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Salvatore Franco

I n nome di Dio siate Santi!



Introduzione
LORA DI UNA SANTITA ORDINARIA

Dinanzi allo spettacolo della condizione spirituale di abbandono del suo tempo S. Eugenio si
chiedeva che cosa dovessero fare quegli uomini che desideravano camminare sulle orme di Ges e
riconquistargli, allo stesso tempo, tanti fratelli che si erano allontanati da Lui.
E una domanda questa che interpella in modo speciale oggi quei laici e quindi quelle famiglie che
hanno sentito la particolare chiamata ad associarsi nel Carisma dei Missionari Oblati di Maria
Immacolata: Cosa dobbiamo fare dinanzi allindifferenza religiosa, la freddezza spirituale, la
chiusura dei cuori del nostro tempo? Cosa dobbiamo fare dinanzi alle tante famiglie spezzate o
annegate nel vuoto consumismo, dinanzi alle spaccature tra generazioni, alle chiese semivuote e
fredde? Come seguire oggi le orme di Nostro Signore e riconquistargli le persone che fanno parte
della nostra vita o che vi entrano?
A suo tempo S. Eugenio fu ispirato da Dio a trovare una prima e fondamentale risposta: Dobbiamo
lavorare seriamente a diventare santi; percorrere coraggiosamente le stesse strade di tanti operai
del Vangelo che hanno lasciato esempi cos belli nellesercizio di un ministero al quale, come loro
ci sentiamo chiamati.

S. Eugenio era convinto che la santit potesse essere la prima e pi portante risposta a quella
chiamata che sentiva insieme ai suoi primi compagni e di cui si era fatto voce il Papa additando le
Missioni popolari come una via privilegiata di Evangelizzazione. Essi erano tutti sacerdoti e si
rifacevano per questo alla testimonianza di altri ministri che avevano vissuto prima di loro e che
avevano lasciato un esempio di santit apostolica religiosa e sacerdotale.
Oggi, accanto ai religiosi e sacerdoti oblati, sulla strada aperta dalla prima comunit di Aix,
camminano uomini e donne, la maggior parte famiglie, che vivono la stessa chiamata alla santit
attraverso lessere missionari, laici, nel mondo. Anche loro cercano - secondo il proprio stato di vita
- di rispondere agli appelli di Cristo di cui si fatto voce il nostro Papa Giovanni Paolo II e che
risuonano fortemente nel nostro tempo per chi ha orecchi e cuore per intenderli. Anche loro cercano
per questo degli esempi ai quali rivolgersi e su cui modellare la propria esperienza.

In questa linea vorrei porre lattenzione su due elementi che ritengo molto attuali per noi:

il primo elemento il richiamo alla santit che il Papa ha lanciato per il nostro tempo con la sua
Lettera a tutti i Cristiani - particolarmente a coloro che seguono le orme degli Apostoli - e dal titolo:
Novo millennio ineunte: Allinizio del nuovo millennio. Ascoltiamo la sua parola:

In primo luogo non esito a dire che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale
quella della santitCi significa esprimere la convinzione che se il Battesimo un vero
ingresso nella santit di Dio attraverso linserimento in Cristo e linabitazione del suo Spirito,
sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta allinsegna di unetica
minimalistica e di una religiosit superficiale. Chiedere a un catecumeno: Vuoi ricevere il
Battesimo? significa al tempo stesso chiedergli: Vuoi diventare santo?. Significa porre sulla
sua strada il radicalismo del discorso della Montagna: Siate perfetti come perfetto il Padre
vostro celeste (Mt 5,48).
Come il Concilio stesso ha spiegato, questo ideale di perfezione non va equivocato come se
implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni geni della santit. Le vie
della santit sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno. Ringrazio il Signore che mi ha
concesso di beatificare e canonizzare, in questi anni, tanti cristiani, e tra loro molti laici che si
sono santificati nelle condizioni ordinarie della vita.
E ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria:
tutta la vita della comunit ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione
(n.31).

Il secondo elemento sul quale costruiremo la nostra meditazione ci viene offerto dalla
beatificazione dei coniugi Maria Corsini e Luigi Beltrame-Quattrocchi durante lultima giornata
missionaria mondiale e in coincidenza dei venti anni dalla Esortazione Familiaris Consortio:

Alle spinte negative che si manifestano nel mondo la Chiesa risponde rafforzando l'impegno per
annunciare Cristo, speranza dell'uomo e speranza del mondo!
In questa missione di speranza, un ruolo di primo piano affidato alle famiglie. La famiglia, infatti,
annuncia il Vangelo della speranza con la sua stessa costituzione, perch si fonda sulla fiducia
reciproca e sulla fede nella Provvidenza. La famiglia annuncia la speranza, perch il luogo in cui
sboccia e cresce la vita, nell'esercizio generoso e responsabile della paternit e della maternit.
Un'autentica famiglia, fondata sul matrimonio, in se stessa una "buona notizia" per il mondo.
Nel nostro tempo, inoltre, sono sempre pi numerose le famiglie che collaborano attivamente
all'evangelizzazione, sia nella propria parrocchia e diocesi, sia condividendo la stessa missione ad
gentes.
S, care famiglie, maturata nella Chiesa l'ora della famiglia, che anche l'ora della famiglia
missionaria. (Giovanni Paolo II, Angelus Giornata Missionaria Mondiale 21/10/01)

In entrambe gli interventi risuona la frase. E ora. Essa ci ricorda La stesa parola che usava Ges
in quei momenti in cui vedeva compiersi la sua missione. Egli si esprimeva in questo stesso modo
riferendosi allavvento del Regno che aveva annunciato e alla storia che lo avrebbe seguito nella
quale i Cristiani avrebbero continuato con Lui la Sua missione vivendo lungo le epoche dei periodi
forti di svolta.
Il Papa in questo modo si fa interprete autentico del cammino dello Spirito Santo per il nostro
tempo e per il futuro che ci aspetta. Se lo vogliamo seguire possiamo pensare che il nostro dunque
il tempo di una nuova santit nella vita ordinaria e della missione della famiglia!

