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Università degli Studi di Trieste

Piazzale Europa 1, 34100 Trieste

Facoltà di INGEGNERIA
Corso di Laurea in

INGEGNERIA INFORMATICA

Anno Accademico 2002/2003

Definizioni di

ANALISI MATEMATICA 2

Studente:
Giorgio Davanzo
giorgio.davanzo@gmail.com
Parte 1 - Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
DEFINIZIONI
1. Serie convergenti, divergenti e indeterminate
2. Serie numeriche assolutamente e semplicemente convergenti
3. Criterio dell'ordine di infinitesimo per la convergenza di una serie numerica
4. Criterio della radice
5. Convergenza puntuale e uniforme di una successione di funzioni
6. Operazioni con le serie: somma e prodotto per una costante
7. Distanza fra due numeri complessi
8. Convergenza di una successione di numeri complessi
9. Serie di numeri complessi
10. Teoremi di passaggio al limite sotto il segno di derivata e integrale
11. Serie di Taylor di una funzione di variabile reale
12. Raggio di convergenza e insieme di convergenza di una serie di potenze
13. Teorema di derivazione (proprietà della f.ne somma)
14. Teorema di integrazione (proprietà della f.ne somma)
15. Teorema di derivazione termine a termine di una serie di potenze
16. Funzioni analitiche in R
17. Sviluppo in serie di Taylor-McLaurin delle principali f.ni elementari
18. Funzioni complesse di variabile complessa
19. Limite, continuità, derivabilità in C
20. Regole algebriche di derivazione
21. Serie di potenze in C
22. Le funzioni elementari in C e loro derivate
23. Equazione esponenziale e funzione logaritmo in C
Parte 2 - Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
24. Definizione di prodotto scalare, norma e distanza euclidea in Rn
25. Proprietà del prodotto scalare
26. Proprietà della distanza
27. Sfere aperte e chiuse in Rn
28. Intorno di un punto e relative proprietà
29. Punti di accumulazione, punti interni e punti di frontiera
30. Chiusura, interno e frontiera di un insieme
31. Insiemi limitati
32. Funzioni da Rn in Rm
33. Campi scalari, curve parametriche, superfici parametriche, campi vettoriali
34. Insiemi di livello
35. Limiti di funzioni da Rn in Rm
36. Continuità di funzioni da Rn in Rm
37. Teorema di Weierstrass
38. Insiemi connessi per archi
39. Teorema di connessione e teorema di esistenza di zeri
40. Coseno dell'angolo tra due vettori
41. Applicazioni lineari da Rn in Rm e matrici associate
42. Forme lineari
43. Teorema di Riesz in Rn
44. Rettangoli in R2, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un rettangolo
secondo Riemann
45. Teorema di Fubini
46. Parallelepipedi rettangoli in R3, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un
parallelepipedo secondo Riemann
47. Formule di riduzione per gli integrali tripli
48. N-rettangoli in Rn
49. Proprietà dell'integrale
50. Integrale su un insieme limitato
51. Insiemi N-trascurabili e relative proprietà
52. Teorema della media integrale
53. Insiemi normali in R2
54. Insiemi normali in R3
55. Insiemi misurabili secondo Peano-Jordan in Rn
56. Insiemi trascurabili in Rn e caratterizzazione degli insiemi misurabili
57. Cambio di variabili negli integrali multipli - Caso unidimensionale
58. Cambio di variabili negli integrali multipli - Caso bidimensionale
59. Coordinate polari ed ellittiche in R2
60. Cambio di variabili negli integrali multipli - Caso tridimensionale
61. Coordinate sferiche in R3
62. Formule di riduzione per corde e sezioni in R3
63. Integrali generalizzati in Rn - Insiemi localmente misurabili e funzioni localmente integrabili
Parte 3 – Calcolo differenziale in Rn
64. Derivata direzionale e derivata parziale
65. Differenziale di un campo scalare, approssimante lineare
66. Iperpiano tangente
67. Matrice Jacobiana
68. Gradiente
69. Differenziabilità delle funzioni di classe C’
70. Regole algebriche di differenziazione
71. Differenziale di un campo vettoriale
72. Un campo vettoriale è differenziabile se e solo se lo sono tutte le sue componenti
73. Differenziale di una funzione composta
74. Derivate direzionali e parziali di ordine superiore
75. Differenziabilità di funzioni di classe Ck
76. Teorema di Schwartz
77. Forme lineari e quadratiche in Rn
78. Differenziale secondo di un campo scalare e relativa matrice Hessiana
79. Teorema di Young (sulla simmetria della matrice Hessiana)
80. Condizione sufficiente affinché una funzione sia due volte differenziabile
81. Formula di Taylor del secondo ordine
82. Estremi relativi di una funzione
83. Vincoli ed estremi vincolati
84. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R2 (curve)
85. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R3 (superficie)
86. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R3 (curve)
Parte 4 – Equazioni differenziali
87. Equazioni funzionali
88. Equazione differenziale
89. Equazione diff. ordinaria
90. Ordine di una eq. diff.
91. Forma normale
92. EDO 1°
93. (EDO 1°) Soluzione
94. Condizione iniziale
95. (EDO 1°) Problema di Cauchy
96. Soluzione locale
97. Eq. a variabili separabili
98. Equazioni omogenee
99. EDL 1°
100. Nucleo risolvente
101. Equazioni di Bernoulli
102. EDO 2°
103. (EDO 2°) Soluzione
104. (EDO 2°) Problema di Cauchy
105. (EDO 2°) Soluzione locale
106. Eq. del tipo y’’=f(y)
107. EDL 2° a coeff. cost.
108. (EDL 2° a coeff.cost.) Equazione caratteristica
109. EDL di ordine n a coeff. cost.
110. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Soluzione
111. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Eq. Caratteristica
112. Equazioni di Eulero
113. Sistemi di 2 eq. diff. lin. 1° a coeff. cost.
Parte 5 – Curve in forma parametrica
114. Curva in Rn
115. Curva continua, regolare, chiusa, semplice
116. Vettore, versore e retta tangente
117. Curva in forma parametrica e cartesiana
118. Lunghezza di una curva e rettificabilità
119. Integrale curvilineo di un campo scalare
120. Integrale curvilineo di un campo vettoriale
Definizioni – Serie numeriche, successioni e serie di funzioni
1. Serie convergenti, divergenti e indeterminate

+∞
• Se esiste finito lim s n = s , si dice che
n → +∞
∑a n =1
n è convergente.
+∞
• Se lim s n è infinito (+ ∞,−∞, ∞ ) , si dice che ∑a n è divergente (a + ∞, a − ∞ o a ∞ ) .
n → +∞
n =1
+∞
• Se lim s n non esiste, si dice che
n → +∞
∑a
n =1
n è indeterminata.

2. Serie numeriche assolutamente e semplicemente convergenti

+∞ +∞

∑a
n =1
n si dice assolutamente convergente se ∑a
n =1
n è convergente.
+∞ +∞

∑ an si dice semplicemente convergente se è convergente, ma


n =1
∑a
n =1
n è divergente.

+∞
Teo Se ∑ a n è assolutamente convergente, allora è convergente.
n =1

3. Criterio dell’ordine di infinitesimo per la convergenza di una serie numerica

+∞
Sia an ≥ 0 ∀n . Si ha: (1) Se ∃ε > 0 t.c. ord +∞ an > 1 + ε allora ∑a
n =1
n è convergente.
+∞
(2) Se ord +∞ an ≤ 1 allora ∑a
n =1
n è divergente (a + ∞ ).

4. Criterio della radice


+∞
Se an ≥ 0 ∀n , ed esiste 0 < k < 1 t.c. n an < k ∀n , allora ∑a
n =1
n è convergente.

Corollario – Sia an ≥ 0 ∀n :
+∞
1) Se esiste lim n an = L < 1 , allora
n→+∞
∑a
n =1
n è convergente.
+∞
2) Se esiste lim n an = L > 1 , allora
n→+∞
∑a
n =1
n è divergente.

5. Convergenza puntuale e uniforme di una successione di funzioni

Puntuale: Sia E ≠ ∅ un insieme e sia ( f n )n una successione di funzioni con f n : E → R (o C ) . Si


dice che ( f n )n converge puntualmente su E a f n : E → R (o C ) se ∀x ∈ E esiste lim f n ( x ) = f ( x ) ,
x → +∞

cioè (∀x ∈ E )(∀ε > 0 )(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n ( x ) − f ( x ) < ε ) . [Oss. n = n ( x, ε ) ]

Uniforme: Sia E ≠ ∅ un insieme e sia ( f n )n una successione di funzioni con f n : E → R (o C ) . Si


dice che ( f n )n converge uniformemente su E a f n : E → R (o C ) se
(∀ε > 0)(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n (x ) − f (x ) < ε ) . [Oss. n = n (ε ) ]
6. Operazioni con le serie: somma e prodotto per una costante
+∞ +∞ +∞
Somma: Se ∑ an e
n =1
∑ bn convergono ad A e B rispettivamente, allora la serie
n =1
∑ (a
n =1
n + bn )

detta serie somma converge con somma (A+B).


+∞ +∞
Prodotto x costante: Se ∑ an converge con somma A e c ∈ R , la serie
n =1
∑ (c ⋅ a ) detta serie
n =1
n

prodotto per la costante c, converge con somma cA.

7. Distanza fra due numeri complessi

Si dice distanza fra due numeri complessi z1 = x1 + iy1 e z 2 = x2 + iy 2 il numero


d ( z1 , z 2 ) := (x1 − x2 ) + ( y1 − y 2 )
2 2
.

8. Convergenza di una successione di numeri complessi

Se (z n )n è una successione di numeri complessi e z è un numero complesso, lim z n = z se e


n→ +∞

solo se (∀ε > 0 )(∃n ∈ N )(∀n ∈ N )(n > n ⇒ z n − z < ε ) .

9. Serie di numeri complessi

Al corpo dei numeri complessi si estendono le definizioni di serie (come coppie ((an )n , (bn )n ) ),
+∞ k
ridotte, convergenza e somma s ∈ C di una serie: ∑a
n =1
n = s ⇔ lim ∑ a n = s .
k → +∞
n =0

10. Teoremi di passaggio al limite sotto il segno di derivata e integrale

Sia ( f n )n una successione di f.ni con f n : [a, b] → R .


1) Se ( f n )n converge uniformemente a f su [a, b] e f n è continua ∀n , allora f è continua.
2) Se ( f n )n converge uniformemente a f su [a, b] e f n è integrabile su [a, b] ∀n , allora f è
integrabile su [a, b] e il lim ∫ f n ( x )dx = ∫ f ( x )dx .
b b

n→+∞ a a

3) Se ( f n )n converge puntualmente a f su [a, b] e f n è derivabile su [a, b] ∀n , ed inoltre le


derivate convergono uniformemente a g su [a, b] , allora f è derivabile e f ′ = g , cioè
d
dx n
(→ +∞ n
)
lim f n ( x ) = lim ⎜
→ +∞
⎛d
⎝ dx

f n ( x )⎟ .

11. Serie di Taylor di una funzione di variabile reale


+∞
f ( n ) ( x0 )
Se f : ]x0 − h, x0 + h[ → R è di classe C ∞ su ]x0 − h, x0 + h[ (con h>0), la serie ∑ (x − x0 )n
n =0 n!
si dice serie di Taylor (generata da f) con p.to iniziale x0 .
Se la serie di Taylor è convergente ∀x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ e ha per somma f(x) allora si dice che f è
sviluppabile in serie di Taylor con p.to iniziale x0 su ]x0 − h, x0 + h[ .

12. Raggio di convergenza e insieme di convergenza di una serie di potenze


+∞
Raggio: Il raggio di convergenza R di ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
verifica:
+∞
1) se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
converge;
+∞
2) se x ∈ R è t.c. x − x0 > R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
non converge;

Se il raggio di convergenza R di una serie di potenze è finito positivo, l’insieme


I R = ]x0 − R, x0 + R[ è detto l’intervallo di convergenza, mentre è detto insieme di convergenza
l’insieme D formato da tutti i punti di R in cui la serie converge.

13. Teorema di derivazione (proprietà della f.ne somma)


+∞
Sia ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
una serie di potenze avente raggio di convergenza R>0. Si pone
+∞
f ( x ) := ∑ a n ( x − x0 ) , ∀x ∈ ]x0 − R, x0 + R[ .
n

n =0
+∞
La f.ne f è derivabile sull’intervallo ]x0 − R, x0 + R[ e la sua derivata è f ′( x ) := ∑ na n ( x − x0 )
n −1
in
n =1

]x0 − R, x0 + R[ . Inoltre la serie a II° membro ha raggio di convergenza R.


