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Percorso di formazione regionale

per la promozione della Rete Caritas


II Tappa - Loreto, 15-16/06/ 2007 - 1
A partire da…
 La Nota pastorale “Il volto missionario delle parrocchie in un modo che
cambia”, afferma che dobbiamo affrontare alcuni snodi essenziali:
 “Come intercettare i nuovi «luoghi»dell’esperienza umana così
difficili e dispersi”?
 “Come accogliere e accompagnare le persone, tessendo trame di
solidarietà in nome di un vangelo di verità e carità”?
 “Come far sì che la parrocchia sia porta di accesso al vangelo per
tutti”?
 “Come sfuggire al pericolo di ridursi a gestire il folklore religioso o il
bisogno del sacro”? (Cf. Il volto miss. delle parr. n.4).

 E’ necessario pertanto rendersi conto della continua e rapida


evoluzione del complesso contesto sociale.
 Non si può rispondere alle tante problematiche e ai tanti bisogni
delle persone, senza entrare in relazione ed avere la conoscenza di
fenomeni e situazioni in continuo cambiamento.
 Solo utilizzando un metodo,
metodo si può accogliere, progettare interventi,
costruire risposte, coinvolgere i vari soggetti sul territorio, realizzare
una rete di solidarietà. 2
Un metodo per una finalità
finalità
 L’ascoltare insieme all’osservare e al discernere,
discernere
costituisce il metodo che la Caritas si è dato, per
essere in grado di:
 entrare in relazione
 conoscere persone, realtà e situazioni
 progettare
 promuovere
 realizzare
con sistematicità, concretezza ed efficacia, interventi
pastoralmente appropriati, in vista di una finalità:
animare
 le persone in difficoltà, rispondendo ai loro
bisogni e riabilitandole
 la comunità, coinvolgendola nelle risposte da dare
 il territorio, entrando in relazione con i vari
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soggetti che lo abitano
Il metodo ascoltare, osservare, discernere
per animare
Gli obiettivi:
 Partire dalla persona,
persona per restituirle
dignità.
 Agire con competenza ed efficacia,
efficacia
superando l’improvvisazione e
l’approssimazione.
 Educare il singolo e la comunità alla
corresponsabilità ed alla collaborazione.
 Andare alle cause che generano il disagio
e rimuoverle.
 Favorire l’azione integrata tra comunità
cristiana (il privato sociale) e Istituzioni
sul territorio, nell’accogliere, nel dare
risposte, nel realizzare interventi, nel 4
promuovere servizi.
Un metodo pastorale secondo lo stile di Dio
 Fin dall’Antico Testamento, lo stile di Dio rivelato a
Mosè, nel rapporto con gli uomini,
è un metodo
di ascolto,
di osservazione,
di discernimento
per un conseguente intervento.
 “Ho udito il grido del
mio popolo (Es 3, 7)
 “Ho osservato la sua miseria” (ES 3, 7)
 “Sono sceso per liberarlo… (Es 3, 8)
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Il metodo secondo l’icona del buon samaritano
La parabola del buon samaritano (Lc 10, 30ss), ci presenta il metodo
pastorale in quattro fasi che la Caritas ha fatto proprio.
 Il fatto. “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò
nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono
lasciandolo mezzo morto”.
 La constatazione del fatto. “Un Samaritano, che era in viaggio,
passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione”.
 Il prendersi cura.
 “Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino; poi,
caricatolo sul suo giumento, lo portò a una locanda e si prese
cura di lui”.
 Il coinvolgimento della comunità.
 “Il giorno seguente estrasse due denari e li diede
all’albergatore, dicendo:«Abbi cura di lui e ciò che spenderai in
più te lo rifonderò al mio ritorno».
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“Va e anche tu fa’ lo stesso”
Il fatto…
 “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e
incappò nei briganti…”
E’ ciò che capita, ciò che accade; l’emergenza che
irrompe nel quotidiano:
 un senza dimora
 un tossico dipendente
 una donna messa sul marciapiede
 una famiglia con dissesto economico
 un anziano abbandonato
 uno straniero in cerca di lavoro e di alloggio
 dei minori abbandonati
 un alluvione
 una guerra
 ………… 7
La constatazione del fatto
 “Un Samaritano, che era in viaggio, passandogli
accanto lo vide e ne ebbe compassione”.
E’ la capacità di accorgersi del fatto dentro la
quotidianità e farsi interpellare da esso.
esso
Significa cogliere che:
 mi riguarda