E evidente che ci riguarda particolarmente dei missionari laici, adulti e per la maggior parte
sposati, come quegli Associati Missionari Oblati che si affacciano allinizio del nuovo millennio.
Il fascino che provano nel considerare la missione oblata nella chiesa non pu distoglierli dal
considerare che E la santit della Chiesa la sorgente segreta e la misura infallibile della sua
operosit apostolica e del suo slancio missionario (Christifideles laici n. 17) e che quindi La
spiritualit missionaria della Chiesa un cammino verso la santit (Redemptoris Missio n. 90)

AFFASCINATI DALLA SANTITA


Ognuno di noi avr certamente conosciuto la personalit e la storia di vari santi e avr scoperto di
provare una particolare simpatia e attrazione per alcuni di essi. Credo che i pi affascinanti siano
proprio quelli che vivendo in un modo molto semplice hanno riempito di straordinario la loro vita
lasciando agire in loro Dio.
Il Santo infatti come un segnale lasciato da Dio per indicarci la Via che abbiamo perduta; forse
per questo necessario che oggi si possa incontrare dei santi anche alle fermate dellautobus, nelle
sale di aspetto degli ospedali, nei supermercati, agli sportelli degli uffici, ai microfoni di una
radio,ecc.
Pensiamo a come devono avere il cuore pieno di stupore quei giovani che hanno avuto nella loro
adolescenza come insegnante p. Puglisi, quello strano sacerdote di poche parole che si faceva
chiamare 3P: Padre Pino Puglisi e che si presentava ai suoi studenti come un rompiscatolee che
tra poco sar dichiarato dalla Chiesa beato! Averlo avuto tutti i giorni a disposizione, averlo sentito
qualche volta anche arrabbiarsi, non pu pi cancellare i ricordi delle sue parole pi belle, dei suoi
gesti semplici ma significativi.
Dei tre figli nati dalla coppia Beltrame Quattrocchi, tre erano in piazza S.Pietro allora della
beatificazione dei loro genitori. A loro si rivolto il Papa con queste parole:
Carissimi, di voi cos scriveva vostra madre: Li allevammo nella fede, perch conoscessero Dio e
lo amassero. Ma quella vivida fiamma i vostri genitori l anno trasmessa anche agli amici, ai
conoscenti, ai colleghi ed ora, dal Cielo, la donano a tutta la Chiesa.
(Giovanni Paolo II, Omelia in occasione della beatificazione di Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria
Corsini 21.10.01).
Cosa avranno provato quei figli in quel momento? Il ricordo dei loro genitori non sar stato
contornato da tanti episodi di ordinaria vita familiare con tutto il carico di inevitabile limite umano e
di abitudine?

Quando pensiamo ai santi, pensiamo sempre a qualcun altro, eppure quante volte sentiamo dire che
tutti e quindi anche noi, sono chiamati alla santit? Linvito del Signore, ripetuto insistentemente
dagli apostoli, rivolto a tutti i fedeli: Siate perfetti come perfetto il Padre vostro celeste (Mt
5,48; 12,30; Gv 13,34; 15,12); Questa la volont di Dio, la vostra santificazione (1 Ts 4,3; Ef
1,4; 5,3; Col 3,12; Gal 5,22; Rm 6,22)
Eppure questo rapido sguardo su alcuni santi ci ha fatto scendere sempre pi nellordinario
svolgersi della vita. Qual il segreto di una santit ordinaria e alla portata di tutti? Come possibile
raggiungerla dal momento che la vita del nostro tempo ci condanna ad essere sempre affaccendati,
ad avere una miriade di cose da fare?


In questa luce pu essere illuminante un altro passo degli scritti spirituali di Chiara Lubich la cui
spiritualit profondamente laica: Ecco lattrattiva del tempo moderno: penetrare nella pi alta
contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo (1,27)
Credo che al di l dellappartenenza o meno a questa spiritualit, sia oggettivo il fascino che
promana dallidea di santit che proviene da unispirazione profondamente attuale come questa.
Nellenciclica Redemptoris missio, il Papa ha affermato che il missionario deve essere un
contemplativo in azione (n. 91).
Cosa pu significare per noi penetrare nella pi alta contemplazione pur rimanendo immersi nel
modo, anzi accanto alluomo, sia egli sofferente, povero, sia egli il nostro prossimo, colui che fa
parte della nostra vita di ogni giorno? Come penetrare in questa contemplazione quotidiana,
ordinaria? Cos in definitiva la santit?

