la voce semi-ufficiale di internet, l'enciclopedia "aperta" wikipedia. Ecco cosa riporta (notare la citazione di Gigi Di Fiore che, senza alcun documento probante in tal senso, attribuisce arbitrariamente a Garibaldi una volont nei fatti indimostrabile): Strage di Bronte La Strage di Bronte fu un eccidio di 16 civili, compiuto a Bronte da contadini e la conseguente repressione di un battaglione dell'esercito meridionale comandato da Nino Bixio, che fucil cinque persone nell'agosto del 1860. I fatti di Bronte Dopo lo sbarco de i Mille, nell'entroterra siciliano si erano accese molte speranze di riscatto sociale da parte soprattutto della media borghesia e delle classi meno abbienti. A Bronte, sulle pendici dell'Etna, la contrapposizione era forte fra la nobilt latifondista rappresentata dalla britannica Ducea di Nelson, dalla propriet terriera, dal clero locale e dalla societ civile. Il 2 agosto al malcontento popolare si aggiunsero diversi sbandati e persone provenienti dai paesi limitrofi, tra i quali il capo dei carbonai Calogero Gasparazzo,[1] e scatt la scintilla dell'insurrezione sociale. Fu cos che vennero appiccate le fiamme a decine di case, al teatro e allarchivio comunale. Quindi inizi una caccia all'uomo e ben sedici furono i gli uccisi[2] fra nobili, ufficiali e civili, prima che la rivolta si placasse.

Il Comitato di guerra, creato in maggio per volere di Garibaldi e Crispi, dopo l'eccidio di Partinico, allo scopo di evitare altre sanguinose rese dei conti, decise di inviare un distaccamento a Bronte per sedare la rivolta e fare giustizia in modo esemplare. Per riportare l'ordine giunse un battaglione di garibaldini agli ordini di Nino Bixio. Secondo Gigi Di Fiore (Controstoria dell'unit d'Italia) e altri studiosi, gli intenti di Garibaldi probabilmente non erano solo volti al mantenimento dell'ordine pubblico, ma anche a proteggere gli interessi dell'Inghilterra (Bronte apparteneva agli eredi di Nelson), e soprattutto a calmarne l'opinione pubblica. Quando Bixio inizi la propria inchiesta sui fatti accaduti larga parte dei responsabili era fuggita altrove, mentre alcuni ufficiali colsero l'occasione per accusare gli avversari politici. Il tribunale misto di guerra in un processo durato meno di quattro ore giudic ben 150 persone e condann alla pena capitale l'avvocato Nicol Lombardo (che era stato acclamato sindaco dopo l'eccidio), insieme ad altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri, Nunzio Samperi. La sentenza venne eseguita mediante fucilazione il 10 agosto, all'alba. Dopo Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno os muoversi (Cesare Abba, Da Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille) Alla luce delle successive ricostruzioni storiche si appurato come Lombardo fosse totalmente estraneo alla rivolta e invitato a fuggire da pi parti si sarebbe rifiutato per poter difendere il proprio onore. Nunzio Ciraldo Fraiunco era non capace d'intendere e di volere, malato di demenza.[4] Nella novella verghiana Libert (Novelle rusticane), viene ripreso il tema della strage, secondo Sciascia in chiave apologetica per Bixio e i garibaldini, e di accentuazione delle responsabilit dei rivoltosi:[5] l'omissione della presenza storica dell'avvocato Radice, e soprattutto la trasformazione letteraria del "pazzo del paese" (tra i condannati a morte di Bixio) in "nano", per attenuare la gravit della condanna capitale di un innocente per giunta non in pieno possesso delle sue facolt mentali.[6] Note [1]Mario Musumeci, Sergio Toffetti, Da la presa di Roma a Il piccolo garibaldino..., Gangemi 2007, p.111 [2] http://www.bronteinsieme.it/2st/mo_601.html
(http://www.bronteinsieme.it/2st/mo_601.html)

