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Rivista elettronica del Centro di Documentazione Europea dellUniversit Kore di Enna

IL RUOLO DELLIDENTIT NELLO SVILUPPO TURISTICO DEI TERRITORI MINORI IN EUROPA


Michele Sabatino
Assistant Professor di Politica Economica nellUniversit Kore di Enna
ABSTRACT: Il turismo ha sempre avuto e continuer ad avere nel futuro un grandissimo potenziale dal punto di vista culturale, politico ed economico. In Italia, malgrado la numerosa letteratura specialistica e la ricchezza delle proprie risorse naturali e culturali, il turismo resta rilegato a un ruolo di secondo ordine tra le priorit dei policy maker e non riesce ad esercitare quella funzione di sviluppo che gli spetterebbe sia rispetto alla questione dei grandi poli turistici e culturali di attrazione sia e soprattutto rispetto al patrimonio diffuso nei territori c.d. minori. Larticolo intende suggerire i principali tratti di un percorso di sviluppo sostenibile attraverso lanalisi dei territori c.d. minori e/o lenti. Allontanandoci da una visione esclusivamente economicistica si possono, infatti, individuare nuove traiettorie di sviluppo sostenibile in cui le identit territoriali, la storia locale, il capitale sociale, il patrimonio culturale e umano, diventano fattori strategici ed innovativi di qualsiasi politica di sviluppo sostenibile. Tali fattori possono essere quindi le pre-condizioni in grado di generare innovazione e sviluppo in un territorio. In definitiva larticolo propone lipotesi di un sentiero di sviluppo sostenibile da parte dei c.d. territori minori o lenti attraverso ladesione ad un modello di sviluppo fondato sullo stretto legame tra heritage e turismo, tra valore della cultura e del territorio e rigenerazione socio-economica, tra tradizione ed innovazione in un approccio distrettuale in cui il territorio, con la sua storia, tradizioni, identit costituisce un valore competitivo difficilmente riproducibile PAROLE CHIAVE: Identit locale, Territori minori, Turismo, Sviluppo locale, Capitale sociale

1. Introduzione
Il turismo ha sempre avuto e continuer ad avere nel futuro un grandissimo potenziale dal punto di vista culturale, politico ed economico. I viaggiatori internazionali nel 1980 erano 277 milioni e oggi superano il miliardo. Secondo le ultime stime dell'agenzia dellONU il settore continuer a crescere mediamente del 3,3% lanno fino al 2030, con unaggiunta di oltre 40 milioni di nuovi turisti ogni 12 mesi e un totale di 1,8 miliardi di viaggiatori internazionali tra meno di 20 anni, molti dei quali provenienti dalle economie emergenti: Cina, Brasile, India e Russi in primis1. Crescita culturale, integrazione e sviluppo economico rappresentano alcune delle opportunit che vanno considerate in questo scenario multipolare.

UNWTO,

Tourism Highlights, 2012.

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In Italia il turismo, malgrado la numerosa letteratura specialistica e la ricchezza delle proprie risorse naturali e culturali, resta rilegata ad un ruolo di secondo ordine tra le priorit dei policy maker e non riesce ad esercitare quella funzione di sviluppo che le spetterebbe sia rispetto ai grandi poli turistici e culturali di attrazione sia e soprattutto rispetto al patrimonio diffuso dei territori c.d. minori. In questo contesto si intendono suggerire i principali tratti di un percorso di sviluppo sostenibile attraverso lanalisi dei territori minori, che vengono definiti lenti. Una possibile metodologia di lavoro quella di partire quindi da una nuova visione del territorio, che attribuisce valore alle identit, al capitale sociale e al patrimonio culturale autoctono, analizzando le relazioni tra comunit locali, identit e politiche di sviluppo sostenibile. Allontanandoci quindi da una visione esclusivamente economicistica si possono individuare nuove traiettorie di sviluppo sostenibile in cui le identit territoriali, la storia locale, il capitale sociale, il patrimonio culturale e umano, diventano fattori strategici ed innovativi di qualsiasi politica di sviluppo sostenibile. Particolare attenzione dovr quindi essere rivolta alla nozione di identit locale e di capitale sociale evidenziando lo stretto legame tra questi fattori che fanno riferimento ad ambiti relazionali presenti in un determinato contesto territoriale. Tali fattori possono essere le pre-condizioni in grado di generare innovazione e sviluppo in quanto il territorio non solo il luogo in cui si accumulano e sedimentano conoscenze e capitale ma nel quale dinamicamente si rinnovano, si riproducono e di espandono. Lultima sezione del presente lavoro presenter quindi le possibilit di un sentiero di sviluppo sostenibile da parte dei c.d. territori minori o lenti attraverso ladesione ad un modello di sviluppo fondato sullo stretto legame tra heritage e turismo, tra valore della cultura e del territorio e rigenerazione socio-economica, tra tradizione ed innovazione in un approccio distrettuale in cui il territorio, con la sua storia, tradizioni, identit costituisce un valore competitivo difficilmente riproducibile.