La santit qualcosa che fa di Dio un essere completamente diverso dalluomo e allo stesso tempo
proprio ci che Dio vuole comunicare e donare alla sua amata creatura.
Nella nostra spiritualit oblata molto dominante il tema della santit come imitazione di Cristo:
Imitare Cristo nella sua missione e a fondamento di ci cercare la fonte di una tale vita. Ges sin
dalladolescenza ci ha mostrato che intendeva occuparsi delle cose del Padre (Lc 2,49): non c
nulla di pi impressionante della sincera obbedienza di Ges a Suo Padre.
Ges non il nostro Salvatore semplicemente in virt di ci che ha detto e fatto per noi. E il nostro
Salvatore perch ci che ha detto e fatto stato detto e fatto in obbedienza a Suo Padre: per
lobbedienza di un o solo tutti saranno costituiti giusti (Rm 5,19). Tra il Padre e Ges c solo
amore. Tutto ci che appartiene al Padre, Egli lo affida al Figlio (Lc 10,22) e tutto ci che il Figlio
riceve, lo restituisce al Padre. Non potremo mai capire, n imitare il ministero di Ges, se non ci
rendiamo conto che tutti gli aspetti del suo agire sono radicati in una sola cosa necessaria: ascoltare
il Padre nellintimit di un amore perfetto.
Ges come fine della sua missione ha voluto che noi potessimo essere come lui e dov lui: Padre,
voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perch contemplino la mia
gloria, quella che mi hai dato (Gv 17,24perch lamore con il quale mi hai amato sia in essi e io
in loro (Gv 17,26). Questa intimit divina il regno dei cieli che occorre cercare prima di ogni cosa
(Mt 6,33). La vita spirituale dunque una vita in cui veniamo condotti ed elevati ad essere partecipi
della vita divina. Questa trasformazione della nostra vita opera dello Spirito Santo e per questo
un cammino spirituale e di santit che ha come inizio il dono di Dio alluomo.
Il nostro Papa nella sua lettera enciclica sullo Spirito Santo scrive in questo modo: La vita intima di
Dio, uno e trino, si fa tutta dono, scambio di reciproco amore, nella persona dello Spirito Santo. E
per lo Spirito Santo che Dio esiste a modo di dono. Comunicare la santit alluomo vuol dire
allora donarsi a lui nella persona dello Spirito Santo che Persona-Amore, Persona-Dono.
(Dominum et Vificantem n. 10).
Il segreto della santit dunque racchiuso da questa Parola di Ges: Se uno mi ama, osserver la
mia parola e il Padre mio lo amer e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui (Gv
14,23).
La presenza in noi del Padre e del Figlio si realizza in questo modo mediante lAmore e quindi
mediante la persona Amore che lo Spirito Santo. Tale presenza ci coinvolge dal di dentro in un
processo che ci fa essere a nostra volta persone-dono, in continua donazione.
Il nome di Oblati esprime perfettamente lessenza di ci che significa per noi la santit: Oblati,
cio donati interamente, senza condizioni in risposta allamore con il quale Ges Cristo ci ha amati
e si donato a noi (Gal 2,20): per lOblazione noi siamo una cosa sola con il Figlio che si dona al
Padre nello Spirito Santo.

Questa inabitazione comporta una particolare consacrazione dellintera persona umana a
somiglianza del tempio: O non sapete che il vostro corpo tempio dello Spirito santo che in voi
e che avete da Dio? (1 Cor 6,19). Questa consacrazione santificatrice. Essa costituisce lessenza
stessa della grazia salvifica, mediante la quale luomo accede alla partecipazione della vita
trinitaria di Dio. Si apre cos nelluomo una fonte di vita interiore di santit, dalla quale deriva la
vita secondo lo Spirito (Giovanni Paolo II, Catechesi sullo Spirito Santo n. 25)

Solo lo Spirito Santo pu far s che le nostre persone, il nostro tempo, il nostro lavoro e il nostro
amore possano essere trasformati interiormente e condotti a Cristo. Chiedere il dono dello Spirito
Santo pu farlo chiunque, in qualsiasi stato di vita e in qualsiasi situazione possa trovarsi. E il
riconoscere il bisogno dello Spirito che ci permette di vivere il nostro s a Dio.
S. Eugenio cos si esprimeva a questo stesso proposito: E questo Spirito divino che deve essere
ormai il padrone assoluto della mia anima, lunico motore dei miei pensieri, dei miei desideri, dei
miei affetti, di tutta intera la mia volont (E. De Mazenod, ritiro in preparazione allEpiscopato)
In questo cammino di santificazione gli Oblati hanno la loro guida, la loro custode e il loro modello:
LImmacolata: docile allo Spirito (C 10), disponibile cio totalmente alla chiamata dello Spirito (C
13)


Le nostre preoccupazioni e occupazioni riempiono fino allorlo le nostre giornate e impediscono di
fatto una vita dedicata alle cose spirituali! Inoltre sotto le nostre attivit si nascondono
linsoddisfazione e la noia che la mancanza di senso di ci che facciamo.
Quanta solitudine ci capita spesso di provare nel momento che ci fermiamo un attimo a ripensare
come si svolgono le nostre esistenze! Quale santit potr salvarci?

La vita spirituale e quindi la santit che noi consideriamo non ci allontana dal mondo, ma ci
inserisce pi profondamente nella sua realt. Ges dice al Padre: Come tu mi hai mandato nel
mondo, anchio li ho mandati nel mondo (Gv 17,18). Ges ci fa capire con questa frase che i
discepoli per il fatto che sono inviati nel mondo non vi appartengano pi. E come se si fossero
trasferiti da esso e vi ritornino per compiervi una missione. Sono diventati infatti Cittadini del
cielo e possono vivere nel mondo alla maniera di Ges: Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma
che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo (Gv 17,15-16)

Nella esortazione apostolica sulla vocazione e la missione dei fedeli laici (Christifideles laici), il
Papa sottolinea come la vocazione alla santit comporta per essi proprio il loro inserimento nel
mondo e nella partecipazione alle sue attivit. Per questo i laici, per rispondere alla vocazione alla
santit debbono guardare alle attivit della vita quotidiana come occasione di unione con Dio e di
compimento della sua volont, e anche di servizio agli altri uomini, portandoli alla comunione con
Dio in Cristo (n. 17)
I discepoli e in modo pregnante i laici, sono chiamati a vivere dunque nel mondo come viveva
Ges, nellobbedienza al Padre.

STORIE DI ORDINARIA SANTITA

Si avverte lesigenza oggi che vengano proposti come modelli dei santi che abbiano vissuto la vita di tutti, tra
lavoro e famiglia, con coniuge e figli, con gioie e preoccupazioni di ogni giorno.
Se la domanda nascondesse lidea che si pu diventare santi senza un serio sforzo e un altrettanto serio
dono di s a Dio, saremmo fuori strada.
La domanda invece corretta se manifesta il desiderio di far entrare quel tutto in cui consiste la santit
(amare Dio con tutto il cuore, tutta lanima, tutte le forze) dentro i ritmi pi quotidiani dellesistenza (Sicari).

