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GIANANDREA BONINI

AVVOCATO

PARERE PRO VERITATE SUI PRESUPPOSTI PER LA RICHIESTA DI REVOCA DELLASSEGNO DIVORZILE SOMMARIO: I. - Premessa in fatto. II. Formulazione dei Quesiti. III. I presupposti per la revoca dellassegno divorzile. IV. Il miglioramento economico della Moglie. V. - Le dichiarazioni rese dalla Moglie alludienza presidenziale. VI. - Convivenza more uxorio VII. La liquidazione del t.f.r.. VIII. - Il peggioramento economico del Marito. IX. Conclusioni. * * * I. Premessa in fatto. Nello stretto ambito di cui al presente parere, occorre premettere che - con decreto datato il 7 febbraio 2009 - il Tribunale omologava limpegno del marito a corrispondere alla moglie la somma di ! 600,00 per il suo mantenimento, condizioni confermate dalla sentenza di divorzio dell11 settembre 2013, resa sempre a seguito di ricorso consensuale congiunto. Si precisa anche che, nonostante la pedissequa conferma delle condizioni di mantenimento a carico del marito in sede divorzile, gi nellanno 2011, la moglie aveva iniziato attivit di lavoro dipendente a tempo determinato e che, a quanto dato di sapere, il rapporto diventato a tempo indeterminato in data successiva al deposito della sentenza di divorzio. Si tenga poi presente che, a decorrere dallinizio del 2014, Lei ha interrotto il Suo rapporto di lavoro subordinato e ha costituito una societ in nome collettivo, i cui utili non sono stati mai distribuiti bens reinvestiti. La moglie pare poi intrattenga una nuova relazione sentimentale ormai da due anni, con frequentazione nel week end e, pi di recente, anche infrasettimanale in conseguenza del trasferimento della figlia presso il compagno. II. Formulazione dei Quesiti. Ci si domanda se, a fronte dellinizio del percepimento di uno stipendio da parte della moglie a decorrere dal 2011 (e, dunque, in data antecedente alla sentenza di divorzio) cui si accompagna limpoverimento del marito conseguente alla mancata redistribuzione di utili sociali a far data dal 2014 (e, dunque, successivamente alla sentenza di divorzio) - sia possibile per il secondo richiedere la revoca dellassegno di mantenimento, con le dovute precisazioni a) che la moglie pare intrattenga gi da due anni altra relazione affettiva; b) che, al momento della regolamentazione degli aspetti economici in ambito divorzile, la situazione patrimoniale della moglie aveva gi subito un incremento e che c) assai probabile che, a fronte del deposito da parte del marito dellistanza di revoca, la ex moglie richieda in via riconvenzionale limporto pari al 40% del t.f.r. percepito dal marito. III. I presupposti per la revoca dellassegno divorzile. In via generale, ancora valido, pacifico e costante larresto giurisprudenziale1
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Fra le tante, Cass. Civ. 2 ottobre 2007, n 20688.


