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Introduzione
“Sulla sua vita interiore - del Cristo che vive in lui - non possiamo scrivere nulla.
Scriviamo una vita descrivendo le opere esterne compiute da S. Bernardo, quelle opere
esterne che sono prova della sua vita interiore. Nel suo cuore non leggiamo, ma in
quello che ha fatto si riflette la sua vita interiore”1.
Quasi tutti i santi hanno avuto cura diligente nel nascondere i doni
ricevuti da Dio. Lo stesso San Francesco 2 esortava a non manifestare con
1
Guglielmo di Saint-Thierry, Vita di San Bernardo, Opere/2, Roma 1997, 37.
2
Per il testo delle agiografie francescane facciamo riferimento all‟opera: Fontes Franciscani,
Ed. Porziuncola, Assisi 1995. Le traduzioni italiane sono riprese da Fonti Francescane. Scritti
1
leggerezza agli uomini i beni ricevuti dal Signore, per evitare vani
esibizionismi. La consegna del segreto veniva a sigillare l‟esperienza spirituale:
“Beato il servo che conserva in cuor suo i segreti del Signore” (Amm XXVIII).
Tommaso da Celano registra fedelmente questo suo atteggiamento costante:
“Cercava con ogni cura di nascondere nel segreto del suo cuore i doni del Signore,
perché non voleva che, se gli erano occasione di gloria umana, gli fossero pure causa
di rovina” (2Cel 133).
Chiara fu ancora più scrupolosa nel nascondere i segreti del gran Re, a
motivo anche del genere di vita rinchiusa che condusse. La Bolla di Innocenzo
IV al vescovo Bartolomeo di Spoleto per iniziare il processo di canonizzazione
descrive Chiara come una donna che, avendo scelto di vivere solo per il suo
“sposo Jesu Cristo povero”, di conseguenza fu anche “quella sposa che visse
essendo morta al mondo” (FF 2921-22). Nella vita di santa Chiara non ci fu
nessun desiderio di esibizione mondana. E tuttavia - paradosso della santità -
Chiara divenne presto conosciuta e ammirata al di fuori della sua clausura:
“La novità di così grandi avvenimenti si sparse infatti in lungo e in largo per il mondo,
ed ebbe per effetto di guadagnare ovunque anime a Cristo. Continuando a rimanere
rinchiusa, Chiara incomincia a diffondere chiarore in tutto il mondo e risplende
chiarissima per meritati elogi” (LegCh 11).
e biografie di san Francesco d’Assisi. Cronache ed altre testimonianze del primo secolo
francescano. Scritti e biografie di santa Chiara d’Assisi, Padova 19823.
2
agiografici sull'argomento prescelto, secondo la specifica chiave di lettura del
rapporto di Chiara con Cristo, tentando di sistematizzare i testi più significativi
dal punto di vista teologico-spirituale.
"Disse epsa testimonia... che credeva che tucto quello de sanctità che se pò dire de
alcuna sancta donna depo la Vergine Maria, in verità se possa dire de lei; ma era a llei
impossibile potere raccontare tucte le suoi virtù et gratie" (Proc V,2).
“... perciò Dio misericordioso suscitò la venerabile vergine Chiara e in lei fece
splendere alle donne una chiarissima lampada... Seguano dunque gli uomini i nuovi
seguaci del Verbo Incarnato: imitino le donne Chiara, impronta della Madre di Dio,
nuova guida delle donne” (LegCh, Lettera di introduzione).
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“Come se il mondo invecchiato fosse oppresso dal peso degli anni, si era annebbiata la
visione di fede, si era fatta incerta ed oscillante la condotta di vita e languiva nel fervore ogni
virile attività. Anzi, alle scorie lasciate dallo scorrere del tempo, si aggiungevano anche le
scorie lasciate dai vizi” (LegCh, Lettera di introduzione). È il topos medievale “mundus
senescit”, spesso ricorrente in vari tipi di narrativa. Basti ricordare, nella letteratura moderna,
l‟inizio del prologo de Il nome della rosa di Umberto Eco che ricalca lo stile delle antiche
cronache medievali: “Giunto alla fine della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come
il mondo...”.