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2. Identit locali, territori lenti e turismo


Negli ultimi anni diversi territori hanno attivato processi di sviluppo investendo sulla valorizzazione delle identit locali, sull'attenzione per l'ambiente e per il patrimonio culturale e umano, rendendo evidente la propria componente estetica e relazionale. Territorio e identit permettono di creare nuove reti di relazione che vanno oltre i luoghi, verso modelli di sviluppo locale e anche turistici che hanno bisogno di coesione sociale e autenticit ma che promuovono sviluppo e competitivit. Questi due fattori infatti, costituiscono quel patrimonio intangibile, capace non solo di incrementarne il valore aggiunto, la competitivit e la visibilit, ma anche di promuovere il benessere della comunit locale. Tali fattori sono gli elementi costitutivi di una nuova politica di sviluppo sostenibile a favore del turismo dei territori c.d. minori o pi precisamente, in una recente bibliografia, lenti2. Questi territori, considerati marginali rispetto ai tradizionali flussi turistici ed economici (vedi il caso dellentroterra siciliano), riescono spesso ad individuare nel territorio, nella sua peculiarit storica, antropologica e culturale, un fattore competitivo importante in cui si rafforzano interessi e identit collettive e in cui la coesione sociale rappresenta un valore aggiunto capace di promuovere distretti di qualit. Oggi viviamo una fase di ripersonalizzazione delleconomia e quindi anche dello spazio fisico, che pone al centro i significati elaborati dalle persone e conferiti ai luoghi3. Recentemente numerosi territori del Sud dItalia ma anche nel resto dellEuropa, anche con il sostegno di risorse comunitarie, hanno attivato autonomi percorsi di sviluppo locale attraverso la valorizzazione delle proprie identit locali, dellambiente naturale e del paesaggio, delle tradizioni storiche ed enogastronomiche nonch dei beni culturali e artistici raccontando se stessi nel tempo e nello spazio. Si tratta di territori che si contraddistinguono per una alta qualit della vita e del paesaggio urbano e rurale, sistemi relazionali profondi e ampi, cultura, tradizione, storia. Il sistema economico produttivo non lunico elemento in grado di generare creazione di reddito ma si inserisce in un pi ampio sistema di creazione
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CALZATI, Territori lenti, nuove traiettorie di sviluppo, Milano, 2011. BONOMI e RULLANI, Il capitalismo personale. Vite al lavoro. Torino, 2005.

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della ricchezza locale nel quale sono compresi il patrimonio storico-artistico, il sistema delle reciprocit umane e territoriali, la coesione sociale e il c.d. capitale sociale. Tali territori c.d. lenti non evidenziano una situazione di ritardo o arretratezza economica e sociale troppo marcata ma semplicemente mostrano tassi di sviluppo non accelerati ma orientati alla crescita e alla qualit della vita. In alcuni di questi al centro del sentiero di sviluppo non vi solo la capacit del sistema produttivo di generare reddito e occupazione dal settore manifatturiero tradizionale ma dalla combinazione di patrimonio ambientale e artistico, capitale umano e relazionale, strumenti locali di gestione in grado di generare crescita e ricchezza diffusa. Generalmente questi tipi di territori si

