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La propaganda durante la guerra in Iraq.

Il 29 gennaio 2002, il Presidente degli Stati Uniti d'America, George W. Bush, tiene l'annuale
discorso sullo stato dell'Unione, davanti ai membri delle Camere e ai media di tutto il mondo pronti
a trasmettere in diretta le parole del Presidente. E' in quell'occasione che l'amministrazione
americana espone per la prima volta in pubblico dubbi circa la condotta internazionale dell'Iraq,
accusato di essere al servizio del terrorismo islamico e di possedere arsenali chimici pronti all'uso.

L’Iraq continua ad ostentare la propria ostilità verso l’America e ad appoggiare il terrorismo. Per più di
un decennio, il regime iracheno ha progettato di sviluppare l’antrace, gas nervini e armi nucleari. Si
tratta di un regime che ha già impiegato gas letali per uccidere migliaia di cittadini […]. Questo è un
regime che ha qualcosa di grave da nascondere al mondo civile. Stati come questi, e i terroristi loro
alleati, rappresentano un asse del male, che si arma per minacciare la pace nel mondo […]. Tutti i
paesi devono sapere che l’America farà tutto ciò che è necessario per difendersi […]. Gli Stati Uniti
d’America non permetteranno agli stati più pericolosi di minacciarci con le armi più micidiali che
esistono al mondo312.

Le parole del Presidente americano fanno il giro del mondo riportate dai quotidiani dell'intero
pianeta, trasmesse dalle televisioni di ogni paese. I media fungono da cassa di risonanza iniettando
le parole del Presidente nelle case dei cittadini, invase dal terrore di una nuova, temibile minaccia.
La propaganda comincia a muovere i suoi primi passi introducendo nel gergo comune
un'espressione capace di imprimersi facilmente nelle menti dell'opinione pubblica: Asse del Male.
Ed è proprio questa azzeccata definizione a finire sulle prime pagine dei giornali, come dimostrano i
titoli apparsi su alcuni quotidiani italiani:

Bush va all'attacco dell'asse del male. (Il Messaggero, 31 gennaio 2002).


Bush: “L'asse del male minaccia l'America”. (Corriere della Sera, 31 gennaio 2002).
Bush contro l'asse del male: “Colpiremo i tre nemici”. (La Repubblica, 31 gennaio 2002).
Bush: “L'America sconfiggerà l'asse del male”. (La Stampa, 31 gennaio 2002).313

Bush e Blair rappresentano le forze del bene impegnate nel raggiungimento di un unico, comune
obiettivo: convincere il mondo del rischio rappresentato da Saddam e dal suo arsenale chimico per
ottenere il consenso necessario ad una possibile invasione dell'Iraq. In questa strategia
manipolatoria, i media devono essere sfruttati con abilità per raggiungere in breve tempo le menti
plasmabili dell'opinione pubblica. I risultati non si fanno attendere.
A partire dal mese di marzo, i quotidiani italiani cominciano a dar spazio alle voci dei

312 http://italy.usembassy.gov/viewer/article.asp?article=/file2002_01/alia/a2012901it.htm al 4 settembre 2009.


313 I titoli sono stati reperiti consultando gli archivi dei rispettivi quotidiani, a disposizione sui siti delle testate.
propagandisti, pubblicando notizie allarmanti sulla situazione irachena. Su “La Stampa” di lunedì 4
marzo 2002 compare un articolo a firma di Henry Kissinger, ex segretario di Stato americano, dal
titolo indicativo: “L'Europa non sottovaluti l'Asse del Male”314, per riprendere un'espressione tanto
cara al Presidente Bush. Significativa la conclusione di Kissinger:

Comunque venga risolta la questione delle armi di distruzione di massa nelle mani del cosiddetto “asse
del male”, l'obiettivo a più lungo termine dev'essere quello di individuare un metodo per affrontare
nuovi tentativi, da parte di nuovi Paesi, di acquisire armi di distruzione di massa o biologiche o
chimiche. La sopravvivenza della vita civilizzata richiede che questo problema sia affrontato in
maniera preventiva.315

Ancora una volta viene posta l'accento sulle famigerati armi di distruzione di massa e sul possesso
delle medesime da parte dall'Asse del Male. Prevenire la diffusione di tali minacce è il solo modo
per garantire la sopravvivenza dell'umanità, messa in grave pericolo dal potenziale bellico dell'Asse.
Qualche giorno più tardi, l'8 marzo 2002, sul quotidiano “La Repubblica” viene pubblicato un
articolo a firma di Tony Blair. Il primo ministro inglese lancia un'inquietante previsione secondo la
quale le armi chimiche dell'Asse del Male potrebbero un giorno entrare in possesso di
organizzazioni terroristiche come Al Qaeda, segnando la fine della pace mondiale. Per questo è
opportuno intervenire in tempi rapidi. In conclusione, Blair non risparmia critiche a Saddam
Hussein, considerato la vera mente del male.

Sappiamo per certo da quanto è avvenuto in passato che Saddam Hussein è in possesso di armi per la
distruzione di massa e che le utilizzerà […]. Saddam sta continuando i suoi programmi di sviluppo di
armi chimiche e biologiche, e sta mettendo a punto missili a lunga gettata per lanciarle dove vuole
[…]. Saddam Hussein farebbe bene [...] a non sottovalutare la determinazione da parte della comunità
internazionale ad impedirgli di mettere a punto e utilizzare armi per la distruzione di massa.316

Nessuna prova tangibile viene presentata dal Primo Ministro inglese all'opinione pubblica
mondiale. Soltanto affermazioni volte ad incrementare la sensazione che il mondo intero sia di
fronte ad una terribile minaccia. Bisogna attendere il 15 agosto 2002 per la diffusione di un primo
indizio a sostegno delle tesi angloamericana. Si tratta di uno foto scattata dai satelliti USA nella
quale è stato immortalato un convoglio di camion vicino all'impianto di Taji, riconosciuto come
luogo di produzione di armi chimiche e biologiche durante la Guerra del Golfo del '91. A darne
notizia è il quotidiano “La Repubblica”:

Arrivano dai satelliti spia americani che tengono sotto osservazione l'Iraq le immagini che i “falchi”

314 L'articolo è consultabile online all'indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?


comeFrom=rassegna&currentArticle=36A65 al 4 settembre 2009.
315 Ibid.
316 Disponibile presso: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/03/08/dobbiamo-fermare-la-
minaccia-di-saddam.html al 4 settembre 2009.
del Pentagono tanto aspettavano. Secondo il conservatore Washington Times, intorno a un impianto in
passato noto per la produzione di armi chimiche sono stati fotografati i movimenti di sessanta camion.
L'impianto di Taji […] potrebbe essere ora tornato in produzione.317

Il condizionale è più che sufficiente a divulgare una notizia utile agli scopi dei propagandisti. Un
convoglio di sessanta camion è considerato una valida prova dell'attività del regime di Saddam,
impegnato nella meticolosa produzione di armi chimiche e batteriologiche. Ma è soltanto nel mese
di settembre che la propaganda raggiunge il suo apice quando la voce di Tony Blair torna a farsi
sentire di fronte ad una numerosa platea di giornalisti:

Saddam Hussein continua a sviluppare armi di distruzione di massa. L'Iraq è una minaccia unica e
reale alla sicurezza della regione e nel resto del mondo.318

Nella conferenza stampa, il Primo Ministro inglese sostiene di possedere un dossier governativo
contenente prove inequivocabili della colpevolezza di Saddam, dando conferma dell'imminente
pubblicazione del documento.
In data 8 settembre 2002, il Corriere della Sera pubblica un articolo dal titolo inequivocabile:
“L'Iraq ha armi di distruzione di massa” 319. Nello stesso giorno, il presidente americano George
Bush ed il primo ministro inglese Tony Blair si incontrano a Camp David per un vertice
chiarificatore. Terminato l'incontro, l'intesa tra i due pare totale:

“Abbiamo ampie prove che Saddam Hussein possiede non solo armi chimiche e batteriologiche - ha
proclamato Bush -. Di che cos'altro abbiamo bisogno?”. Blair gli ha dato man forte: “Saddam è una
minaccia molto reale per tutti e la comunità internazionale deve trovare i mezzi per neutralizzarla,
senza evitare il problema”320.

Da quel momento, la strategia propagandistica del Governo inglese e americano dispiegherà tutte le
sue potenzialità per cercare di ottenere il consenso necessario a muovere guerra contro l'Iraq di
Saddam Hussein.
Il primo passo da compiere è convincere l'Onu della veridicità delle prove a carico dell'Iraq.
Così, in data 12 settembre 2002, George Bush presenta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite un rapporto dal titolo “Un decennio di menzogne e provocazioni”, documento dettagliato che
rivela una verità già ampiamente sbandierata: Saddam possiede armi di distruzione di massa, l'Iraq
deve essere fermato. Nel palazzo di vetro di New York, Bush pronuncia le seguenti parole:
317 Disponibile all'indirizzo: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/08/15/gli-usa-abbiamo-le-
foto-iraq-lavora.html al 4 settembre 2009.
318 Disponibile online presso l'archivio del quotidiano italiano La Repubblica, consultabile al seguente indirizzo
internet: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/09/04/blair-dossier-contro-saddam.html al 4
settembre 2009.
319 In: http://archiviostorico.corriere.it/2002/settembre/08/Iraq_armi_distruzione_massa__co_8_020908588.shtml al 4
settembre 2009.
320 Ibid.
Il regime di Saddam Hussein rappresenta un grave pericolo […]. Se il regime iracheno vuole la pace,
rivelerà, ritirerà o distruggerà immediatamente e senza condizioni tutte le sue armi di distruzione di
massa, tutti i suoi missili a lunga gittata e tutti i materiali che li accompagnano Il mio Paese lavorerà
con il Consiglio di sicurezza dell'Onu su una nuova risoluzione per far fronte alla nostra sfida comune.
Se il regime iracheno ci sfida di nuovo, il mondo deve agire in maniera decisiva. Non ci devono essere
dubbi sugli obiettivi degli Stati Uniti.321

Dubbi non ce ne sono, l'amministrazione americana ha un fine preciso da raggiungere: l'invasione


armata dell'Iraq. Per realizzarlo può contare sull'appoggio del Governo inglese e del suo Primo
Ministro Tony Blair che, il 24 settembre 2002, presenta al Parlamento il dossier sull'Iraq, una mossa
che spiazza i pacifisti di tutto il mondo. La BBC mette a disposizione dei lettori l'interno documento
sul proprio sito internet. Di seguito, un elenco delle principali informazioni contenute:

L'Iraq dispone di piani militari per l'utilizzo di armi chimiche e batteriologiche, da utilizzare anche
contro la propria popolazione.
L'Iraq ha continuato a produrre armi chimiche e batteriologiche.
Alcune armi possono essere dispiegate in soli 45 minuti dall'ordine di utilizzo.
Saddam è in grado di produrre agenti chimici di distruzione di massa.
L'Iraq dispone di 20 missili al-Hussein con un raggio di 650 km.322

Il giorno seguente, i media di tutto il mondo diffondono le agghiaccianti rivelazioni di Blair


riportando dettagliatamente il contenuto del dossier, primo documento ufficiale ad essere reso
pubblico come prova della colpevolezza di Saddam. Proprio l'autorevolezza della fonte ha
invogliato molti quotidiani a diffonderne i contenuti senza preoccuparsi di verificarne l'attendibilità.
Di seguito, una breve rassegna dei titoli di prima pagina comparsi sui principali giornali italiani:

L'allarme di Blair: “Saddam può colpire in 45 minuti”. (Il Giornale, 25 settembre 2002).
Dossier di Blair: Saddam nasconde armi chimiche. (La Stampa, 25 settembre 2002).
Blair, ecco le prove su Saddam. (La Repubblica, 25 settembre 2002).
Le prove di Blair: Saddam avrà l'atomica. (Il Corriere della Sera, 25 settembre 2002)323.