14. Teorema di integrazione (proprietà della f.ne somma)

Stesse ipotesi del precedente.


+∞
La f.ne f è primitivabile su ]x0 − R, x0 + R[ e F ( x ) = ∑ (x − x0 )n+1 è una primitiva di f su
an
n =0 n + 1

]x0 − R, x0 + R[ (osserv: F (x0 ) = 0 ). Inoltre la serie a II° membro ha raggio di convergenza R.


15. Teorema di derivazione termine a termine di una serie di potenze

+∞
Se la serie di potenze ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
ha raggio di convergenza R, allora R è anche il raggio di
+∞

∑ na (x − x )
n −1
convergenza della serie delle derivate n 0 .
n =0
+∞
Data la serie di potenze ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
, con raggio di convergenza R>0, la f.ne somma f(x) è
+∞
derivabile in ]x0 − R, x0 + R[ e si ha f ′( x ) = ∑ na n ( x − x0 )
n −1
.
n =0

16. Funzioni analitiche in R

Si dice che f : ]a, b[ → R è analitica in ]a, b[ se ∀x0 ∈ ]a, b[ esiste h>0 t.c. f è sviluppabile in serie
di potenze (e quindi in serie di Taylor) con p.to iniziale x0 su ]x0 − R, x0 + R[ .

17. Sviluppo in serie di Taylor-McLaurin delle principali f.ni elementari

ex = ∑
+∞
xn
cos x = ∑
(− 1)n x 2 n
+∞
sin x = ∑
+∞
(− 1)n x 2 n+1
n =0 n! n =0 (2n )! n = 0 (2n + 1)!
+∞
x 2n +∞
x 2 n+1 1 + x +∞ 2 ⋅ x 2 n+1
cosh x = ∑ sinh x = ∑ log x = log =∑
n =0 (2n )! n = 0 (2n + 1)! 1 − x n=0 (2n + 1)

arctgx = ∑
(− 1) x 2 n+1
+∞ n +∞ α
(1 + x )α = ∑ ⎛⎜⎜ ⎞⎟⎟ x n
n =0 (2n + 1) n =0n ⎝ ⎠

18. Funzioni complesse di variabile complessa

Sia f : D(⊂ C ) → C . Si ha: f ( z ) = f ( x + iy ) = Re f ( z ) + i Im f ( z ) = u ( x, y ) + iv( x, y ) , ∀z ∈ D , con


u, v : D → R .

19. Limite, continuità, derivabilità in C

Limite: Sia f : D(⊂ C ) → C e sia z 0 ∈ C un p.to di accumulazione per D. Si ha che esiste


lim f ( z ) = l ∈ C se (∀ε > 0)(∃δ > 0)(∀z ∈ D )(0 < z − z 0 < δ ⇒ f ( z ) − l < ε ) .
z → z0

Continuità: Sia f : D(⊂ C ) → C e sia z 0 ∈ D ; si dice che f è continua in z0 se


(∀ε > 0)(∃δ > 0)(∀z ∈ D )( z − z 0 < δ ⇒ f (z ) − f (z0 ) < ε )
Derivata: Sia f : D(⊂ C ) → C e sia z 0 ∈ D un p.to di accumulazione per D. Consideriamo il
f (z ) − f (z 0 )
rapporto incrementale per z ∈ D \ {z } . Si dice che f è derivabile in senso
z − z0
0

f (z ) − f (z 0 )
complesso in z0 se ∃ lim =: f ′( z 0 ) , che si dice derivata di f in z0 .
z → z0 z − z0

20. Regole algebriche di derivazione

Se f,g sono derivabili in z0 , allora: (i) f+g è derivabile in z0 e ( f + g )' ( z 0 ) = f ′( z 0 ) + g ′( z 0 ) ;


(ii) f·g è derivabile in z0 e ( f ⋅ g )' ( z 0 ) = f ′( z 0 )g ( z 0 ) + f ( z 0 )g ′( z 0 ) ;
⎛f⎞ f ′( z 0 )g ( z 0 ) + f ( z 0 )g ′( z 0 )
(iii) se g ( z 0 ) ≠ 0 , allora
f
è derivabile in z0 e ⎜⎜ ⎟⎟' ( z 0 ) = ;
g ⎝g⎠ (g (z0 ))2
21. Serie di potenze in C

Sia (an )n ⊂ C e z0 ∈ C fissato. Posto ∀n f n (z ) = an (z − z 0 ) ,


n
la serie di funzioni
+∞ +∞

∑ f (z ) = ∑ a (z − z )
n =0
n
n =0
n 0
n
si dice serie di potenze a coefficienti complessi di p.to iniziale z0 .

Oss Con il cambio di variabile w := z − z 0 ci si può sempre ricondurre al caso in cui z 0 = 0 , cioè
+∞
ad una serie del tipo ∑a
n =0
n .

22. Le funzioni elementari in C e loro derivate


+∞
ez = ∑
zn
D ez = ez ( )
+∞
cos z = ∑
(− 1)n z 2 n D(cos z ) = − sin z
n =0 n! n =0 (2n )!
sin z = ∑
+∞
(− 1)n z 2 n+1 D(sin z ) = cos z
+∞
cosh z = ∑
z 2n
D (cosh z ) = sinh z
n =0 (2n + 1)! n =0 (2n )!
+∞
z 2 n+1
sinh z = ∑ D (sinh z ) = cosh z
n =0 (2n + 1)!

23. Equazione esponenziale e funzione logaritmo in C

Dato w∈ C \ {0}, questo può essere scritto nella forma w = ρ (cosϑ + i sin ϑ ) = ρe iϑ , con ρ > 0 ;
cerchiamo ora tutti i numeri complessi z = x + iy per cui è e z = w ; essendo e z = e x +iy , si ha che
e x +iy = ρe iϑ o anche e x (cos x + i sin y ) = ρ (cos x + i sin y ) , che equivale al sistema
⎧e x = ρ

⎨cos y = cosϑ ⎧ x = log ρ
⎪sin y = sin ϑ ⎨
⎩ ; si ottiene ⎩ y = ϑ + 2kπ . L’equazione e = w ha dunque infinite
z

soluzioni, in accordo col fatto che, come si è visto, la funzione esponenziale è, nel campo
complesso, periodica di periodo 2πi . Essa non è dunque invertibile. Per renderla tale è
necessario considerare la sua restrizione ad un opportuno sottoinsieme E di C. Si vede quindi
che la funzione esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π } è iniettiva ed
assume tutti i valori complessi non nulli.
La funzione inversa della funzione esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π }
è detta funzione logaritmo. Essa è dunque una funzione di C \ {0} in E. Il logaritmo di un
numero complesso w = ρe iϑ ∈ C \ {0}è dunque l'unico numero complesso z = x + iy := log w , con
− π < y ≤ π per cui è e z = w .
Definizioni - Lo spazio Rn, integrale di Riemann in Rn
24. Definizione di prodotto scalare, norma e distanza euclidea in Rn

Prodotto scalare (euclideo) x ⋅ y =< x, y >= x1 y1 + " + xn y n


Norma (euclidea) (
x = < x, x > = x12 + " + xn2 )1/ 2

Distanza (euclidea) d ( x, 0 ) = x ( )
d x, y = x − y

25. Proprietà del prodotto scalare

< ⋅,⋅ >: R n × R n → R soddisfa, ∀ x, y, z ∈ R n e λ ∈ R , le seguenti proprietà:


S1. < x + y , z >=< x, z > + < y , z >
S2. < λ x, y >= λ < x, y > forma bilineare simmetrica
S3. < x, y >=< y , x >
S4. < x, x >≥ 0 e < x, x >= 0 ⇔ x = 0 positività
S5. < x, y > ≤ < x, x > < y , y > Cauchy-Schwartz

26. Proprietà della distanza

Si ha che d : R n × R n → R verifica, ∀ x, y, z ∈ R n , le seguenti proprietà:


D1. ( )
d x, y = 0 ⇔ x = y non degeneratezza
D2. d (x, y ) = d ( y, x ) simmetria
D3. d (x, y ) ≤ d ( x, z ) + d ( y , z ) disuguaglianza triangolare

27. Sfere aperte e chiuse in Rn

Siano x 0 ∈ R n e r > 0 .
{
Si dice sfera aperta di centro x 0 e raggio r l’insieme B ]x 0 , r [ = B( x 0 , r ) := x ∈ R n : d (x, x 0 ) < r }
{
Si dice sfera chiusa di centro x 0 e raggio r l’insieme B[x 0 , r ] := x ∈ R n : d ( x, x 0 ) ≤ r }
28. Intorno di un punto e relative proprietà

Sia x 0 ∈ R n . Un insieme U ⊂ R n si dice intorno di x 0 se esiste r>0 tale che B ( x 0 , r ) ⊂ U .


L’insieme degli intorni di x 0 si indica con I x0 .
(I1) (∀V ∈ R )(∀U ∈ I )(U ⊂ V ⇒ V ∈ I )
n
x0 x0

(I2) (∀U ∈ I )(∀V ∈ I )(U ∩ V ∈ I )


x0 x0 x0

(I3) (∀ x, y ∈ R , x ≠ y )(∃U ∈ I )(∃V ∈ I )(U ∩ V = ∅ )


n
x y

29. Punti di accumulazione, punti interni e punti di frontiera

Accum: Un punto x è detto di accumulazione per un insieme E se in ogni intorno di x cadono


infiniti punti di E.
Interni: Si dice che un punto x è interno a un insieme E se esiste una sfera aperta di centro x
contenuta in E (ovvero se ∃r > 0 t.c. B ( x, r ) ⊂ E ).
Frontiera: x è punto di frontiera se e solo se in ogni intorno di x cadono sia punti di E sia punti
del complementare di E.

30. Chiusura, interno e frontiera di un insieme

{
Si dice chiusura di E l’insieme clE := E ∪ x ∈ R n : x è di accum. per E . }
Si dice interno di E l’insieme int E := {x ∈ E : x è interno ad E}.
Si dice frontiera di E l’insieme frE := {x ∈ E : x è di frontiera per E}.

31. Insiemi limitati

Si dice che E è un insieme limitato se esistono x 0 ∈ R n e R>0 t.c. E ⊂ B(x 0 , R ) , o


equivalentemente se ∃k > 0 t.c. ∀ x, y ∈ E , d (x, y ) ≤ k .

32. Funzioni da Rn in Rm
⎛ f1 ( x1 ...xn ) ⎞
Una f.ne ( )
f : E ⊂ R n → R m è del tipo f ( x ) = f ( x1 ...xn ) = ⎜⎜ ⎟⎟ con x = ( x1 ...xn )
T
e
⎝ f n ( x1 ...xn )⎠
( )
f i : E ⊂ R n → R per i=1…m;

33. Campi scalari, curve parametriche, superfici parametriche, campi vettoriali

Sono funzioni da Rn in Rm con :


Campi scalari: n≥2 m =1
Curve parametriche n =1 m≥2
Superfici parametriche n=2 m=3
Campi vettoriali n=2 m=2

34. Insiemi di livello

( )
Sia f : E ⊂ R n → R . ∀k ∈ R , l’insieme Lk = {x ∈ E : f ( x ) = k } si dice insieme di livello k di f.

35. Limiti di funzioni da Rn in Rm

( )
Sia f : E ⊂ R n → R m e x 0 ∈ R n di accumulazione per E. Si dice che ∃ lim f ( x ) = l ∈ R m se
x→ x0

(∀ε > 0)(∃δ > 0)(∀ x ∈ E )(0 < d (x, x 0 ) < δ ⇒ d ( f (x ), l ) < ε ) , cioè
(∀V ∈ I l )(∃U ∈ I x )(∀ x ∈ E )(x ∈U \ {x 0 } ⇒ f (x )∈V ) ;
( )
0

Sia f : E ⊂ R → R e x 0 ∈ R n di accumulazione per E. Si dice che ∃ lim f (x ) = +∞ se


n
x→ x0

(∀k > 0)(∃δ > 0)(∀ x ∈ E )(0 < d (x, x 0 ) < δ ⇒ f (x ) > k ) ;
Analoghe definizioni per lim f ( x ) = −∞ e lim f ( x ) = ∞ ;
x→ x x→ x

( )
0 0

Sia f : E ⊂ R → R con E illimitato. Si dice che ∃ lim


n m
f ( x ) = l ∈ R m se
d ( x ,0 )→+∞

(∀ε > 0)(∃H > 0)(∀ x ∈ E )(d (x,0) > H ⇒ d ( f (x ), l ) < ε )


36. Continuità di funzioni da Rn in Rm

( )
Sia f : E ⊂ R n → R m e x 0 ∈ E . Si dice che f è continua in x 0 se
(∀ε > 0)(∃δ > 0)(∀ x ∈ E )(d (x, x 0 ) < δ ⇒ d ( f (x ), f (x 0 )) < ε )
37. Teorema di Weierstrass

( )
Se f : E ⊂ R n → R (solo per campi scalari) è continua ed E è chiuso e limitato, allora
∃ min f (E ) = min f e ∃ max f (E ) = max f .
E E

38. Insiemi connessi per archi

Arco continuo: Sia γ : [a, b] → R n continua. La coppia (γ , γ ([a, b])) si dice arco continuo in Rn di
cui γ è la rappresentazione parametrica e γ ([a, b]) è il sostegno.
Connessione per archi: Sia E ⊂ R n . Si dice che E è connesso per archi se ∀x1 , x2 ∈ E esiste un
arco continuo γ : [a, b] → R n t.c. γ (a ) = x1 , γ (b ) = x 2 e γ (t ) ∈ E ∀t ∈ [a, b] .

