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Buckingam s'innamor di Anna d'Austria ed ebbe parecchi colloqui con lei.

Il cardi nale Richelieu suppose perci che il duca di Buckingam fosse pi fortunato di lui, e ne fu geloso. Quando Buckingam voleva tornare in Francia come ambasciatore, il cardinale gli fece sapere che la sua nomina non era gradita. Buckingam se ne ven dic prestando aiuto ai protestanti chiusi nella fortezza di La Rochelle. Di qui p oi la guerra che scoppi tra i due paesi. (Dictionnaire de l'amour). - 366. Quando il re Luigi XIV era ancora ragazzo, sua madre Anna d'Austria gli d iceva: - Figlio mio, cerca di rassomigliare a tuo nonno e non a tuo padre. E siccome Luigi XIV gliene domandava la ragione, rispose: - Perch quando morto tuo nonno Enrico IV, tutto il popolo piangeva e, quando mort o tuo padre Luigi XIII, il popolo ha riso. (Dictionnaire anecdotique). ANNA IVANOWNA nipote di Pietro il Grande, imperatrice di Russia dal 1730 al 1740. 367. Quando Anna Ivanowna fu proclamata imperatrice della Russia in successione di Pietro II credette di far bene elargendo al popolo una costituzione. - Che avete fatto mai! - le disse un cortigiano il p po - olo non vi perdoner mai questo atto. Il popolo russo buono, ma vuole essere governato da un auto crate. Non ci credete? Ecco, sentite. E spalancata una finestra del palazzo reale che dava sulla piazza, le fece senti re che il popolo cantava e gridava: - Semoderjawie! Semoderjawie! L'autocratismo! L'autocratismol La regina rest molto meravigliata; strapp la costituzione che aveva firmato ed esc lam: Io non sapr mai governare un popolo simile. Lo lascer_ governare al mio ministro B iren; e se il popolo sar contento di lui, vuol dire che ne sar degno, e che non me rita meglio. E infatti Biren govern molto aspramente, e il popolo fu contento di esser trattat o cos. (Souvenirs d'un page). ANNIBALE n. 247 - m. 183 av. Cr.; grande generale cartaginese, implacabile nemico dei Rom ani, dai quali fu vinto per merito di Scipione detto l'Africano. 368. Dopo la battaglia di Canne, Maharbale, capo della cavalleria cartaginese, c onsigli Annibale di non perdere tempo e marciare direttamente su Roma. Annibale g li rispose che un'impresa siffatta doveva essere meditata a lungo. - Annibale, - esclam allora Maharbale - 7 gli Dei non accordano mai tutti i loro favori agli uomini. A te hanno dato il dono di vincere, e non quello di saper ap profittare della vittoria. (PLUTARCO). 369. Quando a Marcello succedette nel comando delle truppe romane Fabio Massimo, questi diede tre battaglie ad Annibale con diverso successo. Si preparava a dar e la quarta, quando Annibale, non accettandola, si ritir. Si narra che in quell'o ccasione Annibale dicesse di Fabio Massimo: - Che fare di quest'uomo, che non sa stare mai fermo, sia vincitore sia vinto? ( PLUTARCO). O 370. Annibale discorreva con Scipione sui grandi capitani, e si metteva terzo, dopo Alessandro e Pirro. - E dove ti metteresti - gli disse sorridendo Scipione - se invece di averti vin to io mi avessi vinto tu? - Mi sarei messo per primo - rispose Annibale. (ECHERD, Storia romana). 371. Quando Annibale, dopo la distruzione di Cartagine, ripar presso il re Prusia , fu preso da questo monarca come suo consigliere militare. Una volta egli consi gli al re di dare subito battaglia al nemico, ma il re disse di non poterlo fare, perch le viscere degli animali sacrificati davano responso negativo. - Come! - rispose Annibale - darai pi ascolto a una miserabile carogna che non a un vecchio generale? (PLUTARCO). ANTIGONO generale d'Alessandro alla cui morte divenne padrone di quasi tutta l'Asia Occid entale; mor nella battaglia di Isso (301 av. Cr.). 372. Alla morte di Alessandro Magno, Antigono ebbe, come regno, una parte dell'A