Il 27 settembre 2002, l'amministrazione americana diffonde, per bocca dei suoi portavoce, la notizia
di uno stretto legame tra Al Qaeda, responsabile degli attacchi dell'11 settembre, ed il regime di
Saddam Hussein, accusato di sostenere e finanziare l'organizzazione terroristica di Bin Laden.
Questa clamorosa rivelazione che mette in relazione diretta Saddam Hussein con gli attentati alle
Twin Towers, è la seconda strategia propagandistica costruita dal Governo americano per

321 L'Articolo di Ennio Caretto è consultabile online su sito del Corriere della Sera, al seguente indirizzo:
http://archiviostorico.corriere.it/2002/settembre/13/Bush_avverte_Onu_muova_agiro_co_0_0209139748.shtml al 4
settembre 2009.
322 Disponibile presso il sito internet della Bbc: http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/politics/2277791.stm, tradotto
dall'autore, al 4 settembre 2009.
323 Titoli reperiti online all'indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp?
clearFilters=true&ricercaData=2002-9-25 al 4 settembre 2002.
manipolare il pensiero dei cittadini. Ancora una volta, i media rappresentano la linfa vitale per dar
corpo alla propaganda governativa.

Noi sappiamo con certezza che in passato ci sono stati contatti tra alti responsabili iracheni e membri
di Al Qaeda. Sappiamo anche che parecchi membri di Al Qaeda attualmente prigionieri […] hanno
detto che l'Iraq ha fornito ad Al Qaeda informazioni per la messa a punto di armi chimiche. Così, sì,
possiamo dire che ci sono contatti tra l'Iraq e Al Qaeda.324
Disponiamo di prove convincenti sui colloqui tra Iraq e Al Qaeda in vista di un patto di non-
aggressione, della disponibilità di santuari in Iraq e dell'acquisizione di armi di distruzione di massa.325

Nell'ottobre 2002 viene diffusa dall'amministrazione americana una National Intelligence Estimate
(NIE), documento di intelligence governativo, che getta ulteriore luce sulla situazione irachena e
sullo sviluppo, all'interno del paese, delle armi di distruzione di massa, divenute ormai prova
inconfutabile della colpevolezza di Saddam. Nel documento trovano dunque conferma le
informazioni contenute nel dossier presentato qualche giorno prima dal Governo inglese:

L'Iraq ha proseguito i suoi programmi nel campo delle armi di distruzione di massa, disobbedendo alle
risoluzioni dell'ONU ed alle restrizioni che esse impongono. Baghdad possiede armi chimiche e
biologiche ed anche missili di gittata superiore a quella permessa dalle restrizioni imposte dall'ONU;
in assenza di ulteriori restrizioni, è probabile che giunga a possedere armi nucleari entro la fine di
questo decennio.326

Dopo le parole pronunciate da Rumseld e da Condoleeza Rise, anche il Presidente Bush, in un


discorso tenuto a Cincinnati, in Ohio, interviene sull'altro fronte aperto dalla propaganda: il legame
tra Saddam e Al Qaeda, utile espediente per accrescere ulteriormente l'odio degli americani, ancora
scossi dall'11 settembre, nei confronti del regime iracheno.

Sappiamo che l'Iraq e Al Qaeda hanno un comune nemico: gli Stati Uniti d'America. Sappiamo che
l'Iraq e Al Qaeda hanno rapporti di lunga data. Alcuni leader di Al Qaeda fuggiti dall'Afghanistan
andarono in Iraq […]. Sappiamo che l'Iraq ha insegnato ad alcuni membri di Al Qaeda l'arte di
costruire bombe e di produrre veleni e gas mortali. Sappiamo che dopo l'11 settembre il regime di
Saddam ha celebrato gli attacchi terroristi in America. L'Iraq può rifornire i gruppi terroristici con armi
chimiche e batteriologiche.327

I frutti di mesi di manipolazioni di massa mediante l'uso cospicuo dei media di tutto il mondo,
vengono raccolti l'11 ottobre quando l'amministrazione Bush ottiene il via libera dal Congresso
all'uso della forza in Iraq. La risoluzione votata dal Parlamento consente al Governo di “impiegare

324 Intervista a Condoleeza Rise, disponibile: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?


comeFrom=rassegna&currentArticle=3R63Ual 4 settembre 2004.
325 Intervista a Donald Rumseld, in: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/09/27/saddam-
aiuta-al-qaeda-bush-annuncia-nuove.html al 4 settembre 2009.
326 Disponibile online all'indirizzo: http://www.fas.org/irp/cia/product/iraq-wmd.html, tradotto dall'autore, al 4
settembre 2009.
327 La trascrizione del discorso presidenziale è disponibile online al seguente indirizzo: http://georgewbush-
whitehouse.archives.gov/news/releases/2002/10/print/20021007-8.html al 4 settembre 2009.
le forze armate nei modi che riterrà necessari e opportuni al fine di difendere la sicurezza nazionale
degli Stati Uniti nei confronti della minaccia costituita dall'Iraq”328. Raggiunto l'obiettivo interno, a
Bush non resta che ottenere l'appoggio dell'Onu. Dopo alcune settimane di negoziati in seno al
Consiglio di Sicurezza, in data 8 novembre 2002 gli Stati Uniti riescono a far approvare
all'unanimità la risoluzione 1441, di fatto un'ultima possibilità concessa a Saddam Hussein prima
dell'invasione militare. In base a quanto riportato nel testo del documento, il Consiglio di Sicurezza:

Decide che l'Iraq è stato e rimane in violazione sostanziale dei suoi obblighi in base alle risoluzioni
pertinenti.