contraddistinguono per la bassa densit demografica, la presenza di un contesto rurale con una antica tradizione agricola e una significativa percentuale di addetti nellagricoltura, con un patrimonio storico e artistico di qualit e una presenza diffusa di un sistema di piccole imprese nel settore artigianale tipico. I modelli di sviluppo proposti sono quelli in cui si segnalano attivit agricole con produzioni tipiche di qualit, turismo sostenibile e diffuso di attrattivit e ospitalit (agriturismi, bed & breakfast, paesi-albergo, ect...), attivit culturali orientate alle tradizioni e alla storia locale, attivit produttive di tipo artigianale multisettoriale. Non sono riconoscibili quei territori in cui sono presenti modelli che si fondono su un unico fattore di sviluppo quale appunto un polo industriale e produttivo, squilibri demografici e condizioni di degrado ambientale significativo. Non siamo lontani dalla messa in discussione del concetto di crescita come sinonimo di sviluppo ma anzi dalla sua ri-definizione attraverso la consapevolezza di un concetto di sviluppo pi ampio e omnicomprensivo dove sono coinvolti la qualit della vita, gli aspetti umani, culturali e relazionali. In questo ambito di discussione, ormai ad uno stadio avanzato, si matura la consapevolezza della diversit tra crescita quantitativa di indicatori quali appunto il
PIL

Prodotto Interno Lordo o comunque in generale di qualsiasi grandezza quantitativa,

dal concetto di sviluppo in grado di individuare cambiamenti strutturali delleconomia e della societ e che comporta lutilizzo di parametri di misurazione nuovi e diversi in grado di misurare beni intangibili quali la fiducia, la coesione sociale, il grado di felicit e benessere, la qualit della vita. Si tratta di utilizzare quindi strumenti di valutazione qualitativi e

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quantitativi delleconomia (valutazione multicriteriale) in grado di cogliere la natura multidimensionale dello sviluppo, inteso come sviluppo sostenibile, comprendendo gli aspetti economici, ambientali, sociali, culturali, umani e relazionali. I contributi teorici sono numerosi a partire da BRINKMAN secondo cui il problema vada ricercato nellerrore teorico commesso dalla teoria neoclassica della crescita che reputa tuttora che crescita economica e sviluppo economico siano concettualmente equivalenti, in quanto non assegna allo sviluppo economico gli aspetti della dinamica del cambiamento tecnologico, e quindi trascura il suo impatto sul sistema economico e limportanza delle trasformazioni e degli aggiustamenti istituzionali. BRINKMAN afferma che molto probabilmente il problema dellapproccio neoclassico risieda nellossessione di voler costruire dei modelli in cui si fa unanalisi statica tralasciando la spiegazione delle trasformazioni (lo sviluppo) che avvengono tra le varie posizioni di equilibrio4. Lapproccio che si concentra sulla crescita perci un approccio limitato e imperfetto che ignora il carattere multidimensionale e plurale dei problemi legati allo sviluppo. Solo recentemente le contrapposizioni teoriche tra crescita/sviluppo, anche grazie alle nuove forme di green economy e soft economy, si sono ridimensionate, con la consapevolezza di un concetto di sviluppo pi ampio non dimenticando la sostenibilit delle risorse del pianeta e dellambiente. Questa visione multidimensionale dello sviluppo, che richiede ladozione di misure in grado di rappresentare i vari aspetti dello sviluppo sostenibile (vedi la Commissione Stigliz sulla misura delle prestazioni economiche e del progresso sociale - 2009), costituisce lapproccio pi adeguato a qualsiasi politica di sviluppo dei territori minori o lenti. I territori lenti infatti miscelano diverse forme di innovazione, partecipazione e coesione che possono consentire di uscire dai margini economici e statistici e posizionarsi come aree distrettuali competitive in grado di promuovere uno sviluppo diffuso e sostenibile. Si tratta di segnalare quei fattori immateriali quali appunto lidentit locale, le relazione di reciprocit, il

BRINKMAN, Economic growth versus economic development: toward a conceptual clarification, Portland State, 1995.

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capitale sociale e i sistemi di governance istituzionali che sono in grado di generare un percorso innovativo di sviluppo turistico locale. In tale contesto la valorizzazione del territorio passa attraverso quegli elementi intangibili come lidentit locale e il capitale sociale che costituiscono larchitrave cultural e su cui attivare nuove dinamiche di sviluppo locale e territoriale.

3.