sia. Egli fu re coraggioso e attivo. Una volta, discorrendo con suo figlio delle cose dello Stato, disse: - La regalit non altro che un'onesta servit. Se si sapesse che cosa pesa una coron a, ci si penserebbe due volte prima di mettersela in testa. (Encyclopdie mthodique ). 373. Il poeta Ermodoro aveva fatto dei versi in onore di Antigono, nei quali dic eva che il re era un Dio. - Il servo che vuota il mio vaso da notte disse Antigono - sa che non vero. (GUE RARD, Dictionnaire d'anecdotes). 374. Un filosofo cinico si present un giorno ad Antigono e gli chiese una dramma. - Non te la do - rispose Antigono - perch sarebbe troppo poco per un principe com e me. - E allora - rispose il filosofo - dammi un talento. - Oib! - esclam Antigono - sarebbe troppo per un cinico! (Encyclopedie mthodique). 375. Gli Ateniesi, per onorare Antigono, volevano dare la loro cittadinanza a un suo servo. - Dio me ne guardi! - rispose Antigono; - se un giorno di collera io lo battessi , avrei poi il rimorso di aver battuto un Ateniese! (Encyclopdie mthodique). 376. Una volta, passeggiando nell'accampamento, sent che alcuni soldati parlavano dietro una tenda male di lui. - Andate a parlare pi lontano - disse loro - perch io non sia obbligato a punirvi. (Encyclopdie mthodique). 377. Una notte che Antigono conduceva il suo esercito per un cammino fangoso, se nt che alcuni soldati, immersi nella mota senza potersene ritrarre, borbottavano contro di lui. Il re si avvicin ad essi senza che lo riconoscessero, e tese loro la mano per aiutarli a uscire dalla fanghiglia. Poi, con un accento pieno di bon t, disse loro: - Va bene, dite pure tutto il male che volete del re Antigono, per avervi portat o in questa fanghiglia, ma vogliategli bene per avervi aiutato ad uscirne fuori. (PLUTARCO). 378. Sar una battaglia tremenda - diceva un ufficiale ad Antigono mentre marciava contro il nemico. - Le frecce dei nostri avversari grandineranno su di noi in t al numero da oscurare la luce del sole. - Tanto meglio - rispose Antigono - cos potremo combattere all'ombra. (BRING, Das Goldene Buch der Anekdoten). 379. Vedendo un giorno alcuni dei suoi soldati che stavano giocando alla palla, sembrandogli quello un esercizio utile all'addestramento militare, mand a chiamar e i suoi ufficiali perch partecipassero anch'essi a quel giuoco. Ma i messi torna rono dicendo che gli ufficiali stavano bevendo. Allora Antigono cancell gli uffic iali dal loro comando e mise al loro posto i soldati, dicendo che quelli meritav ano di comandare pi degli ufficiali che perdevano il loro tempo sbevazzando. (Div ersitz curieuses). 380. Antigono negli ultimi anni del suo regno fu molto mite e liberale. E a colo ro che si meravigliavano con lui per questo suo cambiamento di carattere, egli d ava questa spiegazione: - Un re deve saper mantenere con la dolcezza quel che ha acquistato con la forza ! (Encyclopdie mthodique). ANTIOCO re di Siria dal 281 al 260 a. Cr. 381. Un povero flautista egiziano s'era sognato una notte di sonare dinanzi a un asino. Raccont il suo strano sogno a un amico, ma poi se ne dimentic. Dopo qualch e tempo, arriv, nella citt dove egli abitava, Antioco, re di Siria; il re del paes e, Tolomeo, chiam a corte il flautista perch divertisse con la musica l'ospite reg ale. Ma Antioco, distratto in altri pensieri e poco amico della musica, non gust l'abilit del flautista e lo fece congedare. Allora costui, ricordandosi il sogno di qualche tempo prima, esclam: - L'avevo sognato io, che avrei sonato dinanzi a un asino! (DIONE CRISOSTOMO). 382. Antioco un giorno, andando a caccia si smarr nella foresta, dividendosi dal seguito. Siccome si faceva notte, chiese ricovero in una capanna abitata .da pov era gente, che l'ospit gentilmente, senza riconoscerlo. Durante il pasto, il re f

