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Enzo Bianchi Lessico della vita interiore Le parole della spiritualit

Ad Andr Louf
Abba Antonio disse: Verr un tempo in cui gli uomini impazziranno e al vedere uno che non sia pazzo gli si avventeranno contro dicendo: Tu sei pazzo! a motivo della sua dissimiglianza da loro !

"refazione alla nuova edizione Sono trascorsi ormai cinque anni da quando decisi di raccogliere alcune riflessioni su parole capaci di tracciare un percorso attraverso gli elementi costitutivi della vita interiore, di sondare quella dimensione che ogni persona custodisce nel suo intimo e che tuttavia a volte trascura, soprattutto in questepoca in cui sembra prevalere lapparenza, lesteriorit, limmagine. e nacquero pagine che, con mia gradita sorpresa, hanno valicato oltre ogni attesa gli spazi entro i quali erano state pensate! tradotte anche in francese e in inglese, hanno incontrato interesse e favore presso lettori di mondi culturali assai diversi. "onferma, questa, del dato che linteriorit # elemento umano che travalica luniverso religioso e di pensiero che la definisce e la plasma per ogni singola persona.Sono, infatti, pagine che attingono la loro linfa dalla tradizione ebraico$cristiana e dalla mia assiduit con i testi biblici e con il vissuto della spiritualit delle chiese doriente e di occidente, eppure credo che, proprio grazie a questo profondo radicamento, riescano a cogliere elementi universali in cui ogni essere umano possa ritrovarsi.%n una stagione in cui troppi si affrettano a dipingere scenari da guerre di religione e scontri di civilt, ho cercato di riproporre luoghi comuni per un dialogo possibile, per un riconoscimento reciproco di quanto sta a cuore a ciascuno. E in questa seconda edizione alcune nuove voci testimoniano che litinerario non # concluso, che la scoperta di ci& che ci abita non # un circolo vizioso, ma un avvincente intreccio di conoscenza di s' e di conoscenza dellaltro, di custodia del passato e di sguardo aperto sul futuro, di ricerca di un (io che d senso alla vita e di lotta contro falsi d#i che asserviscono luomo."ome ogni lessico, anche questo non sostituisce lessenza della realt che cerca di delineare! come conoscere alcune parole non significa saper

articolare un linguaggio sensato e comprensibile, cos) definire la vita interiore non significa viverla quotidianamente. Eppure aiuta a farlo. E *+ B%, "-% #$ gennaio #%%&' (iornata della )emoria

"rologo

PERCORSI
,bba, dimmi una parola. ,llinizio del %/ secolo, quando ormai il cristianesimo si avviava a divenire religione ufficiale dellimpero e a permeare i costumi della societ pagana, questa frase di sconcertante semplicit inizi& a risuonare con insolita frequenza nei deserti di Egitto e di 0alestina, di Siria e di 0ersia. /isitatori occasionali o fratelli inesperti erano soliti indirizzarsi cos) a un anziano per chiedergli un insegnamento che, nato da unesperienza di vita nello Spirito, potesse diventare prezioso aiuto nel cammino sulle tracce del Signore! una parola per la vita che, tratta dal vissuto quotidiano, potesse fornirlo di un senso* una parola proveniente dallesterno ma capace di scendere nelle profondit dellessere1 un evento esteriore capace di orientare linteriorit dellascoltatore. 2rasmesse da bocca a orecchio, accolte nel cuore, meditate e messe in pratica, queste parole, echi della "arola' finirono ben presto per costituire un vero e proprio lessico del deserto, fornendo un linguaggio alla spiritualit e dando un nome alle realt dello Spirito! e dare il nome alle cose significa compiere il primo passo per la loro conoscenza, la presa di possesso, lacquisizione di una consapevolezza che al nome non si ferma. acquero ben presto raccolte di detti e fatti dei 0adri del deserto, redatte con lintento di diffondere maggiormente queste perle di sapienza, di ovviare allinevitabile rarefazione 3 nel tempo e nello spazio 3 di padri autentici e di ritardare il conseguente declino della qualit della vita cristiana. "hi le compilava era consapevole dei propri limiti 3 anzi, proprio da questa consapevolezza nasceva il desiderio di diffondere messaggi che quei limiti varcassero 3 e dei rischi che assumeva nellintraprendere una simile opera! % profeti scrissero dei libri, i padri compirono molte cose ispirandosi ad essi, i loro successori li impararono a memoria, la nostra generazione li ha copiati su papiri e pergamene e li ha messi in ozio sugli scaffali. 0ur tuttavia la trasmissione avveniva! nuove generazioni ponevano domande e trovavano risposte, se non direttamente dalle labbra dellabba, almeno dalle righe di qualche manoscritto letto o ricopiato, oppure dalle riflessioni condivise in una collatio comunitaria, in uno di quei momenti di scambio fraterno in cui ciascuno # al contempo abba e discepolo dellaltro, alla sola condizione di essere autentico nel parlare e nellagire.4 di questa ininterrotta trasmissione che vorrei farmi anello con le pagine che seguono. 5a loro origine del resto # analoga a quella delle ben pi6 autorevoli raccolte dei primi secoli del cristianesimo. ate in risposta a sollecitazioni di fratelli, sorelle e ospiti della mia "omunit, hanno assunto la forma scritta con lintento di tessere un

dialogo con un uditorio pi6 vasto, ma non meno interessato, allinterno e, pi6 sovente ancora, allesterno stesso della compagine ecclesiale. E se le pi6 famose raccolte antiche erano ordinate in modo alfabetico 7secondo il nome dellabba8 o sistematico 7secondo largomento trattato8, ho qui preferito seguire il metodo di un percorso fatto di rimandi e richiami, in cui un termine ne evoca un altro, ne spiega alcuni aspetti, ne tralascia altri per riprenderli pi6 avanti. 9etodo antichissimo che, a partire dalle concordanze bibliche, ha dato vita a infinite varianti di dizionari analogici o lessici tematici e che continua a fornire le griglie di selezione per le voci da inserire 3 anche se in rigoroso ordine alfabetico 3 nelle pi6 moderne enciclopedie. 9etodo che ha trovato una forse inattesa ma dirompente attualit nella navigazione in rete! cosa sono i tanto decantati lin: se non il frutto di associazioni di pensiero, di connessioni mentali prima che informatiche;%n queste pagine allora ho cercato di lasciarmi guidare dalla tradizione biblica e patristica che mi ha preceduto e formato per rispondere alle sollecitazioni che mi vengono da quanti, con sincerit e passione, non cessano di chiedermi ragione della speranza che # in me 7cfr. <0ietro =,<>8. %n questo percorso non lineare ma sempre orientato, il lettore si trover a volte a ritornare su cammini gi abbozzati! ma ogni volta il panorama che si dischiude # diverso, il punto di vista cambia, lopzione scelta a un bivio # differente. ,lcuni luoghi li ho attraversati velocemente, confidando che la loro ricchezza balzasse agli occhi con pochi, essenziali tratti. %n altri invece 3 # il caso della preghiera, per esempio 3 ho voluto attardarmi, cercando con approcci diversi di pervenire a unirraggiungibile globalit di comprensione, come la farfalla che danza attorno al fuoco e finisce per conoscerlo in verit solo gettandovisi in mezzo. 4 il prezzo che ho creduto di dover pagare nel mio tentativo di restare docile allo Spirito, attento al nuovo che si fa strada nelle nostre vite, in ascolto dellaltro che sconvolge i piani previsti. 0erch' c# una sorta di filo rosso che mi ha accompagnato in questo itinerario nella spiritualit cristiana ed # la convinzione che la nostra vita ha un senso e che a noi non spetta n' inventarlo n' determinarlo, ma semplicemente scoprirlo presente e attivo in noi e attorno a noi! riconosciutolo, ci reca in dono la libert di accoglierlo.

VITA SPIRITUALE
on si d vita cristiana senza vita spirituale. 5o stesso mandato fondamentale che la chiesa deve adempiere nei confronti dei suoi fedeli # quello di introdurli a unesperienza di (io, a una vita in relazione con (io. 4 essenziale ribadire oggi queste verit elementari, perch' viviamo in un tempo in cui la vita ecclesiale, dominata dallansia pastorale, ha assunto lidea che lesperienza di fede corrisponda allimpegno nel mondo piuttosto che allaccesso a una relazione personale con (io vissuta in un contesto comunitario, radicata nellascolto della 0arola di (io contenuta nelle Scritture, plasmata dalleucaristia e articolata in una vita di fede, di speranza e di carit. ?uesta riduzione dellesperienza cristiana a morale # la via pi6 diretta per la vanificazione della fede.5a fede, invece, ci porta a fare un esperienza reale di +io' ci immette cio# nella vita spirituale, che # la vita guidata dallo Spirito santo. "hi crede in (io deve anche fare unesperienza di (io! non gli pu& bastare avere idee giuste su (io. E lesperienza, che sempre avviene nella fede e non nella visione 7cfr. @ "orinti >,A! noi camminiamo per mezzo della fede e non ancora per mezzo della visione8, # qualcosa che ci sorprende e si impone portandoci a ripetere con Biacobbe! %l Signore # qui e io non lo sapevo.

7Benesi @C,<D8, oppure con il Salmista! ,lle spalle e di fronte mi circondi E...F. (ove fuggire dalla tua presenza; Se salgo in cielo, tu sei l, se scendo agli inferi, eccoti 7Salmo <=G,> e sgg.8. ,ltre volte la nostra esperienza spirituale # segnata dal vuoto, dal silenzio di (io, da unaridit che ci porta a ridire le parole di Biobbe! Se vado in avanti, egli non c#, se vado indietro, non lo sento1 a sinistra lo cerco e non lo scorgo, mi volgo a destra e non lo vedo 7Biobbe @=,C$G8. Eppure anche attraverso il silenzio del quotidiano (io ci pu& parlare. (io infatti agisce su di noi attraverso la vita, attraverso lesperienza che la vita ci fa fare, dunque anche attraverso le crisi, i momenti di buio e di oscurit in cui la vita pu& portarci.5esperienza spirituale # anzitutto esperienza di essere preceduti: # (io che ci precede, ci cerca, ci chiama, ci previene. oi non inventiamo il (io con cui vogliamo entrare in relazione! Egli # gi l. E lesperienza di (io # necessariamente mediata dal "risto! nessuno viene al 0adre se non per mezzo di me dice Bes6 7Biovanni <H,D8. "io# l,esperienza spirituale - anche esperienza filiale! 5o Spirito santo # la luce con cui (io ci previene e orienta il nostro cammino verso la santificazione, cammino che # sequela del Iiglio! lesperienza spirituale diviene cos) nullaltro che la risposta di fede, speranza e carit al (io 0adre che nel battesimo rivolge alluomo la parola costitutiva! 2u sei mio figlio.. S), figli nel Iiglio Bes6 "risto! questa la promessa e questo il cammino dischiusi dal battesimo. "ome diceva %reneo di 5ione, lo Spirito e il Iiglio sono come le due mani con cui (io plasma le nostre esistenze in vite di libert nellobbedienza, in eventi di relazione e di comunione con 5ui stesso e con gli altri.,lcuni elementi sono essenziali per lautenticit del cammino spirituale. ,nzitutto la crisi dell,immagine che abbiamo di noi stessi: questo # il doloroso, ma necessario inizio della conversione, il momento in cui si frantuma lio non reale ma ideale che ci siamo forgiati e che volevamo perseguire come doverosa realizzazione di noi stessi. Senza questa crisi non si accede alla vera vita secondo lo Spirito. Se non c# questa morte a se stessi non ci sar neppure la rinascita a vita nuova implicata nel battesimo 7cir. Jomani D,H8. +ccorrono poi l,onest verso la realt e la fedelt alla realt' cio# ladesione alla realt, perch' # nella storia e nel quotidiano, con gli altri e non senza di essi, che avviene la nostra conoscenza di (io e cresce la nostra relazione con (io. 4 a quel punto che la nostra vita spirituale pu& armonizzare obbedienza a (io e fedelt alla terra in una vita di fede, di speranza e di carit. 4 a quel punto che noi possiamo dire il nostro s) al (io che ci chiama con quei doni e con quei limiti che caratterizzano la nostra creaturalit. Si tratter dunque di immettersi in un cammino di fede che # sequela del "risto per giungere allesperienza dellinabitazione del "risto in noi. Scrive 0aolo ai cristiani di "orinto! Esaminate voi stessi se siete nella fede! riconoscete che Bes6 "risto abita in voi; 7@ "orinti <=,>8.5a vita spirituale si svolge nel cuore, nellintimo delluomo, nella sede del volere e del decidere, nellinteriorit. 4 l) che va riconosciuta lautenticit del nostro essere cristiani. 5a vita cristiana infatti non # un andare oltre, sempre alla ricerca di novit, ma un andare in profondit, uno scendere nel cuore per scoprire che # il Santo dei Santi di quel tempio di (io che # il nostro corpo. Si tratta infatti di adorare il Signore nel cuore 7cfr. % 0ietro =, % >8. ?uello # il luogo dove avviene la nostra santificazione, cio# laccoglienza in noi della vita divina trinitaria! Se uno mi ama, osserver la mia parola e il 0adre mio lo amer e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui 7Biovanni <H,@=8. Iine della vita spirituale # la nostra partecipazione alla vita divina, # quella che i 0adri della chiesa chiamavano divinizzazione. (io, infatti, si # fatto uomo affinch' luomo diventi (io, scrive Bregorio di azianzo, e 9assimo il "onfessore sintetizza in modo sublime! 5a divinizzazione si realizza per innesto in noi della carit divina, fino al

perdono dei nemici come "risto in croce. ?uand# che tu diventi (io; ?uando sarai capace, come "risto in croce, di dire! K0adre, perdona loroL, anzi! K0adre, per loro io do la vitaL. , questo ci trascina la vita spirituale, cio# la vita radicata nella fede del (io 0adre creatore, mossa e orientata dallo Spirito santificatore, innestata nel Iiglio redentore che ci insegna ad amare come lui stesso ha amato noi. Ed # l) che noi misuriamo la nostra crescita alla statura di "risto.

ASCESI
on si nasce cristiani, lo si diventa 72ertulliano8. ?uesto divenire # lo spazio in cui si inserisce lascesi cristiana. ,scesi # oggi parola sospetta, se non del tutto assurda e incomprensibile per molti uomini e, ci& che pi6 # significativo, anche per un gran numero di cristiani. %n realt ascesi, termine che deriva dal greco as.ein' esercitare, praticare, indica anzitutto lapplicazione metodica, lesercizio ripetuto, lo sforzo per acquisire unabilit e una competenza specifica! latleta, lartista, il soldato devono allenarsi, provare e riprovare movimenti e gesti per poter pervenire a prestazioni elevate. 5ascesi # dunque anzitutto una necessit umana! la stessa crescita delluomo, la sua umanizzazione, esige un corrispondere interiore alla crescita anagrafica. Esige un dire dei no per poter dire dei s)! ?uando ero bambino, parlavo e pensavo da bambino ma, divenuto uomo, ci& che era da bambino lho abbandonatoscrive san 0aolo 7<"orinti <=,<<8. 5a vita cristiana poi, che # rinascita a una vita nuova, a una vita in "risto, che # adattamento della propria vita alla vita di (io, richiede lassunzione di capacit non naturali come la preghiera e lamore del nemico! e questo non # possibile senza unapplicazione costante, un esercizio, uno sforzo incessante. 0urtroppo il mito della spontaneit, che domina ancora in questa fase di adolescenze interminabili e che porta a contrapporre esercizio e autenticit, si rivela un ostacolo determinante alla maturazione umana delle persone e alla comprensione dellessenzialit dellascesi per una crescita spirituale."erto, deve essere chiaro che lascesi cristiana resta sempre un mezzo ordinato all,unico fine da conseguire: la carit' lamore per il Signore e per il prossimo. on # possibile senza la continua esperienza di cadute, di fallimenti, di peccati, che fan s) che lascesi cristiana rettamente intesa sia sempre assolutamente indissociabile dalla grazia! "he uno possa vincere la sua natura non # tra le cose possibili 7Biovanni "limaco8. 5a storia cristiana ha conosciuto molte deviazioni ed eccessi dellascesi, ma ha anche sempre saputo condannare tali eccessi che riducevano la vita cristiana a un insieme di imprese eroiche. E ha saputo farlo anche con senso dello humour! Se praticate lascesi di un regolare digiuno, non inorgoglitevi. Se per questo vi insuperbite, piuttosto mangiate carne, perch' # meglio mangiare carne che gonfiarsi e vantarsi 7%sidoro 0resbitero8. Essa non mira al perfezionamento del proprio io, ma alleducazione dellio alla libert e alla relazione con laltro! il suo fine # lamore, la carit. 5ascesi prende sul serio il fatto che non si possono servire due padroni e che lalternativa allobbedienza a (io # lasservimento agli idoli. ,nche linteriorit va educata, anche lamore va sempre affinato e purificato, anche le relazioni vanno rese sempre pi6 intelligenti e rispettose! questo dice lascesi. %n particolare, il sudore e la fatica 7"abasilas8 dello sforzo ascetico sono lapertura al dono di (io, il disporre tutta la propria persona a ricevere il dono di grazia1 possiamo riassumere la dimensione

cristiana dellascesi in questa affermazione! la salvezza viene da (io in Bes6 "risto. 5ascesi non # altro che laccettazione a essere se stessi soltanto per grazia di quell,ltro che ha nome (io, # il dire di s) a ricevere la propria identit nella relazione con questo ,ltro. %n particolare, lascesi corporale, che ha rivestito spesso connotati meramente negativi e di disprezzo del corpo, soprattutto a seguito dellassunzione di un modello antropologico di tipo dualista, afferma come essenziale per la conoscenza teologica il coinvolgimento dellintero corpo. Senza questa dimensione il cristianesimo si riduce a esercizio intellettuale, a gnosi, oppure alla sola dimensione morale.(i pi6, essendo a servizio della rivelazione cristiana che attesta che la libert autentica delluomo si manifesta nel suo divenire capace di donazione di s', per amore di (io e del prossimo, aprendosi al dono preveniente di (io, lascesi tende a liberare luomo dalla philautia' cio# dallamore di s', dallegocentrismo, e a trasformare un individuo in persona capace di comunione e gratuit, di dono e di amore. ,ncora una volta, la tradizione cristiana antica mostra capacit di auto critica nelle parole di un padre del deserto che constata! 9olti hanno prostrato il loro corpo senza alcun discernimento, e se ne sono andati senza trovare alcunch'. 5a nostra bocca esala cattivo odore a forza di digiunare, noi sappiamo le Scritture a memoria, recitiamo tutti i Salmi, ma non abbiamo ci& che (io cerca! lamore e lumilt. Solo unascesi intelligente e condotta con discernimento risulta gradita a (io. E risulta umanizzante e non disumanizzante. Jisulta capace di aiutare luomo nel compito di fare della propria vita un capolavoro, unopera darte. Iorse non # casuale che as.ein sia utilizzato, nella letteratura greca antica, anche per indicare il lavoro artistico. ?uesto dunque il fine dellascesi! porre la vita del credente sotto il segno della bellezza, che nel cristianesimo # un altro nome della santit.

SANTIT E BELLEZZA
5a tradizione cristiana, soprattutto occidentale, ha operato uninterpretazione essenzialmente morale della santit. ?uesta per& non consiste propriamente nel non peccare, bens) nel fare affidamento sulla misericordia di (io che # pi6 forte dei nostri peccati e capace di rialzare il credente che # caduto. %l santo # il canto innalzato alla misericordia di (io, # colui che testimonia la vittoria del (io tre volte santo e tre volte misericordioso. 5a santit cio# # grazia, dono, e chiede alluomo lapertura fondamentale per lasciarsi invadere dal dono divino! la santit dunque testimonia anzitutto il carattere responsoriale dellesistenza cristiana, un carattere che afferma il primato dellessere sul fare, del dono sulla prestazione, della gratuit sulla legge. 0ossiamo dire che la santit cristiana, anche nella sua dimensione etica, non ha un carattere legale o giuridico, ma eucaristico! # risposta alla charis di (io manifestata in "risto Bes6. Ed # segnata perci& dalla gratitudine e dalla gioia1 il santo # colui che dice a (io! on io, ma 2u.?uesta ottica di grazia preveniente ci porta ad affermare che altro nome della santit # bellezza! S), nellottica cristiana la santit si declina anche come bellezza. Bi il uovo 2estamento associa queste due esortazioni ai cristiani! avere una condotta santa non # altro che avere una condotta bella 7cfr. < 0ietro <,<>$<D e @,<@8. ,rticolata come bellezza, la santit appare anzitutto essere impresa non individualistica, non frutto dello sforzo, magari eroico, del singolo, ma evento di comunione. 4 la comunione raffigurata iconicamente in 9os# ed Elia apparsi nella

gloria 75uca G,=r8 e nei discepoli 0ietro, Biacomo e Biovanni radunati attorno al "risto splendente nella luce della trasfigurazione. 4 la communio sanctorum' la comunione dei santi, di coloro che partecipano alla vita divina communicantes in /num' comunicando con "olui che # lunica sorgente della santit 7cfr. Ebrei @,<<8. "ome non ricordare la cattedrale di "hartres con le statue dei santi dell,ntico e del uovo 2estamento radunati attorno al 0eau +ieu come tanti raggi che promanano dallunico sole; 5a gloria di "olui che # lautore della bellezza rifulge sul volto di Bes6, il "risto 7@ "orinti H,D8, il 9essia cantato dal Salmista come il pi6 bello tra i figli delluomo 7Salmo H>,=8, e si effonde nel cuore dei cristiani grazie allazione dello Spirito santificato re, che plasma il loro volto a immagine e somiglianza del volto di "risto, trasformando le loro individualit biologiche in eventi di relazione e comunione. E cos) la vita e la persona del cristiano possono conoscere qualcosa della bellezza della vita divina trinitaria, vita che # comunione, pericoresi di amore.5a santit # bellezza che contesta la bruttura della chiusura in s', dellegocentrismo, della philautia! 4 gioia che contesta la tristezza di chi non si apre al dono di amore, come il giovane ricco che se ne and& triste 79atteo <G,@@8. -a scritto 5'on BloM! on c# che una tristezza, quella di non essere santi. Ecco la santit, e la bellezza, come dono e responsabilit del cristiano. ,llinterno di un mondo che # cosa bella 3 come scandisce il racconto della Benesi 3 luomo viene creato da (io nella relazione di alterit maschio$femmina e stabilito come partner adeguato per (io, capace di ricevere i doni del suo amore, e questopera creazionale viene lodata come molto bella 7Benesi <,=<8. %n un mondo chiamato alla bellezza, luomo, che # posto come responsabile del creato, ha la responsabilit della bellezza del mondo e della propria vita, di s' e degli altri. Se la bellezza # una promessa di felicit 7Stendhal8, allora ogni gesto, ogni parola, ogni azione ispirata a bellezza # profezia del mondo redento, dei cieli nuovi e della terra nuova, dellumanit riunita nella Berusalemme celeste in una comunione senza fine. 5a bellezza diviene profezia della salvezza! # la bellezza ha scritto (ostoevs:iN che salver il mondo."hiamati alla santit, i cristiani sono chiamati alla bellezza, ma allora noi ci possiamo porre questo interrogativo! che ne abbiamo fatto del mandato di custodire, creare e vivere la bellezza; Si tratta infatti di una bellezza da instaurare nelle relazioni, per fare della chiesa una comunit in cui si vivano realmente rapporti fraterni, ispirati a gratuit, misericordia e perdono1 in cui nessuno dica allaltro! lo non ho bisogno di te 7< "orinti <@,@<8, perch' ogni ferita alla comunione sfigura anche la bellezza dellunico "orpo di "risto. 4 una bellezza che deve caratterizzare la chiesa come luogo di luminosit 7cfr. 9atteo >,<H$<D8, spazio di libert e non di paura, di dilatazione e non di conculcamento dellumano, di simpatia e non di contrapposizione con gli uomini, di condivisione e solidariet soprattutto con i pi6 poveri. 4 bellezza che deve pervadere gli spazi, le liturgie, gli ambienti, e soprattutto quel tempio vivente di (io che sono le persone stesse. 4 la bellezza che emerge dalla sobriet, dalla povert, dalla lotta contro lidolatria e contro la mondanit. 4 la bellezza che rifulge l dove si fa vincere la comunione invece del consumo, la contemplazione e la gratuit invece del possesso e della voracit. S), il cristianesimo # philocalia' via di amore del bello, e la vocazione cristiana alla santit racchiude una vocazione alla bellezza, a fare della propria vita un capolavoro di amore. %l comando Siate santi perch' io, il Signore, sono santo 75evitico <G,@1 <0ietro <,<D8 # ormai inscindibile dallaltro! ,matevi gli uni gli altri come io vi ho amati 7Biovanni <=,=H8. 5a bellezza cristiana non # un dato, ma un evento. On evento di amore che narra sempre di nuovo, in maniera creativa e poetica, nella storia, la follia e la bellezza tragica dellamore con cui (io ci ha amati donandoci

suo Iiglio, Bes6 "risto.

SENSI E SPIRITO
,ppare problematica, oggi, lintegrazione della dimensione sensoriale nellesperienza spirituale. -a ancora senso lespressione esperienza di (io; + bisogna rassegnarsi alla sua diluizione in una dimensione puramente intellettuale 7esperienza di (io intesa come parlare di o scrivere su (io8 o alla sua riduzione allattivit sociale caritativa e filantropica 7esperienza di (io intesa come relazione altruista8 o a fame lappannaggio del mondo della mistica; 5incontro con (io avviene s) nella fede e non nella visione, ma si impone a tutto luomo, corpo e sensi compresi. ,gostino lo proclama! 9i chiamasti e il tuo grido lacer& la mia sordit1 balenasti e il tuo splendore dissip& la mia cecit1 diffondesti la tua fragranza e respirai e anelo verso di te1 gustai e ho fame e sete1 mi toccasti e arsi dal desiderio della tua pace 12onfessioni P, @A,=C8.%l testo di ,gostino echeggia quella dottrina dei sensi spirituali che ha in +rigene il suo iniziatore. Scrive lalessandrino! %l "risto diventa loggetto di ciascun senso dellanima. Egli chiama se stesso la vera KluceL per illuminare gli occhi dellanima, il K/erboL per essere udito, il KpaneL di vita per essere gustato. 0arimenti, egli # chiamato KolioL e KnardoL perch' lanima si diletti dellodore del 5ogos, egli # divenuto Kil /erbo fatto carneL palpabile e attingibile, perch' luomo interiore possa cogliere il /erbo di vita 12ommento al 2antico %%,<DA,@>8. %l (io fattosi uomo ha affermato, una volta per sempre, leminente dignit spirituale del corpo. 4 vero che la dottrina tradizionale dei sensi spirituali si fonda a volte sulla contrapposizione e rottura fra sensi corporei e sensi spirituali, ma in certe sue modulazioni 7per esempio in Bonaventura8 si percepisce la continuit fra i due livelli di sensi e comunque, al di l delle antropologie 3 oggi forzatamente impraticabili 3 che sottostavano alle antiche formulazioni dottrinali, # essenziale recuperare e riformulare listanza profonda che esse esprimevano. %l sensus fidei non # un sapere dottrinale, ma # connesso a un vissuto, a una conoscenza pratica di (io che porta ad assumere il senso delle cose divine, cio# il discernimento. 9agistero di questo discernimento # la liturgia eucaristica, dove il mistero celebrato # il mistero della fede! ma la liturgia eucaristica # esperienza che coinvolge tutti i sensi del credente! ascoltare la 0arola di (io proclamata, vedere le icone, le luci, i volti dei fratelli, gustare il pane e il vino eucaristici, odorare i profumi, lincenso, toccare laltro con labbraccio di pace... ellincarnazione la rivelazione # entrata nelluomo attraverso tutti i sensi1 nelleconomia sacramentale la celebrazione del mistero coinvolge s) tutti i sensi delluomo, ma esigendo anche un loro affinamento e una loro trasfigurazione! si tratta di cogliere la realt in "risto. % sensi non sono aboliti, ma ordinati dalla fede, allenati dalla preghiera, innestati in "risto, trasfigurati dallo Spirito santo! il battezzato pu& cos) manifestarsi quale nuova creatura che LvedeL realmente il Iiglio di (io1 KodeL e KascoltaL la sua parola1 lo KtoccaL e si nutre di lui1 lo KgustaL1 respira la vita nello Spirito santo. "os) si esprime lesegeta (onatien 9ollat mostrando lemergere dei sensi spirituali nel quarto /angelo. E non si pensi che si tratti di unesperienza mistica, inaccessibile ai pi6. 5ascolto della 0arola di (io attraverso la lettura orante delle Scritture porta il credente a vedere il volto del "risto, a toccare la sua presenza che gli si impone, a gustare la consolazione dello Spirito, a piangere preso

da compunzione... 4 la concretissima esperienza spirituale.5esperienza di fede # esperienza di bellezza, di un incontro tanto reale quanto indicibile, di una presenza pi6 intima a noi del nostro stesso intimo. Ed # esperienza che investe anche il corpo e i sensi. %n +riente il santo # luomo con il volto luminoso, il cui corpo esala profumo, la cui somaticit # ormai evento di bellezza e di comunione. "erto, guai a confondere lo psicologico e lemozionale con lo spirituale, ma lo spirituale traversa lo psichico e investe i sensi del corpo. E allora i sensi spirituali non sono solo metafore, ma connotano lesperienza della comunione con il Signore nei vari aspetti in cui si pu& manifestare allanimo umano! dolcezza, forza, intimit, adesione amorosa, obbedienza, presenza intensa. 4 la sobria ebrietas* # lesperienza dellamore. ?uando ,gostino afferma che locchio vede a partire dal cuore e che solo lamore # capace di vedere, ci suggerisce che i sensi spirituali sono i sensi permeati dallesperienza profonda dellamore di (io. ,more che purifica, ordina e rende intelligente lamare umano.9a chi oggi sa farsi iniziatore alla vita spirituale del corpo, in un mondo che confondendo o separando corpo e spirito li ha perduti entrambi e va morendo di questa perdita; 7"ristina "ampo8.

VIGILANZA
on abbiamo bisogno di nientaltro che di uno spirito vigilante. ?uesto apoftegma di abba 0oemen, un padre del deserto, esprime bene lessenzialit che la vigilanza riveste nella vita spirituale cristiana. %n che consiste; %l uovo 2estamento, opponendola allo stato di ubriachezza e a,quello della sonnolenza, la definisce come la sobriet e il tenere gli occhi ben aperti di colui che ha un fine preciso da conseguire e da cui potrebbe essere distolto se non fosse, appunto, vigilante. E poich' lo scopo da conseguire per un cristiano # la relazione con (io attraverso Bes6 "risto, la vigilanza cristiana # totalmente relativa alla persona di "risto che # venuto e che verr. Basilio di "esarea termina le sue 3egole morali affermando che lo specifico del cristiano consiste proprio nella vigilanza in ordine alla persona di "risto! "he cosa # proprio del cristiano; /igilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronto nel compiere perfettamente ci& che # gradito a (io, sapendo che nellora che non pensiamo il Signore viene.5a sottolineatura della dimensione temporale presente in questo testo non # casuale. 2ipo del vigilante # il profeta, colui che cerca di tradurre lo sguardo e la 0arola di (io nelloggi del tempo e della storia. 5a vigilanza # dunque lucidit interiore, intelligenza, capacit critica, presenza alla storia, non distrazione e non dissipazione. Onificato dallascolto della 0arola di (io, interiormente attento alle sue esigenze, luomo vigilante diviene responsabile' cio# radicalmente non indifferente, cosciente di doversi prendere cura di tutto e, in particolare, capace di vigilare su altri uomini e di custodirli. Essere episcopus' vescovo, scrive 5utero significa guardare, essere vigilante, vigilare diligentemente. 4 dunque, la vigilanza, una qualit che richiede grande forza interiore e produce equilibrio! si tratta di attivare la vigilanza non solo sulla storia e sugli altri, ma anche su di s', sul proprio ministero, sul proprio lavoro, sulla propria condotta, insomma su tutta la sfera delle relazioni che si vivono. ,ffinch' su tutto regni la signoria di "risto.5a difficolt della vigilanza consiste proprio nel fatto che anzitutto # su di s' che occorre vigilare! il nemico del cristiano # in lui stesso, non fuori di lui.

/egliate su voi stessi e pregate in ogni tempo! che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita, dice Bes6 nel /angelo di 5uca. 5a vigilanza # al prezzo di una lotta contro se stessi! il vigilante # il resistente' colui che combatte per difendere la propria vita interiore, per non lasciarsi trascinare dalle seduzioni mondane, per non farsi travolgere dalle angosce dellesistenza, insomma, per unificare fede e vita e per mantenersi nellequilibrio e nellarmonia1 vigilante # colui che aderisce alla realt e non si rifugia nellimmaginazione, nellidolatria, che lavora e non ozia, che si relaziona, che ama e non # indifferente, che assume con responsabilit il suo impegno storico e lo vive nellattesa del Jegno che verr. 5a vigilanza # dunque alla radice della qualit della vita e delle relazioni, # al servizio della pienezza della vita e combatte le seduzioni che la morte esercita sulluomo. "os) 0aolo ammonisce i cristiani di 2essalonica! on dormiamo come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri. 0er la simbolica biblica, ma anche per altre culture 7si pensi alla mitologia greca che fa di 45pnos' Sonno, il gemello di Thanatos' 9orte8, cadere nel sonno significa entrare nello spazio della morte. /igilare, invece, non # solo un atteggiamento proprio delluomo attento e responsabile, ma acquisisce un significato particolare per il cristiano che pone la sua fede nel "risto morto e risorto. 5a vigilanza # assunzione intima e profonda della fede nella vittoria della vita sulla morte. "os) il vigilante diviene non solo uomo sveglio, che si oppone alluomo addormentato, intontito, che ottunde i suoi sensi interiori, che rimane alla superficie delle cose e delle relazioni, ma diviene anche uomo di luce e capace di irradiare luce. illuminati tramite limmersione battesimale, i cristiani sono figli della luce chiamati a illuminare! Jisplenda la vostra luce davanti agli uomini affinch', vedendo il vostro operare la bellezza, rendano gloria al 0adre vostro che # nei cieli 79atteo >,<D8. on si tratta di esibizionismo spirituale, anzi, delleffetto traboccante della luce che, abitando un cuore vigilante, non pu& rimanere nascosta, ma di per s' emerge e si diffonde. %n certo senso, la vigilanza # lunica cosa assolutamente essenziale al cristiano! essa # la matrice di ogni virt6, # il sale di tutto lagire, la luce del suo pensare e parlare. Senza di essa tutto lagire del cristiano rischia di essere in pura perdita. (isse abba ,rsenio! Bisogna che ognuno vigili sulle proprie azioni per non faticare invano.

