Escolar Documentos
Profissional Documentos
Cultura Documentos
MILANO
GIORNALINO DI SETTORE
S
iamo appena all’inizio del viaggio che faremo insieme lungo un cam-
mino a tratti comune e che ci avvicina sempre più. Ci interroghi a-
mo per immaginare quale viaggio e quale cammino i nostri cuori per-
correranno, verso quale meta e quali obiettivi. Tre anni che vivremo
in comunione di spirito e di cuori, rivolti a Gesù maestro, via, verità e vita.
Declineremo insieme questi aspetti nell’unica luce dell’amore.
E’ con questi sentimenti dentro di noi che riflettiamo sull’incontro delle CRE e
del dono che abbiamo ricevuto dai vari interventi che intendiamo mettere a
frutto in una prospettiva che possa essere di aiuto e crescita per tutti noi.
Siamo una comunità in cammino; anche se siamo lontani ci sentiamo vicini. Voi
ci avete già detto molto su ciò che dobbiamo fare o, forse, per meglio dire
promuovere perché, poi, lavoreremo tutti insieme.
Abbiamo perciò riassunto e raggruppato le tematiche emerse durante
l’incontro in modo da poter mettere in atto delle iniziative che cerchino di
fornire delle risposte concrete alle necessità del settore.
Metodologia:
Una forte richiesta è stata fatta sulla metodologia da seguire nel movimento:
è stata espressa la necessità di riprendere un metodo comune (specialmente per la
conduzione delle serate di Equipe) e/o approfondire ciò che non è stato ben
Pilotaggio
Da un’analisi più approfondita del punto precedente, è emerso che un efficace
pilotaggio e le varie iniziative di settore, offrono all’Equipe gli strumenti suffi-
cienti per poter curare il proprio cammino di santità. Nel nostro settore sono
presenti casi di Equipe molto numerose che per questioni logistiche non possono
seguire il metodo, oppure di equipe eccessivamente piccole nelle quali il metodo
è altrettanto difficile da vivere; ci sono anche casi di Equipe che a seguito di
fusioni o smembramenti sono composti da coppie che non hanno seguito un pilo-
taggio o che lo hanno seguito in modo parziale. Questa situazione rischia di ag-
gravarsi nel caso in cui una nuova coppia chieda di aderire al movimento e non ci
sia la possibilità di creare un’intera Equipe da “pilotare”. Trovare una soluzione
a queste problematiche non è affatto semplice. L’EDS ha pensato di affrontare
questo problema in modo strutturato, favorendo anzitutto la nascita di una E-
quipe D.I.P. (Diffusione – Informazione - Pilotaggio) e successivamente con lei,
cercare di organizzare le modalità di “formazione” delle coppie del movimento
ed aumentare la diffusione dello stesso sul nostro territorio.
Consiglieri spirituali
La carenza di vocazioni sacerdotali e il diffondersi delle END stanno comincian-
do a far sentire il problema della mancanza dei C.S.. Anche se non è ancora una
situazione grave per quanto riguarda il settore, riteniamo sia opportuno avviare
una riflessione su questa problematica in comunione con quanto proposto
dall’Equipe Italia nel prossimo 1° incontro a livello nazionale dei C.S. di Equi-
pe che si terrà a Frascati il 4/5 marzo 2002.
Occorre inoltre prestare più attenzione, anche personale, ai consiglieri spirituali
che, spesso, sono caricati di un “giogo gravoso” che vorrebbero poter condivide-
re se non altro a livello spirituale e che, a volte, non consente loro di essere pre-
senti alle riunioni. Cercare di sviluppare le tematiche relative al ruolo dei consi-
glieri spirituali nel movimento, anche per consentire ai nostri sacerdoti di ap-
profondire la riflessione sul loro ruolo nelle END.
Temi di studio:
Una segnalazione molto condivisa durante la riunione è stata quella relativa alla
“difficoltà” dei temi di studio proposti dal movimento. Ci si è resi conto che i te-
mi disponibili sono abbastanza datati e usano un tipo di linguaggio difficilmente
“assimilabile”, al giorno d’oggi, dalle giovani coppie. Molte Equipe, in particolare
le più giovani, cercano temi di studio più adatti alla propria realtà di Equipe al di
fuori dei testi consigliati dal movimento (vedi testi della comunità di Caresto).
Oltretutto mancano temi di attualità (ad esempio relativi alle coppie separate)
oppure di approfondimento (ad esempio i matrimoni fra cattolici e fedeli di altre
religioni); pur essendo disponibili in commercio testi che trattano tali argomen-
ti, è anche vero che tali testi, spesso, non si prestano ad un lavoro di approfon-
dimento e riflessione secondo il metodo END.
I temi di studio proposti dal movimento talvolta possono presentare una notevo-
le complessità, come è il caso di “Essere coppia cristiana oggi nella chiesa e nel
mondo”; è perciò opportuno che vengano preventivamente affrontati da un grup-
po per facilitarne la successiva diffusione nelle equipe.
La risposta dell’EDS a tale problematica, riportata nel punto successivo, è di ti-
po strutturale: infatti non solo si avverte la carenza di quanto appena riportato,
ma in generale mancano le modalità (se non lasciate all’iniziativa personale) di
affrontare in modo dinamico e “per tempo”, le sfide che vengono poste alla cop-
pia dalla società odierna.
Gruppi di lavoro
Per affrontare questi temi così impegnativi, con la speranza di ottenere dei ri-
sultati accettabili, è indispensabile chiamare a raccolta tutte le risorse, invero
notevoli, del nostro settore in collegamento con la Regione e gli amici Edo e Re-
nata Faini che ne sono i responsabili.
Con amicizia
Amami
L’eredità di P. Caffarel riscoperta nei suoi scritti
Se aspetti d’essere un angelo per darti all’amore, non mi amerai mai ; an-
che se ricadi spesso nelle colpe che non vorresti mai conoscere, anche se
sei debole nel praticare la virtù, non ti permetto di non amarmi : amami
come sei.
Voglio l’amore de tuo cuore indigente ; se, per amarmi, aspetti di essere
perfetto, non mi amerai mai. Non potrei fare di ogni grano di sabbia un
serafino radioso di purità, di nobiltà e d’amore ? Non potrei, con un sem-
plice segno della mia volontà, far sorgere dal nulla migliaia di santi, mille
volte più perfetti e più amanti di quelli che ho crea ti ? Non sono
l’Onnipotente ? E se mi piace di lasciare nel nulla per sempre questi esseri
meravigliosi e di preferire il tuo povero amore !?
E voglio che tu faccia lo stesso : voglio vedere, dal fondo della tua misera,
salire l’amore. Amo in te fino alla tua debolezza.
Avrei potuto destinarti a grande cose : no, sarai il servitore inutile, pren-
derò anche il poco che hai, perché ti ho creato per l’amore. Ama !