ece cader la conversazione sulla sua persona. - Il re buono - dissero i padroni della capanna; - ma la sua gran passione per l a caccia gli fa trascurare gli affari del regno, che egli lascia sbrigare dai su oi cortigiani, e questi non sono affatto buoni come lui. Antioco non disse nulla per allora. Ma il giorno dopo, quando arrivarono alla ca panna le persone del suo seguito, si fece conoscere da quella buona gente che l' aveva ospitato per qualche ora; e poi, rivolto ai suoi cortigiani, disse loro: - Da quando voi siete al mio servizio, solo qui, ieri sera, ho saputo la verit su l conto mio. (Magazin historique, 1764). ANTISTENE n. 444 - m. 365 a. Cr.; filosofo greco, fondatore della scuola cinica insegnava che la felicit consiste nel disprezzo delle ricchezze, dei piaceri, della vanit. 383. Antistene era maestro di eloquenza. Avendo sentito un giorno parlare di Soc rate, abbandon l'insegnamento della retorica, per dedicarsi tutto alla filosofia. Si present dunque alla sua scolaresca e disse: - Cercatevi pure un altro maestro; io ho trovato il mio. In seguito apr anche una scuola di filosofia, che dal luogo dove si faceva l'inse gnamento si chiam cinica. (Encyclopdie mthodique). 384. Un amico domandava un giorno al savio filosofo Antistene che cosa mai aveva ricavato da tanti anni di studi filosofici. - Il vantaggio - rispose - di poter conversare con me stesso. (DIOGENE LAERZIO). 385. Domandarono a Antistene qual era la miglior istruzione. - Disimparare il male - rispose. (MONTAIGNE, Essais). 386. Antistene era un giorno lodato da alcune persone che egli sapeva cattive e piene di vizi. - Ho paura - disse - di aver fatto qualche brutta azione. (DIOGENE LAERZIO). 387. Il filosofo Antistene venne iniziato ai misteri orfici. Il sacerdote che fa ceva l'iniziazione gli disse che coloro che credevano ai sacri misteri avevano, dopo la morte, una vita eterna e felice. - E tu ci credi? - gli domand il filosofo. - Altro che! - rispose il sacerdote. E allora, perch non muori subito? (MONTAIGNE, Essais). 388. Un giorno, in un comizio pubblico, Antistene diede questo consiglio ai suoi compatriotti ateniesi: - Ateniesi, fate subito un decreto che dichiari che gli asini sono cavalli. - E perch mai? - gli chiesero. - Per nascondere almeno la nostra vergogna d'essere governati da asini. (SCARLAT TI, Et ab hic et ab hoc). ANTOINE Andrea n. 1857 - m. 1925; celebre attore e impresario francese; fond nel 1887 un teatro sperimentale diventato famoso. 389. Prima di far l'attore, Antoine era stato impiegato della Compagnia del Gas. Quando apr, di li a poco, il Teatro Libero, dopo i primi spet- tacoli, un ammira tore si era recato agli uffici dell'amministrazione del Gas, per domandare il nu ovo indirizzo di Antoine. - Quale Antoine? - rispose il portiere. Ah! quello che ha fatto cattiva riuscita e si occupa adesso di teatro? (ANTOINE, Mes souvenirs sur le Thtre Libre). 390. In una conversazione si parlava male, come spesso, degli assenti, e special mente era bersagliato Rostand, che aveva il grave torto, per i suoi colleghi, di aver avuto di recente il gran successo di Cyrano. Contro di lui quasi tutti i l etterati nutrivano rancore e invidia. Antoine arriv a dire: - Sere fa, in un teatro, sentii il primo atto dei Romaneschi; ebbene, me ne sono andato via subito, per paura che mi piacessero anche gli altri due! (RENARD, Jo urnal). 391. Gli affari teatrali di Antoine non erano andati bene, e il povero attore er a pieno di debiti e di spietati creditori che lo minacciavano. Egli raccontava a Renard che Clemenceau, suo amico, era stato magnifico con lui. Aveva bisogno di una croce di cavaliere per aver centomila franchi da un finanz iatore. Clemenceau gliel'aveva data senza chiedergli nemmeno per chi fosse.