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secondo cui il provvedimento di revisione dell'assegno divorzile riposa 1) sull'accertamento di una modifica delle condizioni economiche degli ex coniugi per la sopravvenienza di giustificati motivi in epoca successiva al deposito della sentenza di divorzio, cui deve coesistere 2) lidoneit di tale modifica a mutare il pregresso assetto patrimoniale che ha portato alladozione di un determinato provvedimento di mantenimento nella precedente sentenza di divorzio. La Giurisprudenza2 altrettanto costante nel ribadire che, in sede di procedimento di revisione dellassegno divorzile il giudice non pu procedere ad una nuova e autonoma valutazione, sulla base di una diversa ponderazione delle condizioni economiche delle parti e che, .nel pieno rispetto delle valutazioni espresse al momento della attribuzione dell'emolumento, deve limitarsi a verificare se e in che misura le circostanze sopravvenute abbiano alterato l'equilibrio cos (n.d.r. gi) raggiunto e deve adeguare l'importo o lo stesso obbligo della contribuzione alla nuova situazione patrimoniale. 3 Si osservato in particolare che, in caso di incremento patrimoniale da parte di uno dei due ex Coniugi, il Giudice a fronte di una domanda di revisione da parte dellaltro - debba accertare con rigore se, con tale tale miglioramento economico, il Coniuge abbia acquisito la disponibilit di mezzi adeguati e del tutto idonei a conservargli il tenore di vita analogo a quello condotto in costanza di matrimonio.4 IV. Il miglioramento economico della Moglie. documentale che, al momento della sentenza di divorzio, la moglie disponesse di emolumenti maggiori rispetto a quelli coevi al verbale di omologa delle condizioni di separazione ed altrettanto pacifico che, nonostante ci, il marito abbia ugualmente accettato le medesime condizioni di cui alla separazione. Parrebbe pertanto di logica conseguenza che, sul solo presupposto dellinizio di unattivit lavorativa da parte della moglie, non sia possibile al marito richiedere la revoca dellassegno divorzile n, a maggior ragione, la sua diminuzione, poich - in applicazione del principio sintetizzabile nella formula il giudicato copre il dedotto ed il deducibile - il risultato della sentenza di divorzio non pu essere rimesso in discussione e peggio diminuito o disconosciuto attraverso la deduzione nella domanda di diminuzione/revoca di questioni che si sarebbero potute proporre nel corso del procedimento di divorzio, anche se il fatto rilevante per la modifica sia stato scoperto solo successivamente. Al di l del profilo temporale, vi daltra parte da tenere in debita considerazione che, nel respingere il ricorso per cassazione dellonerato, il precedente giurisprudenziale di cui alla nota n45 ha, nel merito, ritenuto
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Cass, civ. 2 maggio 2007, n10133 Cos, Cass., Sez. Unite, 7 settembre 1995 n. 9415. 4 Cass. civ. Sez. I, 28/08/1999, n. 9056 5 In senso pi ampio e nel senso di riconoscere al Giudice la facolt di procedere ad una rinnovata valutazione comparativa delle condizioni economiche di entrambe al fine di verificare se i fatti sopravvenuti si presentino oggettivamente idonei ad alterare l'equilibrio determinato al momento della
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che la sopravvenuta stabilit lavorativa della moglie - cui, addirittura, si era accompagnata l'acquisizione in propriet dell'abitazione - non costitussero circostanze tali da far venir meno l'inadeguatezza dei suoi mezzi di vita (inadeguatezza ritenuta sussistente sin dalla sentenza di divorzio del 1990). Le ragioni tratte a base di questo convincimento furono che lo stipendio percepito dalla donna era obiettivamente modesto e che i vantaggi dell'alloggio in propriet erano di molto ridimensionati dagli oneri, anche fiscali che la propriet comportava ma, circostanza ben pi significativa, che trattavasi di miglioramenti che, pur avendo diminuito la precedente inadeguatezza economica della donna, non le avevano consentito di raggiungere un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio. In altre parole, il miglioramento delle condizioni economiche del beneficiario non aveva provocato la cessazione del presupposto, fissato dall'art. 5, sesto comma, della Legge divorzile, sul quale si fondava il riconoscimento del diritto della moglie al contributo economico. Anche in sede di revisione dellassegno divorzile, il dato di riferimento quindi, il tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. E stato in merito precisato, sin dallinizio degli anni 90, che ladeguatezza dei mezzi cui il coniuge richiedente lassegno ha diritto deve essere raffrontata ad un tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio e che sarebbe presumibilmente proseguito in caso di continuazione dello stesso, o quale poteva legittimamente e ragionevolmente prefigurarsi sulla base di aspettative maturate nel corso del rapporto,6 precisando che la nozione di adeguatezza dei mezzi postula un esame comparativo tra la situazione reddituale e patrimoniale in atto del richiedente e quella della famiglia all'epoca della cessazione della convivenza, che tenga altres conto dei miglioramenti della condizione economica dell'onerato anche se successivi alla cessazione della convivenza -, i quali costituiscano sviluppi naturali e prevedibili dell'attivit svolta durante il matrimonio e trovino radice in detta attivit e/o nel tipo di qualificazione professionale e/o nella collocazione sociale dello stesso onerato.
