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Indice
1. la matematica pre-ellenica 4
2. LEgitto (3100-1786 a.C.) 4
3. La Mesopotamia e i Babilonesi (2000-600 a.C.) 4
4. La Matematica Greca 5
4.1. Matematica pratica e teorica. 5
4.2. La tradizione teorica. 5
4.3. Era arcaica (VI-V sec. a.C. ) 5
4.4. Era classica (IV-II sec. a.C. ) 5
4.5. Era post-classica (II a.C. - V ) 5
4.6. La rappresentazione dei numeri. 5
4.7. Il problema dello zero e la geometria. 6
4.8. Linnito. 6
4.9. La scienza dellessere e del divenire. 6
4.10. La dimostrazione. 7
5. Talete di Mileto (624-546 a.C.) 7
6. Pitagora da Samo (570-495 a.C.) 7
6.1. Il quadriglio. 7
7. Socrate (470- 399 a.C.) 7
7.1. Linteresse per la morale. 8
7.2. La dottrina della memoria. 8
7.3. Sapere di non sapere. 8
7.4. Il Dimon socratico. 8
7.5. La maieutica. 8
7.6. La sducia nella scrittura. 8
8. Platone (428- 348 a.C.) 8
8.1. Laccademia. 9
8.2. Il mondo delle idee. 9
8.3. Fondazione della teoria delle idee: lanamnesi. 9
8.4. La scrittura: un veleno per la memoria. 9
9. Aristotele (384 - 322 a.C.) 10
9.1. Pensiero di Aristotele in generale. 10
9.2. La logica di Aristotele: il sillogismo. 10
Principi logici 10
9.3. Opere esoteriche ed essoteriche. 10
9.4. La critica alla teoria delle idee. 11
9.5. La verit dei fenomeni: sostanze ed universali. 11
10. crisippo (281 - 208 a. C.) 11
10.1. Concezione della logica. 12
10.2. Semiotica. 12
10.3. Sintassi. 12
10.4. Semantica. 12
11. Verit e dimostrabilit. 12
1
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 2
12. Eudosso di Cnido (408-355 a.C.). 13
13. Euclide di Alessandria (323-285 a.C.). 13
13.1. Gli elementi. 13
Assiomi 14
Postulati 14
13.2. Il concetto di punto. 14
13.3. Il metodo di Archimede e la composizione del continuo. 14
14. Limpero romano. 15
14.1. Claudio Tolomeo (100-175 a.C.) 15
15. il medioevo 15
15.1. Cristianizzazione dellintelletuale 16
15.2. Il monaco. 16
15.3. La quantit di S. Agostino 16
16. la matematica nellislam nellalto medioevo 16
16.1. Al Khwarizmi (780 - 850). 17
17. matematica in europa nellalto medioevo 17
17.1. Simbolismo: la nascita del + e della x. 18
17.2. Gerbert dAurillac 18
17.3. S.Anselmo 18
17.4. Fibonacci (Leonardo da Pisa) 18
17.5. La universit medioevali. 18
17.6. Le scuole dabaco. 19
17.7. Pietro Abelardo (1079-1142) 19
17.7.1. La scolastica. 20
17.7.2. Il problema degli universali. 20
17.7.3. Logica di Abelardo. 20
17.7.4. Capisco per credere. 20
17.8. Guglielmo da Ockham (1288 - 1349) 20
18. gli algebristi italiani 20
Scipione del Ferro 21
Niccol Tartaglia (1499-1557) 21
Girolamo Cardano (1501-1576) 21
Raaele Bombelli (1526-1572) 21
John Napier 21
Galileo Galilei (1564-1642) 21
Il moto 21
Paradossi legati allinnito 21
19. il 1600 - la rivoluzione scientica 21
19.1. Galileo 22
19.2. Cartesio 22
19.2.1. Analisi e sintesi. 23
19.2.2. Empirismo e razionalismo. 23
19.3. Fermat 23
19.4. Numeri reali. 23
19.5. Logaritmi. 24
19.6. Preistoria del calcolo. 24
20. newton 24
20.1. Il contesto generale. 24
20.2. Isaac Newton (1642 - 1727). 24
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 3
21. leibniz 25
21.1. La logica di Leibniz 25
21.2. La logica del monastero di Port Royal 26
21.3. Denizioni reali e nominali. 26
21.4. La realt spiegata tramite i segni. 26
22. la matematica nel 700 26
23. la matematica nel 800 27
23.1. Il rapporto tra matematica e sica. 28
23.2. La trasformazione delle universit. 28
23.3. Fourier, Jean Baptiste Joseph (1768 - 1830) 28
23.4. Bolzano, Bernard (1781 - 1848) 29
23.5. Gauss, Carl Friedrich (1777 - 1855). 29
23.6. Le geometrie non euclidee. 29
23.7. Cauchy, Augustin-Luis (1789 - 1857) 30
23.8. La concezione di funzione continua. 31
24. kant 31
24.1. Razionalismo ed empirismo. 31
24.2. La critica della ragion pura: giudizi analitici e sintetici. 33
24.3. Il soggetto conoscente. 33
24.4. Il determinismo. 34
24.5. Una matematica indipendente - ci vuole pi rigore! 34
25. seconda meta del 1800 e 1900 34
25.1. Il numero reale. 34
25.2. Trasformazioni geometriche. 35
25.3. Assiomatizzazione. 35
25.4. Cantor, Georg (1845 - 1918) 35
25.4.1. Numeri cardinali transniti. 37
25.4.2. Numeri ordinali transniti. 37
26. Frege, Friedrich Ludwig Gottlob (1848 - 1925) 37
26.1. Lideograa. 38
26.2. I fondamenti dellaritmetica. 38
26.3. I principi dellaritmetica. 38
26.3.1. Dierenza con la logica antica e medioevale. 39
26.3.2. Il rinnovamento della concezione di proposizione. 40
26.3.3. Concezione della verit. 40
26.3.4. Distinzione tra senso e signicato. 40
26.3.5. Simboli interpretati. 41
26.3.6. Assiomatizzazione categorica. 41
26.3.7. I sistemi formali. 41
26.3.8. La decidibilit 41
26.3.9. Completezza semantica e sintattica. 42
27. Hilbert, David (1862 - 1943) 42
27.1. Fondamenti della sica. 42
Fondamenti della geometria. 42
27.2. Dierenze con Frege. 42
27.3. Il programma di Hilbert. 42
27.3.1. Lidea di Hilbert per la consistenza di AF. 43
27.3.2. Le risposte al programma di Hilbert. 43
28. Brouwer, Luitzen Egbertus Jan (1881 - 1966) 44
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 4
28.1. Costruttivismo in geometria. 44
28.2. Costruttivismo in algebra. 44
28.3. Costruttivismo in Logica. 44
28.4. Conseguenze su Brouwer. 45
29. Kurt Gdel (1906 - 1978) 45
29.1. Completezza. 45
29.2. Incompletezza. 45
29.3. Consistenza. 45
29.4. Intuizionismo. 45
29.5. Problema del continuo. 46
29.6. Relativit. 46
29.7. Dio. 46
30. il concetto di algoritmo 47
30.1. Tesi di Church-Turing. 47
30.2. Macchina di Turing universale. 47
30.3. Il problema dellAlt. 47
31. note 48
1. la matematica pre-ellenica
Le pi antiche civilt in cui la matematica ha per certo avuto un ruolo importante sono gli Indiani (2600 a.C. ), gli Egizi
(200 a.C.), i Babilonesi (1900 a.C.). Era una matematica pratica, utile per il lavoro quotidiano e fatta essenzialmente di
tecniche; era priva di dimostrazioni.
Essa era svolta prevalentemente sullabaco. Labaco era, nella sua forma pi antica, semplicemente una supercie piana
coperta di sabbia su cui si potevano tracciare linee e poggiare sassolini (consideriamo che carta e penna allepoca non
erano facilmente reperibili).
2. LEgitto (3100-1786 a.C.)
Le fonti da cui traiamo le nostre informazioni sono essenzialmente tre: pietre tombali, calendari, e papiri (che sono
sopravvissuti per oltre 3000 anni, al contrario di quanto fa la carta). Da questi sappiamo che gli egiziani avevano dei
simboli distinti per ciascuna delle sei potenze di dieci (la numerazione era infatti decimale). Ad esempio un trattino
verticale | rappresentava lunit, un archetto capovolto indicava le decine, una sorta di C rappresentava le centinaia e
cos via. Mediante un semplice schema iterativo essi riuscivano a scrivere numeri superiori al milione. Conoscevano luso
delle frazioni ma si limitavano a quelle con lunit come numeratore. Loperazione aritmetica fondamentale era laddizione,
anche se riuscivano a moltiplicare e dividere.
Uno dei problemi fondamentali per gli egizi era lo straripamento del Nilo: esso cancellava i conni dei terreni di
propriet; per questo si svilupp in quelle terre una gura chiamata agrimensore: misuravano i terreni mediante la
tenditura di corde, ed erano in grado di risalire, basandosi solo su pochi riferimenti sici e sulla matematica dellepoca, ai
conni originali delle propriet anche qualora questi ultimi fossero stati cancellati dagli straripamenti del Nilo.
Un limite della matematica egizia era la mancata percezione della dierenza tra misure esatte e misure approssimate,
che venivano trattare alla stessa stregua (da ci si capisce la nalit prevalentemente pratica della matematica del tempo).
Era del tutto assente il concetto di dimostrazione; addirittura anche le regole di calcolo venivano raramente motivate.
Insomma una matematica prettamente pratica che per giunta rimase immobile per tutto il perdurare della civilt
egiziana.
3. La Mesopotamia e i Babilonesi (2000-600 a.C.)
Spingendosi pi a destra e pi in alto del Egitto, troviamo una regione di terra attraversata da due grandi umi: il
Tigri e lEufrate. Non sorprende che, come nel caso del Nilo per gli Egizi, qui si sia sviluppata una grande civilt. La
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 5
terra chiamata Mesopotamia e molteplici sono i popoli che lhanno abitata: Sumeri, Accadi, Babilonesi, Assiri, Ittiti,
Hurriti e i Cassiti. Noi ci occuperemo dei Babilonesi che la occuperanno dal 2000 al 600 a.C.
I Babilonesi utilizzavano la cosiddetta scrittura cuneiforme: i documenti venivano scritti per mezzo di stiletti rigidi
e appuntiti su delle tavolette di argilla fresca (e dunque morbida). Queste tavolette venivano poi fatte essiccare al sole
oppure cotte in forni. A causa dellestrema longevit di questa tecnica ci sono pervenute moltissime informazioni sulla loro
storia ed in particolare sulla loro matematica (molte di pi i quelle che disponiamo ad esempio sulla matematica egiziana).
Per i numeri dunque, cos come per la scrittura, i babilonesi usavano sostanzialmente combinazioni di linee (o incisioni):
un trattino verticale | indicava 10 unit, un trattino obliquo / indicava 60 unit; similmente un trattino verticale spesso
indicava 10 unit, un trattino obliquo spesso indicava 60 unit. Gli altri numeri erano ottenuti mediante combinazioni di
questi ( chiaro a questo punto che la scrittura era sessagesimale, ossia in base 60).
4. La Matematica Greca
La matematica greca molto pi vicina alla matematica moderna rispetto a quella sviluppata dalle precedenti culture
quali quella egiziana e babilonese: infatti questi popoli utilizzavano il ragionamento empirico che sfrutta le osservazioni
ripetute per fondare le regole della matematica. La matematica greca, allopposto, si basa sul ragionamento deduttivo,
che partendo da assiomi ritenuti ovvi nel senso comune, usa ragionamenti logico-deduttivi per dimostrare i teoremi.
I Greci si occuparono quasi esclusivamente di Geometria e, secondo i loro canoni si potevano usare solo due strumenti
per la costruzione e lo studio di gure geometriche: la riga (non taccata) e il compasso (che si chiudeva non appena sollevato
dal foglio, e quindi non poteva servire per riportare una misura). Ragionamenti che coinvolgevano altri strumenti erano
a volte utilizzati, ma venivano considerati non rigorosi.
4.1. Matematica pratica e teorica. Prima dei Greci, la matematica aveva un carattere eminentemente pratico. Essa
serviva cio a risolvere problemi che nascevano in altri contesti: commercio (aritmetica), agrimensura catastale
1
( geome-
tria), navigazione, astrologia. Essa era fondata sullutilizzo dellabaco. Non vi distinzione tra continuo e discreto e non
vale il principio di omogeneit: sullabaco si fanno sia conti aritmetici che calcoli di aree.
Con i Greci comincia una scissione tra una matematica del tipo precedente ed una teorica ossia che non volta alla
risoluzione di problemi pratici. Tutta la geometria Greca avr questultima connotazione.
4.2. La tradizione teorica. La geometria assolutamente non metrica. Non esiste il concetto di area o di volume o di
lunghezza intesa come numero; infatti le verit matematiche sono trasmesse sotto forma di rapporti.
La trasmissione del pensiero non pi orale ma scritta (cfr. Mito di Teuth).
Valeva il principio di omogeneit (si potevano sommare solo volumi e volumi, aree ed aree, etc...).
Le dimostrazioni hanno un carattere generale e sono dedotte rigorosamente a partire da assiomi.
4.3. Era arcaica (VI-V sec. a.C. ). Non abbiamo fonti dirette relative a questo periodo. Le uniche fonti che abbiamo
sono indirette e relative a Talete e Pitagora. Da queste, sappiamo che i Greci importarono i primi rudimenti matematici
dallEgitto e dalla Mesopotamia. Tuttavia, mentre in queste due culture le conoscenze matematiche rimanevano ancorate
al substrato sociale di competenza (scribi, astronomi, etc..), in Grecia, che era socialmente molto pi destrutturata come
civilt, nirono per venire a contatto con tutta la popolazione. Quindi poterono fruirne tutti i cittadini.
4.4. Era classica (IV-II sec. a.C. ). In Filosoa: Socrate, Platone, Aristotele. In Matematica: Archita, Eudosso.
4.5. Era post-classica (II a.C. - V ). Niente di nuovo. Solo gente che ripete risultati gi noti. Merita di essere ricordato
Pappo, per il fatto di aver riassunto tutta la matematica a lui precedente.
4.6. La rappresentazione dei numeri. Distinguiamo due simbologie a seconda della tradizione a cui esse fanno
riferimento.
(1) Rappresentazione attica (o erodianica).
Simile a quella romana: dalluno al quattro venivano utilizzati dei bastoncini; per il 5 si usava ; per il dieci ;
H per le centinaia; X per le migliaia etc... Questa era legata alla tradizione pratica.
1
Cio misurazione della terra.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 6
(2) Rappresentazione ionica (o alfabetica).
Legata alla tradizione teorica, era costituita da tutte le lettere dellalfabeto greco pi laggiunta di tre caratteri
persi dallalfabeto fenicio, per un totale di 27. Perch proprio 27? Perch in tal modo potevano scrivere i numeri
1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,20,...,90,100,200,300,...,900 tutti con simboli diversi. Questa notazione risult tuttavia piuttosto
scomoda dal punto di vista pratico.
Come per gli egiziani, per i greci i numeri erano niti e non cera lo zero. Per le frazioni usavano somme del tipo
1
n
.
La concezione greca dei numeri espressa dalla seguente gura detta lambdoide:
1
2
1
2
.
.
. .
.
.
n
1
n
4.7. Il problema dello zero e la geometria. I greci pensavano che si potesse pensare e dire solo di ci che e non
di ci che non ; per questo motivo era per loro inconcepibile la presenza di un numero, lo zero, che rappresentasse la
non-esistenza. Luno non era inteso come un vero e proprio numero. Per loro i numeri erano gli interi maggiori o uguali a
2.