39. Teorema di connessione e teorema di esistenza di zeri

( )
Connessione: Se f : E ⊂ R n → R è continua ed E è connesso, allora f(E) è connesso.
( )
Zeri: Se f : E ⊂ R → R è continua, E è connesso ed esistono a, b ∈ E punti tali che
n

f (a ) < f (b ) < 0 , allora ∃c ∈ E t.c. f (c ) = 0 .

40. Coseno dell’angolo tra due vettori


x⋅ y
Siano x, y ∈ R n \ {0} ; si ha x ⋅ y = x ⋅ y ⋅ cos ϑ . In generale, si pone cosϑ = ( ∈ [− 1,1] ).
x ⋅ y
41. Applicazioni lineari da Rn in Rm e matrici associate

Un’applicazione L : R n → R m si dice lineare se ( ∀ x, y ∈ R n , λ ∈ R ): L (x + y ) = L ( x ) + L ( y ) e


( ) {
L(λ x ) = λL( x ) ; poniamo L R n , R m = L : R n → R m , con L lineare ; }
poniamo inoltre Μ (M , N ) = {A : A matrice con M righe ed N colonne} .
⎛a aM 1 ⎞
A = ⎜⎜ 11 ⎟⎟ Fissata una base {e1 ,..., en }in Rn e una base {e1′ ,..., en′ }in Rm, si ha che ogni
⎝ a1N a MN ⎠
( )
L ∈ L R n , R m individua ed è individuata da una matrice A ∈ Μ (M , N ) tale che L( x ) = A x
(prodotto righe per colonne).
⎛a ⎞ ⎛a ⎞
Si ha: L(e1 ) = ⎜⎜ 11 ⎟⎟ , …, L(eN ) = ⎜⎜ 1N ⎟⎟ = la matrice A ha come colonne i corrispondenti vettori
⎝ aM 1 ⎠ ⎝ a MN ⎠
della base.

42. Forme lineari

Le applicazioni lineari R n → R si dicono forme lineari. Se L è una forma lineare, allora esiste
una e una sola matrice A ∈ Μ (1, N ) tale che L( x ) = A x = (a11 ...a1N )( x1 ...x N ) = a11 x1 ...a1N x N =< a, x > ,
(∀x ∈ R ) , avendo posto a = (a
N
11 ...a1N ) = AT .
T

43. Teorema di Riesz in Rn

Per ogni forma lineare L : R n → R esiste uno e un solo a ∈ R n tale che L( x ) =< a, x > ∀ x ∈ R n .
44. Rettangoli in R2, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un
rettangolo secondo Riemann

Sia R = [a, b]× [c, d ] (un rettangolo piano) di R2; fissiamo n+1 nodi in [a,b] con a=x0<x1<…<xn=b
e n+1 nodi in [c,d] con c=y0<y1<…<yn=d; poniamo Rij := [xi −1 , xi ]× y j −1 , y j ∀i = 1,...n ∀j = 1,...m . [ ]
La collezione δ := {Rij : i = 1,..., n, j = 1,..., m} si dice decomposizione di R. Poniamo
( )
Δ (R ) := {δ : δ decomposizione di R }. Sia f : R ⊂ R → R limitata, con R un rettangolo. Sia δ ∈ Δ .
2

Poniamo s(δ , f ) = ∑∑ lij m(Rij ) (somma inferiore) dove lij = inf f e m(Rij ) = (xi − xi −1 )( yi − yi −1 ) e
n m

Rij
i =1 j =1

S (δ , f ) = ∑∑ Lij m(Rij ) (somma superiore) dove Lij = sup f .


n m

i =1 j =1 Rij

Proprietà: Si ha ∀δ , δ ′ ∈ Δ(R ) : 1) δ ; δ ′ ⇒ s (δ ) ≤ s (δ ′) e S (δ ) ≥ S (δ ′) ; 2) s (δ ) ≤ S (δ ′) .
Poniamo σ := {s (δ ) : δ ∈ Δ(R )} e Σ := {S (δ ) : δ ∈ Δ(R )} . Le due classi numeriche sono classi
separate, cioè sup σ ≤ inf Σ .
Integrale di Riemann su un rettangolo di R2: Sia f : R ⊂ R 2 → R limitata, con R rettangolo. Se ( )
le classi σ e Σ sono contigue, cioè sup σ = inf Σ , si dice che f è integrabile secondo Riemann
su R e si pone ∫ f = ∫∫ f ( x, y )dxdy := sup σ = inf Σ
R R

( )
Significato geometrico: Sia f : R ⊂ R 2 → R integrabile su R e f ( x, y ) ≥ 0 ∀( x, y ) ∈ R , allora
T

∫∫ f (x, y )dxdy = vol (E ) con


R
{
E = ( x , y , z ) : ( x , y ) ∈ R e 0 ≤ z ≤ f ( x, y ) .
T T
}
45. Teorema di Fubini

Se f : R = [a, b]× [c, d ] → R integrabile su R e ∀x ∈ [a, b] , f ( x , y ) : [c, d ] → R integrabile su [c,d],


∀x ∈ [a, b] , g ( x ) = ∫ f (x, y )dy , g : [a, b] → R
d
allora, posto è integrabile su [a,b], e
c

⎛⎜ d f ( x, y )dy ⎞⎟dx =
g ( x )dx = ∫∫ f ( x, y )dxdy cioè ∫∫R f (x, y )dxdy .
b
∫a ⎝ ∫c
b
∫a R ⎠

46. Parallelepipedi rettangoli in R3, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili
su un parallelepipedo secondo Riemann

Sia R = [a1 , b1 ]× [a2 , b2 ]× [a3 , b3 ] (un parallelepipedo) di R3; fissiamo n+1 nodi in [a1,b1] con
a1=x0<x1<…<xn=b1, m+1 nodi in [a2,b2] con a2=y0<y1<…<yn=b2 e l+1 nodi in [a3,b3] con
[ ]
a3=z0<z1<…<zn=b3; poniamo Rij := [xi −1 , xi ]× y j −1 , y j × [z k −1 , z k ] ∀i = 1,...n ∀j = 1,...m ∀k = 1,...l . La
collezione δ := {Rij : i = 1,..., n, j = 1,..., m, k = 1,..., l} si dice decomposizione di R. Poniamo
Δ (R ) := {δ : δ decomposizione di R}. Sia f : R ⊂ R 3 → R limitata. Sia δ ∈ Δ . ( )
Poniamo s(δ , f ) = ∑∑∑ lijk m(Rijk ) (somma inferiore) dove lijk = inf f e
n m l

Rijk
i =1 j =1 k =1

S (δ , f ) = ∑∑∑ Lijk m(Rijk ) (somma superiore) dove Lijk = sup f .


n m l

i =1 j =1 k =1 Rijk

Proprietà: Si ha ∀δ , δ ′ ∈ Δ(R ) : 1) δ ; δ ′ ⇒ s (δ ) ≤ s (δ ′) e S (δ ) ≥ S (δ ′) ; 2) s (δ ) ≤ S (δ ′) .
Poniamo σ := {s (δ ) : δ ∈ Δ(R )} e Σ := {S (δ ) : δ ∈ Δ(R )} . Le due classi numeriche sono classi
separate, cioè sup σ ≤ inf Σ .
( )
Integrale di f su R: Sia f : R ⊂ R 3 → R limitata, con R parallelepipedo. Se le classi σ e Σ sono
contigue, cioè sup σ = inf Σ , si dice che f è integrabile secondo Riemann su R e si pone
∫ f = ∫∫∫ f ( x, y, z )dxdydz := sup σ = inf Σ
R R

Somme di Riemann: s(δ ) ≤ ∑∑∑ f (xijk )m(Rijk ) ≤ S (δ ) , con ∑∑∑ f (x )m(R )


n m l n m l

ijk ijk = somme di


i =1 j =1 k =1 i =1 j =1 k =1

Riemann (l’approssimazione dell’integrale);

47. Formule di riduzione per gli integrali tripli

Corde: Sia f: [a1 , b1 ]× [a2 , b2 ]× [a3 , b3 ] → R integrabile su R e se, ∀( x , y ) ∈ [a1 , b1 ]× [a 2 , b2 ] , la f.ne


f ( x , y , z ): [a3 , b3 ] → R è integrabile su [a3 , b3 ] , allora, posto g ( x, y ) = ∫ f ( x, y, z )dz , g : S → R è
b3

a3

∫∫ g (x, y )dxdy = ∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫ ⎛⎜⎝ ∫ f (x, y, z )dz ⎞⎟⎠dxdy .


b3
integrabile su S e
S R S a3

Sezioni: Sia f: [a1 , b1 ]× [a2 , b2 ]× [a3 , b3 ] → R integrabile su R e se, ∀( z ) ∈ [a3 , b3 ] , la f.ne


f (⋅,⋅, z ) : S = [a1 , b1 ][a2 , b2 ] → R è integrabile su S, allora, posto h( z ) = ∫∫ f ( x, y, z )dxdy ,
S

h : [a3 , b3 ] → R è integrabile su [a3 ,b3 ] e ∫ h(z )dz = ∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫ (∫∫ f (x, y, z )dxdy )dz .
b3 b3

a3 R a3 S

48. N-rettangoli in Rn

N=1, R = [a, b] è un 1-rettangolo;


N=2, R = [a1 , b1 ]× [a 2 , b2 ] è un 2-rettangolo;
N=3, R = [a1 , b1 ]× [a2 , b2 ]× [a3 , b3 ] è un 3-rettangolo;

49. Proprietà dell’integrale

Linearità: Se f , g ∈ ℜ(R ) e α , β ∈ R , allora αf + βg ∈ ℜ(R ) e ∫ (αf + βg ) = α ∫ R R


f + β∫ g .
R

Monotonia: Se f , g ∈ ℜ(R ) e f (x ) ≤ g ( x ) ∀ x ∈ R , allora ∫ f ≤ ∫ g .


R R

Teorema del valore assoluto: Se f ∈ ℜ(R ) , allora f ∈ ℜ(R ) e ∫ f ≤ ∫ f .


R R

Integrabilità del prodotto: Se f , g ∈ ℜ(R ) , allora f ⋅ g ∈ ℜ(R )

Teorema della media: Se f ∈ ℜ(R ) , allora inf f ≤


∫R
f
≤ sup f . Se f è continua su R, allora
m( R )

∃x0 ∈ R tale che


∫ f
= f ( x0 ) .
R
m( R )
Integrabilità della restrizione: Se f ∈ ℜ(R ) e R ′ ⊂ R un N-rettangolo, allora f R′ ∈ ℜ(R ′) .
Teorema di additività: Se f : R → R, R = R ′ ∪ R ′′ con R, R ′, R ′′ N-rettangoli e int R ′ ∩ int R ′′ = ∅ , e
f R′ è integrabile su R’ e f R′′ è integrabile su R’’, allora f è integrabile su R e inoltre

∫R
f =∫ f +∫ f .
R′ R′′

50. Integrale su un insieme limitato


( )
Si dice che f : E ⊂ R n → R , con E limitato e f limitata, è integrabile su E se esiste un N-
⎧ f (x ) x ∈ E
rettangolo R tale che la funzione f 0 ( x ) : ⎨ è integrabile su R e si pone ∫ f = ∫ f 0 .
⎩0 x ∈ R \ E E E

51. Insiemi N-trascurabili e relative proprietà

Un insieme limitato T ⊂ R n si dice trascurabile in Rn se ∀ε > 0 , esistono k n-rettangoli R1…Rk


tali che T ⊂ (R1 ∪ ...Rk ) e m(R1 ) ∪ ...m(Rk ) < ε .
Proprietà: 1) Un singoletto è trascurabile in Rn con N=1,2,3;
2) Un lato di un 2-rettangolo è trascurabile in Rn con N=2,3;
3) La faccia di un 3-rettangolo è trascurabile in R3;

52. Teorema della media integrale

Sia f : R n → R integrabile su R e si ponga inf f (R ) e sup f (R ) . Allora esiste k ∈ R , con


l ≤ k ≤ L tale che: ∫ fdm = km(R ) . Se la f è continua, esiste x0 tale che: ∫ fdm = f ( x0 )m(R ) .
R R

53. Insiemi normali in R2

Siano ϕ ,ψ : [a, b] → R continue, con ϕ ( x ) ≤ ψ ( x ) in [a, b] .


