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13 Aprile 2014 - Domenica delle Palme - Anno A

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Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura(Mc 16, 15). Se qualcuno si vergogner di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergogner di lui quando ritorner nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi (Lc 9, 26).

Disegno di Sergio Toppi

Benedetto colui che viene nel nome del Signore allo stesso tempo lora della luce e lora delle teneb re. Lora della luce, poich il sacramento del Corpo e del Sangue stato istituito, ed stato detto: Io sono il pane della vita... Tutto ci che il Padre mi d verr a me: colui che viene a me non lo respinger... E questa la volont di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti lultimo giorno (Gv 6,35-39). Come la morte arrivata dalluomo cos anche la risurrezione arrivata dalluomo, il mondo stato salvato per mezzo di lui. Questa la luce della Cena. Al contrario, la teneb ra viene da Giuda. Nessuno penetrato nel suo segreto. Si visto in lui un mercante di quartiere che aveva un piccolo negozio, e che non ha sopportato il peso della sua vocazione. Egli incarnereb b e il dramma della piccolezza umana. O, ancora, quello di un giocatore freddo e scaltro dalle grandi amb izioni politiche. Lanza del Vasto ha fatto di lui lincarnazione demoniaca e disumanizzata del male. Tuttavia nessuna di queste figure collima con quella del Giuda del Vangelo. Era un b ravuomo, come molti altri. stato chiamato come gli altri. Non ha capito che cosa gli si faceva fare, ma gli altri lo capivano? Egli era annunciato dai profeti, e quello che doveva accadere accaduto. Giuda doveva venire,

perch altrimenti come si sareb b ero compiute le Scritture? Ma sua madre lha forse allattato perch si dicesse di lui: Sareb b e stato meglio per quelluomo se non fosse mai nato!? Pietro ha rinnegato tre volte, e Giuda ha gettato le sue monete dargento, urlando il suo rimorso per aver tradito un Giusto. Perch la disperazione ha avuto la meglio sul pentimento? Giuda ha tradito, mentre Pietro che ha rinnegato Cristo diventato la pietra di sostegno della Chiesa. Non rest a Giuda che la corda per impiccarsi. Perch nessuno si interessato al pentimento di Giuda? Ges lha chiamato amico. veramente lecito pensare che si trattasse di una triste pennellata di stile, affinch sullo sfondo chiaro, il nero apparisse ancora pi nero, e il tradimento pi ripugnante? Invece, se questa ipotesi sfiora il sacrilegio, che cosa comporta allora laverlo chiamato amico? Lamarezza di una persona tradita? Eppure, se Giuda doveva esserci affinch si compissero le Scritture, quale colpa ha commesso un uomo condannato per essere stato il figlio della perdizione? Non chiariremo mai il mistero di Giuda, n quello del rimorso che da solo non pu camb iare nulla. Giuda Iscariota non sar pi complice di nessuno.

+Dal vangelo secondo Matteo (Mt 21,1-11) Benedetto colui che viene nel nome del Signore Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Btfage, verso il monte degli Ulivi, Ges mand due discepoli, dicendo loro: Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete unasina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dir qualcosa, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimander indietro subito". Ora questo avvenne perch si compisse ci che era stato detto per mezzo del profeta: Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su unasina e su un puledro, figlio di una bestia da soma". I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Ges: condussero lasina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel pi alto dei cieli!. Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la citt fu presa da agitazione e diceva: Chi costui?. E la folla rispondeva: Questi il profeta Ges, da Nzaret di Galilea.

Dalla Parola del giorno Questi Ges, il re dei giudei Finalmente ci siamo! Con la Domenica delle Palme si aprono le porte della grande settimana, l'unica di tutto l'anno liturgico che gode del privilegio d'essere chiamata "santa". Siamo partiti dal deserto di Ges e con Lui, per questi quaranta giorni, ci siamo lasciati guidare al monte della Trasfigurazione, sull'orlo dell'antico pozzo di Canaan, in compagnia del cieco nato, di Lazzaro e delle sue sorelle. Forse il nostro deserto quotidiano non stato tutto silenzio, preghiera e meditazione... Forse il nostro cammino di vivificazione quaresimale stato accompagnato dai soliti impegni, da quel parente che vuol mettere il naso negli affari di casa, da quel collega che mi umilia continuamente, da quel corridoio d'ospedale da attraversare ogni giorno, da quel telefono che suona senza mai portare la notizia tanto attesa. Non ci sono storie: il nostro deserto questo! inutile sognare isole di pace o rifugi anti-stress.... la nostra quotidianit il luogo in cui trovare il tempo per vivere una intimit bruciante con la Parola e nel quale scoprire il volto inedito di Dio che Ges ci svela, il volto del Crocifisso che oggi contempliamo nelle bellissime pagine di Matteo. La prima cosa che vorrei sottolineare del lungo testo che abbiamo ascoltato l'iscrizione posta sulla Croce: "Questi Ges, il re dei Giudei" (v.37). vero: Ges re, ma un re tutto al contrario! un re che entra a "prendere possesso" della capitale terrena del suo Regno, Gerusalemme, non con un cocchio regale trascinato da eleganti destrieri, ma con un asinello dato in prestito. un re che tra il tradimento di Giuda e