Si capisce ora perch per i Greci la geometria fosse lunica vera matematica: in essa il concetto di essere viene tradotto
immediatamente e intuitivamente. Anche al giorno doggi, se vogliamo chiarirci qualche oscuro passaggio di Analisi un
modo conveniente per farlo rappresentarlo con un disegno; ovvero attraverso la geometria. Dunque la geometria la
scienza dellessere.
4.8. Linnito.
(1) Innito potenziale.
Si pensi ai numeri naturali. Un numero naturale pi essere grande quanto vogliamo ma comunque nito. Non
esiste in N il numero . La stessa cosa avviene per un segmento. Esso pu essere lungo a piacere ma MAI innito.
(2) Innito attuale.
Una retta o un piano sono inniti attuali. Ad essi non posso aggiungere pi nulla.
Nelle civilt precedenti i Greci, il problema dellinnito non si era mai presentato, semplicemente perch nella matematica
pratica non ce n bisogno.
I problemi cominciarono ad arrivare quando si scopr lincommensurabilit tra la diagonale e il lato del quadrato. Si
consideri la seguente osservazione: sia Q un quadrato di lato e diagonale d con , d N. Supponiamo che
d
= n con
n N. Allora d = n e quindi essendo sia d che n interi, potrei rappresentare un quadrato e la sua diagonale tramite
pallini. Cio in questo caso avrei una corrispondenza tra il mondo dei segmenti (continuo) e mondo dei pallini (discreto).
Questo era proprio ci che pensavano i Greci, almeno no ai Pitagorici. Assodato per che un tale n non esiste, si ha come
conseguenza che il discreto e il continuo NON sono equivalenti; e quindi se si pretende di ricondurre le misure geometriche
ai numeri bisogna accettare il concetto di innito attuale.
Anche dopo la scoperta di
2, i Greci non riuscirono mai ad accettare lesistenza di un innito attuale, necessario per
descrivere i numeri irrazionali. Ad esempio si consideri la seguente aermazione di Aristotele:
il numero innito in potenza, ma non in atto [. . . ]. Questo nostro discorso non intende sopprimere per
nulla le ricerche dei matematici, per il fatto che esso esclude che linnito per accrescimento sia tale da
poter essere percorso in atto. In realt essi stessi allo stato presente non sentono il bisogno di innito,
ma di una quantit pi grande quanto essi vogliono, ma pur sempre nita.
Per Aristotele il numero pu essere incrementato a piacere ma non diviso quante volte si vuole: il limite il numero 1.
Invece il continuo pu essere diviso quante volte si vuole ma non incrementato a piacere perch ha un limite che il cosmo.
4.9. La scienza dellessere e del divenire. La scienza dellessere era la matematica, mentre la scienza del divenire la
sica. Per i Greci queste due scienze non avevano niente in comune. La sica era qualitativa, imprecisa, legata al mondo
del continuo e del divenire. La matematica era esatta, precisa, legata al mondo dellessere.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 7
4.10. La dimostrazione. La dimostrazione visuale ed sostanzialmente basata su costruzioni geometriche che rendono
visivamente evidente un risultato.
5. Talete di Mileto (624-546 a.C.)
Figura oscura. Non abbiamo documenti diretti. La testimonianza pi sicura di circa 1000 anni dopo (
2
). Si racconta
che Talete abbia calcolato laltezza delle piramidi basandosi sul confronto con un bastoncino nel momento in cui la sua
ombra misurava come la sua altezza.
Universalmente si tende a far coincidere linizio della dimostrazione con Talete; in realt lunica cosa certa che possiamo
dire che siano stati i greci a far compiere questo progresso alla matematica, ma non possiamo dire se sia stato proprio
Talete o qualche altro vissuto addirittura due secoli dopo di lui. Talete il primo uomo al quale si riconoscono specici
teoremi matematici (ad esempio: il diametro del cerchio lo divide in 2 parti uguali, gli angoli alla base di un triangolo
isoscele sono uguali, etc...)
6. Pitagora da Samo (570-495 a.C.)
Figura non meno oscura di Talete. Non ci sono rimaste fonti dirette e come per Talete traiamo le nostre informazioni
da fonti posteriori.
Si suppone che egli possa aver tratto le sue conoscenze matematiche da viaggi in Egitto e Mesopotamia (dove proba-
bilmente impar il noto teorema a lui ascritto).
Fond una setta politico- losoco: i pitagorici. Essi credevano nella reincarnazione (ed erano perci vegetariani). I
progressi che fecero nel campo matematico venivano ascritte a tutta la scuola e non al singolo. Le materie che venivano
studiate erano quattro: aritmetica, geometria, astrologia, armonia.
La caratteristica fondamentale del pensiero pitagorico lidea che lo studio losoco e matematico nobilitasse luomo
e lo facesse trascendere dalla sua condizione di ignorante (che era guardata con disprezzo). Gli stessi termini losoa ,
cio amore della saggezza e matematica , cio ci che si impara, sembra fossero stati coniati dallo stesso Pitagora per
descrivere la sua attivit.
I membri della scuola si dividevano in due tipi:
(1) I matematici, ovvero la cerchia pi stretta dei seguaci, i quali vivevano allinterno della scuola, si erano spogliati
di ogni bene materiale e non mangiavano carne ed erano obbligati al celibato. I matematici erano gli unici ammessi
direttamente alle lezioni di Pitagora con cui potevano interloquire. A loro era imposto lobbligo del segreto, in
modo che gli insegnamenti impartiti allinterno della scuola non diventassero di pubblico dominio.
(2) Gli acusmatici, che avevano lobbligo di seguire in silenzio le lezioni del maestro. Dopo tre anni un acusmatico
poteva diventare un matematico.
6.1. Il quadriglio. I pitagorici organizzarono la matematica in una struttura quadrata (detta appunto quadriglio) secondo
lo schema seguente:
Aritmetica Geometria
Musica Astronomia
7. Socrate (470- 399 a.C.)
Socrate era un cittadini ateniese di modesti mezzi che se ne andava in giro a cercare di far riettere la gente, a insegnare
ai giovani; tuttavia non lo faceva per denaro (come i sosti) ma per amor di saggezza. Fu condannato a morte a circa
settantanni, per laccusa di empiet (ossia corrompere i giovani e non credere negli dei). Ci che sappiamo di Socrate
lo dobbiamo a due suoi allievi (dato che egli non ha lasciato nulla di scritto): Senofonte e Platone. Essi tuttavia su molti
punti discordano. Oggi prevale linterpretazione Platonica delle gura di Socrate.
2
Allievo di Aristoteleignoto fa un riassuntoProclo lo riassume a sua volta in un suo commento agli Elementi di Euclide
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 8
7.1. Linteresse per la morale. Le preoccupazioni di Socrate erano di carattere etico pi che scientico. Egli stesso dice
nell Apologia: Non ho nulla a che fare con le questioni siche. In particolare, il campo di ricerca di Socrate era la ricerca
di denizioni per termini quali temperanza, moderazione, coraggio, amicizia. Egli non arriva mai ad una conclusione, ma
sottolinea il fatto che per denire uno di questi oggetti non basta descriverne alcune delle sue propriet. Se ad esempio
vogliamo denire la virt, non basta dire che la virt comportarsi bene con i vecchietti e agire per il bene dello stato.
Socrate che la ricerca della conoscenza sia della massima importanza e che lunico vero peccato lignoranza. Il metodo
con il quale, per Socrate, si giunge alla conoscenza la dialettica, cio il confrontarsi per mezzo di domande e risposte.
7.2. La dottrina della memoria. Per Socrate imparare equivale in realt a ricordare ci che gi sapevamo in una
esistenza precedente. Quindi in realt, non c niente di nuovo, bisogna solo ricordare (e Socrate intende fare questo
attraverso la maieutica).
Naturalmente questa visione della conoscenza ingenua: si pensi alla scoperta dei batteri. Una persona alla quale
non sia stato insegnato che cosa siano, dicilmente potr ricordarli per mezzo della dialettica. Tuttavia questo metodo
si applica con successo quando la veridicit di un fatto dipende dalle deduzioni che sono state fatte per aermarlo. Per
questo nella dialettica Socratica si vista una forma embrionale di logica.
7.3. Sapere di non sapere. Paradossale fondamento del pensiero socratico il "sapere di non sapere", unignoranza
intesa come consapevolezza di conoscenza non denitiva, che diventa per movente fondamentale del desiderio di conoscere.
La gura del losofo secondo Socrate completamente opposta a quella del saccente, ovvero del sosta che si ritiene e si
presenta come sapiente, perlomeno di una sapienza tecnica come quella della retorica.
7.4. Il Dimon socratico. Socrate non era ateo, ma anzi aermava di credere in una particolare divinit, glia degli dei
tradizionali, che egli indicava come dimon. Il dimon per Socrate non aveva il signicato anche negativo che altri autori
greci classici evidenzieranno ma era un essere divino inferiore agli dei ma superiore agli uomini che possiamo intendere
anche con il termine genio. Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che si faceva sentire non tanto per
indicargli come pensare e agire, ma piuttosto per dissuaderlo dal compiere una certa azione. Socrate stesso dice di esser
continuamente spinto da questa entit a discutere, confrontarsi, e ricercare la verit morale (Kant avrebbe successivamente
paragonato questo principio "divino" allimperativo categorico, alla coscienza morale delluomo).
7.5. La maieutica. Il termine maieutica signica letteralmente "larte della levatrice" (o "dellostetrica"), ma lespres-
sione designa il metodo socratico cos come esposto da Platone nel Teeteto. Larte dialettica, cio, viene paragonata da
Socrate a quella della levatrice, il mestiere di sua madre: come questultima, il losofo di Atene intendeva "tirar fuori"
allallievo pensieri assolutamente personali, al contrario di quanti volevano imporre le proprie vedute agli altri con la reto-
rica e larte della parola come facevano i sosti. Parte integrante di questo metodo il ricorso a battute brevi (brachilogia)
in opposizione ai lunghi discorsi (macrologia) del metodo retorico dei sosti.
Socrate, a dierenza dei sosti, mirava a convincere linterlocutore non ricorrendo ad argomenti retorici e suggestivi,
ma sulla base di argomenti razionali. Socrate si presenta cos come una persona anticonformista, che in opposizione alle
convinzioni della folla rifugge il consenso e lomologazione: garanzia di verit per lui non la condivisione irriessa, ma la
ragione che porta alla reciproca persuasione.
7.6. La sducia nella scrittura. Socrate pensava che la parola scritta fosse come il bronzo che percosso d sempre lo
stesso suono. Lo scritto non risponde alle domande e alle obiezioni dellinterlocutore, ma interrogato d sempre la stessa
risposta. Infatti tutto ci che sappiamo della vita di Socrate ci pervenuta grazie a Platone che ne ha trascritto il pensiero
nelle sue opere.
8. Platone (428- 348 a.C.)
Nacque ad Atene da genitori aristocratici; il padre Aristone, che vantava tra i suoi antenati Codro, lultimo leggendario
re dAtene, gli impose il nome del nonno, cio Aristocle; fu il suo maestro di ginnastica a chiamarlo Platone date le ampie
spalle.
Fu fondamentale il suo incontro con Socrate, di cui divenne allievo, alleta di ventanni. Platone vive durante un periodo
di decadenza per Atene, che era stata scontta da Sparta. Era molto critico nei confronti della democrazia. Per lui il
governo migliore il governo aristocratico nel senso del governo dei migliori (guarda caso lui era un aristocratico...). Era
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 9
convinto che lideale per un paese sarebbe stato quello di avere un re-losofo. Tuttavia abbiamo nella storia parecchi
esempi di che cosa pu signicare avere un governo di tipo monocratico che si appoggi ad una dottrina losoca (cfr.
nazismo, comunismo, etc...). In coerenza con questa visione, egli and a Siracusa per cercare di diventare consigliere del
tiranno di Siracusa: gli and male e alla ne venne scacciato dalla citt.
Questa una delle grandi dierenze con Socrate: per Platone compito della Filosoa fatta per costruire un mondo
migliore e per spiegare i fenomeni della realt.
8.1. Laccademia. Nel 387 a.C. Platone ad Atene; acquistato un parco dedicato ad Academo (un eroe Greco), vi fonda
una scuola che intitola Accademia in onore delleroe. Sullesempio opposto a quello della scuola fondata da Isocrate e
basata sullinsegnamento della retorica
3
, la scuola di Platone ha le sue radici nella scienza e nel metodo da essa derivato,
la dialettica
4
; per questo motivo, linsegnamento si svolge attraverso dibattiti, a cui partecipano gli stessi allievi, diretti
da Platone o dagli allievi pi anziani, e conferenze tenute da illustri personaggi di passaggio ad Atene.
8.2. Il mondo delle idee. In opposizione a Socrate, Platone ritiene di sapere molte cose, di saperle insegnare nel modo
migliore. Tuttavia, a dierenza dei sosti che non avevano dato una giusticazione losoca di fondo, Platone aveva
elaborato tutta una teoria che in qualche modo pretendeva di giusticare le ragioni profonde della enti conoscibili. Queste
ragioni profonde sono la teoria delle idee.
Per Platone gli oggetti conoscibili nella realt si dividono in oggetti collocati nello spazio e nel tempo ( che corrispondono
a tutto ci che possiamo toccare, sentire, vedere, etc.. cio tutto il mondo sensibile) ed idee che non stanno nello spazio
e nel tempo ma stanno nella nostra testa (i greci avrebbero detto nell iperuranio, cio sopra il cielo). Ad esempio:
consideriamo dieci tavoli tutti diversi, ognuno con la sua forma, colore e dimensione. Essi sono nella realt e dunque sono
oggetti sensibili. Noi per racchiudiamo tutti questi oggetti nellidea di tavolo, che per non presente nella realt. Si
faccia attenzione che per Platone lidea qualcosa di diverso dal concetto, che noi intendiamo oggi. Mentre per il losofo
moderno il concetto un ente astratto, per Platone lidea assolutamente reale, quanto e pi dell oggetto che essa, in
qualche modo, descrive. Anzi, egli sovverte completamente le idee moderne: lidea del tavolo la cosa reale, mentre il
tavolo semplice apparenza. Perch la cosa vera? Perch lidea (del tavolo in questo caso) la cosa che non cambia,
mentre di tavoli ce ne sono tanti. Dunque la realt colta con la mente, con lintelletto e non con i sensi.
8.3. Fondazione della teoria delle idee: lanamnesi. La nostra anima, per Platone, prima di cadere nel mondo, ha
vissuto in un altro mondo, quello delle idee appunto; in questo mondo essa ha conosciuto tutti i principi e tutte le idee;
successivamente entrata dentro il corpo e ha conosciuto questi principi in modo sensibile, attraverso i sensi (dato che
ora lanima ha un corpo). Cos quando lanima tocca il tavolo si ricorda (anamnesi) ldea del tavolo, da lei gi conosciuta
precedentemente. Generalizzando a tutte le idee, in pratica luomo non impara mai nulla di nuovo, ma non fa altro che
ricordare qualcosa che era gi in lui dal principio.
Da qui si vede la grande diversit di Platone dai suoi precedenti: egli non solo sa, ma addirittura ha individuato lorigine
della conoscenza, che sono le idee. Inoltre c questo concetto di apparenza e realt completamente nuovo e controintuitivo:
per lui il losofo colui che sa superare lapparenza e riesce a conoscere la verit delle cose (che appunto il mondo delle
idee).
8.4. La scrittura: un veleno per la memoria. Platone visse in un epoca in cui la scrittura stava cominciando ad
aermarsi. Egli, nel Fedro, opera un decisa condanna per la scrittura. Ci sono due motivi per i quali Platone condanna
la scrittura:
(1) La scrittura non basta come mezzo per raggiungere il sapere ed illusoria.
