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A seguito dell’introduzione del decreto legislativo 460/97 la disciplina normativa tributaria del Terzo
Settore ha subito profondi cambiamenti, a cominciare dalla redazione degli statuti che
regolamentano gli enti non profit. Il suddetto decreto è intervenuto a dettare disposizioni sul
versante fiscale, senza coordinarsi con la disciplina civilistica delle associazioni, relegata peraltro a
pochi articoli del codice civile. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di esaminare “sul campo”
il recepimento delle previsioni contenute nel decreto legislativo 460/97: partendo da uno statuto di
associazione culturale costituitasi nel 1998 si è analizzato punto per punto il documento
verificandone la compatibilità con quanto previsto dall’innovata disciplina normativa fiscale. Lo
statuto oggetto di studio è stato tra i primi elaborati sulla base del decreto legislativo 460/97: dalla
data di costituzione a oggi non sono mai state deliberate modifiche statutarie. Dopo sei anni
dall’introduzione del nuovo corpo normativo si è voluto evidenziare la trasposizione pratica delle
norme di legge, anche alla luce della produzione normativa successiva al decreto legislativo 460/97.
L’analisi ha quindi preso le mosse da un duplice confronto: le norme statutarie sono state analizzate
alla luce sia del Decreto Legislativo 460/97 sia di quanto previsto dal Libro I del Codice Civile. La
conclusione del confronto ha fatto emergere la conformità dello statuto al dettato della normativa
civilistica, ma la non perfetta rispondenza dello stesso alla normativa del decreto legislativo 460/97,
con la conseguente perdita dei benefici fiscali previsti per gli enti non profit laddove, come nel caso
di specie, lo statuto risulti non adeguato alle disposizioni tributarie in vigore. La conformità dal
punto di vista civilistico è peraltro derivante dal fatto che l’associazione in esame, in quanto
“associazione non riconosciuta”, ha più ampi margini per definire una propria statuizione
regolamentare. Infatti, alle associazioni di tal genere è lasciata maggiore autonomia di
regolamentazione interna rispetto, invece, a quanto disposto dal codice civile per le “associazioni
riconosciute”. Diverso è invece il discorso sul piano fiscale in quanto il decreto legislativo 460/97 si
rivolge a tutto il Terzo settore, facendo solo uno specifico distinguo per le Organizzazioni non
lucrative ad utilità sociale (ONLUS). Con tali premesse è gioco-forza, all’atto pratico, improntare la
redazione degli statuti delle associazioni cercando di contemperare il dettato sia della normativa
civilistica sia della normativa fiscale. Il lavoro svolto si è proprio orientato in tal senso, mostrando
come sia possibile redigere contenuti statutari, rispondenti ad entrambe le normative, che
consentano di beneficiare delle agevolazioni fiscali previste e che siano, nel contempo,
perfettamente funzionali alla realtà di vita e alle esigenze concrete dell’associazione, senza quindi
degenerare in previsioni sterili, a volte anche prive di significato, incluse solo per un formale rispetto
del dettato di legge. L’analisi fatta articolo per articolo con questo spirito è completata da
riferimenti normativi e da osservazioni di natura operativa tratte dalla pratica professionale.
lo statuto preso in esame esplicita una lunga serie di attività tramite le quali perseguire le finalità istituzionali.
Nel caso di un’associazione riconosciuta tale valutazione è obbligatoria dal momento che spetta all’autorità
amministrativa il vaglio delle possibilità di svolgimento dell’attività in considerazione del patrimonio che si ha a
disposizione. Nel caso di un’associazione non riconosciuta è comunque opportuno considerare se lo svolgimento
di alcune attività sarà mai possibile nel futuro alla luce dell’organizzazione attuale e prospettica e del patrimonio
a disposizione. Alcuni associati, infatti, potrebbero essere indotti ad aderire all’associazione non solo per i fini
che essa persegue, ma anche a causa delle modalità attraverso le quali essi sono raggiunti.
Lo statuto preso in esame disciplina la durata dell’esercizio sociale all’interno di un articolo nella sezione
“Soci”. Dal momento che la decorrenza dell’esercizio sociale incide non solo sul rapporto associativo ma anche
sull’espletamento di ulteriori adempimenti (es. approvazione del rendiconto) è consigliabile trattare tale aspetto
in un apposito articolo
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è consigliabile stabilire la decorrenza dell’esercizio sociale in relazione alla tipologia di attività svolta
dall’associazione 4 il riferimento a “soci”, “associati” e “partecipanti” è contenuto nel D.Lgs. 460/97, ma non viene
precisato se si tratta di sinonimi o di casistiche differenti: potrebbe essere utile fornire una definizione nello
Statuto.
