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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI

SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN ARCHEOLOGIA SUBACQUEA E DEI PAESAGGI COSTIERI

Settore L-ANT/03
Tesina di Storia della navigazione e del commercio marittimo in et romana

COMMERCIO NEL SANNIO TRA III E II SECOLO A.C.: IL CASO DI MONTE VAIRANO.

RELATORE: Giuseppe Di Carlo

Giuseppe Di Carlo COMMERCIO NEL SANNIO TRA III E II SECOLO A.C.: IL CASO DI MONTE VAIRANO.

LINSEDIAMENTO DI MONTE VAIRANO.

Labitato di Monte Vairano si colloca su uno degli altopiani che si distribuiscono parallelamente al Massiccio del Matese, quasi a formare una seconda dorsale, in cui possono essere comprese le montagne di Frosolone e Cercemaggiore. Laltopiano che contraddistingue labitato costituito da tre cime: Colle Pagliarone ( m 968 ), Colle Vittoria ( m 953 ) e Monte Vairano ( m 997 ); queste tre cime racchiudono unampia area pianeggiante denominata Piana Melaina. Due i corsi dacqua che scorrono in prossimit del sito: il Biferno, arteria fluviale fra le principali in territorio molisano, e il corso a carattere torrentizio che prende il nome di Tappino; essi creano tra queste alture profondi varchi che permettono laccesso alle coste

rispettivamente

adriatiche e alle rigogliose pianure del Tavoliere. A questo sistema di viabilit naturale, si affianca la

presenza di due tratturi, il Pescasseroli-Candela ZittolaMulino e lo

Grande,

collegati tra loro dal braccio Matese-Taverna del Cortile che, orientativamente,

lambiscono su tre lati le falde dellaltopiano di Monte Vairano.1

Figura I Il territorio dei Sanniti Pentri a nord del Matese.

G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano, la casa di LN, Campobasso 1988, p. 19.

Da questo sito si evince, in particolar modo, come tra tutte le fortificazioni localizzate nel centro Appennino esso abbia notevole importanza, essendo dotato di un circuito murario che si estende per circa 2900 metri ed

include unarea di circa 50 ettari. La superficie enorme se paragonata non solo allestensione dei recinti contigui, ma anche alla dimensione di due colonie romane ( 263

come Aesernia

a.C. ) con 10,5 ettari e Alba Fucens ( 303 a.C. ) con 30,4 ettari.

Figura II Monte Vairano, area dellantico abitatato.

I blocchi utilizzati per la costruzione delle mura sono stati reperiti mediante processi di cava dai massicci locali. La zona delimitata presenta una forma quadrangolare allungata in direzione SO con due rientranze molto nette; una sul lato Sud, in cui si innesta la Porta meridionale, ed una sul lato Nord, in coincidenza con larea relativamente pianeggiante racchiusa dalle mura ( Piana Melaina ). Poich il nostro perimetro di cinta inglobava tre cime, di cui la pi elevata giunge sino a 997 ( cima omonima che da il nome al sito, sede in epoca medioevale anche del castello ) e al suo interno contempla una piana che non supera i 900, si coglie subito la necessit di utilizzare tecniche diverse per la posa in opera delle mura per meglio assolvere alle asperit del terreno, che resero altres ardua la sistemazione interna dellabitato, mediante il ricorso alla tecnica dei terrazzamenti. La pianta di tipo orizzontale e cinge le tre cime circondandole da tutti i lati; allineandosi allaltezza standard delle cinte sannitiche, anchessa non superava i 3 metri daltezza e, come

riscontrato nelle maggiori fortificazioni, si denota la presenza di strutture a pianta quadrangolare che assurgevano probabilmente alla funzione di torrette di avvistamento; qualora poi vi fosse roccia affiorante che costituisse sufficiente elemento di difesa, essa veniva inglobata nel perimetro muraneo.

Figura III Tipologie delle torrette di avvistamento.

Tre sono le porte riconosciute: Porta Occidentale, Porta Vittoria o Porta Orientale e Porta Meridionale; mentre le prime due porte presentano un ingresso obliquo, che trova la sua ragion dessere nelle parole di Vitruvio2:

Curandumque maxime videtur, ut non facilis aditus sit ad oppugnandum murum, se dita circumdandum ad loca praecipitia et excogitandum , uti portarum itinera non sint directa sed scaeva. Namque cum ita factum fuerit , tum dextrum latus accedenti bus, quo scuto non erit tectum proximum erit muro .

