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Storia del colonialismo in Africa 1. Le potenze europee iniziano una vera e propria corsa alle colonie: ogni paese invia in Africa contingenti militari per occupare i vasti territori africani dellentroterra, formalmente ancora appartenenti a nessuno secondo gli europei (lAfrica era dichiarata res nullius) e ci permetteva agli europei di appropriarsene senza scrupoli e ufficialmente, poich era territorio sotto nessuna giurisdizione. I territori venivano occupati sia con la forza sia con la diplomazia (concludendo trattati con i capi dei popoli africani, con cui cedevano la loro sovranit alle potenze europee). Successivamente, i territori occupati dalle truppe vengono proclamati colonie dalla madrepatria, che ora li considera come suo territorio. 2. Dopo la semplice occupazione per mano dei militari del territorio, la madrepatria decide gradualmente la creazione di un'amministrazione e un esercito nelle colonie, modellate secondo il modello europeo. Ovviamente la madrepatria ha interesse a mantenere il potere per mezzo di queste creazioni; inizia cos linvio di cittadini bianchi della madrepatria, che diventano i detentori del potere nelle colonie e la loro classe dirigente (seppur sempre soggetta alle decisioni della madrepatria). Essi mantengono nelle proprie mani ogni posto di potere politico; infatti solo funzionari bianchi occupano le posizioni chiave di potere nellamministrazione e nellesercito delle colonie create dalla madrepatria. I bianchi occupavano anche ogni posto di potere economico; infatti i bianchi si arricchiscono impiantando ovunque imprese volte allo sfruttamento delle risorse delle colonie (latifondi e piantagioni, imprese minerarie ed industriali), impiegando come manodopera sottopagata gli indigeni locali. Ovviamente da ci trae profitto economico la madrepatria, verso cui vengono esportate queste risorse. Il potere in mano ai bianchi (sempre una minoranza rispetto alla popolazione indigena). Il loro dominio imposto alle popolazioni indigene nere, costrette ad accettarlo con la forza; ogni loro tentativo di resistenza era spezzato dalla violenza delle truppe coloniali bianche. Sullatteggiamento dei bianchi verso i neri determinante la convinzione razzistica dei colonizzatori bianchi di essere superiori alle popolazioni indigene. Ci spiega le vessazioni e talora le atrocit che subiranno i neri da parte dei bianchi durante il colonialismo. Le truppe coloniali di tutti i paesi europei ricorrevano spesso, per incutere timore negli indigeni e sedare le loro ribellioni, a metodi spietati e atrocit, come la distruzione di villaggi, la cattura di ostaggi che subivano torture, esecuzioni di massa e massicce deportazioni. In certi paesi si arrivava addirittura allo sterminio di interi popoli indigeni che si erano dimostrati contrari al predominio. Le popolazioni nere si ritrovano integrate nelle strutture politiche ed economiche create dai colonizzatori bianchi europei, trovandosi a loro sottomesse: esse sono perci costrette ad accettare lingua, religione cristiana e cultura europea. Tuttavia le lite delle popolazioni indigene (come capi di trib) spesso possono trarre alcuni vantaggi dal colonialismo: infatti essi possono avere qualche speranza di ascesa sociale. Per esempio essi possono presiedere a posti di non molta importanza nellamministrazione coloniale creata dagli europei e assorbire la loro cultura, studiando presso scuole europee. Ma i ceti popolari neri sono completamente esclusi dalle decisioni politiche. Essi spesso sono ridotti ad essere dipendenti dai bianchi (come manodopera malpagata al loro servizio o soldati semplici nellesercito coloniale), vivendo in condizione di povert e ignoranza. Il colonialismo ha quindi portato a un impoverimento dei popoli neri delle colonie, sia in termini economici sia in termini culturali (infatti, i bianchi hanno distrutto la cultura e lo stile di vita dei popoli indigeni neri, imponendo il proprio, e sfruttano le loro ricche risorse naturali). Inoltre la soggezione politica dei neri (imposta dai colonizzatori bianchi) impedisce loro di sviluppare una coscienza politica e nazionale e di essere capaci di governarsi autonomamente.
Il dibattito storiografico
Per approfondire, vedi Imperialismo (dibattito storiografico) e Spartizione dell'Africa.