3
per gli uomini. Lo schema appare chiaro: come Maria fin dall'inizio è associata
alla missione salvifica di Cristo, così Chiara è partecipe dell'apostolato dei frati
per ricondurre il mondo a Dio. La novitas franciscana viene ad assumere due
forme complementari: una virilità e una femminilità che attualizzano la novità
evangelica rappresentata congiuntamente dal Verbo incarnato e da sua madre
Maria.
2. La pietra di fondamento
“Animava tutti, con grande zelo, a restaurare quella chiesa, e sempre parlando in
francese predisse chiaramente, davanti a tutti, che lì accanto sarebbe sorto un
monastero di vergini consacrate a Cristo. Del resto, ogni volta che era pieno dell'ardore
dello Spirito Santo, parlava in lingua francese per esprimere il calore esuberante del
suo cuore” (2Cel 13; cf. 3Comp 24).
“La prima opera cui Francesco pose mano, appena libero dal giogo del padre terreno,
fu di riedificare un tempio al Signore. Non pensa di costruirne uno nuovo, ma restaura
una chiesa antica e diroccata; non scalza le fondamenta, ma edifica su di esse,
lasciandone così, senza saperlo il primato a Cristo. Nessuno infatti potrebbe creare un
altro fondamento all'infuori di quello che già è stato posto: Gesù Cristo. Tornato perciò
nel luogo in cui era la chiesa di San Damiano,... la riparò... È questo il luogo beato e
santo nel quale ebbe felice origine, per opera di Francesco stesso, l'Ordine glorioso
delle Povere Dame e sante vergini... È là che donna Chiara, pure nativa di Assisi,
pietra preziosissima e fortissima, divenne la pietra basilare per tutte le altre pietre di
questa famiglia religiosa... Su di lei sorse il nobile edificio di preziosissime perle...”
(1Cel 18-19).
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Il ruolo di Chiara è interpretato secondo un taglio specificamente
ecclesiale; Chiara deve essere il fondamento della nascente comunità come
Cristo lo è stato della Chiesa. Tutta l'impostazione del discorso sembra voler
sottolineare la base cristologica e la "continuità ecclesiale" del nuovo
movimento religioso. Chiara e Francesco non stanno edificando ex novo un'altra
Chiesa carismatica o alternativa alla Chiesa mondana; stanno semplicemente
riparando quella di Gesù Cristo. S. Damiano viene così ad essere una specie di
“Speculum Ecclesiae” in cui si riflette l‟unità e la carità che strutturano la
Chiesa. La vocazione delle sorelle alla adorazione continua rivela la natura
mistica della Chiesa quale Corpo di Cristo: “... anche voi venite impiegati come
pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale... per offrire sacrifici
spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1Pt 2,5).
Il riferimento letterario alla Gerusalemme messianica (cf. Ap 21,9-21)
splendente di gemme preziosissime dice ad un tempo la valenza escatologica e
il carattere sponsale della comunità clariana. Ma ancora più incisivamente nella
Vita II del Celano è detto:
“Non è giusto tralasciare il ricordo dell'edificio spirituale...E non si può credere che
Cristo gli abbia parlato dal legno della Croce in un modo così stupendo da incutere
timore e dolore in chi ne sente parlare, solo per riparare un'opera cadente, destinata a
perire. Ma, come un tempo aveva predetto lo Spirito Santo, lì doveva sorgere un
Ordine di sante vergini, destinato ad essere trasferito a suo tempo, come massa scelta
di pietre vive, per restaurare la casa celeste” (2Cel 204).
Chiara non scopre Cristo da sola, né lo segue mossa dal suo esclusivo
arbitrio. La sua esperienza è modellata dal rapporto unico che visse con
Francesco d'Assisi. Nel sottolineare questo legame le fonti agiografiche
concordano perfettamente con quanto la stessa Chiara confessa nei suoi scritti
(cf. Testamento e Regola). Scrive enfaticamente Bonaventura:
“C'erano anche delle vergini, che si consacravano a perpetua castità: tra esse, Chiara,
vergine carissima a Dio, che fu la prima pianticella ed esalò il suo profumo come
candido fiore di primavera e risplendette come stella fulgentissima. Ella ora gloriosa
nei cieli, viene giustamente venerata sulla terra dalla Chiesa: ella che fu, in Cristo, la
figlia del padre san Francesco, poverello, e la madre delle Povere Dame” (LegM IV,6).