LOTTA SPIRITUALE
9ovimento essenziale della vita spirituale cristiana # la lotta spirituale! Bi la Scrittura esige dal credente tale atteggiamento! chiamato a dominare allinterno del creato, luomo deve esercitare tale dominio anche su di s', sul peccato che lo minaccia! %l peccato # accovacciato alla tua porta1 verso di te # il suo istinto, ma tu dominalo 7Benesi H,A8. Si tratta dunque di una lotta interiore' non rivolta contro esseri esterni a s', ma contro le tentazioni, i pensieri, le suggestioni e le dinamiche che portano alla consumazione del male. 0aolo, servendosi di immagini belli che e sportive 7la corsa, il pugilato8, parla della vita cristiana come di uno sforzo, una tensione interiore a rimanere nella fedelt a "risto, che comporta lo smascheramento delle dinamiche attraverso le quali il peccato si fa strada nel cuore delluomo per poterlo combattere al suo sorgere. %l cuore, infatti, # il luogo di questa battaglia. %l cuore inteso nel senso, derivato dallantropologia biblica, dellorgano che meglio pu& rappresentare la vita nella sua

totalit! centro della vita morale e interiore, sede dellintelligenza # della volont, il cuore contiene gli elementi costitutivi di quella che noi chiamiamo la persona e si avvicina a ci& che definiamo coscienza. 9a tutto questo, nel cristianesimo, non # affatto semplicemente un movimento di discernimento e di aggiustamento psicologico! questa, dice 0aolo, # la lotta della fede 7< 2imoteo D,<@8, lunica lotta che pu& essere definita buona. 4 cio# la lotta che nasce dalla fede, dal legame con "risto manifestato dal battesimo, che avviene nella fede, cio# nella fiducia della vittoria gi riportata dal "risto stesso, e che conduce alla fede, alla sua conservazione e al suo irrobustimento.5a lotta spirituale mira, secondo la tradizione cristiana, a custodire la sanit spirituale del credente. Se il suo fine # l,apatheia' questa va intesa non nel senso dell,impassibilit' ma dell,assenza di patologie! "os) la lotta spirituale mette in atto la valenza terapeutica della fede. Essendo la vita spirituale una realissima e concretissima vita, essa deve essere nutrita e corroborata per poter crescere e devessere curata quando # minacciata nella sua integrit. Sia l+ccidente che l+riente cristiano hanno codificato gli ambiti, gli spazi, in cui va esercitata tale lotta per mantenere il credente in un atteggiamento sano, cio# di comunione e non di consumo. 5a tradizione monastica ha sempre affermato con grande forza che la vita di fede assume la forma di unincessante lotta contro le tentazioni. ,ntonio, il padre dei monaci, ha detto! ?uesta # la grande opera delluomo! gettare su di s' il proprio peccato davanti a (io, e attendersi tentazioni fino allultimo respiro. 9a che significa tentazione;"on questa espressione si indica un pensiero 7i 0adri greci parlano di loghismoi6' una suggestione, uno stimolo che muove dallesterno delluomo 7ci& che si vede, che si ascolta, che ci sta intorno ecc.8 oppure dal suo stesso interno, dalla sua struttura personale, dalla sua storia, dalle sue peculiari fragilit, e che insinua nelluomo la possibilit di unazione malvagia, contraria allEvangelo. (al catechismo frequentato in fanciullezza molti ricorderanno la lista dei sette peccati capitali, diffusasi nel mondo cattolico soprattutto nellepoca della "ontro riforma, ma risalente a Bregorio 9agno, il quale parlava di vanagloria' invidia' ira' tristezza' avarizia' gola' lussuria! , sua volta questa lista di sette era un rifacimento dellelenco degli otto pensieri malvagi formulato da Evagrio 0ontico nel %/ secolo e volgarizzato in +ccidente da Biovanni "assiano. Jileggere oggi questi peccati uscendo dalla griglia moralistica e dalla casistica con cui sono giunti fino a noi e interpretarli come rapporti pu& mostrare la loro sconcertante modernit 7molti vi hanno visto una forma di psicoanalisi ante litteram6 e aiutarci a raggiungere il nucleo profondo ed estremamente semplice da cui sgorgavano al di l delle forme pi6 o meno maldestre con cui ci sono stati fatti conoscere.Evagrio parlava anzitutto di gastrimargh7a' la quale non investe solo il rapporto con il cibo 7n' va banalizzata nel peccato di gola8, ma ogni forma di patologia orale 7si pensi alle articolate implicazioni della bulimia e dellanoressia8. 5a porne7a designa poi gli squilibri nel rapporto con la sessualit, soprattutto la tendenza a cosificare il corpo proprio e dellaltro, ad assolutizzare le pulsioni e a ridurre a oggetto di desiderio chi # chiamato a essere soggetto di amore. 5a philargh5ria designa s) lavarizia, ma pi6 profondamente ci rinvia al rapporto con le cose e denuncia la tendenza delluomo a lasciarsi definire da ci& che possiede. 5orgh 7ira8 indica il rapporto con gli altri, che pu& essere stravolto fino alla violenza con la collera, e in cui il credente # chiamato al paziente e faticoso esercizio 7cio#, etimologicamente, allascesi8 dellaccettazione dellalterit. 5a l5pe indica la tristezza, ma anche la frustrazione di chi non vive in modo equilibrato il rapporto con il tempo e resta incapace di arrivare allunificazione del tempo della propria vita. 5acerato tra nostalgia del passato e fughe irreali in avanti,

luomo preda dello spiritus tristitiae # incapace di aderire alloggi, al presente. L,a.edia 7acedia1 scomparso nella lista occidentale di Bregorio 9agno probabilmente perch' fatto confluire nella tristezza6 designa una pigrizia, un taedium vitae' una demotivazione radicale che diviene pulsione di morte e financo tendenza suicidaria. Si manifesta come instabilit radicale, disgusto di ci& che si vive, volont di azzeramento della propria esistenza, e rivela lincapacit di vivere armonicamente il rapporto con lo spazio. 5a .enodo8ia' vanagloria, # la tentazione di definirsi a partire da ci& che si fa, dal proprio lavoro, dalla propria opera! essa investe dunque lambito del rapporto con il fare, con loperare. %nfine, la 5perephania 7superbia8 designa la h5bris nel rapporto con (io. 4 lorgoglio, laffermazione dellego' la sostituzione di io a (io. on # difficile vedere come il combattimento spirituale, che individua questi ambiti 3 riassuntivi di tutti i rapporti costitutivi della vita 3 come campi di battaglia, voglia guidare il credente alla maturit personale e al dispiegamento della piena libert. /igilanza e attenzione sono la fatica del cuore 7Barsanufio8 che consente al credente di operarne la purificazione! # dal cuore infatti che escono le intenzioni malvagie ed # il cuore che deve divenire dimora del "risto grazie alla fede. %n questo senso la custodia del cuore 1ph5la.- tes .ardias6 # lopera per eccellenza delluomo spirituale, la sola veramente essenziale. 9a come avviene tale lotta; 5a sconfinata letteratura ascetica sullargomento, dal +e agone christiano di ,gostino alle opere di Evagrio 0ontico e di Biovanni "assiano fino al celebre trattato 2ombattimento spirituale di 5orenzo Scupoli 7<>=Q$<D<Q8, consente di individuare un itinerario preciso, un dinamismo attraverso cui si sviluppa la tentazione nel cuore umano e che occorre disarticolare con la lotta interiore. 4 un dinamismo in quattro momenti fondamentali! la suggestione' il dialogo' l,acconsentimento' la passione 7o vizio6!5a suggestione # linsorgere nel cuore delluomo della possibilit di unazione malvagia, peccaminosa. ?uesto carattere negativo del pensiero # discernibile dal fatto che provoca turbamento nel cuore, toglie la pace e la serenit. ?uesto momento # assolutamente universale! nessuno ne # esente. Se con questo pensiero ci si intrattiene e si dialoga' se si neutralizza, ricorrendo a espedienti autogiustificatori, il disagio e il turbamento che esso ingenera nel profondo delluomo, allora esso diviene, pian piano, una presenza prepotente nel cuore, presenza non pi6 dominabile, ma che domina luomo. E allora che avviene l,acconsentimento' cio# una presa di posizione personale che contraddice la volont di (io. Se gli acconsentimenti si ripetono perch' non si mostra alcuna capacit di lotta, allora si diventa schiavi di una passione' di un vizio. ?uesto processo elementare pu& invece essere spezzato da una lotta che si eserciti subito, alloro nascere, contro i pensieri e le suggestioni.9a di nuovo! quali sono, molto concretamente, le modalit di tale lotta; ,nzitutto lapertura del cuore allinterno di una relazione con un padre spirituale1 quindi la preghiera e linvocazione del Signore1 lascolto e linteriorizzazione della 0arola di (io1 una vita di relazione, di carit, intensa e autentica. ?uesta lotta esige poi una grande capacit di vigilanza su di s' e sui molti rapporti che si intrattengono e sui quali pu& innestarsi la tentazione, cio# la possibilit dellidolatria. 5e forme che la tentazione pu& rivestire sono molteplici e abbracciano la molteplicit dei rapporti antropologici fondamentali. li rapporto col cibo, col proprio corpo e la propria sessualit, con le cose 7in particolare i beni, il denaro8, con gli altri, con il tempo, con lo spazio, con loperare e, infine, con (io. 2utti questi ambiti del nostro vivere, che definiscono la nostra identit umana e spirituale, devono essere ordinati e disciplinati attraverso una lotta. Sempre, in tutti questi ambiti, la tentazione si configura come seduzione di vivere nel regime del consumo invece che in quello della comunione! E per questo la lotta contro la

tentazione trova il suo magistero eminente nelleucaristia, che appunto # celebrazione della vita come comunione con (io e con gli uomini., questa lotta occorre esercitarsi! bisogna anzitutto saper discernere le proprie tendenze di peccato, le proprie fragilit, le negativit che ci segnano in modo particolare, quindi chiamarle per nome, assumerle e non rimuoverle, e infine immettersi nella lunga e faticosa lotta volta a far regnare in s' la 0arola e la volont di (io.+rgano di questa lotta # infatti il cuore, inteso biblicamente come organo della decisione e della volont, non tanto dei sentimenti. 5a capacit di lotta spirituale, lapprendimento dellarte della lotta 7Salmo <HH,<1 <C,=>8 # essenziale per laccoglienza della 0arola di (io nel cuore umano. Se essa manca, allora le preoccupazioni mondane, linganno della ricchezza e tutte le altre bramosie soffocano la 0arola nel cuore delluomo e questa rimane senza frutto 79arco H,<G8. "hi # sperimentato nella vita spirituale sa che questa lotta # pi6 dura di tutte le lotte esterne, ma conosce anche il frutto di pacificazione, di libert, di mitezza e di carit che essa produce. 4 grazie ad essa che la fede diviene fede che rimane, perseveranza. 4 grazie ad essa che lamore viene purificato e ordinato. -a testimoniato il 0atriarca ecumenico ,tenagora! 0er lottare efficacemente contro il male bisogna volgere la guerra allinterno, vincere il male in noi stessi. Si tratta della guerra pi6 aspra, quella contro se stessi. lo questa guerra lho fatta. 0er anni e anni. 4 stata terribile. 9a ora sono disarmato. on ho pi6 paura di niente, perch' Klamore scaccia la pauraL. Sono disarmato della volont di spuntarla, di giustificarmi alle spese degli altri. S), non ho pi6 paura. ?uando non si possiede pi6 niente, non si ha pi6 paura. K"hi ci separer dallamore di "risto;L. S), la tentazione, come ha scritto +rigene, fa del credente un martire o un idolatra.

IDOLATRIA
"osa evoca in noi il termine idolatria; +rmai abbandonata 3 o, meglio, confinata alle estreme terre delle sempre pi6 esigue popolazioni rimaste pagane 3 laccezione feticistica, trasposta in ambito di popolarit sportiva o musicale la dimensione di adorazione incantata di un personaggio, messa in crisi una certa idealizzazione politica con il relativo culto della personalit, non si pu& per& certo dire che gli idoli siano scomparsi dalla nostra esistenza, con tutto il loro carico di asservimento e di appiattimento delluomo e della sua libert. Bli idoli, infatti, continuano a essere opera delluomo, e la loro creazione, sopravvivenza, trasformazione e funzionamento rispondono a precise istanze e bisogni antropologici. on dimentichiamo che lidolo 3 inteso come simulacro, feticcio 3 non # la personificazione del dio, e in questo non inganna ladoratore che # perfettamente consapevole di trovarsi di fronte non al dio in persona bens) a unopera delle proprie mani, un manufatto che egli stesso offre al dio come immagine visibile affinch' questi acconsenta ad assumerne il volto. "os), chi adora una statua sa benissimo che il dio non coincide con quellidolo! in essa trova il volto accettato dal divino che sta prima di ogni immagine. %n questo senso si pu& dire che lesperienza umana del divino precede il volto che quel divino assume in essa, lelaborazione umana del divino anticipa il volto idolatrico e cos) lidolo restituisce alluomo, sotto la forma del volto di un dio, la sua stessa esperienza del divino."os) quello che emerge a livello di simulacro, di oggetto, si rivela autentico anche al

livello pi6 profondo 7o pi6 alto8 dellimmagine! lidolo, che sia esso statua o realt immateriale o ideologia, non inganna ma fornisce certezze riguardo al divino. ,nche quando appare nel suo aspetto terribile, lidolo # rassicurante perch' identifica,il divino nel volto di un (io. Iorse da questo aspetto nasce la sua sorprendente efficacia politica! anticamente esso rendeva vicino, a portata di mano il dio che, identificandosi con la polis' le assicurava unidentit. Ecco perch', anche dopo il tramonto del paganesimo, la politica non ha cessato di suscitare degli idoli! che siano il grande condottiero o luomo della 0rovvidenza o il pi6 amato dalla gente, questi uomini, divinizzati, scongiurano il divino o, se si preferisce, il destino umano. 4 lidolatria a conferire dignit al culto della personalit, a trasformarla in una figura vicina, familiare, addomesticata del divino. ?ui si coglie la dimensione politica dellidolatria, il suo essere un attentato alla libert umana, e si comprende anche come la lotta anti$ idolatrica richieda adesione alla realt e lattivazione dellinteriorit, di uno spazio interiore, della capacit critica, affinch' la libert non sia solo libert di reagire, ma di agire, di proporre, di progettare. on solo, ma questo annullamento della distanza, questa familiarit che rende schiavi 7non dimentichiamo che il termine familia indicava allorigine linsieme dei servitori di una casa8, la si ritrova anche negli idoli immateriali cos) potenti ai giorni nostri! non # un caso che il mito oggi pi6 affascinante 3 il successo in termini di potere, di denaro e di sesso 3 venga incontro e dia sfogo a tre libidines insite in ogni essere umano! la libido dominandi' la libido possidendi e la libido amandi! "os), opera non delle mani ma delle pulsioni delluomo, queste tre forze si ergono di fronte a lui, gli chiedono adorazione e servizio, gli rubano la libert promettendogli partecipazione al divino, accesso al sovraumano, protezione contro le forze mortifere.+ra, quando il cedimento ai richiami delle tre libidines passa dalla sfera personale a quella sociale, assume connotati idolatrici che nella nostra societ occidentale si possono identificare sul piano economico con ladorazione di tutto ci& che si pu& calcolare, dalla quotazione di unazione in borsa al saldo di un conto corrente, al numero di esecutori della propria volont.%n particolare, potremmo affermare, echeggiando il BenNamin di 2apitalismo e religione' che, in una societ in cui il paradigma dellhomo oeconomicus ha preso il posto dellhomo religiosus' sempre di pi6 il denaro e le istituzioni del mercato tentano di appagare quelle preoccupazioni e quelle ansie a cui un tempo davano risposta le religioni. Iorse la miglior raffigurazione dellidolo si trova nella moneta, nella banconota! lo spiritodel denaro si incarna nella moneta e le immagini delle banconote sono le icone che rivelano ed emanano tale spirito. el denaro si crede e, certo, la maggior parte degli uomini pone la fiducia nel denaro! il denaro d sicurezza, fiducia. Eppure esso, ci ricorda il filosofo /ittorio 9athieu nella sua 9ilosofia del denaro' non # una cosa fisica e non # neppure legato alla materia se non come simbolo.Sul piano etico e sociologico lattitudine idolatrica si identifica invece con ladeguarsi al comportamento della massa! giusto # quello che fanno tutti, in una sorta di dedizione demagogica delladagio vo8 populi' vo8 +ei! 9a questa massa, la tanto decantata gente, non # unentit autonoma, libera, non # un corpo le cui membra interagiscono per il bene comune, bens) un agglomerato indefinito, un accostamento di individualit pesantemente manipolato! cos) i sondaggi non registrano lorientamento degli intervistati ma lo determinano, cos) le opere della finzione 3 letteraria, cinematografica, teatrale 3 non testimoniano i sentimenti e i comportamenti di unepoca e di una cultura ma li condizionano, cos) le immagini non garantiscono lautenticit di un fatto ma lo creano. 5a realt virtuale non solo supera, ma scaccia la realt effettiva! allora vero, oggettivo # ci& che appare1 lecito # ci& che

tecnicamente # possibile1 encomiabile # ci& che suscita invidia.%n fondo la strada verso lidolatria resta sempre la stessa! unaffascinante strada di schiavit6, le cui catene e la cui gabbia appaiono sempre pi6 dorate ma si rivelano sempre pi6 rigide. 4 la strada delloperare umano svincolato da unistanza superiore 3 la dimensione del divino 3 che sola # capace di far emergere tutta la grandezza delluomo e di conferirgli unit e pienezza. 4 significativo che per la Bibbia non esistano gli atei, i senza$(io! esistono invece gli idolatri ed esiste soprattutto la tentazione dellidolatria che colpisce tutti, il credente come chi credente non pu& definirsi. 5uomo abbandonato a s', luomo che ignora o disprezza limmagine di (io che abita in se stesso e nel proprio simile, luomo che pretende di costruire la propria vita da se stesso non # ateo, # idolatra, schiavo di quelle emanazioni, di quelle forze oscure che penetrano nel cuore umano e ne mettono in moto gli elementi deteriori.

ACEDIA
,tonia dellanima. "os) Evagrio 0ontico, monaco vissuto nel %/ secolo, definisce l,a.edia' quel male il cui nome # praticamente intraducibile in una lingua moderna e che indica la situazione dello spirito afflitto da un malessere le cui sfumature comprendono disgusto della vita, noia, scoraggiamento, pigrizia, sonnolenza, malinconia, nausea, riluttanza, tristezza, demotivazione... Biovanni "assiano 7%/$/ secolo8 lha trasmesso all+ccidente nella traslitterazione latina acedia e pi6 tardi Bregorio 9agno lha identificato, nella sua lista dei vizi capitali, con la tristitia! 9alessere che secondo Evagrio affligge particolarmente gli anacoreti 7coloro che fanno una vita monastica piuttosto solitaria e ritirata8, in realt lacedia # soltanto stata osservata e riconosciuta con acutezza e lucidit negli ambienti monastici, ma # un fenomeno comune a tutta lumanit, anzi # il prezzo dellessere uomo, afferma padre Babriel Bunge, eminente studioso di Evagrio.5acedia si manifesta come uninstabilit che rende incapaci di un rapporto equilibrato con lo spazio e con il tempo! non si sopporta di rimanere in solitudine nella propria cella, non si riesce ad abitare il proprio corpo, ad habitare secum' e si percepisce con pesantezza immane il trascorrere del tempo. Scrive Evagrio! 5acedia fa s) che il sole appaia lento a muoversi o addirittura immobile, e che il giorno sembri di cinquanta ore. 4 una sorta di asfissia o soffocamento dellanima che condanna luomo allinfelicit portandolo a disdegnare ci& che ha, la situazione 7di lavoro, affettiva, sociale8 in cui vive e a sognarne una irraggiungibile, lo rende preda di paure svariate 7per esempio, di malattie pi6 immaginarie che reali8, inefficiente sul lavoro, intollerante e incapace di sopportazione verso gli altri 7che diventano spesso il bersaglio su cui scaricare frustrazione e aggressivit8, impotente a governare i pensieri che si affollano nella propria anima e che lo gettano nello scoramento, in una tale insoddisfazione di s' che egli si interroga se non abbia sbagliato tutto nella propria vita. Essa pu& divenire un vero e proprio stato depressivo 7il 2atechismo della 2hiesa 2attolica la definisce una forma di depressione dovuta al rilassamento dellascesi, a un venir meno della vigilanza, alla mancata custodia del cuore8 in cui luomo # tentato di azzerare la propria vita passata 7rompere il vincolo matrimoniale o abbandonare i voti religiosi o comunque cambiare8 o addirittura di darsi la morte. 5acedia, scrive %sacco il Siro, fa gustare linferno. elle antiche descrizioni monastiche essa # il demone

meridiano che colpisce soprattutto a met del giorno, durante le ore pi6 calde e pesanti della giornata 7fra le dieci e le quattordici8 prima dellunico pasto che i monaci prendevano intorno alle quindici. 2roviamo poi descrizioni analoghe, almeno parzialmente, in 0ascal e Baudelaire, Rier:egaard e Buardini, Bergson e San:'l'vitch1 inoltre sono stati rilevati i contatti con forme depressive descritte dalla psicologia. 4 interessante notare che si # vista unanalogia fra questo male che di preferenza colpisce luomo nel mezzo del giorno, con la crisi del superamento della met della vita, che si abbatte sulluomo appunto fra i trentacinque e i quarantanni. Sembra che vi sia una causa biologica alla base di quel senso di apprensione, di quei tormentati interrogativi, della mancanza di entusiasmo in uomini e donne poco dopo la trentina. 4 forse questo lo stato danimo che i dotti medievali chiamavano accidia' il peccato capitale di pigrizia dello spirito; lo credo di s) 7Jichard "hurch8. 5e svariate forme di reazione di fronte a questa crisi sono del resto molto simili a quelle di chi # preda dellaccidia! diniego, rimozione, svalutazione di s', arroccamento al potere, rigidismo legalista, depressione, eccessi nel bere e nel mangiare, intontimento...9a come combattere lacedia; ,nzitutto accettando i limiti costitutivi dellesistenza umana! il passare del tempo e la mortalit 7i 0adri monastici esortavano alla memoria mortis6' lassunzione della responsabilit della propria vita passata e delle incapacit e imperfezioni che ci abitano, la perseveranza, la pazienza 7che # larte di vivere lincompiuto8, una vita di relazioni, limpegnare il corpo in attivit lavorative, il farsi aiutare 7per i 0adri monastici, da un padre spirituale8, la preghiera. Evagrio in particolare d un consiglio! Iissati una misura in ogni opera. +vvero, esercitati, dandoti una regola, a divenire padrone di te stesso.

DESERTO
5esperienza del deserto # stata per me dominante. 2ra cielo e sabbia, fra il 2utto e il ulla, la domanda diventa bruciante. "ome il roveto ardente, essa brucia e non si consuma. Brucia per se stessa, nel vuoto. 5esperienza del deserto # anche lascolto, lestremo ascolto 7Edmond Sab#s8. Iorse # questo legame con lascolto che fa s) che nella Bibbia il deserto, presenza sempre pregna di significato spirituale, sia cos) importante. "erto, esso # anzitutto un luogo, e un luogo che nellebraico biblico ha diversi nomi! caravah' luogo arido e incolto, che designa la zona che si estende dal 9ar 9orto fino al Bolfo di ,qaba1 chorbah' designazione pi6 psicologica che geografica che indica il luogo desolato, devastato, abitato da rovine dimenticate1 :eshimon' luogo selvaggio e di solitudine, senza piste, senzacqua1 ma soprattutto midbar' luogo disabitato, landa inospitale abitata da animali selvaggi, dove non crescono se non arbusti, rovi e cardi. %l deserto biblico non # quasi mai il deserto di sabbia, ma # frutto dellerosione del vento, dellazione dellacqua dovuta alle piogge rare ma violente, ed # caratterizzato da brusche escursioni termiche fra il giorno e la notte 7cfr. Salmo <@<,D8. Jefrattario alla presenza umana e ostile alla vita 7 umeri @Q,>8, il deserto, questo luogo di morte, rappresenta nella Bibbia la necessaria pedagogia del credente, liniziazione attraverso cui la massa di schiavi usciti dallEgitto diviene il popolo di (io. 4 in sostanza luogo di rinascita. E, del resto, la nascita del mondo come cosmo ordinato non avviene forse a partire dal caos informe del deserto degli inizi; 5a terra segnata da mancanza e negativit 7?uando il Signore (io fece la terra e il cielo, nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perch' il Signore (io

non aveva fatto piovere sulla terra! Benesi @,Hb$>8 diviene il giardino apprestato per luomo nellopera creazionale 7Benesi @,C$<>8. E la nuova creazione, lera messianica, non sar forse un far fiorire il deserto; Si rallegreranno il deserto e la terra arida, esulter e fiorir la steppa, fiorir come fiore di narciso 7%saia =>,<$@8. 9a tra prima creazione e nuova creazione si stende lopera di creatio continua' lintervento salvifico di (io nella storia. Ed # in quella storia che il deserto appare come luogo delle grandi rivelazioni di (io! nel midbar 7deserto8, dice il 2almud, (io si fa sentire come medabber 7colui che parla8. 4 nel deserto che 9os# vede il roveto ardente e riceve la rivelazione del ome 7Esodo =,<$<H81 # nel deserto che (io dona la 5egge al suo popolo, lo incontra e si lega a lui in alleanza 7Esodo <G$@H81 # nel deserto che colma di doni il suo popolo 7la manna, le quaglie, lacqua dalla roccia81 # nel deserto che si fa presente a Elia nella voce di un silenzio sottile 7<Je <G,<@81 # nel deserto che attirer nuovamente a s' la sua sposa$%sraele dopo il tradimento di questultima 7+sea @,<D8 per rinnovare lalleanza nuziale...Ecco dunque abbozzata, tra negativit e positivit, la fondamentale bipolarit semantica del deserto nella Bibbia che abbraccia i tre grandi ambiti simbolici a cui il deserto stesso rinvia! lo spazio, il tempo, il cammino. Spazio ostile da attraversare per giungere alla terra promessa1 tempo lungo ma a termine, con una fine, tempo intermedio di unattesa, di una speranza1 cammino faticoso, duro, tra unuscita da un grembo di schiavit6 e lingresso in una terra accogliente, che stilla latte e miele! ecco il deserto dellesodo. 5a spazialit arida, monotona, fatta silenzio, del deserto si riverbera nel paesaggio interiore del credente come prova' come tentazione! /aleva la pena lesodo; on era meglio rimanere in Egitto; "he salvezza # mai quella in cui si patiscono la fame e la sete, in cui ogni giorno porta in dote agli umani la visione del medesimo orizzonte; on # facile accettare che il deserto sia parte integrante della salvezza. el deserto allora %sraele tenta (io, e il luogo desertico si mostra essere un terribile vaglio, un rivelatore di ci& che abita il cuore umano. Jicordati di tutto il cammino che il Signore tuo (io ti ha fatto percorrere in questi quarantanni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore 7(euteronomio C,@8. %l deserto # uneducazione alla conoscenza di s', e forse il viaggio intrapreso dal padre dei credenti, ,bramo, in risposta allinvito di (io /averso te stesso. 7Benesi < @,<8, coglie il senso spirituale del viaggio nel deserto. %l deserto # il luogo delle ribellioni a (io, delle mormorazioni, delle contestazioni 7Esodo <H,<<$<@1 <>,@H1 <D,@$=.@Q.@A1 <A,@$=.A1 umeri <@,<$@1 <H,@$H1 <D,=$H1 @Q,@$>1 @<,H$>8. ,nche Bes6 vivr il deserto come noviziato essenziale al suo ministero! il faccia a faccia con il potere dellillusione satanica e con il fascino della tentazione sveler in Bes6 un cuore attaccato alla nuda 0arola di (io 79atteo H,<$<<8. Iortificato dalla lotta nel deserto, Bes6 pu& intraprendere il suo ministero pubblico.%l deserto appare anche come tempo intermedio! non ci si installa nel deserto, lo si traversa. ?uaranta anni, quaranta giorni! # il tempo del deserto per tutto %sraele, ma anche per 9os#, per Elia, per Bes6. 2empo che pu& essere vissuto solo imparando la pazienza, lattesa, la perseveranza, accettando il caro prezzo della speranza. E, forse, limmensit del tempo del deserto # gi esperienza e pregustazione di eternit. 9a il deserto # anche cammino: nel deserto occorre avanzare, non # consentito disertare, ma la tentazione # la regressione, la paura che spinge a tornare indietro, a preferire la sicurezza della schiavit6 egiziana al rischio dellavventura della libert. Ona libert che non # situata al termine del cammino, ma che si vive nel cammino! 0er& per compiere questo cammino occorre essere leggeri, con pochi bagagli! il deserto insegna lessenzialit, # apprendistato di sottrazione e di spoliazione. %l deserto # magistero di fede: esso aguzza

lo sguardo interiore e fa delluomo un vigilante, un uomo dallocchio penetrante. 5uomo del deserto pu& cos) riconoscere la presenza di (io e denunciare lidolatria. Biovanni Battista, uomo del deserto per eccellenza, mostra che in lui tutto # essenziale! egli # voce che grida chiedendo conversione, # mano che indica il 9essia, # occhio che scruta e discerne il peccato, # corpo scolpito dal deserto, # esistenza che si fa cammino per il Signore 7nel deserto preparate la via del Signore., %saia HQ,=8. 2% suo cibo # parco, il suo abito lo dichiara profeta, egli stesso diminuisce di fronte a colui che viene dopo di lui! ha imparato fino in fondo leconomia di diminuzione del deserto. 9a ha vissuto anche il deserto come luogo di incontro, di amicizia, di amore! egli # lamico dello sposo che sta accanto allo sposo e gioisce quando ne sente la voce.S), # a questa ambivalenza che ci pone di fronte il deserto biblico, e cos) esso diviene cifra dellambivalenza della vita umana, dellesperienza quotidiana del credente, della stessa contraddittoria esperienza di (io. Iorse ha ragione -enri le SauT quando scrive che (io non # nel deserto. 4 il deserto che # il mistero stesso di (io.

ATTESA DEL SIGNORE


,nnunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell,attesa della tua venuta! ,l cuore della celebrazione eucaristica, queste parole ricordano al cristiano un elemento costitutivo della sua identit di fede! lattesa della venuta del Signore. %l cristiano, ha scritto il cardinale eUman, # colui che attende il "risto. "erto, nei tempi del tutto e subito, dellefficacia e della produttivit, in cui anche i cristiani appaiono spesso segnati da attivismo, parlare di attesa pu& rischiare limpopolarit e lincomprensione totale! a molti infatti attesa appare sinonimo di passivit e inerzia, di evasione e de$ responsabilizzazione. %n realt il cristiano, che non si lascia definire semplicemente da ci& che fa, ma dalla relazione con il "risto, sa che il "risto che egli ama e in cui pone la fiducia # il "risto che # venuto, che viene nelloggi e che verr nella gloria. (avanti a s' il cristiano non ha dunque il nulla o il vuoto, ma una speranza certa, un futuro orientato dalla promessa del Signore! S), verr& presto 7,pocalisse @@,@Q8. %n realt attendere, a partire dalla sua etimologia latina 1ad;tendere6' indica una tensione verso, unattenzione rivolta a, un movimento centrifugo dello spirito in direzione di un altro, di un futuro. 0otremmo dire che lattesa # unazione, per& unazione non chiusa nelloggi, ma che opera sul futuro. 5a Seconda lettera di 0ietro esprime questa dimensione affermando che i cristiani affrettano' con la loro attesa, la venuta del giorno del Signore 7@ 0ietro =,<@8.5a particolare visione cristiana del tempo, che fa del credente un uomo che ha speranza 7cfr. <2essalonicesi H,<=8, che attende il "risto 7Iilippesi =,@Q1 Ebrei G,@C8, che # definito non solo dal suo passato ma anche dal futuro e da ci& che il "risto in tale futuro operer, dovrebbe diventare una preziosa testimonianza 7o, forse, controtestimonianza8 per il mondo attuale dominato da una concezione del tempo come tempo vuoto che evolve in un continuum che esclude ogni attesa essenziale e ingenera quel fatalismo e quella incapacit di attesa tipici delluomo moderno. /enir meno a questa dimensione significa pertanto non solo sminuire la portata integrale della fede, ma anche privare il mondo di una testimonianza di speranza che esso ha diritto di ricevere dai cristiani 7cfr. <0ietro =,<>8. 5uomo # anche attesa! se questa dimensione antropologica essenziale, che afferma che luomo # anche

incompiutezza, viene misconosciuta, allora il pericolo dellidolatria # alle porte, e lidolatria # sempre auto sufficienza del presente. 5a venuta del Signore impone invece al cristiano attesa di ci& che sta per venire e pazienza verso ci& che non sa quando verr. E la pazienza # larte di vivere lincompiuto, di vivere la parzialit e la frammentazione del presente senza disperare. Essa non # soltanto la capacit di sostenere il tempo, di rimanere nel tempo, di perseverare, ma anche di sostenere gli altri, di sopportarli, cio# di assumerli con i loro limiti e portarli. 9a # lattesa del Signore, lardente desiderio della sua venuta, che pu& creare uomini e donne capaci di pazienza nei confronti del tempo e degli altri.E qui vediamo come lattesa paziente sia segno di forza e di solidit, di stabilit e di convinzione, non di debolezza. E soprattutto # lattitudine che rivela un profondo amore, per il Signore e per gli altri uomini! 5amore pazienta 7<"orinti <=,H8. 9ossa dallamore, lattesa diviene desiderio, desiderio dellincontro con il Signore 7@ "orinti >,@1 Iilippesi <,@=8. ,nzi, lattesa del Signore porta il cristiano a disciplinare il proprio desiderio, a imparare a desiderare, a frapporre una distanza tra s' e gli oggetti desiderati, a passare da un atteggiamento di consumo a uno di condivisione e di comunione, a un atteggiamento eucaristico. 5attesa del Signore genera nel credente anzitutto la gratitudine, il rendimento di grazie e la dilatazione del cuore che si unisce e d voce allattesa della creazione tutta! 5a creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di (io E...F e nutre la speranza di essere liberata dalla schiavit6 della corruzione 7Jomani C,<G$@<8. 4 la creazione tutta che attende cieli e terra nuovi, che attende trasfigurazione, che attende il Jegno. 5attesa della venuta del Signore da parte dei cristiani diviene cos) invocazione di salvezza universale, espressione di una fede cosmica che consoffre con ogni uomo e con ogni creatura. 9a se queste sono le valenze dellattesa del Signore, se questa # una precisa responsabilit dei cristiani, dobbiamo lasciarci interpellare dallaccorato e provocante appello lanciato a suo tempo da 2eilhard de "hardin! "ristiani, incaricati, dopo %sraele, di custodire sempre viva la fiamma bruciante del desiderio, che cosa ne abbiamo fatto dellattesa;.