pronuncia di divorzio, si veda Cass. Civ. 23 agosto 2006, n 18367, secondo cui in materia di revisione dellassegno divorzile, allorch a fondamento dellistanza dellex coniuge obbligato, rivolta ad ottenere la totale soppressione del diritto al contributo economico, sia dedotto il miglioramento delle condizioni economiche dellex coniuge beneficiario (nella specie dipendente dallacquisto per successione ereditaria della propriet e della compropriet di beni immobili), il giudice, ai fini dellaccoglimento della domanda, non pu limitarsi a considerare isolatamente detto miglioramento, attribuendo ad esso una valenza automaticamente estintiva della solidariet post coniugale, ma assumendo a parametro lassetto di interessi che faceva da sfondo, e da risultato, al precedente provvedimento sullassegno divorzile deve verificare se lex coniuge, titolare del diritto allassegno, abbia acquistato, per effetto di quel miglioramento, la disponibilit di mezzi adeguati, ossia idonei a renderlo autonomamente capace, senza necessit di integrazioni ad opera dellobbligato, di raggiungere un tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio. 6 Si vedano anche, tra le ultime, le sentenze nn. 15610 del 2007 e 14214 del 2009
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La precisazione assai utile, atteso che alla luce del colloquio intercorso in Studio emerso che, in costanza di matrimonio e al momento della separazione, lo stipendi del marito era consistente, anche alla luce delle indennit e degli emolumenti accessori (benefits) di prerogativa delle mansioni di Direzione del Personale. V. - Le dichiarazioni rese dalla Moglie alludienza presidenziale. Come abbiamo visto, a norma della Legge divorzile, la revisione delle disposizioni della sentenza di divorzio relative all'assegno in favore dell'ex coniuge pu essere disposta solo7 ove sopravvengano giustificati motivi dopo la sentenza che ha pronunciato il divorzio e la Corte di Cassazione8 ha statuito che i fatti anteriori potranno potenzialmente essere utilizzati, qualora ignorati, ai fini modificativi dellassegno di divorzio attraverso il rimedio della revocazione, ancorch nei casi tassativamente previsti dallart. 395 cod. proc. civ. Su tale presupposto, la Corte di Cassazione9 ha daltra parte respinto il gravame del Marito che richiedeva lannullamento della pronuncia del Tribunale sullobbligo di mantenimento della ex moglie, poich - al momento delludienza presidenziale - risultava che la donna avesse unaltra relazione e che era in stato di gravidanza; statuirono gli Ermellini che il dolo processuale utile a giustificare la revocazione della sentenza deve consistere in unattivit deliberatamente fraudolenta, concretantesi in artifici o raggiri tali da paralizzare o sviare la difesa avversaria ed impedire al Giudice laccertamento della verit, facendo apparire una situazione diversa da quella reale, precisando che non sono idonei a realizzare la fattispecie descritta la semplice allegazione di fatti non veritieri favorevoli alla propria tesi, il silenzio su fatti decisivi della controversia o la mancata produzione di documenti, che possono configurare comportamenti censurabili sotto il diverso profilo della lealt e correttezza processuale, ma non pregiudicano il diritto di difesa della controparte, la quale resta pienamente libera di avvalersi dei mezzi offerti dallordinamento al fine di pervenire allaccertamento della verit.10 Pertanto, considerando anche il fatto che il ricorrente ed anche il suo difensore erano a conoscenza della situazione personale della donna e non avevano sollevato alcun tipo di eccezione nel corso delludienza presidenziale, ritennero i Giudici che la mancata opposizione del Marito avrebbe potuto far pensare ad una scelta di tipo processuale rivelatasi, poi, errata. Quanto alla fattispecie in esame, non difficile declinare tale principio al fatto che lasserita ignoranza circa linizio di attivit lavorativa a tempo determinato da parte della moglie ben potrebbe essere oggetto di contestazione tramite la circostanza che il marito ne avrebbe potuto avere conoscenza tramite i colloqui e gli incontri con la figlia, al tempo ancora convivente con la madre.