[3] http://www.bronteinsieme.it/2st/mo_601.html
(http://www.bronteinsieme.it/2st/mo_601.html)

[4] http://www.editorialeagora.it/rw/articoli/34.pdf
(http://www.editorialeagora.it/rw/articoli/34.pdf)

[5] Leonardo Sciascia, La mistificazione di Verga in nome dellarte e della patria (Corriere della Sera, corriere.it, dallintroduzione del 1963 al libro Nino Bixio a Bronte di B. Radice) http://www.corriere.it/cultura/speciali ... aabe.shtml
(http://www.corriere.it/cultura/speciali/2010/visioni-d-italia/notizie/25-sciascia-mistificazione-

verga_634502d4-a789-11df-9159-00144f02aabe.shtml)

[6] Ibidem http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bronte (http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bronte) Vorrei a questo punto far notare come il battaglione appartenente all'"esercito meridionale" forza armata che si costitu conseguentemente alla Spedizione dei Mille - al comando di Nino Bixio che interven per sedare la rivolta e giustiziare gli assassini, era composto da volontari italiani prevalentemente meridionali. Sull'episodio i soliti mestatori anti-nazionali comunisti e progressistume vario fecero nel 1972 anche un film: Bronte. Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato, diretto da Florestano Vancini, regista noto per il suo impegno politico a sinistra con film sull'assassinio di Matteotti, la resistenza partigiana e le crisi dei comunisti negli anni sessanta. Vorrei infine riportare i secondo me ottimi interventi - e relative risposte - che il forumista Bisentium sostenne sull'argomento in altro forum:

ti vorrei ricordare che a Bronte il socialista risorgimentale,come hai chiamato Garibaldi, ha fatto sterminare contadini che rivendicavano diritti sociali e la propriet delle terre che lavoravano

Bisentium:Il discorso molto pi complesso... A Bronte i contadini insorti non erano degli angioletti: dettero luogo a sevizie e stragi vere e proprie nei confronti dei contadini possidenti e dei proprietari terrieri. Questo non perseguire la giustizia sociale, ma abbandonarsi a istinti e pulsioni bestiali. In tempi e scenari di guerra, si sa, piaccia o non piaccia, qualsiasi comandante militare deve mantenere l'ordine, se necessario anche con esecuzioni sommarie. Infatti secondo me sempre stato dato troppo peso a quell'episodio, decontestualizzandolo totalmente dalle responsabilit gravissime degli insorti e dalla situazione bellica, a mio parere in malafede da parte di storici clericali o marxisti che hanno voluto strumentalizzare l'episodio. Che il popolo siciliano fosse in maggioranza con Garibaldi lo prova la facilit con cui riusc a prendere possesso dell'Isola, grazie al reclutamento di decine di migliaia di volontari siciliani che lo seguirono fino al Volturno, nonch il consenso verso i provvedimenti sociali presi dallo stesso Garibaldi come dittatore della Sicilia. Proseguo citando un mio precedente intervento su questo forum: "Sul libro Tortuga, Adinolfi scrive che Garibaldi molto amato e molto odiato: amato per quello che ha fatto lui, odiato per quello che hanno fatto i Savoia dopo di lui. Secondo me proprio cos. Garibaldi era amato dai meridionali durante la spedizione dei Mille e la dittatura del 1860; prese provvedimenti di rilevanza sociale, arruol decine di migliaia di siciliani e meridionali nell'esercito delle camicie rosse e (per far capire quanto un vecchio schematismo Tradizione vs. Antitradizione alla Malinsky fosse infondato storicamente) al suo arrivo a Napoli i rappresentanti della filiale partenopea della Banca Rotschild se la dettero frettolosamente a gambe. I danni li ha fatti, dopo la frettolosa liquidazione del Generale che fu mandato a Caprera, l'atteggiamento repressivo e miope della casta militare e politica sabauda.

