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e delle relative imperniature di ferro : il piede destro era posato in dietro, mentre il sinistro doveva sporgere di un terzo all' incirca
fuori della base e doveva avere la posizione obliqua. Sul davanti e sul fianco sinistro del cippo non appare traccia di
iscrizione qualsiasi, mentre sul fianco destro vi si trova la seguente
punto (') che mostra di aver sofferto per l'azione del fuoco e forse
per caduta o colpi, essendo scheggiato e, verso la met, completamente
AVGVRIA
AfAXIMVM QVO SALVS PR PETIT VR
QVOD ACTVM EST
L-AELIO LAMIA MSERVILIO COS >SOMPONIO FL AC CO C-CAELIO COS
minora Qy AE ACTASVNT
C. CaesoJiCZ L AEMILIO PAVLLO COS P.Vini/ClQ P ALFENO VARO COS
M. Fur O CAMILLO SEX-NONIO QVINCTILIANO COS G er m ^NICO CAESARE C-FONTEIO CAPITONE COS
(') Sopratutto la parte centrale della seconda serie della lista, nella quale si trovano i prenomi ed i nomi di L. Aemilio e P. Alfeno ed il nome di Nonio appena leggibile. Questo e la poca profondit dell'incisione fanno sorgere il dubbio che anche in qualche altro punto vi siano delle lettere indistinte, ma per quanto io abbia procurato di rilevare qualcosa
nei luoghi che pi sembrerebbero incisi da aste o curve non vi sono riuscito
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dopo l'intestazione ad ambedue con anguria; la considerazione che dei 63 cm., occupati in larghezza dal campo dell'epigrafe,
dopo il sunt, altri 9 cm. per ottenere la simmetria delle parole incise, resterebbero sempre all' incirca 14 per la restituzione di
un aggettivo di valore antitetico al maximura della prima parte.
seguito da uno spazio, avremmo, all' incirca, la sicurezza che la parola proposta potrebbe esser ben collocata nel tratto mancante. In tal guisa la nuova epigrafe ci darebbe un catalogo della celebrazione di anguria nei primi 17 anni d. Cr., i collegi consolari
maximum quo salus p(opuli) r(omani) petitur, celebrato due volte nel detto periodo, e l'altra che darebbe la serie degli auguria {minora q~\uae acta sunt appunto nel suddetto tratto di tempo. Per questo fatto stesso, per il tipo uguale delle lettere
incise, per l'intestazione generica che precede ambedue le serie,
per la ripetizione dell'a. 17 nell'una e nell'altra, deve del tutto escludersi che le due parti dell'epigrafe siano state scritte in due differenti momenti, come vuole l'editore di tale iscrizione nelle Notizie degli scavi.
e r u auguraculum capitolino
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Stabilita cos l'unit originale dell' iscrizione, esaminiamola. Innanzi tutto se, come pare, esatta la restituzione proposta, essa ci offre la notizia di una classificazione degli anguria che
noi potevamo imaginare dlie nostre fonti letterarie, ma che non ci risultava con tanta evidenza; e cio la distinzione di anguria in maiora o maxima, e minora. A tutto rigore, che esistessero anguria maiora e minora ci noto: ma la nuova denominazione
tem, sed ad vim imperii pertinere L'altra invece fondata su varie testimonianze e deriva, come si disse, dalla natura
intrinseca degli auguri, i quali si classificavano a seconda che il
Servio annota : minora enim anguria maioribus cedunt, nec ullarum sunt virium, licet priora sint . Che del resto le aquile
fosseropulcherimum augurium ci consta anche da altri luoghi
(l) Cos in Tac, Ann., II, 17; cfr. Hist., I, 62 e Serv. ad Aen.,Vl,
190 e III, 374. Sulla questione poi della priorit dei segni augurali e sul *oro valore di fronte ai successivi la quale non pu confondersi per con quella della essenza stessa dei segni vedi Serv., ad Aeri., XII, 183 Del resto pare che quanto dice Serv., ad Aen., II, 691, tronchi ogni dubbio:
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V augurium salutis
come ci consta, per esempio, che fosse un maximum auspicium il tuono da sinistra (1).