Mentre raccontava le sue disavventure a Renard e confessava che non sapeva pi com e andare avanti, venne un inserviente del teatro a dirgli che si sentiva odor di bruciato. - Ecco una fine decente - gli dice Renard. - Cos tutto si accomoda. Io resto con voi. - Grazie, amico mio - risponde, secco secco, Antoine. - Ma non servirebbe a null a, e alla fine mi rimetterebbero in prigione come incendiario. (RENARD, Journal) . 392. Il grande Antoine, preso da troppe cure, non aveva sempre tempo per imparar la parte. Ed aveva abolito il suggeritore! In un atto drammatico Al telefono, e gli doveva recitare una lunga terribile scena all'apparecchio, e il suo vestiari sta gliela trasmetteva da un altro vero telefono posto fra le quinte. Una sera, al momento di entrare in scena, il vestiarista trattiene Antoi ne. - Direttore, vorrei un aumento di quindici lire... - Va bene, va bene, pi tardi ne riparleremo! L'attore entra in scena ed, arrivato il momento, stacca il ricevitore: - Pronto! Pronto! - Signor Antoine, - sussurra una voce soave dall'altra parte - vi chiedo quindic i lire d'aumento... - Pronto! - grida Antoine, atterrito sul serio - che dite? - Signor Antoine, vi domando le mie quindici lire d'aumento... - Pronto, pronto! Non capisco! (La sala freme d'ammirazione). - Signor Antoine, le mie quindici lire, o non suggerisco! - S, ho capito, le avrete... ma dite! Il vestiarista, soddisfatto, telefona le battute; ma qualche tempo dopo era lice nziato! (Candide, giugno 1924). ANTOKOLOSKI Marco n. 1843 - m. 1902; scultore russo, detto lo scultore delle anime 393. Nato da una povera famiglia di ebrei, Marco ebbe un'infanzia tribolatissima . Cominci, bambinetto ancora, col fare il servo in una locanda di infimo ordine c ondotta dai suoi genitori; poi fu messo come garzone in una bottega di falegname , dove egli, nelle ore d'ozio, intagliava con un temperino rozze figurine sul le gno. Tutti i membri della sua famiglia, meno sua madre, l'odiavano e lo picchiav ano. La sua vocazione fu decisa dalle sue conversazioni con un geometra mezzo pazzo c he si credeva artista. Il povero bambino, aizzato dai discorsi di quest'uomo biz zarro, si struggeva dal desiderio di uscire dall'ambiente in cui viveva, per sla nciarsi a voli pi alti. Il caso volle che la moglie del governatore di Vilna vede sse gli oggettivi che il ragazzo intagliava e, intravedendo in quella patita fig ura di fanciullo l'artista futuro, lo fece entrare nella scuola di Belle Arti. ( Bibliothque Universelle, dicembre 1902). 394. A Pietroburgo, dove s'era recato per frequentarvi la scuola di Belle Arti, il disgraziato giovane scultore dovette a lungo stentare la vita per procurarsi un pezzo di pane. Aveva col un parente, a cui un giorno, spinto dal bisogno, si r ivolse per aiuto. Siccome questo parente faceva l'usuraio e prestava su pegni, M arco gli port l'orologio (l'unico bene che gli era rimasto) per averne qualche so ldo. Ma, con suo stupore, il parente gli tenne questo discorso: - Caro mio, essendo noi parenti, non sarebbe bello che io accettassi da te un pe gno; e senza pegno, vedi, non presto soldi a nessuno. Ma tu piuttosto perch ti os tini a non voler lavorare come lavorano tutti? Perch vuoi far l'artista? Ne conos co uno, di artisti, che in questi giorni ha avuto la medaglia d'oro: ebbene l'ha di gi impegnata e muore di fame. E fu tutto l'aiuto che ne ebbe. (Bibliothque Universelle, dicembre 1902). 395. Un po' per volta il giovane fece la sua strada: cominciava cio a guadagnare con le statue; ma non riusciva ancora a conquistare la fama, la consacrazione de lla sua capacit artistica. Fece un bozzetto, l'Inquisizione, che, presentato a un'esposizione sollev universali proteste. Ma quest'ostilit, inv ece di scoraggiare il giovane, lo spron a un nuovo lavoro; ed egli modell la tragi

