silvio berlusconi, europa, popolari, fiscal compact, jean claude juncker CrisiSilvio Berlusconi tenta di arrestare la caduta del suo partito con una campagna tutta giocata sui temi di un'altra Europa in vista delle elezioni di maggio. Ma lui dov'era quando le attuali regole venivano contrattate e ratificate? Il Fiscal compact il contratto fiscale col quale i paesi dell'eurogruppo che hanno un debito superiore al 60% rispetto al loro Prodotto interno lordo devono rientrare in un tempo di vent'anni in quel 60%. un fatto antistorico con la recessione e poi la depressione che si sviluppata. Non si pu giudicare un economia n di un'azienda n di un paese guardando solo al suo debito. Si pu continuare con l'euro se si cambia la politica monetaria. La prima cosa che si deve fare far diventare la Banca centrale europea una vera banca centrale. Deve perci: uno, poter garantire il debito pubblico di tutti i paesi dell'eurozona; due, deve poter emettere eurobond; tre, deve poter stampare moneta.
Chi ha pronunciato le frasi riportare sopra? Alexis Tsipras, il leader della sinistra greca definito dal settimanale tedesco Der Spiegel il nemico numero uno dell'Europa? Oppure Martin Schulz, il candidato dei socialisti alla presidenza della Commissione europea convinto che lausterit da sola non serve a niente e che in molti paesi non ha fatto che aggravare la situazione sociale? Nessuno dei due. Il loro autore Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio italiano che in anni recentissimi ha contrattato e firmato la gran parte dei trattati europei contro i quali ora si scaglia.
Il ritorno in televisione dopo quattordici mesi di assenza ha chiarito bene su quali carte intende puntare l'ex premier in vista delle elezioni europee del prossimo maggio. Con un partito sprofondato in una crisi nerissima - quasi tutti i sondaggi lo danno sotto l'asticella del 20%, distanziato nettamente dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, per non parlare del Pd di Matteo Renzi l'ennesima resurrezione, o quantomeno una dignitosa sconfitta, pu essere tentata solo con una campagna elettorale senza sfumature di grigio, condotta con il solito martellamento su pochi e ben riconoscibili bersagli. Purtroppo le politiche europee non sono fra le materie che Berlusconi padroneggia meglio, come apparso evidente nel corso delle due ore di Porta a Porta di ieri. A chi gli ha fatto notare di essersi speso in prima persona per la norma costituzionale sul pareggio di bilancio, cio per il principale impedimento a politiche fiscali anticicliche imposto dall'Europa, Berlusconi ha risposto cos: Non una imposizione dell'Europa. Questa stata una decisione nostra. Volevamo avere questo vincolo perch tutti i governi potessero limitare le spese e abbassare contemporaneamente la pressione fiscale.
Peccato che l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione l'unica vera novit prevista dal Fiscal Compact - o meglio dal Trattato sulla Stabilit, sul Coordinamento e sulla Governance dell'Unione economica e monetaria (firmato il 2 marzo del 2012) rispetto al Sixpac, il pacchetto di regolamenti europei entrato in vigore gi dalla fine del 2011 (ed interamente contrattato quando Berlusconi era ancora alla guida del governo). in quest'ultima serie di documenti che ritroviamo la famigerata regola per l'abbattimento di un ventesimo l'anno della quota di debito pubblico eccedente la soglia del 60%. Come l che viene enunciato l'Obiettivo (di bilancio) di Medio Termine (Medium Term Objective) che si applica al disavanzo strutturale e verso il quale ogni paese deve tendere tanto pi velocemente quanto pi grande la distanza che lo separa dal tetto del 60%. D'altra parte furono gli stessi Berlusconi e Tremoti, nel corso della tempesta finanziaria che infuriava nell'estate del 2011, ad annunciare in pompa maglia la scelta di anticipare dal 2014 al 2013 il pareggio di bilancio. Fu dentro la traiettoria da loro tracciata che si inserirono le politiche di Mario Monti, cui ora Berlusconi attribuisce tutte le colpe per lo stato in cui versa l'economia italiana.
Curioso poi il modo con cui Berlusconi, sempre nel salotto di Bruno Vespa, ha raccontato di essersi opposto ai diktat dalla Merkel: Non sono d'accordo sul 127% [dato riferito al 2012, ndr] che voi calcolate si il nostro debito pubblico rispetto al nostro Pil, ha riferito di aver detto in sede di trattativa sulle nuove regole di bilancio. Perch voi calcolate come Pil italiano soltanto il Pil emerso. L'accusa semplicemente destituita di fondamento. Il Sistema europeo dei conti, cui deve adeguarsi la contabilit nazionale italiana al pari di quella degli altri paesi dellUnione Europea, tiene conto non soltanto leconomia direttamente osservata attraverso le indagini statistiche sulle imprese e gli archivi fiscali e amministrativi, ma anche quella non direttamente osservata, compreso il cosiddetto sommerso economico ovvero linsieme delle attivit produttive legali svolte contravvenendo a norme fiscali e contributive al fine di ridurre i costi di produzione (virgolettati tratti da un'audizione dell'allora presidente dell'Istat, Luigi Biggeri, presso le commissioni riunite Bilancio della Camera e del Senato all'epoca del secondo governo Berlusconi).
Poco dopo, sempre ricorrendo all'autocitazione, Berlusconi ha aggiunto: O qualche altra volta, per una cervellotica norma che non so chi abbia inventato, calcolate di un presunto Pil sommerso solo il 17%. Altra falsit, sebbene in questo caso sia possibile rintracciare qualche confuso riferimento alla realt dei fatti. Come si legge nel dossier La misura dell'economia sommersa secondo le statistiche ufficiali, pubblicato dall'Istat nel luglio 2010, il peso dell'economia sommersa compreso tra il 16,3% e il 17,5% del Pil (stime aggiornate al 2008). Dunque il 17% non la quota di sommerso che viene conteggiata nel Pil, ma la quota di Pil attribuibile al sommerso. Si pu stare certi, comunque, che non ci sia stato alcun tipo di trattativa con Angela Merkel sulla base di queste risibili argomentazioni. Rimane da chiedersi come la piattaforma economica illustrata ieri da Silvio Berlusconi possa essere conciliata con le posizioni della famiglia politica europea di cui Forza Italia fa parte, quella dei Popolari. Il loro candidato alla presidenza della Commissione, Jean Claude Juncker, era il presidente dell'eurogruppo nel periodo in cui i trattati contestati da Berlsuconi sono stati approvati: Non date ascolto a chi continua a mettere in giro la voce che io non sia sostenuto dalla CDU (il partito della Merkel, ndr) perch sono favorevole agli eurobond, ha dichiarato recentemente Juncker per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco. Non ci saranno eurobond con me alla presidenza della Commissione europea nei prossimi cinque anni perch sono strumenti che non possono essere introdotti.
E ora chi lo spiega agli elettori italiani che scegliendo Forza Italia, e il suo immaginifico programma per "un'altra Europa", esprimeranno automaticamente anche un voto per Junker alla presidenza della pi importante istituzione dell'Unione europea?