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Si vedano, seppur non recenti, Cass. 23 marzo 2001, n. 4202; Cass. 26 novembre 1998, n. 12010; Cass. 7 settembre 1995, n. 9415; Cass. 29 agosto 1996. n 7953. 8 Cass. Civ. 2 novembre 2004, n. 21049 9 Cass. Civ. 10 aprile 2012, n5648 10 Si veda Cass. Civ. 20 aprile 2012, n5648 in parte motiva.
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VI. - Convivenza more uxorio (come se si fosse sposati). Pur ritenendo che una frequentazione sentimentale infrasettimanale non assurga a convivenza more uxorio (alla maniera degli sposi), per completezza difensiva e seppur in termini riassuntivi, occorre ricordare che si ritenuto che la convivenza dellex coniuge beneficiario dellassegno di divorzio possa incidere sulla misura dellassegno divorzile11 con la precisazione che lassegno di divorzio, in linea di principio, non pu essere negato per il fatto che il suo titolare abbia instaurato una convivenza more uxorio con altra persona, salvo che sussistano i presupposti per la revisione dellassegno [] e cio sia data la prova, da parte dellex coniuge onerato, che tale convivenza ha determinato un mutamento in melius pur se non assistito da garanzie giuridiche di stabilit, ma di fatto consolidato e protraentesi nel tempo delle condizioni economiche dellavente diritto. Quanto poi ai caratteri della convivenza, di Prassi riconoscere che essa sia rilevante laddove riposi su presupposti di continuit e di stabilit, adeguandosi cos al modello matrimoniale e che sia onere del coniuge onerato dimostrare che la convivenza influisca positivamente sulle condizioni economiche dellavente diritto. La Giurisprudenza richiede dunque la duplice prova a) dei caratteri di continuit e di stabilit della relazione post coniugale e b) del nesso di causalit tra la nuova relazione e il miglioramento delle condizioni economiche del soggetto beneficiario, precisando daltra parte che tale prova possa essere data con ogni mezzo di prova, anche presuntiva, soprattutto con riferimento ai redditi e al tenore di vita della persona con la quale il titolare dellassegno convive, i quali posso far presumere, secondo il prudente apprezzamento del giudice, che dalla convivenza () il titolare dellassegno tragga benefici economici idonei a giustificare la revisione dellassegno12. VII. - La liquidazione del t.f.r. A fronte della probabile se non certa domanda riconvenzionale di richiesta di parte del t.f.r., necessario ricordare che la Legge divorzile dispone che il coniuge nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio - se non passato a nuove nozze e titolare dell'assegno divorzile - ha diritto al 40% dell'indennit di fine rapporto, riferita al periodo in cui il rapporto di lavoro si sia svolto durante il matrimonio. La Prassi13 ha precisato che esso rileva in relazione alla retribuzione in senso tecnico14 tipica del rapporto di lavoro subordinato pubblico o
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Si veda Cass. 8 luglio 2004 n. 12557; gi conforme, Cass. 8 agosto 2003 n. 11975. ancora, Cass. 8 luglio 2004 n. 12557 e Cass. 28 giugno 2007 n. 14921. 12 cos, Cass. 8 luglio 2004 n. 12557. 13 Si veda, Cass. civ. Sez. I, 17/04/1997, n. 3294, secondo cui La quota dell'indennit di fine rapporto spettante, ai sensi dell'art. 12 bis l. n. 898 del 1970 (nel testo introdotto dall'art. 16 l. n. 74 del 1987), al coniuge titolare dell'assegno divorzile e non passato a nuove nozze, riguarda unicamente quell'indennit (comunque denominata) che, maturando alla cessazione del rapporto di lavoro, determinata in proporzione della durata del rapporto medesimo e dell'entit della retribuzione corrisposta al lavoratore; non spetta pertanto al coniuge divorziato