Decide […] di offrire all'Iraq un'ultima opportunità di adempiere ai suoi obblighi sul disarmo e decide
di istituire un regime potenziato di ispezioni allo scopo di portare a compimento completo e verificato
il processo di disarmo.

Decide che […] il Governo dell'Iraq deve fornire […] al Consiglio, non più tardi di 30 giorni dalla data
di questa risoluzione, una dichiarazione accurata, piena e completa a oggi di tutti gli aspetti dei suoi
programmi di sviluppo di armi chimiche, biologiche e nucleari, missili balistici […] come pure di tutti
gli altri programmi chimici, biologici e nucleari.

Decide che l'Iraq fornirà all'UNMOVIC (United Nation Monitoring, Verification and Inspection
Commission) e all'IAEA (International Atomic Energy Agency) accesso immediato, senza ostacoli,
senza condizioni e senza restrizioni a qualunque e a tutte le aree, comprese quelle sotterranee,
impianti, edifici, attrezzature, documenti e mezzi di trasporto che essi desiderino ispezionare […] e
incarica l'UNMOVIC e chiede all'IAEA di riprendere le ispezioni non più tardi di 45 giorni
dall'adozione di questa risoluzione e ad aggiornare il Consiglio 60 giorni dopo.329

Messo alle strette dall'Onu, Saddam Hussein accetta, in data 14 novembre, la risoluzione 1441
aprendo le porte del suo paese agli ispettori delle Nazioni Unite guidati per l'occasione da Hans
Blix, ex ministro degli esteri svedese, messo a capo della spedizione. Il Rais iracheno è deciso a
dimostrare la propria innocenza e le falsità delle accuse mosse dagli angloamericani.
Il 26 novembre 2002, un primo gruppo composto da 17 esperti dell'Onu arriva a Bagdad per
ispezionare il paese in cerca delle armi di distruzione di massa. Il Governo iracheno si dimostra da
subito molto disponibile nei confronti dei funzionari stranieri. Le parole di Hans Blix danno prova
della sua piena soddisfazione: “abbiamo potuto vedere tutto quello che avevamo messo in
programma […] è stato un inizio soddisfacente”330.
In data 4 dicembre 2002, Saddam Hussein consente agli ispettori dell'Onu di visitare le proprie
residenze private evidenziando un notevole spirito collaborativo. Dopo alcuni giorni di lavoro,
nessuna anomalia viene riscontrata dai funzionari Onu. Come previsto dalla risoluzione 1441, l'8
dicembre 2002 il regime iracheno consegna puntualmente a Blix un dossier di 11.807 pagine sulle

328 Disponibile online all'indirizzo: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/11/iraq-bush-


riceve-un-altro-via-libera.html al 4 settembre 2009.
329 In http://www.un.org/News/Press/docs/2002/SC7564.doc.htm tradotto dall'autore, al 4 settembre 2009.
330 Consultabile al seguente indirizzo: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/11/28/bagdad-
sta-collaborando-gli-ispettori-onu-al.html al 4 settembre 2009.
presunte armi di distruzione di massa. L'Onu si riserva di analizzare il documento nella sua totalità
entro e non oltre il 27 gennaio 2003. Nel frattempo, senza neppure aver letto una riga del rapporto
presentato da Saddam, l'amministrazione americana dimostra tutto il suo scetticismo nei confronti
delle informazioni messe nero su bianco dal Rais.

Il documento, ha spiegato il portavoce del capo dello Stato americano, sarà analizzato per valutarne “la
credibilità”. Anche George W. Bush si è detto scettico sul dossier. “Ci vorrà un po' di tempo per
analizzarlo”, ha osservato il presidente. “Ma se non sarà credibile, completo e accurato vorrà dire che
Saddam Hussein ha scelto di non seguire la strada della pace”. Secondo Bush non basta che l'Iraq
collabori con gli ispettori dell'Onu: il suo vero dovere, invece, è di attuare il disarmo. “E se non
procederà da solo in questa direzione - ha aggiunto il presidente - a disarmarlo ci penserà una
coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti”331.

Nessuna prova concreta che attesti l'esistenza della armi di distruzione di massa. Tuttavia, a detta
del Presidente americano, è comunque obbligo dell'Iraq procedere al disarmo. Intanto, la
propaganda mediatica continua la sua opera di manipolazione del pensiero. In data 9 dicembre
2002, i principali quotidiani italiani pubblicano in prima pagina una notizia inquietante: l'Iraq tentò
di costruire una bomba atomica. I titoli a caratteri cubitali non lasciano adito a dubbi:

L'Iraq: eravamo vicini alla bomba atomica. (Corriere della Sera, 9 dicembre 2002).
“L'Iraq era vicino all'atomica”. (La Repubblica, 9 dicembre 2002).
L'Iraq: “Eravamo vicini alla bomba atomica”. (La Stampa, 9 dicembre 2002).
L'Irak: eravamo pronti a fare la bomba atomica. (Il Giornale, 9 dicembre 2002).332

La realtà non è così sconvolgente come appare. Secondo le parole di un funzionario del regime,
L'Iraq tentò di dotarsi di armamenti atomici, attualmente in possesso dei principali paesi occidentali,
nel lontano 1991 senza tuttavia riuscirvi. Pubblicare una notizia del genere contemporaneamente
alla consegna del dossier iracheno sulla armi significa distorcere volontariamente la realtà dei fatti,
inculcando nelle menti dell'opinione pubblica l'idea di un Iraq comunque temibile.
Il 12 dicembre il Washington Post pubblica un articolo, ripreso dai media di tutto il mondo, che
dimostra l'esistenza di un legame tra Al Qaeda e il regime di Saddam. Il quotidiano statunitense cita
come fonte un rapporto governativo secondo il quale nel mese di ottobre 2002, un'organizzazione
terroristica vicina ad Osama Bin Laden avrebbe acquistato gas nervino dall'Iraq.