4
“Vir sanctus loquitur; suspendunt verba puellam,/ Et rapitur quocumque rapit doctrina
loquentis/ Admonet ut virgo voveat se nubere Christo,/ Laudibus extollens insignia
6
“Francesco... compose anche alcune sante parole, con la loro melodia, per la
consolazione e l'edificazione delle Povere Dame, sapendo quanto soffrivano per la sua
infermità... In quel cantico egli volle manifestare loro la sua volontà, che cioè sempre
vivessero e si comportassero umilmente e fossero concordi nell'amore fraterno... In
quel cantico dunque le pregò che, come il Signore le aveva adunate insieme da molte
parti per vivere nella santa carità, povertà e obbedienza, così dovessero sempre vivere
e morire in queste virtù” (SpPerf 90).
Francesco prega le povere Dame perché siano fedeli alla “forma di vita”
ricevuta da Cristo. Per quanto riguarda il rapporto tra Cristo e Francesco ci
sembra degna di nota una notizia riportata dalle fonti meno antiche, a proposito
dell‟ansia di Chiara dinanzi al pensiero della morte di Francesco:
“Nella settimana in cui il beato Francesco morì... considerando che non poteva essere
esaudito il desiderio di lei, cioè di vederlo, Francesco, per consolarla insieme con le
sorelle tutte, inviò a Chiara in scritto la sua benedizione, assolvendola da qualunque
mancanza, se ne avesse commesso, contro le sue ammonizioni e contro i comandi e i
consigli del Figlio di Dio” (SpPerf 108).
virginitatis./ Non magis insistam. Sic concludente magistro,/ Virgo dat assensum” (LegVCh
240-241;249-252).
7
Francesco. Sono sintomi di quella impostazione che sfocerà in seguito nel tema
delle "conformitates" di Francesco a Cristo (cf. Bartolomeo da Pisa), e che avrà
tanto influsso nelle discussioni polemiche degli spirituali sulla Regola dei Frati
Minori intesa come espressione letterale della volontà di Cristo.
4. La sposa di Cristo
"Epsa Madonna Chiara, como ella fu vergine dalla infantia sua, cusì vergine dal
Signore electa permase" (Proc III, 2).
“Infine, volendola i suoi accasare nobilmente, non acconsentì in alcun modo: ma,
fingendo di voler rimandare a più tardi le nozze terrene, affidava al Signore la sua
verginità” (LegCh 4).
"Però che essendo lei bella de la faccia, se tractava de darli marito; unde molti de li
suoi parenti la pregavano che consentisse de pigliare marito; ma epsa non volse
adconsentire" (Proc XVIII,2).
L'amore allo Sposo celeste è un filo che segna - qualificandolo per tutta la
vita - il rapporto di Chiara con Dio. La tematica sponsale non emerge solo dalle
Lettere di Chiara ad Agnese, ma è presente anche nelle testimonianze dei
contemporanei. Il papa Gregorio IX scrive alle Clarisse nel 1228, prima della
canonizzazione di Francesco:
8
regno dei cieli. Perciò siete tenute ad amare sopra ogni cosa il vostro sposo... a questo
5
scopo vi siete recluse nel chiostro” .
“Ma ella, aggrappandosi stretta alle tovaglie dell'altare, si scopre il capo rasato,
affermando che in nessun modo si lascerà strappare dal servizio di Cristo. Col crescere
della lotta ostile dei suoi, cresce il suo coraggio, e nuove forze le infonde l'amore
stimolato dalle offese” (LegCh 9).
Reagisce con tanta potenza perché il suo amore ferito le dà nuove forze.
Chiara è una donna innamorata che difende il suo amore. Lo stesso rinchiudersi
nella clausura di S. Damiano non ha altra motivazione che l'amore dello Sposo:
“Nella prigione di questo minuscolo luogo, la vergine Chiara si rinchiuse per amore
dello Sposo celeste. Qui incarcerò il suo corpo, per tutta la vita che aveva innanzi,
celandosi dalla tempesta del mondo. Ponendo il suo nido, quale argentea colomba,
5
Lettera di Gregorio IX a Chiara e alle monache di S. Damiano (1228), in S. Chiara d’Assisi.