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privato e che non pu pertanto essere estesa ad istituti di diversa natura preminentemente previdenziali o assicurativi, aventi origini da rapporti di lavoro non subordinato o di natura privata; di talch, si ritiene che non rientrino nel T.F.R. le varie lindennit di cessazione dal servizio, corrisposte a taluni professionisti, accumunate al T.F.R. in senso stretto solo per la scadenza e cio versate al momento della cessazione dellattivit n le altre indennit che, per il contratto specifico di lavoro applicato, vengono attribuite al dipendente al momento della cessazione del rapporto. VIII. - Il peggioramento economico del marito. Quanto alla fattispecie in esame, indubbio che i motivi sopravvenuti delle dimissioni del marito nonch della successiva decisione di non distribuire utili aziendali siano tali da giustificare, in astratto, un provvedimento di revisione e, quindi, che il depauperamento economico che ne derivato oggettivamente idoneo ad alterare l'equilibrio gi determinato al momento della pronuncia di divorzio, con la dovuta precisazione che la Prassi15 ha recentemente ritenuto che la riduzione del reddito dovuta a scelte volontarie del soggetto tenuto al versamento dellassegno di divorzio sia comunque idoneo ad assurgere quale giustificato motivo di riduzione o sospensione dellassegno. IX. - Conclusioni. In conclusione, dalle considerazioni che precedono, ritengo discenda il prudente convincimento che, ai fini della revisione dellassegno divorzile, non possano essere invocate le circostanze del percepimento di reddito da parte della moglie n la di lei frequentazione con altro uomo, costituendo invece la trasformazione in pejus della situazione patrimoniale del marito presupposto su cui fondare la domanda di revoca dellassegno divorzile. Ritengo infatti che, anche a volere considerare il silenzio della moglie in sede divorzile come elemento di malafede tale da costituire presupposto per la revocazione della sentenza di divorzio, alla luce dei precedenti giurisprudenziali declinati al tenore di vita e al menage familiare dei coniugi di cui mi ha accennato, non pare che emolumenti stimabili in ! 1.000,00 costituiscano sostanze tali da consentire alla moglie di raggiungere un tenore di vita analogo a quello goduto in costanza di matrimonio n che la relazione di cui mi ha accennato rechi i requisiti di stabilit cui la Legge subordina la revoca dellassegno. Su tali soli presupposti, eventualmente e subordinatamente, potr aversi luogo per una riduzione dellassegno divorzile. Sul presupposto invece della diminuzione (rectius, estinzione di reddito) - cui si accompagna ad oggi la scelta di vivere dei risparmi conseguiti - , ritengo invece che possa formularsi una prognosi positiva
una parte di altri eventuali importi erogati, in occasione dalla cessazione del rapporto di lavoro dell'ex coniuge, ma ad altro titolo (nella specie a titolo di incentivo all'anticipato collocamento in quiescenza).
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In tal senso si era anche pronunciata la Cass. Civ. 11 aprile 2003, n5720. (15) Cass. 11 marzo 2006 n. 5378, in Foro it., 2006, I, 1361; analogamente Cass. 3 agosto 2007 n. 17041 in Fam e dir., 2008, 577.
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circa la possibilit di richiedere la revoca o, quanto meno, una sensibile riduzione - dellassegno divorzile. In conclusione, consiglio prudentemente di formulare una richiesta di revoca dellassegno divorzile e, solo subordinatamente, di riduzione sul presupposto che la sopravvenuta diminuzione dei redditi da lavoro dellobbligato suscettiva di assumere rilievo quale possibile giustificato motivo di riduzione o soppressione dellassegno, ai sensi dellarticolo 9 della legge n. 898 del 1970 nel quadro di una rinnovata valutazione comparativa della situazione economica delle parti e in quanto risulti oggettivamente idonea ad alterare lequilibrio determinato al momento della pronuncia di divorzio16 e su quello - di efficacia persuasiva assai limitata per i motivi dedotti ex supra - che, comunque, la situazione patrimoniale della moglie complessivamente migliorata.

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Cass. 11 marzo 2006 n. 5378.


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