L’amore ti farà fare tutt’il resto senza pensarci : cerca soltanto a riemp i-
re il momento presente con il tuo amore. Oggi, sto alla porta del tuo cuo-
re, a mendicare, Io, il Signore dei signori. Busso alla porta e aspetto,
sbrigati ad aprirmi, non dar pretesti alla tua misera. La tua indigenza, se
tu la potessi conoscere, dovresti morire di dolore. L’unica cosa che po-
trebbe ferirmi il cuore sarebbe di vederti dubitare e mancare di fiducia.
Voglio che tu pensi a me ad ogni ora del giorno e della notte, non voglio
che tu faccia neanche la più piccola cosa per un motivo diverso dall’amore.
Quando avrai da soffrire, ti darò la forza ; mi hai dato l’amore, ti darò
d’amare aldilà di quello che avresti potuto sognare.
Ricordiamo a tutti
la SESSIONE NAZIONALE
Il verbale
Riassunto dei verbali di Riunione delle EDS
Per questioni di spazio, riassumiamo solamente i punti principali tratta ti nelle due riunioni del
15/12/01 e del 3/2/02. Per chi volesse, restano a disposizione i verbali nella loro forma integra-
le, inviabili sia per posta elettronica, sia per posta ordinaria.
Curare la realizzazione di un Sito Internet del Settore di Milano (a tal proposito i Galleno hanno
raccolto la disponibilità dei Martinelli, MI-11, di curare la realizzazione tecnica del sito).
Le modalità di esecuzione, i tempi e le priorità saranno concordati con l’Equipe DIP che dovrà
avvalersi della collaborazione di tutto il settore.
E’ inoltre emerso che un efficace pilotaggio e le varie iniziative di settore, offrono all’Equipe gli
strumenti sufficienti per poter curare il proprio cammino di santità. Nel nostro settore sono
presenti casi di Equipe molto numerose che per questioni logistiche non possono seguire il meto -
do, oppure di equipe eccessivamente piccole nelle quali il metodo è altrettanto difficile da vive-
re; ci sono anche casi di Equipe che a seguito di fusioni o smembramenti sono composti da coppie
che non hanno seguito un pilotaggio o che lo hanno seguito in modo parziale. Questa situazione
rischia di aggravarsi nel caso in cui una nuova coppia chiedesse di aderire al movimento e non ci
fosse la possibilità di creare un’intera Equipe da “pilotare”. Trovare una soluzione a queste pro -
blematiche non è affatto semplice. L’EDS ha pensato di affrontare questo problema in modo
strutturato, favorendo anzitutto, la nascita di una Equipe D.I.P. e successivamente con lei, cer-
care di organizzare le modalità di “formazione” delle coppie del movimento.
V
orremmo prima di tutto ringraziare Barbara e Mario, nostri responsabili di equi-
pe, i quali , impossibilitati a partecipare alla minisessione per Coppie Responsabili
di Equipe ci hanno quasi pregato di partecipare in loro vece. Tutti gli incontri
che il movimento ha proposto a vario livello e ai quali abbiamo avuto occasione di
partecipare hanno infatti sulla nostra coppia sempre ottenuto almeno due effetti: di
“ricaricarci” dell’ottimismo e della fiducia che deriva dal partecipare ad un movimento at-
tivo, e di darci stimoli e spunti alla riflessione che derivassero dal confronto aperto con
altre coppie e altre equipe con esperienze diverse dalle nostre. L’incontro ha avuto per noi
almeno tre punti forti: la preghiera (in vari momenti della giornata, nella Veglia serale, nel-
la Santa Messa); le relazioni dei Volpini e dei Faini; le equipe di formazione e lo scambio di
esperienze e problematiche.
Invitandovi a leggere le relazioni che le Coppie Responsabili delle vostre equipe vi conse-
gneranno e sulle quali non ci soffermiamo per carenza di spazio sulla pagina, vorremmo in-
vece riportarvi le nostre riflessioni su quanto è emerso dalle equipe di formazione ( per lo
meno su ciò che ha colpito noi). La Coppia Responsabile viene ad assumere all’interno
dell’equipe un ruolo di servizio che implica l’assunzione di più funzioni: una organizzativa
delle riunioni, una di apertura e di dialogo con le altre coppie e con l’assistente spirituale, e
infine una funzione di “custode” del metodo che il movimento propone come peculiare per il
raggiungimento degli obiettivi che si è prefissato.Questo piccolo ma sostanzioso elenco
tende a spaventare le coppie che avvicendandosi di anno in anno si prendono l’incarico di
Coppie Responsabili d’Equipe..
Alcune considerazioni sono emerse dal confronto: le funzioni organizzative possono essere
tranquillamente distribuite all’interno dell’equipe secondo le possibilità di tutte le coppie;
l’apertura e il dialogo con le altre coppie devono essere soprattutto un momento di ascolto
nella “carità” come sempre il Vangelo ci chiede, e ricordando sempre che si può ben chie-
dere aiuto alle coppie di collegamento, ai responsabili di settore o all’assistente spirituale
che ci guida. Per quanto riguarda il ruolo di custodi del metodo si è sottolineata molto
l’importanza di far vivere quanto più possibile, secondo le proprie possibilità, agli equipiers
gli incontri che il movimento propone e che sempre rappresentano un confronto sul meto-
do.
Il servizio che la coppia fa come Responsabile d’equipe è poi specifico secondo i “talenti”
propri; per questo è importante che ogni anno si cambi la coppia responsabile perché così
si avrà l’apporto e l’attenzione dovuta a tutti gli aspetti del metodo.
Tra le difficoltà che una Coppia Responsabile si può trovare ad affrontare ci sono i mo-
menti di conflittualità all’interno dell’equipe (in equipe con qualche anno alle spalle dove
magari è più faticoso aprirsi agli altri con disponibilità) e l’inserimento delle nuovo coppie
(con l’eventualità di ripensare per l’intera equipe un momento di ripilotaggio).
Riflessioni
per la veglia di preghiera per le coppie in difficoltà
11 novembre 2001- Monza,
Santuario S. Maria delle Grazie
Don Sandro Villa
(consigliere spirituale EDS e Mi10)
P
regare per le coppie in difficoltà è un gesto di amore. Abbiamo sentito dai
Vescovi lombardi definire quelle situazioni: dolorose esperienze, sofferenze
profonde, drammi umani. Quindi sono situazioni da amare con sofferenza nel
vedere vacillare o già infrante promesse di amore vicendevole.
Il nostro amore deve assicurare accoglienza nelle comunità e spazio nel nostro cuo-
re; vicinanza per percorrere nell’amicizia (che non giudica) tratti di cammino; soste-
gno perché non si abbia a vivere un’esistenza buttata là e senza speranza perché
tutto è finito. Il nostro amore deve anche testimoniare che, pur nelle difficoltà tut-
te le coppie provano, è bello e vale la pena vivere la verità di Dio sulla famiglia.
E poi, come dicevo prima, l’amore è preghiera. Affidiamo al Signore le nostre fami-
glie, i nostri percorsi, i nostri progetti, le famiglie dei nostri amici, specialmente le
famiglie che vivono momenti di difficoltà, perché abbia a sostenerle e a far risplen-
dere un po’ di luce.