Scritti e documenti. A cura di G.G. ZOPPETTI e M. BARTOLI, S. Maria degli Angeli 1994, 396-
398. Il testo latino purtroppo è trasmesso solo in L. Wadding, Annales Minorum, ad ann.
1251, n.17. Cf. anche I. OMAECHEVARRIA, Escritos de santa Clara y documentos
complementarios, Madrid 19822, 353-356.
9
nelle cavità di questa rupe, generò una schiera di vergini di Cristo, fondò un monastero
santo e diede inizio all'Ordine delle Povere Donne” (ivi 10).
“Il padre Francesco... instilla nelle sue orecchie la dolcezza delle nozze con Cristo... Di
fronte alla sollecitudine del padre santissimo che si occupa di lei con la cura di un
fedelissimo mediatore, la vergine non rinvia a lungo il suo consenso (ivi 5-6).
6
“Ad istam virginem mitti debuit Gabriel tanquam paranynphus”. S. BONAVENTURA,
Collationes de septem donis Spiritus Sancti, VI,6, in Opera Omnia NCB VI/2, Sermoni
Teologici/2, Roma 1995, 220.
10
de saeculo è visto, francescanamente, come un ingresso nella via della
penitenza, una "conversio" della gioia mondana nel pianto della Passione di
Cristo. Non dimentichiamo che Chiara inizia la sua vita di consacrazione
proprio nel tempo liturgico della Settimana santa:
“Era prossima la solennità delle Palme, quando la fanciulla con cuore ardente si reca
dall'uomo di Dio, per chiedergli che cosa debba fare e come, ora che intende cambiare
vita. Il padre Francesco le ordina che il giorno della festa, adorna ed elegante, vada a
prendere la palma in mezzo alla folla, e la notte seguente, uscendo dall'accampamento,
converta la gioia mondana nel pianto della passione del Signore” (ib).
“... Agnese si rialzò lieta e godendo ormai della croce di Cristo, per il quale aveva
combattuto in questa prima battaglia, si consegnò per sempre al servizio divino" (ivi
26).
11
“Le vergini, sul suo esempio, si affrettano a mantenersi tali per Cristo; le sposate si
studiano di vivere più castamente. Donne nobili ed illustri, abbandonati i loro vasti
palazzi, si costruiscono angusti monasteri... la madre invita a Cristo la figlia e la figlia
la madre; la sorella attira le sorelle e la zia le nipoti. Tutte, emulandosi nel fervore,
bramano porsi al servizio di Cristo. Tutte aspirano a partecipare a questa vita angelica
che, attraverso Chiara, manda luce ovunque” (LegCh 10).
7
GIOVANNI CLIMACO, La scala del Paradiso, Discorso XXVII,180, Roma 1995, 308-310.
12
“Così, tre anni dopo la sua conversione, rifiutando il nome e la carica di abbadessa,
avrebbe voluto umilmente sottostare, piuttosto che essere a capo, e tra le ancelle di
Cristo più volentieri servire che essere servita... Da allora non respinse più alcuna
incombenza servile... Molto spesso lavava i piedi delle servigiali che tornavano da
fuori e, lavatili, li baciava” (LegCh 12: FF 3179-3180.3182).
“Dice il Signore: „Non sono venuto per essere servito ma per servire‟. Coloro che sono
costituiti in autorità sopra gli altri, tanto devono gloriarsi di quell'ufficio prelatizio,
quanto se fossero deputati all'ufficio di lavare i piedi ai fratelli” (Amm IV: FF 152).
8. La povertà di Cristo
“Santo Padre, a nessun patto e mai, in eterno, desidero essere dispensata dalla
sequela di Cristo!” (LegCh 14).
“La povertà dello spirito, che è la vera umiltà, era un aspetto della sua assoluta povertà
di ogni cosa... Da quel momento, lasciato fuori il mondo e arricchita interiormente
nell'anima, corre libera e leggera, senza borsa, dietro a Cristo. Così forte patto, infine,
strinse con la santa povertà e talmente la amò, che nulla volle avere, se non Cristo
8
.J. LECLERQ, Il monachesimo femminile nei secoli XII e XIII, in Movimento religioso
femminile e francescanesimo nel secolo XIII, Atti del VII Convegno Internazionale della
Società Internazionale di studi Francescani, Assisi 1980, 61-99.