Anche se, a onor del vero, sul fuoco del banditisimo e della guerra civile (peraltro fenomeno endemico nel Mezzogiorno) soffiavano i Borbone detronizzati, molte monarchie reazionarie d'Europa (in primis gli Asburgo) e il nemico secolare d'Italia: il potere temporale dei papi. Ma non va sopravvalutata la pur vasta partecipazione al fenomeno del banditismo: la maggior parte dei meridionali accett l'unificazione (soprattutto i Siciliani che non avevano mai accettato l'assorbimento amministrativo del loro vecchio regno nel Regno delle Due Sicilie). In ogni caso, viva l'Italia unita, viva il Risorgimento e viva Garibaldi! " Hirpus: E guarda caso, un certo "revisionismo" antirisorgimentale promosso anche da enclave culturali ben precise. Si veda, ad esempio, la recente rivalutazione della trasposizione cinematografica dell'episodio citato di Bronte, il film di Florestano Vancini "Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato" (1972). E si veda chi Florestano Vancini Bisentium: Nell'agosto 1860, a Bronte, di fronte di 16 persone assassinate, numerosi feriti, decine di case bruciate, compresi il teatro e l'archivio comunale, Nino Bixio si limit - con estrema moderazione - a condannare a morte i soli cinque organizzatori della sommossa. E come dicevo prima "In tempi e scenari di guerra, si sa, piaccia o non piaccia, qualsiasi comandante militare deve mantenere l'ordine, se necessario anche con esecuzioni sommarie". Il vero massacro di Bronte stato quello fatto dagli insorti, non le cinque fucilazioni di Bixio. Hirpus: Nella singolare re-interpretazione data alla vicenda, il "massacro" di Bixio sarebbe stato attuato per proteggere le propriet della dei Nelson e quindi gli interessi inglesi... l'ossessione complottista del volere vedere i garibaldini a tutti i costi come "mazzieri" di qualcuno. Il Tolemaico: Interessante notare come questa interpretazione del Risorgimento come fenomeno d'lite ripeta paro paro analisi come quella gramsciana della ''rivoluzione passiva'' o quella gobettiana del ''fascismo come autobiografia della nazione''. Cio sia in fondo un'analisi antifascista. Inoltre un'analisi smentita con ottimi argomenti anche da storici di primo piano del Risorgimento, quali Banti e Ginsborg nel volume 22 degli Annali della Storia d'Italia pubblicata da Einaudi, volume dedicato proprio al Risorgimento. Top

Re: 10 agosto 1860, i fatti di Bronte (#p6465)


da Prius 10/04/2011, 23:36

Interessante sarebbe a questo punto, dopo aver facilmente smascherata l'ennesima falsificazione anti-risorgimentale, conoscere le prove documentariali che secondo Gigi Di Fiore e "altri studiosi", proverebbero che l'intervento di Nino Bixio fu voluto da Garibaldi per proteggere gli interessi dell'Inghilterra. Top

Re: 10 agosto 1860, i fatti di Bronte (#p6467)

da Prius 10/04/2011, 23:43

Il quotidiano "La Repubblica", voce storica della sinistra italiana oggi decaduta a macchietta anti-berlusconiana, ci regala l'ennesima perla di una lunga serie (della serie "Parlare di quello che si conosce"...). Rinasce 'Bronte', il film verit sull' altra faccia del Risorgimento di ALBERTO BONANNO La Repubblica, 20 gennaio 2002, pagina 10, sezione: PALERMO "Bronte", ovvero quando il cinema si fa storia. Il film di Florestano Vancini, la controversa "Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato", come spiega il sottotitolo, risorge adesso dopo trent' anni. La pellicola originale stata appena restaurata dalla Cineteca nazionale e sar proiettata in prima nazionale mercoled a Catania, il giorno dopo a Palermo (alle 20 all' Astoria) e venerd a Siracusa. Ed l' occasione per riportare lo sguardo su una delle opere simbolo pi significative del cinema italiano del dopoguerra, l' unica - insieme ai dialoghi di "La smania addosso" di Marcello Andrei - sceneggiata dal maestro di Regalpetra. Cessate le pruderie storiche e le reticenze con cui la verit fu celata nel buon nome di