RICERCA DI DIO
(io vuole essere cercato, e come potrebbe non voler essere trovato; %l nipote di J. Baruch, il quale era a sua volta nipote del Baal Shem, giocava una volta a rimpiattino con un altro ragazzo. Egli si nascose e stette lungo tempo l ad attendere, credendo che il compagno lo cercasse e non riuscisse a trovarlo. 9a dopo che ebbe aspettato a lungo, usc) fuori, e non vedendo pi6 quellaltro, cap) che costui non laveva mai cercato. E corse nella camera del nonno, piangendo e gridando contro il cattivo compagno. "on le lacrime agli occhi J. Baruch disse! K5o stesso dice anche (ioL. (io vuole essere cercato, dice questa storiella chassidica. +ggi, altre storie e altre lacrime, sempre ebraiche, pongono in modo differente la questione della ricerca di (io! sono le storie e le lacrime sgorgate da quellabisso di male rappresentato da ,uschUitz. Scrive Elie Viesel! (io e ,uschUitz non vanno insieme. on accetto e reclamo, esigo una risposta... (io nel male; %n quale male; E (io nella sofferenza; %n quale sofferenza; lo non so. on ho risposta. "erco sempre. E accanto ad ,uschUitz, prima e dopo, gli altri genocidi, gli altri sterminii, le sofferenze degli innocenti, di milioni di uomini ovunque nel mondo, pongono in modo tragicamente rinnovato la domanda dov# (io;. el

conflitto con il male che si gioca nella storia (io sembra soccombere, e nettamente. E tutto questo non pu& non dare un orientamento particolare al modo di interrogarsi oggi sulla ricerca di (io, su quel <uaerere +eum che # sempre stato uno dei temi pi6 significativi e importanti della spiritualit cristiana. ,nzi, tutto questo arriva a porre in radicale questione i termini dellargomento! quale ricerca; e di quale (io;5a Scrittura attesta lindiscutibile priorit della ricerca che (io fa delluomo, afferma che luomo e il suo mondo sono la sfera di interesse di (io, che la rivelazione di (io precede e fonda la conoscenza che luomo pu& avere di 5ui. +vviamente non si tratta tanto di una priorit cronologica, perch' il problema di (io # inscritto nelluomo stesso, nelle domande che egli porta su di s' e sul senso della propria vita e del mondo. 0ertanto, domanda su (io e domanda sulluomo sono naturalmente unite. 5e grandi tradizioni religiose hanno sempre affermato linscindibilit delle due questioni! non solo i tre monoteismi, ma anche la religione grecoromana, la cui linfa # stata assorbita dalle nostre radici di europei occidentali. 5uomo che si recava al tempio di ,pollo a (elfi per consultare loracolo si vedeva rimandato a se stesso dalliscrizione posta sul frontone del tempio! "onosci te stesso. Jiproporre oggi questa tematica implica il rendersi conto della drammaticit assunta da questa doppia domanda! alla figura del filosofo cinico (iogene che in pieno giorno si aggira per le strade di ,tene con una lanterna gridando! "erco un uomo. , si sovrappone la figura del pazzo nietzschiano che, anchegli in pieno giorno e munito di lanterna, grida sulla pubblica piazza! "erco (io., e rivela a chi lo deride che (io # morto, # stato assassinato dalluomo, e celebra il funesto evento entrando in una chiesa e intonando un 3e<uiem aeternam +eo! E risponde a chi lo interroga! "he altro sono ancora le chiese se non le tombe e i monumenti funebri di (io;. 9a, osservava giustamente 9. Ioucault, pi6 che la morte di (io, ci& che annuncia il pensiero di ietszche # la morte del suo assassino, cio# delluomo. ellattuale clima culturale nichilista, di secolarizzazione della secolarizzazione, luomo contemporaneo # non solo senza (io, ma anche senza luomo 7". Beffr'8. Egli si muove smarrito nellassenza di certezze, respira un assurdo caratterizzato non tanto dal non$senso, quanto dallisolamento degli innumerevoli sensi, dallassenza di un senso che li orienti, dalla mancanza del senso del senso, come ricordava 5'vinas. Sintomatico di questo smarrimento di s' tipico delluomo contemporaneo # il tanto conclamato ritorno di (io, visibile dietro ai fenomeni di ritorno del sacro, dietro al fiorire di s#tte, movimenti sincretistici, aggregazioni varie, dietro al diffondersi di sensibilit e atteggiamenti spirituali in cui (io # immediatamente trovato, pi6 che cercato, in un divino impersonale, nella fusione con l+ceano dellEssere, nellevasione verso il taumaturgico, nella preghiera ridotta a ingiunzione a (io affinch' soddisfi il bisogno umano. 2utto questo ci dice che oggi ricerca di (io devessere anche ricerca e approfondimento dellumano, ricerca di ci& che # veramente umano, capacit di ridestare lumanit l dove # assopita. li (io rivelato dalle Scritture ebraico$cristiane non ha infatti altri luoghi in cui essere cercato se non la storia e la carne umana, lumanit. Storia e carne umana che sono anche i due ambiti abitati da (io nellincarnazione per andare incontro alluomo, alla sua ricerca, e consentire cos) alluomo di trovarlo.E non dimentichiamo che (io non lo si possiede nemmeno quando lo si conosce! Si comprehendis, non est (eus scrive ,gostino1 cio#, se pensi di averlo compreso, non # pi6 (io. 5a categoria della ricerca salvaguarda la distanza fra cercatore e "ercato! distanza essenziale perch' il "ercato non # oggetto, ma # anchegli soggetto, anzi # il vero soggetto, in quanto # colui che per primo ha cercato, chiamato, amato, suscitando cos), come risposta alla sua iniziative, la ricerca e il desiderio

delluomo. 5atteggiamento di ricerca implica latteggiamento fondamentale dellumilt, grazie alla quale soltanto pu& fondarsi il rapporto con laltro. "ercare (io significa deporre le presunzioni di autosufficienza, smettere di pensare di essere i detentori della verit, cessare di considerarsi superiori agli altri. Jicerca di (io, allora, significa anche cercarlo nellaltro che abbiamo di fronte, confessarlo come non estraneo allaltro.

PAZIENZA
5a Scrittura attesta che la pazienza # anzitutto una prerogativa divina! secondo Esodo =H,D (io # ma.roth5mos' longanime, magnanimo, paziente 7in ebraico lespressione equivalente suona letteralmente! lento allira8. %l (io legato in alleanza al popolo dalla dura cervice non pu& che essere costitutivamente paziente. ?uesta pazienza # stata manifestata compiutamente nellinvio del Iiglio Bes6 "risto e nella sua morte per i peccatori, ed # ancora ci& che regge il tempo presente! %l Signore non ritarda nelladempire la promessa E...F, ma usa pazienza 1ma.roth5mei6 verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti giungano a conversione 7@ 0ietro =,G8. 5a pazienza del (io biblico si esprime al meglio nel fatto che Egli # il (io che parla! parlando, dona il tempo alluomo per una risposta, e quindi attende che questa arrivi alla conversione. 5a pazienza di (io non va confusa con limpassibilit di (io, anzi, essa # il lungo respiro della sua passione 7E. SWngel8, # la lungimiranza del suo amore, un amore che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva 7Ezechiele ==,<<8, ed # una forza operante anche quando il movimento di conversione non # ancora compiuto. 5a pazienza di (io trova cos) la sua espressione pi6 pregnante nella passione e croce di "risto! l) la dissimmetria fra il (io che pazienta e lumanit peccatrice si amplia a dismisura nella passione di amore e di sofferenza di (io nel Iiglio Bes6 "risto crocifisso. (a allora la pazienza, come virt6 cristiana, # un dono dello Spirito 7Balati >,@@8 elargito dal "rocifisso$Jisorto, e si configura come partecipazione alle energie che provengono dallevento pasquale.0er il cristiano la pazienza # dunque coestensiva alla fede! ed # sia perseveranza, cio# fede che dura nel tempo, che ma.roth5mia' capacit di guardare e sentire in grande, cio# arte di accogliere e vivere lincompiutezza. ?uesto secondo aspetto dice come la pazienza sia necessariamente umile! essa porta luomo a riconoscere la propria personale incompiutezza, e diventa pazienza verso se stessi1 essa riconosce lincompiutezza e la fragilit delle relazioni con gli altri, strutturandosi cos) come pazienza nei confronti degli altri1 confessa lincompiutezza del disegno divino di salvezza, configurandosi come speranza, invocazione e attesa di salvezza. 5a pazienza # la virt6 di una chiesa che attende il Signore, che vive responsabilmente il non ancora senza anticipare la fine e senza ergere se stessa a fine del disegno di (io. Essa rigetta limpazienza della mistica come dellideologia e percorre la via faticosa dellascolto, dellobbedienza e dellattesa nei confronti degli altri e di (io per costruire la comunione possibile, storica e limitata, con gli altri e con (io. 5a pazienza # attenzione al tempo dellaltro, nella piena coscienza che il tempo lo si vive al plurale, con gli altri, facendone un evento di relazione, di incontro, di amore. 0er questo, forse, oggi, nellepoca stregata dal fascino del tempo senza vincoli 3 in cui la libert viene spesso immaginata come lassenza di legami, di vincoli, come possibilit di operare dei

ricominciamenti assoluti dalloggi al domani, che riportino a un incontaminato punto di partenza, azzerando o rimuovendo tutto ci& in cui prima si viveva, e anzitutto le relazioni e gli impegni assunti 3 pu& apparire cos) fuori luogo, e al tempo stesso cos) urgente e necessario, il discorso sulla pazienza! s), per il cristiano, essa # centrale quanto lagape, quanto il "risto stesso. 2% pazientare, cio# lassumere come determinante nella propria esistenza il tempo dellaltro 7di (io e dellaltro uomo8, # infatti opera dellamore. 5amore pazienta 1ma.roth5mei6' dice 0aolo 7< "orinti <=,H8. E la misura e il criterio della pazienza del credente non possono risiedere, in ultima istanza, che nella pazienza di "risto7@ 2essalonicesi =,>! h5pomon- tou 2hristou6!Ecco perch' spesso la pazienza # stata definita dai 0adri della chiesa come la summa virtus 7cfr. 2ertulliano, +e patientia <,A8! essa # essenziale alla fede, alla speranza e alla carit. -a scritto "ipriano di "artagine! %l fatto di essere cristiani # opera della fede e della speranza, ma perch' la fede e la speranza possano giungere a produrre frutti, abbisognano della pazienza 7"ipriano, +e bono patientiae <=8. %nnestata nella fede in "risto, la pazienza diviene forza nei confronti di se stessi 72ommaso d,quino8, capacit di non disperare, di non lasciarsi abbattere nelle tribolazioni e nelle difficolt, diviene perseveranza, capacit di rimanere e durare nel tempo senza snaturare la propria verit, e diviene anche capacit di sup$portare gli altri, di sostenere gli altri e la loro storia. ulla di eroico in questa operazione spirituale, ma solo la fede di essere a propria volta sostenuti dalle braccia del "risto stese sulla croce.%n questa difficile opera il credente # sorretto da una promessa! "hi persevera fino alla fine sar salvato 79atteo <Q,@@1 @H, <=8. 0romessa che non va intesa semplicemente come un rimanere saldi in una professione di fede, ma come un mettere in pratica la pazienza e lattiva sopportazione tanto nei rapporti intra$ecclesiali, intra$comunitari 7sopportatevi a vicenda, "olossesi =,<=8, quanto nei rapporti della comunit cristiana ad e8tra' con tutti gli altri uomini 7siate pazienti con tutti, <2essalonicesi >,<H8. 5a pazienza diviene cos) una categoria che interpella la struttura interna della comunit cristiana e il suo assetto nel mondo, in mezzo agli altri uomini, ai non credenti. E mentre interpella, inquieta.

EDELT NEL TE!PO


,scoltate oggi la sua voce 7Salmo G>,A8! nella Bibbia # lalleanza con il Signore che definisce il tempo di %sraele, del popolo di (io! un tempo esistenziale misurato sul davar' la parola$evento del Signore, e sullobbedienza del popolo di (io a questa parola. 2% tempo nella Scrittura # sempre legato alla storicit radicale delluomo, alla sua struttura di creatura che nelloggi decide il proprio destino tra vita e morte, tra benedizione e maledizione. 0er questo la storia # orientata a un tlos = fine e meta 3 svelato dagli interventi di (io che si manifesta nei progressi e nelle regressioni dellumanit, ed # storia di salvezza perch' (io chiama continuamente luomo a camminare verso la luce, verso una meta che # il Jegno, e gli fornisce i mezzi per farlo nellattesa dello shalom' dono di (io e coronamento della fedelt degli uomini.4 questa concezione del tempo che verr prolungata nel uovo 2estamento! venuta la pienezza del tempo 7Balati H,H8, (io manda suo Iiglio, nato da donna, e la sua vita, la sua passione$morte$resurrezione appaiono eventi storici, unici, collocati in un tempo

preciso, e inaugurano gli ultimi tempi, quelli in cui noi viviamo nellattesa della sua gloriosa venuta, attesa del Jegno e del rinnovamento del cosmo intero. "on la prima venuta di Bes6 nella carne ha inizio un .airos' un tempo propizio che qualifica tutto il resto del tempo. Bes6, inaugurando il suo ministero, annuncia che il tempo - compiuto 79arco <,<>8, che lora della piena realizzazione # iniziata, che occorre convertirsi e credere allEvangelo 79arco <,<>1 9atteo H,<A81 di conseguenza occorre utilizzare il tempo: il tempo di grazia # realt in Bes6 "risto. 0assione, morte e resurrezione di Bes6 non sono un semplice evento del passato! sono la realt del presente sicch' loggi concreto # immerso nella luce della salvezza. ?uesto # il tempo favorevole, questo il giorno della salvezza 7cfr. @ "orinti D,@8.%l primo atteggiamento del cristiano di fronte al tempo # allora quello di cogliere loggi di (io nel proprio oggi, facendo obbedienza alla 0arola che oggi risuona. %l nostro rapporto con il tempo, con 2hronos tiranno che divora i suoi figli, viene cos) trasformato per assumere dei connotati precisi! si tratta di saper giudicare il tempo 7cfr. 5uca <@,>D8, di discernere i segni dei tempi 79atteo <D,=8 per giungere a cogliere il tempo della visita di (io 75uca <G,HH8. %l credente sa che i suoi tempi sono nelle mani di (io! -o detto! 2u il mio (io1 i miei tempi nella tua mano 7Salmo =%,%>B$%D,8. 4 latteggiamento fondamentale! i nostri giorni infatti non ci appartengono, non sono di nostra propriet. % tempi sono di (io e per questo nei Salmi lorante chiede a (io! Iammi conoscere, Signore, la mia fine, qual # la misura dei miei giorni 7Salmo =G,>8 e invoca! %nsegnaci a contare i nostri giorni, e i nostri cuori discerneranno la sapienza 7Salmo GQ,<@8. 5a sapienza del credente consiste in questo saper contare i propri giorni, saperli leggere come tempo favorevole, come oggi di (io che irrompe nel proprio oggi.%l cristiano deve vegliare e pregare in ogni tempo 75uca @<,=D8, impegnato in una lotta antidolatrica in cui il tempo alienato # lidolo, il tiranno che cerca di dominare e rendere schiavo luomo. 0er 0aolo il cristiano deve cercare di usare il tempo a disposizione per operare il bene 7cfr. Balati D,<Q8, deve approfittare del tempo e, soprattutto, quale uomo sapiente, deve salvare, redimere, liberare, riscattare il tempo 7cfr. Efesini >,<D1 "olossesi H,>8.2utto questo perch' il tempo del cristiano # tempo di lotta, di prova, di sofferenza. ,nche dopo la vittoria di "risto, dopo la sua resurrezione e la trasmissione delle energie del Jisorto al cristiano, resta ancora operante linflusso del dio di questo mondo 7@ "orinti H,H8, sicch' il tempo del cristiano permane tempo di esilio, di pellegrinaggio 7cfr. <0ietro <,<A8, in attesa della realt escatologica in cui (io sar tutto in tutti 7cfr. <"orinti <>,@C8. %l cristiano infatti sa 3 e non ci si stancher mai di ripeterlo in unepoca che non ha pi6 il coraggio di parlare n' di perseveranza n' tanto meno di eternit, in unepoca appiattita sullimmediato e lattualit 3 il cristiano sa che il tempo # aperto alleternit, alla vita eterna, a un tempo riempito solo da (io! questa # la meta di tutti i tempi, in cui Bes6 "risto # lo stesso ieri, oggi e sempre 7Ebrei <=,C1 cfr. ,pocalisse <,<A8. %l tlos delle nostre vite # la vita eterna e quindi i nostri giorni sono attesa di questo incontro con il (io che viene.Se questa # la dimensione autentica del tempo del cristiano, allora capiamo in profondit la portata di queste affermazioni di (ietrich Bonhoeffer! 5a perdita della memoria morale non # forse il motivo dello sfaldarsi di tutti i vincoli, dellamore, del matrimonio, dellamicizia, della fedelt; iente resta, niente si radica. 2utto # a breve termine, tutto ha breve respiro. 9a beni come la giustizia, la verit, la bellezza e in generale tutte le grandi realizzazioni richiedono tempo, stabilit, KmemoriaL, altrimenti degenerano. "hi non # disposto a portare la responsabilit di un passato e a dare forma a un futuro, costui # uno KsmemoratoL, e io non so come si possa colpire, affrontare, far riflettere una persona simile.Scritte pi6 di cinquantanni fa, queste parole sono ancora molto attuali e

pongono il problema della fedelt e della perseveranza! realt oggi rare, parole che non sappiamo pi6 declinare, dimensioni a volte sentite perfino come sospette o sorpassate e di cui 3 si pensa 3 solo qualche nostalgico dei valori di una volta potrebbe auspicare un ritorno. 9a se la fedelt # virt6 essenziale a ogni relazione interpersonale, la perseveranza # la virt6 specifica del tempo! esse pertanto ci interpellano sulla relazione con laltro. on solo, i valori che tutti proclamiamo grandi e assoluti esistono e prendono forma solo grazie ad esse! che cos# la giustizia senza la fedelt di uomini giusti; "he cos# la libert senza la perseveranza di uomini liberi; on esiste valore n' virt6 senza perseveranza e fedelt. "os) come, senza fedelt, non esiste storia comune, fatta insieme. +ggi, nel tempo frantumato e senza vincoli, queste realt si configurano come una sfida per luomo e, in particolare, per il cristiano. ?uestultimo, infatti, sa bene che il suo (io # il (io fedele, che ha manifestato la sua fedelt nel Iiglio Bes6 "risto, l,men, il 2estimone fedele e verace 7,pocalisse =,<H8 in cui tutte le promesse di (io sono diventate s) 7cfr. @ "orinti <,@Q8.?ueste dimensioni sono dunque attinenti al carattere storico, temporale, relazionale, incarnato della fede cristiana, e la delineano come responsabilit storica. 5a fede esce dallastrattezza quando non si limita a informare una stagione o unora della vita delluomo, ma plasma larco della sua intera esistenza, fino alla morte. %n questa impresa il cristiano sa che la sua fedelt # sostenuta dalla fedelt di (io allalleanza, che nella storia di salvezza si # configurata come fedelt allinfedele, come perdono, come assunzione della situazione di peccato, di miseria e di morte delluomo nellincarnazione e nellevento pasquale. 5a fedelt di (io verso luomo # cio# diventata responsabilit illimitata nei confronti delluomo stesso. E questo indica che le dimensioni della fedelt e della perseveranza pongono alluomo la questione ancor pi6 radicale della responsabilit. 5irresponsabile, cos) come il narcisista, non sar mai fedele. ,nche perch' la fedelt # sempre fedelt a un tu, a una persona amata o a una causa amata come un tu! non ogni fedelt # pertanto autentica. ,nche il rancore, a suo modo, # una forma di fedelt, ma nello spazio dellodio. 5a fedelt di cui parliamo avviene nell,amore' si accompagna alla gratitudine' comporta la capacit di resistere nelle contraddizioni.San:'l'vitch definisce la fedelt come la volont di non cedere allinclinazione apostatica. Essa # pertanto unattiva lotta la cui arena # il cuore umano. 4 nel cuore che si gioca la fedelt. ?uesto significa che essa # vivibile solo a misura della propria libert interiore, della propria maturit umana e del proprio amore. 5e infedelt, gli abbandoni, le rotture di impegni assunti e di relazioni a cui ci si era impegnati, situazioni tutte che spesso incontriamo nel nostro quotidiano, rientrano frequentemente in questa griglia. E dicono come sia limitante, allinterno della chiesa, ridurre il problema della fedelt e della perseveranza, e quindi del loro contrario, alla sola dimensione giuridica, di una legge da osservare. %n gioco vi # sempre il mistero di una persona, non semplicemente un gesto di rottura da sanzionare. %l gesto di rottura va assunto come rivelatore della situazione del cuore, cio# della persona. ,nzi, in profondit, la dimensione dellinfedelt non # estranea alla nostra stessa fedelt, cos) come lincredulit traversa il cuore del credente stesso. "he altro # la Bibbia se non la testimonianza della tenacissima e ostinata fedelt di %sraele a voler narrare la storia della propria infedelt di fronte alla fedelt di (io; 9a come riconoscere la propria fedelt se non a partire dalla fede in "olui che # fedele; %n questo senso il cristiano fedele # colui che # capace di memoria +ei' che ricorda lagire del Signore! la memoria sempre rinnovata della fedelt divina # ci& che pu& suscitare e sostenere la fedelt del credente nel momento stesso in cui gli rivela la propria infedelt. E questo # esattamente ci& che, al cuore della vita della chiesa, avviene nellanamnesi

eucaristica.

CONVERSIONE
"onvertitevi e credete allEvangelo. 79arco <,<>81 "onvertitevi, perch' il Jegno dei cieli # vicinissimo. 79atteo H, % A 8. 5a richiesta di conversione # al cuore delle due differenti redazioni del grido con cui Bes6 ha dato inizio al suo ministero di predicazione. "ollocandosi in continuit con le richieste di ritorno al >ignore di +sea, di Beremia e di tutti i profeti fino a Biovanni Battista 7cfr. 9atteo =,@8, anche Bes6 chiede conversione, cio# ritorno 7in ebraico teshuvah6 al (io unico e vero. ?uesta predicazione # anche quella della chiesa primitiva e degli apostoli 7cfr. ,tti @,=C1 =,<G8 e non pu& che essere la richiesta e limpegno della chiesa di ogni tempo.%l verbo shuv' che appunto significa ritornare, # connesso a una radice che significa anche rispondere e che fa della conversione, del sempre rinnovato ritorno al Signore, la responsabilit della chiesa nel suo insieme e di ciascun singolo cristiano. 5a conversione non # infatti unistanza etica, e se implica lallontanamento dagli idoli e dalle vie di peccato che si stanno percorrendo 7cfr. < 2essalonicesi <,G1 < Biovanni >,@<8, essa # motivata e fondata escatologicamente e cristologicamente! # in relazione allEvangelo di Bes6 "risto e al Jegno di (io, che in "risto si # fatto vicinissimo, che la realt della conversione trova tutto il suo senso. Solo una chiesa sotto il primato della fede pu& dunque vivere la dimensione della conversione. E solo vivendo in prima persona la conversione la chiesa pu& anche porsi come testimone credibile dellEvangelo nella storia, tra gli uomini, e dunque evangelizzare. Solo concrete vite di uomini e donne cambiate dallEvangelo, che mostrano la conversione agli uomini vivendola, potranno anche richiederla agli altri. 9a se non c# conversione, non si annuncia la salvezza e si # totalmente incapaci di richiedere agli uomini un cambiamento. (i fatto, dei cristiani mondani possono soltanto incoraggiare gli uomini a restare quel che sono, impedendo loro di vedere lefficacia della salvezza! cos) essi sono di ostacolo allevangelizzazione e depotenziano la forza dellEvangelo. (ice un bel testo omiletico di Biovanni "risostomo! on puoi predicare; on puoi dispensare la parola della dottrina; Ebbene, insegna con le tue azioni e con il tuo comportamento, o neobattezzato. ?uando gli uomini che ti sapevano impudico o cattivo, corrotto o indifferente, ti vedranno cambiato, convertito, non diranno forse come i giudei dicevano delluomo cieco dalla nascita che era stato guarito! K4 lui;L. KS) # lui.L K o, ma gli assomigliaL. K on # forse lui;L. 0ossiamo insomma dire che la conversione non coincide semplicemente con il momento iniziale della fede in cui si perviene alladesione a (io a partire da una situazione altra, ma - la forma della fede vissuta!Si pone qui un problema per la maggioranza dei cristiani! essi, normalmente, sono cristiani per tradizione familiare, battezzati alla nascita, istruiti dal catechismo e approdati naturalmente alla vita ecclesiale. Essi pertanto non conoscono quel cambiamento tra un prima e un dopo' tra una situazione non cristiana e un passaggio alla fede che caratterizza, in senso stretto, il convertito. ,l tempo stesso oggi riappaiono allorizzonte persone che riprendono un cammino cristiano dopo molti anni di esilio dalla fede, o che si dicono convertite perch' hanno incontrato in modo imprevedibile il "risto oppure perch' hanno maturato lentamente questa adesione al cristianesimo. Jicompare cio#, anche nei nostri paesi di antica cristianit, il fenomeno

della conversione, e questo potrebbe aiutare tutti i cristiani a comprenderne lessenzialit, a vedere come la vita cristiana stessa si debba intendere in termini di conversione sempre da rinnovarsi.5a conversione attesta la perenne giovinezza del cristianesimo! il cristiano # colui che sempre dice! %o oggi ricomincio. Essa nasce dalla fede nella resurrezione di "risto! nessuna caduta, nessun peccato ha lultima parola nella vita del cristiano, ma la fede nella resurrezione lo rende capace di credere pi6 alla misericordia di (io che allevidenza della propria debolezza, e di riprendere il cammino di sequela e di fede. Bregorio di issa ha scritto che nella vita cristiana si va di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine. S), sempre il cristiano e la chiesa abbisognano di conversione, perch' sempre devono discernere gli idoli che si presentano alloro orizzonte, e sempre devono rinnovare la lotta contro di essi per manifestare la signoria di (io sulla realt e sulla loro vita. %n particolare, per la chiesa nel suo insieme, vivere la conversione significa riconoscere che (io non # un proprio possesso, ma il Signore. %mplica il vivere la dimensione escatologica, dellattesa del Jegno di (io che deve venire e che la chiesa non esaurisce, ma annuncia. E annuncia con la propria testimonianza di conversione.

ATTENZIONE
5a tradizione cristiana ha definito prosoch' attenzione, latteggiamento di concentrazione, di tensione interiore verso, di fissazione della mente su. 5espressione 7anche nel latino attentio e attendere6 ha una connotazione dinamica per cui chi fa attenzione # colui che # teso verso qualcosa. %n profondit essa non # latto di una particolare facolt delluomo, ma un movimento dellintero essere umano, corpo e spirito. Scoperto il senso, il centro, lo scopo di unesistenza, lattenzione # la condotta unificata delluomo alla luce di tale meta, # la dedizione profonda a tale centro. "rescere nella capacit di attenzione significa crescere nellunificazione personale. 5e discipline ascetiche e le tecniche di meditazione orientali conoscono bene lattenzione! secondo il buddhismo # attraverso di essa che si pu& pervenire alla visione penetrativa della realt, a quella che i 0adri del deserto e la tradizione cristiana chiamano dio rasi 7cio# visione profonda, al di l delle apparenze e delle esteriorit8. 2uttavia, per il cristianesimo le radici della prosoch affondano nella dottrina ebraica della .a??anah' cio# dellatteggiamento interiore di attenzione e vigilanza del cuore e dei sensi nella relazione con (io, di adesione di tutto lessere alle parole della preghiera e della Scrittura e soprattutto, attraverso di esse, alla presenza di (io. Ecco perch' nella tradizione cristiana lattenzione sar richiesta particolarmente nella celebrazione liturgica 1opus +ei6 e nella lettura biblica 1lectio divina6!9a lattenzione # realt infinitamente pi6 profonda. Essa # una lucida presenza a se stessi che diviene discernimento della presenza del (io che # nelluomo. Scrive Basilio commentando il versetto biblico Sii attento a te stesso 7(euteronomio <>,G8! Sii attento a te stesso per essere attento a (io. ?uesta attenzione diviene lotta contro i pensieri che dis$ traggono luomo, che lo allontanano dal suo centro, diviene custodia del cuore! 5attenzione # il silenzio ininterrotto del cuore da ogni pensiero 7Esichio di Batos8. /i # cio# un aspetto di lotta insito nellattenzione! occorre vigilare sui pensieri che sorgono nel cuore, riconoscerli nella loro natura e origine, estirpare quelli che sono perniciosi e

impedire che la suggestione diventi azione, cio# consumazione di peccato, grazie al dialogo, allintrattenimento interiore con essa. 5attenzione opera cos) la purificazione del cuore e diviene preghiera. Biocando sullassonanza fra prosoch 7attenzione8 e proseuch 7preghiera8 i 0adri greci hanno mostrato i legami strettissimi fra le due realt. 5attenzione che cerca la preghiera trover la preghiera! la preghiera infatti segue lattenzione ed # a questa che occorre applicarsi 7Evagrio 0ontico81 5attenzione somma # propria della preghiera continua 7Esichio di Batos8. %n tempi pi6 vicini a noi Simone Veil, riprendendo 9alebranche, ha parlato dellattenzione in termini di preghiera! 5attenzione, al suo grado pi6 elevato, # la medesima cosa della preghiera. Suppone la fede e lamore. 5attenzione assolutamente pura # preghiera. 4 uno stato di veglia, di lucidit, che si oppone a tutte quelle inclinazioni dellanimo umano che tendono ad abbrutirlo, quali la pigrizia, la sonnolenza, la negligenza, la superficialit, la dispersione, il divertissement! 0roprio per questo essa # estremamente difficile, a caro prezzo.Sempre Simone Veil scrive! "# nella nostra anima qualcosa che rifugge dalla vera attenzione molto pi6 violentemente di quanto alla carne ripugni la fatica. ellattenzione si opera uno spogliamento dellio! lio viene come calato nelloggetto desiderato e assunto in lui. ,nzi, nellattenzione si pu& vedere che ci& che ci fa vivere in verit # ci& su cui fissiamo il desiderio, lattesa, lamore. 5attenzione rende presente latteso, il desiderato. Ona parola di san 0aolo rende chiaro cosa significhi tutto questo in termini cristiani! on sono io che vivo, ma # "risto che vive in me. ?uesta vita nella carne io la vivo nella fede del Iiglio di (io, che mi ha amato e ha dato se stesso per me 7Balati @,@Q8.

ASCOLTO
%ncapaci di ascoltare e di parlare! cos) sono gli uomini secondo un frammento di Eraclito. li cristiano ha piena coscienza che la sua capacit di parlare al suo (io, che egli non pu& vedere, dipende dallascoltarlo. 5a fede nasce dallascolto! fides e8 auditu 7Jomani <Q,<A8, e la preghiera # anzitutto ascolto, un ascolto di (io attraverso quel sacramento della sua 0arola che sono le Scritture, e un ascolto di (io nella storia, nel quotidiano1 un ascolto possibile quando la lunga frequentazione con lEvangelo ha educato il discernimento del credente. %l cristiano trova infatti la fonte del suo vedere nellascoltare. on stupisce pertanto che il cristianesimo sia anzitutto unascesi dellascolto, unarte dell,ascolto! %l uovo 2estamento chiede di prestare attenzione a chi si ascolta' a ci@ che si ascolta' a come si ascolta! %l che implica un continuo discernimento fra la 0arola e le parole, una faticosa opera di riconoscimento della 0arola di (io nelle parole umane, della sua volont negli eventi storici, e la disposizione globale di tutta la persona umana. ella vita spirituale si cresce a misura che si scende nelle profondit dellascolto. ,scoltare infatti significa non solo confessare la presenza dellaltro, ma accettare di far spazio in se stessi a tale presenza fino a. essere dimora dellaltro. 5esperienza dellinabitazione della presenza divina in se stessi 7le visite del /erbo di cui san Bernardo pi6 volte si confessa beneficiario a seguito della sua lectio biblica8 non # dissociabile dal divenire capaci di dare ospitalit agli altri grazie allascolto. Si comprende cos) che colui che ascolta, che definisce la sua identit in base al paradigma dellascolto, sia anche colui che ama! in radice # vero che lamore nasce

dallascolto, amor e8 auditu! 5ascolto di (io, con tutte le dimensioni 3 di silenzio, di attenzione, di interiorizzazione, di sforzo spirituale per trattenere ci& che si # ascoltato, di decentramento da s' e ricentramento sull,ltro 3 che esso esige, diviene accoglienza, o meglio, svelamento in s' di una presenza intima a noi pi6 ancora di quanto lo sia il nostro stesso io. 5ascolto porta il credente a rifare lesperienza di Biacobbe, quando il patriarca esclam&! li Signore # qui e io non lo sapevo 7Benesi @C,<D8. 9a il luogo di (io non # altro che la persona umana. 0er la Bibbia, infatti, (io non # "olui che #, ma "olui che parla, e parlando cerca relazione con luomo e suscita la sua libert! infatti, se la 0arola # un dono, essa pu& sempre essere accolta o rifiutata. 0er questo la vita spirituale cristiana fa anche della lettura unascesi, un movimento di incontro con "olui che parla attraverso la pagina biblica.5a tradizione ebraica chiama )i<ra, la Bibbia, con un termine che indica una chiamata a uscire da per andare verso! ogni atto di lettura della Bibbia, per un credente, # linizio di un esodo, di un cammino di uscita da s' per incontrare un ,ltro. On esodo che avviene essenzialmente nellascolto. on a caso le narrazioni bibliche dicono che il grande ostacolo al cammino di liberazione esodico del popolo d%sraele dallEgitto fu la durezza di cuore, la dura cervice, cio# lostinazione a non ascoltare (io per ascoltare solo se stessi. 9a # anche vero che lesperienza biblica, e poi lesperienza del credente, scopre che (io # anche "olui che ascolta la preghiera. 5ascolto delluomo porta a conoscere lascolto di (io come dimensione in cui egli stesso # immerso, che lo precede e fonda. (ice 0aolo! %n 5ui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo 7,tti <A,@C8. 5ascolto # latteggiamento contemplativo, antidolatrico per eccellenza. Brazie ad esso il cristiano cerca di vivere nella coscienza della presenza di (io, dell,ltro che fonda il mistero irriducibile di ogni alterit. %l cristiano vive di ascolto.

