Uno scritto sul senso dell'identità nell'ambito della ricerca della Psicologia Transpersonale tramite il lavoro di Biotransenergetica. Uno scritto didattico, facente parte il percorso per il titolo di Counselor in Biotransenergetica: archetipi, stati di coscienza, risveglio e consapevolezza sono alcuni dei temi trattati tenendo sempre nell'altra mano la tradizione filosofica come metro di confronto e di accompagnamento.
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Uno scritto sul senso dell'identità nell'ambito della ricerca della Psicologia Transpersonale tramite il lavoro di Biotransenergetica. Uno scritto didattico, facente parte il percorso per il titolo di Counselor in Biotransenergetica: archetipi, stati di coscienza, risveglio e consapevolezza sono alcuni dei temi trattati tenendo sempre nell'altra mano la tradizione filosofica come metro di confronto e di accompagnamento.
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Esercizio di meditazione alo specchio. Esercizio di meditazione alo specchio. di Francesco Pivato 1 Il Signore del Doppio. Il Signore del Doppio. Esercizio di meditazione alo specchio. Esercizio di meditazione alo specchio. di Francesco Pivato 2 Se vogliamo restituire alla storia delluomo il versante scordato [] dobbiamo, ciascuno di noi, prendere del tempo per fermarci ad ascoltare, esplorare oltre alla dimensione del fare, anche quella del non fare. !uoi dire padre che quando luomo rincorre le certe""e dellabitudine e ad esse si aggrappa, crea una sovrastruttura e trascura la struttura, crea un ordine e trascura l#rdine, crea lartificiale e trascura il naturale$ %ierluigi &attuada Sono uscito di casa, sono sceso in strada, sono entrato in un negozio ed ho comprato uno specchio. Sono rientrato, ho acceso una candela, piantato un chiodo nel muro ed ho appeso lo specchio di fronte a me, di fronte al computer dal ' quale sto scrivendo. Ho cominciato ad osservarmi. Ascolto ed osservazione. Guardarsi. i sono fermato a guardarmi. !ratti somatici a"ituali, forme e colori che sono sempre gli stessi e che cam"iano col passare del tempo e con l#accumularsi delle esperienze. $oci di persone emergono dall#antro dei ricordi, sensazioni di una spiazzante semplicit% che confondono quei tratti, occhi che difficilmente o""ediscono alla fermezza di guardare, del semplice guardare e che cercano di inventarsi nuove strutture di forme per provare a sfuggire dalla cruda evidenza del dato. Sono io. & non sono io. 'n altro mi osserva osservarmi. Il mio corpo, se pur seduto comodamente sulla sedia, vi"ra, cerca nuove conformazioni, necessita di movimento e contrasta la volont% consapevole e cosciente di stare fermo. & lo specchio, oggetto di una semplicit% "anale, che nel modo a"ituale cronicizzatosi ed incancrenitosi nelle mie cellule ( da sempre oggetto di vanit%, ( di super"ia, di autocele"razione, diventa una porta. )ui sono io. & di l% sono io. Per seguire l#indicazione cardine che la *!& ha posto come principio per la crescita, l#osservazione, l#autosservazione, mi guardo e guardandomi mi sdoppio, divento altro da me. Sono due pur essendo uno. !ento, attento, e attendo di a""andonare la pretesa di unitariet% della mia coscienza e lascio che lo specchio prenda il sopravvento fino a che lui, quel lui dentro, al di l% dello specchio sia il vero vivente ed io pallida immagine di unitariet% di una miriade di contenuti che, per a"itudine, chiamo miei. +on so cosa sia la meditazione, non ho mai seguito corsi n, letto li"ri. Sto solo imparando a restare ed osservare. & d#un tratto l#osservazione di un contenuto formale scompare, si priva di senso e il volto di lui scompare dalla schermo dello specchio, si annerisce, diventa un#om"ra. -o specchio si svuota, diventa il vuoto che mi ) mostra il me al di l% di me. l#om"ra. -#ho chiamata esercizio di meditazione questa /cosa0 che sto facendo e che prende corpo man mano che pigio i tasti senza un ordine preciso e precostituito, progettato, ma potrei chiamarla autocaptazione in diretta di un#immagine, un disegno che sono i tratti del mio volto. Appaiono con spaventosa evidenza i tratti somatici chiarissimi anche se parziali di persone che io sono pur restando io. appare la filiera della mia famiglia, appare mia sorella dall#occhio destro, appare una "occa semispalancata di una persona indecisa e spaventata, pietrificata dalla paura, appaiono i "affi di un uomo carismatico e autoritario. -#a"itudine di un volto noto, non conosciuto, che assale le mie connessioni neuronali nell#istante in cui rivolgo gli occhi allo schermo dello specchio, dopo "reve tempo si riordinano, si modificano, si decostruiscono per ricostituirsi in nuove strutture che mi dicono * altro. Il mio sdoppiarmi che lo specchio mi consente, mi impone, non si ferma pi1, in una spirale vorticosa di creazioni sempre nuove e da due divento quattro, poi otto, poi sedici. A"ituare la mente a non a"ituarsi. 2estare ed osservare. In questa tesina, con l#aiuto, il sopporto ed il sostegno dello specchio visto come strumento di &31 4non per niente in tempi non troppo lontani si comandava di non guardare troppo lo specchio altrimenti si rischiava di vederci il diavolo5, mio ori3% de ca"eza e Signore di ogni inizio, voglio chiarire e chiarirmi il senso di queste parole. chi ( io6 7hi cresce nella crescita6 7hi cammina nel cammino6 7osa significa osservarsi6 Intraprendo un percorso, d8 corso al mio processo, non espongo risultati acquisiti. 