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D E L L U N I T A PASTORALE DI
N 636
22 DICEMBRE 2013
RALLENTARE
In questi giorni c' un verbo che continua a ritornare nei miei pensieri: "rallentare". "Rallentare" un verbo prezioso, un'esigenza della vita cristiana che rischia di essere dimenticata, che pu essere travolta da mille scadenze, appuntamenti, riunioni e programmazioni... Dovremmo avere il coraggio di fermarci, mettere al centro Colui che sta al centro e stabilire gerarchie chiare nella nostra vita. Proviamoci, rallentiamo il ritmo, gustiamoci la vita, scegliamo l'essenziale. Lo penso anche per questi ultimi giorni prima del Natale. Evitiamo di fare corse olimpiche per accaparrarci regali che con ogni probabilit finiranno in fondo a qualche cassetto. Il regalo pi bello una passeggiata, un buon libro, una birra in amicizia, una cena condivisa con calma... Oggi la liturgia ci invita a puntare la nostra attenzione su Giuseppe di Nazareth, un buon testimone di questo "rallentamento evangelico". Mi piace pensare che il buon Dio, tra tutte le infinite possibilit che aveva a sua disposizione, abbia scelto il giovane falegname di Nazareth per essere il padre terreno di suo figlio. Mi piace perch ci fa scoprire che per essere collaboratori del progetto di salvezza di Dio non serve un dottorato in teologia o un premio Nobel per la pace. Dio ha scelto Giuseppe perch ha un cuore grande, pronto ad accogliere lo stravolgimento dei propri progetti. Dio ha scelto Giuseppe perch pronto a rallentare e a trovare il tempo per sognare, per riconoscere la Sua volont nelle parole di un angelo. Coraggio, cari amici! Gustiamoci questi ultimi giorni in attesa dell'Atteso. Scegliamo uno stile di vita sobrio, semplice, che ci faccia riscoprire la forza disarmante dello stupore, della fraternit, della preghiera. Mettiamo al centro la Parola, ritagliamoci momenti di silenzio, di ascolto, di incontro con l'Atteso.
DAVANTI AL PRESEPE
Nelle nostre case, nel campanile della nostra Chiesa, in vari luoghi, anche questanno stato allestito il presepe. Bello, semplice, tradizionale. E dobbligo avvicinarci per osservare i vari personaggi. Ognuno intento nel suo lavoro: il panettiere, il pescivendolo, il pescatore, il pastore e molti altri. Una striscia sottile di farina traccia i sentieri di quell'angolo di Betlemme, acqua vera o uno specchio ovale regala acqua luminosa alla memoria della nascita del piccolo Ges. La grotta con Maria e Giuseppe costruita in un angolo. Bella, ampia, ordinata. Gli angeli svolazzano felici e il bambino Messia sorride sereno. Tranne Maria e Giuseppe nessuno dei presenti sulla scena rivolto a Ges. Ciascuno preso dai suoi affari. Ciascuno preoccupato delle sue cose. Forse il piccolo Ges non aveva riccioli biondi e guanciotte paffute, ma di certo la sua nascita avvenuta in questo contesto di totale indifferenza. E forse, realmente, cos anche oggi. Ognuno corre per la sua strada, bada ai suoi affari, si lamenta per la crisi, sbuffa per la politica e per gli intrighi del potere, prepara il men per le feste di Natale, spera di passare giornate di totale riposo, ricicla qualche regalo per i parenti... E Lui l, in quella culla improvvisata in una mangiatoia. Ges nasce nell'indifferenza per fare la differenza. Da quel giorno in cui Dio ha preso carne nella nostra carne, in cui l'eterno entrato nel tempo, nulla come prima. Da quella notte, in cui il primo vagito dell'Altissimo, stretto tra le braccia esili e coraggiose di Maria, ha riempito la stalla di Betlemme, iniziato un tempo nuovo. Il Suo primo respiro ha segnato il punto zero della nostra era. Lui fa la differenza. Ora non pi possibile non schierarsi. L'indifferenza rifiuto. O con Lui o contro di Lui. O sulla roccia o sulla sabbia. Non esistono misure di compromesso o scorciatoie. Quel bimbo infreddolito la nostra dolce rovina: davanti alla sua culla, come davanti alla sua Croce, ammesso solo il silenzio pieno della contemplazione. L'altro silenzio, quello abitato dall'indifferenza, il rumore sordo e freddo del rifiuto, il frastuono caotico che non ha permesso al gaudente di accorgersi del povero Lazzaro. E ancora, dopo duemila anni, il bambino Messia rimane l, in quella culla.
Rimane l per tutti, perch tutti possano accoglierlo, dire s, scoprire la bellezza gratuita di un amore che chiede solo di essere accolto, che chiede solo di poter amare. Rimane l per chi lo ha scelto con tutto il cuore. Rimane l per chi ha la sensazione di aver sbagliato tutto e non ha la forza di ricominciare. Rimane l per chi si sente diverso, perch ricordi che questa l'unica cosa che tutti abbiamo in comune e che il Figlio di Dio fatto uomo ha abbattuto ogni muro e ha insegnato a pregare un unico Padre che "nostro". Rimane l, immobile davanti alla nostra indifferenza, sperando che il soffio dello Spirito trovi uno spiraglio per scalzare le nostre immobilit e liberarci dalle nostre paure.
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PREGHIERA DI UN PAGLIACCIO
Signore, sono un fallito, per ti amo, ti amo terribilmente, pazzamente, che lunica maniera che ho di amare perch, io sono solo un pagliaccio. Sono vari anni che sto nelle tue mani, presto verr il giorno in cui voler da te. La mia bisaccia vuota, i miei fiori appassiti e scolorati, solo il mio cuore intatto. Mi spaventa la mia povert per mi consola la tua tenerezza. Sono davanti a te come una brocca rotta, per con la mia stessa creta puoi farne unaltra come ti piace. Signore, cosa ti dir quando mi chiederai conto? Ti dir che la mia vita, umanamente, stata un fallimento, che ho volato molto basso. Signore, accetta lofferta di questa sera. La mia vita, come un flauto, piena di buchi; ma prendila nelle tue mani divine. Che la tua musica passi attraverso me e sollevi i miei fratelli, gli uomini, che sia per loro ritmo e melodia, che accompagni il loro camminare, allegria semplice dei loro passi stanchi.
BUON NATALE