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NOTA
Questo scritto, con i necessari adeguamenti redazionali, è stato pubblicato come: Maurizio
BERTI, La conservazione dei sistemi bastionati moderni: il caso di Padova. Interventi su un
tratto di mura fra la barriera Saracinesca e il bastione Codalunga, in Giovanni Carbonara a
cura di, Trattato di Restauro architettonico, Ed. UTET, vol. VIII, Torino 2004, pp. 992-996.
Gran parte dei fenomeni di degrado che interessano le mura di Padova sono
riconducibili al venir meno delle funzioni utilitarie delle stesse mura e al
disinteresse culturale dei cittadini. È stato osservato che con l'abbandono di
queste architetture prende avvio, anzitutto, la rovina di quelle porzioni che, per
propria condizione materiale o strutturale, sono maggiormente vulnerabili
all’azione ambientale. La vegetazione ruderale, oltre a smuovere con l’apparato
radicale le compagini murarie, cela la degradazione naturale. Allo scopo di
valutare periodicamente lo stato di conservazione di questo monumento
ruderizzato è necessario, dunque, eliminare da esso la vegetazione spontanea.
Nei ruderi di grande dimensione, quali possono essere i sistemi bastionati
moderni, il controllo della vegetazione spontanea deve essere rigorosamente
distinto dalle problematiche di carattere ambientale o paesaggistico. A Padova, in
un contesto molto fravorevole alla vegetazione, ossia tra fosse, terrapieni e scoli
d’acqua, e a seguito del prolungato abbandono dei luoghi si affermò,
nell’opinione pubblica, l’idea che la vegetazione ruderale equivalesse al “verde
pubblico”.
Fig. 1 Il perimetro delle mura moderne disegnato da Vincenzo Dotto nel 1623.
Figg. 2, 3 Porta S. Giovanni (1528) e tratto di cortina. Nel 1992 dopo l’aspersione del prodotto devitalizzante e, nel
1993, dopo la rimozione della vegetazione disseccata.
Figg. 5, 6 Bastione S. Prosdocimo (1530 - 32). Nel 1992 e, nel 1993, dopo la rimozione della vegetazione.
I lavori di manutenzione delle mura di Padova, eseguiti fra il 1989 e il 1997, furono preordinati
mediante due progetti denominati, in modo esteso, "Straordinaria manutenzione, opere di
diserbo della vegetazione infestante e opere murarie provvisionali. Attività preliminari al
progetto di restauro". Le azioni avviate sulle mura, oltre al raggiungimento del primario scopo
d'interrompere o di rallentare sensibilmente i processi di degrado in atto, sono state pensate
come una condizione propedeutica a un eventuale successivo restauro. Ma in realtà si è visto
che alcune semplici operazioni manutentive hanno reso inutile, in buona parte dello sviluppo
delle mura, più approfonditi susseguenti lavori di restauro, poiché le condizioni materiali
dell'opera sono risultate ampiamente riabilitate.
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Figg. 7, 8, 9, 10, 11 Opera di individuazione, pulizia e riadesione delle sfoglie superficiali situate presso il bastione S.
Giovanni. Non si è ancora stabilito quanto duri il ciclo di degrado che porta alla frattura verticale della camicia
laterizia della cortina. La documentazione fotografica storica dimostra che tale condizione di instabilità può durare
vari decenni. Tale grave fenomeno non sarebbe stato considerato se non si fosse provveduto, con la manutenzione
straordinaria delle mura di Padova, ad una disinfestazione sistematica della vegetazione infestante. Il
consolidamento vero e proprio è stato preceduto, come si vede, da un semplice preconsolidamento provvisionale.