Qui Platone fa un esempio ecace: Sarebbe un pazzo colui che pensasse di curarsi da se, solo per aver letto
3
La retorica larte di parlar bene (dal greco , rhetorik tchne, arte del dire). Essa la disciplina che studia il metodo di
composizione dei discorsi, ovvero come organizzare il linguaggio naturale (non simbolico) secondo un criterio per il quale ad una proposizione
segua una conclusione. Sotto questo aspetto essa un metalinguaggio, in quanto cio un discorso sul discorso. Lo scopo della retorica la
persuasione, intesa come approvazione della tesi delloratore da parte di uno specico uditorio.
4
Dialettica termine di origine greca che deriva da dialektike, composto da dialektos ("dialogo") e tchne ("arte", "produzione", "tecnica"). A
sua volta dialogo deriva dalla parola greca dialgo, che signica sia "raccolgo, unico" che "distinguo, divido". Termine ricco di signicati e tra
i pi importanti in losoa, indica generalmente il confronto e la discussione di tesi contrapposte. Per Platone la dialettica viene identicata
con la losoa stessa.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 10
qualche scritto di medicina. Chiaramente, sostituendo la parola Medicina con sapere si ottiene come risultato
che la lettura di uno scritto un mezzo insuciente per il raggiungimento della conoscenza.
(2) La scrittura uccide la memoria.
Qui usa il mito di Teuth (il dio) e Tamus (il faraone).
Curiosamente, la condanna della scrittura fatta da uno che ha scritto tantissimo! Come mai? I realt, ci che intendeva
dire Platone, in soldoni, non basta leggere, devi anche capire!. Infatti nel Fedro Platone dice per bocca di Socrate, il
quale era stato interrogato da Fedro quale possa essere la vera memoria visto che non va bene la memoria scritta, che la
vera memoria quella scritta nellanima che impara.
9. Aristotele (384 - 322 a.C.)
Nato a Stagira (un isola greca) da madre Macedone. Si trasferisce a 18 anni all Accademia di Platone, dove rimase
no alla morte di questultimo. Successivamente lasci lAccademia de divenne precettore di Alessandro Magno. Dopo che
Alessandro sal al trono, Aristotele torn ad Atene e fond un altra scuola: il Liceo. In seguito alla morte di Alessandro,
egli fu costretto allesilio. Mor pochi mesi dopo.
Fu sicuramente molto pi attento ai problemi della sica, rispetto a Socrate (che preferiva la morale) e Platone
(concentrato sul mondo delle idee), sperimentando in prima persona lo studio delle piante e degli animali.
9.1. Pensiero di Aristotele in generale. Aristotele inizia la sua carriera di losofo criticando la teoria delle idee di
Platone. Naturalmente tale dottrina era discussa a fondo dal maestro e tra i discepoli, per Aristotele si distingue subito
per averne aermata radicalmente linutilit. La teoria delle Idee, secondo Aristotele, complica inutilmente la spiegazione
della realt: le idee sono pi numerose degli individui (se diciamo ad esempio che luomo un animale razionale, troviamo
in ogni individuo gi almeno tre Idee, quella di uomo, di animale, e di razionale). Se poi si dice che gli individui sono simili
all idea, si deve riconoscere che questo singolo uomo e l idea (di Uomo in s) non sono simili di per s (infatti lindividuo
non possiede certo luniversalit dellIdea, un uomo in particolare e non lUomo in s); devono allora essere simili in virt
di un terzo uomo che, sia simile da un lato allIdea e dallaltro allindividuo; ma per poter far ci, il terzo uomo ne esige
un quarto, e questo un quinto e cos via allinnito. Insomma, il solco tra le Idee e gli individui si rivela incolmabile. Per
sanare il radicale dualismo platonico bisogna dichiarare che reali sono proprio gli individui (ecco la trovata di Aristotele!):
nelle cose visibili che va cercata la causa stessa della realt, degli individui, del loro divenire. Con labbandono del
platonismo, Aristotele si dedica ad una sistematizzazione del sapere talmente profonda che egli sar il culmine del pensiero
greco antico. Non solo: le sue idee inuenzeranno il mondo occidentale per molti secoli per cui non c branca del sapere
che non abbia risentito dellimpronta, diretta o indiretta di Aristotelica nel tempo, la sostanza rimane la stessa, identica,
pur nel mutare delle varie qualit.
9.2. La logica di Aristotele: il sillogismo. E un ragionamento in base al quale da due proposizioni detti premesse
si ottiene un altra proposizione detta conclusione, secondo il seguente schema:
Premessa maggiore + Premessa minore = Conclusione
Lidea di Aristotele che tutte le deduzioni, se stabilite rigorosamente, fossero sillogistiche. Dunque, ogni argomento se
esposto in modo sillogistico risulter automaticamente esatto. Questa concezione segna linizio della logica formale.
Principi logici. Sia A una proposizione e sia V linsieme delle proposizioni vere e F quello di quelle false.
(1) principio di non contraddizione: V F = .
(2) principio del terzo escluso: A V F.
(3) principio di verit per corrispondenza: la verit un concetto semantico che riguarda lo stato delle cose (lette-
ralmente: E vero dire che ci che , e che non ci che non dove la denizione di ci che si assume
primitiva).
9.3. Opere esoteriche ed essoteriche. Alla sua morte , i due gruppi di opere ebbero destini dierenti.
Quelle rivolte verso la scuola e scritte sotto forma di appunti (dette ESOTERICHE o ACROMATICHE) nirono
per cadere in disuso per via della loro "pesantezza" stilistica. Laggettivo "esoterico" ha a che fare con il mistero.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 11
Quelle nalizzate alla pubblicazione (ESSOTERICHE), uide e scorrevoli proprio perch dovevano essere pubbli-
cate. Ebbero enorme successo. Quelle esoteriche, come detto, erano troppo pesanti e ridondanti e nirono per
andare perdute.
Nella prima met del secolo Andronico di Rodi ritrov gli scritti esoterici andati perduti: riordin il tutto e cerc di tirare
fuori unedizione. I criteri per riordinare le opere sono innumerevoli ed uno dei pi usati senzaltro quello cronologico,
che neutro e nello stesso tempo coglie lautore nel suo svilupparsi e migliorarsi. Ma Andronico prefer riordinare per
argomenti, raggruppando tutti i libri che trattavano un determinato tema: logica, sica, etica. Tutto questo ebbe due
conseguenze:
(1) A sparire furono le opere essoteriche (quelle volte alla pubblicazione) , in quanto si cap subito che il vero Aristotele
era quello degli appunti scolastici.
(2) Ancora oggi abbiamo lordine che fu assegnato da Andronico e non quello eettivamente assegnato da Aristotele.
Non bisogna farsi ingannare, in quanto Aristotele ha scritto opere singole.
Non possiamo sapere quindi se quello di Andronico fu realmente lordine che diede Aristotele.
9.4. La critica alla teoria delle idee. Semplicando molto, Aristotele riteneva che non si potesse staccare la realt
dalle idee come faceva Platone. Per Aristotele la realt composta di forma e sostanza e non solo di forma (cio di idee)
come intendeva Platone. Tra laltro Aristotele nega lesistenza dellIperuranio e dunque le idee, in se stanti non esistono.
Uno degli argomenti pi forti che Aristotele muove contro Platone il cosiddetto argomento del terzo uomo: la teo-
ria delle Idee di Platone predicava lesistenza dellIperuranio, un mondo a parte, una regione del cosmo completamente
trascendente rispetto al mondo terreno, nella quale era conservata la pura forma ideale di ogni imperfetta forma terrena.
Aristotele afa la seguente osservazione: se deve esistere nellIperuranio lidea delluomo ideale, deve pur sempre esistere
lIdea ideale delluomo non ideale, di quelluomo imperfetto che costituisce la copia imperfetta delluomo perfetto. Si era
infatti detto che lIperuranio doveva contenere lIdea ideale di ogni aspetto della realt. Cos facendo, nellIperuranio
dovr esistere non solo la sola Idea ideale delluomo ideale, ma anche lIdea ideale delluomo che partecipa allIdea ideale.
Insomma, un gioco innito di rimandi a concetti nidicati uno nellaltro che produrrebbe una crescita innita ed espo-
nenziale delle Idee presenti nellIperuranio. Sicch anzich avere una sola idea di uomo cha avrebbe semplicato le cose,
ci troviamo una moltitudine innita di idee proliferanti che complicano ulteriormente le cose!
9.5. La verit dei fenomeni: sostanze ed universali. Sia Socrate che Platone avevano svalutato limportanza dei
fenomeni, cio dello studio delle cose che avvengono nella realt. Socrate aermava che lunica cosa importante era
linteriorit umana; Platone che tutto ci che si presenta alla nostra esperienza apparenza: la vera realt sono le idee.
Per Aristotele invece i fenomeni della realt hanno una loro verit interna che noi non conosciamo e quindi merita di essere
studiata. Una conseguenza di ci che le idee sono assolutamente inutili.
Cerchiamo di spiegarci meglio: Aristotele distingue tutte le cose in due categorie: sostanze ed universali. Le sostanze
sono gli oggetti della vita reale, gli universali sono i contenitori concettuali in cui raggruppiamo le sostanze (che poi
sarebbero le idee di Platone). Per esempio Napoleone una sostanza mentre uomo un universale. Ora, che rapporto
c tra questi due enti? Platone riteneva che lunica cosa che importasse fossero gli universali e che le sostanze fossero
apparenza. Ma Aristotele fa notare che, per esempio, il rosso ha seno di esistere solo perch esistono delle cose rosse.
Dunque lesistenza delluniversale implica lesistenza delle sostanza di quelluniversale. Il viceversa non vero: infatti
anche se non esistesse il concetto di rosso, le cose rosse continuerebbero comunque ad esistere. Dunque lidea del rosso
del tutto superua e allora tanto vale eliminarla.
10. crisippo (281 - 208 a. C.)
Fu discepolo di Cleante e suo successore a capo della scuola losoca dello Stoicismo; la sua sistematizzazione delle
dottrine stoiche, contenuta in circa 700 opere, lo fece diventare un secondo padre dello Stoicismo rendendo questa scuola
una delle pi inuenti nel mondo greco e romano per secoli. Fu anche autore di contributi importanti nella logica delle
proposizioni.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 12
10.1. Concezione della logica. Per Crisipppo la logica non era solo uno strumento delle scienze (come per Aristotele),
ma era una delle scienze.
Per Crisippo gli oggetti di studio della logica erano:
(1) La semiotica.
Lo studio dei segni.
(2) La sintassi.
Studia i modi diversi in cui le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione.
(3) La semantica.
Studia il signicato delle parole (semantica lessicale), degli insiemi delle parole, delle frasi (semantica frasale) e
dei testi.
10.2. Semiotica. Gli Stoici studiano la cosiddetta logica proposizionale, ossia la logica di proposizioni molto semplici
come ad esempio la neve bianca o rossa. Nella logica proposizionale le frasi sono molto semplici e sono costituite da
atomi (che sono sostantivi o attributi come neve, bianca ) collegati da connettivi logici (e, non, o, se...allora). Il fatto
che la frase sia vera o falsa dipende dai valori di verit associati agli atomi e dal tipo di connettivo usato per collegarli.
Pi formalmente, i segni (da cui appunto semiotica) che costituiscono le parti del linguaggio della logica proposizionale si
distinguono in:
Variabili proposizionali: p
1
, p
2
, . . . .
Sono indicate per la prima volta dagli Stoici con delle lettere; esse stanno al posto delle proposizioni e assumono
un valore di verit intrinseco. Ad esempio se p = la neve bianca e q = la neve rossa abbiamo che p vera
mentre q falsa (naturalmente il valore di verit dato seguendo il concetto di verit per corrispondenza con la
realt).
Connettivi logici: no, e, o, se...allora.
10.3. Sintassi. I segni non possono essere messi a caso insieme per formare le frasi. occorrono delle regole. Tali regole
vengono stabilite dalla sintassi. Pi specicamente gli stoici hanno avuto il merito di introdurre le regole del:
modus ponens.
Ovvero la regola formale secondo cui vero a e vero a b risulta vero anche b. In formule (a a b) b
contrapposizione.
E il principio logico secondo cui vale limplicazione (a b) (b a) mentre NON VALE assolutamente
limplicazione (a b) (a b).
dimostrazione dellassurdo.
Cio: (a assurdo) a. E chiaro che si usa il principio del terzo escluso (ossia a : a V F ).
10.4. Semantica. Gli stoici diedero delle denizioni di verit dei connettivi. Ci illustrato dalla seguente tabella.
a b a a b a b a b
V V F V V V
V F F F V F
F V V F V V
F F V F F V
Purtroppo per varie vicissitudini, il lavoro degli Stoici and completamente dimenticato no al 1950. Si dovr aspettare
il 1800 prima che vengano riscoperti indipendentemente questi principi da Boole.
11. Verit e dimostrabilit.
La dimostrazione moderna un processo sintattico, cio una manipolazione di segni secondo certe regole, che producono
certe conclusioni. Queste conclusioni non sono di per s ne false ne vere. Lo sono se al sistema formale in uso ci
appiccichiamo dei signicati semantici. Qui per verit si intende che lo stato di cose deve corrispondere alla realt.
Ad esempio si consideri l seguente teorema elementare di teoria degli insiemi
A B, B C A C
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 13
Questa proposizione non vera ne falsa semplicemente perch nella realt...non esistono gli insiemi!! Tuttavia la proposi-
zione precedente sintatticamente corretta.
Adesso per appiccichiamo ai simboli precedenti dei signicati (e quindi passiamo nel campo della semantica).
Supponiamo ad esempio che A rappresenti i Baresi, B gli italiani e C gli esseri umani. Allora la proposizione precedente
di fornisce una verit, ovvero che tutti i baresi sono umani.
Che rapporto c tra verit e dimostrabilit? Sappiamo che ogni dimostrazione vera. Il viceversa non vero (ad
esempio gli assiomi in una teoria sono veri ma non dimostrabili).
Per i Greci invece dimostrabilit e verit erano equivalenti e questo creava dei problemi. Ad esempio, si considerino gli
assiomi degli Elementi di Euclide
(1) Tra due punti qualsiasi possibile tracciare una retta.
(2) La linea retta si pu prolungare indenitamente.
(3) Dato un punto e una lunghezza, possibile descrivere un cerchio.
(4) Tutti gli angoli retti sono uguali.
(5) Se una retta taglia altre due rette determinando dallo stesso lato angoli interni la cui somma minore di quella di
due angoli retti, prolungando le due rette, esse si incontreranno dalla parte dove la somma dei due angoli minore
di due retti.
Questi assiomi erano considerati veri nel senso che nella vita reale sembravano evidenti. Tuttavia il quinto sembrava
meno evidente degli altri. Poich per i Greci una cosa era evidente (e quindi vera) o dimostrabile, essi tentarono per
anni di dimostrarlo, senza successo.
12. Eudosso di Cnido (408-355 a.C.).
Allievo di Platone. Ha il merito di aver scoperto un metodo per poter confrontare i rapporti. Infatti, ricordiamo che la
scoperta di rapporti incommensurabili aveva portato al problema di come misurare tra loro rapporti incommensurabili.
Eudosso da la seguente denizione:
a : b = c : d m.n Z
_
ma nb mc nd
+bf
+cf = g
con g data. sotto opportune ipotesi sulla g, facile vedere che una funzione trigonometrica o esponenziale soddisfa la
condizione precedente. Per cui era lecito aspettarsi che le funzioni trigonometriche apparissero nelle soluzioni di equazioni
dierenziali.
Uno delle prime equazioni dierenziali che si studiarono furono quelle delle onde. Data la rappresentazione geometrica
delle onde sinusoidale, era, anche in questo caso, ovvio aspettarsi che le soluzioni coinvolgessero funzioni trigonometriche.