Tra un po’ adoreremo il Signore presente nell’ Eucarestia. E’ tra noi: lo riconoscere-
mo come nostro Dio e quindi nostra guida, punto di riferimento sicuro, roccia su cui
posare con saldezza, i nostri passi. L’Eucarestia è il sacramento della sua donazione
totale e della logica e conseguente risurrezione gloriosa proprio per aver donato se
stesso. Nel dono di sé c’è sempre il dono della resurrezione. Con la sua morte e ri-
surrezione Gesù ha vinto la morte e le conseguenze della morte: divisioni, rancori,
violenze…. Ha perdonato….Ci ha dato un esempio e ci ha comandato: “Fate come ho
fatto io”. Quanto è difficile, Signore, questa tua parola! Eppure è il tema del nostro
incontro. “Coppia: richiamo permanente di ciò che è accaduto sulla croce”. “Coppia:
sfida della speranza oltre i fallimenti”. Così saremo portatori di pace.
Parole coraggiose: ripetere nella coppia quanto è avvenuto sulla croce: un amore infi-
nito che diventa sacrificio per la salvezza, un amore che non può essere vinto dalla
morte e diventa risurrezione. E’ l’amore-sacrificio che salva la coppia e la fa conti-
nuamente risorgere dai momenti di incomprensione vicendevole.
Questa sera il Signore ci chiede di vivere seriamente e con coraggio il suo amore. Ci
chiede un salto di qualità: di abbandonare la tiepidezza, l’assuefazione, una pace ap-
parente che fa vivere in parallelo, nella perfezione anche dei singoli impegni…, ma
dove non c’è la coppia che si ama e che cresce.
Abbiamo bisogno di pensare di più al Signore Gesù, di credere, nella concretezza
della vita, alla forza dell’amore, di sentirsi interpellati quotidianamente da quel suo:
“Fa questo in memoria di me!”.
“In memoria di me!” : quante volte al giorno lo ricordiamo pronunciando il suo nome!
Ma il “fate questo”, cioè amate come ho fatto io? Non si può pronunciare il suo nome
senza fare come ha fatto lui. L’abbiamo sentito: “Questo vi comando: amatevi gli uni
gli altri…”.
“In memoria di me” vuol dire anche: ricordando che questa è l’identità cristiana ini-
ziata nel Battesimo.
“Fate questo” : ci sarà anche la risurrezione, il superamento dei momenti di crisi.
Forse che il Signore ha smesso di amare davanti alle difficoltà che incontrava, alle
infedeltà dei suoi discepoli, alla loro fuga nel momento della croce? Anzi, ha amato di
più!
Tutto ciò va vissuto nella coppia, perché questo suo modo di amare è il dono del sa-
cramento del Matrimonio. Una forza rivoluzionaria: occorre il coraggio di crederci.
Ed è sicuramente un gesto profetico.
L’Eucarestia, che ora adoreremo, è il segno che ancora oggi il Signore continua ad a-
marci, è il richiamo alle nostre debolezze, è forza perché senza di lui non possiamo
fare nulla.
Abbiamo cantato: Io lo so che tu mi sei vicino, che sei luce alla mia mente, guida al
mio cammino, sei mano che sorregge, sguardo che perdona. Tu sei la sorgente
dell’amore… Tu sei la speranza, dove c’è una croce, una sofferenza….
10. Poiché la fedeltà nuziale rimane il luogo concreto nel quale voi come sposi siete
chiamati a vivere la sequela del Signore, vogliamo ripensare con voi alcune partivolari
situazioni che sono insieme sfida e occasione favorevole per tradurre nella vita di ogni
giorno lo spirito del Vangelo.
12. Legame
Una prima parola che segna la cultura e l’esperienza familiare è la parola legame. Già in-
scritta fin dalle origini nel patto coniugale dice la volontà di unirsi, di donarsi reciproca-
mente in un desiderio radicale di condivisione. Riscoprire una cultura del legame buo-
no— così come è annunciato nel Vangelo di Gesù— rimane compito fondamentale nella
costruzione della comunità familiare, è una sfida che voi famiglie non potete non coglie-
re. Si tratta di costruire relazioni solidali, guardando all’altro come dono e non come
strumento, come compagno di viaggio e non come possibile nemico della propria libertà.
Quale sintonia tra questo tipo di legame e il riconoscersi figli dell’unico Padre! E quanta
distanza tra questo modello di rapporto e la cultura dell’autosufficienza, dell’uomo che
non deve chiedere mai, del ripiegamento sulle proprie aspiraz<ioni, dell’idea di libertà
declinata esclusivamente come assistenza di legami e di vincoli.
13. Interdipendenza
Questi legami trovano senso attraversando un’altra parola: interdipendenza. E’ impor-
tante che ogni famiglia s’impegni a riscoprire la dimensione e il valore della reciproca
14. Diversità
I legami di interdipendenza che si creano in famiglia sono tanto più liberanti quanto
più viene riconosciuta, come valore essenziale la diversità delle persone. E’ la fami-
glia il luogo privilegiato dell’incontro e del riconoscimento reciproco delle diversità:
proprio a motivo della loro differenza, l’uomo e la donna si uniscono in una sola carne,
così come le generazioni si legano reciprocamente in modo positivo quando convivono
nel rispetto delle reciproche diversità. A voi famiglie è affidato il compito di testi-
moniare non solo che è possibile l’impegno di un amore fedele e per sempre, ma an-
che che esso sa continuamente esprimere e alimentare un abbraccio liberante dove
l’amore per l’altro diventa tanto più vero quanto più riconosce il suo essere “altro da
me”, unico e irripetibile. Quanto è, invece, diverso quell’amore di possesso troppo
presente nella nostra società e anche in tante famiglie dove l’altro è amato fin quan-
do corrisponde ad un progetto, fin quando rimane uno strumento, ma di fronte alla
sua irriducibile diversità facilmente viene abbandonato.
ARCIDIOCESI DI MILANO
SERVIZIO PER LA FAMIGLIA
Questo libretto è stato creato come sussidio rivolto ai Gruppi familiari per aiuta-
re a riflettere sulla Lettera dei vescovi lombardi ed approfondirla attraverso il
confronto con la vita. E’ strutturato in 8 schede,ognuna delle quali segue un per-
corso in 5 punti: lettura biblica, preghiera con un salmo, lettura del testo,
confronto in coppia (o in gruppo), preghiera finale.
Alla fine del testo c’è l’invito a scrivere i punti emersi dal proprio lavoro di rifles-
sione in una lettera al Vescovo della propria Diocesi o all’Ufficio per la Famiglia,
che avvierà poi una sintesi di tutti i gruppi.
ESPERIENZE DI COPPIA
Tra gli incontri dal titolo FAMIGLIA OGGI, che il Movimento Famiglie Nuove ha recente-
mente organizzato a Milano, il primo è stato forse il più interessante anche se, di primo ac-
chito, si presentava come un tema un po' troppo teorico e filosofico.