Le cause che avrebbero innescato lo scramble (la corsa alla conquista dell'Africa) sono un problema storiografico molto dibattuto. Possiamo qui individuare alcune interpretazioni: Spiegazioni generali del fenomeno coloniale del XIX secolo (vedi anche colonialismo): Interpretazione economica (la pi celebre, avanzata da Hobson per la prima volta e ripresa da Lenin). Fattori culturali e ideologici: la sicurezza di s propria della societ europea del XIX secolo, il fardello dell'uomo bianco e la giustificazione del diritto degli europei a soggiogare gli altri popoli (e gli africani in particolare) in nome di una presunta missione civilizzatrice o di una superiorit di razza. Rivalit fra le grandi potenze e desiderio di procurarsi un impero coloniale che potesse rivaleggiare con l'Impero britannico. * Spiegazioni specifiche relative all'Africa: Lo scramble fu innescato dalla conquista informale dell'India da parte della Gran Bretagna.Lo scramble fu innescato dalle mire del re belga Leopoldo II del BelgioLeopoldo II, sul bacino del Congo (fiume)Congo, che misero in allarme le potenze europee (Francia e Gran Bretagna in primo luogo).Lo scramble fu innescato dalla richiesta di merci per il "commercio legittimo" da parte dei mercanti europei che commerciavano con l'Africa dopo la fine della tratta degli schiavi (spiegazione valida in particolare per l'Africa occidentale).In generale possiamo dire che i benefici economici che le nazioni europee trassero dai loro possedimenti coloniali africani furono sempre molto minori di quelli che i promotori delle imprese coloniali si aspettavano (se non proprio assenti). La conquista dell'Africa fu accompagnata da una buona dose di improvvisazione e di suggestioni quasi mitiche (l'accesissima rivalit fra Francia e Gran Bretagna per mettere le mani sulle sorgenti del Nilo che sfoci nel confronto di Fascioda). Questo non toglie ogni validit alla spiegazione economica (quello che gli europei credevano poteva essere pi importante dell'effettiva importanza economica dei territori che conquistarono) ma spinge a rivalutare i fattori politici. Spiega inoltre perch le potenze europee si siano rassegnate con relativa facilit a rinunciare ai loro imperi coloniali dopo la seconda guerra mondiale.
Camerun) dal 1918 a seguito della sconfitta tedesca nella I guerra mondiale assegnato come mandato della Societ delle Nazioni Costa d'Oro (attuale Ghana) Colonie, territori e protettorati francesi Algeria Marocco (tranne la parte nord del Marocco Spagnolo e l'enclave di Sidi-Ifni sempre spagnolo) Tunisia Africa Occidentale Francese Mauritania Senegal Sudan francese (attuale Mali) Guinea Costa d'Avorio Niger Alto Volta (attuale Burkina Faso) Togo dal 1918 a seguito della sconfitta tedesca nella I guerra mondiale, assegnato come mandato della Societ delle Nazioni Dahomey (attuale Benin). Africa Equatoriale Francese Gabon Congo francese (attuale Repubblica del Congo) Oubangi-Chari (attuale Repubblica Centroafricana) Ciad Camerun orientale i 4/5 del Camerun tedesco attuale Camerun dal 1918 a seguito della sconfitta tedesca nella I guerra mondiale, assegnato come mandato della Societ delle Nazioni Somalia francese (attuale Gibuti) Madagascar Colonie, territori e protettorati tedesche (dopo la prima guerra mondiale ceduti come mandati a Francia, Regno Unito e Belgio) Camerun dal 1918 diviso 1/5 al Regno Unito e 4/5 alla Francia Africa Orientale Tedesca attuali Tanzania, Ruanda e Burundi dal 1918 al Regno Unito (Tanzania) e Belgio (Ruanda e Burundi) Africa Sud-Occidentale Tedesca, o Africa Tedesca del Sud-Ovest (attuale Namibia) dal 1918 al Regno Unito Togo dal 1918 alla Francia Colonie, territori e protettorati portoghesi Africa Occidentale Portoghese (attuale Angola) Africa Orientale Portoghese (attuale Mozambico)
L'Africa alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale
Storia del colonialismo in Africa Cabinda Guinea Portoghese (attuale Guinea Bissau) Isole di So Tom e Prncipe Isole di Capo Verde Colonie, territori e protettorati italiani Libia Eritrea Somalia Italiana Etiopia dal 1936 al 1941 occupazione italiana Africa Orientale Italiana, dal 9 maggio 1936, (unione di Eritrea, Abissinia e Somalia Italiana) Colonie, territori e protettorati del Belgio Congo Belga (attuale Repubblica Democratica del Congo, fino al 1908 Stato Libero del Congo, colonia personale del re Leopoldo II del Belgio) Ruanda dal 1918 a seguito della sconfitta tedesca nella I guerra mondiale Burundi dal 1918 a seguito della sconfitta tedesca nella I guerra mondiale Colonie, territori e protettorati spagnoli Marocco (regione del Rif a nord) Sahara Spagnolo Sahara Occidentale Rio de Oro Rio Muni e Fernando Poo (regioni dell'attuale Guinea Equatoriale) Nazioni indipendenti Liberia Abissinia (attuale Etiopia), fino al 5 maggio 1936
Storia del colonialismo in Africa Totale Territori Italiani 500.047 Km Totale Territori Spagnoli 313.150 Km Totale Territori Europei 27.050.960 Km nel 1951 SITUAZIONE NEL 1961 Totale Territori Francesi 2.407.176 Km Totale Territori Britannici 5.872.270 Km Totale Territori Belgi 49.797 Km Totale Territori Portoghesi 2.089.449 Km Totale Territori Spagnoli 293.494 Km Totale Territori Europei 10.712.186 Km nel 1961 SITUAZIONE NEL 1971 Totale Territori Francesi 25.435 Km Totale Territori Britannici 393.248 Km Totale Territori Portoghesi 2.089.449 Km Totale Territori Spagnoli 293.494 Km Totale Territori Europei 2.801.626 Km nel 1971
La Conferenza di Berlino
Per approfondire, vedi Conferenza di Berlino (1884).