!EDITAZIONE
%l carattere proprio della meditazione cristiana # stato colto dal cristianesimo antico nella sua applicazione e nel suo rapporto con la Bibbia. Spezzato, o affievolito, questo rapporto nei secoli dellesilio della Scrittura dalla chiesa, si # assistito, nellepoca della devotio moderna' e particolarmente nellepoca barocca, a un fiorire di molteplici forme di metodi di meditazione, sempre pi6 schematici e complessi, isolati e assolutizzati, che si applicavano a temi di meditazione sempre pi6 dettagliati 7vite dei santi, dottrine dei teologi ecc.8, fino a cadere nellartificiosit, nella macchinosit, nella razionalizzazione e intellettualizzazione, nella ginnastica psicologica. (el resto, ci si trovava nel momento storico dellemergere e dellaffermarsi della coscienza riflessa.0er la Bibbia meditare 7in ebraico hagah6 significa mormorare, sussurrare, pronunciare a mezza voce, e si applica alla 2orah, cio# alla rivelazione scritta della volont di (io. 5a meditazione biblica si propone infatti come fine la conoscenza della volont di (io, per poterla praticare, vivere, obbedire. %l latino meditari rinvia etimologicamente allidea di esercizio' di ripetizione che conduce alla memorizzazione, allassimilazione di una 0arola che non deve semplicemente essere capita, ma vissuta, incarnata. 5a meditazione # dunque organica a un atto di lettura che sia incarnazione della 0arola. on a caso la terminologia biblica e poi della letteratura cristiana parla di manducazione della 0arola, di masticare e ruminare le Scritture. E se luso linguistico # arrivato a riservare e8ercere alle attivit fisiche e meditari a quelle dello spirito, # per& vero che la meditazione era

intesa come applicazione di tutto lessere personale! 0er gli antichi meditare # leggere un testo e impararlo a memoria nel senso pi6 forte di questo atto, cio# con tutto il proprio essere! con il corpo poich' la bocca lo pronuncia, con la memoria che lo fissa, con lintelligenza che ne comprende il senso, con la volont che desidera metterlo in pratica 7Sean 5eclercq8. ?uesto legame tra corpo e meditazione, tra lettura orante e gestualit # ben visibile nei molti atteggiamenti mot&ri e nei dondolii del corpo e della testa che ritmano la recitazione dei versetti in scuole coraniche o in scuole talmudiche. 9a anche nei monasteri cristiani la prassi della lectio divina ha sempre cercato di legare corpo e lettura! la parola deve imprimersi nel corpo. Ogo di San /ittore 7P%% secolo8 distingue la cogitatio' che # analisi concettuale delle parole, dalla meditatio' che # invece immedesimazione. 5a meditazione dunque muove dalla lettura, ma evolve verso la preghiera e la contemplazione. "apiamo perch' la meditazione cristiana ci porti inevitabilmente a far riferimento alla lectio divina' cio# alla prassi di lettura$ascolto della Scrittura condotta non con intento speculativo, ma sapienziale e rispettoso del mistero, che tenta di farne emergere la 0arola di (io per portare il credente ad applicare se stesso al testo e il testo a se stesso in un processo dialogico che diviene preghiera e sfocia nella condotta di vita conforme alla volont di (io espressa dalla pagina biblica. ?uesto processo # stato elaborato come cammino in quattro tappe definite rispettivamente lectio' meditatio' oratio' contemplatio!5a meditazione # loperazione spirituale 7mossa cio# dallo Spirito santo e attuata da tutto luomo, corpo e intelligenza8 che dallascolto della parola conduce alla risposta di preghiera e di vita al (io che esprime la sua volont attraverso la parola scritturistica. ?uesta centralit della Scrittura nella meditazione cristiana non # casuale, ma deriva direttamente dal carattere proprio del cristianesimo! (io si rivela parlando, e la sua rivelazione definitiva # la 0arola fatta carne, Bes6 "risto. 0erci& la meditazione cristiana sar sempre la ricerca di appropriazione e interiorizzazione della 0arola di (io. Se di questa 0arola la Scrittura # sacramento, # per& anche vero che essa raggiunge luomo attraverso le vie dellesistenza, degli incontri umani, degli eventi della vita. 9a anche allora il credente sar chiamato a leggere e ascoltare, quindi ad approfondire, a interpretare pensando e riflettendo, a meditare, cio# a dar senso a eventi e incontri, per poi discernere la presenza, la 0arola di (io nel mondo e nella storia, e quindi a vivere conformemente ad essa. (el resto la lettura del libro della Scrittura deve accompagnare quella del libro della natura e del libro della storia. 5a meditazione cristiana non consiste perci& in una tecnica, n' mai pu& assegnare come fine al soggetto la sua stessa soggettivit, ma sempre cerca di aprire il soggetto allalterit, alla carit e alla comunione guidandolo ad avere in s' lo stesso sentire e lo stesso volere che furono in "risto Bes6.

!E!ORIA DEI
(ue testi biblici chiedono al cristiano di pregare sempre, senza interruzione. el /angelo di 5uca Bes6 pronuncia una parabola sulla necessit di pregare sempre, senza stancarsi 75uca <C,<8, e 0aolo comanda! 0regate senza interruzione 7< 2essalonicesi >,<A8. "om# possibile; E com# possibile conciliare questo comando con laltro che chiede di lavorare 7@ 2essalonicesi =,<@8 e con lesempio di 0aolo stesso che afferma di lavorare notte e giorno 7@ 2essalonicesi =,C8; E com# possibile pregare mentre si

dorme;?uesti interrogativi hanno traversato il cristianesimo antico, soprattutto il monachesimo, ricevendo diversi tentativi di risposta. (a quello radicale ed estremista dei messaliani 7o euchiti, coloro che pregano8 i quali, rifiutando assolutamente il lavoro, pretendevano di dedicarsi unicamente alla preghiera, a quello, altrettanto estremista e altrettanto votato allimpossibilit, degli acemeti 7coloro che non si coricano8, che cercavano di ridurre il pi6 possibile il tempo di sonno per consacrarsi solamente alla preghiera. ,ltre risposte, pi6 estrinseche, e tipiche del monachesimo cenobita, hanno cercato di moltiplicare le ore di preghiera liturgica e di assicurare, mediante appropriati turni e rotazioni dei monaci del monastero, una continua preghiera liturgica, una laus perennis! ,ltre risposte hanno battuto la via dellinteriorit, della preghiera ritmata sul battito del cuore, sul ritmo del respiro, sulla ripetizione di uninvocazione rivolta a (io, fino a giungere alla cosiddetta preghiera monologica, che cio# ripete instancabilmente una sola parola, per esempio, il nome di Bes6.Irutto di questa concentrazione dello spirito delluomo sul nome del suo Signore, di questa attenzione che vuota il cuore di ogni altro pensiero e lo fa inabitare solamente dal pensiero di (io, # la cosiddetta mnme theou' la memoria +ei' il ricordo di (io. Espresso soprattutto dallinsegnamento spirituale dello 0seudo$9acario, il ricordo di (io # un atteggiamento spirituale profondo di unificazione del cuore davanti alla presenza di (io interiorizzata. 4 ricordo nel senso di custodia nel cuore, cio# nella mente e nellintimo della persona, della presenza di (io cos) che alla luce di tale presenza venga unificata e integrata nella vita interiore anche la vita esteriore delluomo. 4 ricordo alla cui luce si vive e si ricomprende il presente giudicandolo nella fede. 5a memoria +ei diviene cos) la matrice del discernimento che forgia la sapienza spirituale e rende luomo capace di vivere ogni atto e ogni parola alla luce del terzo che il credente fa regnare in ogni relazione! (io. 5uomo spirituale autorevole nasce da questa vivificante memoria.4 memoria che si associa ad amore, carit, zelo, ardore, compunzione, nei confronti di (io stesso. (ice lo 0seudo$9acario! %l cristiano deve sempre custodire il ricordo di (io, perch' non deve amare (io solamente in chiesa ma anche camminando, parlando, mangiando. ?uesta memoria diviene presenza interiore' dunque preghiera, cio# vita davanti a (io e nella coscienza di tale presenza. %l credente # cos) reso dimora del Signore, come afferma lapostolo 0aolo. +vvio allora che tale memoria non sia semplicemente un movimento psicologico! in effetti essa # azione dello Spirito santo. %l quarto /angelo, per cui lo Spirito ha la funzione di insegnare e ricordare 7Biovanni <H,@D8, afferma che lo Spirito insegner e ricorder tutto ci& che Bes6 ha detto e fatto. 5o Spirito appare dunque memoria di totalit! 9a questa totalit non # data dalla somma di gesti compiuti e di parole pronunciate e fissate nella Scrittura, bens) dalla presenza stessa di Bes6. 4 memoria delle parole e del silenzio di Bes6, del detto e del non detto, del compiuto e del non compiuto, del gi e del non ancora, dunque anche di ci& che ancora non vi # stato. +pera dello Spirito, questa memoria # anche profezia. Essa guida a quella consonanza profonda con "risto, con ci& che sta a monte del suo parlare e del suo agire, che infonde nel credente la capacit di obbedire creativamente allEvangelo, guidato dallo Spirito che fa abitare in lui il "risto. ?uesta memoria +ei cela in s' unattitudine di riconoscenza e di ringraziamento, di fedelt e di impegno, di dedizione e di speranza. 4 memoria che unifica il passato, d luce e senso al presente e apre allattesa e alla speranza per il futuro. "apiamo perch' Bregorio Sinaita 7P%/ secolo8 abbia potuto affermare che il comando Jicordati del Signore tuo (io in ogni tempo # il pi6 fondamentale di tutti i comandi. 4 grazie ad esso, infatti, che gli altri possono essere adempiuti.

!E!ORIA
2u che prevedi lavvenire degli uomini, aiutami a non staccarmi dal mio passato. "os) Elhanan, lanziano protagonista del romanzo L,oblio di Elie Viesel, si rivolge al suo (io! # un anziano la cui memoria ormai # un colabrodo... una foglia dautunno avvizzita, bucherellata... un fantasma. S), la memoria # lesile filo interiore che ci tiene legati al nostro passato! quello personale, quello familiare di ciascuno, come quello della societ civile cui apparteniamo o della comunit di fede in cui ci riconosciamo. "erto # difficile e faticoso vivere in modo fecondo questo rapporto intimo con il proprio passato perch' corriamo sempre due pericoli di segno opposto! il restare prigionieri del passato o la tentazione di spezzare ogni legame con esso.9emoria e oblio, passato e futuro si intrecciano, assieme alla consapevolezza che chi sa far tesoro del suo passato # pi6 anziano della propria et perch' # intessuto delle generazioni che lo hanno preceduto. 4 lintuizione che Bernardo di "hartres gi nel <<QQ aveva reso con unefficacissima immagine! siamo nani che camminano sulle spalle di giganti. %ntuizione costantemente ripresa e rielaborata che, per esempio, fa ribadire a 0aul Jicoeur limportanza di lavorare la memoria per aprire un futuro al passato... "i& che pi6 bisogna liberare del passato # ci& che non # stato effettuato nel passato, le promesse non mantenute. Bli uomini del passato hanno avuto anchessi dei progetti, cio# avevano un futuro che fa parte del nostro passato. 9a forse # il futuro del nostro passato che bisogna liberare per ingrandire il passato./iviamo in una stagione che fatica a gestire il proprio passato in funzione di un presente aperto al futuro! molti sogni delle generazioni che ci hanno preceduto sono svaniti, magari dopo essersi tramutati in incubi1 in compenso c# chi cerca di rimuovere o negare gli incubi che gi i contemporanei non avevano voluto vedere, quando addirittura non si arriva a riscrivere la storia per piegarla ai propri opportunismi. "ome ha osservato Barbara Spinelli, non riusciamo, a usare la storia nellimmediato! cos), per esempio, assistiamo allestendersi di sentimenti, atteggiamenti e legislazioni Tenofobe a cerchie di persone che hanno gi dimenticato il passato prossimo in cui gli albanesi eravamo noi1 cos) finiamo per confondere le cause con gli effetti e attribuiamo a un presunto odio ancestrale le guerre tra due popoli dimenticando che, viceversa, sono proprio le guerre a generare lodio1 cos) succede che il ricordo delle nostre sofferenze ci rende ciechi e insensibili a quelle degli altri sui quali, anzi, riversiamo la nostra sete di rivalsa.9a la legislazione sugli stranieri sancita nel libro dell,Asodo non si fondava proprio sulla riflessione inversa! on opprimerai il forestiero! anche voi conoscete la vita del forestiero, perch' siete stati forestieri nel paese dEgitto 1Asodo @=,G8; %n realt la Bibbia ci fornisce a pi6 riprese una preziosa indicazione! la memoria, cio# il rapporto con il passato, # innanzitutto un fatto interiore' essenziale per discernere il presente e per operare in un futuro nuovo. Oninteriorit che, come ci ricorda Sorge Semprun, un sopravvissuto dei campi di sterminio nazisti, conosce una dialettica tra il tempo della memoria e il tempo della capacit di ascolto che sfugge completamente alla volont dei testimoni. on # certo un caso se solo in questi ultimi anni stiamo assistendo a una maggior disponibilit, quasi a uno sfogo liberatorio, da parte degli ultimi sopravvissuti nel narrare linenarrabile dellinferno concentrazionario! quelle stesse persone cui gli aguzzini avevano predetto lincredibilit dei loro racconti, quelle persone cui amici e familiari avevano suggerito di cercare di

dimenticare, quelle persone che avevano visto morire, assieme a ogni umanit, anche le proprie facolt di comunicazione., noi, nel nostro quotidiano in cui raramente siamo obbligati a chiederci come ci esorta 0rimo 5evi se questo # un uomo, spetta il compito di tener desta la memoria anzi, siamo paradossalmente chiamati a ricordarci di quello che non abbiamo mai appreso e perfino di ci& che ignoriamo. 2utto questo affinch' sia viva lidentit, affinch' restino aperte vie di senso, affinch' lumanit non perda se stessa! 5uomo 3 scrive Viesel 3 # definito dalla sua memoria individuale, legata alla memoria collettiva. 9emoria e identit si alimentano reciprocamente... 0er questo dimenticare i morti significa ucciderli una seconda volta, negare la vita che hanno vissuto, la speranza che li sosteneva, la fede che li animava. (imenticare significa uccidere assieme alloro passato anche il futuro che esso conteneva, significa mortificare il nostro presente privandolo di ogni sbocco futuro, significa nutrirsi di menzogna e negarsi ogni possibilit di giungere alla propria e allaltrui verit, come ricorda lanziano Elhanan nella sua preghiera! (io di verit, ricorda2i che senza la memoria la verit diventa menzogna poich' essa non prende che la maschera della verit. Jicorda2i che # grazie alla memoria che luomo # capace di ritornare alle fonti della propria nostalgia per la 2ua presenza.

LA PREG"IERA# UN CA!!INO
5opera pi6 difficile # la preghiera. ?uanti giovani monaci si sono sentiti dare questa risposta dallanziano, dallabba da loro interrogato. E la difficolt resta nel tempo pur assumendo sfumature differenti. +gni generazione, e ogni uomo in ogni generazione, ha il compito di raccogliere leredit di preghiera che gli viene consegnata e la responsabilit di ridefinirla. E di ridefinirla vivendola. +ggi # difficilmente comprensibile quella definizione della preghiera come elevazione dellanima a (io che ha traversato tanto l+riente quanto l+ccidente. (opo ,uschUitz # stato posto linterrogativo circa la possibilit stessa della preghiera. 9a io penso che la risposta non debba limitarsi a rimpiazzare il titolo di +nnipotente dato da sempre a (io con quello di %mpotente 7vi # chi parla dellonnidebolezza di (io8. 9i sembra che cos) si resti sempre allinterno di una logica di teodicea. %nvece, prendendo sul serio il fatto che molti anche ad ,uschUitz, come in tanti altri inferni terreni, sono morti pregando, penso che si possa comprendere la preghiera come cammino del credente verso il suo +io! + meglio, come coscienza di tale cammino. 5a preghiera cristiana appare cos) come lo spazio di purificazione delle immagini di +io! (unque come la faticosa e quotidiana lotta per uscire dalle immagini manufatte del divino per andare verso il (io rivelato nel "risto crocifisso e risorto, vera immagine di (io consegnata allumanit.Se la preghiera # il colloquio fra (io e luomo, fatto, di ascolto della 0arola divina contenuta nelle Scritture e di risposta umana 1risposta che implica anche responsabilit6' essa allora # la via che apre luomo alla dimensione della comunione, con (io e con gli altri uomini. "os) essa diviene adattamento delluomo allambiente divino, vita davanti a (io e con (io, relazione con (io. ella preghiera il cuore, cio# il centro della persona, si concentra su "olui che gli parla, che lo chiama, e cos) si decentra da s' entrando nel movimento dellestasi, delluscita da s' per conoscere e incontrare il Signore. "os) avviene la preghiera! come costante e interminabile itinerario del credente verso il suo

(io, un (io la cui conoscenza non # mai gi data, ma sempre diviene in una storia, in una vita. E non # neppure mai pienamente realizzata! la preghiera infatti # ricerca del volto di (io, ricerca incessante e ostinata da parte di colui che # stato vinto da una 0resenza, anche se forse questi non sapr mai pienamente render ragione, tradurre verbalmente lesperienza ineffabile che ha vissuto, che lha segnato e che ha fatto di lui un credente.5a preghiera allora # la coscienza della vita cristiana come cammino verso +io! On (io che # invisibile e silenzioso, ma la cui invisibilit e il cui silenzio sono quelli del 0adre! non # lassente, ma il 0resente che cela la sua presenza dietro al silenzio e al nascondimento, # il 0adre che, grazie al suo ritiro e al suo silenzio fa della sua presenza un appello, una chiamata, una vocazione. E cos) la preghiera, forma di comunicazione con "olui che non si vede e che resta nel silenzio, pu& rispondere a tale appello liberando la libert delluomo, la sua espressione, portando lorante alla conoscenza di s' mentre lo guida alla ricerca di (io. 5a preghiera delluomo a (io # la risposta alla preghiera che (io rivolge alluomo. %n questo dialogo entra tutto luomo! luomo # attesa, domanda, desiderio, relazione... e la preghiera conosce le sue molteplici modulazioni! ringraziamento, invocazione, intercessione, richiesta... orma della preghiera cristiana # la preghiera di Bes6, il Iiglio di (io! la sua preghiera conosce anche il non$esaudimento nel momento cruciale del Betsemani, quando Bes6 chiede al 0adre che passi da lui quellora tragica, che gli possa essere risparmiato il calice dellamarezza, ma tutto rimette al compimento della volont di (io, non della sua. 5a preghiera non # la sublimazione del desiderio umano, la richiesta che (io compia la nostra volont, ma il cammino attraverso il quale avviene il riconoscimento e laccettazione della volont di (io. ,vviene cio# la sempre migliore conoscenza di (io e il conseguente adeguamento della relazione a tale conoscenza. 5esperienza mostra che la preghiera muta, in una stessa persona, con il trascorrere degli anni. Solo cos) essa # reale relazione con (io, relazione che resta viva, che non si atrofizza. Iine di tale cammino e di tale relazione # la conformazione di una vita allimmagine di (io che # Bes6 il "risto.

LECTIO DIVINA
4 apparsa la grazia di (io, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna E...F a vivere 72ito @,<<$<@8. ?uesto passo neotestamentario parla di "risto come grazia personificata che insegna alluomo a vivere. Se # lo Spirito il grande maestro della vita cristiana, la Scrittura, che # sacramento della volont e della 0arola di (io, pu& essere intesa come lelemento che trasmette questo insegnamento. "erto, si tratta della Scrittura interpretata nello Spirito santo, della Scrittura pregata.5a lectio divina # larte 3 debitrice nei confronti della tradizione ebraica di lettura della Bibbia ed erede della grande tradizione ermeneutica patristica 3 che cerca di attuare il passaggio dal testo biblico alla vita e si presenta cos) come un prezioso strumento che pu& aiutare a superare il fossato spesso constatabile nelle nostre chiese tra fede e vita, tra spiritualit e quotidianit. Essa appare come unermeneutica esistenziale della Scrittura che, portando luomo a volgere innanzitutto lo sguardo a "risto, a cercare lui attraverso la pagina biblica, lo guida poi a porre in dialogo la propria esistenza con il volto di "risto rivelato, per arrivare a veder illuminata di luce nuova la propria quotidianit. % quattro gradini

della lectio divina 3 lectio' meditatio' oratio' contemplatio 3 rappresentano un approfondimento progressivo del testo biblico in cui latto di lettura # chiamato a divenire incontro con il Signore vivente, dialogo con lui, esposizione della propria vita alla luce del "risto che ordina lesistenza del credente.%l processo messo in atto dalla lectio divina # lumanissimo itinerario che dallascolto conduce alla conoscenza e da qui allamore! Si tratta, nella lectio' di fare lo sforzo di uscita da s' per superare lalterit e la distanza cronologica e culturale del testo, dellaltro nella relazione1 quindi, nella meditatio' di approfondire la conoscenza, di cercare il messaggio centrale del testo, di far emergere il volto di "risto dalla pagina biblica1 poi, nell oratio' di applicare il messaggio emerso alla propria vita e la propria vita al messaggio biblico! l oratio si configurer cos) come risposta alla 0arola in forma di preghiera, ma anche come assunzione di responsabilit della stessa 0arola ascoltata.%l piano della preghiera # il piano stesso della vita! etica e fede non appaiono disgiunte, ma intrinsecamente connesse. 5intenzionalit dialogica della Bibbia viene cos) attuata dalla lectio divina e raggiunge la dimensione dialogica costitutiva dellessere umano stesso! lefficacia della 0arola di (io contenuta nella Bibbia si manifesta sul piano dellessere, ben pi6 e ben prima del fare. ?uesto significa la contemplatio' che non si riferisce a esperienze mistiche o estatiche, ma indica un livello di comunicazione intraducibile in parole! silenzio, lacrime, presenza dellamato allamante, discernimento dellineffabile presenza del Signore... 9a indica anche ci& che opera in noi lazione dello Spirito che abita la 0arola! egli crea in noi la longanimit, la pazienza, lunificazione interiore, il discernimento, la capacit eucaristica, la compassione per tutte le creature, in una parola, la dilatazione della carit. 5a lectio divina opera il passaggio della 0arola nella vita anzitutto cos)! facendo delluomo un essere capace di ascolto, quindi di fede.5a lettura richiesta dalla lectio divina non # tanto intellettuale, quanto sapienziale, e obbedisce al principio esposto dal beato Irancesco da Siena! on lerudizione ma lunzione, non la scienza ma la coscienza, non la carta ma la carit. 4 una lettura che esige capacit di interiorizzazione' affinch' la 0arola si depositi e si radichi nel cuore umano1 richiede perseveranza' cio# quotidiano rinnovamento dellattitudine di ascolto, capacit di durare, di rimanere nel tempo, perch' la fede non # lesperienza di un momento o di unora della vita, ma abbraccia linterezza dellesistenza1 richiede lotta spirituale' cio# capacit di restare attaccati alla 0arola ascoltata e di custodirla come bene prezioso senza svenderla preferendole quei beni illusori ma seducenti che sono gli idoli.5a lettura della Bibbia attraverso la lectio divina situa dunque la vita del credente nella tensione pi6 evangelicamente feconda, quella della conversione. Essa porta il lettore$ascoltatore a leggere e pensare la propria vita daLXvanti alla volont di (io rivelata nella Scrittura, per arrivare a vivere in conformit alla stessa volont divina. 5a lettura della Bibbia secondo la lectio divina si riflette nella vita non tanto nel senso che conduca a compiere determinate opere piuttosto di altre, bens) nel senso che essa accende e tiene accesa quella luce grazie alla quale soltanto tutto lagire del credente diviene testimonianza ed evangelizzazione per gli uomini! Jisplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinch', se vedono le vostre opere belle, rendano gloria al 0adre vostro che # nei cieli 79atteo >,<D8.5a Scrittura esige di essere vissuta per essere veramente compresa, ed esige di essere vissuta in uno spazio comunitario, insieme e accanto ad altri! 9olte cose nella sacra Scrittura che da solo non sono riuscito a capire, le ho capite mettendomi di fronte ai miei fratelli E...F. 9i son reso conto che lintelligenza mi era concessa per merito loro 7Bregorio 9agno8. "os) dunque avviene il passaggio dalla Scrittura alla vita, dal testo alla testimonianza! la Scrittura ispirata #

anche ispirante e vuole accendere nel cuore del credente il fuoco dello Spirito 7cfr. 5uca @H,=@8 affinch' questo dispieghi in lui la sua potenza. 5a lettura della Scrittura tende a divenire testimonianza della 0resenza, mart5ria' e trova il suo compimento pi6 alto nel martirio, nel dono della vita per amore. Jabbi ,:iva ha vissuto il suo martirio come compimento della richiesta dello >hema,: ,merai il Signore con tutta la tua vita 7(euteronomio D,>8. 9entre il suo corpo veniva scarnificato dai torturatori rabbi ,:iva recitava lo >hema, e ai suoi discepoli che volevano interromperlo rispose! 0er tutta la vita mi sono preoccupato di questo versetto! K,merai (io con tutta la tua vitaL, cio# lo amerai anche nel caso che ti tolga la vita, e dicevo! ?uando mi sar possibile compiere ci&; E ora che mi # possibile non dovrei adempierlo; 1Talmud babilonese' 0era.ot D<B8. 5a 0arola che ha illuminato la vita arriva a vivificare anche la morte. ?uanto detto ci aiuta a rispondere allobiezione oggi diffusa in ambienti cattolici e che possiamo esprimere cos)! se la 0arola di (io # efficace, se vi # tra i credenti questo ritorno alla 0arola di (io ascoltata nella Scrittura, dove si manifesta tale efficacia; (ove sono reperibili i segni di tale potenza; 4 unobiezione rivelatrice di come sia difficile assumere dalla Scrittura e non da noi stessi o da ambienti mondani il criterio dellefficacia della croce. 5a 0arola, come il "risto, # inscindibile dalla croce e la sua potenza e sapienza # paradossale come la potenza e la sapienza della croce. on a caso 0aolo parla di ho logos ho tou staurou' cio# di parola della croce 7< "orinti <,<C8, e comunque questa efficacia # ordinata alla fede e coglibile solo nello spazio della fede. E solo la fede ci pu& guidare nel cogliere lattuale stagione ecclesiale di martirio come frutto dellefficacia della 0arola ascoltata e servita fino al dono della vitaL per amore. 0er amore di (io e degli uomini, anche dei nemici e degli aguzzini.

CONTE!PLAZIONE
"ontemplazione # una parola classica del vocabolario cristiano. 4 per& anche una parola abusata, spesso impiegata per indicare una specializzazione particolarmente elevata dellesperienza cristiana da contrapporsi alla vita attiva secondo uno schematismo che lacera la fondamentale unit e semplicit dellesperienza cristiana. el uovo 2estamento il vocabolo contemplazione, in greco theoria' si trova una sola volta, in 5uca @=,HC, e ha per oggetto il "risto crocifisso! 2utte le folle che erano venute a questo spettacolo 1theoria: si intende la crocifissione8, vedendo le cose accadute, se ne tornavano percuotendosi il petto. %l termine dunque designa lo spettacolo concreto!!! di Bes6 di azaret KJe dei BiudeiL crocifisso 7Biuseppe (ossetti8 ed # ormai su questo centro focale, irriducibile e irrinunciabile, il "risto crocifisso, che devessere valutata lautentica contemplazione cristiana. ?uesta theoria trova un suo corrispondente nel vocabolo, molto pi6 frequente nel uovo 2estamento, gnosis' conoscenza, o epignosis' sovraconoscenza. 9a anche questo termine ci rimanda alla centralit della croce di "risto, vero nucleo fontale della conoscenza cristiana 7cfr. < "orinti @,@8 e dunque dellannuncio 7< "orinti <,@=8 e della prassi 79arco C,=H8 cristiane. ,l cuore della contemplazione cristiana sta dunque la croce di "risto! essa norma, ispira il contenuto della fede non ci@ che voglio io, ma ci@ che vuoi tu, 9arco <H,=D8 e anche la forma che la fede deve assumere nella storia 7non come voglio io, ma come vuoi tu, 9atteo @D,=G8. on si tratta dunque per nulla di qualcosa

riservato ai mistici o ai monaci, ma di una realt a cui # chiamato ogni battezzato! infatti, colui che # stato battezzato, # stato innestato nella vita in 2risto 7Jomani D,<$D8, si # rivestito di "risto 7Balati =,@A8, e la contemplazione$conoscenza cristiana non mira ad altro che a conformare al "risto lesistenza personale ed ecclesiale dei cristiani! il "rocifisso contemplato arriva a configurare il volto e la testimonianza del singolo credente e della comunit ecclesiale nel suo insieme. %l contemplativo non # dunque un uomo che fugge la compagnia degli uomini o evade la storia, ma un credente che cerca di discernere nella storia e negli uomini, negli eventi e nella propria persona la presenza del "risto. 4 colui il cui sguardo # talmente affinato che sa riconoscere che tempio di +io 7contemplare, etimologicamente, ci rinvia al templum' allarte di osservare i profili del tempio8, e dunque dimora dello Spirito santo e luogo di inabitazione del "risto, # luomo stesso. S), il contemplativo # un esperto nellarte del discernimento della presenza di (io, presenza che non # relegata in luoghi sacri, non # ristretta al religioso, ma # diffusa dappertutto.5a contemplazione cristiana # attivit transitiva e coinvolgente che si mostra capace di plasmare unumanit rinnovata, di ricreare il cuore delluomo! 9ostrami la tua qualit umana e io ti mostrer& il tuo (io, diceva 2eofilo di ,ntiochia, e licona perfetta del (io$uomo # il "risto crocifisso che pu& essere fatto conoscere, reso visibile allumanit dalla compassione senza limiti per luomo sofferente, dalla misericordia per luomo peccatore nella piena solidariet di chi si sa altrettanto peccatore. (el resto la contemplazione del "rocifisso diviene immediatamente visione del proprio peccato, conoscenza di s' quale peccatore, e dunque si risolve in pentimento e conversione! contemplato il "rocifisso, le folle se ne tornavano percuotendosi il petto 75uca @=,HC8. S), come diceva %sacco il Siro! 4 pi6 grande colui che sa vedere il proprio peccato di chi vede gli angeli. (unque la contemplazione cristiana # finalizzata alla carit, alla ma.roth5mia' alla compassione, alla dilatazione del cuore, # evento che non salta n' la mediazione ecclesiale n' quella sacramentale, e si manifesta in una vita, personale e comunitaria, in stato di conversione.(i pi6. 5a contemplazione cristiana diviene anche capacit di giudizio e di sguardo critico sulla storia! non a caso Biovanni, il testimone della crocifissione 7cfr. Biovanni <G,=>$=A8, # divenuto nella tradizione il veggente, il teologo, il contemplativo, e a lui # attribuita la composizione dell,pocalisse, un testo che sa volgere uno sguardo critico severo e penetrante al totalitarismo dellimpero romano e leggere la storia con gli occhi di (io, cio# con lo spirito imbevuto dal /angelo. 4 solo da l), infatti, che pu& nascere uno sguardo sulla storia che sappia discernervi il peccato delluomo e la presenza di (io.4 infatti dall,ascolto della "arola che nasce la contemplazione cristiana! essa si fonda sul primato della 0arola di (io nella vita del credente e sulla fede che la Scrittura # mediazione privilegiata di questa 0arola e della presenza di "risto. ella fede cristiana 3 # stato detto 3 si vede attraverso le orecchie, cio# si accede alla contemplazione attraverso l,ascolto! E questo svela come la contemplazione cristiana avvenga in uno spazio relazionale in cui liniziativa spetta a (io, che ci ha amati per primo 7% Biovanni H,%G8, ci ha parlato per primo fino a manifestare nel Iiglio la 0arola fatta carne. 4 la 0arola che trova nella >crittura uno strumento privilegiato di mediazione, nella comunit cristiana il luogo della sua trasmissione e lambito in cui # vissuta e declinata come carit, nella croce lesito a cui conduce chi laccoglie radicalmente 7cfr. la parola della croce di cui parla 0aolo8, nella compagnia degli uomini lo spazio in cui # testimoniata con fierezza e dolcezza. 4 questa la 0arola da cui scaturisce la contemplazione cristiana.

LA PAROLA DELLA CROCE


(a sempre nel cristianesimo ci& che appare scandalo e follia # levento della croce e, di conseguenza, anche le metafore e i segni della croce. ,l cristiano si ripresenta la tentazione di svuotare la croce, come denuncia 0aolo nella 0rima lettera ai "orinti, cos) come al non cristiano la croce e la sua logica appaiono disumane oppure un falso tentativo di interpretazione della sofferenza. ?uesto da sempre. 9a oggi 3 in questi nostri tempi contrassegnati nel mondo occidentale dal benessere materiale, dallabbondanza di ricchezze e di comodit, dalla ricerca di piacere a basso prezzo, dalla convinzione che tutto ci& che # tecnicamente possibile ed economicamente ottenibile # per ci& stesso lecito e auspicabile 3 dobbiamo constatare che la rimozione della croce # quotidianamente attestata in mille modi, a volte rozzi, a volte molto sottili, e il fondamento stesso del cristianesimo ha perso evidenza, risulta sbiadito, annebbiato. Si pensi al tentativo di presentare la vita cristiana soltanto sotto il segno della resurrezione, quasi fosse una festa continua1 si pensi alle energie spese per presentare ai giovani un /angelo accattivante perch' liberato dalle esigenze della rinuncia 7elemento essenziale della stessa liturgia battesimale, oggi ridotto a termine impronunciabile8, della disciplina, del rinnegamento di s', del prendere su di s' la croce 7espressioni evangeliche oggi considerate sconvenienti a pronunciarsi81 si pensi alla scena, cui si assiste sempre pi6 frequentemente nello spazio ecclesiale, di retori gnostici non cristiani che declinano a loro modo la fede cristiana, riproponendo ai credenti un cristianesimo svuotato della follia della croce e arricchito dal discorso intellettuale persuasivo.+rmai "elso non # pi6 il filosofo del %% secolo che denigrava i cristiani a causa del loro Signore 3 un crocifisso 3 e della composizione sociologica 3 estremamente povera 3 della chiesa! no, il nuovo "elso elogia e loda un Bes6 che # maestro di filantropia e adula i cristiani cos) importanti e determinanti nella polis' ma per fare questo annebbia, oscura, relega nelloblio ci& che # levento fondatore e ispiratore della vita cristiana. E accanto al nuovo "elso c# il nuovo imperatore, che come lantico tratteggiato da %lario di 0oitiers, il grande 0adre della chiesa del %/ secolo, # insidioso e lusinga, non ci flagella la schiena, ma ci accarezza il ventre1 non ci confisca i beni 7dandoci cos) la vita8, ma ci arricchisce per darci la morte1 ci spinge non verso la libert mettendo ci in carcere, ma verso la schiavit6 invitandoci e onorandoci nel palazzo1 non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore1 non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide lanima con il denaro 1Liber contra 2onstantium >8. "os), senza essere contestata visibilmente e direttamente, la croce # svuotata. Eppure, con quanta insistenza e con che forza Biovanni 0aolo %% ritorna a chiedere ai cristiani di non svuotare la croce di "risto.,lmeno una volta allanno, al venerd) santo, la croce # posta davanti ai fedeli in tutta la sua realt e la sua verit! c# Bes6 di azaret, un uomo, un rabbi, un profeta che # appeso a un legno nella nudit assoluta, un uomo crocifisso che appare anatema, scomunicato, indegno del cielo e della terra, un uomo abbandonato dai suoi discepoli, un uomo che muore disprezzato da quanti sono testimoni del suo supplizio ignominioso. ?uelluomo # Bes6 il giusto' che muore cos) a causa del mondo ingiusto in cui ha vissuto, quelluomo # il credente fedele a (io anche se muore come peccatore abbandonato da (io, quelluomo # il Iiglio di (io cui il 0adre dar risposta nel passaggio dalla morte alla resurrezione.Eppure questo

evento della croce, avvenuto a Berusalemme il A aprile dellanno =Q della nostra era, pu& essere svuotato anche attraverso le sue metafore e i suoi segni, e noi cristiani dobbiamo restare vigilanti per non finire come gli uomini religiosi di ogni tempo che sentono nella crocifissione uno scandalo, o come i sapienti di questo mondo che la giudicano follia. 5a croce # la sapienza di (io e san 0aolo, coniando lespressione la parola della croce 7< "orinti <,<C8 dice che levento che essa crea # lEvangelo, la buona notizia. %l cristiano non # invitato dalla croce n' al dolorismo n' alla rassegnazione, n' tanto meno a leggere la vita di Bes6 a partire da essa, ma deve riconoscere che la vita di Bes6 e la forma della sua morte, la crocifissione, sono state narrazioni di (io, del (io vivente che ama gli uomini anche quando sono malvagi, del (io che perdona quelli che gli sono nemici nel momento stesso in cui essi si manifestano come tali, del (io che accetta di essere rifiutato e ucciso volendo che il peccatore si converta e viva. 5a croce # allora anche la denuncia del nostro essere malvagi, sedotti dal male, peccatori. e ingiusti, sicch' il Biusto deve patire, essere rifiutato, condannato e crocifisso.S), la croce # diventata lemblema del cristiano 3 emblema a volte esaltato trionfalisticamente, altre volte ridotto a monile ornamentale o svilito a gesto scaramantico, altre ancora banalizzato a metafora di semplici avversit quotidiane 3 ma o essa permane memoria dello strumento della propria esecuzione per mettere a morte luomo vecchio che # in noi, oppure # un segno non abitato dallevento e diviene, quindi, una mistificazione. 5utero, meditando sulla croce e facendosi qui eco dei 0adri della chiesa, scriveva! on # sufficiente conoscere (io nella sua gloria e maest, ma # necessario conoscerlo anche nellumiliazione e nellinfamia della croce E...F. %n "risto, nel "rocifisso stanno la vera teologia e la vera conoscenza di (io.