Il tema era: "Antropologia della coppia" e il relatore il Prof Roberto Zappalà, filosofo, presi-
de dell'Istituto Gonzaga di Milano.
Rileggendo la dispensa consegnata alla fine degli incontri, e in particolare gli appunti riguar-
danti questo primo incontro, abbiamo pensato che potesse essere utile farvi partecipi di al-
cuni punti, a nostro avviso molto interessanti, riguardo al tema di studio sulla persona.
L'uomo contemporaneo si è dimenticato di sé. L'uomo oggi si ritrova senza dubbio "tanto po-
tente, ma sradicato da se stesso" (Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani, gennaio 1980).
"E' il tempo di una civiltà malata, che si è distaccata dalla piena verità sull'uomo, dalla verità
su ciò che l'uomo e la donna sono come persone " (Pontificio Consiglio per le Famiglie,
"Sessualità umana" - 1995).
"E' il tempo di una cultura che ingenera scetticismo sui fondamenti stessi del sapere e del-
l'etica e rende sempre più difficile cogliere con chiarezza il senso dell'uomo" (Evangelium
Vitae, n. 11).
La complessità sociale.
Vivere nella società di oggi significa convivere con logiche diverse, nessuna delle quali è esau-
stiva. Si parla della società complessa come di "una grande piazza" dove è facile vivere un
senso di spaesamento e percepire la relatività di ogni riferimento. Nella cultura di oggi non
c'è più un centro valoriale condiviso, ma ogni valore fa centro per sé.
Il tratto caratteristico della civiltà postmoderna è stato individuato nella "perdita di cen-
tro". L'espressione di questa cultura è un "uomo in frammenti", ossia un uomo che non è e non
si riconosce più come soggetto, come una unità che renda coerenti le sue molteplici compo-
nenti ed espressioni.
mento.
La sessualità
Gli effetti di questa frantumazione sono particolarmente dirompenti a livello della sessualità,
perché è lì che si esprime tutta l'identità dell'uomo. Dunque, è lì che diventa più lacerante lo
spaesamento e quasi lo sradicamento della persona umana. Appaiono infranti i legami tra sessua-
lità e matrimonio, tra sessualità e fecondità. Ne viene che la volontà -libertà (intesa come puro
arbitrio) del singolo resta il fondamento dell'intera vita. Da qui ne consegue che ogni forma di
sessualità viene percepita, presentata e rivendicata come equivalente ed ugualmente degna.
E' possibile uscire da questa frammentazione dell'uomo?
E' possibile, a patto di riconoscere con sincerità ed onestà intellettuale che solo riferimenti
profondi e stabili consentono di non farsi stritolare dalla complessità sociale. C'è bisogno cioè di
una antropologia genuina, ricca, che faccia da quadro generale alla comprensione di ciò che sono
l'uomo e la donna. Ma quale antropologia? Oggi nel contesto della nostra cultura poliedrica le
proposte antropologiche sono molteplici. La tesi dei Pro£ Zappalà è che l'antropologia cristiana
può offrire un contributo prezioso nella ricerca di riferimenti.
L'antropologia cristiana
Bisogna riconoscere che ha dato un contributo storico e culturale fondamentale ed unico alla ri-
flessione sull'uomo, presentando e giustificando una visione integrale dell'uomo come persona.
L'antropologia cristiana ha il coraggio di proporre un’ antropologia forte, capace di dare orizzon-
ti di senso tali da motivare il coraggio di essere persone, di fare scelte autonome ed impegnati-
ve. L'antropologia cristiana è in grado di offrire riferimenti anche alla ragione di chi professa
convinzioni diverse dal pensiero cristiano, a patto di riconoscere che "la ragione non deve servi-
re all'uomo a calcolare l'utilità ma soprattutto a conoscere la verità oggettiva" ........ Il criterio
ultimo dei comportamento umano (etica) non può essere quello dell'utilità, ma quello della giusti-
zia". (K. Wojtyla, Amore e Responsabilità).
Ma cos'è la persona ?
E’ stata citata una bella definizione di Mounier: "La persona è il volume totale dell'uomo. E' un
equilibrio in lunghezza, larghezza e profondità, è una tensione in ogni uomo, tra le sue tre dimen-
sioni: quella che sale da basso e l'incarna in un corpo, quella che è diretta verso il largo e la por-
ta verso una comunione, quella che è diretta verso l'alto e l'innalza verso l'universale".
Seconda tensione: quella che è diretta verso il largo e la porta verso una comunione.
Questa apertura relazionale è inserita nell'uomo. Scrive Mounier: "li rapporto dell'io con il tu è
l'amore con il quale la mia persona si decentra in qualche modo e vive nell'altro, pur possedendo-
si e possedendo il suo amore……..”L'amore non si aggiunge alla persona come un lusso: senza di
esso la persona non esiste. Bisogna procedere oltre: senza l'amore, le persone non riescono a di-
ventare se stesse".
L'uomo non può donarsi se non si possiede. Il possesso di sé coincide con l'impegno a combattere
END Febbraio 2002 14
Equipes Notre Dame Settore di Milano
L'antropologia cristiana ci mette in guardia contro quella che il Papa denunciava come nuova alie-
nazione (Centesimus annus, n. 41), dove si legge: "E' mediante il libero dono di sé che l'uomo di-
venta autenticamente se stesso". Pertanto: "E' alienato chi rifiuta di trascendere se stesso e di
vivere l'esperienza del dono di sé e della formazione di una autentica comunità umana".
Terza tensione: quella che è diretta verso l'alto e l'innalza verso l'universale.
La persona non potrebbe mai uscire dalla propria relatività se non partecipasse di qualcosa che
non è relativo, se non partecipasse dell'Assoluto. Questo ci suggerisce che la persona è già inti-
mamente abitata dall'Assoluto. Del resto l'etimologia dei termine "persona" già suggerisce que-
sto concetto. Severino Boezio ed altri riconducono l'origine del termine "persona" al linguaggio
teatrale antico, in cui indicava la maschera dell'attore, come "luogo" in cui risuona (personat) la
voce di una altro. La persona umana, dunque, come "luogo" in cui risuona la voce dell'Assoluto.
Se l'amore umano si fonda e scaturisce da una partecipazione all'Assoluto, l'uomo non può sod-
disfare se stesso divorando l'amore di un'altra persona. La relazionalità umana non può esaurirsi
in dimensione "orizzontale", ma necessita di apertura in verticale. Del resto, che senso avrebbe
amare, nel senso di protendersi oltre il limite del proprio sé, se l'esito fosse una ricaduta nel
limite dell'altro? L'unico modo per evitare che l'amore non diventi una tragica trappola è di a-
prire il rapporto oltre l'io e tu. E non è nemmeno moltiplicando i "tu" che si sfuggono i limiti del-
l'io. Bisogna andare oltre la dimensione orizzontale dell'umano limite. Per la ragione credente,
significa fare spazio a Dio come "luogo" della comunione interpersonale. Per la ragione laica, si-
gnifica mettere in comune (cioè fare spazio insieme) l'interiorità, quell'io che è sempre altro e
oltre i miei atti.