GIANNA BERETTA MOLLA

Il marito della beata Gianna Beretta Molla affermava qualche tempo dopo la morte della moglie: Io non mi
sono mai accorto di vivere con una santa, se con santit si intende qualcosa che manifesti avvenimenti
prodigiosi ed eccezionali, ma. Ripensando alla vita di Gianna suo marito comprendeva che la santit della
moglie stava proprio nella quotidianit della vita, vissuta alla luce di Dio.
Cos descriveva la moglie lingegnere Molla: Gianna era una donna splendida, ma assolutamente normale.
Era bella, intelligente. Buona. Le piceva sorridere. Era anche una donna moderna, elegante. Guidava la
macchina, amava la montagna e sciava molto bene. Le piacevano i fiori e la musica. Per anni siamo stati
abbonati ai concerti del Conservatorio di Milano.
Allinizio dellestate del 1961 la dottoressa Gianna Beretta e lingegnere Pietro Molla erano una coppia
felice insieme ai loro tre bambini ancora piccoli, tra i cinque e i due anni. Per i due genitori i figli erano una
ricchezza, tanto desideravano ancora un frutto del loro amore. Nellagosto si preannunci la nuova attesa
maternit ma accanto ad essa sorse una grave preoccupazione: a fianco dellutero cresceva un grosso fibroma
e si rendeva urgente un intervento chirurgico. La scienza di allora offriva due soluzioni considerate sicure per
la vita della madre: lasportazione del fibroma insieme allutero lasportazione del fibroma con linterruzione
della gravidanza.: una sutura praticata sullutero nei primi mesi di gravidanza poteva facilmente cedere, con
una seconda rottura dellutero e quindi il pericolo di morte per la madre verso il quarto, quinto mese di
gestazione. Inoltre, comunque fosse andato lintervento, il rischio si sarebbe presentato gravissimo al
momento del parto.
Prima di andare in ospedale, Gianna si era andata a confessare concludendo il suo dialogo con il sacerdote in
questo modo: Con fede e speranza mi sono affidata al Signore, anche contro la terribile parola della scienza
che diceva: O la vita della madre o la vita della sua creatura. Confido in Dio, s, ma ora spetta a me
compiere il mio dovere di mamma. Rinnovo al Signore lofferta della mia vita. Sono pronta a tutto, pur di
salvare la mia creatura.
Il chirurgo chiese prima delloperazione: Cosa facciamo, salviamo lei o salviamo il bambino? Gianna
rispose: Prima salviamo il bambino, per me non si preoccupi. Dopo loperazione quel medico, di origine
ebraica, afferm: Abbiamo salvato il bambino! E in questa frase cera nascosto tutto il significato solo a loro
noto! Cos, quando se la vide arrivare al momento del parto, quelluomo, lontano dalla Chiesa, disse, con un
misto di ammirazione e di sconcerto scientifico: Ecco la madre cattolica!.
E il marito? Cos egli testimoniava: A me tornava in mente con insistenza la sua richiesta che fosse salvata
la gravidanza, ma non osavo parlarne con mia moglie. Un mese e mezzo prima della nascita di nostro figlio
successa una cosa che mi ha sconvolto. Dovevo uscire per andare in fabbrica e avevo gi infilato il
cappotto. Gianna era appoggiata al mobile dellanticamera della nostra casa. Mi venuta vicino. Non mi ha
detto: Sediamoci, fermati un momento, parliamo. Niente. Mi venuta vicino cos come succede quando si
debbono dire cose difficili, che pesano, ma alle quali si tanto meditato, e su cui non si vuole tornare.
Pietro mi ha detto - , ti pregoSe si dovr decidere tra me e il bambino, decidete per il bambino, non per
me. Te lo chiedo. Cos. Nientaltro. Sono stato incapace di dire qualunque cosa. Conoscevo benissimo mia
moglie, la sua generosit, il suo spirito di sacrificio. Sono uscito di casa senza dire una parola.
Scrive ancora il marito, quasi dialogando con lei: Non hai fatto cose eccezionali, non penitenze eccezionali,
non hai cercato la rinuncia per la rinuncia, non leroismo per leroismo. Sentivi e attuavi i tuoi doveri di
giovane, di sposa, di madre e di medico con piena disponibilit ai disegni e alla volont del Signore, con
spirito e desiderio di santit, per te e per gli altri.Quello che ha fatto non lo ha fatto per andare in
Paradiso. L ha fatto perch si sentiva una mamma

Un mese prima del parto, il marito di Gianna dovette recarsi a Parigi per lavoro. Ella gli chiese di portarle
alcune riviste di moda: Se Dio mi tiene qui disse mi voglio fare dei bei vestiti. E difatti le riviste ci sono
ancora con i segni da lei tracciati accanto ai modelli che le piacevano. Quando diventer santa, anche queste
riviste saranno reliquie. Non una banalit, linvito ad abituarci ad un nuovo modo di giudicare.
Che significato avr avuto per i figli di questa santa avere ricevuto una tale testimonianza? E non solo una
testimonianza cos forte, ma tanti atti di ordinaria santit?

IL PADRE DEL PAPA

E commovente riportare a questo proposito la testimonianza che il nostro Papa ci ha lasciato di suo padre
nella sua lettera Dono e Mistero: La mia riconoscenza va soprattutto a mio padre, rimasto precocemente
vedovo. Non avevo ancora fatto la Prima Comunione quando perdetti la mamma: avevo appena nove anni.
Dopo la sua morte e, in seguito, dopo la scomparsa del mio fratello maggiore, rimasi solo con mio padre,
uomo profondamente religioso. Potevo quotidianamente osservare la sua vita, che era austera. Di
professione era militare e, quando rest vedovo, la sua divenne una vita di preghiera costante. Mi capitava
di svegliarmi di notte e di trovare mio padre in ginocchio, cos come in ginocchio lo vedevo sempre nella
chiesa parrocchiale. Tra noi non si parlava di vocazione al sacerdozio, ma il suo esempio fu per me in
qualche modo il primo seminario, una sorta di seminario domestico.