La conquista inglese allarm la Francia, mentre la Germania intervenne come mediatrice, nella speranza di guadagnare a sua volta compensi territoriali. Intanto Leopoldo II, sovrano del Belgio, stava progettando di trasformare il bacino del fiume Congo in una colonia sotto il suo diretto controllo e a questo scopo aveva mandato in Africa il celebre esploratore Henry Morton Stanley. La Francia rispose inviando il proprio agente Pietro Savorgnan di Brazz, italiano naturalizzato francese, nella regione del fiume Congo. Il risultato fu una complessa spartizione dell'Africa che prese le mosse nel 1885 con la conferenza di Berlino. La conferenza sanc la creazione dello Stato Libero del Congo, colonia personale di Leopoldo II e stabil che da quel momento in poi un paese europeo che accampasse diritti sulle coste africane doveva dimostrare di poter avere un controllo effettivo del territorio. I capi delle popolazioni indigene spesso accettavano spontaneamente di firmare i "trattati" con cui cedevano la loro sovranit alle potenze europee, non rendendosi conto di cosa stavano facendo o di quale sarebbe stata la portata dell'occupazione colonialista. Quando le gravi conseguenze si fecero sentire, i vari popoli spesso si ribellarono, ma
Storia del colonialismo in Africa non riuscirono a contrastare gli europei che portavano con s armi ed equipaggiamento moderno.
In un caso lo scontro tra una potenza colonialista e l'unica popolazione bianca di origine europea che si considerava africana a tutti gli effetti diede vita a una guerra. Si tratta del conflitto che oppose gli Inglesi ai Boeri o Afrikaner dal 1899 al 1902. I boeri discendevano da coloni olandesi stanziatisi presso il Capo di Buona Speranza fin dalla met del XVII secolo. Un secolo e mezzo pi tardi, ai tempi di Napoleone, la colonia del capo era passata agli inglesi. Non sopportandone il dominio i boeri si erano spostati verso l'interno, dove avevano proclamato, due repubbliche indipendenti, il Transvaal e l'Orange. La situazione divenne incandescente quando si scopr che quelle terre erano ricche d'oro e di diamanti. Quei beni allettarono gli inglesi, che incominciarono a giungere numerosi nelle terre dei boeri. Ne nacque una guerra sanguinosa, nella quale i boeri furono sconfitti. Sotto il controllo economico inglese fu allora fondata l'Unione sudafricana, che riuniva l'inglese colonia del capo alle due repubbliche Boere. Dopo la seconda guerra mondiale la Repubblica Sudafricana indipendente avrebbe dato vita al regime dell'apartheid.
Il ruolo dell'Italia
Per approfondire, vedi Colonialismo italiano.