LA PREG"IERA# UNA RELAZIONE


,llinterno di ogni tradizione religiosa la preghiera, nelle sue forme e nei suoi modi, appare essere direttamente connessa al volto del (io che essa intende raggiungere. E il (io della rivelazione biblica # il (io vivente che non sta al termine di un nostro ragionamento, ma nella libert amorosa dei suoi atti, dei suoi interventi che lo mostrano essere egli stesso alla ricerca delluomo. 4 pertanto vero che, lungi dallessere il frutto del naturale senso di autotrascendenza delluomo o lesito del suo innato senso religioso, la preghiera cristiana, che contesta ogni autosufficienza antropocentrica, appare come risposta delluomo alla decisione gratuita e prioritaria di (io di entrare in relazione con luomo. 4 (io che, secondo tutte le pagine bibliche, cerca, interroga, chiama luomo, il quale # condotto dallascolto alla fede, e nella fede reagisce attraverso il rendimento di grazie 7benedizione, lode ecc.8 e la domanda 7invocazione, supplica, intercessione ecc.8, cio# attraverso la preghiera sintetizzata nei suoi due momenti fondamentali. 5a preghiera # dunque oratio fidei 7Biacomo >, <>8, eloquenza della fede, espressione delladesione personale al Signore.,l tempo stesso la rivelazione biblica attesta anche la dimensione della preghiera come ricerca di (io fatta dalluomo! ricerca come spazio che luomo predispone allo svelarsi, che resta libero e sovrano, di (io a lui1 ricerca come apertura delluomo allevento dellincontro in vista della comunione1 ricerca come affermazione dellalterit di (io stesso rispetto alluomo, come segno del

fatto che egli non pu& essere posseduto dalluomo anche quando dalluomo # conosciuto1 ricerca come elemento costitutivo della dialettica dellamore, della relazione di dialogicit centrale nella preghiera. Se la preghiera cristiana # risposta al (io che ci ha parlato per primo, essa # anche invocazione e ricerca del (io che si nasconde, che tace, che cela la sua presenza. 5a dialettica amorosa presente nel "antico dei "antici, il gioco di nascondimento e scoperta, di desiderio e ricerca tra amante e amata pu& applicarsi anche alla preghiera. % Salmi lo mostrano! o (io, dallaurora io ti cerco, la mia anima ha sete di te, mio (io E...F ti parlo nelle veglie notturne, E...F il mio essere aderisce a te, la tua destra mi abbraccia e mi sostiene 7Salmo D=8. E il dialogo amoroso presente nel "antico # in fondo la realt a cui la Scrittura vuole condurre luomo nel suo rapporto con (io. 4 forse questa dimensione relazionale ci& che meglio esprime il proprium della preghiera cristiana, preghiera che si immette e vive allinterno della relazione di alleanza stabilita da (io con luomo.0osta questa fondamentale premessa, possiamo dire che, se la vita # adattamento allambiente, la preghiera, che # vita spirituale in atto' # adattamento al nostro ambiente vitale ultimo che # la realt di (io in cui tutto e tutti sono contenuti. Essenziale, come disposizione fondamentale della preghiera cristiana, # laccettazione e la confessione della propria debolezza. Esemplare # latteggiamento del pubblicano della parabola evangelica 75uca <C,G$<H8 che prega presentandosi a (io cos) com# in realt, senza menzogne e senza maschere, senza ipocrisie e senza idealizzazioni, e accettando come propria verit quello che (io pensa di lui, lo sguardo di (io su di lui. Solo chi # capace di un atteggiamento realistico, povero e umile, pu& stare davanti a (io accettando di essere conosciuto da (io per ci& che egli # veramente. (el resto ci& che davvero # importante # la conoscenza che (io ha di noi, mentre noi ci conosciamo solo in modo imperfetto 7cfr. < "orinti <=,<@1 Balati H,G8. Base di partenza per la preghiera # allora la confessione della nostra incapacit di pregare! oi non sappiamo cosa domandare per pregare come si deve, ma lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi con gemiti inesprimibili 7Jomani C,@D8. (a questa confessione scaturisce lapertura allaccoglienza della vita di (io in noi. 5a preghiera porta il soggetto a decentrarsi dal proprio io per vivere sempre pi6 della vita di "risto in lui, per vivere sotto la guida dello Spirito, per vivere da figlio nei confronti del 0adre. ?uesto decentramento non ha nulla a che vedere con il far il vuoto in se stessi che scimmiotta atteggiamenti spirituali afferenti ad altre tradizioni culturali e religiose. 4 un decentramento finalizzato allagape, allamore. %nfatti il fine della preghiera cristiana, che la distingue anche dalle forme di meditazione e dalle tecniche di ascesi o di concentrazione diffuse nelle religioni orientali, # la carit, luscita da s' per lincontro con la persona vivente di Bes6 "risto e per pervenire ad amare gli uomini come lui ci ha amati. ?uesta relazionalit, che # riflesso della vita del (io trinitario e che abbraccia tanto (io quanto gli altri uomini, # dunque il contrassegno fondamentale della preghiera cristiana.

PRI!A L$ASCOLTO
0arla, Signore, che il tuo servo ascolta 7< Samuele =,<Q8! queste parole esprimono bene il fatto che lascolto, secondo la, rivelazione ebraico$cristiana, # latteggiamento fondamentale della preghiera. E contestano un nostro frequente atteggiamento che si vuole di preghiera ma che riduce al silenzio (io per lasciar sfogare le nostre parole.

(unque la preghiera cristiana - anzitutto ascolto: essa infatti non # tanto espressione dellumano desiderio di autotrascendimento, quanto piuttosto accoglienza di una presenza' relazione con un Altro che ci precede e ci fonda! 0er la Bibbia, (io non # definito in termini astratti di essenza, ma in termini relazionali e dialogici! egli # anzitutto colui che parla, e questo parlare originario di (io fa del credente un chiamato ad ascoltare! 4 emblematico il racconto dellincontro di (io con 9os# al roveto ardente 7cfr. Esodo =,< e sgg.8! 9os# si avvicina per vedere lo strano spettacolo del roveto che brucia senza consumarsi, ma (io vede che si era avvicinato per vedere e lo chiama dal roveto interrompendo il suo avvicinarsi. %l regime della visione # quello delliniziativa umana che porta luomo a ridurre la distanza da (io, # il regime del protagonismo umano, # scalata delluomo verso (io, invece il (io che si rivela fa entrare 9os# nel regime dellascolto e conserva la distanza tra (io e uomo che non pu& essere valicata affinch' possa esservi relazione! on avvicinarti. 7Esodo =,>8. E ci& che era uno strano spettacolo diviene per 9os# presenza familiare! lo sono il (io di tuo padre 7Esodo =,D8. , 0rometeo che sale l+limpo per rubare il fuoco si oppone 9os# che si ferma di fronte al fuoco divino e ascolta la 0arola. , partire da quellascolto originario e generante, la vita e la preghiera di 9os# saranno due aspetti inscindibili dellunica responsabilit di realizzare la parola ascoltata. ellascolto (io si rivela a noi come presenza antecedente ogni nostro sforzo di comprenderla e di coglierla. (unque il vero orante - colui che ascolta! 0er questo ascoltare # meglio dei sacrifici 7< Samuele <>,@@8, # cio# meglio di ogni altro rapporto tra (io e uomo che si fondi sul fragile fondamento delliniziativa umana. Se la preghiera # un dialogo che esprime la relazione tra (io e luomo, lascolto # ci& che immette luomo nella relazione, nellalleanza, nella reciproca appartenenza! ,scoltate la mia voce. ,llora io sar& il vostro (io e voi sarete il mio popolo 7Beremia A,@=8. "apiamo allora perch' tutta la Scrittura sia attraversata dal comando dellascolto! # grazie allascolto che noi entriamo nella vita di (io, anzi, consentiamo a (io di entrare nella nostra vita. %l grande comando dello >hema, Bsrael 7(euteronomio D,H e sgg.8, confermato da Bes6 come centrale nelle Scritture 79arco <@,@C$=Q8, svela che dall,ascolto 7,scolta, %sraele8 nasce la conoscenza di (io 7%l Signore # uno8 e dalla conoscenza l,amore 7amerai il Signore8.5ascolto perci& # una matrice generante, # la radice della preghiera e della vita in relazione con il Signore, # il momento aurorale della fede 1fides e8 auditu: Jomani <Q,<A8, e dunque anche dellamore e della speranza. 5ascolto # generante! noi nasciamo dallascolto. 4 lascolto che immette nella relazione di filialit con il 0adre, e non a caso il uovo 2estamento indica che # Bes6, il Iiglio, 0arola fatta carne, che deve essere ascoltato! ,scoltate lui. dice la voce dalla nube sul monte della 2rasfigurazione indicando Bes6 79arco G,A8. ,scoltando il Iiglio noi entriamo nella relazione con (io e possiamo nella fede rivolgerci a 5ui dicendo! ,bba 7Jomani C,<>1 Balati H,D8, 0adre nostro 79atteo D,G8. ,scoltando il Iiglio veniamo generati a figli. "on lascolto la 0arola efficace e lo Spirito ricreatore di (io penetrano nel credente divenendo in lui principio di trasfigurazione, di conformazione al "risto.Ecco perch' essenziale al credente # avere On cuore che ascolta 7< Je =,G8. 4 il cuore che ascolta attraverso lorecchio. "io# lorecchio non # semplicemente, secondo la Bibbia, lorgano delludito, ma la sede della conoscenza, dellintelletto, dunque si trova in rapporto strettissimo con il cuore, il centro unificante che abbraccia la sfera affettiva, razionale e volitiva della persona. ,scoltare significa pertanto avere sapienza e intelligenza 7< Je =,<@8, discernimento 7"hi ha orecchi, ascolti ci& che lo Spirito dice alle chiese, ,pocalisse @,A8. Se lascolto # cos) centrale nella vita di fede, esso allora necessita di vigilanza! occorre fare

attenzione a ci@ che si ascolta 79arco H,@H8, a chi si ascolta 7Beremia @=,<D1 9atteo @H,H$D.@=1 @ 2imoteo H,<$H8, a come si ascolta 75uca C,<C8. +ccorre cio# dare un primato alla 0arola sulle parole, alla 0arola di (io sulle molteplici parole umane, e occorre ascoltare con cuore buono e largo 75uca C,<>8. "ome ascoltare la 0arola; 5a spiegazione della parabola del seminatore 79arco H,<=$@Q1 5uca C,<<$<>8 ce lo indica. +ccorre saper interiorizzare' altrimenti la 0arola resta inefficace e non produce il frutto della fede 79arco H,<>1 5uca C,<@81 occorre dare tempo allascolto, occorre perseverare in esso, altrimenti la 0arola resta inefficace e non produce il frutto della saldezza, della fermezza e della profondit della fede personale 79arco H,<D$<A1 5uca C,<=81 occorre lottare contro le tentazioni' contro le altre parole e i messaggi seducenti della mondanit, altrimenti la 0arola viene soffocata, resta infeconda e non perviene a portare il frutto della maturit di fede del credente 79arco H,<C$<G1 5uca C,<H8. E se non vi sar questo ascolto non vi sar neppure preghiera.

PREG"IERA E I!!AGINE DI DIO


5uomo che prega si rivolge a (io che non si vede 7cfr. < Biovanni H,@Q8. E tuttavia nella preghiera # implicata necessariamente una certa immagine di (io da parte delluomo. 4 evidente allora come sia facile il rischio della menzogna e dellidolatria! il rischio # quello di forgiarsi un (io a propria immagine e somiglianza e rendere la preghiera un atto autogiustificatorio, autistico, rassicurante. 5esempio della preghiera del fariseo e del pubblicano al 2empio nella parabola lucana 75uca <C,G$<H8 # significativo. % due diversi atteggiamenti di preghiera esprimono due differenti immagini di (io relative a due differenti immagini che i due uomini hanno di s'. %n particolare, la preghiera del fariseo manifesta latteggiamento di chi si sente a posto con (io1 ai suoi occhi il suo (io non pu& che confermare il suo agire, eppure la frase finale della narrazione sconfessa limmagine di (io che questuomo aveva! egli non torn& a casa sua giustificato. 9entre il pubblicano si espone radicalmente allalterit di +io entrando cos) nel rapporto giusto con (io, il fariseo sovrappone il suo ego allimmagine di (io! nella sua preghiera c# 7con8fusione tra il suo io e (io. Jischio, questo, molto frequente presso gli uomini religiosi.+ra, il primato dellascolto nella preghiera cristiana indica che essa # lo spazio in cui le immagini di (io che noi forgiamo vengono spezzate, purificate, convertite. 5a preghiera, infatti, # ricerca di un incontro fra due libert, quella delluomo e quella di (io. %n questa ricerca la distanza fra immagine di (io forgiata dalluomo e alterit rivelata di (io diviene lo scarto fra la domanda e lesaudimento, fra lattesa e la realizzazione. Ecco perch' al cuore della preghiera cristiana c# linvocazione! Sia fatta la tua volont 79atteo D,<Q8. ello scarto fra volont delluomo e volont di (io la preghiera agisce come spazio di conversione e accettazione della volont di (io. 4 lo scarto, ed # la preghiera, che ha vissuto Bes6 stesso al Betsemani! ,bba, 0adre. 2utto # possibile a te, allontana da me questo calice. 0er& non ci& che io voglio, ma ci& che tu vuoi 79arco <H,=D8. 4 lo scarto, ed # la preghiera, che 0aolo ha vissuto con particolare drammaticit! 0erch' non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi # stata messa una spina nella carne, un inviato di Satana incaricato di schiaffeggiarmi, perch' io non vada in superbia. , causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che lallontanasse da

me. Ed egli mi ha detto! K2i basta la mia grazia1 la mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezzaL 7@ "orinti <@,A$G8. 0aolo accetta la contraddizione portata alla sua richiesta che non viene esaudita e cos) la sua preghiera lo porta a riflettere esistenzialmente limmagine del (io che non lesaudisce, ma che gli resta accanto nella sua debolezza. 0aolo deve accettare la modificazione della sua, pur corretta e rispettosa, immagine di (io. "os) la sua vita si conforma sempre pi6 allimmagine rivelata di (io! quella del "risto crocifisso.5a preghiera cristiana conforma lorante allimmagine del "risto crocifisso. E il "rocifisso nel suo grido sulla croce ha accettato lassenza assoluta di immagini di (io. %l grido! (io mio, (io mio, perch' mi hai abbandonato; 79arco <>,=H8 denuncia la distanza fra limmagine conosciuta del volto di (io e la realt presente. E dopo il grido dellabbandono, secondo 9arco, c# solo un urlo inarticolato! Bes6, dando un forte grido, spir& 79arco <>,=A8. on c# pi6 parola, non c# pi6 immagine1 non c# pi6 teo$logia, non c# pi6 parola su (io1 non c# pi6 rappresentazione di (io. (unque, non c# pi6 riduzione di (io a idolo. %l silenzio e il buio delle tre ore dallora sesta allora nona sono il sigillo di questo indicibile e invisibile di (io che salvaguarda il suo mistero e la sua alterit.9a proprio quel radicale annichilimento di immagini di (io 7chi mai ha raffigurato (io in un condannato a morte;8 e di parole su (io 7il (io crocifisso non spezza forse ogni CD gosE6 # labolizione radicale dellidolatria, della riduzione di (io a immagine delluomo. 5a presenza di (io, limmagine di (io ormai va vista l), nel "risto crocifisso! Egli # limmagine del (io invisibile 7"olossesi <,<>8. >F' il 2risto crocifisso annichilisce +io come immagine dell,uomo e ci presenta un uomo come immagine 7ei:on8 di +io! %l "risto crocifisso # limmagine di (io che spezza le nostre immagini di (io. %l "rocifisso # anche limmagine di fronte alla quale noi preghiamo, ma che deve spezzare le immagini che, volenti o nolenti, proiettiamo su (io. 5immagine di (io manifestata dal "risto crocifisso smentisce limmagine di (io professata dal fariseo al 2empio, immagine connessa a una certa considerazione di s' supportata da unimmagine 3 spregiativa 3 degli altri. 5a preghiera # dunque composizione attorno al "risto crocifisso delle immagini di s', degli altri e di (io. 5immagine di (io che # il "risto crocifisso custodisce 0aolo dalla tentazione dellorgoglio, del super$io 7il montare in superbia, h5per;airomai' @ "orinti <@,A, convertito nel porre il proprio vanto nelle sofferenze patite per "risto, h5p-r 2hristou' @ "orinti <@,<Q8 e lo conduce, grazie alla preghiera, a parteciparla nella sua vita! lo porto le stigmate di Bes6 nel mio corpo 7Balati D,<A1 cfr. "olossesi <,@H8. "os) la preghiera, conformando al "risto crocifisso, diviene anche promessa di resurrezione, spazio di trasfigurazione nellimmagine gloriosa del Signore 7cfr. @ "orinti =,<C8.

PREG"IERA DI INTERCESSIONE
ella preghiera noi portiamo linterezza della nostra vita. E noi siamo esseri$in$ relazione con altri uomini! gli altri fanno parte di noi, le relazioni con loro contribuiscono a determinare ci& che noi siamo e diventiamo. ella preghiera dunque, rivolgendo ci da figli al (io 0adre, noi siamo anche confermati nella fraternit che ei lega agli altri uomini. Ed # lintercessione la preghiera in cui con pi6 evidenza si manifesta la pienezza del nostro essere come relazione con (io e con gli uomini. E

lintercessione mostra anche lunit profonda fra responsabilit, impegno storico, carit, giustizia, solidariet da un lato, e preghiera dallaltro. "he cosa vuo% dire infatti intercedere; Etimologicamente inter;cedere significa fare un passo tra, interporsi fra due parti, indicando cos) una compromissione attiva, un prender sul serio tanto la relazione con (io, quanto quella con gli altri uomini. %n particolare, # fare un passo presso qualcuno a favore di qualcun altro. 0arafrasando il Salmo C>,<< potremmo dire che nellintercessione si incontrano fede e amore, si abbracciano fede in (io e amore per luomo. 5intercessione non ci porta a ricordare a (io i bisogni degli uomini, egli infatti sa di che cosa abbiamo bisogno 7cfr. 9atteo D,=@8, ma porta noi ad aprirci al bisogno dellaltro facendone memoria davanti a (io e ricevendo nuovamente laltro da (io, illuminato dalla luce della volont divina.?uesto duplice movimento, questo camminare tra (io e luomo, stretti fra lobbedienza alla volont di (io su di s', sugli altri e sulla storia, e la misericordia per luomo, la compassione per gli uomini nelle situazioni del loro peccato, del loro bisogno, della loro miseria, spiega perch' lintercessione, nella Bibbia, sia pi6 che mai il compito del pastore del popolo, del re, del sacerdote, del profeta, e trovi la sua raffigurazione piena e totale nel "risto unico mediatore fra (io e gli uomini 7< 2imoteo @,>8. S), # con il "risto e questi crocifisso che trova realizzazione lanelito di Biobbe! "i fosse tra me e te, Signore, uno che mette la sua mano su di me e su di te, sulla mia spalla e sulla tua spalla 7cfr. Biobbe G,==8. ?ui Biobbe chiede un intercessore. Se nell,ntico 2estamento licona dellintercessore la troviamo in 9os# che, ritto sul monte fra ,ronne e "ur che lo sostengono, alza le braccia al cielo assicurando la vittoria al popolo che combatte nella pianura 7Esodo <A,C$<D8, nel uovo 2estamento licona # quella del "risto crocifisso che stende le sue braccia sulla croce per portare a (io tutti gli uomini. %l "risto crocifisso pone una mano sulla spalla di (io e una sulla spalla delluomo. %l limite dellintercessione # dunque il dono della vita, la sostituzione vicaria, la croce. 5o esprime bene 9os# nella sua intercessione per i figli d%sraele! Signore, se tu perdonassi il loro peccato. Se no, cancellami dal libro che hai scritto 7Esodo =@,=@8. ellintercessione si impara a offrirsi a (io per gli altri e a vivere concretamente nel quotidiano questa offerta.5intercessione ci conduce al cuore della vita responsabile cristiana! nella piena solidariet con gli uomini peccatori e bisognosi, essendo anche noi peccatori e bisognosi, facciamo un passo, entriamo in una situazione umana in comunione con (io che in "risto ha fatto il passo decisivo per la salvezza degli uomini. %l Servo del Signore intercede per i peccatori assumendo il loro peccato, il castigo loro destinato, portando le loro infermit e debolezze 7%saia >=,<@8. %l "risto, dunque, con lincarnazione e la morte di croce ha compiuto lintercessione radicale, il passo decisivo tra (io e luomo, e ora, /ivente per sempre presso (io, continua a intercedere per noi quale grande sacerdote misericordioso 7Ebrei A,@>8. 5a sua mano sulla nostra spalla fonda la nostra fiducia e audacia, la nostra parresia: "hi condanner; "risto Bes6 che # morto, anzi, che # risorto, sta alla destra di (io e intercede per noi; 7Jomani C,=H8. %l dono dello Spirito ci rende partecipi dellintercessione di "risto! lo Spirito ci guida a pregare secondo i disegni di (io 7cfr. Jomani C,@D$@A8, conformando cio# la nostra preghiera e la nostra vita a quella del "risto. Solo nello Spirito che ci strappa alla nostra individualit chiusa noi possiamo pregare per gli altri, far inabitare in noi gli altri e portarli davanti a (io, arrivando addirittura a pregare per i nemici, passo essenziale da fare per poter arrivare ad amare i nemici 79atteo >,HH8."# stretta reciprocit fra preghiera per laltro e amore per laltro. ,nzi, potremmo dire che il culmine dellintercessione non consiste tanto in parole pronunciate davanti a (io, ma in un

vivere davanti a (io nella posizione del crocifisso, a braccia stese, nella fedelt a (io e nella solidariet con gli uomini. E a volte non possiamo fare assolutamente altro, per conservare una relazione con laltro uomo, se non custodirla nella preghiera, nellintercessione. , quel punto # chiaro che lintercessione non # una funzione, un dovere, qualcosa che si fa, ma lessenza stessa di una vita divorata dallamore di (io e degli uomini. 5a chiesa dovrebbe ricordare tutto questo! che altro essa # infatti se non intercessione presso (io per gli uomini tutti; ?uesto il servizio veramente potente che essa # chiamata a svolgere nel mondo. On servizio che la colloca nel mondo non da crociata, ma da segnata dalla croce.

PREGARE NELLA STORIA


0u& infastidire o indisporre alcuni, ma ogni volta che infuria una guerra il successore di 0ietro, il papa, chiede di pregare con insistenza affinch' si aprano vie di pace, di dialogo e quindi di riconciliazione1 vescovi e pastori di altre confessioni cristiane invitano anchessi alla preghiera1 cristiani di tutte le et, uomini e donne di ogni angolo della terra si rivolgono alloro (io, 0adre di tutti, con una sofferta intercessione. Jito inutile; Jifugio tranquillizzante per la coscienza; o, proprio la preghiera # eloquenza della loro fede! se non ci fosse la preghiera 3 questo rivolgersi a (io dandogli del tu 3 non ci sarebbe neanche la, fede, che # fiducia riposta in (io, adesione al Signore vivente. 0er il cristiano # proprio la preghiera lazione per eccellenza, lopera da compiere, la prassi, lazione efficace nella storia. ?uando si vivono ore di guerra, ciascuno misura innanzitutto la propria impotenza, lincapacit a capire con chiarezza le ragioni stesse di un conflitto! anche in questo nostro tempo, alla fine di un secolo che la retorica ogni giorno condanna come secolo segnato dal sangue, ci ritroviamo di fronte a situazioni che evocano linizio del secolo... 9a # proprio misurando la propria impotenza che il cristiano si rivolge al Signore! non per invocare soluzioni magiche, non per sentirsi sottratto allimpegno e alla responsabilit, non per essere esentato dalla storia, ma perch' la sua fede nel Signore della storia lo porta a intercedere. +ra, intercedere significa fare un passo tra, muoversi tra due realt, immettere in una situazione negativa elementi in grado di mutarla! significa diventare solidale con chi # nel bisogno, recando dallinterno laiuto possibile, significa soprattutto compiere la volont del Signore che # sempre volont di perdono, di pace, di vita piena. Bes6 ha detto! Se voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto pi6 il 0adre vostro celeste dar lo Spirito santo a coloro che glielo chiedono. 75uca <<,<=8. Ecco la cosa buona che i cristiani chiedono nella preghiera! lo Spirito santo che agisce nel cuore e nelle menti degli uomini e vi immette pensieri e progetti di pace. Ecco cosa i cristiani sono sicuri di ottenere, perch' Bes6 lo ha promesso... ,llora questa preghiera diviene efficace nella storia, una preghiera capace di raccogliere le grida delle vittime, le urla che invocano giustizia. ?uesta preghiera si fa voce di tutto il sangue innocente versato, da quello di ,bele il giusto fino a quello dei poveri, degli inermi :osovari, albanesi o serbi, vittime di una violenza e di una guerra decisa da altri sulle loro teste, una guerra dalla quale non possono uscire vincitori ma solo sconfitti! uomini e donne sfigurati per generazioni dalla brutalit della violenza dellessere umano sul proprio simile. 5a preghiera # una componente essenziale della storia perch' il grido dei poveri e delle

vittime che sale a (io chiedendo giustizia e pace non va perduto, come ha detto Bes6! (io non far forse giustizia ai suoi eletti che gridano a lui giorno e notte; 75uca <C,A8. "hi pensa che la preghiera sia unevasione dalla storia, unesenzione a basso prezzo, mostra di non conoscere lattesa, la speranza e vive il succedersi degli eventi come un eterno continuum in cui regna il fatalismo e la lettura cinica della realt. ?uando il successore di 0ietro chiede alla chiesa di pregare, le chiede di essere conseguente pi6 che mai con la propria fede, di stare nella storia con le armi che le sono proprie, le armi salvifiche dellintercessione, le chiede di stare nel mondo senza essere mondana, di assumere un comportamento ispirato dallascolto della 0arola di (io. "ome dice il Salmista! ,scolto la parola del Signore. (io parla di pace al suo popolo, ai suoi fedeli, affinch' non ritornino alla loro follia. 7Salmo C>,G8.Senza preghiera c# solo una vaga appartenenza al cristianesimo, non c# fede autentica ma solo ideologia, non c# speranza ma solo autosufficienza, non c# carit cristiana ma solo frenesia di protagonismo filantropico. S), anche quando le apparenze paiono affermare il contrario, la preghiera 3 dialogo con il (io che salva 3 salver il mondo.

PREG"IERA DI DO!ANDA
5a forma di preghiera pi6 attestata nella Scrittura e richiesta da Bes6 stesso 7cfr. 9atteo A,A$<<1 @<,@@8 # la preghiera di domanda. 9a essa # anche quella che pi6 ha fatto problema alla tradizione cristiana, che ha spesso affermato la superiorit, la maggiore purezza e perfezione della preghiera di lode e di ringraziamento! %l genere principale di preghiera # il ringraziamento 7"lemente di ,lessandria, >tromati /%%, AG,@8. %n tempi molto pi6 vicini a noi, soprattutto negli anni Sessanta, questa forma di preghiera ha conosciuto una grave crisi! la secolarizzazione, limpadronirsi da parte delluomo, grazie alla tecnica e alla scienza, di ambiti che prima sfuggivano alla sua presa e venivano delegati allintervento di (io, hanno spiazzato e reso fuori luogo la preghiera di domanda. +ggi invece si assiste a un suo riemergere, spesso sotto forme non autenticamente evangeliche che la riducono ad atteggiamento magico, a ingiunzione rivolta a un (io sentito come im$mediatamente disponibile, un (io$ madre che ha il dovere di soddisfare ogni bisogno.+ra, occorre anzitutto affermare che, antropologicamente, la domanda non # solo qualcosa che luomo fa, ma una dimensione costitutiva del suo essere! luomo # domanda, # appello. E questa dimensione non pu& non manifestarsi nella preghiera! in essa, infatti, qualunque ne sia loccasione specifica, tutto lessere viene portato dinanzi a (io 7-einrich +tt8. Jivolgendosi a (io, nelle diverse situazioni esistenziali, con la domanda, il credente 3 senza rinunciare per nulla alla propria responsabilit e al proprio impegno 3 attesta di voler sempre e nuovamente ricevere da (io e dalla relazione con lui il senso della propria vita e la propria identit, e confessa di non disporre della propria vita. %n questo senso la preghiera di domanda # certamente scandalosa, in quanto urta la pretesa di autosufficienza delluomo. %n profondit, poi, dietro a ogni particolare preghiera di domanda veramente cristiana, vi # una domanda radicale di senso. (omanda che il progresso tecnologico non potr mai rendere superata e che investe direttamente non solo il credente 7"hi sono;8, ma anche il (io in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo 7,tti <A,@C8. "on la preghiera di domanda il credente si innalza dal suo

bisogno e lo trasfigura in desiderio, pone una distanza fra s' e la sua situazione, stabilisce unattesa fra il bisogno e il suo soddisfacimento, cerca di immettere un ,ltro nella situazione enigmatica che sta vivendo.%n questo senso la preghiera di domanda # eminentemente contemplativa! # il modo proprio del credente di affermare la signoria di (io sul mondo, sulle realt create. Essa poi # interessata alla presenza del (io a cui ci si rivolge, prima ancora che allottenimento di un particolare beneficio. Essa infatti # comprensibile e fattibile solamente allinterno di una relazione filiale con (io 79atteo A,A$<<8, relazione che, a sua volta, # vivibile solo nella fede 7Jomani C,<H$<A8. Ed # allinterno e nei limiti di tale relazione e di tale fede che va collocata la preghiera di domanda cristiana! essa non pu& assolutamente essere confusa con la preghiera di domanda comune a qualsiasi forma religiosa, ma trova una sua norma normans nella gerarchia di domande presente nel "adre nostro 7dove tutto # ordinato alla richiesta! /enga il tuo Jegno8 e un suo criterio imprescindibile nella preghiera di domanda del Iiglio Bes6 "risto nei confronti del 0adre. 5a fede e la relazione filiale vissute da Bes6, in cui egli si # rivolto al 0adre con la domanda, divengono cos) esemplari per il credente. 4 significativa lesperienza del Betsemani! Bes6 confessa (io quale ,bba, 0adre 79arco <H,=D8 e nella confidenza di tale rapporto chiede che passi da lui quellora 79arco <H,=>8, quel calice 79atteo @D,=G8, ma sottomette la sua richiesta a non ci@ che voglio io, ma ci@ che vuoi tu 79arco <H,=D8, non come voglio io, ma come vuoi tu 79atteo @D,=G8. "i sono dunque un contenuto 1ci@ che6 e una forma 1come6 che si sintetizzano nella croce e che rappresentano il limite che incombe sulla preghiera di domanda cristiana. 0reghiera che si configura cos) come lotta tra il credente e il suo (io, come confronto e interazione fra due libert. %n cui # importante salvaguardare la libert dellorante, e dunque del suo domandare, e la libert di (io, e dunque del suo rispondere1 lautonomia delle leggi naturali e delle realt terrestri e la realt della presenza spirituale di (io nel mondo."ristianamente intesa, questa preghiera non # espediente magico per risolvere gli enigmi dellesistenza, per evitare il negativo della vita! essa infatti sa che nel rapporto con (io esiste una dimensione di enigma che non pu& essere rimossa 7(io mio, (io mio, perch' mi hai abbandonato;, 9arco <>,=H8, e che tuttal pi6 pu& mutarsi in mistero allinterno della preghiera. 5a Scrittura poi propone un orientamento della preghiera cristiana di domanda che parte dalla constatazione che noi non sappiamo che cosa domandare 7Jomani C,@D8! nellesperienza personale di preghiera di ciascuno ci sar perci&, con il passare degli anni, un apprendistato, un imparare a domandare, a relazionarsi in modo sempre pi6 adeguato al Signore, a domandare nel nome del Signore 7Biovanni <H,<=$<H8, non nel nostro nome. 5a preghiera di domanda esige cio# un discernimento dei bisogni, una crescita nella conoscenza del Signore, una conversione costante alla volont di (io espressa nella sua 0arola. Iine della preghiera di domanda non # infatti che (io faccia la nostra volont, ma che noi facciamo la sua 79atteo D,<Q8. Ed esige la fede! 2utto quello che chiedete nella preghiera, abbiate fede di averlo gi ottenuto e vi sar accordato 79arco <<,@H8. %l dono previene la nostra preghiera1 lesaudimento di (io previene la nostra domanda. "i& che (io ci ha gi ottenuto #, infatti, il dono del Iiglio Bes6 "risto. Scrive (ietrich Bonhoeffer! 2utto ci& che noi dobbiamo chiedere a (io e dobbiamo attendere da lui si trova in Bes6 "risto. +ccorre cercare di introdurci nella vita, nelle parole, negli atti, nelle sofferenze, nella morte di Bes6, per riconoscere ci& che (io ha promesso e realizza sempre per noi. (io infatti non realizza tutti i nostri desideri, ma realizza le sue promesse. Egli resta il Signore della terra, protegge la sua chiesa, ci d una forza sempre rinnovata, non ci impone carichi al di l delle nostre

forze, ma ci riempie della sua presenza e della sua forza. %n questa ottica, mi pare, emerge con chiarezza limprescindibilit della preghiera di domanda e, al tempo stesso, la necessit di una sua costante purificazione ed evangelizzazione.