PAOLO BORSELLINO (nella testimonianza dei suoi familiari)

Il giorno del funerale del giudice Paolo Borsellino, il figlio Manfredi cos spiegava il suo gesto di perdono
nei confronti degli uccisori del padre: Il comando del Vangelo ama il tuo nemico lo vivo con un
sentimento di perdono ma , anello stesso tempo, con una grande voglia di giustizia: Ma io sono sicuro della
giustizia divina e mi auguro continuamente che venga fatta giustizia terrena, per prevalente il sentimento
del perdono perch questo che voleva mio padreForse lei si stupir nel vederci cos apparentemente
calmi, ma noi siamo cristiani, e sappiamo bene che soltanto un passaggio della nostra esistenza. E questa
convinzione che ci ha dato e ci d la forza di affrontare il vuoto della disperazione. Mio padre caduto per i
valori in cui credeva fermamente e che ci ha trasmesso. Se sei coerente con la tua fede, la morte per gli
ideali che professi non pu che essere un ritorno alla vita.
Di perdono ha parlato anche la moglie del giudice: Che volete che io vi dica? Il dramma non scomparso. Il
Golgota, il tempo terribile degli uomini cattivi ancora dentro di me, per alcuni aspetti mi sovrasta, ormai
ci convivo Quel tempo sempre l, fissato alle 17 di quella domenica del 19 luglio 1992, mentre mio
marito compiva un gesto di amore verso la propria madre. Dal Golgota al sepolcro la distanza breve: dal
venerd della morte, tempo terribile degli uomini cattivi, al giorno dopo il sabato, vero tempo di Dio, le ore
sono poche. Ma quanto duro quel breve cammino, quanto atroci quelle poche ore!
E anzitutto il tempo dellincredulit e dello scoraggiamento: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato
! Subentra poi il tempo del coraggio, quasi leroismo per continuare a vivere, ma presto ti accorgi che non
cos e non deve essere cos. Arriva finalmente il tempo ordinario, il tempo del sepolcro vuoto; il tempo della
vita che , giorno dopo giorno, fatica dopo fatica deve essere e deve costruire una speranza oltre il venerd
nero, oltre al sepolcro; una speranza fatta di piccole cose concrete, oltre la platealit e la pubblicit, una
speranza fatta di giustizia, di verit e di amore. La giustizia e la verit per i fatti accaduti, lamore e il
perdono per luomo che sbaglia Se c un insegnamento che mio marito mi ha dato che nel cuore
delluomo, anche di quello pi cattivo, c sempre un angolo nascosto del buon Abele che, se
opportunamente stimolato, pu riaffiorare. La speranza allora si nutre della fiducia nelluomo, anche verso
che si considera e chi si comporta come un nemico.


GABRIELLA PICCINELLI

Una realt familiare, la sua, non facile da gestire, per la fatica materiale richiesta, per limpegno psicologico
da profondere con tre ragazzi, di diverse et ed esigenze, per la condizione di uno dei tre, nato down, che
richiedeva una continua assistenza. E poi la conduzione della casa, il problema della vita nel quartiere:Tor
Bella Monaca, dove viveva e molto disagiato e denso di problematiche sociali. Per Gabriella questa realt era
una normalit.
Prima della nascita del suo ultimo bambino ella cos scriveva della propria situazione: Il lavoro di Giorgio
continua andare male e al momento presente sembra proprio che non ci siano prospettive e sopratutto
alternative migliori. La situazione non catastrofica perch il necessario fino ad ora non ci manca, ma
occorre avere molta fede e sperare Poi il fatto nuovo che aspettiamo il terzo bambino Sento che questo
sar ed un figlio di Dio gi fin da ora e perci rimetto continuamente nelle sue mani tutte le mie angosce,
le mie stanchezze e i miei dubbi. Ho dei momenti in cui vedo tutto nero, ma poi recupero la fede e talvolta
riesco anche a sentire la presenza del padre che mi d conforto in questa desolata solitudine in cui mi
ritrovo.
Eppure, nonostante le sue difficolt Gabriella non cessava di occuparsi degli altri anche al di fuori della
propria famiglia. Lei, con un figlio in particolari condizioni di bisogno, negli ultimi tempi della sua vita si
dedic con particolare attenzione alla sorte di due fratelli sofferenti di paraplegia fin dalla nascita: Walter e
Mauro e che vivevano soli in un appartamento del suo stesso plesso.
Uno di essi cos racconta: Quando la conobbi, Gabriella mi chiese se poteva tornare a trovarci, ma con una
cortesia, un rispetto e una delicatezza che non mi sentii offeso. Ricordo la prima volta che mi chiese se
poteva tornare per portare via i panni sporchi, per riportarli puliti e stirati, ebbene in quelloccasione, che
fu la prima di tante, non sentii il minimo imbarazzo, dovuto forse al rispetto che aveva avuto nel chiederlo.
Gabriella ci faceva la spesa con semplicit e amore, con dei modi che non offendevano mai. Come quella
volta che mi port a tagliare i capelli, pioveva ed ero un po depresso e siamo stati in macchina a parlare
pi di unora. Una cosa che Gabriella sapeva fare bene: quando parlava non ti imponeva mai le sue idee,
ma sapeva ascoltare come nessuno mai.
Per concludere: se Tor Bella Monaca stato lesilio per me, ho nel cuore la nostalgia di Gabriella.