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La rimozione della vegetazione ruderale Il taglio delle alberature e degli arbusti è stato
eseguito con sistemi meccanici e manuali, sino alle radici, quando queste fossero insinuate
nella massa muraria. Per eliminare le radici di maggior diametro, la cui rimozione meccanica
può comportare rischi per le murature, è stato iniettato, senza dispersione ambientale, un
prodotto devitalizzante (tipo Glifosate). Il conseguente rinsecchimento delle radici ha reso poi
agevole la ricucitura muraria. L’eliminazione delle essenze vegetali infestanti ed erbacee si è
ottenuta mediante l’aspersione sulla massa fogliare d'un prodotto devitalizzante non inquinante
(ancora tipo Glifosate ma in soluzioni molto blande). Successivamente è stata eseguita
l’asportazione dei depositi vegetativi accumulati dall'azione del vento, operando in superficie
manualmente; infine, un accurato lavaggio con acqua a bassa pressione. Il preconsolidamento
provvisionale e localizzato Si tratta d'opere provvisionali e quindi temporanee - necessarie per
potere svolgere le riprese fotografiche ravvicinate e le misurazioni per il rilievo - da lasciare,
per quanto possibile, evidenti sì da facilitarne l'immediato riconoscimento nelle restituzioni
fotografiche e fotogrammetriche. Nei casi di dissesto superficiale si è ricorso a vari e semplici
sistemi rimovibili senza provocare alcun danno al monumento. Sono state contenute alcune
porzioni di
Figg. 16, 17, 18, 19 Bastione Savonarola (1535). Ripresa della camicia con lo scopo di creare una sostruzione alla
porzione di parapetto (fig. 17) sostenuta ormai solo dalla ceppaia di un fico. La ripresa è stata limitata al minimo
indispensabile e tuttavia dà all’insieme un assetto statico risolto e durevole nel tempo. Si osservi la voluta
inclinazione del margine sinistro dell’integrazione della camicia. L’inclinazione è stata adeguata alla linea dello
spigolo fra fianco e faccia del bastione così come essa è percepita dalla pubblica via situata lungo il fianco. Con
questo accorgimento l’impatto visivo dell’integrazione si armonizza con l’intero volume del monumento.
muratura con tavole di legno, reti metalliche o di materiale sintetico e stuccature leggere con
impasto di facile rimozione. Il consolidamento statico Di norma i consolidamenti dei dissesti
statici richiedono il soccorso di un attento lavoro d'ingegneria e l'adozione - quando
indispensabile - di materiali e tecniche tecnologicamente avanzate: dalle resine e fibre
sintetiche, agli acciai, ai conglomerati speciali. Tali consolidamenti, nel caso in esame, sono
stati previsti limitatamente ai tratti in cui la muratura abbia subito sconvolgimenti di carattere
eccezionale, come nel caso di bombardamenti, opere di mina o cedimenti fondali (bastione S.
Prosdocimo, bastione Impossibile, bastione Moro I), ma non sono stati finora eseguiti. Nei
consolidamenti diffusi sono stati applicate, invece, più comunemente le tecniche presenti nello
stesso manufatto antico. Le categorie di opere più ricorrenti sono le
Figg. 20, 21, 22, 23, 24, 25 Procedure per la stuccatura delle sommità della cortina. Il diserbamento e l’asportazione
dei depositi di terriccio, il lavaggio con acqua, le stuccature in profondità con graduazione della diluizione
dell’impasto applicato in profondità (malta di calce idraulica) e le stuccature superficiali (malta di calce aerea). Le
superfici sono state disposte in modo tale da agevolare lo scorrimento dell’acqua piovana.
riprese murarie della camicia della cortina e le stuccature superficiali con impasti compatibili
appositamente formulati. Le stuccature sono state applicate sia sulla superficie del nucleo di
calcestruzzo sia sulle parti in laterizio. L'impasto per le stuccature fu oggetto, in cantiere ed in
laboratorio, di continue prove e sperimentazioni. Va detto che, potendo l'Ufficio Mura del
Comune condurre sia la progettazione sia la direzione dei lavori (cosa sempre auspicabile nei
restauri), la messa a punto delle più opportune miscele era già stata rinviata, dal progetto, al
cantiere. Alla base dei primi esperimenti vi fu un'indicazione di massima della direzione dei
lavori che stabiliva l'impiego di calce idraulica, calce aerea, cocciopesto e sabbia di
granulometria consistente. Le proporzioni furono commisurate alla lavorabilità dell'impasto ed
all'attenta osservazione degli effetti. Ma per rassicurare sul metodo di lavoro e i risultati ottenuti
si è ricorsi alla consulenza scientifica del ‘Centro Gino Bozza’ del Politecnico di Milano. Il
restauro Durante i lavori di straordinaria manutenzione possono rendersi necessarie alcune
limitate operazioni di restauro a seguito dell'individuazione di particolari fenomeni di degrado
accelerato, rilevabile soltanto dopo l'opera di diserbazione; e questo, infatti, è accaduto. E'
stato individuato pertanto un quadro delle principali metodologie:
Quando nel 1989 furono parzialmente esplorati, liberandoli dal terrapieno, tre archi dei
contrafforti tra un fianco e una faccia del bastione S. Croce, fu individuata una speciale
patologia di degrado, riscontrata poi in molte altre parti delle mura. Si tratta del deterioramento
progressivo delle strutture voltate dei contrafforti e delle casematte. In particolare l’apparecchio
costruttivo dei contrafforti, con la particolarità dei vani strombati verso l’interno a favorire il
contenimento della terra, risponde agli indirizzi della trattatistica militare del XVI sec. Tuttavia la
trasformazione del primitivo parapetto in laterizio con uno più tardo in terra strutturata rese più
vulnerabile l’assetto delle strutture in laterizio interrate. Per quanto riguarda l’interazione
terreno-struttura muraria, appare evidente l’importante ruolo statico svolto dalle volte di
collegamento fra i contrafforti. A distanza di oltre quattrocento anni dalla costruzione del
bastione, come Giacomo Lantieri prevedeva nelle difese di terra, il terrapieno a ridosso della
muratura delle facce si è
Fig. 26 Presenza accertata delle gallerie di contromina lungo il circuito delle mura di Padova. Le gallerie di
contromina soffrono della stessa patologia qui descritta per i contafforti voltati e le casematte, ma con un’evoluzione
più lenta del degrado.