7on lo specchio, dallo specchio e con il supporto della filosofia 49:;<=><9?@5, dell#amore per la conoscenza al di l% della conoscenza, della + consapevolezza. 'n cammino verso l#'no che ( nel due. 1. Percezione di s. Il nome. Io mi guardo. In questo istante, qui ed ora, sto riempiendo la mia retina miope dell#immagine di me. Accolgo in quel tessuto recettivo che ( l#occhio, i fotoni provenienti di rim"alzo da una lastra argentata impressionata momentaneamente, a sua volta, da quelli che emette il mio volto. Percepisco il mio volto. +ella Fenomenologia dello Spirito, a questo proposito, Hegel dice che la percezione ( il momento in cui la coscienza rileva l#illusoriet% e la contraddittoriet% della cosa percepita. Interessante. Io percepisco e nel momento in cui percepisco me stesso mi accorgo che quella serie di fotoni che percepisco e a cui d8 il nome di io in realt% non sono altro che dei fotoni con una loro coerenza strutturale e che ( solo la mia , mente a farne una cosa, nel momento in cui pretende di chiamarli con il nome di io e quindi di farli essere ci8 che non sono 4io, chiaramente, non sono i fotoni5, la quale, cosa, di per s, non ha nessuna pretesa di unitariet% e coerenza dato che, nell#istante in cui sposto la testa, quegli stessi fotoni rim"alzati dallo specchio si perdono, diventando altro. )uindi, guardandomi, io percepisco me solo illusoriamente, ( la mia mente che si ostina a vedere in quella conformazione di fotoni il mio volto, mentre il mio volto non (. A solo, appunto, una particolare conformazione di fotoni. Per percepire una cosa, la mia mente ha "isogno di una struttura solida e coerente sotto la quale ru"ricare ci8 che percepisce. 'n oggetto, insomma. Io percepisco solo oggetti cio( cose dotate di sta"ilit% e coerenza. A questi oggetti, a cui posso attri"uire universalit% 4una mela ( una mela per tutti5, la mia mente d% un nome. Io mi - chiamo, ho un nome. )uando mi presento, mi manifesto a chi non conosco, d8 il mio nome, mi ru"rico sotto la categoria universale di un determinato nome proprio. Io sono Francesco. Do un#immagine mentale di me riconosci"ile da tutti sotto questo sim"olo che ( il mio nome. a il nome ( la cosa nominata6 )uando mangio la mela, io ne mangio il nome6 Io sono il mio nome6 -o specchio risponde. non appare nessuna targhetta n, nessun segno visi"ile o percepi"ile sul mio volto che possa dimostrare che io sono Francesco. Potrei "enissimo essere Andrea o Alessandro. Il nome non ( la cosa. A la mia mente ad associare ad una cosa un sim"olo, sempre quello, per me. la mia mente, quando mi vede, mi saluta chiamandomi per nome, dicendo di me quello che io non sono. &cco la contraddizione. Io sono Francesco eppure non sono Francesco. +on sono il mio nome. -a mia mente, illusoriamente, si ostina ad associare una 1. percezione ad una cosa diversa da quella percepita. Di tutta la mia vita, dell#insieme delle mie esperienze vissute, dei miei dolori e delle mie gioie, delle mie ansie, delle mie paure e di tutto ci8 che mi porto dentro, la mia mente restituisce solo un concetto universale, sta"ile e valido per tutti che ( il nome Francesco. +ell#atto immediato del percepire. 7ome dice Hegel, se nella percezione si presenta qualcosa di contraddittorio, questo ( da riconoscere come mia pura riflessione. -a contraddizione ( riflessione. -o specchio che riflette ( di per s, contraddittorio. Doppio perch, sdoppia, inganna, la sua come la mia riflessione. S"arra la strada all#ingresso pi1 profondo perch, svia. Spunta la codina di &31. Il volto ( paradossalmente la nostra carta d#identit%, ci8 che principalmente e prima di tutto ci permette di essere riconosciuti dagli altri e l#unica parte di noi che ci ( impedita alla visione 11 diretta. Io non vedo direttamente il mio volto. Sono costretto a servirmi di uno strumento esterno per vedermi, per vedere di me quello che gli altri di me hanno sempre sotto gli occhi. &cco cosa c#( di contraddittorio nella visione del volto. & questa contraddittoriet% ce la mette la mia mente. Perch, si fissa a ritenere il volto come il /nome del corpo0. a io, visivamente parlando sono tutto proprio tranne il mio volto. -a *!& insegna una modalit% di osservazione diversa. io con gli occhi posso vedere cose che stanno al di l% del visi"ile propriamente detto, posso rendermi consapevole di ci8 che nel visi"ile non ( il visi"ile, ma che, nello stesso tempo lo costituisce, lo informa, come dice -attuada, ne d% la forma che poi noi ci a"ituiamo a riconoscere, ma che ( cosB solo perch, il nostro modo di percepirla ce la manifesta cosB e non altrimenti, non perch, sia cosB in s,. 12 Sfoco la mia vista guardandomi allo specchio 4guardo senza guardare5 e percepisco, sento con l#aiuto di un sentire pi1 profondo il mio volto che quindi anche nella sua immagine si sdoppia perch, si approfondisce. )uesto ( quello che vedo. mi rilasso, respiro e guardo. olte espressioni si alternano su un volto immo"ile. lo smarrimento, l#apatia, la tristezza, il viso malinconico di uno che non sa cosa fare. Ad un certo punto om"re si spandono sul mio volto e la parte destra ( quella in cui le om"re si concentrano perch,, in realt%, ( l#unica che riesco a vedere poich, la parte sinistra sem"ra rimanere del tutto esclusa dalla visione. Poi sem"ra che io stesso volti completamente la testa mostrandomi la mia nuca nel gesto di andarmene da di lB. Gli occhi chiedono di essere chiusi, i "ul"i oculari cercano movimenti che riportino i punti di riferimento a"ituale, i movimenti involontari e scattosi del mio collo 1' cercano di fuggire a quella visione. 