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VENERDI 21 MARZO 2014

Il ritorno dei Giganti


ALLINTERNO
DOPPIA MOSTRA

Domani le statue a Cabras e a Cagliari


A PAGINA 26

IL MUSEO

Per il Sinis una giornata storica


A PAGINA 27

LA STORIA

Il contadino che ritrov il tesoro


A PAGINA 29

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Dossier Monte Prama

LA NUOVA SARDEGNA VENERD 21 MARZO 2014

IL RITORNO DEI GIGANTI

le mostre a Cagliari e a Cabras

Una doppia casa per i Colossi


Ieri il soprintendente Marco Minoja ha presentato i due eventi e risposto alle polemiche
di Walter Porcedda
Q CAGLIARI

I Giganti tornano tra la gente. La loro. Quella di Cabras, quella di Cagliari. Della Sardegna. Domani, quaranta anni dopo la loro fortunosa scoperta saranno l di nuovo davanti agli occhi dei Sardi che cercheranno, scrutando quelle forme maestose e affascinanti di immaginare il proprio passato e capirne meglio la storia. Fieri di essere qui. Domattina negli spazi del Museo Archeologico nazionale, al pomeriggio tra quelle del Civico museo cabrarese. E forse proprio qui sta il senso per volare pi alto, superando le polemiche che infiammano i cuori. Le statue sono ricchezza di una regione e di una civilt antica come quella nuragica. Ma anche oltre, un patrimonio universale. Come testimonia daltronde lattenzione della stampa internazionale che spinge ad ipotizzare persino un biglietto da visita della Sardegna allimminente Exp di Milano 2015. Cos come stato ventilato ieri mattina in Cittadella dei Musei durante la presentazione ufficiale di Monte Pramasistema museale unico tra Cagliari e Cabras. Rester un sistema articolato su due poli fruibili haspiegato il sovrintendente archeologico di Cagliari e Oristano Marco Minoja anche quando i due spazi saranno completati, quello di Cabras e la nuova ala del museo di piazza Indipendenza dove resteranno tre statue a figura umana assieme a un modello di nuraghe. Staranno qui a rappresentare nella loro unicit tutte le tipologie dei materiali di Monte Prama esposti nella totalit a Cabras. Qui invece verr affrontato il tema del rinvenimento, quello prettamente archeologico nella loro relazione con il luogo e sede dello scavo e in termini pi ampi quello con la civilt nuragica e del Sinis. A questo punto, cos come sar completato, il sistema consentir a Cagliari di far cogliere le relazioni tra le sculture in arenaria e la produzione artistica nuragica, dove guarda caso ritroviamo tutti gli elementi iconografici

presenti nelle statue di Monte Prama. Chi dice che questa una logica ottocentesca ed estetizzante evidentemente non pensa che la storia dellarte faccia parte della cultura di una civilt come larchitettura ad esempio. Noi crediamo invece il contrario e vogliamo raccontare questo capitolo. Attenzione: il patrimonio sar esposto interamente. Anche i pi piccoli frammenti di ceramica nuragica che ancora non sono stati studiati. Qualcuno cos mi dovr spiegare perch se di una tomba si pu pubblicare un singolo oggetto ignorando tutto il resto, e nessuno grida allo smembramento, se ne parla invece quando si fa un sistema museale articolato e complesso che documenta tutto, inte-

gralmente fino lultimo reperto. Sono basito e non capisco! Nella futura ala del museo di Cabras ha specificato il sindaco cabrarese Cristiano Carrus sar esposto tutto il complesso di Monte Prama ad eccezione di tre statue e un modello di nuraghe che resteranno a Cagliari. Questo labbiamo sempre detto. Non voglio rispondere alle polemiche di tipo politico, quelle tecniche si sono rivelate senza fondamenti. Forse largomento di quelli che d molta visibilit, per cui c stato qualcuno che non conoscendo i dettagli del protocollo dintesa ha voluto cavalcare la polemica. Se non avessimo tutti creduto tutti fino in fondo nella validit scientifica di questo pro-

getto ha chiosato infine Assunta Lorrai direttore regionale dei beni culturali e paesaggistici le Statue sarebbero ancora chiuse a Li Punti che non un luogo giusto per valorizzarle. La cosa importante che queste siano finalmente offerte alla visione pubblica. E domani il grande giorno: doppia esposizione, a Cagliari al Museo archeologico (a partire dalle 10) e a Cabras al Museo Civico (il pomeriggio alle 17 il taglio del nastro).
I Orari mostra a Cagliari: sabato 22, ore 1013 /1618 domenica 23, ore 10.3013 /1618 I Orari mostra a Cabras: sabato 22, inaugurazione ore 17 domenica 23, ore 1113 / 1618

LA RICERCA

Il georadar evidenzia anomalie: altre statue?