La Porta Meridionale aveva, invece, un accesso diretto con corridoio pi stretto rispetto alle altre porte; essendo lingresso apparentemente pi sguarnito, ai lati vennero poste delle strutture quadrangolari identificabili con torri con alzato in legno. Il sistema di queste porte era a doppio battente, come dimostrato dal rinvenimento, presso Porta Vittoria, di uno dei due cardini, posto a poco meno di un metro dalla guancia. Dai dati emerge che la distanza tra le due guance non poteva essere superiore ai 6 metri, elemento che fa pensare allipotesi appena formulata. Considerando che il cardine si trova a circa un metro dalla sua guancia, lapertura utile della porta doveva essere di poco superiore ai 4 metri circa. Manca una soglia precostituita, essendo laccesso impostato su di un banco di arenaria molto compatto. La guaina su cui girava il perno, probabilmente metallico, ha un diametro di circa 10 centimetri ed ricavata in un blocco di pietra dura collocata a terra.
2

Cfr. VITRUVIO, De Architectura, I, V, 2.

Non essendo stati rivenuti arpioni che collegassero il battente allo stipite, da ritenere che fosse presente un secondo cardine in alto; ci rende pi probabile la presenza di un architrave, il quale, data la distanza relativamente notevole che separa i due stipiti, da presumere fosse ligneo. Analoga si pu definire la condizione delle altre due porte per quel che concerne il sistema di chiusura.

Figura IV Fortificazioni di Monte Vairano: Porta Orientale ( sopra ) e Porta Meridionale ( sotto ).

Lelemento pi importante, per, si desume dallo scavo di Porta Meridionale3 e delle mura poste a NO di essa, nel cui strato di fondazione sono stati trovati elementi sufficienti per stabilire il terminus post quem per la datazione della cinta. Sono stati recuperati, infatti, diversi frammenti di lekythoi di cui due a reticolo, due skyphoi a profilo concavo convesso, coppette a saliera, orli rientranti con decorazione graffita e foglie sovra dipinte in bianco, coppe ad orlo orizzontale e forme chiuse di vario tipo che cronologicamente si collocano alla fine del IV sec. a.C., fornendo anche una solida base per la datazione di molte altre cinte similari.

G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano, la casa di LN, Campobasso 1988, p. 44.

Figura V Monte Vairano: la ceramica rinvenuta nello strato di fondazione delle mura presso Porta Meridionale.

Alla luce dei dati sinora enunciati, La Regina4 in concomitanza con il De Benedittis5, giunsero allipotesi di identificazione di Aquilonia con lodierna Monte Vairano poich in essa vi si riscontrano i resti di uno dei pi grandi insediamenti dei Sanniti Pentri, sfruttando ancor pi la conoscenza molto particolareggiata delle forme di insediamento rurale dellintero circondario, con i centri minori di Ferrazzano, di Campobasso e di Castropignano6. Anche Oakley7 sostenne questa identificazione nella sua opera, infatti, dopo un vaglio delle ipotesi proposte da altri studiosi, si allinea in ultima istanza alla tesi del La Regina, rilevando in Monte Vairano il sito che meglio si conf alla narrazione liviana e che anche da un punto di vista geografico trova notevoli analogie con lAquilonia del 293 a.C.8.

A. LA REGINA, Centri Fortificati Preromani nei territori Sabellici dellItalia Centrale Adriatica, Sarajevo 1974, p.271-282. 5 G. DE BENEDITTIS, Bovianum ed il suo territorio. Primi appunti di topografia storica, Documenti di antichit italiche e romane, VII 1977. 6 G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano, la casa di LN, Campobasso 1988, pp. 24 ss. 7 S. P. OAKLEY, The Hill-forts of the Samnites, Oxford 1995, pp. 149-151. 8 Contro lidentificazione del La Regina cfr. R. TULLIO, Aquilonia e Monte Vairano, in AeR 34, 1989, pp. 87-96.

LECONOMIA NEL SANNIO TRA III E II SEC. A.C.