2esto e respiro. Il mio volto d#un tratto, spaventosamente si trasforma nel viso di una persona sconosciuta con un#espressione di terrore, non riesco pi1 a vedere i miei occhi che sem"rano sfocati e coperti da una coltre di ne""ia. 'n "rivido mi percorre violentemente la spina dorsale. Ho paura. )uel volto sem"ra aver visto qualcosa di tremendo. 2esto anche se ho paura. i fermo per scrivere e anche scrivendo, riportando questa esperienza sono percorso da "rividi. 'n volto sconosciuto ha fatto capolino tra i tratti di quello a"ituale. 7hi sono io6 Indu""iamente, come insegna la *!&, qualcosa, qualche entit% segregata a"ita i lineamenti del mio viso e da ci8 che ( noto appare qualcuno che vuole farsi conoscere. )ualcuno che ( mio, ma che io, il mio S,, l#osservatore non (. &ccola lB, chiaramente, per un istante "revissimo, ma tremendo ed eterno, l#om"ra di me. 1( C. La mente e il ruolo di Ex. -a mente mente. -a mente svia. 7i fa credere di essere in grado di darci la realt% delle cose quando in verit% ci dice solamente ci8 che le cose non sono, ci8 che ci siamo a"ituati a credere che le cose siano. -a mente ( una parte insostitui"ile di noi. Da sempre ci viene detto che ( ci8 che ci differenzia dagli animali. !utta la nostra cultura Dccidentale ( "asata sul predominio della mente che si traduce nel predominio fisico, territoriale, economico, culturale. 7osB come ci siamo da secoli a"ituati a pensare che la mente 4una parte5 de""a avere il controllo e il dominio del corpo 4il tutto5E cosB, necessariamente, ci siamo a"ituati a pensare che la nostra civilt% de""a avere il controllo di tutto il pianeta. & anche adesso quando lo vediamo in crisi, ci adoperiamo affinch, il +oi che siamo ripari a quella crisi stessa adottando sempre gli stessi modelli 1) concettuali. a ogni scuola e aestro spirituale insegna che la mente inganna, che ( una sorta di nemico che ci troviamo in seno e che do""iamo prima di tutto sconfiggere per entrare veramente e propriamente in un cammino spirituale. Dvviamente, questo modo di intendere le cose non pu8 che, ancora una volta, essere influenzato dagli stessi schemi concettuali nei quali siamo cosB immersi da risultare impossi"ile che ci rendiamo conto di quanto forti sono. -a mente 4con la emme minuscola5, l#intelletto separa. & questa separazione ( contrasto. -#intelletto lavora sulla "ase di concetti parziali che si completano complementariamente attraverso la contrariet%. "ianco o nero, grande o piccolo, "ene o male. !utte le gradazioni intermedie funzionano solo sulla "ase di questa distinzione iniziale. Per la filosofia, l#essere nasce attraverso la negazione. se non esistesse ci8 che nega, quindi separa, distingue, mette in 1* contrapposizione, nulla sare""e. Dgni cosa ( se stessa in quanto non ( ci8 che ( diverso da s,. -a penna per essere penna, necessariamente deve non essere tutto ci8 che non (. Altrimenti non sare""e penna, ma foglio, foglia, legno, etc. ogni cosa che (, per essere se stessa, deve distinguersi, separarsi, astrarsi da ci8 che non (, dal resto, dall#altro da s,. & questo, non per una legge universale di cui la filosofia e quindi 4passatemi l#associazione immediata5 la cultura Dccidentale a""ia fatto profonda esperienza, ma solamente per una questione logica. 'na cosa o ( A o ( non=A. non ci si scappa. !ra A e non=A, come dicevano i medievali, tertium non datur, un terzo non si d%, non esiste. )uindi, seguendo queste regole logiche che per la nostra cultura valgono ur"i et or"i, tanto da non renderci nemmeno conto che le applichiamo, o la mente ( "uona, quindi non ( cattiva, o la mente ( non= "uona, quindi, in definitiva, cattiva. Perci8 si 1+ pone uno s"arramento e una distinzione. se considero la mente "uona, non posso intraprendere un cammino spirituale perch, la seguir8 nel suo eterno distinguere e separare, se la considero cattiva posso, teoricamente, intraprendere un cammino spirituale perch, non la seguo nel suo eterno separare e quindi separarmi 4dall#'nit%5. 7redo di non seguirla, ma l#ho gi% da sempre seguita perch, ho posto proprio il suo separare alla "ase del mio cammino. ho separato, quindi ho applicato il suo schema, il principio di separazione. Ho ammesso gi% da sempre ci8 che voglio eliminare. Se io separo, in principio, la mente in quanto separatrice, la sua potenza si ripercuote in tutto ci8 che segue. Perch, ho fatto tutto questo discorsone6 e lo sto chiedendo ora. Per riconciliarmi con la mia esperienza, perch, in me il mentale ha sempre agito in maniera potente, perch, mi faceva da 1, filtro nelle relazioni, perch, per me il mentale ( sempre stato un luogo dove rifugiarmi quando l#esperienza vissuta diventava troppo intensa, perch, il mentale era il luogo dal quale interpretavo e giudicavo il reale. Immaginarmi mondi diversi in cui le cose si svolgevano diversamente da come si stavano svolgendo effettivamente in quel momento ( sempre stato il mio /sport0 preferito, fino a quando, con uno sforzo titanico