Il braccio di uno degli Arcieri rinvenuti a Monte Prama. A destra, uno dei Pugilatori

di Simonetta Selloni
Q CABRAS

Monte Prama potrebbe custodire altri giganti. Dalle ricerche con il georadar, nellambito del progetto Archeologia di Monte Prama (Universit di Cagliari e Sassari e Soprintendenza), attraverso il quale vengono scandagliate le aree vicine a quelle dei rinvenimenti del corpus origina-

rio delle statue, stanno emergendo quelle che i geofisici definiscono anomalie. Il georadar sta restituendo le immagini di concentrazioni estremamente intense e di dimensioni notevoli, incompatibili con la struttura geomorfologica del territorio. Non azzardato pensare che oltre alle 28 statue gi scoperte, possano essercene altre, facenti parte di un complesso che, nelle

sue figure, non ha ancora un principe, pur disponendo di arcieri, opliti, pugiliatori. Una questione, questa dellassenza di un capo trib, posta gi dal 1997 anche da Giovanni Lilliu. Per larcheologo Raimondo Zucca sono imprescindibili nuovi scavi. Il dibattito scientifico su Monte Prama una necropoli monumentale, o un grande santuario con anche una necropoli, aperto.

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BATTEZZATI IN SARDO

I Pugilatori
Lussurgiu Isperanzosu Langiu Bustianu Pantzosu Manneddu Crabarissu Sisinnio Brotu Bainzeddu Larentu Bobore Antine Balente Fastigiadu Efis

Gli Arcieri
Longu Isbentiau Componidori Cabillu Prexau

I Guerrieri
Sirboniscu Segundu Gherreri Scudu

Il tesoro in una sede che deve crescere al centro di un sistema


C un progetto per lampliamento del museo di Cabras Servir a valorizzare il patrimonio archeologico del Sinis
di Roberto Petretto
Q ORISTANO

C qualcosa di romantico, oltre che di misterioso, nelle espressioni del viso dei Giganti. Come romantica lidea che nella grande stanza che li accoglie, sullala nord del museo civico, possano volgere lo sguardo oltre lo stagno, che sta l a pochi metri dalle finestre, e spingerlo verso la collina, dove hanno riposato per millenni, prima di essere riportati alla luce dallaratro di un inconsapevole mezzadro. Questa, lungo la strada che da Cabras conduce alle spiagge del Sinis, sar la loro nuova casa. In sei, per ora, fanno ritorno a Cabras (oltre a due modelli di nuraghe). Ritornano non nei campi di Monte Prama, dove sono stati ritrovati, ormai 40 anni fa, ma nel museo civico. E non senza polemiche. Il partito che avrebbe voluto tenere unita la famiglia dei Giganti esce sconfitto dal dibattito che si alimentato negli ultimi anni. Alcuni Giganti a Cabras, altri a Cagliari. Il museo lagunare, stato detto, non fatto per accogliere una collezione tanto vasta e importante, anche per le dimensioni. E comunque il museo archeologico di Cagliari quello a cui la legge affida la custodia dei reperti. Una legge un po datata, per la verit: Un regolamento del 1913 stabilisce che i beni archeologici trovati devono afferire al museo pertinente per territorio ricorda larcheolo-

I Giganti allineati al Museo Civico di Cabras

go Raimondo Zucca . In questo caso Cagliari. Solo il ministero pu derogare. Ci sar tempo, eventualmente, per ridiscutere questi aspetti. I Giganti sono gente paziente: hanno atteso per millenni sottoterra e per decenni nei magazzini della Soprintendenza, in un lungo e anonimo esilio al termine del quale sono tati trasferiti nella clinica di Li Punti, dove i restauratori hanno svolto un lavoro che ha dato risultati stupefacenti. Ora i Giganti avranno lonore del palcoscenico. Anzi: dei palcoscenici. Uno a Cabras e uno a Cagliari.