Dopo le guerre sannitiche sappiamo dalle fonti che altri eventi travagliarono il Sannio nei secoli successivi, esse ci dicono come questo territorio fu implicato nelle guerre annibaliche ( 217 210 a.C. ) prima e nella guerra sociale ( 89 80 a.C. ) poi. Ci quindi non esclude una continuit nella loro funzione difensiva sino almeno al I sec. a.C., periodo dopo il quale si ebbe un sensibile abbandono di localit sino ad allora ampiamente frequentate9. Ma cosa accadde nei lunghi periodi di intervallo tra un conflitto e laltro? Dopo gli eventi del 293 a.C.10 che comportarono la caduta di siti fondamentali quali Cominium, Aquilonia, Saepinum, Herculaneum, le fonti sembrano indicare un generale spopolamento della regione11. Paradossalmente proprio in questo periodo e poi per tutto il II secolo a.C. che dalle evidenze archeologiche portate alla luce, soprattutto nel sito preso in esame in questa sede, risalta come questi abitati fossero stati coinvolti in una sorta di boom economico, generato dallinserimento di questi ultimi nelle principali direttrici economiche che attraversavano il Mediterraneo12 e la nostra penisola durante il periodo repubblicano a Roma, soprattutto a seguito della guerra Pirrica ( 280 275 a.C. ). Dopo di allora, Roma cominci il suo programma di politica coloniale nel Sannio, e il primo passo fu la colonia latina fra i Caudini di Beneventum13, poi listituzione ad Allifae di una praefectura, e fu forse in questo stesso periodo che Venafrum e Atina furono annesse a Roma nella stessa condizione e infine Aesernia divenne una colonia latina nel 263 a.C. Soprattutto Isernia e Benevento svolsero la funzione di controllo nel Sannio; con esse Roma seppe gestire il potere in quella zona di frontiera, e dando cos il l a questo sostanziale sviluppo economico. Come pocanzi citato, il nostro sito proprio in questo periodo ci offre le migliori attestazioni archeologiche di un fiorente artigianato14 e di scambi a lunga distanza comprovati da notevoli riscontri numismatici.
9

S. CAPINI, Archeologia del territorio e insediamenti abitativi nei Pentri: alcune osservazioni, in Studi sullItalia dei Sanniti, Roma 2000, pp.255-265 in particolare p.256. 10 Cfr. LIVIO, X 41-45. 11 Lo spopolamento del Sannio ricorre spesso nelle fonti, soprattutto dopo i principali eventi bellici che coinvolsero la regione, quello che si connota per maggior enfasi il periodo successivo alla guerra civile, dopo il quale secondo STRABONE Geografia, Italia V 4.11 asserisce che allinterno del Sannio era quasi impossibile scoprire il Sannio. Essendo questa una versione post sillana derivante da fonte filo romana non necessariamente essa corrisponde a verit oggettiva, poich non da escludere che essa possa essere tratta da Commentari Sillani. 12 G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano: tratturi economia e viabilit, in Conoscenze, 6, Campobasso 1990, pp. 1328 sullo stesso argomento cfr. G. TAGLIAMONTE, I Sanniti, Caudini, Irpini, Pentri, Carricini, Frentani, Milano 2005, pp. 249-250. 13 Ricordiamo che prima della battaglia finale della Guerra Pirrica svoltasi nel 275 a.C. il nome di questa citt sannitica era Maleuentum, poi mutato in Beneventum dopo il successo Romano. 14 G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano 1988, p.42 43 e vedi anche dello stesso autore, Ma i Sanniti avevano la facolt di Agraria? , 2007, p.17 18.

A lato di Porta Vittoria stata individuata una fornace per la produzione di ceramica a vernice nera, mentre allesterno delle mura stata rinvenuta la sua discarica. La fornace, di forma circolare abbastanza piccola ( diam. 2,7 m ); tuttavia sappiamo da Plinio che in genere le grandi fornaci erano collocate fuori dallabitato15, per cui possibile dedurre che fornaci fatte per la produzione dei vasi erano piccole e costruite allinterno degli abitati o nelle immediate vicinanze16; inoltre il dato che essa fosse addossata al paramento interno delle mura lascia presagire che nel momento in cui ebbe inizio la produzione , la fortificazione era gi caduta in disuso17.

Figura VI Pianta e sezione della fornace presso la Porta Vittoria Monte Vairano.

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PLINIO, Naturalis Historia, XXXV, 163-164. N. CUOMO DI CAPRIO, La ceramica in archeologia. Antiche tecniche di lavorazione e moderni metodi dindagine, Roma 1985, p.315. 17 G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano: la ceramica a vernice nera della fornace di Porta Vittoria, Conoscenze, 6 ,1990, pp.29-69.

Figura VII Bollo laterizio pseudobilingue da Monte Vairano.

Molte sono le forme riconosciute prodotte dalla fornace, di cui alcune sono sicuramente nuove e probabilmente frutto della rielaborazione di forme presenti nella ceramica comune locale. Dai confronti effettuati possibile affermare che ebbe il periodo di massima produzione nel II a.C. La fornace ha una pianta circolare preceduta da un praefurnium, a sezione ogivale, e presenta in basso la camera di combustione, delimitata da pietra refrattaria e coperta da una griglia rimovibile su cui erano appoggiate le pile dei vasi. Largilla era prelevata in zona, tant vero che Monte

Figura VIII Provenienza delle monete straniere e delle anfore rinvenute a Monte Vairano.