Ora, la denominazione di maximum all'augurio con cui si chiedeva la salute per il popolo romano, poteva trarre origine da
una di queste due classificazioni? Non pare, bench il luogo di Testo, sopra citato, accenni appunto all''augurium salutis, che
vedremo poi doversi identificare con l'augurio della nostra iscrizione
derivanti da quel che dicemmo sopra, a posteriori e sarebbe ben strano che l'autore dell'epigrafe avesse usato tal termine
per un augurio col quale si chiede qualcosa [quo . . . petitur), onde il suo appellativo deve far parte integrante del mezzo
non enim unum augurium vidisse sufficit, idi conflrmetur ex simili. Nam si dissimilia sunt posteriora, solvuntur priora n. V. su ci anche Marquardt, Rra. Staatsverwalt., Ili2, pag. 406. (') Cfr. Serv., ad Aen,, II, 693: intonuit laevum dove l'interpolatore
e V auguraculum capitolino
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: in quello della forma con cui l'augurio si prendeva. Difatti l'interpolatore di Servio, ad un luogo dell'Eneide (XII, 176)
in cui Enea si rivolge a varie divinit, dice : Et hoc per speciem
riorum precantur, eventusque rei bonae poscitur, ut in melius iuvent.. . . Se non erro, siamo proprio nel caso nostro : anche
qui difatti un eventus rei bonae poscitur poich salus p(opuli)
r(omani) petitur. Gi altri (') aveva messo in relazione questo passo con 'augurium salutis per la solennit di cui questo ci
pareva attorniato: ora indiscutibile ch'esso vi si riferisce, perch
(') Marquardt, op. cit., IIP, pag. 407. Vedi anche lo stesso quando
accenna alla forma ed alle formule della praecatio nelle pagine precedenti
alla citata.
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veniva rivolta alla divinit questa forma di culto, nei momenti cio di maggior pericolo per lo Stato, oppure in momenti in cui, ottenuta la tranquillit, si chiedeva, come dice il testo riportato,
non solo 1' eventus rei bonae , ma bens anche ut (dii) melius
iuvent, melius fortunent (2). Dione, nel luogo citato, dice che tale augurio si compieva
ogni anno nel giorno in cui nrjShv axquxnsov (ifae sn nXsfiov s^fjsi, [irjT vxmaqsxxxsx xicfi, firjxs fxxsxo. Per conseguenza
consolari citati sono tutti di consoli ordinari, che occuparono l'ufficio nel primo semestre dell'anno {*). Ma la cerimonia del(') Dione, XXXVII. 24, ed. Melber. (3) Poche righe pi in gi, nel luogo citato sopra: ad Aen., XII, 176. (') V. Wissowa, Religion u. Kultus d. Rom., pag. 453. Vedi anche nella stessa opera, a pag. 123, e l'articolo del medesimo autore in Pauly Wissowa, Real-Encyclopadie d. class. Altert., I, pag. 2327-2328. Queste,
con le poche parole dedicate dal Marquardt nell'op. cit., pag. 377, sono le sole trattazioni moderne eVaugurium salutis. Qualche accenno vi in Darem-
e V auguraculum capitolino
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ad essa?
E un fatto, che Dione ci ricorda una tale cerimonia due
stesso in cui venne chiuso il tempio di Giano. Ma la nostra iscrizione ci offre due nuove date: il 3 ed il 17 d. Cr., e se quest'ultimo ci porge, col trionfo di Germanico, un appoggio
alla teoria accennata, il 3 non ci darebbe altro elemento che
quello del rinnovamento della pace coi Parti, avvenuto nell'anno
precedente. In questo caso, come si comprenderebbe l'augurio con cui si domanda la salute per il popolo romano ? Augurium enim est dice lo scolio serviano (ad Aen., Ili, 89) exquisita deorum voluntas per consultationem avium aut signorum, quod tunc peti debet curri id quod animo agitamus per augurium
della loro carica e l'esser noi certi che il collegio di quelli che
riteniamo ordinari esercit le funzioni nel primo semestre (Tac, Ann. II, 41; Ovid., ex Ponto, IV, 39 seg.; Dion. Cass., LVII, 17), ci assicura della
normalit della cosa.