Tuttavia Fourier scopri che le funzioni trigonometriche andavano altrettanto bene per risolvere lequazione del calore, che
non ha per niente una rappresentazione sinusoidale ( ma tutto sommato lineare)! Pi precisamente Fourier scopre che
20
La geodesia una disciplina appartenente alle scienze della Terra che si occupa della misura e della rappresentazione della Terra, del suo
campo gravitazionale e dei fenomeni geodinamici (spostamento dei poli, maree terrestri e movimenti della crosta).
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 29
ogni funzione f periodica poteva essere rappresentata sotto questa forma
f (x) =
a
0
2
+
n=1
a
n
cos (nx) +b
n
sin (nx)
dove
n N a
n
=
1
e
iqx
_
+
f (y) e
iqy
dy
_
che estende questo concetto anche nel caso di funzioni non periodiche.
23.4. Bolzano, Bernard (1781 - 1848). Comincia ad accorgersi di alcuni problemi fondanti la matematica; egli scrive:
Se mai vogliamo costruire un rigore nello sviluppo dellanalisi, che ormai a base algebrica, non ci basta pi lintuizione
geometrica, ma dobbiamo avere un rigore sintattico e linguistico. Bolzano non sviluppa ancora un simbolismo ecace
per la matematica, ma comincia ad avere le prime idee sulla costruzione di una logica che sia in grado di analizzare
rigorosamente i procedimenti di tipo algebrico-analitico. Questa concezione sta alla base dei suoi pi importanti teoremi:
il T. di Bolzano-Weierstrass
21
e il teorema degli zeri. In particolare nel T. degli zeri egli si propone di dimostrare una
proposizione che geometricamente ovvia ma....analiticamente no! Per far ci ricorre allinvenzione dellestremo superiore
e ad altri tecnicismi che gli consentono di arrivare non solo alla soluzione dello specico problema, ma di cominciare a
sviscerare le parti pi profonde dellanalisi.
23.5. Gauss, Carl Friedrich (1777 - 1855). Senza alcun dubbio uno dei pi grandi matematici della storia. Gauss
pubblic pochissimo a causa della suo estremo perfezionismo. Questo costituiva un motivo di forte disagio per i suoi
contemporanei i quali, nel momento della pubblicazione di una nuova scoperta, temevano che Gauss se ne uscisse dicendo:
lo sapevo da anni!.
Gauss aveva capito perfettamente la necessit del passaggio da una matematica intuitivo-geometrica ad una matematica
logico-algebrica. Egli cos si esprime in merito alla questione: Dobbiamo umilmente ammettere che mentre il numero
un prodotto del nostro spirito, lo spazio una realt esterna alla nostra mente, cosicch noi non possiamo completamente
descrivere le sue propriet a priori. Si ritrova molto del vocabolario kantiano.
Nel 1799, a soli 22 anni, nella sua tesi di dottorato dimostr il teorema fondamentale dellalgebra. Molti matematici
avevano provato a dimostrarlo tra cui dAlembert ed Eulero, ma avevano fornito delle dimostrazioni incomplete. Ironica-
mente, la dimostrazione di Gauss non accettabile, in quanto essa faceva implicitamente utilizzo del teorema della curva
di Jordan. Ad ogni modo, Gauss produsse negli anni quattro diverse dimostrazioni, lultima, generalmente precisa, nel
1849, chiarendo il concetto di numero complesso strada facendo.
Gauss fu il primo grande aritmetico; il suo libro pi famoso sono le Disquisitiones Arithmeticae che trattano di teoria
dei numeri teoria dei numeri. In esso spiccano lintroduzione del simbolo per la congruenza e la dimostrazione che un
eptadecagono regolare pu essere costruito con riga e compasso.
Un altro risultato importante quello di metrica intrinseca. Consideriamo una supercie
22
S =
_
(x, y, z) R
3
|f (x, y, z) = k
_
.
Possiamo studiare tante propriet di questa supercie, come ad esempio il raggio di curvatura. Per Gauss prova che
possiamo anche fare un altra cosa: possiamo assegnare su questa curva altre due variabili indipendenti u, v. Quindi, ad
esempio, la terra pu essere vista come una supercie in R
3
oppure come una supercie descritta da due sole variabili u, v
che stanno sulla sfera. Questa sostituzione porta ad un abbassamento della dicolt dei problemi. Quello che scopr Gauss,
fu che si possono studiare tutte le propriet metriche di questa supercie senza conoscere la sua eettiva collocazione nello
spazio. Questo fatto aprir le porte alle cosiddette geometrie non Euclide.
23.6. Le geometrie non euclidee. Nella concezione euclidea, un asserto era ritenuto vero o se era dimostrabile o se
era assolutamente ovvio, dove per ovvio si intende proprio nella vita reale. Ad esempio, il fatto che il cielo fosse blu
era ritenuta una realt ovvia, perch bastava guardare gli occhi al cielo per vericarla. Anche le verit di tipo astratto
erano prese come vere se potevano essere indotte dalla natura. Per questo i postulati di Euclide erano ritenuti veri. Verit
21
Ogni successione reale limitata ammette un estratta convergente.
22
Ad esempio S potrebbe essere una sfera di raggio 1, cio S =
(x, y, z) R
3
|f (x, y, z) = 1
dove f : R
3
R e f (x, y, z) := x
2
+ y
2
+ z
2
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 30
e dimostrabilit per Euclide erano equivalenti. Ora, il problema stava nel fatto che mentre i primi 4 postulati venivano
ritenuti assolutamente ovvi e dunque veri, il 5 dava problemi, nel senso che non sembrava davvero ovvio. Ma se non era
ovvio doveva essere dimostrato! Gauss prov per anni nellimpresa, come latri prima di lui. Tuttavia alla ne si rese
conto che questo principio era indipendente dagli altri 4. Quindi non poteva essere dedotto da questi. Non solo, ma se si
eliminava il 5 postulato ne risultavano geometrie diverse da quelle euclidee.
Gauss tuttavia non pubblic mai niente per paura del clamore causato dallincomprensione della scoperta di quel
sistema che egli stesso prima den "antieuclideo", poi "astrale", e inne "non euclideo". In quel tempo infatti, dominava
il pensiero losoco di Immanuel Kant (1724-1804), secondo cui lesame dei giudizi permetteva di giusticare il fondamento
delle verit scientiche necessarie e universali. Kant ritenne che i teoremi e i postulati della Geometria euclidea fossero
aermazioni sintetiche a priori. Quindi elaborare una nuova geometria in cui valeva la negazione del quinto postulato
voleva dire negare la verit e lunicit della Geometria Euclidea che esiste a priori nella nostra mente come strumento per
la conoscenza della realt. Negli anni in cui Gauss pervenne a dei risultati, una tale considerazione avrebbe sconvolto gli
ambienti scientici e sarebbe stata ritenuta assurda.
Ci che si sa delle ricerche gaussiane sulla Geometria non Euclidea tratto dalle lettere agli amici , da due brevi
recensioni apparse sul "Gottingische gelehrte Anzeigen" del 1816 e del 1822 e da alcune note del 1831 trovate fra le sue
carte dopo la morte. Gauss disse allamico Schumacher che n dal 1792 (quando aveva quindici anni), si era fatto lidea
che fosse possibile lesistenza di una geometria logica in cui non fosse valido il postulato euclideo delle parallele.
Nel 1831 Gauss ricevette dallamico e matematico Wolfgang Farkas Bolyai (1775-1856) una copia di un trattato sulla
Geometria non Euclidea che di l a poco sarebbe stata pubblicata dal glio Jnos Bolyai(1802-1860) come appendice di
un lavoro del padre. Sollevato sul futuro della Geometria non Euclidea, Gauss interruppe i suoi studi a riguardo. Vanni
citati comunque i formali scopritori delle geometrie non euclidee Bolyai e Lobachevski. Ci sono de tipi di geometrie non
euclidee.
(1) Geometria ellittica.
Il V postulato viene sostituito con: Data una retta e un punto fuori di essa non esiste nessuna parallela alla retta
data passante per quel punto.
Esempio: sfera.
(2) Geometria iperbolica.
Il V postulato viene sostituito con: Data una retta e un punto fuori di essa esistono innite parallele alla retta
data passante per quel punto.
Esempio: sfera.
Queste geometrie non trovarono subito un grande sostegno tra i matematici perch si era ancora convinti che in qualche
modo la geometria dovesse essere una rappresentazione della realt cos come appare ai nostri occhi nella sua forma pi
ingenua. Per cui, visto che non si riuscivano a trovare modelli reali consistenti esse vennero trascurate. Poco importa se
dal punto di vista logico esse non sono contraddittorie. Questo perch si consideravano ancora sintassi e semantica come
una cosa sola. La semantica della geometria era la realt sensibile. Per cui avevamo due geometria che sintatticamente
erano corrette ma non lo erano semanticamente.
23.7. Cauchy, Augustin-Luis (1789 - 1857). Matematico dotato di enorme precisione e rigore; dobbiamo a lui la
formalizzazione moderna del concetto di limite che egli pose giustamente alla base di tutta la teoria del calcolo innitesi-
male. Egli riusc cos a divincolarsi dal ricorso alla geometria, agli innitesimi o alle ussioni, generando nalmente una
matematica libera dalle contraddizioni del passato. Di seguito il concetto di limite secondo Cauchy
Quando i valori successivi attribuiti ad una funzione si avvicinano indenitamente ad un valore ssato,
cos che niscono col dierire da esso per una quantit piccola quanto si vuole, questultimo viene detto
limite di tutti gli altri.
Anche la denizione di derivata e di funzione continua data da Cauchy praticamente quella moderna. Come ci si pu a
questo punto aspettare, Cauchy releg il dierenziale ad un ruolo minore, anche se era ben conscio della facilit operativa
che esso comportava.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 31
Fu il primo a porsi il problema della convergenza di una serie. Egli condivide con Bolzano il merito di aver dato limpulso
alla matematica del rigore, attenta ai particolare e moderna come concezione. Consideriamo ad esempio le denizioni di
Cauchy e Bolzano in merito alla continuit:
Continuit per Bolzano: f continua in x se la dierenza f (x + x) f (x) minore di ogni quantit data,
per x sucientemente piccolo.
Continuit per Cauchy: quando il limite coincide con il valore della funzione, la funzione si dice continua .
23.8. La concezione di funzione continua.
Nel 700 la funzione era continua se era descritta da una sola espressione algebrica. Dunque la funzione
|x| :=
_
_
_
x x 0
x x < 0
non era ritenuta continua.
Nel 700 abbiamo la moderna concezione di continuit.
24. kant
Immanuel Kant (1724-1804) nasce, vive e muore a Konigsberg in Germania.
24.1. Razionalismo ed empirismo. Il razionalismo (dal termine latino ratio, ragione) una corrente losoca basata
sullassunto che la ragione umana pu essere la fonte di ogni conoscenza. In generale i loso razionalisti sostengono che,
partendo da principi fondamentali, individuabili intuitivamente o sperimentalmente ( es. gli assiomi della geometria ), si
possa arrivare tramite un processo deduttivo ad ogni altra forma di conoscenza. Ad esempio, se intendiamo la conoscenza
come il procedere di tutti i fenomeni nella terra e delluniverso, se si riuscissero a trovare i principi della Fisica si potrebbe
dedurre da questi, per mezzo del solo intelletto, ogni tipo di fenomeno e quindi di conoscenza. Alcuni loso razionalisti
sono: Pitagora, Socrate, Platone, Aristotele, Cartesio.
Il razionalismo si contrappone all empirismo, secondo il quale la fonte della conoscenza risiede nellesperienza sensibile.
Empirismo, dal greco empeiria, "esperienza", designa lorientamento di quelle dottrine losoche che:
(1) individuano nellesperienza la fonte e lorigine delle conoscenze, negando la presenza delle idee innate.
(2) ritengono che la conoscenza proceda dalla sensazione al concetto: Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in
sensu (detto ripreso da Locke). Indica in et moderna la corrente losoca, disomogenea al suo interno, che ha in
Locke, Guglielmo da Ockham e Hume i suoi maggiori esponenti. Per gli empiristi lesperienza sia la fonte della
conoscenza sia la prova della verit e della falsit di una tesi.
La polemica fra razionalismo ed empirismo si svilupp soprattutto nel corso dei secoli XVI e XVII, cio nel periodo in cui
nacquero e si consolidarono le moderne scienze naturali. Il testo originario di critica allempirismo il "Teeteto" platonico
in cui si aerma che i dati sensoriali non hanno signicato se non assunti da un"anima" gi in possesso, a priori, di forme
ideali o concettuali che le forniscono di interpretare lesperienza. Al centro di quel dibattito vi fu appunto il problema del
metodo, ossia della ricerca delle procedure giusticative della scienza stessa ("metodo" signica linsieme di regole capaci
di guidare la mente nella acquisizione di conoscenze scientiche).
I razionalisti partono dalla convinzione che le conoscenze veramente valide sono prodotte dallattivit della mente, la
quale non ha bisogno dei dati forniti dallesperienza sensibile (ossia del vedere, sentire, toccare, ecc.). Alcuni razionalisti
sono anche innatisti, cio suppongono che luomo porta in se stesso n dalla nascita, e quindi prima di ogni esperienza,
determinate idee o princpi conoscitivi
23
. Nel pensiero moderno la tematica dellinnatismo stata abbandonata, ma gi
nel Seicento i razionalisti, a cominciare da Cartesio, avevano cercato di trovare altrove il fondamento giusticativo del
modo di procedere razionalistico. Tuttavia, per un razionalista, questo "altrove" non pu che stare nella mente umana. Si
tratta in sostanza di ammettere che le strutture mentali e le forme in cui esse trovano applicazione nellattivit conoscitiva
sono a priori rispetto allesperienza. Questa appunto la strada percorsa soprattutto da Leibniz e da Kant, secondo i
23
Ad esempio innatistica la posizione di Platone, il quale spiega la capacit del pensiero di cogliere la forma universale e concettuale delle cose
empiriche mediante lanamnesi, cio il ricordare (sotto lo stimolo dellesperienza) la visione delle pure essenze o idee che lanima ebbe prima di
incarnarsi nel corpo.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 32
quali, se vero che nellintelletto non c nulla prima delle eettive esperienze conoscitive, anche vero che c lintelletto
stesso con le sue forme e le sue strutture, le cui regole non dipendono dallesperienza.
Certo comunque che per i razionalisti la conoscenza deve iniziare dalle idee universali della mente e procedere successi-
vamente in modo deduttivo, ossia ricavando da esse tutto ci che vi di razionalmente implicito. La via del procedimento
deduttivo implica necessariamente il rispetto del principio di coerenza, ossia la mancanza della contraddizione. La dedu-
zione, per dirla con altre parole, si congura come uninferenza, ossia un passaggio da una conoscenza ad unaltra, che
va dal generale al particolare. La forma pi celebre di deduzione il sillogismo aristotelico, ovvero un procedimento che
consta di tre proposizioni: la prima (detta premessa maggiore) una proposizione universale e aermativa; la seconda
(detta premessa minore) anchessa aermativa, ma di tipo particolare; la terza (detta conclusione) quella che nasce
come conseguenza dellaccostamento delle due premesse. Un esempio notissimo il seguente: "Tutti gli uomini sono
mortali; Socrate un uomo; dunque Socrate mortale"). Risulta per evidente il carattere tautologico del procedimento
sillogistico: infatti, quando si detto che tutti gli uomini sono mortali, superuo aggiungere che anche Socrate lo .
Inoltre occorre notare che, attenendosi scrupolosamente al suo schema, il sillogismo sempre formalmente esatto, ma
vero soltanto se le sue premesse sono vere. Ad esempio il seguente sillogismo: "Tutti gli uomini sono poeti; Tremonti un
uomo; dunque Tremonti un poeta" un sillogismo formalmente esatto, ma decisamente falso. Cio una cosa la verit
nel senso che il sillogismo corretto un altra cosa la verit nel senso che laermazione del sillogismo vera. Ci sono
due piani di verit.