Il capitale sociale come elemento di sviluppo


Il capitale sociale un concetto relativamente recente e utilizzato in vari contesti di

ricerca e di studio (economia, sociologia, scienze politiche, management e studi di sviluppo). La complessit legata alla sua multidimensionalit e alla forte componente immateriale che lo caratterizza ha condotto gli studiosi nel corso degli anni a sviluppare varie definizioni di capitale sociale, seguendo talvolta approcci differenti. Gli autori principali sono BOURDIEU COLEMAN, PUTNAM e FUKUYAMA. BOURDIEU definisce il capitale sociale come the aggregate of the actual or potential resources which are linked to possessions of a durable network of more or less institutionalized relationships of mutual acquaintance and recognition - or in other words to membership of a group - which provides each of its members with the backing of the collectivity-owned capital, a credential which entitles them to credit, in the various senses of the word.. Il suo approccio si concentra sul singolo individuo, il quale sviluppa una rete stabile di relazioni pi o meno istituzionalizzate al fine di perseguire i propri obiettivi e migliorare la propria posizione sociale. Al contrario la visione di COLEMAN si concentra sui gruppi sociali, le organizzazioni e le societ. In questo caso il capitale sociale non considerato unentit singola che risiede nellindividuo ma come unentit collettiva che risiede nella struttura delle relazioni sociali. PUTNAM introduce il concetto di fiducia e partecipazione civica come elementi che possono migliorare lefficienza della societ, determinando la considerazione del concetto di capitale sociale nei temi politici e di sviluppo. Lautore definisce il capitale sociale come features of social organization, such as trust, norms, and networks, that can improve the efficiency of society by facilitating coordinated actions.

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FUKUYAMA si concentra invece sui meccanismi di regolazione delle relazioni sociali e definisce il capitale sociale come the existence of a certain set of informal values or norms shared among members of a group that permit cooperation among them. In prevalenza dunque le definizioni analizzate considerano il capitale sociale una risorsa collettiva che dipende dalle relazioni che si instaurano allinterno dellorganizzazione sociale e dalla loro stabilit nel tempo e dipendenza reciproca. Tali relazioni sociali innescano risorse cognitive o normative che generano reti formali e fiduciarie in grado di stimolare la cooperazione producendo valori simbolici. Esistono varie classificazioni sviluppate negli anni dai vari studiosi per identificare le dimensioni che compongono il concetto di capitale sociale. NAHAPIET e GHOSHAL identificano tre dimensioni: strutturale, relazionale e cognitiva. KRISHNA e UPHOFF considerano le dimensioni strutturale e normativa mentre CHOU e MODENA parlano di aspetti strutturali e culturali (cognitivi). possibile dunque ricondurre i vari approcci presenti in letteratura a tre principali dimensioni del capitale sociale: - strutturale, legata alle forme di organizzazione sociale che permettono la relazione fra gli attori di una comunit. Vengono definiti reti o network e permettono la eguale diffusione della conoscenza al proprio interno generando una risorsa del sistema; - normativa, riguarda i meccanismi che regolano le relazioni fra gli individui ricollegabile a fattori quali la fiducia e la reciprocit che favoriscono la cooperazione allinterno del sistema; - cognitiva, i valori e le credenze che caratterizzano la cultura locale. PUTNAM sviluppa il concetto di civicness inteso come lo sviluppo di valori etico-sociali condivisi conformando il proprio interesse a quello della societ. Nella letteratura economica italiana il capitale sociale viene definito come sedimentazione di ci che viene investito nelle strutture relazionali fra individui e organizzazioni. Stiamo parlando di beni collettivi di tipo relazionale tra attori che consentono la diffusione di conoscenze e informazioni riducendo i costi di diffusione e favorendo la capacit di coordinamento.

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GASTALDI

propone di estendere il concetto di capitale sociale legando fra loro

caratteristiche sociali, economiche, e culturali di un luogo e le specificit territoriali in una logica dinamica. Sviluppa quindi il concetto di Capitale Sociale Territoriale (CST) inteso come il luogo delle interrelazioni tra risorse territoriali e risorse socio-culturali, funzionale alla loro reciproca valorizzazione, alla crescita dellidentit e allo sviluppo locale. La visione pi statica legata alle componenti storiche e culturali del capitale sociale stata riconsiderata infine in maniera dinamica in grado di adattarsi secondo le risorse anche potenziali del territorio. Il capitale sociale territoriale quindi una caratteristica specifica di ogni territorio che pu essere pi o meno attiva o attivabile in base al senso dellimprenditorialit, alla capacit di sviluppare una visione creativa del futuro, alla capacit di anticipare e prevedere scenari, di programmare azioni, di tutelare risorse scarse, alla capacit di saper cogliere e reinterpretare segnali esterni ed innovazioni. Pertanto se i territori ai margini dello sviluppo urbano e industriale erano stati considerati come aree avverse allinnovazione anche a causa della scarsit delle risorse e dellarretratezza culturale dei suoi attori politici, economici e sociali, nella nuove visione post-fordista, in cui le nuove tecnologie della comunicazione svolgono un ruolo trainante, i territori considerati ai margini, ostili alla innovazione, finiscono per divenire protagonisti di uno sviluppo alternativo e possibile. Lapplicazione del concetto di capitale sociale al turismo e al territorio , anche questa, abbastanza recente e sono ancora limitati gli studi legati al ruolo giocato dal capitale sociale per lo sviluppo locale delle destinazioni turistiche. La visione che accomuna tali studi tuttavia la capacit del capitale sociale di influenzare la partecipazione della comunit nello sviluppo turistico dellarea.