meditazione

SANTIFICARSI E VIVERE PRESI DALLO SPIRITO SANTO

Personalmente ho avuto la grazia di accostarmi ad una grande santa: Madre Teresa di Calcutta: la
matita di Dio, come lei stessa amava definirsi! L ho incontrata alla fine della sua vita: lei che
aveva fatto tanto per i pi abbandonati del nostro mondo, non faceva pi nulla di cos impegnativo
se non pregare e confortare chi la incontrava. A me addirittura chiese di benedirla! A tutti donava le
sue medagliette della Madonna miracolosa e il suo meraviglioso sorriso che riusciva a comunicare
nonostante fosse piegata su se stessa e su di una sedia a rotelle.
Era entrata in una santit ordinaria dalla quale continuava ad affascinare chiunque la incontrava e a
far rivolgere il cuore verso lImmenso mistero di Dio.
A chi gli chiedeva quale fosse il suo segreto ella rispondeva: Il mio segreto molto semplice, prego
e nella preghiera minnamoro di Cristo e capisco che pregarlo amarlo e che questo significa
adempiere la sua parolaPer me pregare significa essere ventiquattro ore al giorno tuttuno con
Lui attraverso il comandamento dellamore Dio amico del silenzio, nel silenzio il firmamento
proclama la gloria di Dio e tutta la natura canta le sue lodi. Nel silenzio dei nostri cuori Dio ci
parler, se noi smettiamo di parlare e gli diamo unopportunit mettendoci in ascolto, facendo
silenzio dentro di noi la Vita non altro che la vita stessa di Dio in noi.
Madre Teresa parla spesso anche della preghiera in famiglia, ella osserva che Nelle famiglia si deve
imparare a pregare insieme. E frutto della preghiera la fede, il frutto della fede lamore, il
frutto dellamore il servizio e il frutto del servizio la pace.
Nella nostra vita frenetica il nostro vuoto interiore spesso riempito proprio dalle tante attivit,
dalla televisione, dal cibo: Ma questo vuoto pu essere riempito solo dallo spirito, da Dio. Se
daremo tempo a Dio di entrare in questo spazio, ci sar pi facile saziare la nostra fame stando
semplicemente con Lui in preghiera. Questo ci consente di rafforzarci nella nostra relazione con
Dio e nella nostra vita spirituale.
Ma difficile concentrarci in preghiera in mezzo a tante distrazioni! Santa Caterina si era trovata in
una situazione come la nostra: quella di una donna che avrebbe voluto pregare e stare in silenzio,
ma questo le era impossibile a causa della sua condizione familiare: ella viveva in una famiglia con
venticinque abitanti. Madre Teresa scrive che santa Caterina ci insegna che ognuno di noi ha
bisogno di trovare una cella interiore dove pregare e stare con Dio. E poich per noi difficile
trovare una simile cella , ci esorta a scoprire questo posto speciale dentro di noi: Io credo che
possiamo e dobbiamo fare come consiglia Santa Caterina. Nella vita, oltre a tutti gli altri doveri
abbiamo bisogno di pregare e di riuscire a crearci unatmosfera di silenzio, anche se viviamo in
una casa o in una citt molto rumorosa.

Pu essere utile rileggere una pagina di un testo di Chiara Lubich: Quale dunque la via per attuare
la santit anche al giorno di oggi? E secondo me, questa del fare la volont di Dio, una via
moderna per farsi santi Ma si conosce la volont di Dio? Oh certo. E osservare i comandamenti,
adempiere i doveri del proprio stato, ascoltare la voce della coscienza, dov Dio che parla. E far
ci con sempre maggiore perfezione (in Citt Nuova 1978
E in un altro testo: Esiste una sola cosa bella, amabile, attraente, utile, luminosa: ci che Dio vuole
da te nellattimo presente (Scritti Spirituali 1, 37)

Ci chiediamo ora: Come vivere nella Volont di Dio se sentiamo chiaramente che la nostra umanit
ci conduce in altre direzioni e fa fatica a dirgli il proprio s? Come vivere nel mondo senza
appartenervi? Come spostare la nostra attenzione costante dalle cose, che ci preoccupano e che ci
rendono indaffarati, al regno di Dio? Come liberarci interiormente dalle costrizioni del mondo e
indirizzare i nostri cuori alla sola cosa necessaria?
E fin troppo chiaro che vivere una vita spirituale e quindi lavorare per la nostra santificazione,
esige innanzitutto un cambiamento del cuore, cio una conversione!

Ricordiamo lesperienza drammatica di S. Paolo: c in me il desiderio del bene, ma non la capacit
di attuarloio non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio (Rm 7, 18b .19)
E necessario dunque tornare allorigine di ogni azione, a qualcosa che possa illuminare e
guidarci nel discernere le nostre scelte e i nostri comportamenti. Perch il nostro s alla volont di
Dio sia fatto allinterno di una vita nellAmore occorre lasciarci prendere sul serio dallo Spirito
Santo: La legge dello Spirito che d vita in Cristo Ges ti ha liberato dalla legge del peccato e
della morte (Rm 8,2)


Lo Spirito Santo conosce le profondit del cuore umano ed solo Lui che pu convincere luomo a
riconoscere il peccato e quindi a lasciarsi trasformare e santificare. Ascoltiamo linsegnamento del
Papa a questo riguardo:

Solo lo Spirito Santo pu convincere del peccato dellinizio umano, proprio egli che lAmore del
Padre e del Figlio, egli che dono, mentre il peccato dellinizio umano consiste nella menzogna e
nel rifiuto del dono e dellamore (Dominum et Vificantem n. 35)