Questo significa vedere e vivere il rapporto da "punti alti", significa "prendere il largo" (Duc in
altum) e non cedere alla banalizzazione consumistica del rapporto. Significa elevare il tono della
relazione interpersonale e mantenere la globalità della relazione, dando spazio alla dimensione
spirituale: una comunicazione intensa, intima, profonda ......).
Testimonianza di un cammino:
L'Equipe: Madonna del Silenzio* - Manaus* 1997.
Traduzione di Giovannella Luquer (Mi 8)
Tratto da: Moncau, Nancy Cajado: Equipes de Nossa Senhora no Brasil, Ensaio so-
bre seu histórico.1° ed. out. 2000.pag. 186-187.
Invitata per partecipare alle commemorazioni dei 25 anni del Movimento a Manaus
*, mi trovavo seduta nel primo banco della chiesa, vicino alla Coppia Regionale Maria
das Graças e Raimundo Encarnação.
Siccome eravamo arrivati un po' presto, mi sorpresi ad ammirare la chiesa e l'al-
tare molto ben adornato, su cui tra pochi minuti sarebbe dovuta iniziare la celebra-
zione della Messa commemorativa, la corale a suo posto e gli equipier che arrivava-
no puntuali.
Dal profondo del cuore ringraziai il Signore per tutte le grazie concesse al Movi-
mento, alle equipe in genere e a noi due: a Pedro e a me durante tutta la nostra vita
coniugale, e per quelle che mi ha concesso durante la mia vedovanza.
Una piccola pedana collocata alla mia sinistra richiamò la mia attenzione. Qual' era
la sua funzione? Non capivo perché fosse stata messa lì per una cerimonia così im-
portante, ma mi astenni dal fare domande. Alla nostra sinistra, nei banchi laterali,
un gruppo di coppie gesticolava. Sembrava vivace, ma il suo silenzio era completo.
All' inizio della Messa, concelebrata da Mons. Luiz Soares Vieira, Arcivescovo di
Manaus e da vari sacerdoti consiglieri spirituali di équipe, capii. L'emozione fu enor-
me. Quel gruppo di sposi che occupava i due banchi alla mia sinistra, formava la pri-
ma equipe di sordomuti del Movimento, l'unica in Brasile.
In piedi sulla pedana un giovane trasmetteva con gesti ciò che stava leggendo nel
testo della Messa. Al momento dell'omelia una giovane donna lo sostituì. Essa udiva
bene e trasmetteva al gruppo, essa pure con dei segni l'intero argomento che udiva.
Piansi. Feci il possibile per farlo discretamente, ma piansi.
E la Messa continuava. Essi pregavano, si comunicarono e dopo, allegramente, si di-
ressero verso un locale molto ben preparato, dove si svolse la parte sociale.
Una di queste coppie mi cercò, accompagnata da un'interprete. Chiacchierammo un
po' e dopo fui felice di acconsentire alla sua domanda: volevano farsi fotografare
con me.
La festa era finita, ma il mio spirito rimase colpito da ciò che avevo visto e cercai
di conoscere maggiormente un po' della loro storia.
Tutte le equipe in Brasile sono identificate con un nome della Madonna invece che
con un numero.
Manaus, capoluogo dell'Amazzonia. ( Br. )
Nancy e Pedro Moncau sono la 1° coppia alla quale P. Caffarel affidò, nel 1949, l'ini-
zio e lo sviluppo del Movimento in Brasile. Vedova da alcuni anni, Nancy, 94 anni,
continua nella sua equipe di base a S. Paulo ed è chiamata a testimoniare, con incon-
tri televisivi, sul Movimento. Le equipes brasiliane erano l'anno scorso: 1.889, gli
equipiers 11.450. e i C.S. 1.307.
Nell'ottobre 2000, è uscito il suo libro: "Saggio storico sulla vita del Movimento
delle Equipe Notre-Dame in Brasile".
Alcuni anni fa ,due sacerdoti redentoristi risiedettero, per un certo tempo a Manaus.
Il lavoro con i sordomuti faceva parte del loro lavoro missionario. Poco a poco si è for-
mato un gruppo.
Silvio sordomuto, figlio di una coppia di equipier, faceva parte del gruppo e, a sua vol-
ta, concretizzava un lavoro di evangelizzazione presso altri sordomuti nella chiesa Nos-
sa Senhora Aparecida..
Yara, la giovane che aveva collaborato con Silvio nella trasmissione della Messa, non
era sordomuta e, da tempo, lavorava tra questi, come catechista e come insegnante del
Linguaggio dei Gesti.
Si sposarono e decisero di organizzare un gruppo di coppie, col loro stesso problema
uditivo, come quello dei genitori di Silvio.
Si è così formata il 2 settembre 1995 la prima Esperienza Comunitaria* con dei sor-
domuti. I genitori di Silvio ne furono i coordinatori perché dicono essi "osserviamo il
gran bisogno che hanno le coppie sordomute di vivere la loro fede e, conseguentemente,
il loro matrimonio. Gran bisogno derivante dal fatto che le conoscenze sono di difficile
accesso a informazioni che li aiutino a vivere questo".
Questa Esperienza Comunitaria si è trasformata in equipe nell' incontro EACRE del 19-
97. (Incontro Annuale Coppie Responsabili di Equipe)
E, davanti a questa équipe che perseverantemente sta vincendo una barriera da molti
considerata invalicabile, ho pensato alle Compartecipazioni che molte volte si realizza-
no in equipe. Ho pensato nella responsabilità davanti a Dio di quelli equipier che, con la
maggior naturalezza, si scusano delle loro omissioni nei Punti concreti di Impegno, alle-
gando ostacoli che, con un po' di sforzo e di buona volontà, potrebbero essere superati.
*Progetto Pastorale portato avanti, a livello nazionale, da alcuni equipier per coppie di
sposi non pronti o non preparati o non desiderosi di accettare le esigenze del Movimen-
to.
Lo Spirito, nel silenzio, ha generato in te il Verbo che si è fatto carne per abitare
tra noi.
E nel silenzio, hai aspettato che il progetto di Dio diventasse realtà, "custodendo tut-
te le cose nel tuo cuore ".
Vergine santissima, che noi possiamo imparare con te a "udire" col cuore e possiamo
trasmettere fede, speranza e amore ai nostri fratelli.
Aiutaci a contemplare, nel silenzio, l'amore silenzioso di Dio Padre che ci ha creati dal
tuo Figlio Gesù, che, nel silenzio, rivela a tutti noi il Dio di amore che abita in noi.
Vogliamo imparare con te, oh Madre, l'amore, il servizio, la disponibilità, e, come te,
nel silenzio, cantare il nostro
Magnificat!