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V augurium salutis n
come dice Dione; ma esso fatto come rendimento di grazie e preghiera per l'avvenire, ad un tempo, affinch gli di concedano
al popolo romano di provvedere al futuro meglio ancora che durante
involontaria di fatti il constatare che nell'anno 3, per l'appunto, Augusto si fa rinnovare il periodo decennale del suo primato,
onde chiaro che proprio in quel momento, in cui le armi tacevano
Plin., n.h., II, 137; si.ofr. anche lo stesso Cic, in Cat., Ili, 18. (!) Suet., Aug., 31 : " Nonnulla etiam ex antiquis caerimoniis paulatim abolita restituit, ut salutis augurium.... . La grafia di salutisi) con la s minuscola, gi provata dal Cic, de leg., II, 21 : ... et salutem populi augurante (cfr. Wissowa, op. cit., pag. 123, il. 2), viene ora indubbiamente
confermata dalla nostra inscrizione. Non il caso quindi di spendere qualche parola a dimostrare che questa cerimonia non avea che fare
con il culto della dea Salute, come ritennero alcuni autori moderni (vedasi Marquardt, op cit., pag. 376 e seg.).
e V u auguraculum capitolino
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nostra epigrafe chiaro: per completare le nostre conoscenze vediamo ancora se possiamo stabilire pi precisamente la data in cui era effettuata e sapere in che veramente consistesse. Che
addubitato salutis augurio . Difatti egli dice che Yomrutfia ov xaOaqv sysvszo e ne dice la ragione: 'Ssooi y(> ring
bqvidtg snmctvTO, xal dia %ovx vsfiavTsvcravzo. Su ci quindi
non vi dubbio: il magistrato (nel 63 a. Cr. un console, come vedemmo), assistito dall'augure compieva la cerimonia; rivolgeva agli di la praecatio maxima chiedendo la salus populi romani e insistendo sulla clausola dell'evenius rei bonae con la formula
la sedizione catilinaria si manifest esteriormente nell' estate del 63, ebbe il suo culmine nell'ottobre e fin nel deeembre: se quindi i pochi giorni di Cicerone debbono riferirsi, come
non dubbio, a quest' ultimo periodo, i pochi mesi che separarono
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V u augurium salutis
e sul suo svolgimento nel corso dei secoli : si sar pur celebrata , codesta cerimonia, ogni anno, come vuole Dione, ma a noi non
ne resta traccia e solamente ora che la nuova epigrafe venuta ad
accrescere le nostre cognizioni, possiamo formare una lista, sempre
breve per, delle date in cui fu compiuta. Finora ci dovevamo limitare a sapere che essa si effettu negli anni gi indicati, e che nel 49 d. Cr. Claudio la rinnov dopo un certo numero di anni di interruzione (-). Diamo quindi, per completare questa prima parte della nostra illustrazione, l'elenco, secondo le nostre fonti attuali, della celebrazione dell' augurium salutis.
L. Visellio cos.]K
C. Pompeio cos. )
fosse esatta. Vedi a questo proposito la mia comunicazione in Boll, di (il. class., XVII, 8. (-) Agere augurium la frase tecnica e classica; Vair., I. I., VI, 42: Augures augurium agere dicuntur, quom in eo plura dicant, quam faciant . Cfr. Cic, de of., III, 63; de div., I, 22; Serv., ad Aen., III, 20; Plin., n. li, XVIII, 14. Pi tardi si ha anche capere e captare augurium: Liv X, 7, 10; Val. Mass., Vili, 2, 1. () Dion. Cass., XXXVII, 24; Cic, de div., I, 105. (*) Dion. Cass., LI, 20; cfr. Suet., Aug., 31.