Il museo civico di Cabras stato inaugurato il 28 dicembre 1997. stato realizzato alla periferia del paese, proprio sulla riva dello stagno. gestito dalla cooperativa Penisola del Sinis. Nelle sale del museo in esposizione una raccolta di materiali archeologici che provengono in maggior parte dagli scavi effettuati nelarea del sito di Cuccuru Is Arrius e ovviamente dallarea di Tharros. Tharros, Monte Prama e il museo diventano cos i vertici di un triangolo magico di archeologia e storia che spazia dal nuragico sino al periodo Giudicale. Da queste parti fa-

cile sollevare una pietra e trovare una scheggia scaraventata dinnanzi agli occhi dellosservatore attento da un remoto passato. I popoli dei nuraghi, i fenici, i romani hanno vissuto e scritto pagine della loro storia tra queste basse e dolci colline. E se larea archeologica di Tharros, in parte ancora inesplorata, da lungo tempo un sito noto e importante, non si ancora riusciti a dare organizzazione e forza di sistema a un complesso di monumenti legati allarcheologia, alla storia e alla cultura che ha pochi eguali. Tharros, ma anche la zona di Cuccuru Is Arrius, lipogeo di San Salvatore, di origine nuragica e dedicato al culto pagano delle acque. E ancora la chiesa di San Giovanni di Sinis, di epoca Paleocristiana, oltre a cinque torri costiere. Un vero Eldorado della cultura. Nel 1974 c stato il fatto nuovo: la scoperta dei misteriosi Giganti, statue enormi ritrovate in modo casuale nella zona di Monte Prama, lungo la strada che da San Salvatore porta a Putzu Idu. Crocevia di questo intricato sviluppo di strade che arrivano da diverse epoche storiche dovrebbe essere il museo in riva allo stagno. Inadeguato, s detto. Lattuale impianto stato adattato per accogliere gli ospiti illustri. Quella che per anni stata usata come sala conferenze stata riadattata. Sono sparite le poltroncine e il tavolo della presidenza. Ma esiste un progetto per ampliare la struttura. Prevista una nuova ala: lo spazio non manca, la progettazione alla fase finale, dovrebbero esserci anche i soldi: due milioni di euro. Linaugurazione di sabato dice il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus rappresenta il primo passo alla valorizzazione del patrimonio di Monte Prama. Un processo che si concluder con lesposizione definitiva di tutte le statue, ad eccezione delle tre che saranno esposte nel museo nazionale di Cagliari. C da attendere ancora, quindi. Ma attenzione a non sfidare la millenaria pazienza dei Giganti.

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IL RITORNO DEI GIGANTI

il ritrovamento

Ecco dopo quarantanni il nome del vero scopritore


Fu Battista Meli e non Sisinnio Poddi a trovare la prima testa di pietra
che Battista e Sisinnio non potevano nemmeno immaginare quel giorno. La testa di pietra Una storia nella storia. Un rac- fin nelle mani dellallora curaconto talmente incredibile tore dellAntiquarium Arborenche potrebbe tranquillamente se, lo studioso Peppetto Pau. aprire una commedia degli Daltra parte, cera bisogno di equivoci in perfetto stile shake- un reperto leggibile per pospeariano. La vicenda del con- ter attribuire un valore a quella tadino cabrarese che, nel che sembrava semplice pietra 1974, scopr i guerrieri di Mon- arenaria. Nonostante il Sinis te Prama una storia impreci- fosse una zona archeologica sa sin dalla prime righe. Un gi conclamata. equivoco spunta fuori subito, Nel 1974 Battista aveva 27 quando il primo atto dellipo- anni e coltivava, a mezzadria, tetica commedia appena agli un campo sulla collina di Moninizi. Il nome dello scopritore te Prama. Una zona della penidei giganti di pietra, infatti, sola del Sinis che si affaccia sul non quello a cui viene attri- versante nordoccidentale delbuito il ritrovamento. Sulla car- lo stagno di Cabras, a pochi ta didentit chilometri delluomo dalla spiaggia Il mezzadro che ha effetdi Mari Ermi. arava il terreno tuato uno dei Il lavoro era pi clamoro- e accumulava le pietre duro, come si ritrovamensempre in ti dellarcheo- che riteneva senza valore campagna, e logia mediter- Ma qualcuno le faceva il trattore di ranea ci sono sparire durante la notte Battista arranle generalit cava su un di Battista Era un posto prelibato campo tanto Meli, contadi- per i tombaroli fertile quanto no cabrarese difficile da seclasse 1947. minare. Le Sisinnio Podpietre erano troppe e saltavadi, il collega di Meli a cui per no fuori a ogni colpo di aratro: quarantanni stato attribuito Non davo nessuna importanil ritrovamento, entra nella za a quello che trovavo. Amcommedia di Monte Prama pa- massavo tutto ai confini del recchi minuti dopo linizio. terreno e poi seminavo ha riBattista aveva gi ripulito dal cordato Battista durante il racfango la testa di pietra che conto dellepisodio fatto dusera incastrata tra le lame del rante una conversazione carisuo aratro quando dalloriz- cata su Youtube dallo staff di zonte era sbucata lauto di Si- Teleindipendentia. sinnio. Per anni ho arato quelle terDaltra parte, Sisinni era re e ho visto sparire le pietre solito recarsi sui campi che gettavo lungo il confine. dellamico per scambiare quat- Qualcuno se le portava via, ma tro chiacchiere e per ammaz- io non mi ero reso conto di zare il tempo. La discussione quello che stava succedendo, di quel giorno, per, non era non ci badavo. Una persona un dialogo di circostanza. Il che diceva di saperne sostenebreve discorso tra i due conta- va che sotto il mio terreno ci dini avrebbe innescato una vi- fosse unantica discarica. cenda che dura da quarantan- Quindi, ero tranquillo. Per me ni e che potrebbe aver cambia- erano solo scarti di lavorazioto la storia dellarcheologia nel ne. Antichi, certo, ma sempre Mediterraneo. Una possibilit scarti.