In questa azione lo Spirito fa comprendere anche labisso di dolore che originato a causa del
peccato. Si tratta di un dolore che coinvolge lessere umano e infinitamente di pi il cuore di Dio.
E da questa sofferenza infinita che si genera la venuta di Dio nel mondo e nelluomo che lo
accoglie e quindi anche la nostra santificazione. In questo modo lamore si rivela pi forte del
peccato e prevale su di esso il Dono.
Come non pensare a quelle lacrime di dolore ma liberatorie che sgorgarono dagli occhi di S.
Eugenio alla vita di un Crocifisso durante un Venerd Santo?
Questa opera di convincimento apre luomo al dono dello Spirito che pu cos entrare a far parte di
lui e trasformarlo con il Suo amore.
Ogni volta che lo Spirito ci porta a riflettere sulle conseguenze del peccato, sulla sofferenza che
questo causa, Egli ci conduce a deciderci per Dio e a rifiutare tutto ci che ci compromette con il
principe della menzogna. Se il peccato, rifiutando lAmore, genera la sofferenza delluomo e di Dio,
lo Spirito Santo entra nella sofferenza umana con una nuova elargizione di Amore che libera
luomo e il mondo dal peccato permettendo cos che luomo partecipi della vita stessa di Dio. Ogni
volta dunque una nuova conquista che per va sempre riconfermata tornando alla fonte del Primo
Amore:

Lo Spirito Santo come Persona-Amore, dimorando nelluomo, crea nellanima come unesigenza
interiore di vivere sempre nellAmore e quindi nel dono di s. Tale esigenza contrasta con quella
della carne: Voi per non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi (Rm 8,9)
Qui importante comprendere che con il termine carne non si intende il corpo che stato creato da
Dio come cosa buona e che destinato ad essere anchesso spiritualizzato, ma si intende quella
tendenza negativa che fa resistere allo Spirito Santo sia allinterno delluomo che nel mondo.
Questa tendenza risiede nellinteriorit delluomo: dal cuore delluomo infatti che provengono i
peccati. Vivere secondo la carne non vuol dire dunque semplicemente affidarsi agli istinti carnali,
ma piuttosto gestire la propria vita dallunico punto di riferimento che noi stessi: il servizio di
s, ladorazione di s, laffermazione di s. E questo che porta luomo a vivere in modo malsano ed
egoistico il suo rapporto con il corpo. Vivere secondo lo Spirito vuol dire lasciarci trasformare da
esso fin nel nostro essere carnale. Diceva S. Agostino: Chi non spirituale fin nella sua carne
diviene carnale anche nel suo spirito (Commento al salmo 147).
Se dunque accettiamo la chiamata alla santit, accettiamo anche lopera di convincimento da parte
Spirito Santo e ci lasceremo quindi prendere e guidare da Lui a vivere nellAmore e quindi nella
Volont di Dio.
In questa ottica il nostro essere Oblati significa seguire totalmente Ges Cristo lasciandosi appunto
prendere e condurre senza riserve dallo Spirito Santo alla Vita.

Nel Credo chiamiamo lo Spirito Santo come Colui che Signore e che dona la Vita: Dominum et
Vivificantem. Mai come in questepoca luomo stato chiamato ad avvicinarsi allo Spirito Santo
come a colui che d la Vita.
Nel mondo delluomo-carne fa il suo ingresso lo Spirito di Dio che il segno della Vita e tutta la
Missione di Cristo si proietta verso il Dono dello Spirito della Vita: Io sono venuto perch abbiano
la Vita e labbiano in abbondanza.

Celebrare il Sacramento della Confessione potr diventare per noi loccasione per lasciare lo Spirito
Santo rinnovare in noi la Grazia battesimale che ci introduce nella Vita divina.
Dal profondo del nostro cuore lasciamo che sgorghi nel nostro grido linvocazione allo Spirito
Santo, facciamolo davanti al Cristo Crocifisso, come assetati dacqua viva, come terra deserta arida
senzacqua.
Spunti per la penitenziale

Leggiamo il salmo 129: Dal profondo a te grido

Intanto si potr pregare con la VIA CRUCIS (Elide)

Partecipando al cammino della Croce e contemplando il nostro Salvatore che soffre a causa del
peccato del mondo avremo modo di ripensare la nostra vita.

Qualche spunto per un esame di coscienza da alcune riflessioni di p. S. Barbaric:
Pu darsi ora che nel nostro cuore ci sia della tristezza, debolezza, vuotoma ci non importa pi
Anche se sentiamo la legge della carne in noi, nelle nostre abitudini, in questo momento non
dobbiamo farci prendere dallo scoraggiamento. Ges qui con noi, cammina con noi e condivide le
nostre debolezze. Egli ci dice: Io sono la Vita

Ges io non voglio rimanere nella morte. Io voglio la tua Vita per me, nella mia famiglia,
nellincontro con il mio prossimo. Voglio la tua Vita nel mio lavorare. Io ti apro ora il mio cuore in
quella parte pi oscura che tu conosci.
Ges mi domando davanti a te mentre cammino con te sulle tappe del mio e tuo dolore: come la
mia vita? Come il mio cammino?
Dove la legge dellamore per Dio Padre e che tu vuoi sia amato sopra ogni cosa?
Io mi domando adesso dove il mio amore per il prossimo?
Tu volevi, o Ges, che io pregassi, che io avessi fiducia. Io mi domando, davanti a te, come stata
la mia preghiera?
Tu volevi, o Ges, che io avessi sempre un nuovo nutrimento spirituale durante lEucaristia. Io mi
domando come ho partecipato alla S. Messa.
Ges, davanti a te io mi domando cosa ho fatto con la mia bocca, con la mia lingua.
Mi chiedo cosa significhi per me, rispettare la mia anima e il mio corpo e lanima e il corpo degli
altri
Mi domando davanti a te, che significhi per me una vita umana prima della nascita. In modo
particolare mi chiedo, alla luce dei tuoi insegnamenti: che cosa vuol dire per me il tuo invito ad
amare tutti.
Mi domando che cosa accaduto con il mio piano, con il progetto che hai messo nel mio cuore,
nella mia vita, di servire Te e gli altri.
Signore me lo domando e spero in questo momento di poter trovare la risposta, illuminato dal tuo
Spirito santo

