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Eugenio Girelli Bruni <girellibruni@gmail.

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[Nuovo articolo] Sopravvivenza la parola chiave saudita
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Z Net Italy <donotreply@wordpress.com> 21 aprile 2014 09:11
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Nuovo articolo su Z Net Italy
Sopravvivenza la parola chiave saudita
by Redazione
Sopravvivenza la parola chiave saudita
Di Nicola Nasser
19 aprile 2014
Sopravvivenza la parola chiave per comprendere le pi recenti politiche esterne e
interne della dinastia saudita. Queste sono destinate a prevenire il cambiamento, ma
paradossalmente stanno creando pi nemici in un ordine mondiale che sta cambiando
segnato da una geopolitica regionale turbolenta e da crescenti richieste interne di un
mutamento.
Lalleanza strategica tra Stati Uniti e Arabia Saudita per la sicurezza del petrolio,
sembrava quasi si stesse spezzando nel suo 69 anniversario, prima dellincontro al
vertice di marzo tra il presidente Barack Obama e il re Abdullah bin Abdul Aziz.
Dato che gli Stati Uniti adesso sono impegnati a fare perno (pivot) verso Oriente e
sono probabilmente sulla buona strada per diventare un paese esportatore di petrolio
nel 2017, le politiche americane e saudite non sono pi identiche.
La campagna per la democrazia dellex presidente George W. Bush cui si opponevano i
sauditi, ha allertato i suoi governanti a stare in guardia. Le proteste popolari arabe fin
dal 2011 li hanno spinti a condurre una controrivoluzione regionale di difesa e da allora
il divario nelle relazioni bilaterali si andato ampliando.
I sauditi non potevano fidarsi della strategia statunitense di cambiamento di regime
nella regione, che dipende dallInternazionale della Fratellanza Musulmana (MBI) come
strumento di cambiamento, sostenuta da un rivale regionale come la Turchia e da un
membro che fa parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), come il Qatar, che
da molto tempo contesta la guida saudita del GCC, il ruolo guida saudita nella politica
araba e la rappresentazione politica saudita dei musulmani sunniti.
Questa alleanza trilaterale di Qatar, Turchia e della MBI diventerebbe una vera minaccia
alla sopravvivenza saudita se fosse permesso a questi paesi di portare un
cambiamento in Siria, Iraq, Egitto, Yemen, Libano, Tunisia, Libia e in altre nazioni della
regione. Potrebbe lasciare rapidamente che lArabia Saudita rimanga il prossimo
obiettivo nella zona.
Il pilastro statunitense della sicurezza saudita ora sembra essere in dubbio dato che gli
Stati Uniti appaiono incapaci di soddisfare le aspettative saudite riguardo a quasi tutti i
problemi pi critici del Medio Oriente, dal conflitto arabo-israeliano a quello tra Arabia
Saudita e Iran e al sanguinoso conflitto in corso in Siria, per non parlare del conflitto con
la MBI, specialmente in Egitto.
In questo contesto, usare lMBI come strumento per il cambiamento di regime nella
regione, ha creato una fobia saudita per l MBI. Il cambiamento in ritardo nel regno,
ma, dopo decenni di educazione islamica intensiva, il cambiamento potrebbe soltanto
arrivare camuffato sotto una forma islamista.
Potrebbe sembrare unironia che una teocrazia Wahhabi si opponga cos
energicamente a un partito che mescola la religione con la politica. Ma proprio perch
la monarchia basa la sua legittimit sullIslam, che teme la rivalit della Fratellanza, ha
scritto la giornalista Roula Khalaf sul Financial Times in marzo.
Obama non sembra in grado di riparare le barriere bilaterali. Il suo rifiuto di combattere
le guerre regionali saudite ricorda loro che lo stesso uomo che nel 2002, da senatore,
aveva dichiarato che:
Combattiamo per assicurarci che i nostri cosiddetti alleati in Medio Oriente, i sauditi e gli
egiziani, smettano di opprimere il loro popolo e di sopprimere il dissenso, e di tollerare la
corruzione e la disuguaglianza, e di gestire male le loro economie.
Tuttavia, come dimostrato dalla visita di Obama nel regno saudita il 28 marzo, le
differenze bilaterali rimarranno tattiche, mentre lalleanza strategica si manterr fino a
quando il regno trover unalternativa credibile al garante americano della sua sicurezza,
sebbene questo sembri uno sviluppo non realistico nel prossimo futuro.