Un po’ di storia:
l’ internazionalità delle Equipes Notre Dame
Appunti di Giorgio e Carla Beghi (Mi 10)
I parte
Il movimento E.N.D. è nato in Francia, negli anni ’40, come risultato delle
esperienze di un piccolo gruppo di coppie, riunite a Parigi attorno all’Abbè
Caffarel, dal 1938. Nel suo sviluppo quindi ha avuto un periodo iniziale esclu-
sivamente "francese". Si è presto sviluppato anche altrove, ma nei primi tem-
pi sempre in paesi francofoni, sia il Belgio che paesi legati alla Francia.
Il movimento in quel periodo era retto da un "Centre Directeur", piccolo gruppo
di coppie attorno all'Abbé Caffarel. Queste coppie erano in parte quelle che avevano iniziato
l'esperienza di gruppi di spiritualità coniugale assieme all'Abbé Caffarel, e che con lui ave-
vano dato inizio alle Equipes Notre-Dame, e definito la "Carta" delle END. Rappresentavano
quindi quel filone originale, iniziale, che con la propria esperienza aveva dato vita alle END,
anche se la fase di “strutturazione”, quando si è dato vita al vero e proprio movimento, ri-
spetto alla spontaneità iniziale era avvenuta a costo di qualche divisione e qualche abbandono.
Le coppie del Centre Directeur erano coppie del gruppo che era stato la "matrice" originaria,
erano i fondatori, i testimoni dei valori iniziali. In particolare erano attivi, inizialmente e for-
se anche con una certa predominanza, i Sipsom, per lo meno nei primi rapporti con l'Italia. Natu-
ralmente con la forte, essenziale presenza dell'Abbé Caffarel.
Per sostenere la struttura del movimento che cresceva, si era aggiunta an-
che la figura di coppie che prestavano, per un certo periodo, un servizio a tempo
pieno al movimento, presso la Segreteria: i cosiddetti "permanenti".
Questa era la situazione quando l'Italia ebbe i primi contatti con il movi-
mento, e con il Centre Directeur, alla fine degli anni '50 e all'inizio degli anni
'60.
In quello stesso periodo, e per tutti gli anni '60, si ebbe la grande espan-
sione del movimento a livello mondiale, e nei contesti più diversi. Si può ricorda-
re che le E.N.D. sorgono nel 1961 in Australia e Colombia, nel 1962 nel Madaga-
scar e in Vietnam, nel 1963 in Libano e in Irlanda, nel 1968 in Giappone e nel
Congo, nel 1969 in India. Nel 1970, al momento del pellegrinaggio a Roma, il mo-
vimento era impiantato in 31 paesi.
Si arrivò quindi a una situazione che vedeva il movimento costituito sostan-
zialmente da due grandi realtà, due grandi gruppi (naturalmente esprimendosi in
modo molto semplificativo) : (i) un primo gruppo costituito dalle ormai molto nu-
merose équipes francesi, quelle che avevano costituito e diffuso il movimento,
con notevole e capillare penetrazione (in moltissime chiese in Francia vi erano
sulle porte le notizie riguardanti le Equipes Notre Dame); di queste équipes,
molte avevano già venti anni, e oltre, di vita; e (ii) un altro gruppo formato da
équipes di vari paesi (e varie lingue), prevalentemente nella fase iniziale di una
quasi improvvisa e rapida diffusione, e in ogni caso mediamente molto più giova-
ni. Queste équipes si rivolgevano al Centre Directeur in Francia per acquisire
l'esperienza che ivi si era già sviluppata e alla quale volevano fare riferimento.
Situazione quindi di équipes assestate solidame nte, in Francia, e se mai con
problemi di approfondimento e anche già di “équipes anziane”, da una parte, e
dall'altra di équipes "giovani" sparse nel mondo, che stavano facendo le prime e-
sperienze, e che dovevano talvolta confrontarsi con lo sforzo di interpretare le
indicazioni e gli orientamenti END, e di inserirli in contesti sociali e ecclesiali
molto diversi. Non dimenticando che era il periodo in cui nella Chiesa si stava
"vivendo" il Concilio Vaticano II, con tutte le enormi implicazioni e conseguenze,
talvolta molto diverse nelle varie Chiese locali.
In questa situazione, chiaramente tutto il movimento aveva il baricentro a
Parigi, e faceva riferimento al Centre Directeur; sempre a Parigi il movimento si
riuniva, quando c’erano incontri di responsabili. Parigi assicurava, in un certo
senso dava la garanzia, che le iniziative locali si sviluppassero in rispetto e in ac-
cordo con lo spirito iniziale, con la Carta, e con le modalità in cui era applicato e
vissuto in Francia. Il Centre Directeur, che non poteva che essere francese, si
trovava a gestire un movimento che continuava a crescere, quasi impetuosamen-
te, e sopratutto al di fuori della Francia; con tutti i problemi che si possono por-
re in quelle fasi. Nello stesso tempo, all'interno stesso delle équipes francesi si
sviluppavano riflessioni e approfondimenti che portavano già a qualche modifica
della struttura e delle regole iniziali.
( Per dare un’idea di come era costituito allora il Centre Directeur, si può
far riferimento al "Repertoire des cadres", in data novembre 1968. Il documen-
to riporta i nominativi delle coppie che avevano responsabilità nel movimento, fi-
no ai Settori, e che, come si è detto, erano naturalmente tutte francesi ( con
qualche coppia belga ).
Il Centre Directeur era così costituito : Canonico CAFFAREL, Pierre et Marie-
Françoise GARANG, Jacques et Françoise LAPLUME, Constantin et Geneviève SIPSOM, Ger-
maine VEYRON.
Inoltre erano « Permanenti » : Louis et Marie d'AMONVILLE, Michel et Bernadette FOUCARD.
Le Coppie Super-Regionali, che si suddividevano la Francia e i vari paesi, erano 8 :
LANCON, DELPONT, CURIS, BERNARDI, ROBERT, DE BAECQUE (francesi),
VERCRUYSSE (belgi) per Francia-Nord, Belgio, Luxembourg
SUYER (spagnoli) per Colombia,Spagna,Portogallo
Vi erano poi i responsabili di Commissioni : Engagements GUILLEMONT, Equipes an-
ciennes RICHARD, Années d'approfondissement DESCUBES, Equipes de veuves THOLLOT.
Il pellegrinaggio a Lourdes del 1965, in giugno, dava l’occasione di vivere questa or-
mai estesa dimensione internazionale del Movimento. L’Abbè Caffarel nella sua allocuzione ini-
ziale diceva: “ Care Coppie delle Equipes, cari consiglieri, voi siete attesi, …Colei che ha doman -
dato a Bernadette “desidero che si venga a pregare qui”, vi accoglie a braccia aperte … Ella vi
ha seguito, da giorni: voi che avete sorvolato i continenti. E voi tutti dall’Europa, che siete arri-
va ti in treno. Voi siete attesi … “
Per approfittare della presenza di tante coppie venute anche da paesi d’oltremare, si
era tenuta, per i responsabili dei vari paesi, una Sessione Internazionale a Roma, nei giorni im-
mediatamente seguenti il pellegrinaggio di Lourdes.