{ }
L’insieme E = (x, y ) : a ≤ x ≤ b,ϕ ( x ) ≤ y ≤ ψ (x ) si dice insieme normale rispetto all’asse x in R2.
T

54. Insiemi normali in R3

( )
Siano Φ, Ψ : K ⊂ R 2 → R continue, con k chiuso e misurabile, Φ ( x, y ) ≤ Ψ ( x, y ) ∀( x, y ) ∈ K .
T

{ }
L’insieme E = ( x, y, z ) : ( x, y ) ∈ K , Φ ( x, y ) ≤ z ≤ Ψ ( x, y ) si dice insieme normale rispetto al piano
T T

xy in R3.

55. Insiemi misurabili secondo Peano-Jordan in Rn

Sia E ⊂ R n un insieme limitato. Si dice che E è misurabile secondo Peano-Jordan in Rn se la


funzione f(x) = 1 è integrabile su E e si pone m(E ) = ∫ 1 .
E

56. Insiemi trascurabili in Rn e caratterizzazione degli insiemi misurabili

Se per un sottoinsieme E di Rn è m(E)=0, esso è detto trascurabile.


Un sottoinsieme E E di Rn è detto inoltre trascurabile se e solo se per ogni ε > 0 , esiste un n-
rettangolo T contenente E con m(T ) < ε .
La misura di Peano-Jordan gode delle seguenti proprietà:
1) Se A e B sono due insiemi misurabili, sono tali anche A ∩ B, A ∪ B, A \ B.
2) Se A è un insieme misurabile, si ha m(A) ≥ 0; ∅ è misurabile e si ha m( ∅ )=0.
3) Se A e B sono insiemi misurabili, con A ∩ B= ∅ , si ha m(A ∪ B)=m(A)+m(B).
4) Se A e B sono due insiemi misurabili, si ha m(A ∪ B)=m(A)+m(B)-m(A ∩ B).
5) Se A e B sono due insiemi misurabili, con A ⊂ B, si ha m(A) ≤ m(B).

57. Cambio di variabili negli integrali multipli – Caso unidimensionale


Se f : I = [a, b] → R continua e ϕ : J = [α , β ] → I tale che (i) ϕ è di classe C1 su J, (ii) ϕ : J → I
⎧ β f (ϕ (t ))ϕ ′(t )dt se ϕ ′ > 0
⎪∫α
sia biiettiva, (iii) ϕ ′(t ) ≠ 0 su J; allora si ha: f ( x )dx = ⎨ β
b

⎪− ∫ f (ϕ (t ))ϕ ′(t )dt se ϕ ′ < 0
a

⎩ α
β β
quindi ∫α f (ϕ (t ))ϕ ′(t )dt cioè ∫ f = ∫α f (ϕ (t ))ϕ ′(t )dt .
I

58. Cambio di variabili negli integrali multipli – Caso bidimensionale

( )
Se f : E ⊂ R 2 → R è continua e limitata su E aperto misurabile e Φ : K ⊂ R 2 → E , con K ( )
aperto misurabile, tale che (i) Φ è di classe C1 con derivata parziale limitata su K, (ii)
∂Φ
Φ : K → E sia biiettiva, (iii) det ≠ 0 su K; allora f è integrabile su E e si ha:
∂(u, v )
⎛ xu x v ⎞
∫∫E f ( x , y )dxdy = ∫∫K f ( x (u , v ), y (u , v )) = ∫∫K f ( x (u , v ), y (u , v )) det ⎜⎜ ⎟⎟dudv
⎝ y u y v ⎠
( cioè ∫∫ ( f ⋅ Φ ) Φ u ∧ Φ v dudv ).
K

59. Coordinate polari ed ellittiche in R2

Polari: Trasformazione di Φ : A → B con A = {ρ ,ϑ : ρ > 0,−π ≤ ϑ ≤ π } e con


coordinate
⎛ ρ cosϑ ⎞
{ T
}
B = R 2 \ ( x, y ) : x ≤ 0, y = 0 , definita da Φ( ρ ,ϑ ) = ⎜⎜
ρ ϑ
⎟⎟ . Si ha che: (i) Φ è di classe C1 e
⎝ sin ⎠
∂Φ ⎛ cosϑ − ρ sin ϑ ⎞ ∂Φ
= ⎜⎜ ⎟⎟ , (ii) Φ : A → B è biiettiva, (iii) det = ρ > 0 in A; se
∂(u,v ) ⎝ sin ϑ ρ cosϑ ⎠ ∂(u, v )
f : E (⊂ B ) → R è continua e limitata, con E aperto misurabile, allora
∫∫ f (x, y )dxdy = ∫∫ f (ρ cosϑ , ρ sin ϑ )ρdρdϑ
E K
dove K è aperto e misurabile tale che Φ (K ) = E .

⎧ x = aρ cosϑ ⎛ aρ cosϑ ⎞ ∂Φ
Ellittiche: ⎨ , Φ( ρ ,ϑ ) = ⎜⎜ ⎟⎟ , det = abρ , m(E ) = ∫∫ 1dxdy = ∫∫ 1abρdρdϑ
⎩ y = bρ sin ϑ ⎝ bρ sin ϑ ⎠ ∂ (u , v ) E K

60. Cambio di variabili negli integrali multipli – Caso tridimensionale

( )
Se f : E ⊂ R 3 → R continua e limitata, con E aperto misurabile e Φ : K ⊂ R 3 → E , con K ( )
aperto misurabile, tale che (i) Φ è di classe C1 con derivate parziali limitate, (ii) Φ : K → E è
∂Φ
biiettiva, (iii) det ≠ 0 in K; allora f è integrabile su E; si ha che:
∂ (u , v , w )
⎛ ∂Φ ⎞
∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫∫ f (Φ(u, v, w)) det⎜⎜⎝ ∂(u, v, w) ⎟⎟⎠ dudvdw .
E K

61. Coordinate sferiche in R3

⎧ x = ρ sin ϕ cosϑ ⎛ ρ sin ϕ cosϑ ⎞


⎜ ⎟
⎨ y = ρ cosϕ cosϑ , Φ(ρ ,ϑ ,ϕ ) = ⎜ ρ cosϕ cosϑ ⎟ , Φ : A(⊂ R ) → B(⊂ R )
⎪ 3 3

⎪ z = ρ cosϕ ⎜ ρ cosϕ ⎟
⎩ ⎝ ⎠
{
A = ( ρ ,ϑ ,ϕ ) : ρ > 0,−π < ϑ < π ,0 < ϕ < π
T
}
∂Φ
Φ è tale che: (i) Φ è di classe C1 in A, (ii) Φ è biiettiva, (iii) det = ρ 2 sin ϕ > 0 in A; se
∂ (u, v )
E (⊂ B ) è aperto misurabile, f : E (⊂ R ) → R è continua e limitata, allora
3

∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫∫ f (ρ sin ϕ cosϑ , ρ sin ϕ sin ϑ , ρ cosϕ )ρ sin ϕρdρdϑdϕ dove K è aperto e
2
E K

misurabile tale che Φ (K ) = E .

62. Formule di riduzione per corde e sezioni in R3

( )
Corde: Sia f : E ⊂ R 3 → R è continua, con E insieme normale rispetto al piano xy, allora f è
( Ψ x, y )
integrabile su E e ∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫ ⎛⎜⎝ ∫ (
f ( x, y, z )dz ⎞⎟dxdy .
E ⎠ K Φ x, y )

Analoghe formule per insiemi normali rispetto ai piani xz e yz.

( )
Sezioni: Sia f : E ⊂ R 3 → R è continua, con E insieme chiuso e misurabile tale che, posto
{
m = min z : ( x, y , z ) ∈ E
T
} e {
M = max z : ( x, y , z ) ∈ E ,
T
} ∀z ∈ [m, M ] la sezione
S z = E ∩ {z = z } (⊂ R 2
) è misurabile, allora f è integrabile su E e

∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫ ⎛⎜⎝ ∫∫ f (x, y, z )dxdy ⎞⎟⎠dz .


M

E m Sz

Analoghe formule sezionando con piani paralleli a xz o yz.

63. Integrali generalizzati in Rn – Insiemi localmente misurabili e funzioni localmente integrabili

( )
Sia J ⊂ R n localmente misurabile, cioè tale che, per ogni misurabile E ⊂ R n , J ∩ E è ( )
misurabile.
( )
Sia f : J ⊂ R n → R , con J localmente misurabile, localmente integrabile su J, cioè tale che
esista una successione (An)n di insiemi misurabili tali che: (i) a n ⊂ a n +1 ⊂ J per n ∈ N + , (ii) per
ogni misurabile E ⊂ J , lim m(E \ An ) = 0 , (iii) f An
è integrabile su An ∀n ∈ N + ;
n→ +∞

( )
Caso di f positiva: Sia f : J ⊂ R n → [0,+∞[ localmente integrabile su J e localmente misurabile;
si dice che f è integrabile in senso generalizzato su J se esiste finito lim ∫
n → +∞ An
f e si pone:

∫J
f = lim ∫
n → +∞ An
f .

Teo Se (An)n e (Bn)n sono due successioni verificanti le tre proprietà, allora lim ∫
n → +∞ An
f = lim ∫
n → +∞ Bn
f .
Definizioni – Calcolo differenziale in Rn
64. Derivata direzionale e derivata parziale

Sia f:A(⊂RN)ÆR, con A aperto e sia x°∈A.Sia v∈RN un versore di RN (cioè ||v||=1) (v si dice
anche direzione orientata) g(z)=f(x°+tv) con |t|<δ. g(0)=f(x°) g’(0)=lim(tÆ0) [(g(t)-g(0))/t];
lim(tÆ0) [(f(x°+tv)-f(x°))/t] si chiama derivata direzionale di f in x° lungo v e si indica con ∂f/∂v
(x°).
Sia {e1,..en} la base canonica di RN. Se v=ei, per qualche i=1..N la derivata direzionale di f in x°
lungo ei si dice derivata parziale di f rispetto xi e si indica con: ∂f/∂e1 (x°)= ∂f/∂xi (x°)= fxi(x°).

65. Differenziale di un campo scalare, approssimante lineare

Caso unidim: Sia f:A(⊂R)ÆR con A aperto e x°∈A. Si ha che f è derivabile in x° se e solo se
esiste L∈L(R,R) t.c. f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)|x-x°| con lim[xÆx°]ε(x)=0 inoltre L:RÆR è t.c.
L(h)=f’(x°)*h cioè L=(df)(x°).; caso f:RNÆR(o derivata di Frechet) sia f:A(⊂RN)ÆR, con A
aperto, e sia x° se esiste L∈L(RN,R) tc f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)||x-x°|| con lim[xÆx°] ε(x)=0. L si
dice differenziale di f in x°e si indica con (df)(x°).
Approssimante lineare: Sia f:A(⊂RN)ÆR,con A aperto,e sia x°∈A. Si dice che f è dotata di
approx lineare in x° se esistono L∈L(RN,R) e q∈R tc,posto f(x)=L(x-x°)+q (i) f(x°)=f(x°);
(ii)lim[xÆx°] (f(x)-f(x))/||x-x°||.
Teo: Siano f:A(⊂RN)ÆR,con A aperto,e x°∈A. Si ha che f è differenziabile in x°se e solo se f è
dotata di approx lineare in x°. Inoltre risulta L=(df)(x°) e q=f(x°).

66. Iperpiano tangente

Se f è differenziabile in x°,il grafico dell’approx lineare di f in x° si dice iperpiano tangente al


grafico di f in (x°,f(x°)).