(5) La restituzione di questi due anni dovuta all'epigrafe che illustriamo
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Il fatto che Vaugurum salutis qualificato per maximum e che nel 17 si la menzione di una doppia cerimonia augurale
, anche prescindendo dalla restituzione proposta di minora innanzi al q]uae acia sunt, ci fa attribuire questa seconda
met del catalogo augurale a cerimonie di carattere assolutamente
solare. D'altra parte, secondo le nostre attuali cognizioni non ci dato di stabilire in nessun modo di quale cerimonia si tratti : non certamente della consueta degli auspici per l'entrata in carica
dei consoli e degli altri magistrati o per il buon esito delle spe-
tiva che altro, ed fondata sulla pura e semplice indicazione di Tacito, la quale, come jri abbiamo detto, non possibile controllare. Non per
neppure il caso di respingerla. Abbiamo gi visto a pag. 125 seg. come Vaugu-
rium salutis sia compiuto sempre in momenti straordinari per i fatti avvenuti e per quelli avvenire. Ora come si capisce che Claudio l'abbia rinnovato
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dizioni intraprese : non si capirebbero, ammettendo ci, le lacune di vari anni, assolutamente impossibili con tale ipotesi. Si deve quindi ritenere che si trattasse di cerimonie augurali di carattere
stretto conto. Come si vede, adunque, il lavoro non tale n da condursi qui, n da esporsi; basti aver fatto notare al
lettore l'importanza della cosa, affinch non gli passi inosservata
questa seconda parte dell'iscrizione che pu riuscire forse di maggiore utilit e di non minor interesse della prima.
Prima di chiudere questo primo capitolo del nostro studio,
ci sia consentito per di dire qualche parola sull'elenco consolare
dal semplice catalogo che abbiamo studiato. Ci limiteremo, per comodit degli studiosi, a dare l'indicazione dei pi noti lavori moderni che si consultano per i collegi consolari dell' impero.
e V u auguraculum capitolino
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e I, pag. 50.
: v. Vaglieri, pag. 68 e 206 ; Liebenam, pag. 9 ; Klebs, 1, pag. 18, e III, pag. 226. 8 d. Cr. \_M. Fur~\io Camillo Sex. Nonio Quinctiliano cos. Cos in tutte le fonti: v. Vaglieri, pag. 144; Liebenam, pag. 9; Klebs, II, pag. 100 e pag. 414.
12 d. Cr. \_Germ]anico Caesare G. Fonteio Capitone cos. Cos
in tutte le fonti: v. Vaglieri, pag. 148; Liebenam, pag. 9; Klebs, II, pag. 178 e pag. 86. 17 d. Cr. [.] Pomponio Fiacco C. Caelio cos. Cos C. P, pag. 70 (F. Arv.); C. XI, 1356 (P. Jun.); Coli. leg. 15,
2, 1 ; Chron.; F. Hyd. ; Cass. ; Chron. Pasch.
[6". Cael~]io L. Pomponio Fiacco cos. Cos C. VI, 10051; Dione, LVII ind. e 17 ; Tac, Ann. II, 41.
V. Vaglieri, pag. 194; Liebenam, pag. 10; Klebs, I, pag. 261
pare, ad una distinzione tra le fonti cronografiche e le letterarie. Si noti poi che una facile confusione nella disposizione dei nomi dei consoli avviene sempre pi che ci allontaniamo dai periodi
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queste diversit delle fonti dei collegi consolari, le quali per per
l'impero non hanno l'importanza che hanno per i tempi antichissimi
(I).
*
e V auguraculum capitolino
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, coperto di verbene ('), nel centro del quale vi doveva essere forse soltanto il tabernaculum, ma non, come si erroneamente
voluto, un edificio che servisse di riunione e dove si contenessero
(') Che fosse coperto di verbene se non totalmente, almeno in parte, risulta dall'attestazione degli autori, secondo i quali dall'arce si strappavano
le piante quando i feziali erano inviati all'inimico a dichiarar guerra o a fare pace. Vedi Plin., n. h., XXII, 5 (cfr. XXV, 105); Liv., I, 24, 5
e XXX, 43, 9; cfr. Festo, pag. 468, De Ponor.