Figg. 27, 28 Volte dei contrafforti delle facce dei bastioni Moro II e del bastione S. Croce. Effetti di percolazione
dell’acqua piovana.
Fig. 29 Disposizione dei contrafforti secondo Girolamo Maggi e Giacomo Castriotto.
Figg. 30, 31 Traccia del rivestimento sommitale primitivo del parapetto laterizio e Indagini sul successivo parapetto in
terra del bastione Santa Croce.
ribassato per assestamento naturale nella proporzione di almeno un decimo dell’altezza del
terrapieno stesso. Le volte costruite su terra hanno dovuto quindi (ovviamente ben prima che si
raggiungesse la situazione di consolidazione attuale del terreno) svolgere la funzione di
sostegno totale del parapetto e di tutti i carichi (anche quelli dovuti alle manovre e agli spari
con i cannoni) ad esso applicati. Non si tratta quindi solo d’elementi di “chiusura” e di
“confinamento del terrapieno, ma di robuste strutture che hanno svolto con successo rilevanti
funzioni statiche. Quanto reca preoccupazione per la stabilità è la trasformazione del parapetto
che, privato della copertura dei mattoni a spina di pesce e ricoperto di terra non
sufficientemente impermeabile all’acqua, ha permesso l’avvio del processo di disfacimento
delle tessitura muraria. Alcuni mattoni già sono caduti essendosi sfilati dall’intradosso. E
questa purtroppo è una delle rare cause per cui avviene il collasso di un sistema voltato; così
almeno c’insegna la disciplina del restauro.
Fig. 32 Ricostruzione schematica di un bastione secondo le concezioni dell’ingegneria militare nel terzo-quarto
decennio del Cinquecento (elab. M. Berti)
Figg. 33, 34 Bastione S. Croce, prima e dopo l’intervento di rimozione della vegetazione.
Fig. 35 Appunti preliminari all’intervento sul bastione di S. Croce. Proposte per la stesura di una coltre di terra con
funzione anche impermeabilizzante (elab. G. Carbonara).
Fig. 36 Esito finale dell’opera di impermeabilizzazione delle superfici della sommità del parapetto del bastione S.
Croce. Malgrado gli approfonditi studi a disposizione e le argomentate proposte progettuali mirate alle conservazione
integrale del bastione, la soluzione finale adottata per impermeabilizzare il parapetto denota la scarsa comprensione
del monumento da parte degli operatori.
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Conclusioni
Riferimenti bibliografici
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Cinquecento e l'Ottocento, in Le volte in muratura fra tecnologia antica e tecnologia moderna,
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PROGETTO DI STRAORDINARIA MANUTENZIONE delle mura urbane per il tratto compreso
tra il bastione Saracinesca e il bastione Codalunga. Opere di diserbo della vegetazione
infestante e opere murarie provvisionali. Attività preliminari al progetto di restauro. Lavori
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SISTEMA BASTIONATO CINQUECENTESCO DI PADOVA. Programmazione degli interventi
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PARCO DELLE MURA DI PADOVA. Programma strategico di manutenzione e restauro
dell’intera cerchia delle mura moderne di Padova. Settore Edilizia Monumentale del Comune di
Padova, 1999, 2000.