ca figura di Ivan il Terribile. Altre proteste, altre ostilit. Se non che un gior no lo zar Alessandro II, che aveva sentito parlar tanto di questo bozzetto, voll e andarlo a vedere e, con grande stupore di tutti i professori dell'Accademia ne mici dell'Antokolosky, sal la ripida scaletta a chiocciola che portava allo studi o miserevolissimo dello scultore ed espresse a costui nei termini pi calorosi la sua sincera ammirazione. Allora tutti vollero vedere il bozzetto, e lo scrittore Turgheniev scrisse un magnifico articolo per celebrarlo. L'Accademia, che sino allora l'aveva osteggiato, lo ammise come membro. Fu, pi che la fama, la popolari t. (Bibliothque Universelle, dicembre 1902). ANTONA TRAVERSI Camillo n. 1875 - m. 1935; letterato italiano. 396. Camillo Antona Traversi fu per molto tempo segretario della celebre attrice Rjana. Una sera, dovendo fare una commissione, prese una vettura di piazza che s i trovava davanti alla porta del teatro. A destinazione, naturalmente, fece per pagare il prezzo della corsa, ma l'automedonte, un bel vecchio dai capelli bianc hi, rifiut di ricevere il denaro. Sorpreso gli chiese: - Sareste per caso milionario? l'altro con semplicit: - No, non sono milionario, ma... autore drammatico. Fra i vostri manoscritti ci deve essere una mia tragedia in cinque atti, in versi. Fatemi il favore di legge rla e di dirmi precisamente quello che ne pensate. E, per il vostro disturbo, co nsentite che io rifiuti il denaro che volete darmi! (Varietas, febbraio 1921). 397. Camillo Antona Traversi, dopo il successo della sua commedia Le Rozeno, fir mava sempre superbamente: Camillo Antona Traversi autore delle Rozeno. Avendo un g iorno bisogno di denaro, firm una cambiale con questa firma, ma siccome essa non fu trovata sufficiente, lo disse a suo fratello Giannino, il quale vi pose anche la sua firma scrivendo: Giannino Antona Traversi autore della Mattina dopo (una c ommedia fortunata di Giannino). Poi fu Giannino che cerc di scontare la cambiale. Ma poco dopo torn dal fratello e gli disse: - Neanche la mia firma basta. La banca vuole un'altra firma di autore... - E chi sarebbe costui? - L'autore... dei nostri giorni. ANTONA TRAVERSI Giannino n. 1861 - m. 1935; autore di briose commedie. 398. Quando, ragazzo, il padre lo incitava a studiare per farsi un nome, Giannin o rispondeva: - E che bisogno c' che mi faccia un nome, se ho gi un nome e due cognomi? 399. A Parma dopo la rappresentazione di una commedia di Giannino Antona Travers i I giorni pi lieti, tocc all'autore una ben triste sorpresa mattutina. Un suo nuovo fervente ammiratore and a destarlo molto per tempo all'albergo, per raccontargli la trama di una tragedia ch'egIi aveva immaginata da parecchi anni e che il commediografo avrebbe dovuto subito scrivere per la gl oria comune. La tragedia in cinque atti si svolgeva tutta nel cortile di un- man icomio, e due ore di discussione non bastarono a convincere il collega che, fra ta nti pazzi, il peggiore era lui. (O. TREBBI, Aneddoti teatrali). 400- Il commediografo Giannino Antona Traversi passeggiava un giorno con un magn ifico cane San Bernardo al guinzaglio. Una signora che passava disse ad alta voce: - Che bella bestia! E poi, a voce pi bassa, ma non tanto che il commediografo non sentisse: - Pi bella del suo padrone. E Giannino, imperturbabile: - Signora, siccome io non conosco il vostro padrone, sono dolente di non potervi rivolgere lo stesso complimento! (Manul gnral, 20 gennaio 1934). - 401- A una seduta della Commissione per la lettura dei lavori drammatici alla Societ degli Autori, dopo la lettura del primo atto di una commedia presentata da un giovane autore, incomincia la discussione. C' chi dice che l'autore ha buone disposizioni e chi no. Si comincia la lettura del secondo atto. In una scena viv ace tra due personaggi, uno di questi, per indurre l'altro al silenzio, esclama: Non voglio repliche.