l'annuncio del rinnegamento di Pietro, dona tutto se stesso nel pane spezzato e nel calice della nuova alleanza. un re che si spoglia delle sue vesti, prende un asciugamano e tra gli sguardi sbigottiti dei presenti si mette in ginocchio e inizia lavare i piedoni zozzi dei dodici. un re sconfitto tra gli sconfitti, umiliato fra gli umiliati, fragile e indifeso come ogni uomo. un re senza trono e senza scettro, appeso nudo, tumefatto e irriconoscibile ad una croce. un re che ha bisogno di un cartello per essere riconosciuto. un re senza potere, se non quella debolezza devastante che l'amore. Matteo per ci sorprende ricordandoci che nel cuore di questa regalit capovolta, al centro della scandalo della Croce, si fa strada la vittoria: il velo del tempio si squarcia e i soldati pagani riconoscono che il Crocifisso il Figlio di Dio. La Croce proprio questo squarcio, questo svelamento del volto di Dio che apre la strada al riconoscimento. Il velo cade, Dio non pi irraggiungibile, nascosto e imperturbabile. Dio l, appeso per amore alla Croce. Allora coraggio! Entriamo nella grande Settimana Santa con lo sguardo rivolto a Lui, al suo amore crocifisso, alla sua infinita passione per l'uomo. Regaliamoci del tempo per essere un p meno attivi e p pi contemplativi. Lasciamo che il terremoto raccontato da Matteo (v.54) ci metta un p di subbuglio nell'anima per ritrovare lo stupore della fede davanti alla Croce. Buona Santa Settimana e buon "terremoto spirituale"! don Rob erto Seregni

"Signore Ges, conoscermi e conoscerTi, non desiderare altro che Te. Odiarmi e amarTi: agire solo per amor Tuo, abbassarmi per farTi grande, non avere altri che Te nella mente. Morire a me stesso per vivere di Te. Tutto ricevere da Te. Rinunciare a me stesso per seguirTi, desiderare di accompagnarTi sempre. Fuggire da me stesso, rifugiarmi in Te per essere da Te difeso. Temere per me e temerTi per essere fra i Tuoi diletti. Diffidare di me stesso, confidare solo in Te: voler obbedire a causa Tua: non attaccarmi a null'altro che a Te. Essere povero per Te. Guardami e Ti amer; chiamami perch Ti veda e goda per sempre di Te". S. Agostino

Facciamo festa e leggiamo la Passione; non sono due cose contrastanti, perch se facciamo festa proprio perch Ges accetta di sottomettersi alla Passione, prendendo cos sulle sue spalle tanti pesi che altrimenti avremo dovuto continuare a portare noi. Facciamo festa anche perch sottomettendosi alla morte liberamente, da protagonista e non da vittima, Ges ci apre alla speranza che esiste qualcosa che pi forte della morte. Per fare una festa, non basta avere gente, spazi, vini e bevande. Una festa riesce se il risultato di un lavoro che ha creato qualche cosa di nuovo. Ges ha lavorato tanto, e questa festa se l' meritata.

In virt della passione di Ges Cristo, vengono sanate tutte le nostre infermit spirituali; la nostra volont viene fortificata per domare la carne; lo spirito viene sottoposto a Dio (BM, p. 419).

Disegno di Sergio Toppi

Le due parole cristiane: Vuoi guarire? Non peccare pi. Ma prima lo guarisce. Prima lo guar, poi non peccare pi. Parole dette con tenerezza, con amore. E questa la strada cristiana, la strada dello zelo apostolico: avvicinarsi a tante persone, ferite in questo ospedale da campo, e anche tante volte ferite da uomini e donne della Chiesa. una parola di fratello e di sorella: Vuoi guarire? E poi, quando va avanti, Ah, non peccare pi, che non fa bene!. molto meglio questo: le due parole di Ges sono pi belle dellatteggiamento dellaccidia o dellatteggiamento dellipocrisia. Santa Marta, 1 Aprile 2014

Guardo la passione di Ges e vedo chiaramente Dio.

C' un uomo che tiene appeso in salotto, nel posto d'onore, uno strano oggetto. Quando qualcuno gli chiede il perch di quella stranezza racconta: Il nonno, una volta mi accompagn al parco. Era un gelido pomeriggio d'inverno. Il nonno mi seguiva e sorrideva, ma sentiva un peso. Il suo cuore era malato, gi molto malandato. Volli andare verso lo stagno. Era tutto ghiacciato, compatto! "Dovrebbe essere magnifico poter pattinare", urlai, "vorrei provare a rotolarmi e scivolare sul ghiaccio almeno una volta!". Il nonno era preoccupato. Nel momento in cui scesi sul ghiaccio, il nonno disse: "Stai attento...". Troppo tardi. Il ghiaccio non teneva e urlando caddi dentro. Tremando, il nonno spezz un ramo e lo allung verso di me. Mi attaccai e lui tir con tutte le sue forze fino ad estrarmi dal crepaccio di ghiaccio. Piangevo e tremavo. Mi fecero bene un bagno caldo e il letto, ma per il nonno questo avvenimento fu troppo faticoso, troppo emozionante. Un violento attacco cardiaco lo port via nella notte. Il nostro dolore fu enorme. Nei giorni seguenti, quando mi ristabilii completamente, corsi allo stagno e ricuperai il pezzo di legno. con quello che il nonno aveva salvato la mia vita e perso la sua! Ora, fin tanto che vivr, star appeso su quella parete come segno del suo amore per me! Per questo motivo noi cristiani oggi ci inginocchiamo dinanzi a quel legno, cui si appeso l'Amore-Ges; per questo teniamo nelle nostre case un "pezzo di legno" a forma di croce... Per ricordare come si ama, e a chi dobbiamo guardare per amare senza stancarci! Bruno Ferrero

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