THE PAINS OF BEING PURE AT HEART POSTA ROCK ART OR SOUND, UNA MOSTRA DA ASCOLTARE (2) ALIAS 14 GIUGNO 2014 In occasione della mostra a Cracovia dedicata alle locandine dei suoi film, un incontro con il cineasta polacco che ha raccontato le speranze e le disillusioni del suo paese attraverso la figura di Walesa. I miei amori artistici? Sono pazzo di Hokusai e Hiroshige ANDRZEJ WAJD Il regista e il suo doppio di GIUSEPPE SEDIA CRACOVIA Lattivit di Andrzej Wajda una traiettoria incommensurabile nella misura in cui la personalit dellartista polacco sembra eccedere il ventesimo secolo. Una figura debordante proprio come quella di Lech Walesa interpretato da Robert Wieckiewicz in Walesa Luomo della speranza (2013), film di cesura sul crollo irreversibile di quella realt che era stata imbastita su Varsavia. Lultimo capitolo della trilogia non ufficiale degli uomini dimostra, come non mai, quanto i suoi film siano ancorati alla realt del suo paese. Lesposizione di locandine tratte dalla sua filmografia - in mostra fino al prossimo 31 agosto al Museo nazionale di Cracovia - offre loccasione di addentrarsi anche nello sterminato paratesto dellopera wajdiana. Preso nel suo insieme, il cinema del regista polacco sembra vivere della tensione tra due pulsioni creative. Niente pu esprimere al meglio questa dualit come un ritratto di Wajda dipinto da Leszek Sobocki, conservato al primo piano dello Stary Teatr dove il cineasta ha diretto numerose messe in scena. Wajda vi raffigurato in piedi con una posa dinamica, il pugno chiuso e una baionetta nellaltra mano. Dietro di lui, una figura spettrale che indossa una testa di Gorgone ispirata a Notte di Novembre, dramma simbolista di Stanislaw Wyspianski sullinsurrezione polacca del 1830 contro l'occupazione russa. Il cineasta ha il suo doppio. Da un lato, il Wajda alfiere del grand ralisme applicato alla settima arte, capace di raccontare il passato e la storia del proprio paese nel suo divenire. Dallaltro, il regista di Lotna (1959) e Le nozze (1973), ambasciatore della fuga onirica sul grande schermo di fronte alla futilit della storia evenemenziale. Qualsivoglia discorso sulla dualit dellopera wajdiana complicato maggiormente dal suo impegno in altre discipline artistiche, un aspetto quasi del tutto sconosciuto allestero. Bench significative, le regie per il teatro rappresentano un fenomeno occasionale nella sua carriera. La sua incessante produzione grafica, al contrario, dimostra che Wajda non mai stato un disegnatore della domenica. Tra le personalit incontrate nel secolo scorso pochissime sono sfuggite alla sua penna: il Dalai Lama, Ionesco, Kantor e numerosi filmmaker quali Altman, Polanski, Oshima et Akira Kurosawa. Con questultimo, in particolare, Wajda sembra avere numerose affinit artistiche e umane. La maggioranza dei ritratti sono consacrati agli artisti incrociati a Parigi quando abitava al 8me arrondissement in un appartamento che sar in seguito preso in affitto da Samuel Fuller. Uno schizzo di Godard datato 1986 gli ricorda il suo rifiuto di recitare il ruolo di un produttore cinematografico di propaganda socialista in un film del cineasta francese che non vedr poi mai la luce. I disegni e gli acquerelli realizzati da Wajda nel corso dei suoi numerosi soggiorni in Giappone rivelano una verve cromatica e una capacit di sintesi che lui non mai smesso di ammirare negli ukiyo-e esposti a Cracovia sul bordo della Vistola nel museo Manggha voluto dallo stesso regista. Il nostro incontro con il cineasta polacco si svolto nella piazza del Mercato. Proprio sotto le arcate del Mercato dei tessuti Wajda era stato folgorato per la prima volta dallarte nipponica, settant'anni fa. Perch ha definito Walesa Luomo della speranza il film pi difficile nella sua carriera? Fino a quel momento, non avevo mai guardato alla lavorazione di una pellicola come a una forma di dovere nazionale. Trovare un modo adeguato per raccontare questa figura vincente del secolo scorso proveniente dal mondo operaio stato estremamente arduo. Come affrontare Walesa evitando al contempo di farne l'agiografia sul grande schermo? Per mettere in scena il suo trionfo, che stato soprattutto una