 cerco di capire

 ci stabilisco una relazione

 entro in sintonia (com-passione)

 sento che mi appartiene

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1. Le abilità dell’operatore/animatore
 Fare il primo passo per entrare in relazione con la
persona, dopo esserci accorti di chi ci sta accanto.
 Uscire dalle mostre vedute, dai nostri schemi, dai
nostri bisogni, dalle nostre sicurezze e renderci
conto...
 Avere disponibilità a fare spazio all’altro e alla
realtà che ci sta attorno, cogliendo ciò che sta oltre.
 Fermarsi, lasciarsi “ferire” dalle vicende che
accadono, dalla vita che ci viene raccontata.
 Assumere uno stile, un atteggiamento, per cogliere e
farsi carico di presenze, silenzi, situazioni,
privazioni, aspirazioni, fatti, drammi…, presenti sul
territorio. 9
Il prendersi cura
 “Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite
versandovi olio e vino; poi, caricatolo
sul suo giumento, lo portò a una
locanda e si prese cura di lui”.
Si tratta di saper
 togliere le distanze,
distanze superare
le barriere
 rompere l’isolamento

 sollevare e lenire

 scomodarsi

 far riferimento alla comunità

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2. Le abilità dell’operatore/animatore
 Apertura all’altro, disponibilità a sintonizzare, a
capire e a mettersi in discussione.
 Rispetto e discrezione della sfera privata, del vissuto
spesso frantumato di chi si incontra.
 Libertà dal giudizio e dal pregiudizio, capacità di
empatia, di cogliere la sostanza e ciò che c’è di
positivo e di sofferto nella persona e nel suo vissuto.
 Onestà di atteggiamento, consapevoli di non avere
risposte e soluzioni per ogni persona e ogni
situazione, ma offrendo sempre comprensione e
capacità di compartecipazione.
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Il coinvolgimento della comunità
comunità
 “Il giorno seguente estrasse due denari e li
diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di
lui e ciò che spenderai in più te lo rifonderò
al mio ritorno”.
Si tratta di:
 pagare di persona

 coinvolgere la comunità

 sentirsi sempre partecipe

 favorire l’interazione e

l’inclusione 12
3. Le abilità dell’operatore/animatore
 Accompagnare la persona in difficoltà
 a recuperare fiducia in sé, negli altri, nelle istituzioni
 a ritrovare la propria dignità
 a compiere un cammino di riabilitazione.
 Sensibilizzare, animare ed educare il singolo cittadino e
la comunità
 a non sottovalutare, approssimare e semplificare i
problemi
 ad essere attenti ed accoglienti nei confronti di chi è in
difficoltà sul territorio e altrove
 a scoprire risorse, a costruire una rete di fattiva
mobilitazione del singolo, della comunità, delle istituzioni,
in risposta ai bisogni ascoltati.
 Favorire la costruzione di relazioni ricche di attenzioni, di
legami di fraternità e comunione. 13
Strumenti e luoghi per attuare il metodo
 Il Centro di Ascolto,
Ascolto a livello zonale, cittadino, parrocchiale, le
visite nelle famiglie, le antenne, sono modalità, luoghi e
strumenti per realizzare al meglio la funzione dell’ascolto.
 L’osservatorio permanente delle povertà e delle risorse,
risorse è lo
strumento che permette di rilevare con sistematicità la realtà.
 Il laboratorio per la promozione delle Caritas parrocchiali.
 L’incontro, il dialogo, la cura della relazione in ogni
situazione, come atteggiamento, stile e modalità che
dovrebbe caratterizzare la vita del cristiano, la pastorale, la
vita civile, nella progettazione, nella programmazione,
nell’attuazione delle iniziative e nelle verifiche.
Sono strumenti, luoghi e modi “privilegiati” del metodo Caritas.
Caritas
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Domande per un cammino condiviso