67. Matrice Jacobiana

Se f è differenziabile in x°, allora esistono ∂f/∂xi (x°) =∂f/∂ei (x°)=L(ei) per i=1..N. Quindi
L=(df)(x°) è rappresentato dalla matrice Jacobiana Jf(x°)=(∂f(x°)/∂x1,…., ∂f(x°)/∂xN); Dim Si ha
∂f(x°)/∂xi=L(e1)=ai per ogni i=1..N;

68. Gradiente

Siano f:A(⊂RN)ÆR, con A aperto e x°∈A. Se f è differenziabile in x°, si definisce gradiente di f


in x° il vettore Vf(x°)=(∂f(x°)/∂x1,.., ∂f(x°)/∂xN)T∈RN;
Proprietà del gradiente: Sia f differenziabile in x°; si ha
1) direzione orientata di massimo incremento: Se Vf(x°)≠0,allora ∂f(x°)/∂v è massima se
v=Vf(x°)/||Vf(x°|| e minima se v=-Vf(x°)/||Vf(x°||;
Dim ∂f(x°)/∂v =L(v)= <Vf(x°),v>(disuguaglianza di Cauchy-Schwartz) ≤||Vf(x°)||*||v||= ||Vf(x°)||.
Inoltre se v=Vf(x°)/||Vf(x°)||,allora ∂f/∂v (x°)=<Vf(x°),Vf(x°)/||Vf(x°)||> =||Vf(x°)||;
2) ortogonalità rispetto agli insiemi di livello: se Vf(x°)≠0 è ortogonale,allora Vf(x°) è ortogonale
all’insieme di livello If(x°)={x∈A: f(x)=f(x°)} in x°

69. Differenziabilità delle funzioni di classe C’

Se f è di classe C’ su A aperto, allora f è differenziabile in ogni pto di A.


70. Regole algebriche di differenziazione

Si ha che: 1) se αf+βg è differenziabile in x° e V(αf+βg)(x°)=αVf(x°)+ βVg(x°);


2) fg è differenziabile in x°e V(f,g)x°=f(x°)Vg(x°)+g(x°)Vf(x°);
3)se g(x°)≠0 allora f/g è differenzibile in x° e V(f/g)(x°)=1/(g(x°))²*[g(x°)Vf(x°)-f(x°)Vg(x°)].

71. Differenziale di un campo vettoriale

(Caso di f:RNÆRM) Siano f:A(⊂RN)ÆRM, con A aperto e x°∈A. Si dice che f è differenziabile in
x° se esiste L∈L(RN,RM) t.c. f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)||x-x°|| con lim[xÆx°] ε(x)=0 (∈RM). L si dice
il differenziale di f in x° e si scrive L=(df)(x°).

72. Un campo vettoriale è differenziabile se e solo se lo sono tutte le sue componenti

Siano f:A(⊂RN)ÆRM con A aperto e x°∈A. Si ha che f è differenziabile in x° se e solo se per


ogni i=1...M ha componente fi:A(⊂RN)ÆR è differenzibile in x°;
Dim Basta osservare che la relazione vettoriale f(x)= f(x°)+B(x- x°)+ε( x)|| x- x°|| con ε(x)Æ0 se
xÆx° è è equivalente alle M relazioni scalari f1(x)=f1(x°)+[B(x- x°)]1+ε1(x)||x-x°|| …
fM(x)=fM(x°)+[B(x- x°)]M+εM(x)||x-x°||.
Matrice Jacobiana: Se f è differenziabile in x°,allora il diff. L(df)(x°) in x° è rappresentato dalla
matrice Jacobiana Jf(x°)=∂f/∂x (x°) =[ ∂f1/∂x1 (x°) … ∂f1/∂xN (x°) ] … [∂fM/∂x1 (x°) … ∂fM/∂xN
(x°)] .

73. Differenziale di una funzione composta

Se f:A(⊂RN)ÆRM, con A aperto è differenziabile in x°∈A e g:B(⊂RP)ÆA con B aperto è


differenziabile su u° con g(u°)=x°,allora la funz.composta h:=f ° g: B(⊂RP)ÆRM è
differenziabile in u° e [ ∂h1/∂u1 (u°) … ∂h1/∂uP (u°) ] =[ ∂f1/∂x1 (x°) … ∂f1/∂xN (x°) ]* [
∂g1/∂u1 (u°) … ∂g1/∂uP (u°) ]
Jh(u°)=Jf(x°)*Jg(u°) riga*colonna Æ [∂hM/∂u1 (u°) … ∂hM/∂uP (u°)] [∂fM/∂x1 (x°) … ∂fM/∂xN
(x°)] [∂gN/∂u1 (u°) … ∂gN/∂uP (u°)]

74. Derivate direzionali e parziali di ordine superiore

Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto. Sia n∈RN un versore ed esista ∂f/∂n (x) per ogni x∈A.Sia x° un
pto di A,x°∈A e v∈RN un versore. Se esiste ∂/∂v (∂f/∂u) (x°); essa si dice derivata direzionale
seconda di f in x° nella direzione orientata u e v (nell’ordine) e si indica con ∂²f/(∂v∂u) (x°).

Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto. Esista ∂f/∂xi (x) (=∂f/∂ei (x)) per ogni x∈A. Sia x°∈A. Se esiste
∂/∂xj (∂f/∂xi) (x°)= ∂/∂ej (∂f/∂ei) (x°) essa si dice derivata parziale seconda di f in x° rispetto xi e
xj (nell’ordine e si indica con ∂²f/(∂xj∂xi) (x°)= fxixj(x°); In modo analogo si definiscono le
derivate direzionali e parziali di ordine superiore al secondo.

75. Differenziabilità di funzioni di classe Ck

Si dice che f:A(⊂RN)ÆR è di classe Ck nell’aperto A se f è dotata di derivate parziali continue


fino all’ordine k in A.

76. Teorema di Schwartz

Se f:A(⊂RN)ÆR è di classe Ck in A,allora le derivate parziali fino alle k-esime NON dipendono
dall’ordine seguito nell’eseguire la derivazione.
77. Forme lineari e quadratiche in Rn

• Un’applicazione lineare L:RNÆR con L(h)=Σ[i=1..N] ai*hi e con a=(a1…an)T∈RN fissata si dice
forma lineare in RN.(polinomio omogeneo di 1°grado nelle variabili h1…hN);
• Un’applicazione Q:RNÆR t.c. Q(h)=Σ[i=1..N]Σ[j=1..N]aij*hi*hj=<Ah,h> con A=[ (a11…a1N) …
(aN1…aNN) ]∈M(N,N) fissata, si dice forma quadratica in RN (polinomio omogeneo di 2° grado
nelle variabili h1…hN).

78. Differenziale secondo di un campo scalare e relativa matrice Hessiana

Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto, differenziabile in ogni punto di A e sia x°∈A. Poniamo g:=Vf :
A(⊂RN)ÆRN. Se g è differenziabile in x°, la matrice Jacobiana di g nel punto x°,Jg(x°) si dice
matrice Hessiana Hf(x°) e risulta Jg(x°)=[ ∂f1/∂x1 (x°) … ∂f1/∂xN (x°) ] = [∂²f/∂x1² (x°)…∂²f/∂xN∂x1
(x°)]…[∂fM/∂x1(x°) … ∂fM/∂xN(x°)] [∂²f/∂x1∂xN(x°)…∂²f/∂xN²(x°)] = Hf(x°) con g=V(∂f/∂x1 )…
(∂f/∂xN) .

79. Teorema di Young (sulla simmetria della matrice Hessiana)

Se f è due volte differenziabile in x°,allora la matrice Hessiana Hf(x°) è simmetrica, cioè


∂²f/∂xi∂xj (x°)= ∂²f/∂xixj (x°) per i,j=1…N.

80. Condizione sufficiente affinché una funzione sia due volte differenziabile

Se f è di classe C’ su A, allora f è due volte differenziabile in ogni pto di A.

81. Formula di Taylor del secondo ordine

Se f è due volte differenziabile in x°, allora {f(x)=f(x°)+<Vf(x°), x-x°>+1/2<Hf(x°)(x-x°), x-


x°)>+ε(x)||x-x°||² con lim[xÆx°]ε(x)=0.

82. Estremi relativi di una funzione

Sia f:E(⊂RN)ÆR e sia x° un punto di E. Si dice che x°è un punto di massimo relativo per f se
esiste U∈Ix° tc f(x)<f(x°) ∀x∈U(∩E)-{x°}. Se è f(x)>f(x°) si dice punto di minimo relativo.
Punti di sella: Sia f :E(⊂RN)ÆR (N≥2) e sia x°∈E. Si dice che x° è punto di sella di f se
esistono due versori u e v, (u≠v) t.c. la funzione gu(t)=f(x°+tu) ha un minimo relativo in t=0,la
funz. gv(t)=f(x°+vt) ha un massimo relativo in t=0.

83. Vincoli ed estremi vincolati

Sia f:E(⊂RN)ÆR. Un insieme V≠∅ t.c. V⊂E si dice vincolo per f in E.


Estremi vincolati: Problema: estremi di f(x,y)=xy su E={(x,y)T: x²+y²≤1};
• int E Æ f su int E;
• fr EÆ f su fr E;
(i) rappresentazione cartesiana (a tratti): y=√1-x² , x∈[-1,1]; y=-√1-x² , x∈[-1,1];
(ii) rappresentazione parametrica: { • x=cost ; • y=sent ; con t∈[0,2π];
(iii) metodo geometrico (basato sulle linee di livello): Ik={(x,y)T: xy=k}, Vϕ(x,y)≠0,
ϕ(x,y)= x²+y²=1, fr E={(x,y)T: ϕ(x,y)=1}, ∃λ∈R: Vf(x,y)=λVϕ(x,y)⇔Vf(x,y) // Vϕ(x,y).
84. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R2 (curve)

(Condizione necessaria per l’esistenza di punti di estremo vincolati) Siano f:A(⊂R2)ÆR e


ϕ:A(⊂RN)Æ di classe C’ sull’aperto A. Poniamo Γ={(x,y)T∈A:ϕ(x,y)=0}. Se (x°,y°)∈Γ è un punto
di estremo vincolato per f su Γ e Vϕ(x°,y°)≠0, allora esiste λ∈R t.c. Vf(x°,y°)= λVϕ(x°,y°).

85. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R3 (superficie)

Siano f :A(⊂R3)ÆR e ϕ:A(⊂R3)ÆR di classe C’ sull’aperto A. Poniamo Σ={(x,y,z)T:ϕ(x,y,z)=0}.


Se (x°,y°,z°)∈Σ è un punto di estremo vincolato per f su Σ e Vϕ(x°,y°,z°)≠0, allora esiste λ∈R
t.c. Vf(x°,y°,z°)=λVϕ(x°,y°,z°).

86. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R3 (curve)

Siano f:A(⊂R3)ÆR di classe C’ sull’aperto A. Poniamo Γ={(x,y,z,)T: ϕ(x,y,z)=0, ψ(x,y,z)=0}. Se