Un gruppo estremista islamico legato ad Al Qaeda ha acquistato il mese scorso armi chimiche in Iraq.
Il Washington Post scrive oggi che il materiale è stato consegnato tra fine ottobre e novembre secondo
un rapporto ora in possesso dell'amministrazione Bush. Citando due funzionari con informazioni di
prima mano, il giornale riferisce che, secondo analisti Usa, si tratterebbe di agente nervino VX,

331 Disponibile online presso: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/12/08/iraq-consegna-il-


rapporto-sulle-armi.html al 4 settembre 2009.
332 Titoli reperiti online all'indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp?
clearFilters=true&ricercaData=2002-12-9 al 4 settembre 2009.
contrabbandato attraverso la Turchia. Se il contenuto del rapporto dovesse risultare credibile, si
tratterebbe della prima conferma alle accuse dell'amministrazione Usa secondo le quali al Qaeda
riceve assistenza materiale in Iraq.333

Nel frattempo, il dettagliato dossier iracheno non sembra convincere Hans Blix né tanto meno
l'amministrazione Bush. Sulla stampa si parla esplicitamente di vuoti e mancanze nel documento
che non convincono gli ispettori dell'Onu. Colin Powell accusa pubblicamente Saddam di aver
mentito nei confronti dell'Onu e dell'intero mondo occidentale. I quotidiani non fanno altro che
amplificare i dubbi degli Stati Uniti sulla condotta dell'Iraq, influenzando ancora una volta la
percezione della realtà.

L'Onu delusa dal rapporto di Saddam Hussein: “Troppe lacune”. (Il Giornale, 20 dicembre 2002).
Powell: violata la risoluzione dell'Onu. (La Stampa, 20 dicembre 2002).
“L'Iraq mente, uso della forza più vicino”. (Il Corriere della Sera, 20 dicembre 2002).
Gli USA: Saddam ha violato la risoluzione Onu. (La Repubblica, 20 dicembre 2002).334

Di fronte alle perplessità americane, nel gennaio 2003, i funzionari delle Nazioni Uniti vengono
nuovamente ricevuti dal Rais per ulteriori ispezioni territoriali. Hans Blix si attende una maggiore e
più sincera cooperazione da parte di Saddam. Tuttavia, delle armi di distruzione di massa non v'è
traccia, è lo stesso Blix a sostenerlo in una dichiarazione datata 27 gennaio 2002: “Gli ispettori non
hanno trovato nulla ma il Rais nasconde ancora molti segreti”335. Proprio lo stesso giorno, il
quotidiano spagnolo El Mundo rende nota una rivelazione dei servizi segreti israeliani: l'Iraq
possiede armamenti chimici.

Il Mossad avrebbe le prove dell'esistenza di installazioni segrete nelle quali il regime iracheno
nasconderebbe armi chimiche e biologiche. La rivelazione è di un ex-ufficiale della guardia personale
di Saddam Hussein, Abu Hamdi Mahmud, che ha disertato nelle scorse settimane e ha cominciato a
raccontare tutti i particolari dei quali è a conoscenza ai servizi segreti israeliani, in una base super-
protetta nel deserto del Negev.336

Anche in questo caso, il modo verbale prediletto dalla stampa è il condizionale. Nel frattempo, i
funzionari dell'Onu continuano la ricerca delle armi senza alcun risultato tangibile. Per questo
motivo, l'amministrazione americana decide di mobilitarsi in prima persona per dimostrare al
Consiglio di Sicurezza la colpevolezza di Saddam, ed ottenere il tanto desiderato via libera per
l'invasione armata. In data 6 febbraio 2003, Colin Powell mostra ai membri del Consiglio video e

333 Disponibile online all'indirizzo: http://www.repubblica.it/online/esteri/iraquindici/chimiche/chimiche.html al 4


settembre 2009.
334 Titoli reperiti online all'indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp?
clearFilters=true&ricercaData=2002-12-20 al 4 settembre 2009.
335 Disponibile online al seguente indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?
comeFrom=rassegna&currentArticle=43C0D al 4 settembre 2002.
336 Disponibile online all'indirizzo: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/01/27/ecco-dove-
saddam-nasconde-le-sue-armi.html al 4 settembre 2009.
fotografie satellitari che documentano la presenza di armamenti chimici in territorio iracheno. E' la
svolta che segna lo strappo decisivo tra l'Onu, incapace di scovare gli arsenali sul territorio
iracheno, e gli Stati Uniti d'America certi della loro esistenza.

“Ecco le prove su Saddam, è ora di agire”. (Il Corriere della Sera, 6 febbraio 2003).
Iraq, ecco le prove Usa. (La Repubblica, 6 febbraio 2003).
Powell: così Saddam nasconde armi e veleni. (La Stampa, 6 febbraio 2003).
Powell: “Saddam a un passo dall'atomica”. (Il giornale, 6 febbraio 2003).337

Nonostante le smentite che giungono da Bagdad, la guerra è ormai vicina. La manipolazione delle
coscienze umane raggiunge quel giorno il suo apice. L'ultimo sussulto si ha in data 8 marzo 2003
quando al Consiglio di Sicurezza dell'Onu viene approvato un emendamento alla risoluzione 1441
che suona come un esplicito ultimatum a Saddam Hussein.