di ipocrisia, ho preteso di comprendere e fare mio quel reale che stava fuori la stanzetta "uia e polverosa, ma soprattutto senza finestre, della mia mente. )uesto ( sempre stato ci8 che io ho inteso come filosofia. studiare e scoprire i percorsi alla ricerca del principio di tutte le cose in me ha sempre coinciso con il rischio di pensare di poter disporre a mio piacimento di ci8 che si andava ricercando al punto di pensare di poterlo inga""iare in leggi del tutto artificiali, leggi logiche prodotte dallo 1- stesso strumento di ricerca, la mente, con l#illusione di toccare veramente l#essenza. -a mente imponeva, donando l#illusione della li"ert% e dell#autonomia, il suo marchio di fa""rica su tutto ci8 che toccava, poich, non pu8 entrarci nient#altro che pensieri, che sono i suoi prodotti, non le cose. Pi1 un principio, un#energia, una forza, rimane oscura, meno si ( consapevoli della sua esistenza e della sua azione, pi1 questa forza agisce. & la mente in me ha sempre agito nell#om"ra, regalandomi la sensazione effimera e falsa della perfetta consapevolezza e comprensione. a la domanda pi1 che legittima che mi ( sorta nel momento in cui ho cominciato a vedermi s"attuto in faccia questo muro di illusione, in cui il pi1 classico e "anale dei castelli di carta ( cominciato a crollare, quando ho cominciato a sospettare di questo potere dia"olico della mente 4dia"allein in greco vuol dire proprio separare5, ( 2. stata. perch, ( cosB forte in me6 Perch, il principio del mentale agisce cosB potentemente nello s"arrarmi la via alla realt% delle cose6 7he significato ha questo s"arramento6 A una porta chiusa che devo cercare di a""attere o una porta aperta che devo semplicemente attraversare6 In sostanza. che significato ha, nel cammino spirituale, il mentale6 -a mente ( una porta. A una credenza falsa e immediata cio( ingenua, quella secondo cui la mente non fa altro che tenere ferme le cose come sono, sta"ilire delle strutture e sforzarsi di mantenerle a qualsiasi costo. Perch,, ad esempio, ( cosB difficile, al limite dell#impossi"ile, prendere una decisione "asandosi solo sul mentale6 Perch, la mente mostra i due lati della medaglia, si limita a mostrare che il suo potere di analisi si ferma sulla soglia della contraddizione. -a mente, di una cosa dice tutto e il contrario di tutto. -#analisi razionale, mentale porta 21 unicamente alla contraddittoriet%, mostra che la realt% sta"ile su cui noi "asiamo la nostra esistenza ( contraddittoria di principio, che non ( possi"ile dire niente in maniera assoluta. Il suo potere si "asa, come ho detto, sulla negazione perch, affermare una cosa significa negare il suo contrario, il che significa che una cosa ( sempre intrisa di positivit% e di negativit% e che ( impossi"ile a""andonare uno dei due lati di questa "isecazione originaria. -a mente separa e separando unisce. Due stanze sono unite attraverso la porta che le separa, due territori sono vicini se tra di loro c#( un confine che li separa e la separazione ( necessaria per poter vedere, per poter considerare le cose, ma in s, la separazione ( a sua volta contraddittoria perch, ( e non (, unisce e separa, tiene insieme e divide. -a mente porta sulla soglia del mistero, ( la porta del mistero, del mistero dell#esistenza e per questo ( sempre contraddittoria, ma ( 22 impossi"ile separare un suo lato, quello positivo, ad esempio, dall#altro, quello negativo. Per questo la mente ( dia"olica, ( strumento del Diavolo, inteso come colui che separa. a, come insegna la *!&, non c#( luce senza om"ra per cui non c#( unione senza separazione, non c#( Dio senza il suo compagno fraterno, il "urlone di &31. -a mente ( ci8 che mette in crisi, ( crisi, separazione, originaria nel senso che non appena qualcosa si ( separato dall#'nit% da cui hanno origine tutte le cose, la mente ha cominciato ad agire tramite questa stessa separazione. & sulla mente si "asa l#ego il quale, quindi, non ( semplicemente una struttura sta"ile che si dimostra illusoria, ma ( l#illusione stessa della sta"ilit%, ( il distruttivo sarcasmo che svaluta, attacca e svela il sacro. 7on la esse minuscola. ci8 che si crede sacro perch, semplicemente tenuto separato dal profano. &d in questo la mente compie un#azione di $erit% perch, la $erit% 2' ( proprio lo svelamento, il togliere quel velo che ci impedisce di vedere direttamente l#&ssenza. &ssenza che ( al di l% delle nostre distinzioni umane, troppo umane, al di l% di sacro o profano, al di l% di "ello o "rutto, al di l% del "ene e del male. Il sarcasmo e la "urloneria di &31, che mi sono apparse chiaramente in visione durante uno dei lavori di *!&, consiste proprio nel mostrare che ogni cosa ( doppia, che l#altra faccia del "ello ( il "rutto, che l#altra faccia del sacro ( il profano, che l#altra faccia del "ene ( il male. Pensando di riuscire a tenere in mano solo uno dei poli di queste distinzioniFunioni, non ci si rende conto di essere tenuti in mano, ancor pi1 fortemente, dall#altro. -a mente, quindi, nel suo essere foriera di falsit% perch, ( l#altro polo del cuore, di ci8 che va dritto all#&ssenza, ( da questo insepara"ile e per necessit%, altrettanto $era. 7i8 che ( falso ( $ero, nel senso di una $erit% pi1 2( alta delle nostre verit%. Gran "el discorso, ma come si incarna6 3. Il dolore come incarnazione. 