Come detto, al razionalismo si oppone lempirismo. Lempirismo un metodo conoscitivo che assegna un ruolo centrale
allesperienza sensibile, nel senso che solo grazie ad essa possibile procedere alla elaborazione di concetti e alla costruzione
del pensiero losoco e scientico. Nel pensiero antico la tesi secondo cui non c nulla nellintelletto che prima non sia
stato nei sensi incontr molti sostenitori. Lo stesso Aristotele, il cui pensiero si fonda in realt su un intreccio di
razionalismo ed empirismo, ne fu profondamente inuenzato (a lui si deve ad esempio la prima analisi sistematica della
sensazione), ed ancora pi esplicitamente empirista fu la strada seguita dalla losoa in et ellenistica, quando la scuola
epicurea e quella storica si trovarono concordi nellattribuire alle sensazioni il carattere rivelatore della vera essenza delle
cose.
La pi radicale contestazione dellempirismo nel mondo antico venne condotta da Platone (soprattutto nel Teeteto):
e ci ovvio in quanto, se per gli empiristi la nostra anima una tabula rasa, per Platone essa invece gi fornita
di idee innate. Lempirismo trov gi agli inizi dellet moderna, cio agli albori della scienza propriamente detta, un
esponente qualicato in Francesco Bacone. Ma la sua pi completa formulazione fu elaborata da John Locke, che nel suo
Saggio sullintelletto umano, contestando linnatismo, scompose le idee presenti nella mente riconducendole a tre grandi
categorie: semplici, complesse e astratte. Le idee semplici sono il frutto evidente delle sensazioni, le basi atomistiche
della conoscenza, mentre le idee complesse sono il risultato si una riessione della mente che, sotto laccostamento di idee
semplici (per esempio un colore, una forma, un peso) cerca di identicare una sostanza (per esempio un tavolo). Tuttavia
le idee complesse, secondo Locke, non possono garantirci la formulazione di giudizi certi, ma contengono solo elementi
valutabili sul piano della probabilit.
Se poi ci si sposta alle idee astratte o generali, per Locke siamo davanti a dei puri e semplici nomi, a delle metafore
astratte alle quali non corrisponde alcuna realt oggettiva: esse ci servono, sono utili al nostro pensiero, ma nella lo-
ro essenza sono solo dei segni linguistici, necessari alla comunicazione tra gli uomini (alla categoria delle idee astratte
appartengono anche le dimostrazioni della matematica). Sulla via aperta da Locke si posero vari pensatori, tra i quali
David Hume, uno dei pi importanti esponenti del relativismo losoco, e pi tardi John Stuart Mill, per il quale lintera
conoscenza di origine empirica ed il metodo su cui essa fondata linduzione. Infatti, secondo Stuart Mill, gli stessi
procedimenti deduttivi partono da premesse generali che per altro non possono essere che generalizzazioni pi o meno
fondate di osservazioni empiriche (ad esempio laermazione tutti gli uomini sono mortali solo una generalizzazione
dei casi di morte osservati da tutti gli uomini).
Le stesse verit logiche e matematiche sono generalizzazioni di alcune esperienze di spazio e di relazione tra oggetti.
La generalizzazione induttiva a sua volta fondata sullidea della uniformit della natura e della regolarit dei fenomeni
naturali: il passaggio da osservazioni su un numero limitato di casi ad aermazioni sulla totalit dei dati possibili regge
solo sullidea che la natura abbia delle leggi. E qui sta il punto fondamentale: la natura veramente soggetta a leggi,
o siamo noi a pensarlo? E, nel primo caso, come possibile per luomo conoscerle? Nel secondo caso, come pu luomo
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 33
formulare ipotesi che non hanno corrispondenza con la realt? (
24
).
Il contrasto fra razionalismo ed empirismo tra quelli che, nella storia della losoa, per chi studia losoa, suscita il
dubbio se si possa conoscere qualcosa con certezza oppure no. E questo dubbio aumenterebbe se si provasse a immaginare
che forse la mente delluomo qualcosa che non nemmeno ci che crede di essere; e che la realt possa essere qualcosa
di diverso da ci che appare ai nostri sensi.
24.2. La critica della ragion pura: giudizi analitici e sintetici. Scopo del libro dimostrare che, per quanto la
nostra conoscenza non possa in alcun modo fare a meno dellesperienza, nondimeno in parte a priori, cio non dedotta
dallesperienza. Questa chiaramente una posizione unicante lempirismo e il razionalismo.
Il giudizio corrisponde per Kant allunione di un predicato ed un soggetto tramite una copula
25
. Egli distingue quindi
i giudizi analitici a priori, i giudizi sintetici a posteriori e i giudizi sintetici a priori.
(1) giudizio analitico a priori.
Sono quei giudizi in cui il signicato del predicato e gi contenuto nel soggetto (a questo si riferisce il termine
analitico). Ad esempio: Il triangolo ha tre angoli. Il termine a priori si riferisce al fatto che il signicato del
soggetto conosciuto, appunto, a priori, cio senza far ricorso allesperienza. Nel nostro caso, il triangolo ha per
denizione 3 lati.
Si capisce a questo punto che ogni giudizio di questo tipo una tautologia. Sono allora inutili? No! Servono a
spiegare meglio il contenuto dellinformazione gi racchiusa nel soggetto. Questo il tipo di giudizio usato dai
razionalisti.
(2) giudizio sintetico a posteriori.
Sono quei giudizi in cui il predicato aggiunge qualcosa di nuovo rispetto al contenuto informativo del soggetto
(sintetico). Inoltre il giudizio non pu essere pronunciato senza aver fatto esperienza (a posteriori ). Ad esempio:
questa coppa pesante. Il fatto che la coppa sia pesante non necessariamente vero. Dunque il predicato ci dice
qualcosa di nuovo. Inoltre il fatto che la coppa sia pesante si pu aermare solo dopo averla tenuta in mano, cio
solo dopo aver fatto esperienza.
Si noti che nellesempio la caratteristica pesante del tutto qualitativa. Dunque questo tipo di giudizi non hanno
una caratteristica di universalit. Questo il tipo di giudizio usato dagli empiristi.
(3) giudizio sintetico a priori.
Sono quei giudizi in cui il predicato aggiunge qualcosa di nuovo rispetto al contenuto informativo del soggetto
(sintetico) ma il giudizio pu essere pronunciato senza aver fatto esperienza (a priori ).
Ad esempio: due pi tre fa cinque. Questa frase (naturalmente si suppone di pronunciarla a qualcuno che ancora
non sa far di conto) da a chi la ascolta la nuova informazione (fa cinque). Tuttavia essa presenta caratteristiche di
universalit che non dipendono in alcun modo dallesperienza. Tutti i teoremi della matematica pura appartengono
a questa categoria.
24.3. Il soggetto conoscente. Quindi i giudizi sintetici a priori ci danno delle informazioni nuove che non derivano dalla
natura, cio dallesperienza. Ma allora da dove derivano? Kant a questo punto mette in gioco un nuovo ingrediente: il
soggetto conoscente. Esso non pi un osservatore passivo che si limita a descrivere i fenomeni pi superciali che la
natura gli propone, ma ha un atteggiamento attivo: esso sperimenta, come per interrogare la natura e costringerla a dargli
delle risposte. Con il giudizio sintetico a priori, il soggetto ottiene nuova conoscenza, ma deducendola mediante il suo
24
Mia: qui non si sta considerando il fatto che la realt possa essere una serie di casi pi o meno probabili. In questo senso, linduzione sarebbe
possibile non perch vera ma perch probabilmente vera.
25
In grammatica, si dice copula la funzione svolta dal verbo essere quando esso si trova in posizione intermedia tra un sostantivo e una parte
nominale, la quale serve a denire il soggetto e pu essere costituita da un attributo, un sostantivo o una parte del discorso sostantivata.
Quando il verbo "essere" svolge la funzione di copula, esso, unitamente alla parte nominale che lega, viene denito predicato nominale; in caso
contrario, esso predicato verbale.
Ad esempio, nella frase:
Marco un bravo ragazzo,
si ha che Marco funge da soggetto, funge da copula e un bravo ragazzo la parte nominale (altres detta nome del predicato). Il sintagma "
un bravo ragazzo" pertanto, in questa frase, il predicato nominale.
Al contrario, nella frase:
Marco nella squadra di calcio del paese,
il verbo "essere" predicato verbale, in quanto non descrive il soggetto (mediante luso di sostantivi o attributi), ma ha piuttosto il senso di
"gioca" (nella squadra di calcio).
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 34
intelletto. Secondo Kant il mondo esterno ci fornisce solo la materia prima per le sensazioni, ma il nostro apparato
mentale che dispone tale materia nello spazio e nel tempo e che ci fornisce i concetti per mezzo dei quali comprendiamo
lesperienza. Ne consegue che se avessimo un cervello strutturato diversamente vedremmo il mondo in modo diverso.
Dunque il mondo di per se soggettivo, non conoscibile.
24.4. Il determinismo. Nasce in questo periodo, ed la teoria secondo la quale uno scienziato con le sue leggi della
natura in grado di prevedere sia il futuro che il passato (note le condizioni iniziali).
24.5. Una matematica indipendente - ci vuole pi rigore! Se nel 700 il matematico era ancora, almeno per met,
un sico, che cercava nella realt lorigine della sua indagine, nell800 questa barriera crolla completamente. Il matematico
diventa libero di creare ed esplorare il suo mondo astratto, senza preoccuparsi minimamente delleventuale collegamento
con la realt. Arriva la scissione totale tra sica e matematica. Nasce il problema di denire bene i fondamenti della
matematica stessa. Inoltre era necessario un salto di rigore, nel senso che la faciloneria con il quale si era stati abituati a
trattare i problemi della matematica aveva generato non pochi paradossi. Ad esempio, sappiamo che Newton era persuaso
di poter trattare le serie come se fossero somme nite. Ma si consideri il ragionamento seguente:
ln 2 = 1
1
2
+
1
3
1
4
+...
dividendo per 2
ln 2
2
=
1
2
1
4
+
1
6
1
8
+...
e sommando le due uguaglianze
3
2
ln 2 =
_
1
1
2
+
1
3
1
4
+..
_
+
_
1
2
1
4
+
1
6
1
8
+...
_
= ln 2
e quindi
3
2
ln 2 = ln 2
che assurdo. Come mai? Eppure le serie sono convergenti! Questo perch non sono assolutamente convergenti e quindi
(lo prover Dirichlet) non vale la propriet commutativa.
25. seconda meta del 1800 e 1900
I grandi matematici di questepoca sono: Weierstrass, Riemann, Dedekind, Cantor. Per le funzioni a variabile complessa
ci saranno due spiriti dierenti: quello di Weierstrass, che costruir le funzioni analitiche a partire dalle serie di potenze,
e quello di Riemann che le costruir in modo puramente geometrico (superci di Riemann).
In questo periodo tre saranno i concetti fondamentali che risulteranno centro di dibattito:
(1) il numero reale.
(2) la continuit.
(3) linnito.
25.1. Il numero reale. Fino alla met dell 800, lapproccio di Stevino no era stato sottoposto ad ulteriori indagine.
Infatti no ad allora la matematica era ritenuta sempre e comunque un riesso della realt. E allora, il fatto che in qualche
modo si vivesse in una realt continua bastava a giusticare lesistenza del numero reale. Ma nell800 la matematica pura
si distacca dalla realt. E quindi necessaria una denizione. In primis ci prova Cauchy:
Due successioni monotone, una crescente, laltra decrescente di numeri razionali che hanno limite comune,
e che sono approssimazioni rispettivamente per difetto e per eccesso di
2 si incontrano proprio in
2
che il loro limite comune.
In pratica lidea di Cauchy che il numero reale sia il limite di due successioni di numeri razionali del tipo sopra descritto.
Sembra che tutto funzioni. Ma in realt, Weierstrass vi scopre un punto debole: egli scopre che Cauchy dimostra lunicit
di tale limite ma non lesistenza. Il fatto che Cauchy conserva ancora, dentro di se, un idea geometrica del continuo e
quindi gli sembra ovvio che tale limite esista. Ma non cos e infatti Weierstrass riuta la dimostrazione.
Un decisivo passo in avanti viene compiuto circa nel 1870 da Meray. Innanzi tutto, danno una nuova denizione di
limite che fa uso solo di quantit razionali (in modo da staccarsi dal vizio logico in cui era caduto Cauchy). Poi dimostra
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 35
che i limiti delle successioni convergenti nel senso precedente erano o numeri reali oppure dei numeri ttizi. Poi prov che
tali numeri ttizi potevano essere ordinati. Tali numeri ttizi sono quelli che oggi chiameremmo irrazionali. Poi denisce
il numero reale come limite della successione. Ragionamenti molto simili verranno fatti da Cantor, mentre Weierstrass
ragion in modo molto pi complicato (a partire dalle serie) ma giunse ad un risultato equivalente. Tali formulazioni erano
gi logicamente corrette. Ma si sa che ai matematici piace stare comodi, e dunque a queste proposte stata preferita quella
di Dedekind. Per risolvere il problema, Dedekind cambi completamente punto di vista: invece di cercare di risolvere
lapproccio di Cauchy, egli si domando pi semplicemente: In che cosa la continuit dei punti di una linea dierente dai
razionali? Galileo e Leibniz ritenevano, erroneamente, che la diversit fosse nella densit dei punti di una linea continua.
Egli giunse alla conclusione che ogni punto di una linea continua ha la propriet di separazione. Vediamo, nel linguaggio
odierno come si costruisce R a partire da Q con il metodo di Dedekind.
Consideriamo linsieme totalmente ordinato (Q, <).
Un taglio in Q una coppia (A, B) tale che A < B, A B = Q, A, B = . Denotiamo con T linsieme dei tagli su
Q. Se (A, B) T linsieme A si dice sezione inferiore e linsieme B si dice sezione superiore del taglio. Osserviamo che
se A ammette massimo allora B non ammette minimo. Diremo che (A, B) una lacuna se A non ammette massimo e
B non ammette minimo. Poniamo allora
I := {(A, B) | (A, B) una lacuna }
che chiameremo insieme dei numeri razionali. Deniamo inne linsieme dei numeri reali come
R := Q I
Chiaramente con questa denizione, la propriet di continuit dei reali diventa: Ogni insieme di R non vuoto e limitato
superiormente, ammette estremo superiore in R.
Nellantichit invece il concetto di continuo era: Ci che pu essere diviso allinnito che ricorda un po la pi debole
densit.
25.2. Trasformazioni geometriche. Klein classica le geometrie in base agli invarianti.
(1) geometria euclidea.
Le trasformazioni sono rotazioni e traslazioni che lasciano invariante la distanza.
(2) geometria ane.
Le distanze non sono pi invarianti
(3) geometria proiettiva.
Il rapporto lunico invariante. Gli invarianti sono pochissimi.
25.3. Assiomatizzazione. Vediamo brevemente una ricapitolazione del concetto di assioma.
(1) Postulati euclidei.
Per Euclide lassioma una verit assolutamente ovvia e indotta dalla realt.
(2) Scompaiono in Leibnitz.
Infatti per Leibniz lunico assioma il principio di non contraddizione. Tutte le denizioni sono equivalenze. Egli
tuttavia commette degli errori non considerando la propriet associativa (aveva ancora una visione condizionata
dalla geometria).
(3) Ricompaiono nell800 con lassiomatizzazione dellanalisi.
Questo perch si passa da una dimostrazione basata su verit indotte dallesperienza a verit dedotte da stringhe
di segni che non hanno, a priori, nessuna propriet.