PREG"IERA DI LODE
5a preghiera cristiana avviene allinterno dei due poli del lamento e della lode. (i questultima credo sia particolarmente difficile parlare. Essa giunge a noi carica di un giudizio di eccellenza rispetto alle altre forme di preghiera, giudizio ripetutamente formulato dalla tradizione cristiana adducendo la sua purezza, il suo disinteresse, la sua gratuit. lo credo che la logica del confronto e del paragone, del giudizio di superiorit, e dunque di quello relativo di inferiorit, non si addica alla gratuit della lode, la quale va piuttosto compresa allinterno del movimento relazionale e dialogico della preghiera. 5ode e domanda sono inclusive luna allaltra, ed # la loro polarit, la loro complementarit che rende equilibrata e autentica la preghiera come relazione. ?uesta non # pretesa 7esclusivit della domanda8, n' adulazione 7esclusivit della lode8, ma incontro reale 7e non ideale8 che avviene nella storia, nella concretezza della vita, di un uomo con il Signore che in tale storia si fa presente con i prodigi del suo amore suscitando la risposta laudativa oppure si nasconde dietro agli enigmi della sofferenza, della morte, dellangoscia provocando la domanda, il lamento, la supplica. elle relazioni umane interpersonali la lode # linguaggio che esprime laccettazione e la positiva valutazione dellaltro1 anzi, normalmente, # il linguaggio degli amanti. ella preghiera, potremmo dire che la lode # amore che risponde allamore! allamore di (io riconosciuto in eventi dellesistenza si risponde lodando, riconoscendo cio# l,ltro nella grandezza delle sue opere e dei suoi doni. E la lode ha sempre come destinataria la persona di (io, non i suoi doni! la preghiera di lode # teocentrica. 5a lode # l,men, il s) delluomo a (io e al suo agire! s) totale e incondizionato. 4 questa la lode di Bes6 stesso! 2i rendo lode, 0adre, Signore del cielo e della terra, poich' hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intellettuali, e le hai rivelate ai piccoli. >F' 0adre, poich' cos) # stato il tuo beneplacito dinanzi a te 79atteo <<,@>$@D8. E la lode del cristiano ripete questo movimento trovando in "risto il suo catalizzatore! 2utte le promesse di (io in Bes6 "risto sono diventate Ks)L. 0er questo sempre attraverso "risto sale a (io il nostro Amen per la sua gloria7@ "orinti <,@Q8. 5a liturgia, magistero della preghiera del cristiano, caratterizza il tempo pasquale con linsistita ripetizione dellesclamazione ,lleluNa 75odate il Signore8, e cos) mostra che il grande dono di (io # il Iiglio stesso, morto e risorto per la salvezza degli uomini. 4 lazione salvifica del (io trinitario manifestata pienamente nellevento pasquale che suscita la dossologia, la lode della chiesa.?uesto aspetto della lode come ,men rivolto a (io, come confessione della sua alterit e della sua presenza, ci porta a comprendere la fondamentale sinonimia di lodare con credere! la lode esprime laspetto celebrativo della fede. on a caso nella Bibbia essa spesso sorge dopo il discernimento di fede di un intervento di (io nella storia! cos), per esempio, il cantico di 9os# che segue la confessione dellazione di (io che aveva fatto uscire i figli d%sraele dallEgitto 7cfr. Esodo <>8. 0i6 che di superiorit della lode rispetto alla supplica occorre allora parlare della lode come orizzonte inglobante della stessa supplica. La supplica suppone la lode e tende alla lode: essa si

fonda sulla lode in quanto confessa e invoca il ome di (io e riconosce di non poter contare su altri che sullo stesso (io che ha abbandonato il credente 7(io mio, (io mio, perch' mi hai abbandonato;, Salmo @@,@81 essa tende alla lode perch' spera di rivedere il volto noto e amico del Signore. Ecco perch' spesso i Salmi di supplica sfociano nella lode 7Salmo @@1 =<1 DG ecc.81 ed ecco perch' il Salmista, nel lamento per il suo esilio, per la sua lontananza da (io, pu& esclamare! ,ncora lo loder& 7Salmo H@,D.<@1 H=,>8. ?uesto aspetto di speranza, di lode futura, # particolarmente accentuato nelle dossologie neotestamentarie dell,pocalisse che parlano della vita eterna caratterizzandola con la lode dei credenti! si tratta evidentemente dellaffermazione della relazione di presenza senza pi6 ombre del credente nei confronti di (io.9a se la lode sintetizza in forma orante le dimensioni della fede, della carit e della speranza, # chiaro come essa sia la vita stessa che il credente # chiamato a vivere! noi siamo destinati a essere lode della gloria di (io 7Efesini <,<H8. 5a lode vuole diventare la vita stessa del credente! poich' si ama (io con tutto il cuore e il prossimo come se stessi, si vuole lodare con tutto il cuore, cio# vivere e morire alla presenza di (io. Significativamente la tradizione cristiana ci presenta il martire come esempio di lode vissuta fino alla fine, quasi un ,men personificato. ?uesta dimensione cos) pregnante e basilare della lode allinterno della preghiera, ci mostra come si nutra di unestesa gamma di linguaggi, personali e comunitari. (al canto al sussurro, dal giubilo allesultanza interiore, dalle parole al silenzio! 0er te anche il silenzio # lode, o (io 7Salmo D>,@8. ,llora, nel silenzio, la lode diventa presenza cor ad cor dellamato al suo ,mante.

PREG"IERA DI RINGRAZIA!ENTO
ellepisodio evangelico dei dieci lebbrosi guariti da Bes6 75uca <A,%%$<G8 si afferma che a uno solo di loro si rivolgono le parole del Signore! 5a tua fede ti ha salvato 75uca <A,<G8! # colui che, vistosi guarito, # tornato indietro per ringraziare Bes6. 5a fede cristiana # costitutivamente eucaristica e solo chi rende grazie fa lesperienza della salvezza, cio# dellazione di (io nella propria vita. E poich' la fede # relazione personale, di unintera esistenza, con (io, la dimensione dellazione di grazie non riguarda solo la forma di certe preghiere da fare, ma deve arrivare a impregnare lessere stesso della persona. 4 ci& che chiede 0aolo! Siate eucaristici. 7"olossesi =,<>8.0ur cos) fondamentale, il ringraziamento # tuttaltro che facile. (al punto di vista antropologico esso # linguaggio non spontaneo nel bambino. %l ringraziamento suppone infatti il senso dellalterit, la messa in crisi del proprio narcisismo, la capacit di entrare in rapporto con un tu! solo a una persona, infatti, si dice grazie. 4 grato colui che ha messo a morte limmagine di s' come di uno che non deve niente a nessuno1 # grato colui che riconosce di non poter disporre a piacimento della realt esterna e degli altri. el rapporto con il Signore la capacit eucaristica indica la maturit di fede del credente che riconosce che tutto # grazia, che lamore del Signore precede, accompagna e segue la propria vita. 5azione di grazie scaturisce in modo naturale dallevento centrale della fede cristiana! il dono del Iiglio Bes6 "risto che (io 0adre, nel suo immenso amore, ha fatto allumanit 7cfr. Biovanni =,<D8. 4 il dono salvifico che suscita nelluomo il ringraziamento e fa delleucaristia lazione ecclesiale per eccellenza. 4 veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,

renderti grazie sempre e dovunque, Signore, 0adre santo, (io onnipotente ed eterno, per Bes6 "risto, nostro Signore. ?uesta formulazione dei prefazi del 3ituale 3omano indica bene il perenne movimento del ringraziamento cristiano. E poich' leucaristia, in particolare la preghiera eucaristica, # il modello della preghiera cristiana, il cristiano # chiamato a fare della sua esistenza unoccasione di rendimento di grazie. %nfatti, dice 0aolo, che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto; 7< "orinti H,A8. ,lla gratuit di (io verso luomo risponde dunque il riconoscimento del dono e la riconoscenza' la gratitudine delluomo. 0otremmo dire che anche il ringraziamento umano # dono di (io! oi dobbiamo a (io la gratitudine di avere la gratitudine, recita una preghiera della liturgia ebraica.%l ringraziamento # dunque la modalit spirituale peculiare con cui il cristiano si rapporta al mondo, alle cose, agli altri. Ecco perch' un gesto assolutamente vitale come il pasto quotidiano # sempre segnato da una preghiera di ringraziamento. %l ringraziamento a (io al momento del pasto 7la preghiera della tavola8 # una confessione di fede! essa esprime che sono dono di (io tanto la vita quanto il senso della vita. 5a vita che ci viene trasmessa dal cibo, il senso della vita rappresentato dalla relazione che lega le persone riunite convivialmente per il pasto comune. /ita e senso della vita che nelleucaristia sono sintetizzati nella persona del "risto vivente che si dona come cibo di vita eterna ricreando le relazioni di comunione tra i membri dellassemblea. ,l dono della vita piena nel Iiglio il cristiano risponde dunque ringraziando per essere stato creato e per il dono della fede. Si pensi alla tradizionale preghiera del mattino! /i adoro, mio (io, e vi amo con tutto il cuore. /i ringrazio di avermi creato, fatto cristiano, e conservato in questa notte.9a soprattutto il cristiano risponde al dono di (io facendo della propria vita un dono, un ringraziamento, uneucaristia vivente. (avvero, la preghiera di ringraziamento non # solo risposta puntuale a eventi in cui si discerne la presenza e lazione di (io nella propria vita, ma # attitudine profonda di unesistenza che apre la propria quotidiana trama alla trasfigurazione del Jegno veniente. Iino a trasfigurare la morte in evento di nascita a vita nuova. ,l momento del martirio lultima parola di "ipriano di "artagine fu (eo gratias1 Biovanni "risostomo concluse la sua travagliata esistenza con le stesse parole di ringraziamento a (io1 "hiara di ,ssisi spir& dopo aver pregato! 2i ringrazio, Signore, di avermi creata. 5a loro vita si # compiuta come uneucaristia. Se dunque # vero che la preghiera di ringraziamento considera il passato' ci& che (io ha fatto per noi, sicch' essa # retrospettiva e nasce dalla memoria, # per& altrettanto vero che essa apre al futuro' alla speranza, e si configura come la dimensione peculiare di vivere cristianamente il presente' lo spazio stesso della vita.

SILENZIO
5a tradizione spirituale e ascetica ha sempre riconosciuto lessenzialit del silenzio per unautentica vita spirituale e di preghiera. 5a preghiera ha per padre il silenzio e per madre la solitudine ha detto Birolamo Savonarola. Solo il silenzio, infatti, rende possibile lascolto, cio# laccoglienza in s' non solo della 0arola, ma anche della presenza di "olui che parla. "os) il silenzio apre il cristiano allesperienza dellinabitazione di (io! il (io che noi cerchiamo seguendo nella fede il "risto risorto, # il (io che non # esterno a noi, ma abita in noi. (ice Bes6 nel quarto /angelo! Se uno

mi ama, osserver la mia parola e il 0adre mio lo amer e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui 7Biovanni <H,@=8. %l silenzio # linguaggio di amore, di profondit, di presenza allaltro. (el resto, nellesperienza amorosa il silenzio # spesso linguaggio molto pi6 eloquente, intenso e comunicativo di una parola. 0urtroppo oggi il silenzio # raro, # la cosa che pi6 manca alluomo moderno assordato dai rumori, bombardato dai messaggi sonori e visivi, derubato della sua interiorit, quasi scalzato via da essa. E sempre ?uando diminuisce il prestigio del linguaggio aumenta quello del silenzio 7Susan Sontag8. ,nche la vita spirituale risente di tale carenza! le liturgie spesso sono verbose, appesantite da didascalie che volendo tutto spiegare, tutto dire, dimenticano che in (io c# un indicibile, un silenzio, un mistero che la liturgia deve riflettere. 5a crescente domanda di autentica vita spirituale resta poi troppo spesso disattesa da chiese locali impegnate piuttosto in molteplici attivit assistenziali, sociali, caritative, ricreative o, al massimo, catechetiche. on stupisce pertanto lindirizzarsi di molti verso vie di spiritualit estranee al cristianesimo.(obbiamo confessarlo! abbiamo bisogno del silenzio. e abbiamo bisogno da un punto di vista prettamente antropologico, perch' luomo, che # un essere di relazione, comunica in modo equilibrato e significativo soltanto grazie allarmonico rapporto fra parola e silenzio. 9a ne abbiamo bisogno anche dal punto di vista spirituale. 0er il cristianesimo il silenzio # una dimensione non solamente antropologica, ma teologica! solo sul monte +reb, il profeta Elia sent) prima un vento impetuoso, poi un terremoto, quindi un fuoco, e infine la voce di un silenzio sottile 7% Je <G,<@8! come ud) questultima, Elia si copr) il volto con il mantello e si mise alla presenza di (io. (io si fa presente a Elia nel silenzio, un silenzio eloquente. 5a rivelazione del (io biblico non passa solo attraverso la parola, ma avviene anche nel silenzio1 %gnazio di ,ntiochia dir che "risto # la 0arola che procede dal silenzio. %l (io che si rivela nel silenzio e nella parola esige dalluomo lascolto, e allascolto # essenziale il silenzio. "erto, non si tratta semplicemente dellastenersi dal parlare, ma del silenzio interiore, quella dimensione che ci restituisce a noi stessi, ci pone sul piano dellessere, di fronte allessenziale. el silenzio # insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali 7(ietrich Bonhoeffer8. 4 dal silenzio che pu& nascere una parola acuta, penetrante, comunicativa, sensata, luminosa, perfino, oserei dire, terapeutica, capace di consolare.%l silenzio # custode dellinteriorit. "erto, si tratta di un silenzio definito s) negativamente come sobriet e disciplina nel parlare e perfino come astensione da parole, ma che da questo primo momento passa a una dimensione interiore! cio# al far tacere i pensieri, le immagini, le ribellioni, i giudizi, le mormorazioni che nascono nel cuore. %nfatti # dal di dentro, cio# dal cuore umano, che escono i pensieri malvagi 79arco A,@r8. 4 il difficile silenzio interiore, quello che si gioca nel cuore, luogo della lotta spirituale. 9a proprio questo silenzio profondo genera la carit, lattenzione allaltro, laccoglienza dellaltro, lempatia nei confronti dellaltro. S), il silenzio scava nel nostro profondo uno spazio per farvi abitare l,ltro, per farvi rimanere la sua 0arola, per radicare in noi lamore per il Signore1 al tempo stesso, e in connessione con ci&, esso ci dispone allascolto intelligente, alla parola misurata, al discernimento del cuore dellaltro, di ci& che gli brucia nellintimo e che # celato nel silenzio da cui nascono le sue parole. %l silenzio, allora, <uel silenzio' suscita in noi la carit, lamore del fratello. E cos) il doppio comando dellamore di (io e del prossimo # ottemperato da chi sa custodire il silenzio. 0u& dire Basilio! %l silenzioso diventa fonte di grazia per chi ascolta. , quel punto si pu& ripetere, senza timore di cadere nella retorica, laffermazione di E. Jostand! %l silenzio # il canto pi6 perfetto, la preghiera pi6 alta.

%n quanto conduce allascolto di (io e allamore del fratello, alla carit autentica, cio# alla vita in "risto 7e non a un generico e sterile vuoto interiore8, allora il silenzio # preghiera autenticamente cristiana e gradita a (io. 4 questo il silenzio che proviene a noi da una lunga storia spirituale, # il silenzio cercato e praticato dagli esicasti per ottenere lunificazione del cuore, # il silenzio della tradizione monastica finalizzato allaccoglienza in s' della 0arola di (io, # il silenzio della preghiera di adorazione della presenza di (io, # il silenzio caro ai mistici di ogni tradizione religiosa, e ancor prima # il silenzio di cui # intriso il linguaggio poetico, # il silenzio che costituisce la materia stessa della musica, # il silenzio essenziale a ogni atto comunicativo. %l silenzio, evento di profondit e di unificazione, rende il corpo eloquente conducendoci ad abitare il nostro corpo, ad abitare la nostra vita interiore, guidandoci a quell habitare secum cos) prezioso per la tradizione monastica. %l corpo abitato dal silenzio diviene rivelazione della persona.%l cristianesimo contempla Bes6 "risto come 0arola fatta carne, ma anche come Silenzio di (io! i /angeli mostrano un Bes6 che, quanto pi6 si inoltra nella passione, tace sempre pi6, entra nel silenzio, come agnello afono, come colui che, conoscendo la verit, sapendo lindicibile fondo della realt, non pu& n' vuole tradire lineffabile con la parola, ma lo custodisce con il silenzio. Bes6 che non apre la sua bocca mostra il silenzio come ci& che veramente # forte, fa del suo silenzio un atto, unazione. E proprio per questo potr fare anche della sua morte un atto, il gesto di un vivente. ,ffinch' sia chiaro che, dietro a parola e silenzio, ci& che veramente # salvifico # lamore che vivifica luna e laltro. E che altro # il "risto crocifisso se non licona del silenzio, e del silenzio stesso di (io; Sulla croce, dicono i /angeli, da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, ora della morte di "risto, regnano buio e silenzio. /i # totale silenzio di parole su (io e di immagini di (io, di concettualizzazioni di (io e idee su (io! con questo silenzio deve sempre misurarsi la teologia, ogni discorso su (io, ogni rappresentazione di (io, che sempre conoscono la tentazione di ridurre (io a idolo, a manufatto, a oggetto manipolabile. 9a proprio quel silenzio al momento della croce riesce a dire lindicibile! limmagine del (io invisibile va cercata nelluomo appeso alla croce. %l silenzio della croce # il magistero a cui mai potr smettere di attingere ogni parola teologica.

CASTIT
on # facile parlare della castit. Si tratta di una parola, e di una realt, spesso compresa riduttivamente o addirittura misconosciuta e derisa, oppure confusa con la verginit o identificata con lastinenza sessuale... 0er questo # opportuno riscoprire la valenza antropologica della castit e quindi anche la sua valenza spirituale cristiana. 5etimologia ci suggerisce che il casto 1castus6 # colui che rifiuta l,incesto 1in;castus6! %l non$casto, in radice, # lincestuoso. %l casto vive le sue relazioni accettando la distanza e rispettando lalterit 7che non si riduce alla differenza8. %l non$casto cerca non la relazione, ma la fusione e la con$fusione che definiscono normalmente lincesto. ?uesto senso fondamentale situa la castit nel solco del cammino di apprendimento dellarte di amare e di vivere la sessualit in modo maturo e adulto. on si tratta dunque di una virt6 negativa, contrassegnata da proibizioni e divieti, ma eminentemente positiva, che conferisce alle relazioni umane la loro trasparenza e il loro calore, e permette alle persone di riconoscersi nel rispetto del loro essere pi6 intimo 7". Ilipo8. Scrive S.

BrWndel! 5a castit # la disponibilit interiore delluomo ad affermare pienamente la propria sessualit, a riconoscere gli impulsi sessuali nel loro carattere integralmente personale e sociale, e a inserirli in maniera ricca di senso nella globalit della vita umana.5a castit # lamore ordinato 1amor ordinatus6' che non pospone le cose grandi alle minori 7,gostino8. %mplicando lassunzione radicale della propria corporeit, essa chiede non il rinnegamento del corpo o della sessualit, ma la loro integrazione nella vita personale, chiede alluomo di adempiere il mandato di essere il proprio corpo' gli richiede di vivere la sessualit sotto il segno del simbolo, non dellimmagine. %n particolare, ricorda alluomo la necessaria integrazione della temporalit nellamore! la castit # attesa, gradazione e durata. Essa rifiuta la fusionalit del tutto e subito, la logica dellimmediato e del consumo. E cos) si configura anche come lotta contro lassolutizzazione e limpersonalit della pulsione sessuale, contro la ricerca della soddisfazione a ogni costo, la dissipazione, la reificazione della sessualit. 5a castit ci ricorda che lamore # anche ascesi, fatica, lavoro, e richiede una purificazione per essere intelligente e rispettoso dellaltro e del suo mistero, davvero teso al bene dellaltro. Scrive Jil:e! on c# nulla di pi6 arduo che amarsi. 4 un lavoro, un lavoro a giornata. % giovani, poi, non sono assolutamente preparati a questa difficolt dellamore1 di questa relazione estrema e complessa, le convenzioni hanno tentato di fare un rapporto facile e leggero, le hanno conferito lapparenza di essere alla portata di tutti. on # cos). 5amore # una cosa difficile.. (unque la castit riguarda ogni uomo, e, in ambito cristiano, non # riservata ai cosiddetti celibi consacrati, ma # dimensione che devessere assunta e vissuta da ogni battezzato, quale che sia lo stato di vita in cui si trova. "erto, la configurazione cristiana della castit la vede innestata nella fede in "risto, connessa alladesione personale a lui, radicata nella sua sequela ed espressione dellamore per lui. 2anto nel matrimonio come nel celibato la castit # rispetto del mistero del proprio e dellaltrui corpo! essa percepisce il corpo come personale ed espressivo, prima di coglierlo come oggetto di desiderio. ,nzi, essa confessa il corpo umano come tempio dello Spirito santo e dimora di (io 7cfr. <"orinti D,<G8, come luogo di glorificazione di (io 7< "orinti D,@Q8. E il celibato casto a motivo del Jegno # vivibile solo grazie a un grande amore per il Signore e alla fede nella resurrezione, oltrech' a una maturit umana contrassegnata da capacit di amare e adesione alla realt. %n particolare, come afferma lo stesso Ireud, lequilibrio umano # definito essenzialmente dalla concreta capacit di amare e di lavorare con efficacia. E questi due elementi caratterizzano la maturit umana essenziale a una piena crescita spirituale anche nella vita celibataria."erto, la castit si gioca nel profondo del cuore ed # pertanto un cammino, una tensione incessante, una lotta, e non si configura mai come uno stato raggiunto una volta per sempre. San "esario cos) si esprime a proposito della castit! Ira tutte le lotte che i cristiani devono combattere, le pi6 dure sono quelle per la castit! l), infatti, quotidiano # il combattimento e rara la vittoria. 5a vittoria non # che un dono, un evento di grazia, limporsi 3 grazie alla fede 3 delle energie della resurrezione sulle pulsioni egocentriche delluomo. E un sostegno e un magistero per questa lotta, il cristiano lo trova nelleucaristia che gli ricorda che il corpo non # per limpudicizia, ma per il Signore, e il Signore # per il corpo7< "orinti D,<=8. 5), nel confronto con il corpo del Signore donato per amore, il credente trova il magistero per il rapporto con il proprio e laltrui corpo. E si vede confermato nella vocazione alla comunione, allamore, alla fraternit, a fare di s' un segno dellamore di (io per gli uomini. 5a castit infatti, mentre genera un cuore puro che sa vedere la realt e gli altri in (io, fa delluomo una trasparenza dellamore e della potenza di (io. ?uella potenza

con cui (io, che ha risuscitato il Signore, risusciter anche noi 7< "orinti D,<H8.

OBBEDIENZA
Bisogna obbedire a (io piuttosto che agli uomini 7,tti >,@G8. ?uesto grande principio biblico sull,obbedienza ha un carattere profondamente liberante! ella visione biblica, infatti, lobbedienza # inscindibile dalla libert! solo nella libert si pu& obbedire, e solo obbedendo allEvangelo si entra nella pienezza della libert. %n modo lapidario si # espresso Bonhoeffer! 5obbedienza senza libert # schiavit6, la libert senza obbedienza # arbitrio. 9a prima di cogliere il proprium cristiano dellobbedienza occorre ricordare laspetto antropologico della stessa. /i # unobbedienza fondamentale che ogni uomo # chiamato a fare alla propria storia, alle proprie origini, al proprio corpo, alla propria famiglia, insomma a una serie di situazioni e persone, tempi e luoghi, eventi e condizioni che lhanno preceduto, fondato, e su cui egli non ha avuto alcuna presa o possibilit di scelta e di decisione. Si tratta dei bagagli che la nascita fa trovare gi pronti a chiunque viene al mondo e che lo accompagneranno nel cammino dellesistenza. On credente legge questa obbedienza come creaturale e vi riconosce quellaccettazione dei limiti che # costitutiva della creatura di fronte al "reatore e che consente alluomo di diventare uomo fuggendo la tentazione della totalit, cio# di ergersi a (io. %l senso del racconto genesiaco della proibizione di mangiare i frutti dellalbero della conoscenza del bene e del male # esattamente questo! luomo # uomo nella misura in cui non ambisce il tutto. %l limite' il finito # lambito della sua relazione con (io.Secondo la Bibbia lobbedienza va compresa allinterno di questa relazione, cio# allinterno della categoria dellalleanza! 4 tale relazione con (io che rende liberante e perfino gioiosa lobbedienza alla 5egge rivelata a 9os# sul Sinai. Se la 5egge # manifestazione della volont di (io, del partner contraente lalleanza, lobbedienza a tutti i suoi comandi # il desiderio stesso del credente che ama il suo (io e trova la sua gioia nel fare la sua volont. 5a formulazione usata in Esodo @H,A per indicare laccettazione della volont di (io espressa nella 5egge da parte del popolo d%sraele # significativa! ?uanto il Signore ha detto noi lo faremo e lo ascolteremo. 5a prassi, la messa in pratica della parola, precede lascolto della parola stessa, quasi a suggerire che # pi6 importante lassenso fondamentale dato a (io che la specificazione del contenuto dei singoli comandi. %noltre il testo significa che solo mettendo in pratica la 0arola, cio# obbedendola realmente, la si comprende veramente. ?uesto radicamento dellobbedienza allinterno dellalleanza, dunque della relazione di ascolto del credente nei confronti del suo (io, d il tono anche allobbedienza cristiana.0er il uovo 2estamento l,ascoltare' inteso nel senso di percezione della volont di (io, si realizza veramente solo quando luomo, con la fede e lazione, obbedisce a quella volont. "ome coronamento dell,ascoltare 1a.oueinGaudire6 nasce dunque l,obbedire 1h5pa.oueinGobaudire6' quellobbedire che consiste nel credere! 0aolo parla pi6 volte dellobbedienza della fede, intendendo che la fede si configura come obbedienza e che lobbedienza manifesta la fede. 9a il proprium dellobbedienza cristiana si trova nellobbedienza del "risto stesso. +ra, i tre pi6 significativi testi che ci parlano dellobbedienza di "risto 7Jomani >,<G! per lobbedienza di uno solo, tutti saranno costituiti giusti1 Iilippesi @,C! "risto umili& se stesso facendosi obbediente fino alla

morte1 Ebrei >,C! "risto impar& lobbedienza dalle cose che pat)8 compiono di fatto una sintesi della vita, del ministero e dellopera salvifica di Bes6 ponendoli sotto la categoria dellobbedienza. ,l centro di essa vi # pertanto la relazione filiale vissuta da Bes6 con il 0adre, e al suo cuore vi # l,amore per il 0adre e per i fratelli, gli uomini. %l quarto /angelo sottolinea questa dimensione obbedienziale di Bes6, presentandolo come il pienamente spossessato di s' che in ci& che dice, fa ed # sempre rinvia al 0adre che lha mandato. ?uesta obbedienza amorosa d senso al vivere e al morire, anche alla morte di croce, e ne fa un atto di libert.?ui dunque si innesta lobbedienza cristiana, qui trova la sua misura e la sua forma! una forma plasmata dallo Spirito santo, che obbliga dunque il credente a viverla creativamente, responsabilmente, non in modo legalistico. S), il criterio dellobbedienza cristiana # lo Spirito santo che interiorizza in ciascuno le esigenze dellEvangelo e lo porta a viverle come espressioni della volont del Signore assunte fino a farle proprie. ,lla luce di questa obbedienza fondamentale, si possono comprendere, accettare e vivere le altre obbedienze alle istanze mediatrici della volont di (io. Sempre per& tenendo presente che su tutto deve essere fatto regnare lEvangelo e tutto deve essere sottoposto al criterio decisivo dellEvangelo. ?uando le mediazioni della volont di (io 7autorit ecclesiastiche, dottrine teologiche, regole monastiche, riti cultuali ecc.8 si sostituiscono a (io e pretendono obbedienza per se stesse, allora devono essere criticate e ricondotte allobbedienza evangelica. %nfatti bisogna obbedire a (io piuttosto che agli uomini.

POVERT
%l discorso cristiano sulla povert # molto delicato. Si tratta di un argomento facilmente manipolabile! estrapolando alcuni testi evangelici si pu& fondare su di essi un rigorismo tanto radicale quanto irrealizzabile e perci& irreale. (altro canto, nellattuale clima di esaltazione del mercato si arriva perfino a cercare 7e a pretendere di trovare8 il fondamento evangelico al sistema capitalistico. (enunciando in partenza il carattere fuorviante di qualunque forma di demonizzazione del mercato, dellimpresa ecc., che a volte # dato di riscontrare in ambienti cattolici 3 e riconosciuto che il giudizio dato in ambito cattolico a questioni e realt economiche # spesso grossolano, assolutamente inadeguato alla realt, mosso da stereotipi arcaici che non rendono minimamente ragione della realt economica odierna, e dunque risulta ideologico o semplicemente inutile 3 io vorrei rileggere la povert a partire dal messaggio evangelico e neotestamentario per trarne indicazioni per il nostro oggi.(allinsieme del /angelo emerge che il discorso sulla povert trova il suo senso solo se non viene isolato ma contestualizzato allinterno del centro che ha mosso la vita e la predicazione di Bes6! lannuncio dellirruzione del Jegno di (io1 la rivelazione che in lui (io visita il suo popolo. ?uesto primato del Jegno, che diviene primato di "risto e della sua sequela, relativizza tutte le realt umane e ordina il rapporto con esse. 4 cos) che lirruzione del Jegno nel 9essia inviato ai poveri significa la beatitudine dei poveri 75uca D,@Q$@D8, proclamati beati non perch' poveri, ma perch' nel 9essia # loro data la caparra della fine della loro povert! il Jegno che (io instaurer pienamente appartiene loro. ,l tempo stesso, accanto a questa povert negativa e multiforme, che abbraccia i mali, le malattie, i peccati, la morte, cio# tutte le realt che feriscono la pienezza di vita

delluomo, e da cui luomo devessere liberato, il "risto pone listanza di una povert interiore, la povert in spirito 79atteo >,=8, che riguarda lessere non lavere. 4 lattitudine di fede e di umilt di chi non confida in s', nei propri beni o nella propria forza, ma nel Signore.%l primato del Jegno relativizza drasticamente le ricchezze! Bes6 mette in guardia da esse, perch' possono prendere possesso del cuore ed ergersi a idolo 79ammona8, arrivando cos) a sostituirsi a (io e a disumanizzare luomo. (el resto, gi ,ristotele aveva proclamato contro natura latteggiamento di chi cerca la felicit accumulando ricchezze! queste possono essere solo un mezzo, non un fine. /i # infatti una dimensione antropologica della povert, assolutamente da assumersi per obbedire alla propria chiamata creazionale, per divenire ci& che si #. 5a feroce critica alla ricchezza e linvettiva contro i ricchi presente nella lettera di Biacomo non esauriscono certo il messaggio neotestamentario su povert e ricchezza, ma significano un atteggiamento profetico e critico che la chiesa deve manten're desto nella storia, a costo di scontrarsi con i poteri mondani costituiti. E, in effetti, Bes6 pone listanza evangelica della povert anche nei termini di libert dal potere! /oi per& non cos) 75uca @@,@D8 # il categorico comando di Bes6 costitutivo della chiesa come comunit eucaristica strutturata in modo altro rispetto a quello dei poteri mondani. 5a povert qui appare come opposta al potere. 5a presenza evangelica della comunit cristiana porta con s' una valenza di contro$cultura, di critica del potere dominante! ma questa valenza # attiva solo quando allinterno della chiesa lautorit # declinata non come potere ma come servizio. Jidurre la povert a virt6 privata significa disinnescarne unevangelica potenzialit critica. on a caso nel periodo tardomedievale, in concomitanza con una mancanza di istanza critica nei confronti dellevoluzione della societ in campo economico, la chiesa arriv& a espungere la povert dal proprio ideale canonico di santit. Solo con il /aticano %% si torner a parlare di chiesa povera e di poveri, e non solo per i poveri o con i poveri. %n questa prospettiva si riprende il fondamento cristologico della povert! "risto, da ricco che era, si fece povero per voi, per arricchirvi mediante la sua povert 7@ "orinti C,G8. Iondamento che fa della povert non un consiglio riservato ad alcuni, ma unesigenza evangelica ineludibile per tutti i cristiani. Essa per& non # una legge che norma le forme storiche della povert. 5o stesso uovo 2estamento presenta numerose e differenziate forme! esso parla di vendita dei beni, di rinuncia, di abbandono, di condivisione dei beni, di collette a favore di chiese povere ecc. il fondamento cristologico diviene fondamento trinitario se pensiamo al "risto che - povero perch', secondo il quarto /angelo, tutto ci& che egli ha, dice e fa lo riceve dal 0adre. ?uesta relazione intratrinitaria di ascolto e accoglienza reciproca del 0adre e del Iiglio diviene comunicazione alluomo attraverso il dono dello Spirito. Ed # proprio lo Spirito che pu& suscitare la creativit dei cristiani nella storia per guidarli allobbedienza al /angelo eterno nel rinnovato contesto storico. il fondamento cristologico e trinitario della povert deve interrogare la chiesa almeno su due punti, che rappresentano una sfida che i prossimi anni riservano al cristianesimo! vivere la missione come missione povera, traducendo nelloggi le richieste esigentissime di Bes6 circa la povert dellinviato 7cfr. 5uca G,<$D1 <Q,<$<D8. Solo una missione povera pu& rivolgersi a destinatari poveri e pu& non smentire praticamente il /angelo, parola della croce, che essa annuncia. il farsi povero di "risto, infatti, trova nella donazione di s' sulla croce lapicedella sua manifestazione. %noltre occorre pensare la povert come dimensione comunitaria' ecclesiale, non solo come virt6 individuale. 9a ci& richiede la ripresa dellorizzonte escatologico come plasmante le strutture ecclesiali e il modo di porsi della chiesa nella storia e anche lascolto del grido dei milioni di poveri che dalla

terra sale a (io e chiede giustizia.