2itorno allo specchio. Dietro i tratti noti del mio volto si rivela un#angoscia e una disperazione, una paura che sono l#eco di tutte le angosce, di tutte le paure dell#umanit% intera che sta dietro e che ha dovuto passare per permettermi di nascere. & alla "ase di tutte, le sofferenze dei nostri progenitori "i"lici. GIo moltiplicher8 grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanzaE con dolore partorirai figliE HIJ il suolo sar% maledetto per causa tuaE ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vitaK. -a vita sulla terra, via dall#&den, appare contemporaneamente al dolore, alla fatica e alla sofferenza. & il dolore e la sofferenza, come pu8 dimostrare qualunque esperienza vissuta, coincide sempre con una separazione. dal 2) grem"o materno, dalla vita di qualche nostro caro, dalla vicinanza di chi si ama. Dal "ene che si possedeva e che ora non si possiede pi1 o che si crede di dover possedere, ma che al momento non si ha. Dolore ( separazione, ( porsi in uno spazio che ( diverso rispetto a quello dell#incontro in cui il due, due persone diverse, si fanno uno, una coppia, dove si fondono e si confondono i limiti delle due individualit% per dar vita ad un qualcosa di nuovo e di inedito, un essere con due teste e due cuori. Il dolore ( solitudine, ( astrarsi dallo spazio della comunit% e ritirarsi in s,, non nel S, della meditazione e della consapevolezza, ma nell#ego, in quel s, che si crede di essere. & questo ritiro, in me, nella mia esperienza, ( sempre avvenuto per un atto di super"ia. era indifferente che io credessi, giudicassi di essere meglio o peggio delle persone che non volevo accanto, in ultimo c#( sempre un atto di super"ia 2* che impedisce di unirsi agli altri. Sia che mi credessi migliore, e quindi insuper"issi quella parte di me che ( l#io, sia che credessi migliori gli altri, e quindi insuper"issi quella parte di me che sono gli altri, comunque il ritiro dalla dimensione della condivisione aperta e fraterna, l#isolamento, la separazione che causa dolore, cresceva su un terreno di super"ia. Ho aspettato un#esperienza di dolore per poterla ascoltare. ( arrivata, preziosa come un dono, stanotte. Il cuore ha cominciato a sussultare in petto come guidato dal ritmo lento, ma perentorio di pensieri confusi, di prospettive presenti e future non chiare, tra"allanti e per questo spaventose. Sento la mia angoscia, la sento iniziare il suo cammino dentro di me, sento tutto il mio corpo riempirsi di questa sensazione sgradevole, una voglia di fuggire senza avere dove andare e, allo stesso tempo, avverto tutto il mio corpo tendersi, irrigidirsi nel disperato, 2+ quanto inutile tentativo di levarsi di dosso questo scomodo vestito. Sento che mi difendo. Sento la mia mente che come un mantra, in un "anale, ma ovvio e naturale tentativo di addomesticare il dolore, recita le solite formule. non devo sentirla mia, questa angoscia non sono io, ( altro da me, la osservo come se appartenesse ad un altro. & mi difendo, continuo a difendermi, a contrarre le mem"ra come un "am"ino che tenta di divincolarsi dalla stretta im"arazzante e soffocante di una scimmietta che ha deciso di a""racciare. !engo, trattengo il respiro e spingo, respingo fuori ci8 che sento dentro. & l#a""raccio, costante ed inesora"ile continua a stringermi i visceri. +on passa. +on pu8 passare. D#un tratto, l#insight. +on devo respingerla, non devo fingere che sia male altrui, non posso osservarla come fosse cosa di qualcun altro, questa non ( disidentificazione, ( mera finzione, un gioco di specchi che pu8 consolare, ma non guarire. +o, 2, devo sentirla assolutamente mia, devo farmi pervadere in tutto il corpo da questa angoscia, lasciarmi attraversare, farla diventare da scomodo marsupio a cam"io di ritmo del vitale. Devo vi"rare di angoscia fino all#ultimo mitocondrio della mia ultima cellula altrimenti sono sotto la soglia che pu8 aprire alla rottura 4ipocrisi5, altrimenti non osservo, non ne sono consapevole, non so che ( una cosa mia, che ( parte di me, ma che non ( me perch, io sono lB a scegliere, a decidere e sentire che ( mia, ad osservare. Per lasciare andare devo impossessarmi di ci8 che voglio a""andonare fino a confondermi interamente con questa cosa, devo diventare questa cosa ed osservare da un punto che stia al di l% di identificazione e disidentificazione, punto che solo permette di distinguere nell#unione, di separare ci8 che ( unito e viceversa di unire ci8 che ( separato. Io sono in questo istante questa angoscia, consisto 2- di essa senza residui di me che possano costituire vie di fuga. +on c#( via di fuga perch, solamente in fondo a questa esperienza si apre la porta del nuovo, di ci8 che viene dopo, dell#ulteriore. & la chiave di questa porta ( la parola pi1 magica di tutte. sB. Io, in questo momento sono l#angoscia, la accetto. A il sB della consapevolezza che si rivolge verso di s, e che rivolge il meccanismo della fuga, che stravolge la logica della difesa, che esaurisce la spinta del rifiuto di ci8 che apparentemente ( male per farlo rientrare nel cerchio di una vita pi1 grande. Adesso. Interrogo il male, chiedo al dolore di dire a chiare lettere le sue parole per potermi rivelare i suoi segreti e questo male qui, questa esperienza attuale causata da motivazioni contingenti si trasforma in esperienza esemplare, in chiave di volta di tutte le mie esperienze dolorose, in archetipo, e dice, ascoltato, questa volta, sempre '. le solite parole che nel silenzio dell#ascolto diventano Sacre. )uesto mio dolore cosa dice6 'na voce, limpida e cristallina, sale dall#interno di me, da parti volutamente nascoste di me. Io esisto. +el dolore, nell#incepparsi dei meccanismi della sopravvivenza si mostra la cruda e divina realt% del fatto che io ci sono, che vivo e che sono consapevole di vivere perch, sento e so di sentire. 