vittoria collettiva, era meglio partire dalle sconfitte e dalle manifestazioni che venivano brutalmente represse negli anni settanta. Erano questi gli eventi che lo avevano indurito. Lintroduzione dellintervista con Oriana Fallaci (interpretata da Maria Rosaria Omaggio nel film, ndr) nella sceneggiatura ci ha permesso di mostrare le zone d'ombra di Walesa: la sua arroganza, la sua religiosit intransigente, nonch la sua avversione verso linteligencja del paese. Da dove viene il suo amour fou per l'arte nipponica? Durante l'occupazione, ricordo che il Governatorato Generale aveva organizzato unesposizione di stampe giapponese in piazza del Mercato. Fortunatamente, limpressionante raccolta di arte asiatica del collezionista Feliks Manggha non entr a far parte al bottino di guerra che Hans Frank aveva confiscato in Polonia per compiacere Hitler. Avevo allora 15 anni. La Gestapo era capace di far passare un brutto quarto dora a tutte le persone della mia et per uno sciocchezza. I miei documenti non erano a posto, ma decisi comunque di recarmi in centro, a Cracovia. E da l che nasce la mia fascinazione per Hokusai e Hiroshige: ero stato anchio contagiato da quel virus japoniste che aveva catturato limmaginazione dello stesso Manggha o quella dei fratelli Goncourt in Francia. La realizzazione del museo Manggha non stata unimpresa da poco. Non capita tutti i giorni che un cineasta riesca a creare un centro espositivo di sua iniziativa. Anche se il mio archivio personale si trova nellala amministrativa delledificio, non lo considero un gabinetto dartista. Un museo appartiene in primo luogo a chi lo visita. Tale progetto non offre che una soluzione parziale alla raccolta di Manggha. Tutto sommato, sarebbe stato impossibile mettere in mostra simultaneamente gli oltre di seimila pezzi che formano la sua straordinaria collezione. Il capitale di partenza viene dalla somma del Prix Kyoto che avevo vinto nel 1987. Il tetto ondulato del padiglione ideato da Arata Isozaki evoca la forma della grande onda di Hokusai. A proposito di onde, non crede che i primi lavori di Jerzy Skolimowski contengano la promessa mancata di una nouvelle vague polacca? A partire dal 1956, il sistema delle unit di produzione zespl aveva garantito unautonomia parziale ai registi sostituendosi a un modello statale gestito dallalto. Non tutti i cineasti sembravano disponibili a accettare le limitazioni imposte allinterno dei zespl. stato anche per questa ragione che Polanski, Skolimowski e, in seguito, anche Zulawski fecero le valigie. In una certa maniera, questa generazione ha rappresentato lanello mancante tra la nostra e quella degli autori del cinema dellinquietudine morale. Non ritiene che letichetta di cinema dellinquietudine morale sia sin troppo vaga? DALLA MACCHINA DA PRESA AGLI ALBUMDADISEGNO (3) ALIAS 14 GIUGNO 2014 DA Qualunque artista che avesse scelto di restare negli anni settanta e ottanta non poteva non essere angosciato dalla situazione nel nostro paese. Quelli che sono rimasti, come Kieslowski, Zanussi e la Holland non hanno potuto evitare di criticare. in modo indiretto. le deformazioni del sistema. In quel periodo, il cinema offriva la possibilit di somatizzare il malessere collettivo che non poteva essere denunciato apertamente. Non ha mai pensato di integrare la produzione figurativa nelle sue pellicole come ha fatto, per esempio, Takeshi Kitano? A differenza di Fellini non ho mai realizzato degli storyboard. I miei disegni non sono neppure concepiti per guadagnare tempo al momento delle riprese. Uno volta che sono sul set, cerco di dimenticarmi dei miei schizzi. La regia il momento della possibilit per il cineasta. Durante le riprese, pu succedere tutto come nella scena del bar in Cenere e diamanti (1958) in cui Cybulski d fuoco ad alcuni bicchierini di vodka come fossero torce per commemorare le vittime delloccupazione nazista. Non c mai stata alcuna interferenza tra la sua attivit di cineasta e quella di disegnatore? Il piacere che provo nel disegnare viene da lontano. Non sono mai riuscito a terminare i miei studi allAccademia di belle arti di Cracovia. Volevo diventare un pittore. I miei disegni sono anche una forma