Spostamenti nella regione
In campo regionale, il regno non se la passa meglio. Il fronte anti-Iran dei moderati
nella regione, promosso dagli Stati Uniti e difeso dai sauditi, con Israele che fa da socio
sotto copertura, sembra ora unimpresa inevitabile.
Lappello dei sauditi a convertire il consiglio GCC in una unione ora morto.
La minaccia pubblica dellOman a ritirarsi dal GCC se si trasformasse in ununione, e
lattuale dissenso saudita con il Qatar, minacciano proprio lesistenza del GCC.
Linvito saudita alla Giordania e al Marocco di entrare nel GCC stato mal accetto agli
altri membri del GCC e al Marocco.
Nel Bahrein, il regno intervenuto militarmente per schiacciare uninsurrezione
democratica in corso da tre anni.
Il pi recente vertice arabo ospitato dal Kuwait non ha visto le cose allo stesso modo dei
Sauditi riguardo alla Siria.
E fallito il tentativo di formare un governo libanese sena Hezbollah e la sua coalizione
fino-siriana.
Gli inviti dellEgitto a una soluzione politica in Siria e il suo rifiuto di dare alla lega
arabo-siriana un seggio allopposizione, non si sono potute interpretare come una
posizione amichevole da parte di un paese che lArabia Saudita ha salvato in cambio
della sua transizione lontana dal governo dellMBI.
La Turchia i ferri corti con la dirigenza di recente trovata egiziano-saudita.
LIraq sta accusando il regno di fare una guerra contro di esso, mentre lArabia Saudita
adesso lunico paese a non avere un ambasciatore permanente in Iraq.
Nel frattempo il regno continua a parlare dellIran come di una minaccia esistenziale.
Sullo sfondo, la minaccia israeliana non dovrebbe essere mai trascurata.
Sfida alla fiducia in se stessi
Usando i petrodollari come potere di persuasione per ottenere influenza allestero e
assicurarsi la lealt internamente, il regno sembra sufficientemente sicuro di s o troppo
sicuro di s per sentirsi auto-protetto.
Parlando al College di William e Mary a Williamsburg, in Virginia, l11 marzo, il Principe
Turki al-Faisal, presidente del Centro King Faisal per la ricerca e gli studi islamici a
Riyadh, ed ex ambasciatore saudita negli Stati Uniti, ha detto:
LArabia Saudita rappresenta oltre il 20% del PIL congiunto della zona Medio Oriente e
Nord Africa (MENA) (e oltre un quarto del PIL del mondo arabo) rendendola un socio
effettivo e membro del G20.
La borsa valori saudita rappresenta oltre il 50% dellintera capitalizzazione di borsa della
regione MENA.
LAgenzia monetaria dellArabia Saudita (SAMA), cio la Banca centrale del regno, la
terza maggior detentrice di asset attivi stranieriNon ultimo, la Saudi Aramco, la
compagnia petrolifera nazionale del regno, la pi grande produttrice ed esportatrice di
petrolio e ha di gran lunga la pi grande infrastruttura del mondo per capacit
prolungata di produzione.
Tuttavia la giornalista di grande esperienza Karen Elliot House, ha presentato
unimmagine decisamente sinistra del regno saudita:
Il 60% dei sauditi ha 20 anni o anche meno, e la maggior parte di loro non ha speranza
di avere un lavoro, ha scritto la House nel suo libro del 2012. Il 70 dei sauditi non pu
permettersi di avere una casa. Il 40% vive sotto la soglia di povert. I reali, 25.000
principi e principesse, possiedono la maggior parte della terra di valore e traggono
beneficio da un sistema che d a ognuno uno stipendio e ad alcuni una fortuna. I
lavoratori stranieri fanno tutto il lavoro del regno; i 19 milioni di cittadini sauditi
condividono il regno con 8,5 milioni di lavoratori ospiti.
Secondo la House, le differenze regionali sono un fatto quotidiano della vita saudita. Gli
Hejazi a occidente e gli Sciiti a oriente non sopportano il severo stile di vita Wahhabi. La
discriminazione di genere un problema che sta crescendo. Il 60% dei laureati sauditi
sono donne ma rappresentano soltanto il 12% della forza lavoro.