di Claudio Zoccheddu
Q CABRAS

In alto, una foto dei primi scavi per riportare alla luce i resti dei Giganti del Sinis A sinistra, Battista Meli, lo scopritore delle statue

Una svista nemmeno tanto clamorosa, per i tempi. Nel 1974 non era facile associare i blocchi di arenaria quelli che non avevano sembianze antropomorfe al mondo della scultura. Ufficialmente non lo faceva nessuno e anche gli studiosi dellepoca erano prota-

gonisti di equivoci da commedia: Barreca diceva che i nuragici non scolpissero larenaria, Lilliu sosteneva il contrario, ha aggiunto Battista che evidentemente seguiva il dibattito tra i due illustri archeologi, seppure in disparte e alla sua maniera.

Quindi, la misteriosa scomparsa delle pietre era quasi una manna dal cielo. I cumuli ammassati di giorno sparivano di notte e andava bene cos. Anche se, in realt, il racconto che esplora uno dei capitoli mai scritti della commedia di Monte Prama, quello sulla scomparsa di centinaia di reperti trafugati dai tombaroli. Tra i tanti episodi allepoca inspiegabili ce n uno che Battista ricorda meglio degli altri: Una mattina sono stato rincorso da un capellone. Mi chiedeva, urlando, cosa avessi fatto. Non mi ero accordo di aver arato affianco a una lapide di pietra che aveva appena ripulito. Poi mi ha detto di essere della soprintendenza. I racconti sono tanti e spesso intrecciati tra loro. Tutti per convergono su uno stesso

punto: il Sinis era il paradiso dei tombaroli. Un posto prelibato, per dirla con Battista. Tanto che il via vai di tombaroli continu anche dopo la scoperta. Il primo scavo fu aperto nel 1975, un anno dopo la prima segnalazione. Fu allora che inizi a circolare una voce,

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I misteri ancora da svelare di una civilt raffinata