 Quale spazio ha il metodo di ascoltare, osservare e


discernere, in tutte le sue espressioni, all’interno della Caritas
diocesana (Centro di Ascolto, Sevizi di accoglienza, lavoro di
coordinamento…)
all’interno della parrocchia, della famiglia,
dei luoghi della partecipazione del confronto, del dibattito
(quartiere, circoscrizione, tavoli di lavoro con le Istituzioni)?
 Con quali modalità, tempi, strumenti si attua (riunioni,
riflessioni nell’equipe diocesana, nel rapporto con altri soggetti
della pastorale, dell’associazionismo, del territorio…)?
 Quale ricaduta ha in termini di progettualità pastorale, di
coinvolgimento, di animazione, di azioni specifiche, di
collaborazioni tra i soggetti ecclesiali, il privato sociale e le
Istituzioni?
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…Allora,
Allora, cosa fare
in concreto?
 “Prima di programmare “Spiritualità di comunione
iniziative concrete, occorre significa:
promuovere una  Sguardo portato sul mistero
spiritualità della della Trinità.
comunione come principio  Sentire il fratello come uno che
educativo, in tutti i luoghi mi appartiene.
dove si plasma l’uomo, il  Vedere ciò che di positivo c’è
cristiano, i ministri nell’altro.
dell’altare, gli operatori  Saper far spazio al fratello,
pastorali…” (NMI n. 43). portando i pesi gli uni degli
 la comunità cristiana è altri.
chiamata ad essere profezia
e segno (sacramento) della Senza questo cammino spirituale,
carità di Dio nella storia a ben poco servono gli
degli uomini. strumenti esteriori della
 E’ la sua missione specifica, è comunione. Diventerebbero
il servizio che la caratterizza. apparati senz’anima, maschere
di comunione” (NMI n. 43)
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LA PASTORALE DELLA CARITA’ PER
UN CAMBIAMENTO DI MENTALITA’
 La pastorale della carità  Per essere organica, incisiva
ed efficace,
è un insieme di azioni  Nasce dal vedere,
organiche, pensate e osservare e
progettate all’interno del discernere la realtà.
C.P.P., allo scopo di far  Richiede di essere
pensata, progettata,
vivere alla parrocchia verificata insieme.
concretamente e  Deve saper
continuativamente coinvolgere l’intera
comunità, facendola
il comandamento diventare soggetto di
dell’amore in termini di carità.
condivisione con chi è in  Deve essere
difficoltà. manifestazione
evidente dell’amore
gratuito di Dio per
la persona. 17
Per animare la comunità
all’amore preferenziale per i poveri
 “Presenza nel territorio vuol dire sollecitudine verso i più deboli e gli
ultimi (Il volto... n. 10)
“Stando alle inequivocabili parole del Vangelo, nella persona dei
poveri c’è una Sua speciale presenza, che impone alla Chiesa
un’opzione preferenziale per loro (NMI n. 49).

 La scelta preferenziale dei poveri, non è un fatto sociologico, ma è


dettata da:
 motivi di giustizia
 di fedeltà a Gesù, che ha avuto costantemente
un’attenzione privilegiata per loro.
 “L’apertura della carità, non si ferma ai poveri della parrocchia: si
preoccupa anche di far crescere la coscienza dei fedeli in ordine ai
problemi della povertà del mondo, dello sviluppo della giustizia, della
pace…” (Il volto… n. 10)
 Esistono tante forme di disagio… Poveri sono non soltanto coloro che
mancano di beni materiali. Alle diverse forme di povertà, vanno date
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risposte adeguate.
Verso una «pastorale integrata»

 E’ finito il tempo della parrocchia autosufficiente.


“La parrocchia ha urgenza di muoversi raccordandosi con le
parrocchie vicine, nel contesto delle unità pastorali, delle
vicarie e delle zone, superando tendenze di autosufficienza e
investendo in modo coraggioso su una pastorale d’insieme” (Il
volto… nn. 10-11).

 Specialmente l’esercizio della carità esige una logica


«integrativa», cercando di mettere le parrocchie «in rete»,
puntando ad una pastorale d’insieme (Il volto… n.11).

 La logica integrativa oltre al rapporto tra le parrocchie,


ancora prima si richiede tra le parrocchie e la Chiesa
particolare. (Il volto… n. 11). 19

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