Si assiste a questo punto a due tipi di assiomatizzazioni: quella dellanalisi (che varr indotta da quella dellaritmetica
fatta da Peano) e quella della geometria (che verr fatta da Hilbert).
25.4. Cantor, Georg (1845 - 1918). Cantor il creatore della teoria dellinnito come oggi la conosciamo e che alla
base del pi grosso problema fondazionale della matematica ancora aperto: lipotesi del continuo.
Partiamo dal concetto di cardinalit: per Cantor due insiemi hanno la stessa cardinalit se possono essere messi in
corrispondenza biunivoca. Sappiamo che N il pi piccolo degli insiemi inniti. Altri insiemi numerabili sono:
N {insieme nito}
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 36
p N
N ... N
. .
pvolte
numerabile.
p N
N
p
= N ... N
. .
pvolte
numerabile.
2
N
F
:= {A N|A nito} numerabile.
F
{0,1}
:= {(x
n
)
n
{0, 1} | (x
n
)
n
nita} numerabile.
:= {alfabeto con cui costruire tutte le formule di logica} numerabile.
n N A
n
numerabile
nN
A
n
numerabile.
I
a
:= {x R|x irrazzionale algebrico} numerabile.
I seguenti insiemi invece non sono numerabili:
2
N
:= {A|A N}
N
N
:= {f : N N}
I
T
:= {x R|x irrazzionale trascendente}
R
Proviamo, ad esempio, che
Teorema 1. N
N
:= {f : N N} non numerabile.
Dimostrazione. Supponiamo per assurdo che X := N
N
sia numerabile. Sia X =: {x
0
, x
1
, x
2
, ..., x
n
, ...} e supponiamo che
n N x
n
= (x
n
k
)
kN
. Deniamo la funzione f : N N tale che
n N f (n) := x
n
n
+ 1
Osserviamo che f (0) = x
0
0
+ 1 = x
0
0
= x
0
(0) f = x
0
. Analogamente, k N f = x
k
f / X assurdo!!
Osserviamo, fra laltro che questo teorema sconvolge la concezione di funzione che si aveva n dal 700, periodo nel
quale si credeva che linsieme delle funzioni fosse identicabile con N.
Vediamo ora qualche altro risultato importante.
Denizione 2. Sia X un insieme. Si chiama insieme delle parti di X linsieme
2
X
:= {A|A N}
Teorema 3. X insieme |X| <
2
X
.
Dimostrazione. Se X = 2
X
= {} |X| = 0 < 1 =
2
X
.
Supponiamo X = . Vogliamo provare che |X| <
2
X
ossia che
_
|X|
2
X
_
.
Ragioniamo per assurdo e supponiamo che |X|
2
X
.
Poich ovviamente |X| 2
X
abbiamo che |X| = 2
X
. Sicch esiste una f : X 2
X
bigettiva. Quindi x X f (x)
2
X
ovvero f (x) un certo sottoinsieme di X. Allora lecito chiedersi se x sta oppure no in f (x). Consideriamo linsieme
H := {x X|x / f (x)}
Poich H X H 2
X
x
0
X f (x
0
) = H.
Poich x
0
X = H H x
0
H oppure x
0
/ H.
Se x
0
H x
0
/ f (x
0
) x
0
/ H (perch f (x
0
) = H). Assurdo!
Se x
0
/ H x
0
/ f (x
0
) (perch f (x
0
) = H) x
0
H. Assurdo!
Corollario 4. Non esiste linsieme di tutti gli insiemi.
Dimostrazione. Sia, per assurdo X linsieme di tutti gli insiemi. Allora 2
X
X
2
X
2
N
= |R|.
Dimostrazione. Proviamo equivalentemente che
2
N
= |[0, 1[| .
Sia x [0, 1[. Allora x
1
, ..., x
n
, .. {0, 1} tali che x = 0.x
1
x
2
...x
n
....Deniamo
f
x
: N {0, 1}
n x
n
= f
x
(n)
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 37
e poi, posto A := {h|h : N {0, 1}} , deniamo
g : [0, 1[ H
x f
x
2
N
2
N
= |R|.
25.4.1. Numeri cardinali transniti. Quindi se ora poniamo P (N) := 2
N
e poi
k N s
k
:= |P (P (.... (P (N))))|
otteniamo una successione di numeri transniti tali che
s
0
< s
1
< ... < s
k
< ...
25.4.2. Numeri ordinali transniti. Sia ora = s
k
per qualche k N. Quindi
=
P (P (....P (N)))
. .
kvolte
Sia
[] :=
_
_
< | < una relazione dordine su P (P (....P (N)))
. .
kvolte
_
_
Z [] :=
_
_
< | < una buona relazione dordine su P (P (....P (N)))
. .
kvolte
_
_
A questo punto Cantor scopre che |Z [
0
]| >
0
(
26
). Inoltre, egli scopre che non c nessuna cardinalit compresa tra
|Z [
0
]| e
0
. A questo punto se deniamo
1
:= |Z [
0
]|
e per induzione
k N
k+1
:= |Z [
k
]|
Abbiamo che
0
<
1
< . . . <
k
< ...
e che queste sono TUTTE le cardinalit possibili. Questo ci porta alla cosiddetta ipotesi del continuo, ossia, vero che
1
= |R|?
Nel 1940, Kurt Gdel fece un passo in avanti, dimostrando che lipotesi del continuo (in breve CH, dallinglese continuum
hypothesis) non pu essere dimostrata falsa usando il sistema di assiomi di Zermelo-Fraenkel, neppure con laggiunta
dellassioma della scelta. Daltra parte, nel 1963 Paul Cohen dimostr che CH non pu essere neppure dimostrata vera
a partire da quegli assiomi. Il risultato complessivo che CH indipendente dal sistema di assiomi di Zermelo-Fraenkel
e dallassioma della scelta. Occorre tenere conto che entrambi questi risultati partono dallassunto che gli assiomi di
Zermelo-Fraenkel non siano tra loro contraddittori, cosa che si suppone generalmente essere vera.
26. Frege, Friedrich Ludwig Gottlob (1848 - 1925)
Le opere di Frege fondamentali sono tre:
(1) Lideograa.
(2) I fondamenti dellaritmetica.
(3) I principi dellaritmetica
26
Intuitivamente, si pensi al fatto che |Sn| = n! > n, cio che funziona sul nito. Cantor scopre che funziona anche con linnito!
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 38
26.1. Lideograa. In questo volume Frege si pose lobiettivo di dare un linguaggio in formule al pensiero umano. Gia
Boole aveva tentato qualcosa del genere, ma la dierenza sta nel fatto che mentre Boole voleva ridurre il pensiero umano
allaritmetica, Frege vuole fare il contrario: egli vuole cio fornire un linguaggio talmente generale da poter trattare tutto
il pensiero umano e quindi, in particolare la matematica e laritmetica.
Un altro notevole passo avanti che compie rispetto ai suoi predecessori lintroduzione dei quanticatori e il passaggio
ad una logica relazionale.
26.2. I fondamenti dellaritmetica. Dopo aver dato un linguaggio al pensiero, Frege cerca di ridurre laritmetica alla
logica (da cui il termine logicismo, come la corrente di coloro che la pensano come Frege). Questo cambiava anche il modo
di concepire la logica: non pi come uno strumento della matematica e delle scienze (Aristotele) o una scienza come tante
altre (Crisippo) ma come LA scienza alla quale, fondamentalmente tutte le altre possono essere ricondotte.
In questopera, Frege riesce per la prima volta a dare una denizione logica precisa dei numeri naturali basandosi sulla
teoria ingenua degli insiemi: Ogni numero naturale n denito come linsieme di tutti gli insiemi con n elementi.
26.3. I principi dellaritmetica. In questopera Frege da... i fondamenti ai fondamenti! Cio, nellopera precedente egli
aveva costruito laritmetica sulla teoria degli insiemi e qui egli descrive appunto la teoria degli insiemi (ingenua). Diede
solo due assiomi:
(1) Assioma di estensionalit.
Due insiemi sono uguali se hanno gli stessi elementi.
(2) Assioma di comprensione.
Ogni propriet determina un insieme. Ad esempio: A := {x|P (x)}.
Eettivamente Frege riesce a derivare tutta laritmetica da soli questi due insiemi. Tutto nito allora? NO!
Purtroppo per Frege, nel 1902 Russel, lanno prima che esca il secondo volume, scopre un paradosso. Linsieme
Y := {A|A / A} contraddittorio.
-
Frege stato il primo fautore del logicismo, ossia della teoria secondo la quale laritmetica (e quindi tutta la matematica
che su di essa costruita), sarebbe riducibile alla sola logica. In pratica, tramite la realizzazione del suo progetto, egli
avrebbe dimostrato che i giudizi dellaritmetica non sono, come aveva ritenuto Kant, sintetici a priori, bens analitici, e
pertanto dimostrabili in modo esclusivamente logico, cio facendo ricorso soltanto alle regole del pensiero razionale. Ci
non vale per la geometria, che per Frege come per Kant sintetica a priori in quanto basata sullintuizione pura di spazio (e
infatti egli polemizzer con Hilbert che aveva tentato di ricondurre anche la geometria ad assiomi dimostrati logicamente).
La sua prima opera l Ideograa. In essa Frege tenta di costruire un linguaggio che evitasse le imprecisioni (e i
conseguenti inganni) delle lingue parlate. Lideograa cos concepita veniva presentata esplicitamente come uno sviluppo
dellideale leibniziana di lingua e calcolo universale. Nella parte introduttiva dellopera, veniva introdotta lidea di sistema
assiomatico, e veniva dispiegata nelle idee essenziali la logica elementare come la si conosce oggi, con la sua sintassi e la
sua semantica.
Egli successivamente tent di fondare laritmetica su basi logica in I Fondamenti dellaritmetica e in I Principi del-
laritmetica; queste opere rappresentarono appunto il tentativo di derivare esplicitamente le leggi dellaritmetica da un
sistema di assiomi mediante un calcolo logico costituito da lunghe catene deduttive nelle quali, secondo Frege, non avrebbe
dovuto inserirsi nulla di intuitivo e di non deducibile logicamente. Dati i limiti del linguaggio naturale, sottolineati spesso
in modo critico dallo stesso Frege, al ne di realizzare questo progetto era necessario utilizzare un linguaggio formale
dotato di un suo proprio simbolismo, di un "linguaggio in formule del pensiero puro a imitazione di quello aritmetico":
appunto questo il linguaggio simbolico presentato nellIdeograa. Nonostante la portata rivoluzionaria di questo progetto
di costruzione di un linguaggio articiale in grado di rappresentare enunciati e giudizi, che rappresenta la realizzazione
del sogno di Leibniz di elaborare una "characteristica universalis" e un "calculus ratiocinator" (realizzato, questultimo,
gi da Boole), attualmente il simbolismo fregheano, la cui lettura particolarmente ostica, stato sostituito da uno pi
semplice ma ad esso equivalente, elaborato sostanzialmente da Giuseppe Peano e divulgato da Bertrand Russell.
Nel 1902, dopo la pubblicazione del primo volume dei Principi (a spese dello stesso autore, dato che questi non godeva
ancora di un particolare successo) e poco prima della pubblicazione del secondo, il gi citato matematico inglese Russell
(altro teorico del logicismo) invi a Frege una lettera, che questultimo accolse con costernazione, in cui, nonostante il
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 39
generale apprezzamento per il paradigma logicista, egli sosteneva nondimeno che il V assioma dei Principi (quello che
derivava il principio di Hume e che introduceva la nozione di estensione di concetto o, per usare unespressione fregeana,
il "decorso di valori") permetteva di derivare una contraddizione. Ecco il testo integrale della lettera di Russell:
Caro collega, da un anno e mezzo sono venuto a conoscenza dei suoi Grundgesetze der Arithmetik, ma
solo ora mi stato possibile trovare il tempo per uno studio completo dellopera come avevo intenzione
di fare. Mi trovo completamente daccordo con lei su tutti i punti essenziali, in modo particolare col suo
riuto di ogni elemento psicologico nella logica e col fatto di attribuire un grande valore allideograa
per quel che riguarda i fondamenti della matematica e della logica formale, che, per inciso, si distinguono
dicilmente tra loro. Riguardo a molti problemi particolari trovo nella sua opera discussioni, distinzioni e
denizioni che si cercano invano nelle opere di altri logici. Specialmente per quel che riguarda le funzioni
(cap. 9 del suo Begrisschrift), sono giunto per mio conto a concezioni identiche, perno nei dettagli. C
solo un punto in cui ho trovato una dicolt. Lei aerma (p. 17) che anche una funzione pu comportarsi
come lelemento indeterminato. Questo ci che io credevo prima, ma ora tale opinione mi pare dubbia
a causa della seguente contraddizione. Sia w il predicato ""essere un predicato che non pu predicarsi di
se stesso"". w pu essere predicato di se stesso? Da ciascuna risposta segue lopposto. Quindi dobbiamo
concludere che w non un predicato. Analogamente non esiste alcuna classe (concepita come totalit)
formata da quelle classi che, pensate ognuna come totalit, non appartengono a se stesse. Concludo da
questo che in certe situazioni una collezione denibile non costituisce una totalit.
Mediante questo paradosso che porta il suo nome (scoperto in realt da Zermelo qualche anno prima), Russell mostr
dunque che il V assioma dei Principi portava ad una contraddizione, che Frege riconobbe in unappendice al secondo
volume dellopera, abbozzandone una soluzione che per risultava insoddisfacente date le pretese dellopera di emendare la
matematica dallintuizione e che venne in seguito abbandonata dallo stesso autore. Frege fu perci costretto a dichiarare
risolti in un completo fallimento i suoi sforzi di chiarire il concetto di numero. In ogni caso, dopo la sua morte i
teoremi di incompletezza di Gdel avrebbero dimostrato formalmente che lo scopo da lui perseguito era semplicemente
irraggiungibile.
Dopo labbandono del paradigma logicista (che invece fu portato avanti da Russell e Whitehead nei Principia Mathema-
tica e che ancora al giorno doggi vanta alcuni esponenti tra cui Crispin Wright e la sua scuola, detti "neologicisti"), Frege
tent la riduzione della matematica alla geometria e allintuizione sensibile pura dello spazio (una resa incondizionata al
Kant dellEstetica trascendentale, laermazione cio del carattere sintetico a priori non solo della geometria ma anche
dellaritmetica), determinando i numeri complessi (non pi i numeri interi positivi) nei termini del rapporto tra punto e
linea nel piano. Ma lopera rimase incompleta e comunque infruttuosa.
26.3.1. Dierenza con la logica antica e medioevale. La logica da Aristotele a quella medioevale era di tipo sostanzialista.
Cio concepiva la realt come formata da sostanze e accidenti (attributi). Per esempio: Il gatto bianco. Alcuni
accidenti erano propri cio caratteristici di una determinata categoria di sostanze, (gatto quadrupede) mentre altri erano
accidentali (gatto aamato). Come conseguenza, visto che le sostanze non mutavano, tutta la discussione logica verteva
sugli attributi ed era infatti una logica che riguardava soltanto gli universali. Inoltre questa logica non riusciva a trattare
delle relazioni (se Giovanni uguale a Nicola (per esempio in altezza) lattributo alto a chi lo appiccichiamo?). Nel
600 e nell800 con al Logica di Port Royal e con la logica di Leibniz si erano fatti alcuni passi avanti ma ancora lo sviluppo
della logica era inadeguato alle esigenze di met 800. In quel periodo ci si accorge che la logica una dottrina della
scienza e non una dottrina su come bisogna pensare o una dottrina su come si pensa realmente.
Un precursore di Frege fu Boole. Egli cerc, in chiaro stile inglese, di applicare le tecniche algebriche al ragionamento
logico: e allora usa qualcosa che assomiglia al + per indicare la disgiunzione logica, qualcosa che assomiglia al per
indicare la congiunzione logica, etc...