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l’articolo 16 del codice civile lo prevede espressamente per gli enti riconosciuti. Lo statuto preso in esame
conferisce, invece, al consiglio direttivo, a suo “insindacabile giudizio” la potestà di decidere in merito
all’ammissione di nuovi associati. Per una maggiore trasparenza e tutela degli associati è preferibile stabilire
sempre diritti e doveri degli associati e meccanismi di difesa a cui ricorrere (es. l’assemblea degli associati)
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è necessario distinguere chiaramente le diverse cause di cessazione del rapporto associativo, disciplinandone
le modalità pratiche (compiti dell’Assemblea, compiti dell’organo amministrativo, tempistiche, mezzi di
comunicazione), nello stesso Statuto associativo oppure in apposito regolamento : a) recesso/ dimissioni = il socio
decide volontariamente di non fare più parte dell’associazione, sempre che lo statuto non preveda l’obbligo
dell’adesione all’associazione per un tempo determinato. Il socio deve comunicare per iscritto al Consiglio
Direttivo la propria volontà. b) esclusione/radiazione = l’organo amministrativo decide l’esclusione del socio per
indegnità cioè se viene riscontrato un comportamento contrario allo spirito associativo
c) decadenza = la decadenza si verifica quando vi è mancato adempimento ad un obbligo oppure quando si rileva
il venir meno di uno dei requisiti di ammissione (ad es il socio non paga la quota associativa e pertanto non
esercita più alcun diritto per diverso tempo)
d) Decesso sociale trimestre dell’esercizio sociale la quota associativa versata è considerata valida anche per
l’esercizio successivo. Le quote o i contributi associativi sono intrasmissibili anche per causa di morte e non
sono rivalutabili.
Art. 10
Gli associati cessano di far parte
dell’associazione per i seguenti
motivi: Decesso Dimissioni
volontarie L’associato deve
comunicare per iscritto al
Consiglio Direttivo le proprie
dimissioni che avranno effetto da
______ Esclusione Il Consiglio
Direttivo a maggioranza assoluta
dei suoi membri decide
l’esclusione dell’associato se
viene riscontrato un
comportamento contrario allo
spirito associativo Decadenza Il
Consiglio Direttivo decide sulla
decadenza del rapporto
associativo se l’associato viene
meno all’adempimento di un
obbligo oppure quando si rileva la
mancanza di uno dei requisiti di
ammissione. L’associato che per
oltre un anno non paga la quota
associativa non esercitando più
alcun diritto viene considerato
decaduto In nessun caso
l’associato potrà ripetere i
contributi versati.
Art.11
L'assemblea dei soci, su proposta
del Consiglio Direttivo, può creare
dei COMITATI ONORARI composti
da non soci che si sono distinti
per particolari meriti riguardanti
l’associazione. I soggetti facenti
parte di tali comitati prendono
parte all'attività dell'associazione
ma non possono ricoprire cariche
nell' associazione stessa né
hanno diritto di voto.
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Altri organi dell’Associazione possono essere liberamente previsti nello Statuto, oltre a quelli obbligatori per
legge (es. il tesoriere, il collegio dei probiviri, il segretario generale, le commissioni di studio). Tale previsione,
tuttavia, obbliga le Associazioni ad indicare dettagliatamente la loro composizione, la relativa modalità di nomina,
il loro funzionamento e la loro durata, vincolando quindi in modo risoluto il comportamento delle stesse
Associazioni, che possono privarsi di tali organi soltanto mediante una modifica statutaria.
considerato il fine non lucrativo delle Associazioni, per distinguere l’organo esecutivo da quello delle società
commerciali, è preferibile definirlo non Consiglio d’amministrazione, bensì Consiglio Direttivo.
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il codice civile non fa distinzione tra assemblea ordinaria e straordinaria i cui compiti sono demandati alla libera
determinazione delle parti. Per le sole associazioni riconosciute, il codice civile disciplina il quorum costitutivo e
il quorum deliberativo (art.21). Il quorum minimo costitutivo è rappresentato dalla metà degli aventi diritto al voto
e il quorum minimo deliberativo è dato dalla maggioranza dei presenti. Per le sole modifiche statutarie il quorum
minimo costitutivo è rappresentato dalla presenza dei tre quarti degli aventi diritto al voto e il quorum minimo
deliberativo è la maggioranza dei presenti. Per lo scioglimento e la devoluzione del patrimonio dell’associazione il
quorum minimo deliberativo è rappresentato dal voto favorevole di almeno i tre quarti degli aventi diritto.