DIGIUNO
,ssistiamo oggi in +ccidente a uneliminazione de facto della pratica ecclesiale del digiuno! cos) una prassi vissuta gi da %sraele, riproposta da "risto, accolta dalla grande tradizione ecclesiale, # sempre meno presente, non pi6 richiesta... Eppure, per ritrovare la propria verit, quella verit umana che con la grazia diventa la verit cristiana, occorre pensare, pregare, condividere i beni, conoscere il male che ci abita, ma anche digiunare, inteso come disciplina delloralit. il mangiare appartiene al registro del desiderio, deborda la semplice funzione nutritiva per rivestire rilevanti connotazioni affettive e simboliche. 5uomo, in quanto uomo, non si nutre di solo cibo, ma di parole e gesti scambiati, di relazioni, di amore, cio# di tutto ci& che d senso alla vita nutrita e sostentata dal cibo. il mangiare del resto avviene insieme' in una dimensione di convivialit, di scambio.5oralit # connessa alle dimensioni del mangiare, del parlare, del baciare, dunque alle dimensioni biologica, comunicativa e affettiva dellesistenza umana, e per questo ci rinvia alla totalit della persona che vive di queste dimensioni. il digiuno svolge cos) la fondamentale funzione di farci sapere qual # la nostra fame, di che cosa viviamo, di che cosa ci nutriamo, e di ordinare i nostri appetiti intorno a ci& che # veramente centrale. E tuttavia sarebbe profondamente ingannevole pensare che il digiuno 3 nella variet di forme e gradi che la tradizione cristiana ha sviluppato! digiuno totale, astinenza dalle carni, assunzione di cibi vegetali o soltanto di pane e acqua 3 sia sostituibile con qualsiasi altra mortificazione o privazione. %l mangiare infatti rinvia al primo modo di relazione del bambino con il mondo esterno! il bambino non si nutre solo del latte materno, ma inizialmente conosce lin distinzione fra madre e cibo1 quindi si nutre delle presenze che lo attorniano! egli mangia, introietta voci, odori, forme, visi, e cos), pian piano, si edifica la sua personalit relazionale e affettiva. ?uesto significa che la valenza simbolica del digiuno # attinente alla globalit di questi aspetti e pertanto la sua peculiarit non pu& trovare degli equivalentiin altre forme di ascesi che, rivestendo altre valenze simboliche, non possono svolgere la sua funzione. Bli esercizi ascetici non sono interscambiabili."on il digiuno noi impariamo a conoscere e a moderare i nostri tanti appetiti attraverso la moderazione dellappetito fondamentale e vitale! la fame, e impariamo a disciplinare le nostre relazioni con gli altri, con la realt esterna e con (io, relazioni sempre tentate di voracit. %l digiuno # ascesi del bisogno ed educazione del desiderio. Solo un cristianesimo insipido e stolto che si comprende sempre pi6 come morale sociale pu& liquidare il digiuno come sostanzialmente irrilevante e pensare che qualsiasi privazione di cose superflue 7dunque non vitali come il mangiare8 possa essergli sostituita. ?uesta # una tendenza docetica che rende apparente la creaturalit umana e che dimentica sia lo spessore del corpo sia il suo essere tempio dello Spirito santo. %n verit il digiuno # la forma con cui il credente confessa la fede nel Signore con il suo stesso corpo, # antidoto alla riduzione intellettualistica della vita spirituale o alla sua confusione con lo psicologico. "ertamente, poich' il rischio di fare del digiuno unopera meritoria, una performance ascetica # presente, la tradizione cristiana ricorda che esso deve avvenire nel segreto, nellumilt, con uno scopo preciso! la giustizia, la condivisione, lamore per

(io e per il prossimo 7%saia >C,H$A1 9atteo D,%$%C8. Ecco perch' la tradizione cristiana # molto equilibrata e sapiente su questo tema! %l digiuno # inutile e anche dannoso per chi non ne conosce i caratteri e le condizioni 7Biovanni "risostomo81 4 meglio mangiare carne e bere vino piuttosto che divorare con la maldicenza i propri fratelli 7abba %perechio81 Se praticate lascesi di un regolare digiuno, non inorgoglitevi. Se per questo vi insuperbite, piuttosto mangiate carne, perch' # meglio mangiare carne che gonfiarsi e vantarsi 7%sidoro 0resbitero8.S), noi siamo ci& che mangiamo, e il credente non vive di solo pane, ma soprattutto della 0arola e del 0ane eucaristici, della vita divina! una prassi personale ed ecclesiale di digiuno fa parte della sequela di Bes6 che ha digiunato 79atteo H,@8, # obbedienza al Signore che ha chiesto ai suoi discepoli la preghiera e il digiuno 79atteo D,<D$<C1 G,<>1 9arco G,@G1 cfr. ,tti <=,@$=1 <H,@=8, # confessione di fede fatta con il corpo, # pedagogia che porta la totalit della persona alladorazione di (io 7e si noti che letimologia di adorare contiene il rimando alla bocca, os;oris' alla dimensione delloralit8. %n un tempo in cui il consumismo ottunde la capacit di discernere tra veri e falsi bisogni, in cui lo stesso digiuno e le terapie dietetiche divengono oggetto di business, in cui pratiche orientali di ascesi ripropongono il digiuno, e la quaresima # sbrigativamente letta come lequivalente del ramadan musulmano, il cristiano ricordi il fondamento antropologico e la specificit cristiana del digiuno! esso # in relazione alla fede perch' fonda la domanda! "ristiano, di che cosa vivi;.

SPERANZA
%lario di 0oitiers, nel suo 2ommento ai >almi 7<<C,<>,A8, riporta la domanda di molti che gridano ai cristiani! (ov#, cristiani, la vostra speranza;. ?uesta domanda deve essere assunta dai cristiani e dalle chiese di oggi come indirizzata direttamente a loro. 0oco importa che in essa possano esservi toni di sufficienza o di scetticismo! il cristiano sa che per lui la speranza # una responsabilit! (i essa egli # chiamato a rispondere a chiun<ue gliene chieda conto 7< 0ietro =,<>! siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi chieda della speranza che # in voi8. ?uesta responsabilit oggi # drammatica ed # una delle sfide decisive della chiesa! # in grado di aprire orizzonti di senso; Sa vivere della speranza del Jegno dischiusale dal "risto; E sa donare speranza a vite concrete, aprire il futuro a esistenze personali, mostrare che valla pena di vivere e di morire per "risto; Sa chiamare alla vita bella e felice, buona e piena perch' abitata dalla speranza, sullesempio della vita di Bes6 di azaret;?ueste domande non possono essere eluse, soprattutto oggi che gli orizzonti culturali mostrano una profonda asfitticit ed # difficile formulare speranze a lunga durata, capaci di reggere una vita. ella societ dellincertezza 7ben descritta da *Mgmunt Bauman8, nellepoca posta sotto il segno della fine 7di secolo, di millennio, della modernit, delle ideologie, della cristianit8, nel tempo della frantumazione del tempo, in cui anche le poche speranze che si aprono faticosamente un varco nella storia sono irrimediabilmente di breve durata, non hanno tempo a consolidarsi, ma sono esposte a imminente smentita, suona ormai in modo drammatico la domanda! "he cosa possiamo sperare;. E colpisce che linsistenza sullavvento del nuovo millennio si accompagni nella chiesa a questa paurosa incapacit di aprire varchi verso il futuro, di mostrare concrete e vivibili strade

di speranza e di progettualit, di dare speranza e di essere presenza significativa soprattutto per coloro che nel futuro hanno il loro orizzonte prossimo! i giovani. 5impressione # che oggi il nemico della speranza sia lindifferenza' il non$senso o quanto meno lirrilevanza del senso! 5a stessa insistenza della pastorale cattolica sulla carit e sul volontariato ha, oltre ai tanti aspetti positivi, anche laspetto del ripiegamento sul presente, sulloggi, sullazione da compiere nei confronti del bisognoso1 il tutto allinterno di una scelta che # a tempo e pu& sempre essere ritirata, che non impegna il futuro. (i fronte a tutto questo si situa la domanda! (ov#, cristiani, la vostra speranza;. 0erch' la virt6 teologale della speranza deve essere visibile, vissuta, trovare un dove, un luogo! altrimenti # illusione e retorica. On bel testo di ,gostino dice che # solo la speranza che ci fa propriamente cristiani 1La citt di +io D,G,>8. "io#, il cristiano non vive cose e realt altre e nuove, ma sostanzia di un senso nuovo e altro le cose e le realt, e anche tutti i rapporti. ' il problema # definire la speranza, ma viverla. "erto, possiamo dire che la speranza # unattiva lotta contro la disperazione 7B. 9arcel8, # la capacit di unattivit intensa ma non ancora spesa 7E. Iromm8, ma soprattutto # ci& che consente alluomo di camminare sulla strada della vita, di essere uomo! non si pu& vivere senza sperare. 3oma viator' spe erectus: # la speranza che tiene luomo in cammino, in posizione eretta, lo rende capace di futuro.%l cristiano trova in "risto la propria speranza 7"risto Bes6, nostra speranza, < 2imoteo <,<8, cio# il senso ultimo che illumina tutte le realt e le relazioni. %n questo senso, la speranza cristiana # un potente serbatoio di energie spirituali, # elemento dinamizzante che si fonda sulla fede nel "risto morto e risorto. 5a vittoria di "risto sulla morte diviene la speranza del credente che il male e la morte, in tutte le forme in cui si possono presentare alluomo, non hanno lultima parola. %l cristiano narra perci& la propria speranza con il perdono' attestando che il male commesso non ha il potere di chiudere il futuro di una vita1 narra la speranza plasmando la sua presenza tra gli uomini sulla fede che levento pasquale esprime la volont divina di salvezza di tutti gli uomini 7< 2imoteo @,H1 H,<Q1 2ito @,<<81 soprattutto narra la speranza vivendo la logica pas<uale! ?uella logica che consente al credente di vivere nella fraternit con persone che non lui ha scelto1 che lo rende capace di amare anche il nemico, lantipatico, colui che gli # ostile1 che lo porta a vivere nella gioia e nella serenit anche le tribolazioni, le prove e le sofferenze1 che lo guida al dono della vita, al martirio. Se dobbiamo vedere oggi nella chiesa delle autorevoli narrazioni della speranza cristiana # proprio alle situazioni di martirio e di persecuzione che dobbiamo guardare. 5) la speranza della vita eterna, della vita in "risto oltre la morte, trova una sua misteriosa, inquietante, ma concretissima e convincente narrazione. 5) appare credibile ci& che ancora ,gostino ha scritto! 5a nostra vita, adesso, # speranza, poi sar eternit 12ommento ai >almi <Q=,H,<A8.

PERDONO
%l cuore del cristianesimo, cio# levento della rivelazione di (io in Bes6 "risto crocifisso, # letto da 0aolo come evento dellamore di (io per gli uomini nel loro peccato, nel loro essere nemici di (io 7Jomani >,C$<<8. E questo evento # segnato dallamore e dalla gratuit di (io, non da una volont giuridica di risarcimento

delloffesa portata a (io dal peccato umano. ?uesto significa che il dono del Iiglio allumanit # anche, e contemporaneamente, perdono' remissione dei peccati. 5a rivelazione biblica esprime molto chiaramente il fatto che il perdono # incondizionato! esso non # preceduto, quasi come da necessaria premessa, dal pentimento, ma anzi, # esso stesso che fonda e rende possibile il pentimento. 5a parabola del figlio prodigo 75uca <>,<<$=@8 afferma che il pentimento del figlio potr iniziare solo dal momento in cui egli si rende conto dellamore fedele del 0adre, che non ha cessato di amarlo mentre si era allontanato da lui. "i& che il figlio legge come perdono, in realt agli occhi del 0adre non # che un amore che non ha mai smentito se stesso. %l perdono # coglibile solo nello spazio della libert dellamore, solo nello spazio del dono. ,nche etimologicamente esso ci rinvia a quel dare;in;piH che si traduce nella rinuncia a un rapporto di tipo giuridico in nome di un rapporto di grazia."apiamo pertanto che il perdono # costitutivo dellidentit del cristiano! lindicativo di (io 7ci& che (io ha fatto nel Iiglio Bes6 "risto8 diventa limperativo delluomo 7ci& che il credente, come singolo e come chiesa, # chiamato a testimoniare8, on stupisce allora che le tre tappe decisive del formarsi della chiesa attestate dai /angeli siano contrassegnate dalla remissione dei peccati. 5autorit conferita a 0ietro, roccia basilare nelledificio ecclesiale, # essenzialmente potere di perdono 79atteo <D,<G81 leucaristia, che d forma allintera comunit ecclesiale, # memoria efficace dellevento in cui "risto ha versato il suo sangue in remissione dei peccati 79atteo @D,@C81 il mandato missionario consegnato ai discepoli li abilita alla remissione dei peccati 7Biovanni @Q,@=8. ,ppare cos) come la chiesa sia una comunit di peccatori convertiti, che vivono nella grazia del perdono, trasmettendola a loro volta ad altri 7Soseph Jatzinger8. Se # vero che ritroviamo il perdono in altri ambiti religiosi e culturali, tuttavia nelleconomia cristiana esso # inscindibilmente connesso allo scandalo e al paradosso della croce, allevento pasquale. 5a forza e la debolezza della croce si riflettono nellonnipotenza 7tutto pu& essere perdonato8 e nellestrema debolezza del perdono 7esso non garantisce che colui che ne ha beneficiato arrivi al pentimento, e neppure che non faccia del perdono il pretesto per continuare a compiere il male8. %l perdono afferma che la relazione con loffensore # pi6 importante delloffesa da lui recata alla relazione! esso porta pertanto loffeso ad assumere come passato il male ingiustamente sub)to, affinch' questo non precluda il futuro della relazione./i # unasimmetria nel perdono cristiano, che consiste nel fatto che loffeso, perdonando, lascia unilateralmente alloffensore lunica possibilit di ripresa della relazione. 0er il cristiano questo # possibile solo grazie alla fede in "risto e al dono dello Spirito santo. ?uesta asimmetria, infatti, # stata vissuta dal "risto sulla croce! %l Biusto del quale a 0asqua si celebra la resurrezione # colui che, asimmetricamente, restaura la reciprocit, risponde allodio con lamore, offre il perdono a chi non lo domanda 7Irancis Sacques8. Ed # lo Spirito alitato dal "rocifisso risorto sui discepoli 7Biovanni @Q,@@$@=8 che li abilita alla remissione dei peccati. elleconomia cristiana il perdono non si colloca su un piano etico, ma escatologico. Esso # profezia del Jegno, segno dellazione dello Spirito, manifestazione delle energie del Jisorto, svelamento dellamore del (io 0adre. Jiflesso dellamore trinitario di (io, il perdono # partecipazione alla vittoria di "risto sulla morte! se la resurrezione dice che la morte non ha lultima parola, il perdono dice che il peccato non ha lultima parola, non # la verit delluomo. %l perdono ricorda che il peccatore # un uomo, non un peccato personificato, e che # ben pi6 grande delle azioni pur negative che pu& aver compiuto. %n questo senso, il perdono # anche segno di umanit e forza di umanizzazione."erto, occorre ribadire che il perdono non # una legge, ma una

possibilit senza limiti 7si pensi al perdonare settanta volte sette, 9atteo <C,@@8 offerta alla fede e alla libert di ciascuno. E men che meno # una legge da imporre agli altri. 5o spazio vitale del perdono # la libert. "ome gesto non libero esso non sarebbe neppure gesto di amore e non saprebbe raccontare la libert e la gratuit dellagire di (io.

A!ORE DEL NE!ICO


,mare gli amici lo fanno tutti, i nemici li amano soltanto i cristiani. ?ueste parole di 2ertulliano 1Ad >capulam <,=8, che vogliono esprimere la differenza cristiana, vertono significativamente sullamore per i nemici. ?uesto appare come vera e propria sintesi del /angelo! se tutta la 5egge si sintetizza nel comando dellamore di (io e del prossimo 79arco <@,@C$==1 Jomani <=,C$<Q1 Biacomo @,C8, la vita secondo il /angelo trova il suo compimento nelle parole e nei gesti di Bes6 che indicano nellamore del nemico lorizzonte della prassi cristiana. (ice infatti Bes6! ,mate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano 75uca D,@A1 cfr. 5uca D,@C.@G.=>1 9atteo >,H=$HC8 e tutta la sua vita 3 fino al momento della lavanda dei piedi anche a Biuda, colui che si era fatto suo nemico1 fino alla croce, luogo del suo amore fino alla fine per i suoi 7Biovanni <=,<81 fino alla preghiera per i suoi carnefici mentre lo crocifiggevano 75uca @=,==$=H8 3 attesta questo amore incondizionato rivolto anche al nemico. %l cristiano, chiamato ad assumere il sentire, il pensare, il volere di "risto stesso 7cfr. Iilippesi @,>8, si trova dunque sempre confrontato con questa esigenza.9a occorre chiedersi! # realmente possibile amare il nemico, e amarlo mentre manifesta la sua ostilit e inimicizia, il suo odio e la sua avversione; 4 umanamente possibile tale scandalosa simultaneit; 5esperienza infatti ci rivela che il fascino per lassolutezza dellamore del nemico svanisce in assoluta dimenticanza e diviene incapacit di dargli consistenza esistenziale di fronte alle precise e concrete situazioni di inimicizia. E forse gi questo rappresenta un primissimo, e umanamente fondamentale, momento del cammino verso lamore del nemico. %noltre il cristiano # portato dal /angelo a vedere in se stesso il nemico amato da (io e per cui "risto # morto! questa # lesperienza di fede basilare da cui soltanto potr nascere litinerario spirituale che conduce allamore per il nemico. Scrive 0aolo! (io dimostra il suo amore verso di noi perch', mentre eravamo peccatori e nemici, "risto # morto per noi 7cfr. Jomani >,C$<Q8. Su questa esperienza di fede occorre innestare la progressivit di una maturazione umana che conduce ad acquisire il senso positivo dellalterit, la capacit dellincontro, della relazione e quindi dellamore. Bi l,ntico 2estamento, quando invita lisraelita ad amare il prossimo come se stesso, propone una sorta di itinerario! lo sono il Signore, non coverai odio verso tuo fratello1 rimprovera apertamente il tuo prossimo, cos) non ti caricherai di un peccato per lui. on ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. lo sono il Signore 75evitico <G,<A$<C8. ,nzitutto # richiesta ladesione di fede a colui che # il Signore, quindi lisraelita # chiamato a impedirsi sentimenti di odio 7atteggiamento negativo8, poi a correggere colui che fa il male 7atteggiamento positivo8 proibendosi di farsi vendetta da s' 7atteggiamento negativo8 e amando cos) il suo prossimo come se stesso 7atteggiamento positivo8. ,llamore si arriva attraverso un cammino, un esercizio.5amore non # spontaneo! esso richiede

disciplina, ascesi, lotta contro listinto della collera e contro la tentazione dellodio. "os) si perverr alla responsabilit di chi ha il coraggio di esercitare una correzione fraterna denunciando costruttivamente il male commesso da altri. 5amore del nemico non va confuso con la complicit con il peccatore. ,nzi, proprio la libert di chi sa correggere e ammonire chi compie il male nasce dalla profondit della fede e da un amore per il Signore che sono la necessaria premessa per lamore del nemico. "hi non serba rancore e non si vendica, ma corregge il fratello, # infatti anche in grado di perdonare1 e il perdono # la misteriosa maturit di fede e di amore per cui loffeso sceglie liberamente di rinunciare al proprio diritto nei confronti di chi ha gi calpestato i suoi giusti diritti. "hi perdona sacrifica un rapporto giuridico in favore di un rapporto di grazia. ,nche Bes6, quando chiede di amare il nemico, immette il credente in una tensione, in un cammino. (allo sforzo per superare sempre di nuovo la legge del taglione, cio# la tentazione di rendere il male che si # ricevuto, il credente deve pervenire a non opporsi al malvagio, a contrapporre al male lattivissima passivit della non violenza, fidando nel (io unico Signore e Biudice dei cuori e delle azioni degli uomini. ,nzi, mossi dalla convinzione che il nemico # il nostro pi6 grande maestro, colui che pu& veramente svelare ci& che abita il nostro cuore e che non emerge quando siamo in buoni rapporti con gli altri, i credenti possono obbedire alle parole del loro Signore che invitano a porgere laltra guancia, a devolvere anche la tunica a chi vuole toglierci il mantello...9a perch' tutto questo sia possibile # indispensabile ci& che sempre # ricordato dai /angeli accanto al comando di amare i nemici, e cio# la preghiera per i persecutori, lintercessione per gli avversari! ,mate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori 79atteo >,HH8. Se non si assume laltro 3 e in particolare laltro che si # fatto nostro nemico, che ci contraddice, che ci osteggia, che ci calunnia 3 nella preghiera, imparando cos) a vederlo con gli occhi di (io, nel mistero della sua persona e della sua vocazione, non si potr mai arrivare ad amarlo. 9a devessere chiaro che lamore del nemico # questione di profondit di fede, di intelligenza del cuore, di ricchezza interiore, di amore per il Signore, e non, semplicemente di buona volont.

U!ILT
5umilt # una virt6 sospetta. ?uesta parola ci giunge carica del peso di uneredit che lha resa virt6 individuale, meta della ricerca di autoperfezionamento del singolo. %noltre essa appare sinonimo di auto annientamento della creatura di fronte al (io che # tutto e di diminuzione di s' di fronte agli altri, ci& che oggi # sentito come atteggiamento non pi6 adeguato al (io che non schiaccia lumano, ma lo assume e lo valorizza. , volte, poi, sembra riferirsi a un atteggiamento posticcio, un mostrarsi da meno di quel che si # e si vale, Bli psicologi vi preferiscono certamente il vocabolo autenticit 7tutto sommato non distante dal significato del termine antico humilitas6! ietzsche colloca lumilt nellalveo della ricerca religiosa di consolazione della propria impotenza. 9a lumilt non # solo sospetta, forse # anche pericolosa. 4 pericoloso predicare lumilt e fame una legge, perch' occorre valutare la ricezione che di essa possono avere le diverse persone. 0robabilmente essa rischierebbe di non scalfire mai chi ha un super io e di trovare una non equilibrata accoglienza in chi si nutre di un io minimo.9a soprattutto ci dobbiamo chiedere! che cos# lumilt; 5e molteplici

definizioni che la tradizione cristiana ne ha dato ci orientano a coglierne il carattere relativo! relativo cio# alla diversit delle persone e delle libert personali. 5a stessa definizione pi6 attestata, e che meglio coglie il suo carattere proprio, la vede non tanto come una virt6, ma come il fondamento e la possibilit di tutte le altre virt6. 5umilt # la madre, la radice, la nutrice, il fondamento, il legame di tutte le altre virt6, dice Biovanni "risostomo, e in questo senso si comprende che ,gostino possa vedere in essa sola, lintera disciplina cristiana 1>ermo =><,=,H8. +ccorre pertanto sottrarre lumilt alla soggettivit e al devozionalismo e ricordare che essa nasce dal "risto che # il magister humilitatis 7maestro dellumilt8, come lo chiama ,gostino. 9a "risto # maestro di umilt in quanto ci insegna a vivere 72ito @,<@8 guidandoci a una realistica conoscenza di noi stessi. Ecco, lumilt # la coraggiosa conoscenza di s davanti a +io e davanti al (io che ha manifestato la sua umilt nellabbassamento del Iiglio, nella .nosi fino alla morte di croce. 9a in quanto autentica conoscenza di s', lumilt # una ferita portata al proprio narcisismo, perch' ci riconduce a ci& che siamo in realt, al nostro humus' alla nostra creaturalit, e cos) ci guida nel cammino della nostra umanizzazione, del nostro divenire homo! Ecco lhumilitas: + uomo, riconosci di essere uomo1 tutta la tua umilt consista nel conoscerti 7,gostino8 .%mparata da colui che # mite e umile di cuore 79atteo <<,@G8, lumilt fa delluomo il terreno su cui la grazia pu& sviluppare la sua fecondit. 0oich' luomo conosce la propria creaturalit, i propri limiti creaturali, ma poi anche il proprio essere peccatore, e contemporaneamente sa di aver tutto ricevuto da (io e di essere amato anche nella propria limitatezza e negativit, lumilt diviene in lui volont di sottomissione a (io e ai fratelli nellamore e nella gratitudine. S), lumilt # relativa allamore, alla carit. 5 dov# lumilt, l # anche la carit afferma ,gostino, e un filosofo contemporaneo gli fa eco! 5umilt dispone e apre alla grazia, ma non lumilt # questa grazia, bens) solo la carit 7/. San:'l'vitch8. %n questo senso essa # anche elemento essenziale alla vita in comune, e non a caso nel uovo 2estamento risuona costantemente linvito dellapostolo ai membri delle sue comunit a rivestirsi di umilt nei rapporti reciproci 7< 0ietro >,>1 "olossesi =,<@8, a stimare gli altri, con tutta umilt, superiori a se stessi 7Iilippesi @,=8, a non cercare cose alte, ma piegarsi a quelle umili 7Jomani <@,<D8! solo cos) pu& avvenire ledificazione comunitaria, che # sempre condivisione delle debolezze e delle povert di ciascuno. Solo cos) viene combattuto e sconfitto lorgoglio, che # il grande peccato 7Salmo <G,<H8, o forse, meglio, il grande accecamento che impedisce di vedere in verit se stessi, gli altri e (io. 0i6 che sforzo di auto diminuzione, lumilt # allora evento che sgorga dallincontro fra il (io manifestato in "risto e una precisa creatura. ella fede, lumilt di (io svelata da "risto 7cfr. Iilippesi @,C! umili& se stesso8 diviene umilt delluomo."erto, perch' nasca la vera umilt, perch' lumilt sia anche, verit, perch' si giunga ad aderire alla realt obbedendo con riconoscenza a (io, spesso occorre lesperienza dellumiliazione. 0er noi umiliarci, in libert e per amore, # operazione difficile, e compierla in modo puro # quasi impossibile! c# infatti unumilt che # un pretesto per una vanagloria raddoppiata... 0er questo lumilt non # tanto una virt6 da acquistare, quanto un abbassamento da subire1 dunque lumilt - anzitutto umiliazione! Omiliazione che viene dagli altri, soprattutto i pi6 vicini a noi, umiliazione che viene dalla vita che ci contraddice e ci sconfigge, umiliazione che viene da (io che con la sua grazia # capace di umiliarci e di innalzarci come nessun altro pu& farlo. 0i6 che mai lumiliazione # luogo per conoscere se stessi in verit e imparare lobbedienza, come "risto impar& lobbedienza dalle cose che pat) 7Ebrei >,C8, e tra queste linfamia e la vergogna 7cfr. Ebrei <@,@1 <=,<=8. 5umiliazione # levento in cui si va a

fondo del proprio abisso frantumando il cuore 1cor contritum et humiliatum' +eus' non despicies' Salmo ><,<G8. ,llora, grazie a questa esperienza, si possono ripetere con verit le parole del Salmista! Bene per me essere stato umiliato, ho imparato i tuoi comandamenti 7Salmo <<G,A<8.

CONOSCENZA DI S%
Ono degli elementi pi6 distintivi della spiritualit cristiana # sempre stata lattenzione alla dimensione dellinteriorit! la santit non consiste in un insieme di prestazioni, fossero pure buone, sante o eroiche, ma si colloca sul piano dellessere e tende alla conformazione a "risto dellintera persona. ?uesto significa che la sequela di "risto esige che lumano non venga mai disgiunto dallo spirituale e che al movimento di conoscenza del Signore si accompagni sempre il parallelo movimento di conoscenza di s'. 4 questo un tema che traversa tutta la tradizione cristiana la quale non ha esitato a riprendere e riformulare nei termini suoi propri liscrizione posta sul frontone del tempio di ,pollo a (elfi! "onosci te stesso. "os) +rigene e i "appadoci, ,mbrogio e ,gostino, Bregorio 9agno, Buglielmo di Saint$2hierrM e Bernardo, i padri "ertosini e /ittorini hanno ripreso e approfondito il senso di questo movimento essenziale alluomo per umanizzarsi 7 on conduce vita umana chi non si interroga su se stesso, 0latone8 e al cristiano per iniziare autenticamente la propria se<uela 2hristi 7il rinnegamento di s' chiesto da "risto deve poter essere attuato in libert e per amore, e questo comporta la conoscenza di s'8. Senza vita interiore, senza sforzo di conoscenza di s', non sar possibile una vita spirituale cristiana e neppure la preghiera.0urtroppo oggi si assiste a quel deprecabile scollamento fra chiesa e vita spirituale, fra chiesa e vita interiore, che # elemento di crisi molto pi6 grave di quello numerico$quantitativo, perch' dice che la chiesa # venuta meno al compito di iniziazione sia alla vita che alla vita secondo lo Spirito. on si pu& inoltre tacere che lattenzione oggi prestata allio e alle istanze della soggettivit presenta molte ambiguit! il narcisismo culturale 7?uando la ricchezza occupa un posto pi6 alto della saggezza, quando la notoriet # pi6 ammirata della dignit e quando il successo # pi6 importante del rispetto di s', vuol dire che la cultura stessa sopravvaluta limmagine' e deve essere considerata narcisistica, ,. 5oUen8, la pornografia dellanima 7lesibizione dellintimo, la scomparsa del pudore nel dare in pasto a milioni di telespettatori le confessioni personali o i problemi familiari8, la compressione dellindividualit da parte della cultura tecnologica 7a cui interessa un esecutore funzionale di un lavoro gi programmato8 che provoca lipertrofia dellio negli altri ambiti esistenziali, sono tutti elementi che rendono, da un lato, prudente, dallaltro, urgente, un discorso sulla conoscenza di s'. e va infatti della libert delluomo. 4 veramente libero chi conosce se stesso, perch' questi pu& nutrire un rapporto equilibrato con la realt e con gli altri e scoprire motivi di speranza e di fiducia nel futuro.%l processo della conoscenza di s' consiste nella risposta a un appello: lappello che si fa sentire in noi, per esempio, quando proviamo il bisogno di starcene soli per un podi tempo per riflettere e pensare, per tirarci fuori dal quotidiano che rischia di intontirci con la sua ripetitivit o di travolgerci con i suoi ritmi esasperati. Si tratta della chiamata a compiere un esodo verso linteriorit, un viaggio allinterno di se stessi, viaggio che si svolge ponendosi domande, interrogando se stessi 7"hi sono; (a dove vengo; (ove vado; "he senso ha ci& che faccio; "hi sono gli altri per me;...8,

riflettendo, pensando' elaborando interiormente ci& che si vive di fuori. Solo cos), attraverso linteriorizzazione, si diviene soggetti della propria vita e non ci si lascia vivere. "erto, questo cammino nella propria interiorit, questa discesa nel proprio cuore sono molto faticosi e dolorosi! normalmente noi li respingiamo, ne abbiamo paura, perch' temiamo ci& che di noi pu& emergere, ci& che di noi pu& esserci svelato. ietzsche ha parlato del grande dolore di cui fa uso la verit quando vuole svelarsi alluomo.5a conoscenza di s' esige attenzione e vigilanza interiore' quella capacit di concentrazione e di ascolto del silenzio che aiuta luomo a ritrovare lessenziale grazie anche alla solitudine! ,llora si perviene ad habitare secum' ad abitare la propria vita interiore, e si consente alla propria verit interiore di dispiegarsi in noi! # allora che la conoscenza di noi stessi diviene anche conoscenza dei limiti, delle negativit, delle lacune che fanno parte di noi e che normalmente tendiamo a rimuovere pur di non doverli riconoscere. 5a conoscenza della propria miseria, accompagnata dalla conoscenza di (io, pu& allora divenire esperienza della grazia, della misericordia, del perdono, dellamore di (io. "i& che prima si conosceva per sentito dire ora diviene esperienza personale. Si tratta di mai scindere questi due momenti dellitinerario spirituale! la conoscenza di s' e la conoscenza di (io. %nfatti la conoscenza di s' senza la conoscenza di (io ingenera la disperazione, e la conoscenza di (io senza la conoscenza di s' produce la presunzione.

SOLITUDINE
5a solitudine # un elemento antropologico costitutivo! luomo nasce solo e muore solo. Egli # certamente un essere sociale, fatto per la relazione, ma lesperienza mostra che soltanto chi sa vivere solo sa anche vivere pienamente le relazioni. (i pi6! la relazione, per essere tale e non cadere nella fusione o nellassorbimento, implica la solitudine. Solo chi non teme di scendere nella propria interiorit sa anche affrontare lincontro con lalterit. Ed # significativo che molti dei disagi e delle malattie moderne, che riguardano la soggettivit, arrivino anche a inficiare la qualit della vita relazionale! per esempio, lincapacit di interiorizzazione, di abitare la propria vita interiore, diviene anche incapacit di creare e vivere relazioni solide, profonde e durature con gli altri. "erto, non ogni solitudine # positiva! vi sono forme di fuga dagli altri che sono patologiche, vi # soprattutto quella cattiva solitudine che # lisolamento, il quale implica la chiusura agli altri, il rigetto del desiderio degli altri, la paura dellalterit. 9a tra isolamento, chiusura, mutismo, da un lato, e bisogno della presenza fisica degli altri, dissipazione nel continuo parlare, attivismo smodato, dallaltro, la solitudine # equilibrio e armonia, forza e saldezza. "hi assume la solitudine # colui che mostra il coraggio di guardare in faccia se stesso, di riconoscere e accettare come proprio compito quello di divenire se stesso1 # luomo umile che vede nella propria unicit il compito che lui e solo lui pu& realizzare. E non si sottrae a tale compito rifugiandosi nel branco, nellanonimato della folla, e neppure nella deriva solipsistica della chiusura in s'. S), la solitudine guida luomo alla conoscenza di s', e gli richiede molto coraggio.5a solitudine allora # essenziale alla relazione' consente la verit della relazione e si comprende proprio allinterno della relazione. "apacit di solitudine e capacit di amore sono proporzionali. Iorse, la solitudine # uno dei grandi segni

dellautenticit dellamore. Scrive Simone Veil! 0reserva la tua solitudine. Se mai verr il giorno in cui ti sar dato un vero affetto, non ci sar contrasto fra la solitudine interiore e f amicizia* anzi, proprio da questo segno infallibile la riconoscerai. 5a solitudine # il crogiuolo dellamore! le grandi realizzazioni umane e spirituali non possono non attraversare la solitudine. ,nzi, proprio la solitudine diviene la beatitudine di chi la sa abitare. Iacendo eco al medievale beata solitudo' sola beatitudo ' scrive 9arie$9adeleine (avM! 5a solitudine # faticosa solo per coloro che non han sete della loro intimit e che, di conseguenza, lignorano1 ma essa costituisce la felicit suprema per coloro che ne hanno gustato il sapore.%n verit, la solitudine, certamente temibile perch' ci ricorda la solitudine radicale della morte, # sempre solitudo pluralis' # spazio di unificazione del proprio cuore e di comunione con gli altri, # assunzione dellaltro nella sua assenza, # purificazione delle relazioni che nel continuo commercio con la gente rischiano di divenire insignificanti. E per il cristiano # luogo di comunione con il Signore che gli ha chiesto di seguirlo l dove lui si # trovato! quanta parte della vita di Bes6 si # svolta nella solitudine. Bes6 che si ritira nel deserto dove conosce il combattimento con il 2entatore, Bes6 che se ne va in luoghi in disparte a pregare, che cerca la solitudine per vivere lintimit con labba e per discernere la sua volont. "erto, come Bes6, il cristiano deve riempire la sua solitudine con la preghiera, con la lotta spirituale, con il discernimento della volont di (io, con la ricerca del suo volto. "ommentando Biovanni >,<= che dice! 5uomo che era stato guarito non sapeva chi fosse Ecolui che laveva guaritoF1 Bes6 infatti era scomparso tra la folla, ,gostino scrive! 4 difficile vedere "risto in mezzo alla folla1 ci # necessaria la solitudine. ella solitudine, infatti, se lanima # attenta, (io si lascia vedere. 5a folla # chiassosa1 per vedere (io ti # necessario il silenzio. %l "risto in cui diciamo di credere e che diciamo di amare si fa presente a noi nello Spirito santo per inabitare in noi e per fare di noi la sua dimora. 5a solitudine # lo spazio che apprestiamo al discernimento di questa presenza in noi e alla celebrazione della liturgia del cuore.%l "risto poi, che ha vissuto la solitudine del tradimento dei discepoli, dellallontanamento degli amici, del rigetto della sua gente, e perfino dellabbandono di (io, ci indica la via dellassunzione anche delle solitudini sub)te, delle solitudini imposte, delle solitudini negative. "olui che sulla croce ha vissuto la piena intimit con (io conoscendo labbandono di (io, ricorda al cristiano che la croce # mistero di solitudine e di comunione. Essa, infatti, # mistero di amore.