4. Identit locali e comportamenti turistici


Nei territori c.d. minori, portatori quindi di una visione innovativa del territorio come valore, in cui presente in maniera pi marcata la divergenza tra qualit della vita e crescita del
PIL,

lidentit locale, come anche il capitale sociale, costituisce una componente

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importante del sistema turistico del territorio. Un territorio infatti si definisce oggi anche per la sua identit, ossia per linsieme di tutte quelle componenti costruite attorno ad un progetto di trasformazione continua e si rinnova attraverso processi di modernizzazione. Nella pi recente letteratura un territorio si definisce infatti attraverso il coordinamento di componenti geografiche, naturalistiche, paesaggistiche, antropiche e storiche. Tuttavia per essere definito e/o definibile come tale ha bisogno di una sua coerenza: quale appunto l'identit locale. Il territorio quindi formato anche da aspetti riconducibili allidentit territoriali e alle popolazioni che lo abitano e grazie ai quali si struttura ci che stata definita soggettivit locale 5. In questo quadro il territorio, in quanto composto da fattori storici, culturali e sociali nonch di organizzazione della produzione e dei processi di cambiamento economico, non pu non svolgere che un ruolo attivo nello sviluppo dellarea stessa. Il territorio diviene luogo dove hanno origine relazioni e competenze e dove si scambiano informazioni e conoscenze. Lidentit locale quindi intesa in una duplice accezione: come percezione e rappresentazione di s da parte degli attori del territorio e come un luogo viene percepito dallesterno. La prima concorre alla costruzione della vision di un intero territorio mentre la seconda assume un ruolo fondamentale nella valorizzazione e promozione turistica di un territorio6. I dati pi recenti sui comportamenti turistici degli europei confermano, inoltre, come lidentit delle localit visitate risulti un elemento determinante nella scelta delle destinazioni turistiche, attuata dalla maggioranza dei casi (32%) sulla base dellambiente locale inteso nellaccezione di attrattivit globale dei luoghi (Commissione UE, 2010). Le pi recenti indagini di mercato, daltro canto, indicano chiaramente quanto ormai il turista-viaggiatore intenda sempre pi la vacanza come unesperienza personale che deve essere il pi possibile autentica, quanto ormai sia stuzzicato da nuove motivazioni culturali e tentato dalla riscoperta delle tradizioni locali, con una forte propensione a forme alternative di ricettivit quali bed & breakfast, agriturismi, soggiorni in castelli e residenze storiche.

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SAVELLI, Turismo, territorio e identit, Milano, 2004. CALZATI, Il ruolo dellidentit, capitale sociale e certificazione territoriali, Perugia, 2012.

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In Italia la domanda legata allospitalit nei territori e centri urbani minori, al di fuori dei tradizionali percorsi turistici, e legata ai prodotti dellenogastronomia e alla scoperta del patrimonio artistico ed architettonico, degli usi e dei costumi delle comunit locali, in costante aumento. Il turismo culturale, che si muove alla scoperta del nostro ampio patrimonio, fatto di citt darte, di eventi, di manifestazioni, e di tradizioni enogastronomiche e religiose, fa registrare, meglio delle altre tipologie di turismo, un andamento positivo, con tassi di crescita medi, negli ultimi anni, del 5-8%. La valenza peculiare del sistema della tipicit italiana, fondata su paesaggio, valori ambientali, patrimonio artistico e monumentale, cultura, variet gastronomiche, consente sempre pi di parlare di una risorsa strategica per leconomia italiana e soprattutto per quella dei territori in ritardo di sviluppo. In tutto ci acquista importanza il legame tra la percezione del turista da una parte e lidentit e limmagine del territorio dallaltra. E necessario allora, prima di parlare di politiche per il turismo, sia a livello comunitario che nazionale e territoriale, individuare lidentit che un dato territorio possiede (o in grado di esprimere), per poi svilupparne unimmagine turistica e monitorare quanto entrambe confluiscano nella percezione dei turisti. questa identit territoriale, adeguatamente delineata, che pu porsi come premessa fondamentale di quello sviluppo che metterebbe in grado gli attori territoriali di presentare al mercato offerte turistiche che non sfruttano il territorio ma, anzi, lo potenziano. Il turismo si trasforma quindi in un elemento innovativo, potenzialmente in grado di rafforzare la ricchezza immateriale e il senso di appartenenza di una comunit al suo territorio. Per raggiungere lo scopo per necessaria uninterazione stretta con la comunit, per rafforzarne il suo senso dappartenenza al territorio, accelerando nel contempo linterazione anche con gli altri settori delleconomia locale. In una parola c bisogno di un quadro istituzionale e politico adeguato a questo scopo.