7ome un movimento strano che rivela l#esistenza di muscoli dimenticati facendoli dolere. )ualcosa di me mi fa male. )uesto dolore ( intimamente mio, incomunica"ile, talmente interno e talmente mio da rivelarmi l#esistenza di un mondo che sta dentro e che ha le sue regole, le sue leggi troppo strette per se stesso e che vengono sempre infrante da se stesso, infrazioni da cui questo universo interiore tenta di difendersi, polizia di se stesso. a che non pu8 evitare. 'na parte di me o""edisce a queste leggi, un#altra, irrinuncia"ile, le infrange. +on '1 pu8 andare avanti cosB. )uesto contrasto, questa lotta interiore rivela di essere un passaggio, una porta. non sono pi1 nella condizione precedente in cui questo contrasto non emergeva, situazione di equili"rio temporaneo e precario, non sono ancora nella condizione successiva in cui questo contrasto sar% sanato, nuova situazione di equili"rio temporaneo. Pi1 vasto di quello precedente, perch, ha dovuto includere in s, anche quella parte che prima si ri"ellava, recalcitrava perch, compressa in strutture troppo strette. Perch, ogni contrasto si sana non con l#eliminazione di ci8 che contrasta, ma con l#allargamento dei confini della visione che mostravano quell#elemento come nemico, facendo diventare amico ci8 che era nemico. 7hiudo gli occhi e dormo. -a disidentificazione che la *!& presenta come frutto dell#auto=osservazione e dell#ascolto non significa dimenticarsi di s,, rifiutare ci8 che si '2 osserva, astrarsi da ci8 che si (, fuggire da s,, ma significa la comprensione di quella doppiezza e am"iguit% che stanno alla "ase di ogni cosa che vive e che si pu8 avvertire, di cui si pu8 essere consapevoli solamente vivendo, incarnandosi nel profondo della carne. 4. Lindividualit del cammino. Il processo che ho tentato di seguire fin qui e che si ( dimostrato incoerente dal punto di vista estrinseco, ma che gode della coerenza intrinseca data dal fatto che ( stato il mio processo, la descrizione, il resoconto del processo che mi ha accompagnato e guidato dai giorni in cui ho deciso di cominciarlo fino ad ora che lo sto concludendo, mi ha portato inequivoca"ilmente alla necessit% di mettere a fuoco alcune esperienze che ho sentito ed osservato in questo periodo. &sperienze, che non riguardano lavori o fatti effettivamente accaduti, '' ma che sorgono spontaneamente dall#osservazione di necessit% intrinseche mie e quindi del cammino che sto svolgendo cio(, in fondo, posso dire, perch, proprio per spiegare questo punto scrivo queste righe, del cammino. Se, come le esperienze intellettuali, fisiche ed emozionali qui riportate, hanno portato a chiarire come, da un lato, l#auto=osservazione e l#ascolto di s, non significano un a""andono o uno sforzo per li"erarsi del mentale, ma anzi proprio un suo approfondimento e, dall#altro, l#approfondimento del mentale mostra come l#analisi e il pensiero della realt% dimostri che essa ( essenzialmente duplice, paradossale, autocontradditoria, doppia, insomma, cosa ci dice questo sul cammino spirituale che ho intrapreso nel momento in cui ho cominciato a fare *!&6 )uale aspetto mette in luce tutto questo discorso riguardo al processo in cui la *!& inserisce chi decide di praticarla6 In sostanza. tutto il discorsone che ho fatto, quale '( insegnamento mi d% nella pratica del mio cammino6 Secondo me, questa ( la domanda cruciale, la domanda per cui ne va di tutto il discorso fatto, che svela tutti i possi"ili inganni e tra"occhetti che possono sottostare al processo discorsivo fatto perch, richiede una ricaduta pratica, pragmatica. Il rischio pi1 grande che ho sempre corso quando ho avuto a che fare con il mentale, rischio estrinseco=intrinseco, ( stato proprio il fatto che tutto ci8 che veniva pensato e detto, che pensavo e che dicevo, non aveva alcuna ricaduta pratica, che era mero sfoggio di capacit% oratorie e di a"ilit% logiche, ma che nulla aveva a che fare con la vita vera di ci8 che sottostava ai concetti espressi. Al limite, con la vita vera dei concetti stessi. Intanto, ricapitolando ci8 che ho provato a dire, riporto i risultati del percorso fatto. la mente, l#am"ito del mentale ha un#affinit% con la figura ') sacra di &31. Fondamentalmente per due fattori, che poi sono uno solo. il mentale, cosB come &31, sono una porta, un limite, un confine, una dogana che apre ad una dimensione pi1 ampia dell#esperireE il mentale, cosB come &31, possiedono la facolt% di mostrare l#intrinseca duplicit%, lo sdoppiarsi originario di ci8 che, nel senso comune, chiamiamo reale e che per questo senso comune ha l#aspetto della sta"ilit%. Dgni cosa, sotto lo sguardo attento del mentale= &31, si sdoppia, mostra dentro di s, il suo contrario. Se, di fronte a ci8, ( necessario, come mi era sem"rato all#inizio di questo cammino, una necessit% che sentivo interiore e non derivata da nessun