Giannino Antona Traversi, che sino allora aveva taciuto, prorompe: - Non vuole repliche? Ma allora non autore drammatico! 402. Una volta tre o quattro frequentatori di palcoscenico, tra cui Giannino Ant ona Traversi, irruppero nel camerino di una bella e valente attrice mentre quest a stava riponendo un nappo... non idoneo alle libazioni. L'attrice confusa d'sser e stata sorpresa in quella mossa poco elegante, si rivolse all'Antona Traversi, col quale era pi familiare, e scherzosamente gli disse: - Volete bere, Giannino? - Grazie - rispose Giannino; - se mai berrei alla fonte. (GIULIO DE FRENZI, Cand idati all'immortalit). 403. Dopo la rappresentazione al teatro Manzoni di Milano di una scena di Gianni no Antona Traversi L'unica scusa, rappresentazione in cui l'autore stesso aveva re citato perch a scopo benefico, giunse al commediografo- attore questa letterina a nonima: Come autore potrai avere l'unica scusa; come attore, nessuna!. Si vede che il giudizio anonimo sulle qualit filodrammatiche del Traversi concordava con que llo di tutti gli spettatori, tanto che poche sere dopo, a un veglione della Scal a, una mascherina elegante, passandogli accanto, esclam: - Ti ho sentito, l'altra sera, al Manzoni: sei veramente un gran cane! - Lo so, cara..., - rispose pronto il Traversi. - Ma riconosci almeno che ho avu to pi coraggio di te, perch, dovendo venire al veglione come bestia, non mi sono m esso in maschera, io! (O. TREBBI, Aneddoti teatrali). 404. Una marchesa, che non poteva perdonare a Giannino di aver satireggiato la s ociet elegante che frequentava, gli disse: - Come mai nei nostri salotti siete cos amabile e compito, e nelle vostre commedi e ci rivedete le bucce senza piet? - Che volete, marchesa - rispose Giannino - nella vita permesso mentire; nell'ar te no. (O. TREBBI, Aneddoti teatrali). 405. Una volta a Napoli avvenne all'Antona Traversi, di pestare inavvertitamente lo strascico ad una signora. Questa si volt indignata e gli disse: - Siete una bestia! Giannino, ossequioso, col cappello in mano: - Eppure la coda ce l'avevate voi, signora. (O. TREBBI, Aneddoti teatrali). ANTONELLI Giacomo n. 1806 - m. 1876; cardinale, famoso come ministro di Stato dei papi Gregorio XV I e Pio IX. 406. Il papa fu molto grato al Cardinal Antonelli per aver bene organizzato la f uga a Gaeta; e quando seppe che le cose del suo Stato s'eran raccomodate e che p oteva ormai ritornarvi, nell'impeto della gioia, Pio IX abbracci il cardinale e, regalatogli un anello di smeraldo, gli promise solennemente che si sarebbe sempr e valso in avvenire dell'opera sua come Segretario di Stato. Quando, pi tardi, la discussione si faceva vivace tra il papa e il cardinale into rno alle cose di Stato e il papa minacciava il cardinale di licenziarlo, costui, da quel furbacchione che era, trovava il modo, giocherellando con l'anello di s meraldo, di metterlo in vista, come per ricordare al papa la sua promessa. (ZANE TTI, Nella Citt del Vaticano). 407. Il cardinale Antonelli aveva fatto sapere che gradiva molto i regali e spec ie quelli in pietre preziose. Uno dei suoi divertimenti favoriti era poi quello di smontare con una pinzetta tutti i gioielli che gli venivano regalati e di met tere le pietre preziose in appositi sacchetti, che erano pieni di zaffiri, di ru bini, di diamanti. E, quando era solo, provava una gran volutt a vuotare questi s acchetti sul tappeto di un tavolino e a palpare le gemme raccogliendole su a man ate. (DANDOLO, Le memorie di un antiquario). 408. Il 18 settembre 1870 il generale Zappi chiese al cardinale Antonelli delle mitragliatrici per la difesa di Roma. Il cardinale rispondeva: - Per carit, generale, non mescolate all'esercito le donne. (CADORNA, Liberazione di Roma nell'anno 1870). 409. Nel gennaio 1861 Cavour era sul punto di venire a un accordo col Vaticano, col quale trattava segretamente a mezzo di un suo agente particolare, un certo B