5. Politiche di sviluppo turistico dei territori minori in Europa


Il turismo, ed in particolare il turismo nelle aree di ritardo di sviluppo dellUnione Europea, soffre di una difficile dicotomia: preservare e conservare le risorse che un territorio pu offrire, da un lato; valorizzarle e sfruttarle, dallaltro.

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Sono ormai anni che lUnione Europea considera il turismo una risorsa economica rilevante: lo sviluppo economico e competitivo degli Stati membri passa anche attraverso la valorizzazione e la promozione turistica del territorio; per questo motivo sono numerosi i pareri e i programmi europei che dettano disposizioni e prevedono interventi per questo settore, mettendo le risorse culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche al centro degli interventi. Non a caso, il Comitato economico e sociale europeo, ha approvato un parere sul tema Turismo e cultura: due forze al servizio della crescita (2006), nel quale sottolinea come questi due settori possano contribuire al raggiungimento degli obiettivi della crescita e delloccupazione definiti dalla Strategia di Lisbona. Valorizzare e sviluppare questo settore significa creare nuove opportunit di sviluppo e di crescita degli Stati membri in generale e delle realt di minore dimensione demografica in particolare. Il parere individua inoltre quattro segmenti di turismo culturale, legati a: patrimonio artistico; eventi, mostre e manifestazioni; enogastronomia e turismo rurale; parchi tematici e culturali e sottolinea come la presenza di questi fattori indirizzi sempre pi spesso le scelte dei turisti. In linea con gli indirizzi contenuti del parere del Comitato economico e sociale anche lultimo Quadro Comunitario di Sostegno 2007 2013 ha riconosciuto la valenza strategica del turismo per le regioni in ritardo di competitivit. Lobiettivo dichiarato della valorizzazione delle risorse naturali e culturali necessario per aumentare lattrattivit anche turistica dei territori minori attraverso una strategia che tenga conto di tutte le risorse presenti sul territorio. In coerenza con quanto detto, sia a livello comunitario che anche in ambito nazionale attraverso i recenti documenti strategici in materia di turismo7, nei territori minori si evidenzia quindi, in termini di policy, la necessit di fare sistema al fine di superare la connotazione settoriale del turismo e di restituirlo ad un vocazione multidimensionale in grado di coinvolgere lintero territorio e la popolazione che lo compone. Si deve stabilire quindi la necessit di costituire un patto sociale territoriale nel promuovere laccoglienza e la permanenza del turista consumatore viaggiatore. I territori devono individuare un capitale

Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo del Turismo Italia 2020 Ministero del turismo e dello Sport 2012.
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sociale disponibile in grado di: definire una offerta turistica differenziata ed integrata nei contenuti e nei valori, rispondendo allattuale domanda di consumo turistico e di vacanza che si traduce in un nuovo stile di consumo orientato alle relazioni, allincontro, allo scambio, allesperienza. Necessitano quindi politiche di gestione integrata delle risorse naturali e culturali (con forme sinergiche pubblico-privato), dellattivazioni di politiche bottom-up, di cooperazione e concertazione, di nuovi strumenti di certificazione e identificazione (brand turistico), di organizzazione dellaccoglienza in modo diffuso e con basso impatto (B&B, agriturismi, ostelli, ect...), di formazione delle risorse umane e professionali ma soprattutto dei servizi di accoglienza e accompagnamento. Si tratta in definitiva di immaginare uno sviluppo sostenibile dei territori c.d. minori o lenti che sappiamo proporre al turista viaggiatore una esperienza unica e speciale in forte contatto con la comunit locale e con la sua identit.

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