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Parte seconda

La dialettica trascendentale

Nella Dialettica Kant affronta il problema se la metafisica Possa costituirsi come scienza.
Con dialettica Kant non intende ciò che affermava al riguardo Platone o tutta la sofistica (cioè che la dialettica è
l’arte del persuadere, quella di tingere di verità delle illusioni), ma ad essa dà un nuovo significato.
Kant nella dialettica vuole trattare e criticare gli errori della metafisica (divisa in psicologia, cosmologia e
teologia). Già sappiamo che non è possibile, per la conoscenza umana, spingersi al di là dell’esperienza
sensibile (il pensiero umano è infatti limitato). Eppure l’uomo, con la sua ragione, è attirato dalla metafisica
in modo naturale e irrefrenabile e, quando con la ragione tenta di avvicinarcisi, egli cade inesorabilmente in una
serie di errori (e in una serie di illusioni) necessari.
Gli errori:
 Tali errori sono necessari perché è innato e strutturale nell’uomo desiderare ciò che va oltre l’esperienza
ed è innegabile che egli abbisogni di una dimensione infinita, poiché una finita non gli basta.
 Inoltre essi possono, certo, essere individuati, ma non possono mai essere estirpati completamente, proprio
perché l’uomo sente innato il bisogno della metafisica e, pur conoscendo l’errore, ci ricade.
La ragione vuole spiegare le tre idee trascendentali:
 Idea psicologica (anima) totalità assoluta dei fenomeni interni.
 Idea cosmologica (il mondo) totalità assoluta dei fenomeni esterni.
 Idea teologica (Dio) totalità di tutte le totalità e fondamento di tutto ciò che esiste.
Kant fa il paragone dell’uomo che vive nell’isola(scienza) che non si accontenta e vuole esplorare l’oceano
burrascoso (metafisica) e naufraga!

Kant ritiene che la psicologia sia fondata su un paralogismo, ragionamento errato che consiste nell’applicare la
categoria di sostanza all’io penso trasformandolo in una realtà permanente chiamata anima. L’equivoco
alla base della psicologia consiste nella pretesa di dare tutta una serie di valori positivi a quella x funzionale e
ignota che è l’io penso. In conclusione: l’Io penso, Soggetto delle categorie, mezzo attraverso cui la ragione
pensa e applica le categorie, non può essere esso stesso oggetto delle categorie.

Anche la cosmologia razionale che pretende di far uso della nozione di mondo come totalità assoluta dei
fenomeni è destinata a fallire perché la totalità dell’esperienza non è mai un esperienza in quanto non possiamo
sperimentare la totalità dei fenomeni.
Quando si cerca di fare un discorso intorno al mondo nella sua totalità si cade nelle antinomie: contraddizioni
strutturali insolubili), in cui tesi e antitesi si annullano a vicenda.
A tali domande si può dunque rispondere indifferentemente affermativamente o negativamente, senza che nulla
venga confermato o smentito.
Non potendo dare vere risposte a queste domande, della cosmologia non può essere fatta una vera scienza.
Antinomia significa infatti ‘conflitto di leggi’.
La prima coppia di antinomie è detta matematica, in quanto riguarda la totalità cosmologica dal punto di vista
quantitativo e qualitativo.
La seconda coppia di antinomie è detta dinamica, perché implica un movimento logico che faccia risalire, di
condizione in condizione, a un ultimo termine incondizionato.
1° antinomia
• Tesi: il mondo ha un inizio nel tempo e, nello spazio, è chiuso dentro limiti.
• Antitesi: Il mondo è infinito sia nel tempo che nello spazio.
2° antinomia
• Tesi: ciascuna cosa è composta da parti semplici che costituiscono altre cose composte da parti semplici.
• Antitesi: non esiste nulla di semplice, ogni cosa è complessa
3° antinomia
• Tesi: La causalità secondo le leggi della natura non è la sola da cui possono essere derivati tutti i
fenomeni del mondo. È necessario ammettere per la spiegazione di essi anche una causalità per la
libertà.
• Antitesi: Nel mondo non c’è nessuna libertà, ma tutto accade unicamente secondo leggi della natura.
4° antinomia
• Tesi: esiste un essere necessario che è causa del mondo.
• Antitesi: non esiste alcun essere necessario, né nel mondo né fuori dal mondo che sia causa di esso.

Dio secondo Kant rappresenta l’ideale della ragion pura cioè quel supremo modello personificato di ogni
realtà. La teologia si occupa dell’idea di Dio, o, meglio, dell’Ideale di un qualcosa che sia condizione di tutto.
Diverse sono le vie che, nella storia, la metafisica ha cercato per dimostrare l’esistenza di Dio. Kant, infine, ne
ha trovate tre, e in ciascuna di queste ha trovato l’errore.
Le tre vie:
♦ La prova ontologica (a priori): essa parte dal concetto di Dio come assoluta perfezione e ne deduce
l’esistenza (si tratta della formula appoggiata prima di tutto da S. Anselmo e poi da Cartesio). L’errore: si
passa dalla dimensione del concetto a quello della realtà, dimenticando che l’esistenza di qualsiasi oggetto ci
viene data dall’esperienza e che gli oggetti del pensiero puro non possono essere né spazializzati né
temporalizzati.
♦ La prova cosmologica (a posteriori): essa inquadra Dio come la causa di tutto. Deve esistere un Essere
assolutamente necessario, un essere che abbia creato innanzitutto il mondo, che è l’oggetto di ogni
esperienza possibile. L’errore: il principio di causa- effetto può essere usato solo relativamente all’ambito
dell’esperienza, perché le categorie non possono essere applicate a un oggetto metafisico. Inoltre, anche se
dimostrassimo che ogni effetto, anche sul piano metafisico, è preceduto da una causa, bisognerebbe ancora
dimostrare che esista un dio.
♦ La prova fisico- teologica (a posteriori): essa parte dalla bellezza, dall’ordine e dalla finalità del mondo
per risalire a Dio, essere ultimo, supremo e perfetto (si tratta della formula appoggiata da S. Tommaso).
L’errore: pur essendo la prova per cui Kant nutre maggior simpatia, egli afferma che questa potrebbe tutt’al
più dimostrare l’esistenza di un architetto del mondo, ma non certo un creatore, cui tutto sia sottoposto. Del
resto, qualora dovessimo dimostrare la tesi di un essere ultimo, sarebbe ancora necessario accertare
l’esistenza di dio. Inoltre si dimentica che l’ordine della natura potrebbe essere una conseguenza della natura
stessa e delle sue leggi immanenti.
In conclusione: dio non può essere dimostrato scientificamente, perché, ad un certo punto, ci si trova per forza
di fronte al salto tra dimensione finita e infinita.
Le idee della ragione pura, anche se non portano a conoscere alcun oggetto, indirizzano la ricerca verso quella
unità totale che rappresentano. Ogni idea spinge la ragione ad indagare nel proprio campo d’indagine. Le idee
sono le condizioni che impegnano l’uomo nella ricerca naturale

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