(x°,y°,z°)∈Γ è un punto di estremo vincolato per f su Γ e Vϕ(x°,y°,z°) e Vψ(x°,y°,z°) sono
linearmente indipendenti allora esistono λ,μ∈R t.c.: Vf(x°,y°,z°)=λVϕ(x°,y°,z°)+μVψ(x°,y°,z°)
(cioè Vf dip. lin. di Vϕ e Vψ in (x°,y°,z°)T).
Definizioni – Equazioni Differenziali
87. Equazioni funzionali: equazioni in cui l’incognita è una funzione.
88. Equazione differenziale: un’equazione funzionale in cui compaiono una o più derivate della
funzione incognita.
89. Equazione diff. ordinaria: se la sua incognita è funzione di una sola variabile; in caso
contrario, si parla di eq. diff. alle derivate parziali.
90. Ordine di una eq. diff.: l’ordine massimo di derivazione con cui la funzione incognita
compare.
91. Forma normale: se è esplicitata rispetto alla derivata di ordine massimo.
92. EDO 1°: E’ data l’eq. diff. y ' ( x) = f ( x, y ( x)) con f : A → R definita su un aperto A di R 2 .
93. (EDO 1°) Soluzione: Si dice che una funzione y : I (⊂ R ) → R , con I intervallo, è una
soluzione della EDO 1° se:
a) y (x) è derivabile in I ;
b) ( x, y ( x)) T ∈ A, ∀x ∈ I ;
c) y ' ( x ) = f ( x, y ( x)), ∀x ∈ I .
94. Condizione iniziale: la condizione y ( x0 ) = y0 .
⎧ y ' ( x) = f ( x, y ( x))
95. (EDO 1°) Problema di Cauchy: problema del tipo ⎨ con f : A → R definita
⎩ y ( x0 ) = y 0
su un sottoinsieme aperto A di R 2 e ( x0 , y0 )T punto fissato di A .
96. Soluzione locale: dicesi soluzione locale del problema di Cauchy ogni funzione y : I → R
definita su un intervallo I tale che:
a) y (x) è soluzione dell’eq. diff. su I ;
b) x0 ∈ int I ;
c) y ( x0 ) = y0 .
97. Eq. a variabili separabili: equazioni del tipo y ' ( x ) = g ( x) h( y ) con g : ]a, b[ → R continua, e
h : ]c, d [ → R di classe C 1 . Per ogni x0 ∈ ]a, b[ e ogni y0 ∈ ]c, d [ , il Problema di Cauchy
⎧ y ' ( x) = g ( x) h( y )
⎨ ha, per il teorema 1,una e una sola soluzione locale y ( x ) : I → R , con
⎩ y ( x0 ) = y 0
I =] x0 − h, x0 + h[⊂]a, b[ .
a) Se è h( y0 ) = 0 , si ha y ( x ) ≡ y0 (soluzione costante).
b) Sia h( y0 ) ≠ 0 . Se y (x) è la soluzione, allora si ha h( y ( x )) ≠ 0, ∀x ∈ I . Infatti, se esistesse un
⎧ z ' ( x) = g ( x) h( z )
x1 ∈ I con h( y ( x1 )) = 0 , il problema di Cauchy ⎨ ammetterebbe le due soluzioni
⎩ z ( x1 ) = y ( x1 )
locali y (x) e z ( x ) ≡ y ( x1 ) , contro il teorema 1.
y ' (t )
Dall’uguaglianza y ' (t ) = g (t ) h( y (t )) , dividendo per h( y (t ))[ ≠ 0] , si ottiene = g (t ) .
h( y (t ))
x y ' (t ) x
Integrando si ricava: ∫ dt = ∫ g (t ) dt , ossia H ( y ( x)) − H ( y0 ) = G ( x ) − G ( x0 ) , essendo
x0 h( y (t )) x0

1
H ( y ) una primitiva di e G (x) una primitiva di g (x) . Poiché H ( y ) è dotata di inversa
h( y )
1
(essendo di segno costante), si ottiene y ( x) = H −1 (G ( x) − G ( x0 ) + H ( y0 )) .
h( y )
⎛ y ( x) ⎞
98. Equazioni omogenee: equazioni del tipo y ' ( x) = f ⎜ ⎟ con f : I → R funzione di classe
⎝ x ⎠
y ( x)
C 1 sull’intervallo I . Si effettua il cambio di variabile u ( x) = , ottenendo l’equazione
x
d 1
y' ( x) = ( xu ( x )) = xu' ( x ) + u ( x ) = f (u ( x )) , da cui u ' ( x ) = ( f (u ( x )) − u ( x )) , che è a variabili
dx x
separabili.

99. EDL 1°: y ' ( x) = a ( x) y ( x ) + b( x) , con a ( x ), b( x ) : I → R funzioni continue, su un intervallo I ,


è detta eq. diff. lin. (completa) del 1° ordine. L’equazione y ' ( x ) = a ( x ) y ( x ) è detta eq. diff. lin.
omogenea associata all’eq. completa.

x
100. Nucleo risolvente: sapendo che y ( x) = ∫ e A( x )− A( t ) b(t ) dt è soluzione particolare dell’eq.diff.
x0
A ( x )− A ( t )
lin. completa, il fattore e prende il nome di nucleo risolvente.

101. Equazioni di Bernoulli: y ' ( x ) = a ( x ) y ( x ) + b( x) y ( x )γ , con γ ∈ R \ {0,1} e a ( x ), b( x ) : I → R


funzioni continue, con I intervallo aperto. Se è γ ∈]0,1[ , non è garantita l’unicità della
soluzione. Se è γ > 0 , la funzione nulla y ( x ) ≡ 0 è una soluzione.
y' ( x)
Supponiamo y ( x) ≠ 0 . Dividendo per y (x )γ si ottiene γ
= a ( x) y ( x)1−γ + b( x ) . Posto
y ( x)
u( x ) = y ( x) , si ottiene u ' ( x) = (1 − γ )a( x)u( x) + (1 − γ )b( x) , che è un’eq. lineare.
1−γ

102. EDO 2°: E’ data l’eq. diff. y ' ' ( x) = f ( x, y ( x), y ' ( x)) con f : A → R , definita su un aperto A
di R 3 .

103. (EDO 2°) Soluzione: Si dice che una funzione y ( x) : I ]a, b[(⊂ R ) → R è una soluzione
dell’eq. diff. se:
a) y (x) è due volte derivabile in I ;
b) ( x, y ( x), y ' ( x ))T ∈ A, ∀x ∈ I ;
c) y ' ' ( x) = f ( x, y ( x), y ' ( x)), ∀x ∈ I .

⎧ y ' ' ( x ) = f ( x, y ( x ), y ' ( x ))



104. (EDO 2°) Problema di Cauchy: ⎨ y ( x0 ) = y0 con f : A → R , definita sul
⎪ y' ( x ) = z
⎩ 0 0

sottoinsieme aperto A di R 3 e ( x0 , y0 , z0 )T prefissato punto di A .

105. (EDO 2°) Soluzione locale: ogni funzione y : I → R definita su un intervallo I tale che:
a) y (x) è soluzione dell’eq. diff.;
b) x0 ∈ int I ;
c) y ( x0 ) = y0 , y ' ( x0 ) = z0 .

106. Eq. del tipo y’’=f(y): y ' ' ( x ) = f ( y ( x )) con f : J (⊂ R ) → R di classe C 1 , e J intervallo
aperto. Moltiplicando ambo i membri per y ' ( x) e integrando si ottiene
x x
∫x0
y ' ' (t ) y ' (t ) dt = ∫ f ( y (t )) y ' (t ) dt ,
x0
con x0 ∈ J fissato, da cui
1
2 ( y ' ( x)) 2 − 12 ( y ' ( x0 )) 2 = F ( y ( x)) − F ( y ( x0 )) , con F ' (u) = f (u ) . Si ha
( y ' ( x)) = 2[ F ( y ( x)) − F ( y ( x0 ))] + ( y ' ( x0 )) che è un’eq. diff. del 1° ordine (e si può ricondurre ad
2 2

eq. a variabili separabili).

107. EDL 2° a coeff. cost.: y ' ' ( x) + ay' ( x) + by( x) = c( x) , con c( x) : I → R funzione continua su
un intervallo aperto I , e con a, b ∈ R . L’eq. y ' ' ( x) + ay ' ( x) + by ( x) = 0 è detta eq. diff. lin.
omogenea associata all’eq. completa.

108. (EDL 2° a coeff.cost.) Equazione caratteristica: z 2 + aZ + b = 0 .


109. EDL di ordine n a coeff. cost.: y ( n) ( x) + a1 y ( n−1) ( x) + a2 y ( n−2) ( x) + ... + an y ( x) = c( x) , con
c( x ) : I → R funzione continua, I intervallo, a1 ,..., an ∈ R . L’eq.
y ( n) ( x) + a1 y ( n−1) ( x) + a2 y ( n−2) ( x) + ... + an y( x) = 0 è detta eq. diff. omogenea associata all’eq.
completa.

110. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Soluzione: Si dice che una funzione y : I (⊂ R ) → R è una
soluzione se:
a) y (x) è n volte derivabile in I ;
b) y ( n) ( x) + a1 y ( n−1) ( x) + a2 y ( n−2) ( x) + ... + an y ( x) = c( x), ∀x ∈ I .

111. (EDL di ordine n a coeff. cost.) Eq. caratteristica: z n + a1 z n−1 + a2 z n−2 + ... + an = 0 .
112. Equazioni di Eulero: x n y ( n) ( x) + a1 x n−1 y ( n−1) ( x) + ... + an−1 xy' ( x) + an y ( x) = c( x) ,
a1 ,..., an ∈ R, c( x) : I → R funz. continua, I intervallo. Si effettua la sostituzione x = e t se è
x > 0[ x = −e t , x < 0] , ottenendo un’eq. lin. a coeff. cost.

⎧u' ( x) = au( x) + bv( x) + f ( x)


113. Sistemi di 2 eq. diff. lin. 1° a coeff. cost.: ⎨ , con
⎩v' ( x) = cu( x) + dv( x) + g ( x)
a, b, c, d ∈ R, f , g : I (⊂ R ) → R di classe C 1 , I intervallo. Una soluzione del sistema è una
coppia di funz. (u( x ), v( x)) con u, v : I → R derivabili che soddisfano su I alle eq. date. Si vede
che una soluzione deve essere formata da funzioni di classe C 2 su I . Derivando i due membri
della 1° eq. e sfruttando la 2° si ottiene:
u ' ' ( x ) = au' ( x ) + bv' ( x ) + f ' ( x) = au ' ( x) + b(cu( x) + dv( x) + g ( x)) + f ' ( x) =
.
au' ( x ) + bcu( x ) + d (u ' ( x) − au ( x ) − f ( x )) + bg ( x) + f ' ( x)
Si ha u' ' ( x) = (a + d )u' ( x) + (bc − ad )u( x) + bg ( x) − df ( x) + f ' ( x) che è un’eq. lin. del 2° ord. a
coeff. cost.
Definizioni – Curve in forma parametrica
114. Curva in Rn

Sia I ⊂ R un intervallo. Una funzione γ : I → R n si dice curva in Rn. L’immagine γ (I ) si dice


sostegno della curva, di cui è una rappresentazione parametrica.

115. Curva continua, regolare, chiusa, semplice

Una curva si dice continua o di classe Ck se γ è continua su I (o di classe Ck su I).


Una curva si dice regolare se γ : I → R n è di classe C1 su I e γ ′(t ) ≠ 0 ∀t ∈ int I .
Una curva si dice chiusa se γ : I = [a, b] → R n e γ (a ) = γ (b ) .
Una curva si dice semplice se ∀t1 , t 2 con t1 = t 2 e almeno uno fra t1 e t 2 interno ad I, si ha
γ ( t1 ) ≠ γ (t 2 ) .

116. Vettore, versore e retta tangente

⎛ x′(t ) ⎞ γ ′(t )
Il vettore γ ′(t ) = ⎜⎜ ⎟⎟ si dice vettore tangente; il versore τ (t ) = si dice versore tangente
⎝ y ′(t )⎠ γ ′(t )
( ∀t ∈ int I ).
Sia γ una curva regolare e semplice; se t 0 ∈ int I , la retta r (t ) = γ (t 0 ) + γ ′(t 0 )t con t ∈ R si dice
retta tangente a γ nel p.to γ (t 0 ) .

117. Curva in forma parametrica e cartesiana

⎧x = t
Sia f : I (⊂ R ) → R n , con I intervallo, di classe C1. La curva ⎨ t ∈ I si dice in forma
⎩ y = f (t )
cartesiana; γ è regolare e semplice.
Sia ρ : I (⊂ R ) → R n , con I intervallo, di classe C e ρ (ϑ ) ≥ 0 ∀ϑ ∈ I . La curva
⎧ x = ρ (ϑ )cosϑ
⎨ ϑ ∈ I si dice in forma polare; γ risulta di classe C1, regolare e semplice se
⎩ y = ρ (ϑ )sin ϑ
ρ (ϑ )2 + (ρ (ϑ ))2 ≥ 0 ∀ϑ ∈ int I .

118. Lunghezza di una curva e rettificabilità

Sia γ : [a, b] → R n una curva continua e sia δ una decomposizione di [a, b] individuata dai punti
a = t 0 < t1 < ... < t m = b . Consideriamo la poligonale π (δ ) individuata dai m segmenti
τγ (t 0 ) + (1 − τ )γ (t1 ) con τ ∈ [0,1] … τγ (t m−1 ) + (1 − τ )γ (t m ) con τ ∈ [0,1] .
m
Si definisce lunghezza di π (δ ) il numero l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) . Si dice che γ è rettificabile
i =1

se sup l (π (δ )) < +∞ e si pone lunghezza di γ il numero l (γ ) = sup l (π (δ )) .