la vera storia del massacro, ordinato nell' agosto 1860 da Nino Bixio, in cui 150 contadini vennero passati per le armi dopo un processo neppure sommario. Erano colpevoli di una insurrezione contro la borghesia latifondista che
Garibaldi, proprio il film di Vancini a raccontare

rischiava di ostacolare l' impresa garibaldina. "Bronte" (il cui cast comprende Ivo Garrani, Mariano Rigillo e un nutrito drappello di attori slavi dovuti alla coproduzione istriana), film ma anche, se non soprattutto, documento puntiglioso, realizzato con l' attenzione di chi ha sempre amato andare in fondo alle cose - spiega Vancini, 75 anni e la verve di chi non ha mai spento il cervello - e si sempre interrogato per capire cosa ci fosse dietro i fatti. E con la cura di chi per la storia, vista nell' ottica della verit, o di ci che sia a essa pi vicino, nutre una vera passione. Cos per anni e anni lo stesso Vancini lo ha raccontato alle scuole italiane. Documento scomodo e dalla gestazione difficile, che rende l' idea di cosa significasse fare la controstoria seppure con il solo intento di raccontare i fatti con il massimo rigore appena cinquanta anni fa. Vancini attese infatti pi di dieci anni per vedere realizzato un film che soffr le defezioni dei produttori - Rai compresa, che ne volle fare uno sceneggiato televisivo, poi mai trasmesso e ritrasformato in film - e scont la pena di trovarsi fuori dal giro dei potentati delle lobby che aprivano le porte dei principali festival (Come Cannes - racconta Vancini - dove il film non fu neppure visionato). L' idea di un film sui fatti di Bronte nata da Verga, un autore per il quale presi una cotta memorabile - spiega Vancini - e risale ai primi anni Cinquanta, quando in Sicilia stavo girando dei documentari. Fu la novella "Libert" che mi colp in modo particolare. Era l' unica pagina di Verga velata da una certa vaghezza. Lui, che descriveva ogni particolare minuziosamente, quella volta parlava di "un generale", "un paese"~ Chiesi lumi a un professore catanese di lettere che conosceva bene Verga, e mi

un massacro compiuto durante l' avanzata garibaldina a danno di un gruppo di miserabili ridotti alla fame dai latifondisti che spalleggiavano la dittatura. Furono uccisi 150 rivoltosi, e tra essi
spieg che "Libert" si ispirava ai fatti di Bronte. Era un episodio buio, c'erano avvocati di idee liberali e poveri mentecatti che avevano preso parte alla rivoluzione quasi per gioco. Fatti che rimasero a lungo assenti dai libri di storia, oscurati dalla figura