di giornale intimo. Ormai gi da qualche tempo ho smesso di fare schizzi dal vivo a causa della mia et. Preferisco impiegare tutte le forze che mi restano nella regia. Nel 1959 ha girato Lotna, une rverie estetica che sembra annunciare la fine di quella scuola polacca del cinema che aveva trovato in lei uno dei suoi massimi esponenti... Nella sequenza pi celebre del filmassistiamo allassalto eroico ai carri armati tedeschi da parte delle cavalleria polacca, evento che, tra laltro, non ha mai avuto luogo. Si fatica a trovare tracce di realismo. Chi potrebbe credere che dei cavalieri armati di sciabola possano avere la meglio sui tank nazisti? Questo film forse anche unelegia di uno spirito cavalleresco dei tempi andati... Lotna sembra mostrare che la decadenza della scuola di Lodz coincide con la conquista del colore da parte del cinema polacco. stato tra i primi lungometraggi a colori. Le pellicole girate da me Konwicki, Kutz Rozewicz e, in parte, Munk negli anni cinquanta erano radicate radicate nella nostra letteratura, ma ispirate al cinema neorealista. Non vedo nessuna contraddizione. Anche i primi film di Rossellini e De Sica erano stati girati in bianco e nero. Difficile immaginare un neorealismo a colori. E forse questo un altro filo rosso che lega le due correnti, al di l di una comune esigenza realistica. Lafflato umanistico nei suoi film sembra iscriversi nella medesima traiettoria del cinema di Akira Kurosawa. Quali sono le affinit elettive? Ho incontrato Kurosawa numerose volte durante i miei viaggi in Giappone. Ho anche fatto un suo ritratto a penna nel suo appartamento. Non sapevo se avesse visto o meno qualche mio film. Siamo rimasti a lungo in silenzio mentre disegnavo. Era ancora tremendamente provato dallimpegno profuso nella regia di Tora! Tora! Tora! Gli sforzi nella realizzazione di quel filmche fu anche la sua prima esperienza con la macchina hollywoodiana lo avevano completamente stravolto. Ritiene che la dimensione multidisciplinare possa essere considerata un paradigma dellarte polacca del ventesimo secolo? Basta prendere nomi di Kantor, Wyspianski e Witkiewicz. Ognuno di loro ha avuto i suoi primi amori in arte. Eppure, hanno saputo destreggiarsi magnificamente anche in altre discipline. Szymborska, per esempio, ha realizzato numerosi collage. Personalmente, ho fatto anche molto teatro. Certo, bisogna capire che la multidisciplinariet in Polonia stata un fenomeno strettamente legato a exploit personali. In pochi qui hanno davvero tentato di operare una sintesi delle arti come aveva fatto Diaghilev a Parigi. Walesa Luomo della speranza contiene alcune sequenze tratte da L'uomo di ferro. Dove nasce questa esigenza continua di storicizzare il proprio cinema ? A posteriori, lepifania del vero Walesa nel seguito di Luomo di marmo (1977) anticipa di qualche decennio la sua apparizione - questa volta recitato da un attore - in Walesa Luomo della speranza. Non trovo niente di autocelebrativo in queste scelte. La Storia non pu essere raccontata senza ricorrere alla ripetizione, Chiss se sono riuscito davvero evitare ogni logica autoreferenziale nella costruzione del racconto. Per questo mi rimetto al giudizio di gusto di quella parte del pubblico che meglio conosce i miei film. Godard ha detto che il cinema non rappresenta limmagine del secolo scorso, ma ne piuttosto la sua stessa metafora. E uninterpretazione che si potrebbe applicare anche ai suoi film? Mi sono ritrovato improvvisamente seduto in Senato qualche mese dopo le prime elezioni libere di giugno 1989. A partire da quel momento, ogni tentativo di distinguere larte dalla vita diventato pi difficile per me. Si trattato comunque di un prezzo irrisorio da pagare per aver avuto il privilegio di participare attivamente alle trasformazioni storiche del mio paese. Senza il cinema tutto questo non sarebbe stato possibile. A pag 2: in alto il poster del film Lotna, unimmagine di Lotna, la locandina dellUomo di marmo e un ritratto di Andrzej Wajda. A pag 3 una scena da Walesa luomo della speranza e uno degli schizzi eseguiti dal regista durante il suo viaggio in Giappone In copertina: da una locandina dellUomo di ferro di Andrzej Wajda Il manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri a cura di Silvana Silvestri (ultravista) Francesco Adinolfi (ultrasuoni) con Roberto Peciola redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719557 e 0668719339 redazione@ilmanifesto.it http://www.ilmanifesto.it impaginazione: il manifesto ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. 