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non sussistendo specifica normativa civilistica, e, considerata la necessità di trasparenza e democraticità
richiesta dalla normativa fiscale per il funzionamento delle associazioni ai fini dell’attribuzione dei benefici fiscali,
è opportuno definire modalità di convocazione che realizzino concretamente la possibilità per gli associati di
partecipare all’ assemblea, relativamente a:
1. termini congrui di convocazione per prima e seconda convocazione;
2. avvisi idonei a lasciare traccia della trasmissione e ricezione;
3. localizzazione e visibilità dell’avviso
4. numero delle deleghe consentite per ciascun socio Per ragioni di opportunità si consiglia di non evidenziare
nello statuto i termini per la seconda convocazione dell’assemblea, ma di definire i termini di volta in volta negli
stessi avvisi di convocazione.
investito Per le delibere attinenti alle
dei più materie espressamente
ampi indicate nel presente statuto
poteri [ad esempio per l’elezione
per del presidente] o nel
regolamento interno, il
Consiglio Direttivo può
ATTO SUGGERIMENTI ATTO RIELABORATO
PRESIDENTE Art. 25 Il 1. la rappresentanza legale PRESIDENTE Art. 30 Il
Presidente ha la dell’associazione spetta al Presidente. Presidente ha la
rappresentanza legale della rappresentanza legale della
Associazione; presiede il Associazione; presiede il
Consiglio di Amministrazione e Consiglio Direttivo e le
le Assemblee. In caso di Assemblee. In caso di
assenza o di impedimento del assenza o di impedimento
Presidente le sue funzioni del Presidente le sue
vengono svolte dal Vice funzioni vengono svolte dal
Presidente. Vice Presidente, se nominato
oppure dal consigliere più
anziano.
l'amministrazione ordinaria e b. Per le ONLUS sono previsti dei limiti Art. 25 Il Consiglio Direttivo
straordinaria della società, ed massimi ai compensi per gli amministratori è investito dei più ampi
è autorizzato a praticare (art.10, co. 6, lett.c). c. per le sole poteri per l'amministrazione
particolari incentivi atti associazioni sportive vige il divieto di ordinaria e straordinaria
all'attuazione dei fini sociali Il ricoprire cariche sociali in altre società o dell’Associazione fatto salvo
Consiglio di Amministrazione associazioni sportive nell’ambito della per il compimento di atti od
ed ha la ATTO SUGGERIMENTI ATTO RIELABORATO
facoltà
REGOLAMENTI INTERNI ART
di
39 Al fine di meglio
disciplinare il funzionamento
degli organi sociali, delle
cariche sociali e di
migliorare la realizzazione
degli scopi e dell’oggetto
sociale, l’assemblea può
approvare dei regolamenti
interni alla cui osservanza
sono tenuti tutti gli associati
ATTO
lo statuto può concedere ai soci minorenni la possibilità di esercitare il diritto di voto il cui effettivo esercizio è
demandato a chi esercita la patria potestà
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il numero delle deleghe consentite per ciascun socio dipende dal numero degli associati; si potrebbe quindi
anche optare per un limite espresso in percentuale
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Laddove si vogliano indicare particolari compiti amministrativi nello statuto, questi dovranno essere chiari e
comprensibili, non mai indeterminati e imprecisi, oppure si possono demandare i dettagli ad apposito
regolamento.
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Si può ricorrere anche a liste, sempre però nel rispetto del principio di democraticità e di esercizio del voto
singolo.
15 L’amministrazione dell’associazione può essere affidata anche ad una sola persona: tutto dipende dalle
dimensioni e dalla complessità dell’associazione che deve essere gestita
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nel caso di consiglio direttivo nominato a tempo indeterminato potrebbero scattare i presupposti che negano la
libera eleggibilità degli organi associativi determinante ai fini dell’ottenimento delle agevolazioni fiscali
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i poteri del Tesoriere (come di qualsiasi altro organo dell’associazione) sono stabiliti dalla libera determinazione
delle parti. Il testo dell’articolo sopra riportato è solo un esempio tra i tanti
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“Il revisore sociale” ******
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il numero dei revisori dipende dalla tipologia di associazione e dall’ampiezza della sua organizzazione
20 Si tratta di una eventualità prevista dallo Statuto a tutela patrimonio dell’Associazione, in nessun caso imposta
dalla normativa vigente