eroica di Garibaldi. Ricostruire l'accaduto fu un' impresa - racconta Vancini - perch su quanto era realmente successo regnavano silenzio e reticenza di cui era stato vittima persino Verga. Tra il 1960 e il ' 61, quando il progetto divenne concreto, con Fabio Carpi e Benedetto Benedetti avevamo condotto una ricerca molto accurata. Ci sentivamo preparati al massimo sia su quei fatti storici, che anche sulla cultura e sulla letteratura siciliana, che conoscevamo a fondo. Benedetti aveva rintracciato gli atti dei processi, quello di Bronte che volevamo raccontare e quello ai responsabili del massacro, che si era celebrato a Catania nel 1863. Trov anche il volume di un brontese, Benedetto Radice, che raccontava minuziosamente l' accaduto, e scritti che aggiungevano dettagli alla vicenda. Tuttavia, c' era qualcosa che continuava a sfuggirci. Era qualcosa di inafferrabile, di indefinito, che ci sfuggiva perch sia Fabio che io eravamo due cittadini del Nord. Ci voleva la capacit di leggere tra le righe di quegli atti e di quelle cronache, di farlo come avrebbe fatto un siciliano. E il contributo determinante lo diede Leonardo Sciascia. Sia le "Parrocchie di Regalpetra" che "Gli zii di Sicilia" erano suoi libri che non ci erano sfuggiti. Leonardo partecipava alle riunioni in silenzio, parlava appena. Poi tornava l' indomani con un po' di pagine dattiloscritte. Illuminanti. Oggi Vancini parla di "Bronte", che alla fine vide la luce nel 1972, come di un' opera riuscita, indubbiamente, al di l della visione pessimistica o meno della storia. Certo - prosegue - che non amo il cinema celebrativo, agiografico e cos come per "Il delitto Matteotti", altro mio film di argomento storico, ho solo cercato di raccontare le cose dal rovescio della medaglia. E chiss quanti altri "Bronte" potrebbero nascere se la storia venisse riletta con obiettivit. Ma la storia andrebbe allora riscritta, e sarebbe forse troppo scomodo. http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... accia.html
(http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/01/20/rinasce-bronte-il-filmverita-sullaltra-faccia.html)

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Re: 10 agosto 1860, i fatti di Bronte (#p6470)


da Prius 11/04/2011, 0:01

Un altro episodio poco noto che qui interessante ricordare. Sia per far comprendere una volta di pi la profonda umanit del Generale, che per rimarcare le vessazioni contro la popolazione operate dai soldati borbonici e il profondo attaccamento - ironica eh - della popolazione siciliana al Trono dei Borbone... Eccidio di Partinico L' eccidio di Partinico un episodio della Spedizione dei Mille, avvenuto il 16 maggio 1860. Dopo la sconfitta di Calatafimi, alla mezzanotte del 15 maggio 1860 le truppe del generale Lanza, ritiratesi nell'abitato di Calatafimi, ricevettero l'ordine di mettersi in marcia per raggiungere Palermo. La ritirata fu un capolavoro di disorganizzazione che vide i reparti ippotrainati di carriaggi e artiglieria mescolati alla fanteria e ben presto superarla, lasciando i battaglioni senza viveri. Ci spinse i militari a usare il solito mezzo della requisizioni forzate, piegando la resistenza dei contadini con uccisioni e incendi. La notizia della sconfitta borbonica si era diffusa rapidamente nell'area, spesso accompagnata

da mirabolanti particolari che dipingevano i garibaldini come esseri sovrannaturali e invincibili, fomentando il sentimento di rivolta nella popolazione siciliana. La sera del 16 maggio, una delle formazioni borboniche giunse a Partinico, cittadina posta ad una cinquantina di chilometri a occidente di Palermo, all'epoca di circa 20.000 abitanti, dove le notizie della battaglia e dei successivi saccheggi operati dai militari in fuga, avevano destato un insieme di tripudio e di grande preoccupazione. I partinicoti, speranzosi nell'arrivo dei garibaldini, avevano deciso di difendere le loro povere scorte alimentari e di resistere alle requisizioni. Quando il reparto borbonico giunse nella via principale del paese, fu accolto dai colpi di fucile della popolazione asserragliatasi nelle case e costretto ad una fuga precipitosa e scomposta, lasciando nelle mani degli insorti diversi feriti e prigionieri. Inebriati dalla facile quanto inattesa vittoria, i partinicoti si abbandonarono a orrendi atti di ferocia, uccidendo i borbonici caduti in loro mano e poi straziandone i corpi in una sorta di primitivo rito tribale. Il bilancio fu di 40 soldati trucidati e 15 prigionieri da consegnare come trofeo ai garibaldini. Lo spettacolo offerto a Garibaldi, giunto a Partinico due giorni dopo, fu cos commentato dal generale: Noi trovammo i cadaveri dei soldati borbonici, per le vie, divorati dai cani... Eran cadaveri d'italiani da italiani sgozzati che, se cresciuti alla vita da liberi cittadini, avrebbero servito efficacemente la causa del loro oppresso paese; ed invece, come frutto dell'odio suscitato dai loro perversi padroni, essi finivano straziati, sbranati dai loro propri fratelli... Nell'impossibilit di prendere provvedimenti, Garibaldi accett la cittadinanza offertagli dal consiglio comunale di Partinico, ma la notte stessa diede ordine a Francesco Crispi di formare un Comitato di guerra con poteri giudiziari che fosse in grado di imporre un minimo di legalit e soffocare le altre prevedibili vendette popolari, come in effetti avvenne a Bronte poche settimane pi tardi. http://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Partinico
(http://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Partinico)