ozino. Il trattato, gi pronto, portava alcune clausole riguardanti i rapporti del governo italiano col Vaticano; ma pi importanti, dal punto di vista scandalistic o, erano alcune clausole segrete che si conobbero molto tempo dopo. Esse assicur avano l'impunit ai fratelli del cardinale Antonelli, i quali avevano fatto contra tti e tenuto amministrazioni poco correttamente; assicuravano inoltre la somma d i scudi romani tre milioni da versarsi personalmente ,al cardinale per le spese da costui incontrate nelle trattative, e infine una larga distribuzione di decor azioni e onori ai fratelli dl cardinale. Il Cavour voleva che queste clausole rimanessero segrete anche ai negoziatori uf ficiali in quanto questa - diceva - la parte men bella dell'impresa. (Nuova Antolo gia, 1 settembre 1911). 410. Il cardinale era agli estremi. Ma il papa, Pio IX, non ne sapeva ancora nul la. Questi era a passeggio con la sua Corte nei giardini del Vaticano, quando gli si avvicin monsignor Della Volpe, un prelato al servizio dell'Antonell i, e rifer il grave stato in cui si trovava l'infermo, che chiedeva al Santo Padr e la sua benedizione. Il papa rimase impassibile, pens un istante e poi disse: - Va bene. Dite che mando la benedizione. Poi, quando monsignor Della Volpe si fu allontanato, sussurr all'orecchio del com andante Kanzler: - Speriamo che lo benedica anche il Signore e voglia usargli misericordia! E voleva intendere, nel modo che lo disse, che ci sperava poco! (DANDOLO, Le mem orie di un antiquario). ANTONIMI Emilio n. 1787 - m. 1862; ambasciatore di Ferdinando II re di Napoli 411. Diplomatico della vecchia scuola; era scaltro e pieno di malizie, ma, essen do di poco ingegno, non era atto a capire i tempi nuovi, e si illudeva stranamen te sulla solidit del regno di Napoli. Nel 1859, trovandosi ambasciatore a Bruxell es, mentre si parlava da per tutto della prossima e inevitabile guerra del Piemo nte e della Francia contro l'Austria, egli si mostrava scettico. Incontr un giorn o il duca di Brabante, principe ereditario del Belgio, che gli domand notizie sul le cose d'Italia. Antonini rispose: - Niente. Sono tutte utopie di Cavour e di Balbo. E il duca di Brabante, rivolgendosi al segretario d'ambasciata che stava insieme con l'Antonini, gli disse a voce bassa: - Strano! Le chiama utopie! (DE CESARE, La fine di un regno). 412. Avendo nel luglio 1859 invitato a pranzo all'ambasciata alcuni ufficiali na poletani che s'erano recati a Liegi per acquisto d'armi ed erano di passaggio pe r Parigi, costoro, per un errore d'indirizzo, giunsero in ritardo. L'ambasciator e, nell'attenderli, brontolava, e col suo solito spirito arguto andava dicendo a i familiari: - Ecco come sono i militari! Non sono punto civili! (DE CESARE, La fine di un re gno). 413. L'Antonini godeva le simpatie di Napoleone III, per esser stato il primo di tutti i diplomatici che, dopo il colpo di Stato, ebbe a riconoscerlo imperatore a nome del suo sovrano. Anzi, in quest'occasione, Napoleone III lo tir nel canto di una finestra e confidenzialmente gli disse con un sorriso: - Caro Antonini, il vostro re ed io siamo i soli sovrani d'Europa che abbiano il diritto di mitragliare il popolo: il vostro sovrano, per diritto divino, io, pe r voto di popolo. E sapete perch Luigi Filippo caduto come un maiale? Perch non ra ppresentava n l'uno n l'altro di questi due principii. (DE CESARE, La fine di un r egno). 414. L'Antonini era scapolo e sordo. Trovandosi come ambasciatore del re di Napo li alla Corte di Napoleone III, alla vigilia della rottura delle relazioni tra l a Francia e Napoli, si trovava a una pubblica cerimonia. Vide avvicinarsi a lui l'imperatore e, temendo qualche sfogo vivace, nascose in tasca il cornetto acust ico che portava sempre con se. Lo sfogo infatti ci fu e Napoleone, fuori dei gan gheri, alzava la voce al punto che anche il sordo Antonini dovette intenderlo. M a costui, impassibile, lo lasci parlare, e quando ebbe finito gli rispose: - Sire, vi chiedo scusa, ma avendo lasciato il mio cornetto a casa non ho capito

una sillaba di quanto Vostra Maest si benignato di dirmi. Napoleone comprese e s orrise benevolmente al furbo ambasciatore. (DE CESARE, La fine di un regno). ANTONINO PIO n. 86 - m. 161; uno dei migliori imperatori romani; per la sua bont e piet, fu chi amato il Padre del Genere Umano. 415. Quando Antonino Pio fu fatto imperatore, regal la maggior parte dei suoi ben i ai suoi amici. La moglie, che era un po' avara, lo rimproverava di questo; ma Antonino le rispose: - Penso che dal momento che siamo stati posti sul trono, quel che possediamo ha cessato di essere nostro. (Encyclopdie mthodique). 416. L'imperatore romano Antonino scoperse una congiura di senatori contro di lu i. Il Senato proscrisse il capo dei congiurati, ma Antonino non volle che GSPLIT: uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smN

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