δ ∈Δ ([a,b ]) δ ∈Δ ([a,b ])
119. Integrale curvilineo di un campo scalare

Sia γ : [a, b] → R n una curva regolare e sia f : E (⊂ R n ) → R una funzione continua, con
sost (γ ) ⊂ E . Si definisce integrale curvilineo di f su γ il numero ∫γ fds = ∫ f (γ (t )) γ ′(t ) dt .
b

120. Integrale curvilineo di un campo vettoriale

( )
Sia γ : [a, b] → R n una curva regolare e sia g : E ⊂ R n → R n una funzione continua, con
sost (γ ) ⊂ E . Si definisce integrale curvilineo del campo vettoriale g su γ il numero
γ ′(t ) γ ′(t )
∫γ < g ,τ > = ∫a < g (γ (t )), γ ′(t ) > − γ ′(t ) = ∫a < g ,γ > dt essendo τ (t ) = γ ′(t ) .
b b
1
2. Serie numeriche assolutamente e semplicemente convergenti
+∞ +∞

∑ an si dice assolutamente convergente se


n =1
∑an =1
n è convergente.
+∞ +∞

∑a
n =1
n si dice semplicemente convergente se è convergente, ma ∑a
n =1
n è divergente.
+∞
Teo Se ∑ a n è assolutamente convergente, allora è convergente.
n =1

3. Criterio dell’ordine di infinitesimo per la convergenza di una serie numerica


+∞
Sia an ≥ 0 ∀n . Si ha: (1) Se ∃ε > 0 t.c. ord +∞ an > 1 + ε allora ∑a
n =1
n è convergente.
+∞
(2) Se ord +∞ an ≤ 1 allora ∑a
n =1
n è divergente (a + ∞ ).

5. Convergenza puntuale e uniforme di una successione di funzioni


Puntuale: Sia E ≠ ∅ un insieme e sia ( f n )n una successione di funzioni con f n : E → R (o C ) . Si
dice che ( f n )n converge puntualmente su E a f n : E → R (o C ) se ∀x ∈ E esiste lim f n ( x ) = f ( x ) ,
x → +∞

cioè (∀x ∈ E )(∀ε > 0)(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n ( x ) − f ( x ) < ε ) . [Oss. n = n (x, ε ) ]
Uniforme: Sia E ≠ ∅ un insieme e sia ( f n )n una successione di funzioni con f n : E → R (o C ) . Si
dice che ( f n )n converge uniformemente su E a f n : E → R (o C ) se
(∀ε > 0)(∃n )(∀n )(n > n ⇒ f n (x ) − f (x ) < ε ) . [Oss. n = n (ε ) ]

11. Serie di Taylor di una funzione di variabile reale


+∞
f ( n ) ( x0 )
Se f : ]x0 − h, x0 + h[ → R è di classe C su ]x0 − h, x0 + h[ (con h>0), la serie

∑ (x − x0 )n
n =0 n!
si dice serie di Taylor (generata da f) con p.to iniziale x0 .
Se la serie di Taylor è convergente ∀x ∈ ]x0 − h, x0 + h[ e ha per somma f(x) allora si dice che f è
sviluppabile in serie di Taylor con p.to iniziale x0 su ]x0 − h, x0 + h[ .

17. Sviluppo in serie di Taylor-McLaurin delle principali f.ni elementari


+∞
ex = ∑
xn +∞
cos x = ∑
(− 1)n x 2n +∞
sin x = ∑
(− 1)n x 2n+1
n = 0 n! n =0 (2n )! n =0 (2n + 1)!
+∞
x 2n +∞
x 2 n+1 1 + x +∞ 2 ⋅ x 2 n +1
cosh x = ∑ sinh x = ∑ log x = log =∑
n =0 (2n )! n =0 (2n + 1)! 1 − x n=0 (2n + 1)

arctgx = ∑
+∞
(− 1)n x 2 n+1 (1 + x )α = ∑ ⎛⎜⎜
+∞ α⎞
⎟⎟ x n
n =0 (2n + 1) n =0 ⎝ ⎠
n

12. Raggio di convergenza e insieme di convergenza di una serie di potenze


+∞
Raggio: Il raggio di convergenza R di ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
verifica:
+∞
1) se x ∈ R è t.c. x − x0 < R , allora ∑ a (x − x )
n
n 0 converge;
n =0
+∞
2) se x ∈ R è t.c. x − x0 > R , allora ∑ a (x − x )
n =0
n 0
n
non converge;
2
Se il raggio di convergenza R di una serie di potenze è finito positivo, l’insieme
I R = ]x0 − R, x0 + R[ è detto l’intervallo di convergenza, mentre è detto insieme di convergenza
l’insieme D formato da tutti i punti di R in cui la serie converge
13. Teorema di derivazione (proprietà della f.ne somma)
+∞

∑ a (x − x )
n
Sia n 0 una serie di potenze avente raggio di convergenza R>0. Si pone
n =0
+∞
f ( x ) := ∑ a n ( x − x0 ) , ∀x ∈ ]x0 − R, x0 + R[ .
n

n=0
+∞
La f.ne f è derivabile sull’intervallo ]x0 − R, x0 + R[ e la sua derivata è f ′( x ) := ∑ na n ( x − x0 )
n −1
in
n =1

]x0 − R, x0 + R[ . Inoltre la serie a II° membro ha raggio di convergenza R.


23. Equazione esponenziale e funzione logaritmo in C
Dato w ∈ C \ {0}, questo può essere scritto nella forma w = ρ (cosϑ + i sin ϑ ) = ρe iϑ , con ρ > 0 ;
cerchiamo ora tutti i numeri complessi z = x + iy per cui è e z = w ; essendo e z = e x +iy , si ha che
e x +iy = ρe iϑ o anche e x (cos x + i sin y ) = ρ (cos x + i sin y ) , che equivale al sistema
⎧e x = ρ

⎨cos y = cosϑ ⎧ x = log ρ
⎪sin y = sin ϑ ⎨
⎩ ; si ottiene ⎩ y = ϑ + 2kπ . L’equazione e = w ha dunque infinite
z

soluzioni, in accordo col fatto che, come si è visto, la funzione esponenziale è, nel campo
complesso, periodica di periodo 2πi . Essa non è dunque invertibile. Per renderla tale è necessario
considerare la sua restrizione ad un opportuno sottoinsieme E di C. Si vede quindi che la funzione
esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π } è iniettiva ed assume tutti i valori
complessi non nulli.
La funzione inversa della funzione esponenziale ristretta all'insieme E = {z = x + iy : −π < y ≤ π } è
detta funzione logaritmo. Essa è dunque una funzione di C \ {0} in E. Il logaritmo di un numero
complesso w = ρe iϑ ∈ C \ {0}è dunque l'unico numero complesso z = x + iy := log w , con
− π < y ≤ π per cui è e z = w .

24. Definizione di prodotto scalare, norma e distanza euclidea in Rn


Prodotto scalare (euclideo) x ⋅ y =< x, y >= x1 y1 + " + xn y n
Norma (euclidea) (
x = < x, x > = x12 + " + xn2 )1/ 2

Distanza (euclidea) d ( x, 0 ) = x ( )
d x, y = x − y

25. Proprietà del prodotto scalare


< ⋅,⋅ >: R n × R n → R soddisfa, ∀ x, y, z ∈ R n e λ ∈ R , le seguenti proprietà:
S1. < x + y , z >=< x, z > + < y , z >
S2. < λ x, y >= λ < x, y > forma bilineare simmetrica
S3. < x, y >=< y , x >
S4. < x, x >≥ 0 e < x, x >= 0 ⇔ x = 0 positività
S5. < x, y > ≤ < x , x > < y , y > Cauchy-Schwartz

43. Teorema di Riesz in Rn


Per ogni forma lineare L : R n → R esiste uno e un solo a ∈ R n tale che L( x ) =< a, x > ∀ x ∈ R n .
3

44. Rettangoli in R2, decomposizioni, somme inferiori e superiori, f.ni integrabili su un rettangolo
secondo Riemann
Sia R = [a, b]× [c, d ] (un rettangolo piano) di R2; fissiamo n+1 nodi in [a,b] con a=x0<x1<…<xn=b
e n+1 nodi in [c,d] con c=y0<y1<…<yn=d; poniamo Rij := [xi −1 , xi ]× y j −1 , y j ∀i = 1,...n ∀j = 1,...m . [ ]
La collezione δ := {Rij : i = 1,..., n, j = 1,..., m} si dice decomposizione di R. Poniamo
( )
Δ (R ) := {δ : δ decomposizione di R }. Sia f : R ⊂ R 2 → R limitata, con R un rettangolo. Sia δ ∈ Δ .

Poniamo s (δ , f ) = ∑∑ lij m(Rij ) (somma inferiore) dove lij = inf f e m(Rij ) = (xi − xi −1 )( yi − yi −1 ) e
n m

Rij
i =1 j =1

S (δ , f ) = ∑∑ Lij m(Rij ) (somma superiore) dove Lij = sup f .


n m

i =1 j =1 Rij

Proprietà: Si ha ∀δ , δ ′ ∈ Δ (R ) : 1) δ ; δ ′ ⇒ s (δ ) ≤ s (δ ′) e S (δ ) ≥ S (δ ′) ; 2) s (δ ) ≤ S (δ ′) .
Poniamo σ := {s (δ ) : δ ∈ Δ(R )} e Σ := {S (δ ) : δ ∈ Δ(R )} . Le due classi numeriche sono classi
separate, cioè supσ ≤ inf Σ .
(
Integrale di Riemann su un rettangolo di R2: Sia f : R ⊂ R 2 → R limitata, con R rettangolo. Se le )
classi σ e Σ sono contigue, cioè supσ = inf Σ , si dice che f è integrabile secondo Riemann su R e si
pone ∫ f = ∫∫ f ( x, y )dxdy := sup σ = inf Σ
R R

( )
Significato geometrico: Sia f : R ⊂ R 2 → R integrabile su R e f ( x, y ) ≥ 0 ∀( x, y ) ∈ R , allora
T

∫∫ f (x, y )dxdy = vol (E ) con E = {(x, y, z ) : (x, y ) ∈ R e 0 ≤ z ≤ f ( x, y ) . }


T T
R

45. Teorema di Fubini


Se f : R = [a, b]× [c, d ] → R integrabile su R e ∀x ∈ [a, b] , f ( x , y ) : [c, d ] → R integrabile su [c,d],
allora, posto ∀x ∈ [a, b] , g (x ) = ∫ f (x, y )dy , g : [a, b] → R è integrabile su [a,b], e
d

∫ g (x )dx = ∫∫ f (x, y )dxdy ∫ ⎛⎜⎝ ∫ f (x, y )dy ⎞⎟⎠dx = ∫∫ f (x, y )dxdy .


b b d
cioè
a R a c R

55. Insiemi misurabili secondo Peano-Jordan in Rn


Sia E ⊂ R n un insieme limitato. Si dice che E è misurabile secondo Peano-Jordan in Rn se la
funzione f(x) = 1 è integrabile su E e si pone m(E ) = ∫ 1 .
E
56. Insiemi trascurabili in Rn e caratterizzazione degli insiemi misurabili
Se per un sottoinsieme E di Rn è m(E)=0, esso è detto trascurabile.
Un sottoinsieme E E di Rn è detto inoltre trascurabile se e solo se per ogni ε > 0 , esiste un n-
rettangolo T contenente E con m(T ) < ε .
La misura di Peano-Jordan gode delle seguenti proprietà:
1) Se A e B sono due insiemi misurabili, sono tali anche A ∩ B, A ∪ B, A \ B.
2) Se A è un insieme misurabile, si ha m(A) ≥ 0; ∅ è misurabile e si ha m( ∅ )=0.
3) Se A e B sono insiemi misurabili, con A ∩ B= ∅ , si ha m(A ∪ B)=m(A)+m(B).
4) Se A e B sono due insiemi misurabili, si ha m(A ∪ B)=m(A)+m(B)-m(A ∩ B).
5) Se A e B sono due insiemi misurabili, con A ⊂ B, si ha m(A) ≤ m(B).

62. Formule di riduzione per corde e sezioni in R3


( )
Corde: Sia f : E ⊂ R 3 → R è continua, con E insieme normale rispetto al piano xy, allora f è
( Ψ x, y )
integrabile su E e f ( x, y, z )dz ⎞⎟dxdy .
∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫∫ ⎛⎜⎝ ∫ (
E ⎠ K Φ x, y )

Analoghe formule per insiemi normali rispetto ai piani xz e yz.


4
( )
Sezioni: Sia f : E ⊂ R → R è continua, con E insieme chiuso e misurabile tale che, posto
3

{
m = min z : ( x, y , z ) ∈ E
T
} e {
M = max z : ( x, y, z ) ∈ E ,
T
} ∀z ∈ [m, M ] la sezione
S z = E ∩ {z = z } (⊂ R 2
) è misurabile, allora f è integrabile su E e

∫∫∫ f (x, y, z )dxdydz = ∫ ⎛⎜⎝ ∫∫ f (x, y, z )dxdy ⎞⎟⎠dz .