Data la continua diffusione nelle varie parti del mondo, il "Centre Directeur" aveva
ritenuto utile organizzare un’altra sessione internazionale, nel 1967. Si può menzionare questa
sessione come evento di una certa rilevanza nell'evoluzione verso la internazionalizzazione della
struttura del movimento : si tratta della Sessione Internazionale di Gazzada (Varese), durante
una settimana nel luglio del 1967. Vi fu la partecipazione di un certo numero di équipiers di tutti
i paesi nei quali le END erano presenti, in particolare quelli in fase di espansione iniziale
Lo scopo della sessione era di riflettere assieme sugli scopi e sui metodi del Movi-
mento, di avere una opportunità di un approfondimento sul piano della spiritualità coniugale, e
anche di discutere le problematiche legate al formarsi e allo svilupparsi delle END in paesi con
diversi contesti sociali e ecclesiali.
Vi erano coppie all'inizio dell'esperienza END, e coppie già con una certa responsa-
bilità nel movimento; questa disomogeneità sarebbe stata all'origine di qualche problema, dal
punto di vista delle aspettative dei partecipanti.
La scelta del luogo era caduta su Varese (nella Villa Cagnola di Gazzada, sede di molti
incontri internazionali) ed il segretariato italiano, con Marisa e Lillo Donat Cattin, aveva avuto un
particolare impegno per tutti gli aspetti organizzativi, assieme agli équipiers locali. Si può ricor-
dare che l’anno precedente, dal 27 al 31 luglio 1966, nella stessa Villa Cagnola si era tenuta la
prima Sessione di formazione organizzata in Italia, e da coppie italiane. Avevano partecipato 31
coppie, di cui 4 francesi e una spagnola, oltre a un sacerdote francese e uno spagnolo.
I partecipanti alla Sessione Internazionale del 1967 furono l'Abbé Caffarel, con il
Centre Directeur (Foucard, Garang, Sipsom, Veyron), il canonico Giblet, belga, il Père Houdry,
domenicano francese, e trenta coppie provenienti da paesi diversi, e con varie responsabilità :
Australia, Austria, Belgio, Brasile, Colombia, Canada, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Spa-
gna, Stati Uniti. Per l'Italia erano presenti : Carla e Giorgio Beghi (Ispra), Marisa a Lillo Donat
Cattin (Torino), AnnaMaria e Fiorenzo Savio (Torino), MariaPaola e GianCarlo Tenaglia (Roma).
Il programma delle giornate comprendeva relazioni di approfondimento spirituale su
Sacra Scrittura, santità, matrimonio, e relazioni sulle E.N.D. come movimento di spiritualità, sul-
le strutture del movimento, sulla loro posizione nella Chiesa e nel contesto post-conciliare. Ri-
cordiamo una profonda riflessione dell’Abbé Caffarel sulle “E.N.D. scuola di santità”.
Vi erano inoltre numerose riunioni di gruppi di lavoro, con successive discussioni in assemblee. E
anche simpatici momenti di amicizia e di scambio transnazionale, culminati in una serata in bat-
tello, sul Lago Maggiore.
Il carattere di sopranazionalità che era all’origine della Sessione faceva scoprire, e
sentire, che il movimento aveva in sé il germe dell’anima cattolica universale, e che, vivendo que-
sta, l’anima si apriva, quasi in clima nuovo. Per essere “ecclesia” bisogna amarsi (il comandamento
nuovo), e da questo amore nasce il senso ecclesiale della assemblea cristiana.
E nelle Conclusioni del Centre Directeur, alla fine della Sessione, per quanto riguar-
dava il "Terzo obiettivo", relativo anche alla "sopranazionalità", si citavano i problemi evocati e
oggetto di riflessioni :
- aggiornamento dei documenti,
- aggiornamento dei temi di studio
- quali saranno le strutture future del Movimento?
- revisione della Carta,
END Febbraio 2002 22
Equipes Notre Dame Settore di Milano
- Antifone di Maria (queste antifone secondo i quattro tempi liturgici erano allora la preghiera
delle E.N.D., e saranno poi sostituite dal Magnificat nel 1968) .
Anche se il tempo dedicato a questi problemi non poteva essere sufficiente, rispet-
to alle loro dimensioni e alle loro implicazioni, le problematiche erano state chiaramente messe
in evidenza. E, punto importante, vi era stata una conoscenza, e uno scambio di opinioni su questi
argomenti, tra coppie responsabili di paesi diversi, di paesi che entravano con nuovo spirito nel
movimento; conoscenza che proseguirà poi nel tempo, nell'evolversi delle discussioni su questi
aspetti.
Le riflessioni e le discussioni si raggruppavano sostanzialmente attorno a due pro-
blematiche : da una parte revisioni e adeguamenti di documenti, per renderli più consoni alle
mentalità attuali e locali, e dall'altra la struttura di gestione : come adeguare alle nuove realtà
il "sistema d'équipe dirigente con consultazioni, stabilito dall’origine".
I diversi atteggiamenti di fronte a queste problematiche, atteggiamenti sviluppatisi
in Francia e in altri paesi, si riflettevano nelle discussioni sul ruolo dei "Responsabili Regionali" :
trasmissione dall'alto verso il basso e viceversa, sistema concreto di consultazione e decisione,
ecc. Può essere utile ricordare che si era nel periodo della grande ventata portata dal Concilio
Vaticano II, e anche negli anni del "68" francese, con relative conseguenze in diversi paesi.
I RITIRI SPIRITUALI
RITIRI DI UN GIORNO: presso la Villa Sacro Cuore a Triuggio (Mi) tel. 0362.919322-
0362.919342; fax 0362.919344; E-mail: dongiuseppesc@libero.it
Per la III età vengono organizzati ritiri di un giorno soprattutto durante la settimana con
orario 9.15-16. (telefonare per ulteriori informazioni)
2 - 3 marzo P.Marcolini sj e Sr. Gabriella Milan Villa S. Giuseppe Bassano del Grappa (Vi)
25-28 / 4 d. Luigi Cozzarin Villa Annunciata Casaglia (Mi)
5-11 / 5 Casa Ausiliatrici Bergamo
25-28 / 7 Mons. Renzo Bonetti
Don F. Pilloni Madonnina del Grappa Sestri Levante (Ge)
28/7-3/8 Flavio e Maria Crestanello Soggiorno Caritas Candia Canadese (To)
4-9 / 8 Mons. Dante Lafranconi VillaggioAin-Karim S.Niccolò d i Valfurva (So)
5-8 / 8 Don Luigi Cozzarin Villa Annunciata Casaglia (Mi)
19-23 / 8 P.F. Peyron
P.F. Gioda Miss. Consolata Certosa di Pesio (Cn)
1-5 /9 Mons. Dante Lafranconi Madonnina del Grappa Sestri Levante (Ge)
11-13 / 10
25-27 / 10 Villa Assunta Luvigliano di Torr. (Pd)
6-8 / 12 Villa Annunciata Casaglia (Mi)
Indirizzi:
1) Villa S. Giuseppe, Via Ca’ Morosini,41 Bassano del Grappa (Vi) tel. 0424.504097
e-mail: casa.esercizi.bassano@gesuiti.it
2) Villa Annunciata, via C.B. Viganò, 30 Casaglia di Besana Brianza (Mi) tel. 0362.994510; fax.