9
GIACOMO DA VITRY, Lettera dell’ottobre 1216: FF 2207.
10
S. CHIARA D‟ASSISI. Scritti e documenti. A cura di G.G. ZOPPETTI e M. BARTOLI, S. Maria
degli Angeli 1994, 200-207.
14
Signore; nulla alle sue figlie permise di possedere... così che nessuna cosa transitoria
separasse l'amante dall'Amato, o ritardasse la sua corsa col Signore (ivi 13-14).
9. La preghiera.
“Allorché infatti ritornava nella gioia dalla santa orazione, riportava dal fuoco
dell'altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle. Esse
constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza
e che la sua faccia pareva più luminosa del solito... Non v'era posto nel suo monastero
per la tiepidezza, non v'era posto per l'accidia lì dove la pigrizia era scossa da un
pungente impulso a pregare e a servire il Signore” (ivi 20).
Chiara era evidentemente ritenuta dai suoi conoscenti una donna che
viveva in grande intimità col Signore. Alla sua preghiera si raccomanda
appassionatamente il Cardinale Ugolino, con accenti veramente commoventi:
“Affido a te l‟anima e lo spirito miei, così come Cristo in croce affidò il suo spirito al
Padre. E nel giorno del giudizio risponderai di me se non ti sarai presa attenta cura
11
della mia salvezza” .
Lo stesso Francesco si rivolge a lei quando vuole maggior luce sulla sua
vocazione e cerca di comporre il perenne dissidio tra vita eremitica e apostolato
(cf. LegM XII,2; Fior XVI).
Per l'unanime testimonianza delle suore, è la sua preghiera che ottiene la
liberazione di S. Damiano e di Assisi dai saraceni (cf. Proc II,20; IX,2; etc.). In
tale circostanza è Cristo stesso che si fa protettore delle vergini, allevate da
Chiara per il suo amore. Chiara sembra vivere in quello speciale stato di grazia
in cui Cristo agisce direttamente in aiuto dei suoi fedeli. È un rapporto di
11
Lettera del Cardinale Ugolino a S. Chiara (1220), in S.Chiara d’Assisi. Scritti e documenti.
A cura di G.G. ZOPPETTI e M. BARTOLI, S. Maria degli Angeli 1994, 387-388. Il testo latino è
tramandato solo da WADDING, Annales Minorum, ad ann. 1221, n. XX.
16
alleanza in cui Cristo si fa garante della salvezza. La preghiera di Chiara è allora
"fiducia in atto":
“„Io vi custodirò sempre!‟... „Vi do garanzia, figlie... soltanto abbiate fede in Cristo!‟”
(LegCh 22).
“Inoltre, come lei nella sua malattia ben si ricordava del suo Cristo, così anche Cristo
la visitava nelle sue infermità. In quell'ora del Natale, quando il mondo giubila con gli
angeli per il Bambino appena nato...” (LegCh 29).
Durante la notte di Natale, Chiara malata è sola nella sua cella, ed ha una
esperienza mistica eccezionale, tanto da essere presente spiritualmente agli
uffici divini che i frati celebravano nella Chiesa di S. Francesco. "Digna fuit
Domini praesepe videre". È la stessa ardente aspirazione che riempiva il cuore
di Francesco, che a Greccio volle vedere "con gli occhi del corpo" i disagi a cui
si sottopose il bambino Gesù per amore nostro (cf. 1Cel 84). L'amore così
intenso per il bambino Gesù implica una meditazione sulla povertà ed umiltà
dell'incarnazione che a S. Damiano dovette essere abituale:
“Le esorta a conformarsi, nel loro piccolo nido di povertà, a Cristo povero, che la
Madre poverella depose piccolino in un angusto presepio” (LegCh 13).
"Et predicando uno dì frate Phylippo de Atri de l'Ordine de li frati Minori, epsa
testimonia vidde ad presso ad sancta Chiara uno mammolo bellissimo, et parevali de
età quasi de tre anni" (Proc X, 8).