condizionamento esterno, trovare un ruolo all#osservazione e all#ascolto di s,, questo deve agire primariamente nella direzione del riconoscimento, dell#acquisizione della consapevolezza di questo fatto, trasformando quindi l#esperienza ordinaria che '* a""iamo della realt% in un#esperienza non= ordinaria di incontro sempre nuovo, rinnovantesi, ed imprevedi"ile con l#altro. )uindi, ci8 che sottost% veramente all#accostamento sincretico di &31 con il Diavolo, non ( semplicemente il suo carattere di tentatore, il che ( solo un aspetto derivato, ma per la sua qualit% di mettere sempre in crisi i dati acquisiti dalla coscienza ordinaria mostrando la presenza, sempre inquietante per la coscienza ordinaria, dell#altro, dell#ignoto, dell#imprevedi"ile, del nuovo, dello spiazzante, all#interno, al fondo stesso del vecchio, dell#ordinario, del certo, del sicuro. Se all#inizio del processo di /risveglio0 sta questa consapevolezza significa che il processo stesso, guidato da auto=osservazione e ascolto di s,, si svolge in direzione del costante ritrovamento del nuovo, dell#inaspettato. Del Sacro, mai prevedi"ile n, necessita"ile. Per usare un termine che diventa /tecnico0 in *!&, del cam"io '+ di !ranse. )uesto processo che si attua attraverso pratiche, come ad esempio la *!&, si svolge dall#a""andono della sicurezza della definizione della cosa, all#ascolto del nuovo che la vivifica, dalla cosa al modo. Dall#attaccamento alla definizione della cosa che la sta"ilizza, all#osservazione del modo di relazionarsi ad essa. Gmentre la cosa permane nel tempo ed ( defini"ile, il modo ( un processo, indefini"ile a priori perch, legato all#istante in cui viene vissutoK 4P. -A!!'ADA, Il odo 'lteriore, &*, Padova, LMMN, pg. LOP5. Da un lato, ed ecco ancora spuntare il piedino di &31, questo fa sB che tale processo di ascolto di s, a""ia una relazione molto stretta con ci8 che nella realt% ordinaria viene definito come du""io, incertezza. il processo stesso si definisce come passaggio dalla sta"ilit% certa e sicura all#apertura all#incertezza e al du""io perch, il modo deve essere osservato ed ascoltato, ', esperito, come evento, intuizione singolare che mai pu8 essere a priori definito, che mai a priori pu8 essere deciso riguardo alla modalit% della sua attuazione. Il /cammino per risvegliarsi0 che propone la *!& e qualsiasi altra pratica che a""ia ricadute sul piano spirituale, ( necessariamente impregnato di du""io e di incertezza che fanno da contraltare non alla fede cieca della religione, ma all#esperienza diretta e alla fiducia. +elle esperienze di lavoro che ci vengono proposte in *!&, non ( mai possi"ile, prima del loro inizio, decidere come si svolgeranno, quali saranno i modi e i contenuti emotivi, mentali, spirituali che emergeranno e questo fa sB che anche alla fine di ogni lavoro sia indecidi"ile la questione del valore del lavoro svolto. mia esperienza, ma penso esperienza comune dei /naviganti0 ( che spesso, se non sempre, prima di cominciare un lavoro si alam"icchi su cosa ne uscir%, dopo il lavoro, si arzigogoli sulla sua qualit% per definirne l#effettiva '- riuscita. A partire da queste considerazioni, tutto ci8 perde di significato perch, diventa parte integrante del processo. proprio l#emergere di questi du""i fa sB che si possa, all#osservazione attenta, affermare che il lavoro ( stato svolto. Perdersi all#interno di questo du""io sforzandosi di trovare una certezza significa fare spazio a quell#aspetto di &31 defini"ile come tentatore perch, si tenta di riportare l#esperienza nei canoni della realt% ordinaria, defini"ile una volta per tutte e sta"ile. entre l#esperienza individuale ( indefini"ile ed indecidi"ile. +el processo non ci sono tappe sta"ilite e sicure, non ci sono passaggi sistematici, non ci sono o"iettivi assicurati da raggiungere perch, ( Gsufficiente il semplice viaggio, perch, qualsiasi speranza di raggiungere una posizione permanente travalica i confini del suo Hdello sciamanoJ sapereK 47. 7AS!A+&DA, Gli Insegnamenti di Don Quan, 2izzoli, ilano, LMPO, pg. CPR5. (. -a strada dello sciamano ( costellata dal du""io, come si definire""e nella coscienza ordinaria, ( aperta a ci8 che sta al di l% della possi"ilit% di essere conosciuto in maniera sta"ile ed assoluta, una volta per tutte. In questo cammino di ascolto e consapevolezza non esiste l#una volta per tutte proprio perch, attaccarsi all#assoluto significa creare quelle "arriere che chiudono all#avvento del +uovo. Per questo motivo al cammino spirituale concretamente inteso fanno da contorno qualit% umane importantissime e vere come l#umilt%, perch, per il camminante non ci sono castelli di super"ia da difendere, il coraggio, perch, si avventa in territori sempre inesplorati, la fiducia, perch, l#affidarsi all#intento ( l#unica guida possi"ile in questi territori, l#affetto e la compassione, perch, qualsiasi altro camminante, consapevole o inconsapevole del suo cammino, ( suo fratello in quanto si trova nella sua stessa condizione di viandante /diseredato0. (1 Il fatto poi che l#esperienza del cammino sia assolutamente personale, un#esperienza che travalica sempre e comunque i confini dell#ordinario per svolgersi in quei territori inesplorati in cui appare il modo ulteriore che ( a priori indecidi"ile ed indefini"ile conferiscono a questo processo un#altra importantissima