La tradizione nuragica al tramonto si confronta con la civilizzazione fenicia In un sito accanto a Tharros che era un luogo di vivaci relazioni fra culture
di Marcello Madau
I kolossoi sono finalmente visibili. Non una ma due grandi mostre. Delocalizzati, o forse uniti in quello che si voluto definire nuovo sistema museale. Monte Prama era luogo di relazioni vivaci fra le culture che gravitavano nel suo areale di intenso popolamento: altissima la densit nuragica e vicina la citt di Tharros, dove alcuni signori di tradizione nuragica ebbero a farsi seppellire nello spazio cimiteriale fenicio, tra la roccia e il mare. Le statue, che in grandi e piccoli frammenti ricoprivano un sepolcreto databile fra il IX e l'VIII secolo a.C., si collocano fra quest'ultimo e i primi decenni del secolo successivo. Una storia artistica non esaurita in una generazione. Altre ipotesi cronologiche spingono, con immotivato orgoglio etno-rialzista, sino all'anno mille a. C. e oltre, cercando magari di ricongiungersi ai mitici Sherden o all'isola non trovata. Ma gli indizi pi solidi in direzione dell'VIII-VII secolo a.C. sono prevalenti, quasi esclusivi. La lettura cambia a seconda delle ipotesi di collocazione delle statue: in un tempio coperto il racconto appare pi ampio e meditativo; disposte su ogni tomba, configura una parata direttamente rivolta allesterno. Un discorso aperto che si perde, ma risiede, nelle differenziazioni sociali e politiche entro le comunit. Le sculture sono mirabili. Alle lisce superfici e ai moduli circolari, che rendono magnetici i celebri occhi e lo schema che compongono assieme a fronte e naso, si sovrappongono, rendendo il geometrico tradizione, raffinate sottolineature decorative ed elementi stilistici precisi. Le coppie di trecce che scendono sul petto, coi tagli angolari dei visi, richiamano da vicino lo stile dedalico. Alcune notazioni calligrafiche nel vestiario sono traccia vicino-orientale, forse addirittura di un artista dentro una bottega scultorea sarda. Il senso profondo di Monte dalit autocelebrative definendo radici di tipo eroico: temperie culturale affine a quelle del mondo greco, fenicio ed etrusco, e in grado di dialogare con esse. A chi era destinato il messaggio? Solo ai Fenici? Quanto era ampio, era condiviso da altre comunit nuragiche? Chi si riconosceva in Monte Prama? Questo il racconto silenzioso delle statue. Un contesto potente. Ed un serio errore negarlo, per sminuire l'errore della divisione. Se un contesto non chiaro nell'interpretazione, se potr accrescersi come succede in archeologia non significa che non sia tale. Un libro non compreso, anche incompleto, resta un libro. Perci, pur nella fascinazione delle tecnologie avanzate che aiutano alla comprensione e sono un grande strumento cognitivo, la scissione in due sedi museali fa perdere la lettura e la percezione unitaria data dal complesso in grandezza naturale. Il restauro pi delicato inizia da oggi, in direzione di quel nuovo spazio museale, bello e suggestivo, del progetto vincitore del concorso di idee, che pu ben contenere tutte le statue. Le copie delle tre tipologie di statue e di modello di nuraghe potrebbero stare nel Museo Nazionale di Cagliari. Molti di quelli che vedranno a Cagliari gli originali "pi rappresentativi" non destineranno tempo per le altre statue. Cabras, e il Sinis, che oggi festeggiano e noi con loro, non dovrebbero accontentarsi della divisione. La ripresa degli scavi, non senza la volont della comunit di ricomporre il contesto, potranno dare molte risposte. Ci si augura che esse siano in grado di animare una nuova ricchezza, quel bene comune che la cultura, capace di consolidare le comunit residenti e dare nuove speranze. E' anche tramite i nostri kolossoi che si pu mettere in atto quel modello di sviluppo locale, composto di paesaggio, aree marine protette, prodotti buoni e gradevole ospitalit, al quale la politica deve pensare con ben maggiore attenzione.

I resti di un Gigante al Museo archeologico di Cagliari

rassicurante per i diretti interessati: Ci avevano detto che ogni statua valeva 700 milioni a che allo scopritore sarebbe spettato il 10 per cento, racconta ancora Battista Meli. Dopo un po di tempo avevamo dato diecimila lire a un avvocato per scrivere alla soprin-

tendenza. Non ci hanno mai risposto. Lultimo equivoco della storia, dunque, in piedi da quarantanni. Nel frattempo, i frammenti di arenaria intravisti da Battista e Sisinnio sono diventati venticinque di giganti di pietra e tredici modelli di nuraghe.

Prama nel suo essere santuario e paesaggio della memoria. Sardi che andarono alla ricerca di un mito fondante per rappresentare una loro memoria culturale: i grandi costruttori di una volta, dei quali si proclamavano discendenti e custodi. Un'epopea espressa da statue gigantesche di guerrieri, betili, modelli di quei nuraghi che da oltre due secoli (neanche molte generazioni) non si costruivano pi. Fin da epoche pi antiche la Sardegna fu attraversata, e ca-

ratterizzata, da spazi di paesaggio culturale percepibili, anche a distanza, come luoghi connessi al ricordo. E nel mondo nuragico l'organizzazione della memoria ebbe forme e visibilit assai diffuse. Nei secoli di Monte Prama i luoghi memoriali, legati ai morti in sepolture individuali, superarono la precedente dimensione confinaria e collettiva della comunit e degli antenati, propria delle pi antiche tombe di giganti. I ricchi gruppi nuragici emergenti ricorsero a mo-