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b) Vogliamo poi sottolineare la familiarità di Chiara con la meditazione del
mistero della Passione:
“Le è familiare il pianto della passione del Signore... Il pianto di Cristo sofferente la
rende come ebbra e la memoria continuamente le ripresenta Colui che l'amore le ha
impresso ben profondamente nel cuore. Insegna alle novizie a piangere Cristo... tra le
Ore del giorno, a Sesta e a Nona è presa per solito da maggiore compunzione, volendo
immolarsi col Signore immolato” (LegCh 30).
“Tutta quella notte e per tutto il giorno seguente rimane così assorbita, così fuori di se
stessa che, con gli occhi assenti, sempre fissa ad un'unica visione, sembra inchiodata
con Cristo e del tutto insensibile” (ivi 31).
"Spetialmente effundeva multe lacrime quando receveva el Corpo del Signore Jesu
Christo" (Proc III,7).
"Con grande devotione pigliava spesso lo santo sacramento del Corpo de Nostro
Signore Jesu Christo, in tanto che, quando epsa lo pigliava, tucta tremava" (ivi II,11).
Quando poi stava per ricevere il Corpo del Signore, versava prima calde lacrime e,
accostandosi quindi con tremore, temeva Colui che si nasconde nel Sacramento non
meno che il Sovrano del cielo e della terra (LegCh 28).
“Da tale gioia, infatti, è pervasa nell'ascolto della santa predicazione, tanto è il gaudio
che prova nel ricordare il suo Gesù che una volta...” (LegCh 37).
“Passato l'anno, il signor Papa con i cardinali si trasferì da Perugia ad Assisi, così che
la visione già narrata circa la morte della vergine si avverò nella realtà. La persona del
Sommo Pontefice, infatti, in quanto più in là di ogni uomo e al di qua della Divinità,
rappresenta la persona del Signore e, nel tempio della Chiesa militante, gli sono più
strettamente accanto, come i discepoli, i signori cardinali (LegCh 40).
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Conclusione
- All'inizio della sua vocazione Cristo le si rivela e per tutta la vita le parla
attraverso l'esempio e la predicazione di san Francesco d'Assisi (n. 3).
- La via della conversione si concretizza per Chiara nel seguire le orme di Cristo
nella penitenza evangelica e nella battaglia spirituale per la fedeltà a Cristo (n.
5).
- Cristo è soprattutto lo Sposo da amare, con totalità di passione. A lui Chiara
dona la sua vita. In questo amore si trova il nucleo più segreto ed efficace del
rapporto di Chiara con il Signore (n. 4). Solo la morte darà coronamento ad una
ricerca durata tutta la vita (n. 12).
- Cristo è il povero per eccellenza. Amarlo vuol dire farsi povera come lui,
condividere la sua spoliazione, non desiderare né possedere altro al di fuori di
lui. Il privilegio della povertà è difeso come segno di autenticità nella "sequela
Christi" (n. 8).
- La vita intima di Chiara è un ininterrotto dialogo orante con Cristo, notte e
giorno, nel silenzio contemplativo di S. Damiano. Nascosta agli occhi del
mondo, Chiara vive di questa presenza e la sua preghiera diventa amore che
intercede per il mondo (n. 9).
- Se vogliamo cogliere i momenti apicali dell'esperienza contemplativa del
Cristo in santa Chiara dobbiamo volgere la nostra attenzione sui misteri
dell'Incarnazione, dell'Eucaristia e della Passione. Qui Chiara coglie l'umanità
del Cristo nei suoi vertici d'amore e di donazione. Qui Chiara tocca
probabilmente il vertice della sua unione mistica con Cristo. Con lui si immola,
con lui è affissa spiritualmente alla croce per la salvezza del mondo (n. 10).
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* Abbreviazioni adottate: Amm = Ammonizioni; LOrd = Lettera a tutto l‟Ordine; 1Cel = Vita
I del Celano; LegM = Leggenda maggiore di san Bonaventura; SpPerf = Specchio di
Perfezione; Fior = Fioretti; LegCh = Leggenda di santa Chiara; Proc = Processo di
canonizzazione; LegVCh = Legenda Versificata S. Clarae Assisiensis; FF = Fonti
Francescane.
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