L'Italia, in questa situazione ebbe, per lo pi, un ruolo secondario e di rappresentanza. Le mire espansionistiche del governo italiano si indirizzarono inizialmente verso una zona dell'Africa orientale, nella quale l'insediamento coloniale appariva pi agevole, sia perch esploratori e missionari avevano aperto un varco in quella regione, sia perch la concorrenza degli altri Paesi, nella zona era meno agguerrita. Dopo aver acquistato nel giugno del 1882 la baia di Assab, sulla costa meridionale del Mar Rosso, nel febbraio del 1885 il governo italiano invi i primi contingenti dell'esercito in quella che avrebbe formato la futura colonia dell'Eritrea, stanziandosi poi in Somalia e ponendo le basi per la successiva avanzata in Abissinia (ora Etiopia); ma la pronta reazione delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa. Dopo questa prima sconfitta l'Italia sub, il 1 marzo 1896, la pesante disfatta di Adua, nella quale caddero sul campo circa 7.000 uomini. Il 26 ottobre 1896 fu conclusa la pace di Addis Abeba, con la quale l'Italia rinunciava alle sue mire espansionistiche in Abissinia. La disfatta provoc forti reazioni in tutta Italia, dove vi fu chi propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi, come una parte del partito socialista, propose di abbandonare immediatamente queste imprese. Nel 1911-12 il Governo Giolitti, dopo una serie di accordi con la Gran Bretagna e la Francia, che ribadivano le rispettive sfere d'influenza nell'Africa settentrionale, dichiar guerra all'Impero ottomano (Guerra italo-turca) ed occup la Tripolitania e la Cirenaica, dando vita alla formazione della colonia della Libia italiana, il cui possesso venne consolidato nel corso degli anni Venti. Il colonialismo italiano venne poi rilanciato dal regime fascista nella seconda met degli anni '30, che comport la conquista dell'Etiopia.
465.000 1.250.000
Africa orientale italiana Con tale termine veniva indicata l'entit coloniale, creata in virt di un decreto dell'11 novembre 1938, che riuniva i territori dell'Eritrea, della Somalia italiana e dell'Etiopia. L'A.O.I fu divisa in 6 governatorati, di cui si riportano i dati relativi a superficie e popolazione, secondo i calcoli del maggio 1939:
Km2 Amara Galla - Sidama Scioa Harar totale: Impero d'Etiopia Somalia Eritrea totale: A.O.I. 1.725.330 12.100.000 792.050 702.000 231.280 9.450.000 1.500.000 1.500.000 197.500 322.200 65.500 206.850 Abitanti 2.000.000 4.000.000 1.850.000 1.600.000
Storia del colonialismo in Africa cultura e i valori della nazione francese (queste persone erano dette volus). Nella pratica tuttavia le possibilit per gli africani di partecipare realmente all'amministrazione e agli affari pubblici su un piano di parit con i bianchi erano in realt limitatissime. La Francia incontr di fatto alcune resistenze, ben nota quella incarnata dalla figura di Lalla Fadhma n'Soumer in Algeria. La Gran Bretagna invece cercava di non interferire nella cultura e nelle usanze locali, mantenendo ad esempio al potere sotto tutela inglese i capi tradizionali o lasciando il diritto di famiglia sotto la giurisdizione di corti indigene (modello dell'indirect rule). La filosofia del colonialismo inglese fu in particolare espressa dal governatore della Nigeria, Lord Frederick Lugard. Questo sistema di governo incontrava minori resistenze presso le popolazioni colonizzate ma privilegiava gli elementi pi conservatori delle societ indigene. Anche qui gli spazi di reale democrazia erano estremamente scarsi. In numerose colonie, come i due Congo e le colonie portoghesi, fu introdotto il lavoro forzato, con conseguenze drammatiche per i popoli africani. In altri casi i lavori pubblici pi faticosi e pericolosi (ad esempio costruzione delle ferrovie) venivano fatti fare ad abitanti di altre colonie, ad esempio indiani o "coolies" cinesi legati da un contratto di indentured labour (di fatto una forma di schiavit temporanea).