(a) Cosi voleva Marquardt, op. cit., pag. 399. A buona ragione il Jordan
(I, 2, pag. 105) respingeva tale opinione che non ha alcuna probabilit
di cogliere nel vero, sia perch sulla localit dell'archivio non abbiamo notizie
(*) De Off. Ili, 66, che riporta pi precisamente il testo della fonte comune tanto a lui che a Val. Mass. Vili, 2, 1.
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augurium salutis
Livio ('). Bice il primo difatti che verso la fine del III sec.
a. C. (2) gli uguri obbligarono Ti. Claudio Centumalo ad abbassare
, dir meglio dall'arce, a mezzogiorno, quindi anche Vauguraculum doveva guardare a mezzod. Livio d'altra parte, descrivendo
Giunone in libris augurum praeesse dicitur auspiciis (Auct. Serv. ad Aen. IV, 45). Ma rispetto al maggiore come era situato il
minore? Se noi uniamo al gi detto il probabile elemento derivante
e V auguraculum capitolino
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di questo cippo, indubbiamente inciso tra il 17 ed il 49, se non tra il 17 ed il 24 d. C. (v. sopra pag. 128 e ricorda
Tac, Ann. II, 83 se volessi, senza molto fondamento per, pensare
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Streniae sacello, quae pertinet in arce(m), qua sacra quotquot mensibus feruntur in arcem et per quam augures ex arce profecti solent inaugurare. Huius sacrae viae pars haec sola vulgo
quod eo itinere utantur sacerdotes indulium sacrorum confciendorum causa. Itaque ne eatenus quidem, ut vulgus opinatur,
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dell'arce, che probabilmente con una scala se ne raggiungeva la sommit. Per l'unica scala di cui ci resta attestazione sicura
quella delle Gemoniae e non eia certo per essa che doveva
passare il corteo degli uguri quando scendeva dall'auguracolo per le inaugurazioni di rito. Ne segue che la via sacra
deve aver raggiunto l'arce, sino alla quale, come vedemmo, le
fonti ci dicono andasse, precisamente con un clivo che per superare
al di sopra delle lautumiae e piegare ancora fino a collegarsi con lato orientale della rocca capitolina presso a poco nel
punto ove ora l'abside dell'Aracoeli. Potrei forse con un'indagine
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V i augurium saluts
anche nella Storia degli Scavi del Lanciani, voi. II pag. 57)
dopo aver parlato del clivo capitolino (pag. 43) ch'egli giustamente
cominciava dall'arco di Settimio. Et si pu credere che fosse honoratissimo s per ch'egli facesse corrispondenza a l'arco s ancora per la selicata di grosse pietre che pochi anni sono,
(') Tutta l'antica topografia di questo lato , in parte per mancanza di testimonianze e pi ancora per mancanza di scavi, ignota. La non molto chiara localizzazione del macellum, p. es., per la quale vedi Jordan, op. cit. pag. 433 seg., e soprattutto pag. 435, potrebbe forse chiarirsi con la nostra congettura dando differente valore a Varr. de i. I. V, 15, 1. E cos altre questioni. (a) Su di esse v. Eichter, op. cit., pag. 118 seg., bench io non sia molto convinto, p. es., che la strada ricordata in Dione Cassio, LVIII, 5 sia proprio una scala o non sia magari da identificarsi piuttosto con il prolungamento
della via sacra, nel qual caso il tracciato da me sopra ideato dovrebbe
esser leggermente modificato. V. su ci anche l'articolo dello stesso Eichter in Hermes XVIII (1883) pag. 125-27.
e V u auguraculum n capitolino
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destinato a decorare la parte posteriore de'auguraculum, in serie allineata lungo una delle pareti del tempio di
Giunone.
Per concludere, affinch nessuno neghi l'importanza della nuova epigrafe, ecco a quali risultati ed a quali problemi ci ha
condotto il suo studio :
1) maggiori notizie sul!'augurium salutis e complemento delle serie delle date in cui fu celebrato;
2) constatazione che la rettifica proposta al testo di Tacito
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3) indizio di una distinzione degli anguria a noi prima ignoti e non improbabile mezzo di un pi sicuro studio su di
essi;
Giovanni Costa.