Vairano presenta molte cave ancor oggi utilizzate. La presenza di tale materia prima giustifica anche la presenza di fabbriche di tegole e pesi da telaio, documentate a Monte Vairano da bolli di produzione, di cui uno particolare: esso infatti, oltre a darci il nome del proprietario della fabbrica di tegole in lingua sannitica, ci d anche il nome in greco ( ), forse uno schiavo artigiano,

acquistato per la sua abilit nel realizzare questelemento delledilizia. Come pocanzi accennato, durante gli scavi sono state portate alla luce diverse monete, provenienti da luoghi disparati: da Neapolis, Cales, Paestum, Arpi, Luceria, Larinum, Fistelia18, ma anche da Ebusus, una citt dorigine fenicia che sorgeva sullarcipelago delle Baleari, a breve distanza dalla costa spagnola, Pharos, citt fondata su lisola di Havr della Croazia, Apollonia, antica citt posta sulla costa dellattuale Albania, Epirus, in buona parte corrispondente allattuale Albania e Thasos, isola posta tra la Grecia e il Mar Nero. A questi elementi di carattere numismatico si associano le decine e decine di anfore provenienti da Rodi, da Cnido, dal Bosforo e dalle Baleari. Un bellesempio ci proviene da ununita stratigrafica relativa al crollo dell horreum, dove stata rinvenuta unansa di anfora rodia con bollo dellarconte rodio Giasone del VI periodo datato tra il 107 e l88/86 a.C. Dato che ci pone nella condizione di ipotizzare che ledificio sia stato distrutto in seguito alla Guerra Sociale19. La loro presenza si giustifica solo attraverso una diretta partecipazione alle attivit commerciali che dopo le diverse conquiste romane in Oriente soprattutto nel II sec. a.C. ( in particolare, dopo lapertura del porto franco di Delo, nel 166 ) tra i negotiatores e i mercatores di

origine italica attestati a Delo e Coo figurano personaggi i cui nomi consentono di ipotizzare in termine di forte probabilit ( Staii ) o di possibilit ( Egnatii, Helvii, Varii, ecc. )20 un collegamento con genti note nel Sannio Pentro, che praticavano le ricche miniere di ferro della Spagna per giungere nella grande area mercantile il commercio della

dellEgeo dove era molto diffuso lana.


Figura IX Bollo di anfora rodia, trovato tra i materiali di crollo del lato nord dellhorreum.

Da notare come monete di diverse localit campane trovino riscontro nel nostro sito, soprattutto datate ai primi decenni del III sec. a.C., che testimoniano come allora vi fossero stretti contatti con il Sannio interno, tanto da ipotizzare una sorta di alleanza commerciale, a tal proposito cfr. R. CANTILENA, La Monetazione della Campania antica, Napoli 2000, p.138 ed anche p.160. 19 G. DE BENEDITTIS, Ma i Sanniti, Campobasso 2007, p.26. 20 G. DE BENEDITTIS, Anfore greche nel Sannio, in Samnium, Archeologia del Molise, Roma 1991, p. 140.

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE.

CANTILENA 2000: R. CANTILENA, La Monetazione della Campania antica, Napoli 2000. CAPINI 2000: S. CAPINI, Archeologia del territorio e insediamenti abitativi nei Pentri: alcune osservazioni, in Studi sullItalia dei Sanniti, Roma 2000, pp.255-265. CUOMO DI CAPRIO 1985: N. CUOMO DI CAPRIO, La ceramica in archeologia. Antiche tecniche di lavorazione e moderni metodi dindagine, Roma 1985. DE BENEDITTIS 1977: G. DE BENEDITTIS, Bovianum ed il suo territorio. Primi appunti di topografia storica, Documenti di antichit italiche e romane, VII 1977. DE BENEDITTIS 1988: G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano, la casa di LN, Campobasso 1988. DE BENEDITTIS 1990a: G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano: tratturi economia e viabilit, in Conoscenze, 6, Campobasso 1990, pp. 13-28. DE BENEDITTIS 1990b:G. DE BENEDITTIS, Monte Vairano: la ceramica a vernice nera della fornace di Porta Vittoria, Conoscenze, 6 ,1990, pp.29-69. DE BENEDITTIS 1991: G. DE BENEDITTIS, Anfore greche nel Sannio, in Samnium, Archeologia del Molise, Roma 1991. LA REGINA 1974: A. LA REGINA, Centri Fortificati Preromani nei territori Sabellici dellItalia Centrale Adriatica, Sarajevo 1974. OAKLEY 1995: S. P. OAKLEY, The Hill-forts of the Samnites, Oxford 1995. TAGLIAMONTE 2005: G. TAGLIAMONTE, I Sanniti, Caudini, Irpini, Pentri, Carricini, Frentani, Milano 2005. TULLIO 1989: R. TULLIO, Aquilonia e Monte Vairano, in AeR 34, 1989.

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