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Storia del colonialismo in Africa operaia malpagata alle dipendenze delle grandi imprese. Le masse povere africane sopravvivono tuttora in una misera condizione di povert, fame, malattie e sovraffollamento, subendo gli effetti della mancanza di adeguate strutture sanitarie e scolastiche. arretratezza economica: la scolarizzazione nella popolazione bassa. Ci porta all'arretratezza tecnica ed industriale (grande dispendio di lavoro e bassa produttivit) e a difficolt ad organizzare una economia moderna. Quindi l'economia resta debole e basata perlopi sullo sfruttamento delle risorse agricole e minerarie, destinate allesportazione (come ai tempi del colonialismo); inoltre gli utili di piantagioni, miniere e imprese industriali vanno a una limitata lite di privilegiati che tesaurizza la ricchezza e alle grandi imprese straniere (perlopi quelle delle ex potenze colonizzatrici, che possiedono le risorse africane dal tempo del colonialismo). Ci ovviamente ostacola il pieno sviluppo delleconomia africana in ogni settore e il raggiungimento di un dignitoso tenore di vita per la popolazione. tensioni interne a carattere etnico: i nuovi stati africani avevano ereditato dal colonialismo anche i propri confini, disegnati casualmente da diplomatici europei che avevano tracciato linee di confine tra le loro colonie. Ci portava una mancanza di unit etnica e politica nei nuovi stati: spesso entro i confini di un paese erano compresi molte etnie diverse tra loro, divise da antichi odi tribali. Ci esplode spesso in feroci lotte tra fazioni, trib e regioni e numerose crisi interne e internazionali. I nuovi stati avevano grande vulnerabilit politica ed economica ed avevano continui problemi interni. Il bisogno, reale o immaginario, di prevenire la disintegrazione dei nuovi stati rafforzando lautorit centrale spinse la classe dirigente indigena a organizzare forme di governo fortemente autoritarie: apparvero governi a partito unico o addirittura regimi militari, dominati da figure tiranniche. Questi governi tuttavia furono sempre inefficienti, erano caratterizzati dalla cattiva applicazione delle leggi e la violenza usata per eliminare gli oppositori e non produssero nessun miglioramento a livello sociale o economico. Questi governi riuscivano a mantenersi al potere grazie allimportante appoggio delle imprese straniere (appartenenti alle ex potenze colonizzatrici dellAfrica o anche alle due superpotenze Usa e Urss, emerse dopo la Seconda Guerra Mondiale), a cui veniva in cambio dai governi africani concesso il permesso di continuare a sfruttare le risorse africane a vantaggio delle grandi potenze economiche (europee e non). I nuovi stati indipendenti africani sono quindi ora legati alle grandi potenze europee (spesso quelle del colonialismo) dalla sudditanza politica ed economica, in un mondo in cui attualmente i rapporti economici e politici si fanno sempre pi complessi e articolati. Vi quindi ora una diversa forma di dipendenza economica, culturale, sociale e politica dei paesi africani dalle potenze economiche, che ha dato luogo al cosiddetto neocolonialismo. Recentemente, in alcuni stati africani, stanno iniziando lenti e difficili processi di sviluppo economico e democratizzazione della vita politica: molte organizzazioni umanitarie internazionali (talora aiutate dai governi africani) stanno aiutando le masse popolari nere a porre basi per un miglioramento del tenore di vita. Esse procedono a realizzare infrastrutture sanitarie e scolastiche e ad aiutare gli indigeni ad avviare piccole imprese economiche per il proprio sostentamento. le classi dirigenti dei paesi africani stanno iniziando a organizzare governi democratici (in cui il popolo pu godere della libert ed eleggere i propri rappresentanti). Inoltre esse stanno tentando di stipulare accordi con le imprese straniere che possano limitare uno sfruttamento indiscriminato delle risorse africane a vantaggio delle potenze economiche e possano garantire un miglioramento delle condizioni economiche per le popolazioni africane. Le popolazioni africane stanno cercando di divenire capaci di governarsi autonomamente e di migliorare le proprie condizioni economiche. Esse stanno anche cercando di trasformare i propri rapporti con le potenze economiche,
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Storia del colonialismo in Africa cercando di rapportarsi con loro alla pari e non in condizioni di sudditanza economica e politica.
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Bibliografia
John Fage, Storia dell'Africa Adam Hochschild, Gli Spettri del Congo Maria Petringa, Brazza, A Life for Africa (2006) ISBN 978-1-4259-1198-0 Angelo Del Boca, Italiani, brava gente? (2005), Editore Neri Pozza 2005, Collana I colibr Angelo Del Boca, A un passo dalla forca. Atrocit e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini, (2007), Baldini Castoldi Dalai Bernard Droz, "Histoire de la decolonisation au XX siecle", 2006, Editions du Seuil. Bernard Droz, "Storia della decolonizzazione nel XX secolo", 2007, Bruno Mondadori, traduzione dal francese di Ester Borgese.
Voci correlate
Storia Africa Spartizione dell'Africa Sul colonialismo italiano vedi anche questa sottosezione della voce Eritrea Impero Britannico Colonialismo italiano
Collegamenti esterni
cobelco.info Sul colonialismo nello Stato libero del Congo [1]; (EN) Atlante Animato della Storia Africana 1879-2002 [2], in particolare fino agli anni settanta;
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Note
[1] http:/ / www. cobelco. info [2] http:/ / www. brown. edu/ Research/ AAAH/
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