caratteristica. l#incomunica"ilit% e quindi l#individualit%. Il senso di fratellanza del navigante verso i naviganti non si sviluppa perch, tutti questi aderiscano ciecamente al raggiungimento di un o"iettivo comune, a regole comuni, non ha, cio(, le caratteristiche della confraternita, ma si sviluppa a partire dal rispetto che il navigante sente nascere dentro per lo spazio del Sacro che riconosce dentro di s, e che quindi sente esistere anche dentro gli altri. Per questo ( vera fratellanza, perch, l#altro ( rispettato come individuo, come entit% in s, non= divisa dallo spazio del Sacro che ( dentro di lui e (2 che lo anima. Inoltre, questo carattere di individualit% del processo fa sB che colui che lo intraprende de""a assumersi in toto la responsa"ilit% di se stesso. il processo non pu8 essere portato avanti da nessun altro che da s,, non pu8 essere giudicato n, indirizzato da parte di nessunoE nessuno pu8 prevedere a priori i passi che il camminante intraprender% perch, nessuno ( presente all#incontro esperienziale con il modo se non chi lo affronta dal /di dentro0 e da qui lo vive. Io devo assumermi la piena responsa"ilit% di me, del vero me, dello spazio del sacro che mi ina"ita perch, io e solamente io lo posso incontrare e solo io ne posso e ne devo fare esperienza. +essuno pu8 decidere per me, o, meglio, io non posso delegare la decisione riguardo al mio cammino a nessun altro altrimenti sono gi% fuori dal mio cammino. l#altro pu8 esprimere nei miei confronti solamente la sua attenta e silenziosa compassione, mostrarsi (' la fianco mio in questa /passione0, ma non pu8 sostituirsi a me o intromettersi nel mio cammino. +on ( /ontologicamente0 possi"ile. non ( solo un fattore etico ad impedirlo, ma una fattore legato alla naturalezza naturale di questo processo 4per questo la deontologia della *!& non ( una serie di regole imposte, ma di pratiche e atteggiamenti che scaturiscono naturalmente dal camminante5. Io sono o""ligato non da una regola esterna, ma dalla conformazione stessa, naturale delle cose, dal modo stesso a fare i miei passi in assoluta autonomia ed individualit%. & tutto ci8, du""io e individualit%, scaturiscono naturalmente dal fatto stesso del cammino che ( processo. un processo ( un movimento di cam"iamento e di trasformazione e nel cam"iamento, nel movimento ( impossi"ile fermarsi per osservare e definire ci8 che sta accadendo perch, il cam"iamento ( il non essere pi1 e il non essere ancora. Io che mi fermo non (( sono gi% pi1 l#io che ero nel cam"iamento e quindi ci8 che vedo, che pretendo di afferrare fermandomi non ( che il fantasma di ci8 che ero. Il processo vitale mostra chiaramente ci8 che volevo esprimere parlando di sdoppiamento originario. essere nel cam"iamento significa aver perso quella sta"ilit% che si aveva prima del suo inizio e non avere ancora la sta"ilit% che si avr% alla sua fine. & poich, questo processo coinvolge la natura stessa dell#essere 4umano e non umano5, questo sdoppiamento del non=essere= pi1 e del non=essere=ancora ( la condizione stessa di tutto ci8 che esisteE trovare certezza, sta"ilit% e sicurezza deriva solamente da una pretesa estrinseca e falsa che nasce solamente dalla volont% di esercitare un potere su ci8 che esiste 4per questo ogni governo, ogni forma di esercizio del potere tende alla conservazione dello status quo5. Il processo, il cammino, nel suo incessante movimento di cam"iamento e () trasformazione, imita 4usando un termine platonico5 nelle sue caratteristiche naturali, la sta"ilit% dell#Indiviso, dell#'no, della Patria celeste a cui il navigante incessantemente tende. 7ome il processo non=(, ma muta in continuazione rendendosi indefini"ile, cosB l#'no, Dio, ( indefini"ile, al di sopra di qualsiasi possi"ilit% di essere preso in mezzo alla definizione che ferma, assolutizza e mortifica, uccide le cose che cadono sotto questa pretesa di definizione. Per questo la *!& insiste sull#esserci, sulla necessit% di considerare con consapevolezza il qui ed ora, perch, qui ed ora, in questo istante che non (, ma muta, passa, cam"ia, si trasforma e trasforma, ( presente Dio, che non (, che ( al di sopra dell#essere, che non si coglie in niente e quindi ( possi"ile vederlo nel niente che ( tutto, in quell#incessante non essere che ( il mutamento, la trasformazione. -o sdoppiamento originario di ogni essere ( il /marchio di fa""rica0 (* di Dio, testimonia il suo essere=da=Dio, il suo provenire, essere creato da -ui, dal nulla, dal vuoto che ( in -ui. 7ome ogni cosa che esiste ( e nello stesso tempo non=( perch, muta, cosB Dio non (, non ( cattura"ile nelle maglie dei concetti che fermano, sta"ilizzano e assicurano la realt%. +ell#evento, nell#esperienza singolare, irripeti"ile, incomunica"ile, unica che accade in questo istante, io posso fare esperienza di Dio. +ei termini della *!&, nella circolarit% incessantemente circolante del !ranse che ( unit% di cosa, modo e loro relazione, ( possi"ile fare esperienza dell#impronta della !rinit%. 7he ironico. partendo da &31, dal Diavolo, sono arrivato a parlare di Dio. 7he vero, perch, tutto ci8 mostra il flusso interconnesso di tutto ci8 che esiste, mostra come il contrario sia legato al suo contrario, come l#opposto non si opponga semplicemente ed in maniera immediata al suo opposto, ma passi, si trasformi in questo. (+