Un primo problema che si presenta alla logica dell800 che vuole uscire da un ottica sostanzialista il problema dei
quanticatori. Nella logica sostanzialista non c bisogno di quanticatori, perch si parla solo di universali. Invece la
logica dell800 si occupa anche di individui come enti della scienza. Egli invece introduce in quanticatori
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 40
Tornando a Frege, bisogna considerare che la sua formazione stata anche losoca e quindi in lui troviamo ancora
un miscuglio di esigenze logico-matematiche e di esigenze losoche. A tuttoggi i matematici non amano la logica. La
considerano un po un intrusa, una sorta di cavallo di Troia della losoa, una materia che solleva questioni scomode.
Tuttavia, essendo la matematica moderna fondata completamente sul formalismo logico, non possono ignorarla.
Ad esempio, si pu dire che tutta la matematica di Frege nasce da un problema prettamente matematico: che cos il
numero?
26.3.2. Il rinnovamento della concezione di proposizione. Tradizionalmente la proposizione era del tipo
soggetto +predicato
che poi corrispondeva alla concezione logica sostanzialista
sostanza +attributo
Linnovazione di Frege consiste nellintrodurre il concetto di funzione che andr a costituire il nuovo tipo di proposizione
funzione (argomento 1, ..., argomento n)
Esempio 7. Consideriamo la frase
il gatto mangia la carne sul tappeto
In questo caso la funzione mangia gli argomenti sono gatto, carne, tappeto. Il vantaggio di questa innovazione
il fatto di poter trattare le relazioni.
26.3.3. Concezione della verit. Come abbiamo detto Frege era anche un po losofo. Egli considera la realt come un
universo fatto di verit; non solo, ma di verit oggettive (non soggettive come diceva Kant). la logica di Frege non una
logica che parla di cose comuni, come persone etc.. NO! E una logica della scienza. In Frege si Ha la realizzazione del
sogno di leibniz. Con lui la dimostrazione diventa un calcolo. Inoltre asserir anche ogni calcolo una dimostrazione.
Quindi per lui dimostrazione e calcolo sono perfettamente equivalenti.
La nozione di verit era entrata in crisi con lavvento delle geometrie non euclidee. Fino ad allora infatti si riteneva che
una propriet dimostrata allinterno della matematica fosse vera nel seno di vera nella vita reale, intuitivamente evidente.
Il problema che nelle geometrie non euclidee abbiamo delle aermazioni vere nella teoria nel senso che non sono in
contraddizione, ma che non sono vere nel senso della vita reale. Ad esempio la frase dato un triangolo la somma dei suoi
angoli interni sempre maggiore di 180
non vera nella nostra visione intuitiva della realt. Si capii a questo punto
che il concetto di teoria vera andava sostituito con il concetto di teoria consistente, ossia una teoria assiomatica nella
quale le verit che si possono dedurre non sono in contraddizione con gli assiomi della teoria stessa. Pi esplicitamente,
una teoria detta consistente se ogni proposizione deducibile in essa a partire dagli assiomi e tramite le regole di inferenza
rispetta il principio di non contraddizione. Si capisce quindi che a questo punto le teorie assiomatiche si svincolano dal
concetto di verit, che diventa una questione puramente semantica.
Diventa quindi fondamentale la seguente questione: come si pu accertare la coerenza di un sistema di assiomi? E
appunto questo uno dei campi di indagine della logica matematica.
Allinizio del 900 si scopr che nella formulazione ingenua della teoria degli insiemi sviluppata sostanzialmente da
Cantor e Frege, vi erano delle contraddizioni. Per ovviare a ci alcuni matematici cercarono di aggiustare le cose; tra
questo vanno citati i matematici Zermelo e Fraenkel, i quali elaborarono una teoria assiomatica in grado di sostenere il
ruolo di fondamento della matematica, nel senso che no ad oggi non sono state scoperte in essa contraddizioni (e inoltre
quelle trovate nella teoria precedente vennero in essa risolte). Daltra parte, i matematici erano resi inquieti dal fatto che
niente impediva che venissero scoperte in futuro altre contraddizioni. Come ovviare a ci? In altre parole, la teoria ZF
consistente?
26.3.4. Distinzione tra senso e signicato.
Senso.
E un oggetto mentale.
Signicato.
E un oggetto mentale.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 41
26.3.5. Simboli interpretati. Egli interpreta i simboli. Ad esempio, il signicato dell implica ha un signicato a priori del
signicato che gli danno gli assiomi dellimplica. Questa distinzione arriver con Hilbert.
26.3.6. Assiomatizzazione categorica. Vuol dire un sistema di assiomi (meglio una teoria formale) talmente ricco da
ammettere un solo modello. Ad esempio, la teoria dei gruppo non categorica perch ammette come modello tanti gruppi
diversi. Questo sar un punto essenziale in Hilbert che Frege considerer assolutamente dannoso.
Esempio 8. Sappiamo che anticamente Venere al mattino veniva chiamata Lucifero (stella del mattino) mentre la sera
veniva chiamata Vespero (stella della sera). Il signicato Venere. I due sensi sono Lucifero e Vespero.
Gran parte delle scoperte scientiche non sono state altro che due sensi diversi avevano lo stesso signicato.
26.3.7. I sistemi formali. Praticamente con Frege abbiamo la nascita del sistema formale. La nozione di sistema formale
utilizzata per fornire una denizione rigorosa del concetto di dimostrazione. In altri termini, la nozione di sistema formale
corrisponde ad una formalizzazione rigorosa e completa della nozione di sistema assiomatico.
Un sistema formale costituito da:
un alfabeto.
E un insieme nito o numerabile di simboli.
una grammatica.
Essa specica quali sequenze nite di questi simboli sono formule ben formate. La grammatica deve essere ricorsiva,
nel senso che deve esistere un algoritmo per decidere se una sequenza di simboli o meno una formula ben formata.
un sottoinsieme dellinsieme delle formule ben formate detto gruppo di assiomi del sistema formale.
Anche in questo caso linsieme degli assiomi deve essere ricorsivo.
regole di inferenza.
Esse associano formule ben formate ad n-uple di formule ben formate. Pi dettagliatamente, una regola di inferenza
un sottoinsieme di tutte le n+1-uple di formule ben formate: le prime n formule di ognuna di queste n+1-uple
si dicono premesse, mentre lultima formula si dice essere una loro conseguenza. Gli esempi pi comuni di sistemi
formali sono le teorie del primo ordine.
Dato un sistema formale, linsieme dei suoi teoremi denito ricorsivamente come il pi piccolo insieme di formule ben
formate che sono
assiomi, oppure possono essere ottenute mediante le regole di inferenza del sistema utilizzando altri teoremi ottenuti
in precedenza. Fin qui si sono utilizzate esclusivamente nozioni sintattiche, ovvero non si fatto riferimento alcuno alla
nozione di verit. Intuitivamente, le formule ben formate rappresentano aermazioni che hanno un senso, e gli assiomi sono
aermazioni da considerare vere. Se si suppone che le regole di inferenza portino aermazioni vere in altre aermazioni
vere, allora tutti i teoremi sono veri.
comunque da notare che la denizione di sistema formale (e, quindi, la denizione di dimostrazione) possono essere
date indipendentemente dalla nozione di verit.
Anche la nozione di verit pu comunque essere formalizzata costruendo una semantica per il sistema formale, ovvero
assegnando ad ogni sottoinsieme dellinsieme dei simboli una classe di strutture (o modelli), insieme ad una nozione di
soddisfacibilit, che dice quando una formula vera o falsa in un dato modello.
Assegnare una semantica non comunque semplice, e non sempre possibile, se si vuole che vi sia una corrispondenza
esatta fra gli enunciati dimostrabili e gli enunciati veri, cio quelli veri in ogni modello (teorema di completezza), e se si
vuole che la denizione di sistema formale continui ad essere ricorsiva.
26.3.8. La decidibilit.
Denizione 9. Un sistema formale SF si dice decidibile se per ogni formula ben formata di SF si pu dimostrare
oppure .
Osserviamo che il fatto che una teoria sia decidibile, non cosa da poco. Se una teoria decidibile in essa non esistono
problemi aperti. Immaginate cosa voglia dire questo nellaritmetica riguardo, per esempio ai problemi sui numeri primi!
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 42
26.3.9. Completezza semantica e sintattica. Questo concetto ha a che fare con il concetto di verit. Consideriamo un
sistema formale SF. Sappiamo che se interpretiamo gli assiomi di SF e gli diamo un signicato, tutti i teoremi di SF.
Questo vuol dire che ad esempio, se prendiamo un triangolo reale, fatto di cartoncino, ci aspettiamo che la somma dei
suoi angoli interni sia 180
, perch lo abbiamo dimostrato nella sistema formale della geometria Euclidea. Dunque tutti
i teoremi della GE sono veri nella realt. Ci chiediamo: vero anche il viceversa? Pi precisamente, dato un modello
pratico M di un sistema formale SF e data una proposizione P vera in M, risulta anche cheP dimostrabile in SF ?
Ad esempio, Peano formalizzo laritmetica, ossia lo studio di N, in un sistema formale indicato con il simbolo AF.
Quindi, tutti i teoremi di AF sono proposizioni vere in N; viceversa, una proposizione vera un N anche un teorema di
AF? Ossia, N pu essere ridotto ad AF?
Denizione 10. (completezza sintattica)
Un sistema formale SF si dice sintatticamente completo se per ogni formula F ben formata possibile o dimostrare
F o dimostrare F.
Detto in altri termini SF sintatticamente completa se non esiste nessun enunciato indecidibile in T.
Denizione 11. (completezza semantica)
Un sistema formale SF si dice semanticamente completo se per ogni M modello di SF e per ogni V verit di M,
esiste una dimostrazione di V in SF (ossia V un teorema di SF).
La teoria di Frege era che laritmetica fosse logica travestita, e quindi, in denitiva, che AF fosse completo.
27. Hilbert, David (1862 - 1943)
Nella prima parte della sua vita, Hilbert si occupato di questioni prettamente matematiche, dimostrando di essere uno
dei pi grandi del suo tempo. Nella seconda met si invece occupato di questioni relative ai fondamenti della matematica.
27.1. Fondamenti della sica. Nel 1915, prima di Einstein di qualche settimana, scopre le equazioni di campo della
relativit generale, in modo puramente matematico (a dierenza dellapproccio di Einstein che sar invece puramente
sico).
Nel 1927 contribuisce alla sica quantistica sviluppando la teoria degli spazi di Hilbert, fondamentali in sica quantistica.
Fondamenti della geometria. Nel 1899 scrive un libro che si chiama Fondamenti della geometria a seguito di due
anni di lezioni tenuti presso la facolt dove insegnava. Ci che conta che egli introduce un approccio nuovo. Anzitutto
complet i 5 assiomi di Euclide estendendoli a 20, in modo che eettivamente tutti i teoremi degli elementi potessero
essere dimostrati. Addirittura gi il primo teorema degli elementi non poteva essere derivato dai 5 assiomi di Euclide!
27.2. Dierenze con Frege. Per Frege giusto il fatto di voler ridurre una dimostrazione ad una manipolazione di
segni, ma gli assiomi devono ancora essere di tipo Euclideo cio devono essere evidenti, indotti dal mondo reale. Per
Frege un punto ...un punto! Stop! Non un oggetto che soddisfa gli assiomi di punto. Invece per Hilbert ci deve essere
uno scollamento totale tra matematica realt. Famoso il passo un cui Hilbert dice se sostituiamo alla parola punto
e retta le parole birra e tavolo i nostri teoremi devono continuare a valere. In sostanza, Hilbert ritiene che lintelligenza
delluomo sia di tipo sintattico.
27.3. Il programma di Hilbert. Hilbert vuole tradurre tutta la matematica (e anche la sica) in sistemi formali (cio
assiomatici). Le teorie matematiche devono essere matematiche, perch dobbiamo tradurre il concetto di matematica
con il concetto di dimostrazione. Il sistema di assiomi deve essere categorico (cio deve avere un solo modello), in modo
da poter catturare completamente la teoria informale che voglio assiomatizzare. Quindi poich per la verit valeva il
principio del terzo escluso, anche per i teoremi deve valere la stessa cosa. Perci per ogni formula P del mio sistema deve
essere dimostrabile P oppure P (completezza sintattica). Inoltre si pretendeva anche che il sistema fosse decidibile,
ossia che esista un algoritmo che mi dica in un tempo nito se, data una qualsiasi formula P, essa sia vera oppure no.
Insomma il punto centrale della logica di Hilbert il fatto di pretendere che la matematica si sganci da concetti intuitivi.
Gli enti matematici devono avere solo le propriet che gli sono date dagli assiomi e non altre intuibili in modo empirico.
Nella assiomatizzazione delle teorie matematiche assunse particolare rilievo quella dellaritmetica in quanto, fondamen-
talmente tutta la matematica poteva essere dedotta da questa.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 43
Allinizio del 900 furono proposte varie assiomatizzazioni dellaritmetica, la pi celebre delle quali era quella di Giuseppe
Peano. Da ora in poi ci riferiremo a questa assiomatizzazione con il simbolo AF. Per indicare che un teorema di AF
scriveremo
AF
. Si pu dimostrare che se M un modello di un qualsiasi sistema formale SF, allora ogni teorema
di SF vero in M, nel senso che () vero in M (dove la funzione di corrispondenza tra SF e M).
Naturalmente, la caratteristica fondamentale che doveva avere la matematica era la consistenza, ossia il fatto che non
vi si potessero dedurre in essa contraddizioni. Tutto era dunque ridotto al problema della consistenza di AF.
Nel 1900 fu organizzato a Parigi il secondo congresso internazionale di matematica e ad Hilbert fu chiesto di aprirlo.
Hilbert present un elenco di 23 problemi che a suo parere costituivano le principali questioni ancora irrisolte della
matematica. Al secondo posto cera il problema della consistenza di AF. Successivamente, nel 1928, egli pose anche le
questioni riguardanti la completezza e la decidibilit della logica rispetto agli assiomi di Frege.
Hilbert non si limit a porre la questione, ma diede anche lidea che secondo lui avrebbe potuto portare alla dimostra-
zione. Esponiamola brevemente.
27.3.1. Lidea di Hilbert per la consistenza di AF. Poich ogni teorema un insieme nito di simboli, sappiamo dalla
teoria degli insiemi inniti di Cantor, che linsieme D di tutte le dimostrazioni di AF un insieme numerabile. Quindi
linsieme H di tutte le dimostrazioni unione con linsieme degli assiomi di AF unione tutte le regole di inferenza di AF
ancora numerabile. Sia : H N bigettiva. Allora A, B D abbiamo che (A),(B),(A B) N e quindi
possiamo considerare la funzione che
g : N N N
((A) , (B)) (A B) =: g (((A) , (B)))
Consideriamo la formula 0 = 0 e sia C := 0 = 0. Sappiamo che questa formula falsa in N e dunque C non dovrebbe
stare in D. Per un noto teorema, conosciuto gi nel medioevo, se AF dovesse essere inconsistente allora ogni verit
dimostrabile e dunque dovrei avere che C D. Abbiamo quindi la seguente implicazione
(AF inconsistente ) (C D)
e quindi rovesciando
(C / D) (AF consistente )
27.3.2. Le risposte al programma di Hilbert. Per la logica proposizionale la risposta era stata positiva ed era stata data
da Post nel 1921 (in particolare le tavole di verit di Wittgenstein sono appunto un modo per vericare le due propriet
precedenti). Nel 1930 Goedel dimostr la completezza degli assiomi di Frege per la logica. Si era inoltre avuto qualche
risultato di decidibilit. Lunico problema rimasto aperto era la consistenza di AF.