In base alla nuova proposta, entro il 17 marzo Saddam deve mostrare la “piena, immediata, totale
ottemperanza” agli obblighi di disarmo, indicati dalla risoluzione 1441, approvata all'unanimità nel
novembre scorso. I modi possibili, si fa capire, sono due. Saddam si dimette, come sollecita più di un
paese arabo. Oppure dichiara apertamente di possedere quelle armi di distruzione di massa che ha
sempre negato e che, invece, secondo l'intelligence americana, tiene nascoste.338

Un ultimo quanto inutile tentativo di scongiurare un intervento militare programmato da tempo.


Alle 3 e 30 della mattina del 20 marzo 2003 gli Stati Uniti rompono gli indugi ed i primi missili
USA piovono su Bagdad illuminando la notte mediorientale. L'operazione Iraqi Freedom prende
corpo. La coalizione angloamericana entra in azione senza l'appoggio del Consiglio di Sicurezza
dell'Onu, contrario all'intervento armato, ma potendo contare su un alleato di tutto rispetto: una
solida propaganda costruita con maestria e dovizia di particolari che non fa mancare il proprio
sostegno neanche nei giorni successivi all'invasione, come dimostrano i titoli di alcuni articoli
pubblicati su “Il Giornale”:

“Gli iracheni pronti a usare le armi chimiche” (23 marzo 2003). “Così Saddam ha ingannato gli
ispettori. A Bagdad una struttura specializzata nell'occultare armi e prove. L'Onu sapeva, ma ha
taciuto” (29 marzo 2003). “Antrace, botulino, agenti nervini e vescicanti: Saddam ha nascosto il suo
arsenale in case, scuole moschee, pronto a utilizzarlo con bombe, aerei e missili. Dispone di 100-5600
tonnellate di Sarin e Vx e 25 mila litri di carbonchio” (30 marzo 2003). “30 mila munizioni chimiche
e migliaia di litri di nervino scoperti in una fabbrica di pesticidi” (30 marzo 2003). “Trovate
attrezzature per micidiali armi chimiche” (2 aprile 2003).339

L'avanzata della coalizione occidentale è inarrestabile. Nel giro di pochi giorni le difese irachene

337 Titoli reperiti online all'indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp?


clearFilters=true&ricercaData=2003-2-6 al 4 settembre 2009.
338 Disponibile online presso: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/03/08/dieci-giorni-per-
la-guerra.html al 4 settembre 2009.
339 M. Travaglio, La scomparsa dei fatti, Il Saggiatore, Milano, 2008, p. 118.
vengono spazzate via a dimostrazione della debolezza dell'apparato militare a disposizione di
Saddam. Il 9 aprile 2003, l'esercito angloamericano occupa la città di Bagdad: è un trionfo. Le
televisioni di tutto il mondo trasmettono in diretta l'ingresso delle forze del Bene nella capitale
irachena tra gli applausi e le grida di un popolo finalmente libero. Il crollo della statua di Saddam
segna la caduta dell'ultimo simbolo del Male, divenuto ormai uno sbiadito ricordo. Per l'opinione
pubblica, sedata da mesi di propaganda, è il giorno più emozionante, il giorno in cui tutti vorrebbero
essere americani.

Cade il regime di Saddam, festa a Bagdad. (Il Corriere della Sera, 10 aprile 2003).
Pace. A Bagdad è arrivata la pace e si grida viva Bush. Esultano gli iracheni, imbarazzo tra i
pacifisti. (Il Giornale, 10o aprile 2003).
La caduta di Bagdad. (La Repubblica, 10 aprile 2003).
La caduta di Bagdad. La gente in piazza con i marines. (La Stampa, 10 aprile 2003).340

Nel frattempo, negli Stati Uniti, il Program on International Policy Attitudes (PIPA) di concerto con
il Knowledge Networks (KN), società che conduce sondaggi, realizzano un'approfondita analisi per
mettere in risalto le errate percezioni acquisite dall'opinione pubblica durante il racconto mediatico
della guerra irachena. L'inchiesta è stata realizzata mediante interviste ad un campione di ottomila
cittadini americani nel periodo gennaio-settembre 2003. I risultati sono eloquenti: “Nel sondaggio
Pipa/Kn di gennaio il 68% ha espresso la convinzione che l'Iraq abbia giocato un ruolo importante
nell'11 settembre”341. Il PIPA ha chiesto inoltre agli intervistati se, secondo loro, gli americani
avessero trovato in Iraq prove tangibili di questa collaborazione: “Una percentuale compresa tra il
45 ed il 52% del campione ha risposto affermativamente”342. Percentuali simili risultano anche da
un sondaggio condotto dal Washington Post:

[…] nel mese di agosto 2003 il 32% del campione ha considerato 'molto probabile' che Saddam
Hussein fosse direttamente coinvolto negli attentati, e il 37% lo ha considerato 'abbastanza
probabile'.343

Un'indagine realizzata dalla Cnn in collaborazione con Usa Today ha riscontrato che nel marzo
2003 “il 51% del campione credeva che Saddam Hussein fosse personalmente coinvolto
nell'attentato dell'11 settembre”344. Sempre secondo il PIPA, nel maggio 2003 il 34% 345 degli
intervistati era pienamente convinto che in Iraq fossero state trovate le famigerate armi di
distruzione di massa. La propaganda bellica aveva funzionato.

340 Titoli reperiti online all'indirizzo: http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp?


clearFilters=true&ricercaData=2003-4-10 al 4 settembre 2009.
341 M. Chiais, Menzogna e Propaganda, Lupetti editore, Milano, 2008, p. 219.
342 Ibid.
343 Ibid.
344 Ibid.
345 Ibid.
Conclusasi trionfalmente l'invasione dell'Iraq, la verità incomincia però a venire a galla. Due
mesi dopo la fine delle ostilità, Paul Wolfowitz, vice segretario alla difesa ed inventore della
strategia della guerra preventiva, rilascia a Vanity Fair un'intervista agghiacciante. E' il 30 maggio
2003 ed il mondo viene a conoscenza di una sconcertante verità.