1861-2011 Visioni d' Italia Dopo Calatafimi Uno scenario di rivolte e vendette durante la fuga del generale Landi verso Palermo

Garibaldi e la piet per i nemici Fratelli sbranati dai fratelli

Il miserabile spettacolo dei cadaveri dei soldati borbonici. Si erano diffuse le pi singolari leggende, c' era chi asseriva di aver visto le pallottole dei fucili rimbalzare sui corpi dei volontari. Un testimone di Partinico vide mucchi di morti enfiati e bruciacchiati... E tenendosi per mano vi danzavano attorno fanciulle scapigliate come furie L' impressione che l' esito della battaglia di Calatafimi - vinta il 15 giugno 1860 da millecinquecento garibaldini e picciotti contro un numero di poco superiore di soldati bene

armati del generale borbonico Francesco Landi - aveva scosso nel profondo la popolazione siciliana venne da molti segnali. Nel percorso fino ad Alcamo, e poi verso Partinico, Giuseppe Garibaldi fu accolto come un trionfatore. Correvano di bocca in bocca le pi singolari leggende, come quella di chi asseriva di aver visto che le pallottole dei fucili rimbalzavano sui corpi dei volontari, senza scalfirli. Il segno probabilmente pi significativo, certo il pi lugubre, del mutamento nei rapporti fra popolazione e truppe borboniche occupanti venne durante l' attraversamento di Partinico da parte della colonna del generale Landi che si stava ritirando verso Palermo. I battaglioni - raccont nel suo appassionante diario il cappellano dell' esercito borbonico Giuseppe Butt - disorganizzati marciavano alla ventura, mischiati con carri, artiglieria o cavalleria. A corto di rifornimenti, i soldati avevano cercato di procurarsi cibo e alloggio - come era loro consuetudine - con le requisizioni forzate. La gente del villaggio si era barricata in casa, rifiutando ogni appoggio. Dalle finestre partivano fucilate. Si era scatenata un' ondata di barbare violenze da parte della truppa: irruzioni nelle abitazioni, uccisioni, case e stalle date alle fiamme (i soldati risposero coll' incendiare molte di quelle case, ha raccontato poi il testimone borbonico). La gente di Partinico aveva allora ferocemente reagito, abbandonandosi ad atroci vendette di massa contro i soldati borbonici. Quando, due giorni dopo, i volontari garibaldini provenienti da Alcamo attraversarono la strada principale della cittadina, si trovarono di fronte a scene inaspettate e orribili. Raccont uno di loro: Per le vie e per le case era stato un combattimento da selvaggi. A entrare in quella citt parve di affacciarsi a uno degli orrendi spettacoli di strage fra Greci e Turchi della rivoluzione ellenica di quarant' anni avanti. Proprio sulle soglie della cittadetta, stavano mucchi di morti bruciacchiati, enfiati, in cento modi straziati. E tenendosi per mano a catena e cantando, vi danzavano attorno fanciulle scapigliate come furie, cui faceva da quadro e da sfondo la via maestra nera d' incendi non ancora ben spenti. Le campane sonavano a stormo; preti, frati, popolo d' ogni ceto, urlavano gloria ai ragazzi correnti dietro a Garibaldi, che travers rapido la citt col cappello calato sugli occhi, e and a posarsi all' altro capo, mesto come non era ancora parso in quei giorni... L gli furono condotti alcuni soldatucci borbonici, rimasti prigionieri e salvati a stento da qualche buono; poveri giovani disfatti dal terrore di due giorni passati con