Tuttavia Goedel dimostra lindimostrabilit della consistenza dellaritmetica con metodi aritmetici nel 1931 (ossia :
AF consistente ((
AF
Cons (AF))) ). Semplicando, si pu aermare che la consistenza di una qualunque teoria
matematica sucientemente potente non si pu dimostrare nella teoria, ma bisogna farlo dal di fuori. Invece nel 1936
Church e Turing dimostrano contemporaneamente lindecidibilit della logica. In conseguenza di ci tutto il castello di
Hilbert crolla.
Esempio 12. Facciamo vedere praticamente come si codicano ad esempio le formule 0 = 0 e A B secondo il
ragionamento di Hilbert.
Consideriamo lalfabeto del calcolo dei predicati nellaritmetica formalizzata
C
p
:=
_
_
0, s, , , , , , =
. .
costanti logiche
, ,
..
quanticatori
, a
1
, a
2
, ...
. .
costanti
, p
1
, p
2
, ...
. .
predicati
, f
1
, f
2
...
. .
simboli funzionali
, x
1
, x
2
, ...
. .
variabili
_
_
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 44
Consideriamo la funzione : C
p
N
denita da
0 1
s 2
3
4
5
6
7
= 8
9
.
.
.
.
.
.
NB: nel seguito il simbolo sar usato per indicare equivale.
Quindi la codica di 0 = 0 sar
(0 = 0) (0 = 0) (5181)
Ossia
(0 = 0) = 5181
Sia la funzione denita da
: C
p
N
x C
p
(x) = p
a1
1
p
a2
2
.... p
an
n
se (x) = a
1
a
2
...a
n
con a
i
{1, ..., 9}
dove p
1
, p
2
, ...p
n
sono tutti primi ordinati nel modo canonico. Allora
(0 = 0) = 2
2
3
1
5
8
7
1
Seguendo lo schema tracciato nora se considero una generica proposizione ben formata P in AF, possiamo dire che
AF
P se e solo se il numero naturale (T) soddisfa una certa propriet aritmetica.
28. Brouwer, Luitzen Egbertus Jan (1881 - 1966)
Era un olandese, che divenne il leader di un movimento alternativo rispetto al formalismo di Hilbert; tale movimento
prese il nome di intuizionismo.
Parliamo innanzi tutto di costruttivismo. Coloro che aderiscono a tale dottrina, ritengono che essere voglia dire essere
fatto. Tale punto di vista ha permeato le branche fondamentali della matematica.
28.1. Costruttivismo in geometria. Negli Elementi di Euclide, le dimostrazioni erano essenzialmente costruzioni. Inol-
tre tali costruzioni dovevano essere fatte con riga e compasso. Lidea che le costruzioni dovessero limitarsi a quelle realizzate
con tali strumenti di origine losoca e precisamente Platonica: infatti con la riga si realizzano le due gure pi perfette:
la retta e il cerchio. Diamo alcuni esempi di problemi risolubili e non risolubili con questa tecnica:
risolubili: duplicazione del, quadrato, bisezione dellangolo.
non risolubili: duplicazione del cubo, quadratura del cerchio, trisezione dellangolo.
28.2. Costruttivismo in algebra. Legata alla costruzione appunto delle soluzioni delle equazioni di n esimo grado.
risolubili: II, III, IV grado, risolte rispettivamente dai Babilonesi, Tartaglia-Cardano, Ferrari.
non risolubili: maggiore o uguale al V (dimostrato da Abel).
28.3. Costruttivismo in Logica. Le dimostrazioni non costruttive, sono le dimostrazioni per assurdo; cio quelle che
utilizzano il principio del terzo escluso.
costruttive: Liouville dimostra per la prima volta che esistono i numeri reali trascendenti esibendone uno.
non costruttive:
esistenza indiretta dei numeri reali trascendenti come , e (dimostrato da Cantor).
Teorema della base di Hilbert: esistenza di basi per insiemi di polinomi.
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 45
Teorema del punto sso di Brouwer (1910).
28.4. Conseguenze su Brouwer. In qualche modo Brouwer si pent di questa dimostrazione, nel senso che cominci a
pensare che la matematica stesse prendendo una direzione sbagliata. Elabor allora un approccio alla S. Tommaso del tipo
credo solo a ci che vedo, detto dai posteri intuizionismo; come si sar ormai capito, tale approccio prevedeva lesclusione
dalla matematica dei seguenti principi:
(1) principio del terzo escluso.
(2) doppia negazione.
(3) dimostrazioni non costruttive.
In realt , Goedel dimostra nel 1933 che si pu fare un modello intuizionista nella logica classica; perci se la logica classica
contraddittoria lo anche la logica intuizionista. Quindi non che Brower abba risolto granch.
29. Kurt Gdel (1906 - 1978)
Considerato il massimo logico della contemporaneit.
La sua vita ha vissuto per met della sua vita a Vienna (1906 - 1938) e per met a Princeton, dove emigr a causa
dellinizio della seconda guerra mondiale.
Nel 1925 entr alluniversit di Vienna, entrando a far parte del cosiddetto circolo di Vienna.
29.1. Completezza. Nel 1879 Frege aveva pubblicato lIdegraa, nel quale egli introduce un nuovo linguaggio oltre a
delle regole e degli assiomi per il calcolo dei predicati. Si era visto che la logica di Frege era in grado di dimostrare
praticamente tutto quello che aveva fatto la matematica no ad allora. Il problema era: poteva dimostrarli tutti? Cio,
dato un qualunque teorema della matematica questo poteva essere dedotto a partire dagli assiomi e con la logica di Frege?
Il sistema logico di Frege era cio completo? Questo problema era stato proposto da Hilbert nel congresso di Bologna
nel 1928 come appunto problema della completezza. Nel 1921, Post aveva dimostrato la completezza per il calcolo dei
predicati semplice cio quello Stoico-sostanzialista, basato su proposizioni atomiche (soggetto+predicato; ossia logica
proposizionale
27
). Non era noto se tale risultato potesse essere esteso anche ad una logica pi complessa come quella
di Frege che trattava anche il caso relazionale (soggetti+predicato+complementi; ossia logica del I ordine
28
); tuttavia il
risultato di Post era incoraggiante. Avevano ragione: infatti Goedel nel 1930 a soli 24 anni dimostra la completezza del
sistema di Frege per la logica.
29.2. Incompletezza. A questo punto Goedel cerca di dimostrare la completezza per il sistema dei Principia Mathemati-
ca, che avrebbe voluto dire dimostrare a completezza dellaritmetica e dunque della matematica. Tuttavia, contrariamente
alle sue stesse aspettative, nel 1931 Goedel scopre che il sistema logico dei PM incompleto.
29.3. Consistenza. Come conseguenza del T. di incompletezza dellaritmetica, Goedel dimostra che SE il sistema dei PM
consistente, allora non si pu dimostrare la sua consistenza con i mezzi allinterno del sistema PM. Questo rispondeva
al secondo problema di Hilbert del 1900.
29.4. Intuizionismo. Goedel dimostra che la matematica di Brower non ha molto senso, in quanto die essa si pu
costruire un modello della logica intuizionista nella logica classica.
Nel 1938 Goedel emigra in America a causa dellavvento della II guerra mondiale. Si stabilisce a Princeton nell Institute
of advanced studies (insieme a Von Neumann e Einstein tanto per citarne alcuni), che era un istituto nel quale gli scienziati
di grande spessore potevano in tranquillit dedicarsi ai loro studi senza avere lonere dellinsegnamento.
27
La logica proposizionale un linguaggio formale con una semplice struttura sintattica, basata fondamentalmente su proposizioni elementari
(atomi) e su connettivi logici di tipo vero-funzionale, che restituiscono il valore di verit di una proposizione in base al valore di verit delle
proposizioni connesse (solitamente noti come AND, OR, NOT...).
28
Nella logica matematica il linguaggio del primo ordine un linguaggio formale che serve per gestire meccanicamente enunciati e ragionamenti
che coinvolgono i connettivi logici, le relazioni e i quanticatori "per ogni ..." ed "esiste..." . Lespressione "del primo ordine" indica che c
un insieme di riferimento e i quanticatori possano riguardare solo gli elementi di tale insieme e non i sottoinsiemi; ad esempio si pu dire "per
tutti gli x elementi dellinsieme vale P(x)" ma non si pu dire "per tutti i sottoinsiemi A vale P(A)"
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 46
29.5. Problema del continuo. Goedel da una risposta parziale al primo problema a di Hilbert, stabilendo che lipotesi
del continuo non refutabile ossia che non si pu dimostrare che falsa. Per ottenere tale risultato, Goedel sfrutta il
teorema di correttezza, che asserisce che dato un sistema formale SF e dato un modello M di SF risulta che: P vera
in SF P vera in M. Egli costruisce un modello M
0
della teoria degli insiemi in cui lipotesi del continuo I
c
vera.
Dunque I
c
non pu essere falsa in SF altrimenti lo sarebbe anche in M
0
(
29
).
Nel 1963 Paul Cohen dimostr che I
c
non dimostrabile, ragionando in modo analogo a Goedel.
Dunque I
c
indecidibile.
29.6. Relativit. Goedel dimostra che il viaggio indietro nel tempo non contrario ai principi della relativit generale.
29.7. Dio. Goedel aronta la prova ontologica dellesistenza di Dio.
S. Anselmo aveva dato una prova dellesistenza di Dio in stile puramente logico:
(1) Denizione: Dio lessere che ha tutte le perfezioni.
(2) Assioma: lesistenza una perfezione.
(3) Teorema: Dio esiste.
(4) Dimostrazione: poich lesistenza una perfezione, Dio possiede tale propriet. Dunque esiste.
Teorema 13. (I Teorema di Incompletezza di Goedel (
30
) - vero dimostrabile)
Esiste una proposizione T vera in AF ma non dimostrabile in AF.
Dimostrazione. Sia T un teorema di AF. Allora, per quanto visto prima, il numero intero n
T
:= (T) dovr soddisfare
certe propriet aritmetiche.
Ora, per indicare questo fatto scriviamo dim(n
T
). Cio, T un teorema di AF se e solo se dim(n
T
). Quindi dim(n
T
)
una formula dellaritmetica (perch dim() una propriet aritmetica, n
T
un numero e quindi un propriet aritmetica
applicata ad un numero una formula dellaritmetica (
31
)). Ma allora anche dim(n
T
) una formula dellaritmetica.
Quindi codicabile. Sia g (n
T
) la sua codica. Ossia se dim(n
T
) = formula
T
allora g (n
T
) = n
formula
T
. Goedel
dimostra che g ha un punto sso. Sia T tale punto sso. Allora g (n
T
) = n
T
. Quindi T un teorema che non dimostrabile.
Osserviamo che T necessariamente vera. Infatti se T falsa T dimostrabile
correttezza
T vera. Assurdo!
Dunque T vera ma non dimostrabile.
Corollario 14. (esistenza di formule indecidibili in N)
Esiste una proposizione T indecidibile in AF.
Dimostrazione. Per il teorema precedente, esiste una proposizione T vera in AF ma non dimostrabile in AF. Dico che T
indecidibile. Gia sappiamo che T non dimostrabile. Proviamo che anche T non dimostrabile. Infatti, se T fosse
dimostrabile T falsa, che assurdo.
Quindi abbiamo provato sia lincompletezza sintattica che quella semantica in AF, nellipotesi che essa sia consistente
(altrimenti potrei dimostrare tutto!).
Teorema 15. (II Teorema di Incompletezza di Goedel (
32
) )
La consistenza di AF non dimostrabile con tecniche aritmetiche.
In simboli: AF consistente allora non
AF
Cons (AF).
Dimostrazione. Per assurdo supponiamo che AF sia consistente e che la nostra dimostrazione sia stata fatta con tecniche
aritmetiche. Allora, per il ITG, esiste una proposizione T vera ma non dimostrabile in AF. Ma allora, dalla consistenza
di AF fatta con tecniche aritmetiche, segue che (
33
) T dimostrabile. Assurdo.
Diamo ora una versione semplicata del teorema di Goedel proposta da Odifreddi.
29
A questo punto mi chiedo: utilizzando il principio del terzo escluso potrei asserire che Ic vera? E, analogamente, utilizzando il risultato di
Cohen non potrei dimostrare che Ic falsa? E dunque, Ic vera e falsa allo stesso tempo contraddittoria non vale il principio di non
contraddizione!! Mah....
30
Tutto il ragionamento che fa il prof. , a mio parere, alquanto confuso e lacunoso. Lo riporto cos com, senza essere granch convinto.
31
Non sono convinto.
32
Tutto il ragionamento che fa il prof. , a mio parere, alquanto confuso e lacunoso. Lo riporto cos com, senza essere granch convinto.
33
Non mi convince...
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 47
Teorema 16. (I Teorema di Incompletezza di Goedel (vers. Odifreddi) - vero dimostrabile)
Sia F un sistema formale corretto
34
. Allora esiste una P proposizione vera in F ma non dimostrabile n refutabile
35
in F.
In particolare, P vera ma non dimostrabile.
Dimostrazione. Consideriamo la proposizione
P := Io non sono dimostrabile in F
Supponiamo, per assurdo, di poter dimostrare che F sia corretto con un certo ragionamento R. Sicch
R F corretto
Ma per il T. precedente, F corretto G
F
vera.
Quindi abbiamo la seguente catena di implicazioni
R F corretto G
F
vera
ossia
R G
F
vera
Cio il ragionamento R implica la proposizione G
F
. Ma questo vuol dire che abbiamo dimostrato G
F
.
Daltra parte G
F
vera G
F
non dimostrabile (per denizione di G
F
) Assurdo!! (Labbiamo dimostrata al rigo
di sopra!) .
30. il concetto di algoritmo
30.1. Tesi di Church-Turing. Nella teoria della calcolabilit la tesi di Church-Turing unipotesi che aerma: "Se
un problema intuitivamente calcolabile, allora esister una macchina di Turing (o un dispositivo equivalente, come le
funzioni ricorsive) in grado di risolverlo (cio di calcolarlo)."
30.2. Macchina di Turing universale. Una macchina di Turing universale una macchina di Turing che pu rappre-
sentare al suo interno qualsiasi macchina di Turing normale. Sarebbe la teorizzazione del PC moderno.
Nel trentasette nascono le MT. Qualche anno dopo nascono le funzioni ricorsive. Poi passano un po di anni, e negli
anni vicino alla seconda guerra mondiale, nel 43 sia Turing che Von Neumann indipendentemente fanno il primo progetto
esecutivo del primo computer universale, che simula appunto il funzionamento della macchina di Turing universale.
30.3. Il problema dellAlt. Ci sono algoritmi detti semidecidibili, che possono anche andare allinnito (esempio: pro-
blema di trovare radici intere per un polinomio di grado 5 ). Molti teoremi limitativi fanno riferimento alla decidibilit.
Ad esempio, il teorema di Church dice che la ricerca del fatto che una formula sia o meno un teorema semidecidibile.
Il problema dellalt semidecidibile (cio un programma che ci dice se un MT si ferma o no).
34
Un sistema formale si dice corretto se dimostra solo verit.
35
Refutabile vuol dire che P non dimostrabile
APPUNTI DI STORIA E FONDAMENTI DELLA MATEMATICA - ANTONIO CECI 48
31. note
Autore: Antonio Ceci.
Fonti: videolezioni del prof. P. Odifreddi (usate pesantemente), videolezioni del prof. M.Ferraris, appunti del prof.
L. Borzacchini, audioregistrazioni delle lezioni del prof. L. Borzacchini, Storia della losoa occidentale di B. Russel,
Manuale di storia della losoa di T. Gregory, Personaggi e scoperte nella sica classica di E. Segr, Wikipedia, varie
su internet.