“Abbiamo messo l'accento sulle armi di distruzione di massa per motivi burocratici. Erano la sola
ragione che poteva mettere d'accordo tutti. Ma in realtà non è mai stata questa la motivazione
principale della guerra”, ha detto chiaro Paul Wolfowitz. In un'intervista a Vanity Fair il numero due
del Pentagono confida che “la ragione principale della guerra era un'altra” passata, a suo dire, “quasi
inosservata”: “Il rovesciamento di Saddam avrebbe permesso agli Stati Uniti di ritirare le loro truppe
dall'Arabia Saudita. Il solo fatto di togliere questo fardello dalle spalle dei sauditi apre la porta a un
Medio Oriente più pacifico”.346

Abbiamo spudoratamente mentito all'opinione pubblica mondiale, ci serviva un convincente


pretesto per agire, abbiamo manipolato a nostro piacimento il pensiero di tutti voi vendendo ai
media una fasulla realtà, il tutto con l'obiettivo di creare un solido consenso necessario all'invasione
militare. Questo il messaggio indiretto che può essere dedotto dalle parole di Wolfowitz.
Nel giugno 2003, anche il Primo Ministro Blair, incalzato dai giornalisti inglesi, tenta di
giustificare il mancato ritrovamento delle armi chimiche.

Non vi sono dubbi che Saddam avesse armi di distruzione di massa. Ci sono valide ragioni per le quali
abbiamo avuto 12 anni di sanzioni dell'Onu. Le armi di distruzione di massa erano un punto cardine
del regime di Saddam. Ora la nostra priorità è di ricostruire l'Iraq. Abbiamo squadre incaricate di
interrogare gli scienziati e gli esperti che lavorarono ai programmi iracheni di messa a punto di armi di
quel tipo. Dovremo ispezionare centinaia, forse migliaia di siti diversi. Il nostro lavoro è solo all'inizio
[…]. Non nutro alcun dubbio: le prove dell'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq esistono.347

Le conferme giungono da fonti differenti: le armi chimiche non esistono: “Nessuna arma di
distruzione di massa è stata trovata in Iraq, ma si continuerà a cercare”348, è quanto ha affermato,
nell'ottobre 2003, David Kay ispettore della Cia nominato da Bush.
Con la stessa facilità con cui era stato costruito e diffuso, anche il secondo teorema americano, il
legame tra Saddam e Al Qaeda, comincia a vacillare di fronte alla realtà. Il Segretario di Stato Colin
Powell ammette pubblicamente, in data 9 gennaio 2004, che “non ci sono prove concrete di un
legame tra il Presidente iracheno Saddam Hussein e i terroristi di Al Qaeda”349. Le parole di Powell
trovano conferma nel rapporto stilato dalla Commissione d'inchiesta sull'11 settembre reso pubblico

346 Disponibile online presso: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/05/30/le-armi-furono-un-


pretesto.html al 4 settembre 2009.
347 Disponibile al seguente indirizzo: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/06/02/blair-
trovero-le-armi-di-saddam.html al 4 settembre 2009.
348 Disponibile online presso: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/03/in-iraq-niente-
armi-di-distruzione.html al 4 settembre 2009.
349 Disponibile online presso: http://www.nytimes.com/2004/01/09/politics/09POWE.html tradotto dall'autore, al 4
settembre 2009.
nel giugno 2004:

Non esistono prove evidenti di un legame fra Al Qaeda e l'Iraq negli attentati dell'11 settembre. La
conclusione della Commissione d'inchiesta sull'attacco all'America non farà piacere a Bush.350

Sui giornali di tutto il mondo, gli stessi canali utilizzati per diffondere la propaganda, incominciano
a leggersi termini ricorrenti come “menzogne”, “bugie”, “inganno”, “falsità”. Anche il New York
Times riporta la clamorosa notizia dell'inesistente legame tra Saddam e Al Qaeda, lanciando un
chiaro messaggio al presidente menzognero Bush:

Non vi è mai stata alcuna prova di un legame fra l'Iraq e Al Qaeda, fra Saddam Hussein e i fatti dell'11
settembre. Ora il presidente Bush dovrebbe chiedere scusa al popolo americano, al quale si è fatto
credere qualcosa di diverso.351

Il 2005 si apre con un'altra clamorosa notizia: la Casa Bianca getta la spugna annunciando
ufficialmente di aver interrotto la ricerca delle introvabili armi di distruzione di massa, nascoste
chissà dove in un Iraq devastato dai postumi di un conflitto immotivato. I funzionari governativi
vengono richiamati in patria esausti dopo mesi di inconcludenti ispezioni.

Anche la Casa Bianca adesso lo ammette: in Iraq non c'erano armi di distruzione di massa. La caccia
alle armi proibite di Saddam è finita poco prima di Natale, quando il responsabile dell'Iraq Survey
Group - la task-force di milleduecento uomini (militari, specialisti dell'intelligence e staff di supporto
logistico-amministrativo) impegnati da due anni nella loro ricerca - ha fatto ritorno negli Stati Uniti
senza avere trovato alcuna prova concreta della loro esistenza.352

L'8 settembre 2006, il Senato americano conclude il suo rapporto sugli accertamenti postbellici in
Iraq. L'inchiesta, durata tre anni, smentisce categoricamente, se ancora ve ne fosse bisogno, le
conclusioni contenute nel National Intelligence Estimate (NIE) del 2002, documento governativo
utilizzato come prova inequivocabile della colpevolezza di Saddam e di tutto l'Iraq. Per quanto
riguarda le armi di distruzione di massa, il Senato conclude che “gli accertamenti postbellici non
confermano le valutazioni del NIE del 2002”353 in merito ai seguenti punti:

1) La ricostruzione da parte dell'Iraq del programma nucleare a fini militari […]. 2) l'acquisto di tubi di
alluminio ad alta resistenza destinati al programma nucleare iracheno […]. 3) il “vigoroso tentativo”
da parte dell'Iraq di procurarsi uranio grezzo e yellowcake in Africa […]. 4) il possesso da parte
dell'Iraq di armi biologiche […]. 5) il fatto che l'Iraq possedesse, o stesse sviluppando, strutture mobili

350 Disponibile online presso: http://www.repubblica.it/2004/c/sezioni/esteri/iraqusa/commiusa/commiusa.html al 4


settembre 2009.
351 M. Travaglio, La scomparsa dei fatti, Il Saggiatore, Milano, 2008, p. 126.
352 Disponibile online all'indirizzo: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/01/13/iraq-la-casa-
bianca-ammette-non.html al 4 settembre 2009.
353 Il documento ufficiale realizzato dal Senato americano è integralmente disponibile online al seguente indirizzo:
http://intelligence.senate.gov/phaseiiaccuracy.pdf tradotto dall'autore, al 4 settembre 2002.
per la produzione di armi biologiche […]. 6) il fatto che l'Iraq sta espandendo la sua industria chimica
per supportare la produzione di armi chimiche.354

Tutto smentito, tutto falso, salvo un solo particolare: il possesso da parte di Saddam di missili con
gittata superiore a quella stabilita dall'Onu, cioè 150 km. L'unica conferma riscontrata dai membri
del Senato alle accuse contenute nel NIE. Per quanto riguarda i rapporti tra il laico Saddam e i
fondamentalisti islamici guidati da Bin Laden, altra tesi accusatoria messa in campo
dall'amministrazione Bush, il Senato conclude che:

1) Saddam non si fidava di Al Qaeda e considerava gli estremisti islamici una minaccia nei confronti
del suo regime, ragione per cui rifiutò di soddisfare tutte le richieste di Al Qaeda di supporto materiale
e logistico […]. 3) le tesi avanzate dalle agenzie di intelligence prima della guerra sulla probabilità che
Saddam avesse fornito addestramento all'uso di armi chimiche e biologiche ad Al Qaeda erano
infondate […]. 4) non ci sono testimonianze attendibili sull'addestramento di Al Qaeda a Salam Pak o
altrove in Iraq finalizzato a guidare o supportare operazione terroristiche transnazionali […]. 7) non
esistevano informazioni attendibili sulla complicità o la conoscenza dell'Iraq degli attacchi dell'11
settembre o di qualsiasi attacco di Al Qaeda […]. 8) non esistono informazioni che indichino che l'Iraq
intendesse usare Al Qaeda o altri gruppi terroristici per colpire il territorio degli Usa.355

Se prima della guerra, il terrorismo era estraneo alla cultura irachena, l'invasione angloamericana ha
avuto il merito di diffondere il fondamentalismo di stampo islamico in un paese laico come l'Iraq. E'
la paradossale verità rivelata dal New York Times in data 24 settembre 2006, giorno della
pubblicazione dell'ultimo rapporto NIE sulla situazione irachena. L'indagine, durata due anni, e
commissionata dal National Intelligence Council traccia un bilancio dettagliato dei primi
quarantacinque mesi di guerra.

L'ultimo rapporto Nie […] descrive la guerra in Iraq come la prima fonte di reclutamento del
terrorismo che intendeva combattere: la sciagurata invasione, secondo l'intelligence americana, ha
fornito nuove motivazioni all'estremismo islamico e ha creato una nuova generazione di jihadisti
capaci di riprodursi tanto rapidamente da neutralizzare qualsiasi risposta dell'Occidente.356

“L'ignoranza è forza”, scriveva Orwell in 1984. Non c'è frase più appropriata per dipingere, con
rapida pennellata, quanto accaduto nel periodo di tempo monitorato. Durante l'invasione dell'Iraq,
l'ignoranza iniettata nelle menti umane, sotto forma di menzogne abilmente costruite e diffuse, è
stata la forza che ha alimentato il desiderio bellico degli angloamericani, trasformandolo, nella notte
del 20 marzo 2003, in una reale invasione che ha spezzato la vita di più di 60.000 civili innocenti.
La propaganda inscenata dai due Governi è la prova tangibile di quanto sia semplice, nella
società del controllo totale, manipolare ed indirizzare il pensiero di milioni di cittadini plasmandone

354 Ibid.
355 Ibid.
356 M. Travaglio, La scomparsa dei fatti, cit., p. 142.
a piacimento i cuori e le menti.
La propaganda, insieme alla realtà mediata e al divertimento televisivo, rappresenta l'arma
invisibile a disposizione del potere per influenzare e dirigere il pensiero umano. Nelle moderne
democrazie occidentali non c'è più bisogno di ricorrere alla forza, se non in rare occasioni, per
rendere schiavi i cittadini. E' sufficiente un controllo diretto sui media e sulle notizie da essi
divulgate. In un mondo siffatto a rischio non vi è soltanto la privacy, minacciata dalla diffusione
della moderna sorveglianza, ma la libertà stessa dell'essere umano rinchiusa in una prigione
invalicabile di potenti menzogne.

Oggi, per instaurare un regime, non c'è più bisogno di una marcia su Roma né di un incendio del
Reichstag, né un golpe sul palazzo d'Inverno. Bastano i cosiddetti mezzi di comunicazione di massa: e
fra di essi, sovrana e irresistibile, la televisione.357

357 I. Montanelli, in M. Travaglio, P. Gomez, Regime, Bur, Milano, 2004, nota di copertina.

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