Restiamo un po in silenzio e proviamo a trovare, a cercare le nostre risposte. Sentiamo il nostro
cuore. Sinceramente. Nessuno ci vede adesso, solo Dio. Con gli occhi chiusi sentirai certamente la
sua voce e nella Sua luce vedrai la luce

GRUPPI DI LAVORO
DEVONO LAVORARE SERIAMENTE A DIVENTARE SANTI
Per una Pedagogia della santit

L'amore non una pietra preziosa sempre identica a se stessa, ma un corso d'acqua che pu
crescere fino a diventare un fiume o morire in una palude Z. M. Raudive

Iniziamo lincontro con linvocazione allo Spirito Santo:

Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore

C: Manda il tuo Spirito e tutto sar ricreato
A: E rinnoverai la faccia della terra

preghiamo insieme:
Fa O Spirito Santo che le tue acque siano feconde
per le anime che hanno bisogno di vita
E donaci, soffiando su di noi,
di diventare uomini e donne spirituali


SPUNTI PER UNA CONDIVISIONE NEI GRUPPI

- Le difficolt che incontriamo
- Le esperienze, le situazioni e i campi dove la santit laica pu esprimersi oggi e fra noi.
- Le vie per sostenere, guidare e portare a compimento il cammino di santit di una comunit
laica missionari


Ges ci dice di cercare il regno. La vita spirituale richiede lo sforzo umano. E questo il senso
dellimperativo di S.Eugenio nella Prefazione alle CCRR: Devono lavorare seriamente a diventare
santi! Tale imperativo poggia sul fondamento del programma di vita che Ges ha lasciato per ogni
vero discepolo: Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi
segua.( Mt 16,24).
E impossibile vivere una vita spirituale senza disciplina. Se impariamo a dare ascolto a Dio la
nostra vita diviene ubbidiente (ab-audire) come quella di Ges. Attraverso una disciplina spirituale
noi possiamo impedire che il mondo riempia la nostra vita in misura tale da non lasciarci lo spazio
per lascolto. Se ne adottiamo una permetteremo allo Spirito Santo di pregare in noi e di agire in
noi.

Nella sua esperienza di santit ordinaria La beata Maria Corsini cercava di seguire un
regolamento di vita che aveva ricevuto dal suo Padre spirituale. Ne riporto un breve stralcio:
Su questo unico fondamento la mia figliuola deve costruire il suo edificio spirituale, mirando pi di
tutto, ad una formazione interiore, fissando bene nella sua mente che la santit consiste non nel
fare cose straordinarie, ma nel far bene, con la maggior perfezione, quelle che sono proprie del
nostro statoVivere ed operare sempre in ogni momento alla Sua presenza. Questo pensiero
costante la presenza di Dio sar una forza invincibile in tutte le prove, la molla pi vigorosa del
bene, la gioia pi intima e pi preziosa del cuore Riguardo alla preghiera fatta al mattino, tutto
si dirige alla gloria del Signore ed alla santificazione dellanima nostra, vivendo e operando
sempre alla presenza di Dio, col solo fine di piacergli: diventando cos la vita della giornata una
continua preghiera

Come esemplificazione del frutto di questo modo di impostare la propria vita e al fine di farci
affascinare dalla figura di questi santi sposi, riporto una frase da una lettera della beata al marito:
Sta tranquillissimo, in nome di Dio: e che Egli ti possa ad ogni istante mostrare nella sua
limpidezza lanima mia. E piccina e deforme, credilo a me: ma una cosa sola ha, e non sua: la
trasparenza che le ha comunicato il Signore trasformandola ogni giorno al suo divino contatto
reale. (1918)

In questo incontro vogliamo ora condividere insieme le modalit, le difficolt e le possibilit per
acquisire una disciplina spirituale che ci possa sostenere nel nostro cammino di santificazione.
Ricordiamo alcuni punti che ci illuminano a questo proposito:

S. Eugenio cos scriveva: Il fine di questa societ non soltanto quello di lavorare per la salvezza
del prossimo dedicandosi al ministero della predicazione, ma ha anche come scopo principale
quello di fornire ai suoi membri i mezzi per praticare le virt religiose(E. De Mazenod, Supplica
ai Vicari di Aix per ottenere lautorizzazione a vivere in comunit, 25.01.1816)

I missionari devono per quanto lo comporta la debolezza della natura umana, imitare in tutto gli
esempi di Nostro Signore Ges Cristouna parte della loro vita sar consacrata alla preghiera, al
raccoglimento interiore, alla contemplazioneLaltra parte sar dedicata alle opere esteriori dello
zelo pi ardente in una parola , si sforzeranno di diventare altri Ges Cristo diffondendo
ovunque il profumo delle sue amabili virt (cfr Costituzioni del 1818)

Ci aiuteremo luno con laltro con i nostri consigli e con tutto ci che il Buon Dio ispirer a
ciascuno di noi per la nostra comune santificazione. (Lettera del 13.12.1815)

Le Costituzioni Oblate cos parlano della conduzione della vita spirituale: Mantenendosi in
unatmosfera di silenzio e di pace interiore, ricercano la presenza del Signore nel cuore della gente
e negli avvenimenti della vita quotidiana, come lo ricercano nella Parola di Dio, nella preghiera e
nei Sacramenti. Come pellegrini, camminano con Ges nella fede, nella speranza e nellamore (C
31)

Al centro dello loro vita e della loro azione, gli Oblati mettono lEucaristia, fonte e culmine della
vita della Chiesa (C 33)

In unione con Maria Immacolata, serva fedele del Signore, sotto la guida dello Spirito,
approfondiranno la loro intimit con Cristo. Con lei contempleranno i misteri del Verbo incarnato,
specialmente nella preghiera del Rosario (C36)

Che spunti possiamo cogliere per un regolamento di vita ordinaria nella luce della nostra
spiritualit?

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