la morte alla gola. Consegnati a lui si sentirono sicuri, e piansero e risero come fanciulli. A Partinico il generale Landi aveva perso quaranta dei suoi uomini, oltre a una quindicina di soldati fatti prigionieri. Egli aveva interpretato la giornata delle stragi come una conferma della rivolta in atto e quindi della sua decisione di rifugiarsi il prima possibile a Palermo, ma non aveva rinunciato a vantarsi di quella precipitosa fuga, scrivendone come di una ritirata a regola d' arte, una sorta di beffa da lui giocata a Garibaldi. Il generale pativa l' ostilit della popolazione, era preoccupato per l' esaurirsi dei vettovagliamenti e sopravvalutava le forze del nemico; il suo principale timore era quello di restare isolato e circondato, preso alle spalle dagli insorti. Scrisse al Luogotenente Castelcicala (il rappresentante del re Francesco II di Borbone in Sicilia) un messaggio drammatico, in cui forniva la sua descrizione della battaglia perduta, annunziava falsamente la morte del gran comandante dei filibustieri, cio Garibaldi (senza peraltro avere l' animo di indicarlo con nome e cognome) e chiedeva aiuto contro le masse enormi degli invasori e dei loro alleati. Affidata a un soldato a cavallo, che per fu bloccato sulla via di Palermo, la lettera fin nelle mani dei garibaldini. Diceva tra l' altro: Siccome i ribelli, in grandissimo numero, mostrano di attaccarci, io dunque prego V. E. di mandare istantaneamente un forte rinforzo d' infanteria, ed almeno un' altra mezza batteria, essendo le masse enormi, ed ostinatamente impegnate a pugnare. Quivi la mia colonna trovasi circondata da nemici senza fine. Ma all' origine delle sue analisi esagitate e timorose c' era l' autentica debolezza delle posizioni del munitissimo esercito borbonico: questa debolezza derivava dalla sua natura di truppa d' occupazione, composta com' era da soldati non siciliani (e da mercenari svizzeri e tedeschi). Ci non solo esponeva i soldati ad aggressioni e vendette nei villaggi, ma, soprattutto, li tagliava fuori dal

circuito dell' informazione sulle reali forze avversarie. Di nessuno ci si poteva fidare, nessuno nelle campagne e nei paesi forniva notizie attendibili sul nemico. Quanto a Garibaldi, egli defin quello di Partinico un miserabile spettacolo. Cos lo raccont: Noi trovammo i cadaveri dei soldati borbonici, per le vie, divorati dai cani... Eran cadaveri d' italiani da italiani sgozzati che, se cresciuti alla vita da liberi cittadini, avrebbero servito efficacemente la causa del loro oppresso paese; ed invece, come frutto dell' odio suscitato dai loro perversi padroni, essi finivano straziati, sbranati dai loro propri fratelli.... Insediatosi per la notte, con tutti i volontari, nella frazione di Borgetto, Garibaldi ricevette dal consiglio comunale e accett con orgoglio la cittadinanza onoraria di Partinico. Contemporaneamente, insieme a Francesco Crispi, istitu con decreto il Comitato di guerra, con poteri giudiziari, per introdurre un sia pur minimo elemento di legalit nella ribollente atmosfera delle repressioni e delle vendette. Fracassi Franco Pagina 19 (20 marzo 2010) - Corriere della Sera http://archiviostorico.corriere.it/2010 ... 0019.shtml
(http://archiviostorico.corriere.it/2010/marzo/20/Garibaldi_pieta_per_nemici_Fratelli_co_9_100320019.shtml)

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