CO!UNICAZIONE
?ualit della vita significa qualit delle relazioni, che costituiscono la sostanza della vita. 5a qualit delle relazioni dipende dalla qualit della comunicazione, a tutti i livelli in cui questa si svolge! con se stessi, sul piano interpersonale, sociale, politico ecc. On cristiano, poi, trova il suo modello di comunicazione a livello teologico nellauto comunicazione che (io ha fatto di s' allumanit in "risto. (i certo, il problema della comunicazione nella chiesa non pu& essere ridotto alla sola dimensione dellaggiornamento tecnologico e dello sfruttamento dei mezzi disponibili per una pi6 efficiente ricerca di maggiore audience! Se pensiamo che, secondo la rivelazione biblica, lo Spirito santo # la libera volont di (io di comunicare e trovare comunione

con gli uomini, capiamo che la comunicazione cristiana, per essere realmente sacramentale, per narrare cio# qualcosa della realt trinitaria che d fondamento e ragion dessere alla chiesa e a cui la chiesa rinvia, deve far appello e lasciarsi informare dallazione dello Spirito. "os) come deve conformarsi allimmagine di "risto che sulla croce riporta lumanit sulla via di un (io che non # realmente (io se non essendo la "omunicazione stessa 7Bustave 9artelet8. 9a questa dimensione rivelativa si innesta sulla dimensione antropologica della comunicazione. (imensione che ricorda che comunicare # anzitutto donare, rendere comune, condiviso da altri, ci& che # proprio, disponendosi a propria volta a ricevere dallaltro. %n effetti, comunicare non # movimento unidirezionale, ma circolare, reciproco e interattivo fra partner che si scambiano segni e messaggi al fine di una comprensione, di un accordo. 2ale scambio non pu& lasciare immutati! lidentit # modellata nella comunicazione. (i pi6, luomo # un essere comunicativo! nessun suo comportamento sfugge a questa legge. ,gire o non agire, la parola o il silenzio hanno sempre un carattere comunicativo 70aul VatzlaUic:8.?uesto vale ovviamente non solo per gli individui, ma anche per i gruppi umani e dunque per la chiesa. 5a fedelt della chiesa allEvangelo si misura anche sulla qualit delle relazioni che essa crea al suo interno, che intrattiene con le altre confessioni cristiane, che promuove con gli uomini non credenti o appartenenti ad altre religioni, con il tipo di presenza che instaura nella storia, con i rapporti con le altre istituzioni nella polis ecc. 4 l) che la chiesa conosce il rischio di mutare l,evangelo' la buona notizia della comunicazione di (io agli uomini, in cattiva comunicazione: e questo si verifica quando viene meno la parresia' la franchezza evangelica dei discepoli di "risto, per cedere il passo alla pavidit e allacquiescenza dei funzionari di un apparato ecclesiastico1 quando lautorit non si pone a servizio della comunione, ma si snatura in arrogante esercizio del potere1 quando allinterno della compagine ecclesiale si creano figli prediletti e si emarginano altri quasi fossero figliastri1 quando i toni censori, le doppiezze, le ipocrisie, le mezze verit, creano quel clima di paura che # la pi6 diretta sconfessione della libert evangelica suscitata dallo Spirito1 quando il dialogo # fuggito invece che cercato ecc. S), solo quando la comunit cristiana si configura come autentico spazio di libert, essa diviene anche spazio di confronto, di dialogo e di comunicazione fraterna.(alla comunicazione dipende la vita comune, il volto della comunit cristiana, e dunque la testimonianza fondamentale della chiesa tra gli uomini. Essa # unarte, non una tecnica, e unarte che esige umilt! la comunicazione infatti non nasce da un di pi6, da un troppo, da un pieno, ma da un vuoto, dalla coscienza di una mancanza, di un bisogno! comunicare significa affermare il proprio bisogno dellaltro, riconoscere che siamo sempre debitori e dipendenti da altri per la nostra vita, confessare che il dono di (io, munus fondamentale da cui nasce il nostro comunicare' ci precede. 5a 0arola di (io comunicata a noi, e nella quale (io stesso in "risto si dona a noi, # il vero inizio della comunicazione cristiana, una comunicazione in cui gi siamo immersi ancor prima di prenderne coscienza e di assumere il compito di farcene rispondenti. Sa comunicare chi sa riconoscere come propria verit fondamentale la propria povert ontologica. E questo povero sar anche capace di pregare, cio# di comunicare con (io, di rispondere al dono della sua 0arola, perch' sar capace di ascolto, di accoglienza. E su questa povert potr anche avvenire ledificazione della comunit, della vita insieme con altri! questa # infatti sempre il frutto della condivisione della povert e delle debolezze di ciascuno, piuttosto che la somma della forza di tutti. ,llora la comunit cristiana appare come frutto dello Spirito, segno della comunicazione di (io alluomo, sacramento del dono della 0arola di (io, risposta

damore allamore preveniente da (io. S), il (io cristiano, essendo in se stesso comunione trinitaria, crea comunione con e tra gli esseri umani comunicando loro la sua vita e chiedendo che essa sia a sua volta comunicata a ogni loro fratello e sorella, sino a coinvolgere lintero creato 7Joberto 9ancini8.

CO!UNIONE
ella rivelazione cristiana la comunione # anzitutto realt teologale. (io nel suo essere # comunione, lo Spirito # Spirito di comunione e "risto # persona corporativa, # il capo del corpo che # la chiesa. "omunione # la vita trinitaria divina, vita fatta di ascolto' scambio e donazione reciproci fra le persone divine. Essendo costitutiva della vita divina, la comunione # essenziale anche alla chiesa! se non plasma il suo volto nella storia come volto di comunione, la chiesa si riduce a organizzazione sociologica e non # pi6 la chiesa di (io. 9andato della chiesa # di essere luogo del superamento di tutte le barriere e le discriminazioni culturali e sociali, politiche ed etniche, luogo della diversit riconciliata, delle differenze compaginate in comunione! cos) essa non solo # riflesso della comunione dinamica delle persone trinitarie, ma # icona dellumanit riconciliata, immagine del cosmo redento, profezia del Jegno. E questo # appunto ci& che ogni eucaristia, cuore della comunione, deve manifestare. 4 sulla comunione che la chiesa gioca lobbedienza alla propria vocazione ricevuta da (io e ladempimento della propria testimonianza e missione nel mondo."ome profondit della vita divina, la comunione viene trasmessa agli uomini in un processo di impoverimento, di svuotamento e di abbassamento di (io motivato dallamore, dal suo desiderio di comunione con lumanit. (io ha tanto amato il mondo da dare il suo Iiglio unigenito perch' chiunque crede in lui abbia la vita eterna 7Biovanni =,<D81 0oich' i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche il "risto ne # divenuto partecipe 7Ebrei @,<H8! fonte della comunione # lamore, suo mezzo # lo scambio verso il basso per cui colui che era in forma di (io svuot& se stesso assumendo forma duomo e condividendo la condizione umana fino alla morte, anzi, alla morte di croce 7Iilippesi @,C8. %nsomma, forma e fondamento della comunione cristiana - la croce come mistero e passione di amore. (ire questo significa affermare che la comunione allinterno della chiesa, tra le chiese, tra la chiesa e gli uomini tutti, # dono di (io. Essa non # programmabile e raggiungibile come obiettivo di una strategia di politica ecclesiastica, ma deve essere accolta come grazia predisponendo lobbedienza radicale allEvangelo e mettendosi allascolto dellaltro! il fratello con cui si vive quotidianamente, laltra confessione cristiana, gli uomini appartenenti ad altre religioni e culture, coloro che si professano non credenti.E qui va ricordato che la comunione cristiana, discendente dalla 2rinit, plasmata dalla croce e costantemente vivificata dallo Spirito santo, esige il rigetto, da parte del cristiano e della chiesa, sia della domanda de$responsabilizzante! "hi # il mio prossimo; 75uca <Q,@G8, sia dellaffermazione di autosufficienza! %o non ho bisogno di te 7< "orinti <@,@<8. ,l tempo stesso, la comunione intra$ecclesiale non pu& nutrirsi solamente di questo principio orizzontale di attenzione allaltro o di bisogno dellaltro. ,llinterno di unottica centrata solamente sullaltro la chiesa rischia il corto circuito della comunit affettiva, della chiusura autosufficiente del gruppo su di s', della gratificazione di un rapporto io$tu che diviene esclusivo. +ppure pu& scivolare,

nellottica della rivalit e della contrapposizione, dellio contro laltro, dando vita a una missione che diviene imposizione e assumendo le sembianze di una setta aggressiva verso il mondo. + ancora pu& finire col porsi come soggetto di carit, come benefattrice, come ente filantropico. el primo caso la comunione si atrofizza e si isterilisce, nel secondo viene tradita e misconosciuta, nel terzo viene ridotta ad attivismo caritativo. on basta laltro, ma occorre il 2erzo e la sua trascendenza, e dunque si deve aver chiaro che laltro, nellottica cristiana, # rimando al 2erzo che # il Signore, il "reatore di tutti, "olui che in ogni uomo ha impresso la propria immagine. %nsomma, non sono le nostre parole che plasmano la .oinonia' la comunione, ma la 0arola di (io che purifica le nostre parole, che ordina la nostra comunicazione, che presiede alle nostre relazioni. Rarl Barth ha potuto scrivere! 5a chiesa # la comunione sempre rinnovata di uomini e donne che ascoltano e testimoniano la 0arola di (io. 5a 0arola di (io convoca e raduna i credenti legandoli in un solo corpo, e questo # il centro sorgivo e dinamizzante della chiesa e della comunione ecclesiale. ?uesta la comunione che cercano di edificare anche i segni sacramentali del battesimo e delleucaristia. %nfatti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo 7< "orinti <@,<=8 e, poich' c# un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo! tutti infatti partecipiamo dellunico pane 7< "orinti <Q,<A8.S), i cristiani sono communicantes in /num' nellunico (io, il 0adre, per mezzo dellunico Signore, Bes6 "risto, grazie allunico Spirito 7cfr. Efesini H,H$D8, e in questa comunione con "olui che # allorigine di ogni santit essi, che gi vivono la solidariet con i peccatori' possono anche ,conoscere la communio sanctorum' la comunione con i santi del cielo, con coloro che gi vivono per sempre in (io. Solo allora la chiesa # colta nella pienezza del suo mistero di comunione.

!ALATTIA
On dato che colpisce leggendo i /angeli # lalto numero di malati nel corpo e nella mente 7gli indemoniati8 che Bes6 ha incontrato nel suo ministero storico. 0ossiamo supporre che lincontro con questa umanit sfigurata dalla sofferenza abbia segnato in modo decisivo lumanit stessa di Bes6 nel senso della compassione e dellattenzione alluomo nel bisogno. 5a sua stessa missione viene espressa da Bes6 con le parole! on sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati1 non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori 79arco @,<A8. (unque anche il piano teologico # implicato e le guarigioni che Bes6 compie appaiono come /angelo in atti, come manifestazioni del Jegno di (io, come profezie del tempo in cui nessuno pi6 dir! K%o sono malatoL 7%saia ==,@H8.9a come appare la malattia alla luce della Scrittura; Essa # essenzialmente una realt in cui il malato # chiamato ad ascoltare nuovamente, a rileggere la sua condizione e la storia stessa. 4 unottica nuova da cui guardare la realt. %l libro di Biobbe, il grande malato, lo mostra bene. 5a malattia svela la realt, nel senso che la denuda, la spoglia di tutti gli abbellimenti e le mistificazioni e, mentre la mostra nella sua crudezza, la restituisce anche alla sua verit. 5a malattia ricorda alluomo che la vita non # in suo potere, non gli # immediatamente disponibile, e che la sofferenza # il caso serio della vita. "erto, gli esiti della malattia sono plurali, mai scontati, sempre imprevedibili, e sono anche i pi6 diversificati! abbrutimento, ribellione,

rimozione, indurimento, ma anche semplificazione, ritrovamento del centro e dellessenziale della vita, affinamento, purificazione... ella malattia luomo # chiamato alla responsabilit di dotare di senso la propria sofferenza. 5a malattia non # portatrice di un senso gi dato, anzi, per molti versi, essa distrugge i sensi e le finalit che luomo aveva attribuito alla sua vita. E questo vale anche per il cristiano! anchegli, infatti, non conosce alcuna strada che aggiri il dolore, ma piuttosto una strada 3 insieme con (io che lo attraversi. 5e tenebre non sono lassenza ma il nascondimento di (io, in cui noi 3 seguendolo 3 lo cerchiamo e lo troviamo di nuovo 7Eri:a Schuchardt8.Iorse, la questione umana e spirituale pi6 grave che oggi emerge circa la malattia # quella della sua riduzione a problema tecnico, che nasce dallottica esclusivamente clinica con cui la si considera sottraendola, di fatto, al problema del senso. %n fondo, la dottrina biblica 7ma diffusa anche nel /icino +riente antico! si trattava di un elemento culturale comune, non di un dato rivelato8 che lega in qualche modo malattia e peccato cercava di rispondere al problema del senso della malattia innestandola in un contesto in cui essa diventava leggibilee poteva venire compresa, assunta, personalizzata e inserita in un quadro relazionale. +ggi assistiamo invece a una sorta di rimozione della malattia che si accompagna allanestetizzazione del dolore! lindividuo # divenuto un formidabile consumatore di anestesia 7%van %lic8. ?uesta visione tecnica della malattia rischia anche di dimenticare che il malato - una totalit sofferente' e non pu& essere ridotto a un arto o a un organo sofferente allinterno di una visione parcellizzante che dis$umanizza e de$contestualizza la malattia estrapolandola dal suo innesto biografico. %l malato, e questo lo dovrebbe ricordare anche chi fa accompagnamento e assistenza ai malati, # anzitutto una persona! ,ppare qui anche la prospettiva ghettizzante di una spiritualit cristiana dei malati! on abbiamo bisogno di una farmacia spirituale, ma del buon cibo comune. % malati non chiedono una cappella di infermeria, ma la chiesa. ,bbiamo bisogno solamente di una spiritualit ecclesiale. on chiediamo che per noi si apra una nuova scuola di spiritualit, in cui tutti i problemi della vita siano esaminati e adattati alla situazione di coloro che hanno familiarit con il bacillo di Roch o con il morbo di 0ott, e in cui tutto sia visto attraverso unottica di malati e in un odore di ospedale. Si smetta di rivolgersi a noi e di parlarci Kin quanto malatiL come se non si volesse sapere nullaltro di noi1 prima di essere malati, siamo degli uomini e dei figli di (io. "os), gi diversi anni fa, si esprimeva unassociazione cattolica di malati.%l cristiano, di fronte alla malattia, si trova chiamato ad affrontare tutte le incognite che ogni uomo incontra nella malattia, ad attraversare le fasi che ne accompagnano linsorgere e levolversi 7si pensi alle fasi individuate dalla dottoressa E. RWbler$Joss! shoc:, negazione, collera, trattativa, depressione, accettazione, pace8, a vedersi confrontato con reazioni che egli stesso non si sarebbe aspettato 7disperazione o titanismo, rassegnazione o rivolta8, e inoltre a comporre la sua nuova situazione con la fede. Egli potr certamente trovare aiuto e conforto nella preghiera e nella fede, ma potr anche porre radicalmente in crisi la fede e limmagine di (io fino ad allora conosciuta! il deperimento del corpo umano diviene anche lo sfaldarsi dellimmagine del (io che di tale corpo # il creatore. "hi accompagna il malato non ha ricette da dargli, n' tanto meno pu& fare del capezzale del malato il pulpito per una predica o una trattazione teologica. essun errore sarebbe pi6 grave di quello di presentarsi al malato con un sapere 7quel che il malato deve fare8 che diverrebbe subito un potere che fa del malato non solo una vittima, ma anche un colpevole. 5unico aiuto che laccompagnatore pu& dare # il porsi accanto, il mostrarsi presente condividendo la debolezza e limpotenza del malato e attenendosi al quadro

relazionale che il malato stabilisce. 4 il malato il maestro dellaccompagnatore, non il contrario. 4 con il malato che si identifica Bes6, non con chi va a trovarlo o con chi lo accompagna! Ero malato e siete venuti a visitarmi 79atteo @>,=D8. ,nche nella chiesa, dunque, il malato va visto non in unottica semplicemente assistenzialistica, ma assunto come il portatore di un magistero! c# da porsi al suo ascolto, da imparare da lui, nella sua situazione di debolezza.

VECC"IAIA
%o individuo quattro motivi per cui la vecchiaia sembra triste! primo, perch' allontana dallattivit1 secondo, perch' indebolisce il corpo1 terzo, perch' nega quasi tutti i piaceri1 quarto, perch' non dista molto dalla morte. , questo giudizio di "icerone 1+e senectute6' oggi noi potremmo aggiungere un ulteriore motivo che rende penosa la vecchiaia. Ed # questo! lera della tecnica ha spiazzato e reso fuori luogo ladagio che legava vecchiaia e sapienza e vedeva nellanziano il depositario di una memoria, di unesperienza che lo rendeva elemento fondamentale nel gruppo sociale. 5a sapienza dellanziano pare relitto di un passato ormai remoto oppure ancora presente in civilt non toccate dal progresso tecnologico e informatico che ci paiono ancora pi6 distanti. 5anziano, nel contesto di una societ che esalta la produttivit, lefficienza e la funzionalit, si trova emarginato, reso superfluo, inutile, e spesso egli stesso si sente di peso ai familiari e alla societ. %n simile contesto la vecchiaia appare come un passaggio faticoso da una condizione in cui si # definiti dal lavoro o dal ruolo sociale, a una sorta di zona morta di pura negativit, la pensione, un limbo in cui si # definiti da ci& che non si # pi6 e non si fa pi6.0er quanto il discorso sulla vecchiaia sia in realt un discorso plurale che deve diversificarsi in ogni anziano prestando attenzione alle particolari situazioni di salute fisica e mentale in cui ciascuno si viene a trovare, # pur vero che la vecchiaia # vita a pieno titolo, # una fase particolare di un cammino esistenziale, non una mera anticamera della morte. 5a vecchiaia si offre alluomo come la possibilit straordinaria di vivere non per dovere, ma per grazia 7R. Barth8. Bi di per s' essa # uno stadio della vita che non tutti arrivano a conoscere! lo stesso Bes6 non ha conosciuto la vecchiaia. (unque essa # anzitutto un dono che pu& essere vissuto con gratitudine e nella gratuit! si # pi6 sensibili agli altri, alla dimensione relazionale, ai gesti di attenzione e di amicizia1 inoltre # la grande occasione per operare la sintesi di una vita. ,rrivare a dire grazie per il passato e s) al futuro significa compiere unoperazione spirituale veramente essenziale soprattutto in vista dellincontro con la morte! lintegrazione della propria vita, la pacificazione con il proprio passato.5a vecchiaia # cos) il tempo dellanamnesi' del ricordo, e del racconto: si ha il bisogno di narrare, di dire la propria vita, per poterla assumere vedendola accolta da un altro che la ascolta e la rispetta. E questo racconto pu& divenire trasmissione di unesperienza di fede! il Salmo A<, la preghiera di un vecchio, ne # un bellesempio. ellindubbia decadenza fisica e mentale, nel venir meno delle forze, nella riduzione delle possibilit che la vecchiaia comporta vi # per& anche la possibilit di affrontare in modo pi6 diretto le domande che la vita pone, senza le evasioni e le illusioni che le molteplici attivit potevano consentire quando si era pi6 giovani. "he cosa valgo; "he senso ha la vita; 0erch' morire; "he significano le sofferenze e le perdite di cui lesistenza # piena; E

anche la domanda religiosa, anche la fede pu& acquisire coscienza e profondit! Iinch' era pi6 giovane, luomo poteva ancora immaginarsi di essere lui stesso ad andare incontro al suo Signore. 5et deve diventare per lui loccasione per scoprire che invece # il Signore che gli viene incontro per assumere il suo destino 7R. Barth8./i # dunque un proprium di ciascuna fase della vita! anche di fronte alla vecchiaia si tratta anzitutto di accettarla pienamente e questo consentir di non viverla come tempo di rimpianto e di nostalgia, ma di coglierla come tempo di essenzializzazione e di interiorizzazione proprio allinterno di quel movimento di assunzione della perdita che assimila la vecchiaia a un movimento di .nosi! "i& che la giovinezza trover al di fuori, luomo nel suo meriggio deve trovarlo nellinteriorit 7". B. Sung8. 5) si svela la fecondit possibile della vecchiaia 7cfr. Salmo G@, <>! ella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e rigogliosi8, una fecondit manifestata nella tenerezza e nella dolcezza, nellequilibrio e nella serenit... 4 il tempo in cui una persona pu& affermare di valere per ci& che # e non per ci& che fa. +vvio che questo non dipende solamente da lui, dallanziano, ma anche e particolarmente da chi gli sta intorno e dalla societ che pu& accompagnarlo nel compito di vivere la vecchiaia come compimento e non come interruzione + come fine. ,nzi, la vecchiaia # un momento di verit che svela come la vita sia costitutivamente fatta di perdite, di assunzione di limiti e di povert, di debolezze e negativit. 5a vecchiaia, ponendo luomo in una grande povert, lo mette anche in grado di cogliersi nella sua verit, quella che si svela al di l di ogni orpello e di ogni esteriorit. Iorse non # un caso che, per 5uca, il /angelo si apra con due figure di anziani! Simeone e ,nna che riconoscono e indicano Bes6 come 9essia. 5anziano fa segno, indica, trasmette un sapere. Ed #, con la sua vecchiaia pacificamente assunta davanti a (io e davanti agli uomini, un segno di speranza e un esempio di responsabilit.

!ORTE E EDE
%l mondo moderno # riuscito a svilire la cosa che forse # pi6 difficile svilire in assoluto, perch' ha in s' una specie particolare di dignit! la morte. ?ueste osservazioni di "harles 0'guM 7<GQA8 hanno dato da pensare a 2heodor V. ,dorno nelle sue )editazioni della vita offesa 1)inima moralia6! E fanno riflettere anche noi che, a distanza ormai di quasi un secolo, vediamo che nelle societ occidentali la morte appare rimossa e, al contempo, spudoratamente esibita1 resa oscena, cio# scacciata dalla scena dei vivi, estraniata dal mondo delle relazioni sociali, e spettacolarizzata, rappresentata impietosamente, quasi in un rito di esorcizzazione collettiva officiato dai mass media. Ona societ narcisistica cerca di rimuovere la memoria dei limiti, e anzitutto quellevento, la morte, che ha il potere di annichilire tutti i deliri di onnipotenza delluomo. 9a in questa operazione anestetica si dimentica che noi ci priviamo dellelemento che maggiormente ci aiuta a comprenderci, che costituisce il caso serio della vita, lenigma che, nella sua irriducibilit, pu& divenire rivelazione, aprire squarci di senso sulla vita e, soprattutto, far uscire luomo dalla banalit e dalla mediocrit in cui spesso si rinchiude. ?uando luomo vuol comprendersi, deve interrogarsi sulla morte 7E. SWngel8 e deve lasciar dispiegare la potenza scandalosa dellinterrogativo che la morte pone ed #. 5oblio della morte, il suo occultamento, comportano il rischio della

disumanizzazione della cultura e della societ. "ome non ricordare che la presa di coscienza della morte, attraverso la visione di un uomo morto, # stato lelemento decisivo, dopo la presa di coscienza della malattia e della vecchiaia, che ha segnato liniziazione alla via dellilluminazione per il Buddha; E anchegli, allora giovane principe vissuto sempre nei palazzi regali e protetto dalla cura patema che lo voleva preservare dalla visione del male del mondo, ha dovuto superare le barriere frapposte da questa volont anestetizzante alla sua presa di coscienza della realt della condizione umana.S), # pi6 che mai attuale il memento mori! E i cristiani, che al cuore della loro fede hanno levento della morte del Signore e della sua resurrezione, hanno una responsabilit e una diaconia nel tener viva la memoria mortis tra gli uomini. on per cinismo, n' per gusto del macabro, n' per disprezzo della vita, ma per dare peso e gravit alla vita. %nfatti, solo chi ha un motivo per cui morire, ha anche motivazioni per vivere. E solo chi impara a perdere, ad accettare i limiti dellesistenza, sa farsi amica la morte. 5a morte del "risto ci insegna poi a morire e a vivere. Essa, infatti, appare non come un fato, un destino sub)to, ma come un atto, levento culminante della vita. E appare vivificata dallamore, lamore di (io per gli uomini1 la divina passione di amore che diviene passione di sofferenza nella morte del Iiglio per amore. 5esperienza che noi facciamo della morte # connessa alla morte delle persone amate! con la loro morte muore anche qualcosa di noi. E se lamore # ci& che d senso alla vita, esso ci porta perfino a considerare evidente e logico il perdere la vita per amore di un altro. oi conosciamo e patiamo qualcosa della morte a misura del nostro amore, ma la morte # anche ci& che pu& mettere fine ai nostri amori, troncandoli da un momento allaltro. 5a morte # ci& che maggiormente sentiamo come estraneo ed estraniante, ed # anche la nostra propriet pi6 originaria, tanto che risulta semplicemente disumana lattuale sottrazione della morte al morente negli ospedali! oggi, annota orbert Elias, si muore molto pi6 igienicamente che nel passato, ma anche molto pi6 soli.%l cristiano, che non pone la sua fede nellimmortalit, ma nella resurrezione da morte, sa che la sua fede non salta, ma traversa la lacerazione della morte, e sa che questa lacerazione drammatica # assunta in (io. Sa che la morte non # solo una fine ma anche un compimento. Ed egli impara a vivere la morte come atto nella preghiera, nel donare tempo, cio# vita, a (io nella preghiera. 4 anzitutto l) che la nemica morte pu& essere vissuta come vita per e con (io cos) da essere resa sorella. /i # una sapienza che nasce dal contare i giorni 7cfr. Salmo GQ,<@8 cio# dallassumere serenamente la limitatezza dei giorni, la dimensione della temporalit e la morte. %l credente pu& arrivare a vivere in modo pacificato e sereno tale accettazione, fondandosi sulla fede nel (io che, come lha chiamato alla vita, cos) lo chiama a s' attraverso la morte! 2u fai tornare luomo alla polvere quando dici! KIigli di ,damo, ritornate.L 7Salmo GQ,=8. S), la fede cristiana # anche una grande lotta contro la morte, e in particolare contro la paura della morte che rende schiavi gli uomini per tutta la vita 7Ebrei @,<>8. Ona lotta, non una rimozione1 una lotta, perch' la morte presenta sempre un volto nemico e ostile1 una lotta in "risto, perch' molte maniere con cui noi cerchiamo di fuggire langoscia della morte sono peccaminose e idolatriche. Ona lotta sostenuta dalla fede che non la morte ha lultima parola, ma (io stesso e il suo amore, quellamore che attraverso la morte introduce alla vita eterna.

Apilogo

GIOIA "redente nellEvangelo, nella buona notizia, il cristiano risponde con la gioia allevento della salvezza portata da Bes6 "risto. 5a gioia # dunque coestensiva alla fede cristiana1 non # una possibilit, ma una responsabilit del credente. Jesponsabilit che discende dallevento pasquale con cui (io ha resuscitato Bes6 "risto e dischiuso agli uomini la speranza della resurrezione. 2utto il /angelo # racchiuso fra lannuncio della grande gioia della nascita del Salvatore a Betlemme 7cfr. 5uca @,<Q$<<8 e la gioia esplosa allalba del primo giorno dopo il sabato, il giorno della resurrezione 7cfr. 9atteo @C,C8. 9a per comprendere cosa significhi che la vita cristiana # segnata dalla gioia occorre interrogarsi sullesperienza umana della gioia. Se anche non riusciamo a definirla in modo esauriente, pure della gioia noi tutti abbiamo unesperienza. 4 come un vertice dellesistenza, una sensazione di pienezza in cui la vita appare nella sua positivit, come piena di senso e meritevole di essere vissuta. "on -ans Beorg Badamer potremmo cogliere la gioia come rivelazione: 5a gioia non # semplicemente una condizione o un sentimento, ma una specie di manifestazione del mondo. 5a gioia # determinata dalla scoperta di essere soddisfatti. ellesperienza della gioia la nostra quotidianit conosce una sorta di trasfigurazione! il mondo si dona a noi e noi entriamo nella gioiosa gratitudine! %l solo rapporto della coscienza alla felicit # la gratitudine 72h. V. ,dorno8. Si # grati di essere nella gioia. 5a gioia # esperienza di pienezza di senso che apre il futuro delluomo consentendo la speranza. Essa connota un determinato rapporto con il tempo! vi pu& infatti essere una gioia dellattesa 7lattesa dellarrivo di una persona cara, lattesa di una nascita ecc.8, una gioia per una presenza, e una gioia del ricordo 7o, se si vuole, il ricordo della gioia! la gioia vissuta nel passato viene ri$esperita nel ricordo e grazie ad esso8. ?uesto # particolarmente evidente nella festa' che # la gioia di essere insieme: quando inizia e quando finisce la festa; on # facile rispondere perch' la festa esiste gi nella gioia di chi lattende e la prepara, ed esiste ancora nella gioia di chi la ricorda. 9a poi la gioia # connessa allesperienza positiva dellaltro e dellincontro con laltro. 4 significativa la formula di saluto di molte culture! il greco cha7re 7lett. rall'grati8 # augurio di gioia nel momento dellincontro con laltro1 ma anche lo shalom ebraico 7e termini affini in altre lingue semitiche8 augura allaltro una situazione in cui possa sperimentare la gioia. %nsomma, possiamo dire che la gioia # esperienza che coinvolge la totalit dellesistenza umana e che emerge con forza nei momenti dellamore 7le gioie dellamicizia e dellamore8 e della convivialit 7dove il mangiare insieme # celebrazione per eccellenza della gioia di vivere e di vivere insieme8."redo non sfugga a nessuno come queste dimensioni siano assunte e innestate in "risto nelleucaristia! # con gioia che il cristiano rende grazie 7Jingraziate con gioia il 0adre, "olossesi <,<@8 e leucaristia # gioia nella memoria dellevento pasquale rivissuto nelloggi e atteso nel suo compimento escatologico quando verr il Signore nella gloria. Ed # gioia, espressa particolarmente dal bacio santo, per la comunione che la presenza del "risto crea fra i credenti! /edersi insieme gli uni gli altri alleucaristia # sorgente di una gioia traboccante 7Berolamo8. ?uesta gioia in "risto # dunque una gioia umanissima, non dimentica delle dimensioni corporee e relazionali della stessa, e cos) essa culmina nel pasto eucaristico, dove il simbolo conviviale si carica, in "risto, della dimensione di profezia del banchetto escatologico. /i # infatti una dimensione escatologica della gioia cristiana, che si evidenzia soprattutto come gioia anche nelle tribolazioni 7@ "orinti A,H1 "olossesi <,@H8, cio# come gioia che non viene meno pur nelle situazioni di sofferenza e di contraddizione.?uesto non significa

certo dire che il cristiano non conosca pi6 tristezze o dolori che escludono assolutamente la compresenza della gioia. 9a significa che la gioia cristiana abita nel profondo del credente e consiste nella sua vita nascosta con (io. 4 la gioia indicibile e gloriosa 7< 0ietro <,C$G8 di chi ama "risto e gi vive con lui nel segreto della fede. 4 la gioia che nessuno pu& estirpare perch' nessuno pu& impedire al cristiano di amare il Signore e i fratelli anche in situazioni estreme! i martiri sono l) a ricordarcelo. 4 la gioia a caro prezzo di chi assume la condizione di temporalit e mortalit e fa del suo ineluttabile scendere verso la morte una salita al 0adre, un cammino pieno di speranza verso il Signore, verso lincontro con "olui il cui volto tanto ha cercato nei giorni della sua esistenza. 0er questo la gioia nel uovo 2estamento # un comando apostolico! Jallegratevi senza posa nel Signore, lo ripeto, rallegratevi 7Iilippesi H,H8! essa infatti # una dimensione di cui gi si pu& fare esperienza, ma # anche gioia veniente alla quale acconsentire, gioia piena nellincontro definitivo, faccia a faccia con il Signore. Essendo una sua responsabilit, il cristiano deve esercitarsi alla gioia, da un lato per sconfiggere lo spiritus tristitiae che sempre lo minaccia, dallaltro perch' non pu& privare il mondo della testimonianza della gioia sgorgata dalla fede. 4 la gioia dei credenti, infatti, che narra al mondo la gloria di (io. ?uesto, infatti, chiedono gli uomini! 9ostri il Signore la sua gloria! e voi credenti fateci vedere la vostra gioia. 7cfr. %saia DD,>8.

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