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IL RITORNO DEI GIGANTI

il restauro

Cos a Sassari le antiche statue sono rinate


Nel 2005 comincia la storia del certosino lavoro realizzato dagli studiosi e dai tecnici del Centro di Li Punti
di Antonio Meloni
Q SASSARI

La storia avvincente di una delle scoperte pi affascinanti degli ultimi quarantanni comincia per caso nella primavera del 1974, quando l'aratro di Sisinnio Poddi, un contadino che lavora nel terreno della Confraternita del Rosario, in localit Monte Prama, a Cabras, cozza contro ci che sembra un banale masso sommerso. Nel 2005 il ministero per i Beni culturali e la Regione stanziano un milione e duecentomila euro per finanziare il restauro avviato nel 2008 e concluso nel 2011. Tre anni di lavoro certosino durante i quali gli specialisti del Centro di conservazione archeologica di Roma, diretto dallarcheologo Roberto Nardi, lavorano alacremente sotto la direzione dei tecnici del Centro di restauro di Li Punti, struttura della Soprintendenza di Sassari che fino allanno scorso ha ospitato le sculture, le ha custodite ed esposte al pubblico per la prima volta. La direzione scientifica, affidata a Antonietta Boninu, Gonaria Demontis, Alba Canu e Luisanna Usai, ha una missione speciale: gestire le operazioni di ripulitura, catalogazione e ricomposizione di un gigantesco puzzle di 5178 frammenti. Lo studio dei reperti, il pi grande pesa 200 chili, il pi piccolo 0,2 grammi, permette agli specialisti di classificare 12 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 di gambe, 784 di scudi. Intanto procede il lavoro di catalogazione con limpiego di tecnologia avanzata: un primo esame, evidenzia tracce di colore e tecniche di lavorazione, mentre successivi esami di laboratorio permettono di rilevare, sulle spalle di alcuni arcieri e sui modellini di nuraghe, tracce di piombo proveniente dalle miniere di Monteponi. Ma la fase pi delicata la ripulitura dei frammenti in calcare sedimentario che dalle analisi risulta compatibile con quello presente nellarea tra Cornus e Santa Caterina di Pittinuri. I tecnici indossano tute, guanti e mascherine, chi entra al Centro di Li Punti, in quel periodo, ha la sensazione di

I reperti provenienti dagli scavi nella zona di Monte Prama cos come sono stati esposti al Centro di Li Punti dopo il lavoro di restauro

Uno degli arcieri ricostruiti al centro di restauro di Li Punti

Il lungo e delicato montaggio per ricomporre le sagome di cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici diversi modelli di nuraghe
due a quattro ore, seguiti da interventi con pennelli e spazzolini. Le ultime particelle vengono infine rimosse con bisturi e stecchini di legno. Limpiego di solventi chimici limitato a casi particolari, tecnica che comunque tiene conto della fragilit del calcare e permette di individuare tracce di lavorazione. I restauratori rilevano anche i segni di un incendio che pu avere alterato la superfice e il colore della pietra. Questultimo elemento consentir agli archeologi di for-

trovarsi sul set di un poliziesco. La pulitura avviene secondo un ciclo che prevede fasi progressive, da operazioni blande a interventi pi invasivi. Prima la rimozione a secco dei depositi terrosi con pennelli, bisturi e aspiratori, poi i re-

perti vengono trattati sotto un getto dacqua vaporizzata, una sorta di aerosol, che senza impregnare la pietra permette di rimuovere i materiali dalla superfice. I cicli di esposizione allacqua atomizzata variano da

mulare ipotesi assai suggestive legate al probabile tragico epilogo a cui possono essere andate incontro le sculture: un rogo appiccato da un esercito nemico al culmine di una sanguinosa battaglia o la distruzione del tempio per motivi religiosi. Ipotesi che contribuiscono a infittire fascino e mistero che a tuttoggi aleggiano sui reperti. Grazie al programma cantiere aperto, i visitatori seguono le operazioni e tra il 2008 e il 2011, sul Centro di restauro di Li Punti piovono trentamila prenotazioni che assieme alle migliaia di visite sul sito web, testimoniano il grande interesse per il restauro. La fase del montaggio permette di ricomporre le sagome di cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici modelli di nuraghe. A lavoro finito, le trentotto sculture saranno montate su supporti metallici senza luso di perni passanti, strutture speciali, progettate ad hoc, grazie alle quali oggi si pu assistere allo spettacolo dellarte ritrovata.

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