M

E m Sz

Analoghe formule sezionando con piani paralleli a xz o yz.

58. Cambio di variabili negli integrali multipli – Caso bidimensionale


( )
Se f : E ⊂ R 2 → R è continua e limitata su E aperto misurabile e Φ : K ⊂ R 2 → E , con K aperto ( )
misurabile, tale che (i) Φ è di classe C1 con derivata parziale limitata su K, (ii) Φ : K → E sia
∂Φ
biiettiva, (iii) det ≠ 0 su K; allora f è integrabile su E e si ha:
∂(u, v )
⎛ xu xv ⎞
∫∫E f (x, y )dxdy = ∫∫K f (x(u, v ), y(u, v )) = ∫∫K f (x(u, v ), y(u, v ))det⎜⎜⎝ yu yv ⎟⎟⎠dudv
( cioè ∫∫ ( f ⋅ Φ ) Φ u ∧ Φ v dudv ).
K

63. Integrali generalizzati in Rn – Insiemi localmente misurabili e funzioni localmente integrabili


( )
Sia J ⊂ R n localmente misurabile, cioè tale che, per ogni misurabile E ⊂ R n , J ∩ E è ( )
misurabile.
( )
Sia f : J ⊂ R n → R , con J localmente misurabile, localmente integrabile su J, cioè tale che esista
una successione (An)n di insiemi misurabili tali che: (i) a n ⊂ a n +1 ⊂ J per n ∈ N + , (ii) per ogni
misurabile E ⊂ J , lim m(E \ An ) = 0 , (iii) f An
è integrabile su An ∀n ∈ N + ;
n→ +∞

( )
Caso di f positiva: Sia f : J ⊂ R n → [0,+∞[ localmente integrabile su J e localmente misurabile; si
dice che f è integrabile in senso generalizzato su J se esiste finito lim ∫
n → +∞ An
f e si pone:

∫J
f = lim
n→ +∞ An ∫ f.

Teo Se (An)n e (Bn)n sono due successioni verificanti le tre proprietà, allora lim ∫
n → +∞ An
f = lim ∫
n → +∞ Bn
f .
64. Derivata direzionale e derivata parziale
Sia f:A(⊂RN)ÆR, con A aperto e sia x°∈A.Sia v∈RN un versore di RN (cioè ||v||=1) (v si dice anche
direzione orientata) g(z)=f(x°+tv) con |t|<δ. g(0)=f(x°) g’(0)=lim(tÆ0) [(g(t)-g(0))/t];
lim(tÆ0) [(f(x°+tv)-f(x°))/t] si chiama derivata direzionale di f in x° lungo v e si indica con ∂f/∂v
(x°).
Sia {e1,..en} la base canonica di RN. Se v=ei, per qualche i=1..N la derivata direzionale di f in x°
lungo ei si dice derivata parziale di f rispetto xi e si indica con: ∂f/∂e1 (x°)= ∂f/∂xi (x°)= fxi(x°).

65. Differenziale di un campo scalare, approssimante lineare


Caso unidim: Sia f:A(⊂R)ÆR con A aperto e x°∈A. Si ha che f è derivabile in x° se e solo se esiste
L∈L(R,R) t.c. f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)|x-x°| con lim[xÆx°]ε(x)=0 inoltre L:RÆR è t.c.
L(h)=f’(x°)*h cioè L=(df)(x°).; caso f:RNÆR(o derivata di Frechet) sia f:A(⊂RN)ÆR, con A
aperto, e sia x° se esiste L∈L(RN,R) tc f(x)=f(x°)+L(x-x°)+ε(x)||x-x°|| con lim[xÆx°] ε(x)=0. L si
dice differenziale di f in x°e si indica con (df)(x°).
Approssimante lineare: Sia f:A(⊂RN)ÆR,con A aperto,e sia x°∈A. Si dice che f è dotata di approx
lineare in x° se esistono L∈L(RN,R) e q∈R tc,posto f(x)=L(x-x°)+q (i) f(x°)=f(x°); (ii)lim[xÆx°]
(f(x)-f(x))/||x-x°||.
Teo: Siano f:A(⊂RN)ÆR,con A aperto,e x°∈A. Si ha che f è differenziabile in x°se e solo se f è
dotata di approx lineare in x°. Inoltre risulta L=(df)(x°) e q=f(x°).
5
68. Gradiente
Siano f:A(⊂RN)ÆR, con A aperto e x°∈A. Se f è differenziabile in x°, si definisce gradiente di f in
x° il vettore Vf(x°)=(∂f(x°)/∂x1,.., ∂f(x°)/∂xN)T∈RN;
Proprietà del gradiente: Sia f differenziabile in x°; si ha
1) direzione orientata di massimo incremento: Se Vf(x°)≠0,allora ∂f(x°)/∂v è massima se
v=Vf(x°)/||Vf(x°|| e minima se v=-Vf(x°)/||Vf(x°||;
Dim ∂f(x°)/∂v =L(v)= <Vf(x°),v>(disuguaglianza di Cauchy-Schwartz) ≤||Vf(x°)||*||v||= ||Vf(x°)||.
Inoltre se v=Vf(x°)/||Vf(x°)||,allora ∂f/∂v (x°)=<Vf(x°),Vf(x°)/||Vf(x°)||> =||Vf(x°)||;
2) ortogonalità rispetto agli insiemi di livello: se Vf(x°)≠0 è ortogonale,allora Vf(x°) è ortogonale
all’insieme di livello If(x°)={x∈A: f(x)=f(x°)} in x°

73. Differenziale di una funzione composta


Se f:A(⊂RN)ÆRM, con A aperto è differenziabile in x°∈A e g:B(⊂RP)ÆA con B aperto è
differenziabile su u° con g(u°)=x°,allora la funz.composta h:=f ° g: B(⊂RP)ÆRM è differenziabile
in u° e [ ∂h1/∂u1 (u°) … ∂h1/∂uP (u°) ] =[ ∂f1/∂x1 (x°) … ∂f1/∂xN (x°) ]* [ ∂g1/∂u1 (u°) …
∂g1/∂uP (u°) ]
Jh(u°)=Jf(x°)*Jg(u°) riga*colonna Æ [∂hM/∂u1 (u°) … ∂hM/∂uP (u°)] [∂fM/∂x1 (x°) …
∂fM/∂xN (x°)] [∂gN/∂u1 (u°) … ∂gN/∂uP (u°)]

76. Teorema di Schwartz


Se f:A(⊂RN)ÆR è di classe Ck in A,allora le derivate parziali fino alle k-esime NON dipendono
dall’ordine seguito nell’eseguire la derivazione.

80. Condizione sufficiente affinché una funzione sia due volte differenziabile
Se f è di classe C’ su A, allora f è due volte differenziabile in ogni pto di A.

84. Teorema dei moltiplicatori di Lagrange in R2 (curve)


(Condizione necessaria per l’esistenza di punti di estremo vincolati) Siano f:A(⊂R2)ÆR e
ϕ:A(⊂RN)Æ di classe C’ sull’aperto A. Poniamo Γ={(x,y)T∈A:ϕ(x,y)=0}. Se (x°,y°)∈Γ è un punto
di estremo vincolato per f su Γ e Vϕ(x°,y°)≠0, allora esiste λ∈R t.c. Vf(x°,y°)= λVϕ(x°,y°).

82. Estremi relativi di una funzione – sella, massimo e minimo


Sia f:E(⊂RN)ÆR e sia x° un punto di E. Si dice che x°è un punto di massimo relativo per f se esiste
U∈Ix° tc f(x)<f(x°) ∀x∈U(∩E)-{x°}. Se è f(x)>f(x°) si dice punto di minimo relativo.
Punti di sella: Sia f :E(⊂RN)ÆR (N≥2) e sia x°∈E. Si dice che x° è punto di sella di f se esistono
due versori u e v, (u≠v) t.c. la funzione gu(t)=f(x°+tu) ha un minimo relativo in t=0,la funz.
gv(t)=f(x°+vt) ha un massimo relativo in t=0.

81. Formula di Taylor del secondo ordine


Se f è due volte differenziabile in x°, allora {f(x)=f(x°)+<Vf(x°), x-x°>+1/2<Hf(x°)(x-x°), x-
x°)>+ε(x)||x-x°||² con lim[xÆx°]ε(x)=0.

67. Matrice Jacobiana


Se f è differenziabile in x°, allora esistono ∂f/∂xi (x°) =∂f/∂ei (x°)=L(ei) per i=1..N. Quindi
L=(df)(x°) è rappresentato dalla matrice Jacobiana Jf(x°)=(∂f(x°)/∂x1,…., ∂f(x°)/∂xN); Dim Si ha
∂f(x°)/∂xi=L(e1)=ai per ogni i=1..N;

78. Differenziale secondo di un campo scalare e relativa matrice Hessiana


Sia f:A(⊂RN)ÆR con A aperto, differenziabile in ogni punto di A e sia x°∈A. Poniamo g:=Vf :
A(⊂RN)ÆRN. Se g è differenziabile in x°, la matrice Jacobiana di g nel punto x°,Jg(x°) si dice
matrice Hessiana Hf(x°) e risulta Jg(x°)=[ ∂f1/∂x1 (x°) … ∂f1/∂xN (x°) ] = [∂²f/∂x1²
6
(x°)…∂²f/∂xN∂x1 (x°)]…[∂fM/∂x1(x°) … ∂fM/∂xN(x°)] [∂²f/∂x1∂xN(x°)…∂²f/∂xN²(x°)] = Hf(x°)
con g=V(∂f/∂x1 )… (∂f/∂xN) .

38. (EDL 2° a coeff. cost.) Nucleo risolvente


Sia data un’eq. diff. lin. del 2° ordine e sia { y1 , y2 } una base dello spazio S delle soluzioni dell’eq.
omogenea associata. Allora una soluzione particolare dell’eq. completa è data da
y ( x ) = ∫ K ( x, t )c(t ) dt , dove il “nucleo risolvente” K ( x, t ) è dato da
x

x0

y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y2 (0)
y ( x) y2 ( x) y (x − t) y2 ( x − t )
K ( x, t ) = 1 = 1 .
y1 (t ) y 2 (t ) y1 (0) y 2 (0)
y '1 (t ) y ' 2 (t ) y '1 (0) y ' 2 (0)

115. Curva continua, regolare, chiusa, semplice


Una curva si dice continua o di classe Ck se γ è continua su I (o di classe Ck su I).
Una curva si dice regolare se γ : I → R n è di classe C1 su I e γ ′(t ) ≠ 0 ∀t ∈ int I .
Una curva si dice chiusa se γ : I = [a, b] → R n e γ (a ) = γ (b ) .
Una curva si dice semplice se ∀t1 , t 2 con t1 = t 2 e almeno uno fra t1 e t 2 interno ad I, si ha
γ ( t1 ) ≠ γ (t 2 ) .

118. Lunghezza di una curva e rettificabilità


Sia γ : [a, b] → R n una curva continua e sia δ una decomposizione di [a, b] individuata dai punti
a = t 0 < t1 < ... < t m = b . Consideriamo la poligonale π (δ ) individuata dai m segmenti
τγ (t 0 ) + (1 − τ )γ (t1 ) con τ ∈ [0,1] … τγ (t m−1 ) + (1 − τ )γ (t m ) con τ ∈ [0,1] .
m
Si definisce lunghezza di π (δ ) il numero l (π (δ )) = ∑ γ (t i ) − γ (t i −1 ) . Si dice che γ è rettificabile se
i =1

sup l (π (δ )) < +∞ e si pone lunghezza di γ il numero l (γ ) = sup l (π (δ )) .


δ ∈Δ ([a ,b ]) δ ∈Δ ([a ,b ])

119. Integrale curvilineo di un campo scalare


Sia γ : [a, b] → R n una curva regolare e sia ( )
f : E ⊂ R n → R una funzione continua, con
sost (γ ) ⊂ E . Si definisce integrale curvilineo di f su γ il numero ∫γ fds = ∫ f (γ (t )) γ ′(t ) dt .
b

120. Integrale curvilineo di un campo vettoriale


( )
Sia γ : [a, b] → R n una curva regolare e sia g : E ⊂ R n → R n una funzione continua, con
sost (γ ) ⊂ E . Si definisce integrale curvilineo del campo vettoriale g su γ il numero
γ ′(t ) γ ′(t )
∫γ < g ,τ > = ∫a < g (γ (t )), γ ′(t ) > − γ ′(t ) = ∫a < g ,γ > dt essendo τ (t ) = γ ′(t ) .
b b

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