Inoltre, secondo Anthony H. Cordesman, pubblicata dal Centro per gli Studi strategici e
internazionali (CSIS) il 21 aprile, 2011: Ci sono gravi divari tra i ricchi e i non-ricchi,
differenze di ricchezza e di privilegi nella regione, e tensioni tra sauditi Sciiti e sauditi
Sunniti.
Il regno ha continuato a sprecare miliardi su miliardi di petrodollari in una battaglia
perduta per finanziare una controrivoluzione regionale. Sono stati promessi circa 20
miliardi di dollari per aiutare il Bahrein e il Sultanato dellOman a tirarsi fuori dalla
Primavera araba. Di recente altri 3 miliardi di dollari sono stati promessi per comprare
armi francesi per sostenere lesercito libanese contro la coalizione a favore della Siria
guidata da Hezbollah. Parecchi altri miliardi sono stati promessi allEgitto per rafforzare i
successori dellex presidente Mohamed Morsi cacciato via, per non parlare di altri
presunti miliardi spesi per finanziare il cambiamento di regime in Siria. E stato riferito
che Obama abbia tentato di convincere Re Abdullah durante la sua pi recente visita ad
aiutare la transizione in Ucraina.
Per contenere internamente le ripercussioni delle insurrezioni arabe, il regno ha gi
speso anche di pi per comprare la lealt del suo popolo; per lo stesso scopo, nel marzo
2011, sono stati emessi 20 Ordini Reali che erano economicamente dominati.
Nel febbraio 2011, Re Abdullah ha promesso pi di 35 miliardi di dollari per alloggi,
aumenti di salario per gli impiegati statali, per studiare allestero e per il sistema
previdenziale. Il mese successivo il re ha annunciato un altro pacchetto economico del
valore di pi di 70 miliardi di dollari per unit abitative, fondazioni religiose e aumenti di
stipendio per forze militari e di sicurezza.
Aiutare economicamente la popolazione per porre fine alle proteste non sembrava
abbastanza per assicurare la stabilit interna, dato che il regno, invece di attenuare la
situazione interna, ha di recente operato un giro di vite, emettendo, il 31 gennaio
scorso, la Legge penale per i reati di terrorismo e per il suo finanziamento, cio il
Decreto Reale n. 44 che proibisce la partecipazione a ostilit al di fuori del regno, tre
giorni giorno dopo e poi il 7 marzo ha diffuso la lista iniziale del Ministero dellInterno
di gruppi che il governo considera organizzazioni terroriste, sia allinterno che intorno al
paese, e sia sunnite che sciite.
Queste leggi e regolamenti recenti trasformano qualsiasi espressione critica o
associazione indipendente in reati di terrorismo, ha detto Joe Stork, il vice direttore
dellOsservatorio per i Diritti Umani per il Medio Oriente e la regione nordafricana.
Questi regolamenti fanno svanire qualsiasi speranza che il Re Abdullah intenda aprire
uno spazio al dissenso pacifico o a gruppi indipendenti, ha aggiunto Stork.
Sia allinterno che allesterno il regno sembra intento a crearsi altri ancora altri nemici, a
non neutralizzarne nessuno, ad alienarsi le potenze mondiali e regionali, le tradizionali
forze sunnite, sciite, liberali, pan arabe e di sinistra, rovinando il potere nella regione, e
tutto questo per quella che sembra una reazione squilibrata a minacce, vere o percepite
fatte alla sopravvivenza della dinastia regnante. Tuttavia, sembra che il regno stesso crei
problemi alla sua sopravvivenza.
Nicolas Nasser un giornalista arabo veterano che risiede a Birzeit, nei territori
palestinesi della Cisgiordania, occupati da Israele (nassernicola@ymail.com). Una
versione redatta di questo articolo stata pubblicata la prima volta da Middle East Eye il
15 aprile 2014.
Da: Z Net Lo spirito della resistenza vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znet/article/survival-is-the-saudi-key-word
Originale : non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione 2014 ZNET Italy Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0






Redazione | aprile 21, 2014 alle 8:09 am | Etichette: Arabia Saudita, evidenza, GCC, MBI, Medio
Oriente, Obama, Oman, petrolio, polirica interna ed estera, Qatar, Re Abdullah | Categorie: Africa, Asia,
Economia, Evidenza, Nicola Nasser, Politica, Usa | URL: http://wp.me/p2HEoQ-3PU
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