0362.994790; e-mail: mdg.annunciata@tin.it
3) Casa di spiritualità Ausiliatrici Anime del Purgatorio, Bergamo; tel.035.576736
4) Casa Madonnina del Grappa, P.za P. Enrico Mauri, 1 Sestri Levante (Ge); tel.0185.485403;
fax:0185.485403; e-mail: mdg.centro@libero.it
5) Soggiorno Caritas, via delle Candelette, 6 Candia Canadese (To); tel: 011.9834604; fax: 01-
1.9834451
6) Villaggio Ain-Karim: per iscrizioni Opera della Regalità di N.S.G.C. tel 02.86453501 (Tema:
“Perché la nostra gioia sia perfetta” IGv 1,4)
7) Missioni Consolata, Certosa di Pesio (Cn); tel 0171.738123; fax 0171.738284;
e-mail: fpeyron@tin.it
8) Villa Assunta, via A. Cornaro, 17; Luvigliano di Torreglia (Pd); tel 049.5211079.
Abbiamo scelto solo alcuni tra gli innumerevoli corsi spirituali organizzati in Italia, prendendo
quelli in Lombardia e nelle regioni limitrofe. Le iniziative sono davvero tante e chi volesse un po-
sto più lontano può richiedere il catalogo dei corsi di esercizi spirituali organizzato e stampato
dalla “Federazione Italiana Esercizi Spirituali”, tel 06.4819224; oppure collegarsi al sito: www.
esercizispirituali.org
Indirizzi:
1) Casa Madonnina del Grappa, P.za P. Enrico Mauri, 1 Sestri Levante (Ge); tel.0185.485403;
fax:0185.485403; e-mail: mdg.centro@libero.it
2) Villa S. Giuseppe, Via Ca’ Morosini,41 Bassano del Grappa (Vi) tel. 0424.504097
e-mail: casa.esercizi.bassano@gesuiti.it
3) Casa Nostra Signora del Cenacolo p.za Gozzano,4 Torino; tel 011.8195445
4) Romitaggio di Maria Bambina, via G. Andreani,31 Ghirla (Va); tel 0332.716112
5) Casa S. Giuseppe via A. Manzoni, 10 Albavilla (Co); tel 031.627370; e-mail: eccevenio@virgilio.
it ; www.eccevenio.com
6) Casa Incontri Cristiani , poggio La Faleggia,6 Capiago (Co); tel.031.460484;
e-mail: devoniani.capiamo@tiscalinet.it
7) Foyer de la charité, Frazione Salera,3 Sacro Monte Calvario,8 Emarèse (Ao);
tel.0166.519132; e-mail: p.chiodaroli@libero.it
LE RECENSIONI
In ogni giornalino, pubblichiamo le recensioni dei libri e delle riviste che avete letto
e che desiderate far conoscere agli altri. Speditecele indicando possibilmente, oltre
agli autori, titolo e casa editrice, anche il numero di pagine ed il prezzo.
IL SEGNALIBRO
un servizio di consulenza libraria per tutta la famiglia
Il Segnalibro è una rivista trimestrale che segnala principalmente alle famiglie i libri,
appena pubblicati o classici, che vale la pena leggere o regalare.
La selezione è accurata: ogni titolo viene letto per intero da almeno tre persone. La
redazione è formata da una dozzina di volontari (insegnanti, giornalisti, mamme…, pa-
pà…., appassionati di lettura…) che aiutano ad individuare le perle sul mercato libra-
rio. Ogni recensione occupa una paginetta e chiarisce i motivi per cui vale la pena leg-
gere quel testo. Le diverse sezioni (bambini, ragazzi e adulti, saggistica, narrativa,
arte ecc.) aiutano nella ricerca e offrono la possibilità di aggiornarsi sulle migliori
novità librarie per tutta la famiglia.
La rivista si riceve solo per abbonamento e gli abbonati, ad oggi circa 2000, sono soci
dell’Associazione non profit editrice della rivista. Anche i soci sono invitati a redige-
re schede informative su libri particolarmente interessanti e a segnalarli alla reda-
zione.
Per ulteriori informazioni potete consultare lo spazio
E.mail: il segnalibro@yahoo.com
Questo è un libro per coppie che desiderano riflettere ed interrogarsi sul proprio ruolo
di genitori e di figli alla luce della fede e tenendo Dio Padre come unico punto di riferi-
mento.
La struttura del testo è studiata per i gruppi familiari: una narrazione breve, un com-
mento ricco di provocazioni, domande e rimandi alla Bibbia e alla teologia, una preghiera
e infine tre domande per riflettere insieme. Noi tuttavia l’abbiamo letto singolarmente,
commentando poi in coppia i capitoli che ci avevano particolarmente colpito: ci siamo co-
sì ritrovati arricchiti non solo per quanto riguarda il rapporto con i nostri figli, ma an-
che riguardo al nostro essere figli di Dio. E’ infatti da questa consapevolezza che passa
la trasmissione della fede. Siamo dunque molto grati alla coppia Gillini-Zattoni per a-
verci dato tanti spunti di riflessione e di preghiera e per aver trattato questo tema, a
noi molto caro, con un linguaggio semplice e coinvolgente.
Cesare e Lucia Reverdito(Milano 10)
«Per mantenere una sposa bella, bellissima, non c’è che una possibilità. Una sola. Almeno
è l’unica che io conosca. Murarla viva nel giorno delle sue nozze.» L’affermazione è mol-
to forte, ma non è forse vera? Il Matrimonio non può essere statico: marito e moglie
non possono essere sempre come il primo giorno di nozze. Il cambiamento non è però
solo fisiologico: giorno dopo giorno si cambia fuori e dentro, perché la vita è incessante
metamorfosi.
«Il matrimonio non ci vuole presentabili, ci vuole vivi! – e ci farà perdere la faccia fino a
che, sotto le nostre maschere, appariranno i nostri veri volti.». Forse per questo il ma-
trimonio è considerato da molti come un vincolo o addirittura una trappola, mentre il di-
simpegno (in amore, nel lavoro, nella vita) è per gli stessi considerata fonte di libertà.
L’inganno è però subito svelato. Basta leggere il libro, il cui stile narrativo a volte poeti-
co, a volte sferzante afferra il lettore sin dalle prime righe in un vortice di aneddoti,
racconti e analogie. Buona lettura! Cesare e Lucia Reverdito
SOMMARIO
Argomento ………………………………………… Pag.
Iviate alla redazione tutti i vostri contributi per posta o per e-mail, riguardanti qulche espe-
rienza, ritiro o incontro a cui avete partecipato e che ritenete significativa da condividere
con tutti noi. Verrà sicuramente pubblicata e sarà una ricchezza per tutti.