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I 50 ANNI DEL GATTOPARDO A Taormina presso il Palazzo Corvaja dal 14 giugno 2014 al 17 agosto un viaggio multimediale alla scoperta del celebre film, una mostra curata da Caterina DAmico e ideata e realizzata dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con la Fondazione Federico II e il contributo del programma Sensi Contemporanei nella cornice della 60esima edizione del TaorminaFilmFest. Sar presente allinaugurazione Claudia Cardinale. Lesposizione concepita come un ideale cine-racconto della genesi e del processo creativo dellopera di Luchino Visconti. Dopo un prologo dedicato al romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da cui tratto il film, il percorso si sviluppa tra i luoghi e momenti della vicenda narrata. Si parte da Villa Salina (Villa Boscogrande) con la presentazione dei personaggi per passare poi alla battaglia di Palermo, al viaggio e alla sosta a Donnafugata (Ciminn) e quindi al lungo ballo finale e allepilogo allalba. Gli splendidi scatti realizzati dal fotografo di scena Giovan Battista Poletto e da Nicola Scafidi, fotoreporter dell'Ora autorizzato dal regista a scattare foto nel backstage palermitano, si accompagnano a documenti, lettere, bozzetti, meravigliosi costumi. Sui monitor scorrono le interviste, in gran parte inedite, a pi di trenta testimoni, tra i quali il produttore Goffredo Lombardo, i protagonisti Burt Lancaster e Claudia Cardinale, la sceneggiatrice Suso Cecchi dAmico, il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno e il costumista Piero Tosi. Chiunque avesse scelto di restare negli anni 70 e 80, non poteva non essere angosciato. Il cinema somatizzava tutto il malessere collettivo (4) ALIAS 14 GIUGNO 2014 FESTIVAL DELLA A MONTERIGGIONI DI SIENA DAL 20 AL 22 GIUGNO Affrettati lentamente: inizia la Viandanza Bernard Ollivier percorse in solitaria la via della seta e al ritorno fond lorganizzazione Seuil che si occupa dei minorenni a rischio. E la guida per disabili di Pietro Scidurlo di CHIARA CRUCIATI Lentamente verso il cambiamento, individuale e collettivo. Costola della teoria economica della decrescita, il concetto di lentezza legato alla modifica del tessuto sociale e politico passa dalla lotta alla discriminazione in un periodo storico in cui superficialit e velocit soffocano la base e le sue necessit primarie. Da qui parte il Festival della Viandanza e il suo obiettivo di redigere un manifesto della lentezza che riconosca alla comunit il diritto a vivere la propria quotidianit affrontando sogni e bisogni con il necessario ritmo naturale. A monte, esperienze di successo come quella del giornalista scrittore francese Bernard Ollivier, classe 1938, fondatore dellassociazione Seuil. Un progetto semplice, e per questo di successo, nato nelle periferie parigine, in quelle banlieue salite allattenzione della cronaca durante le sollevazioni di giovani stranieri, spesso migranti di seconda generazione, che urlavano la loro rabbia per la radicata esclusione sociale e politica subita. Il progetto di Ollivier bellissimo ci spiega lorganizzatore del Festival della Viandanza, Luigi Nacci la storia di una persona che decide di lasciare la propria casa in et avanzata, mettersi in cammino, percorrendo la via della seta in solitaria. Un percorso che ha trasformato un gesto individuale in un gesto collettivo. Tornato, ha dato vita allorganizzazione Seuil che si occupa del recupero di minorenni a rischio di esclusione sociale. Cosa fa? Prende un giovane e lo mette in strada insieme ad un appiglio un formatore, un educatore, uno psicologo, una figura multiforme. Il giovane e ladulto camminano da soli per tre mesi, in tracciati come Santiago di Compostela. In questi tre mesi di contatto continuo, avviene in maniera naturale un cambiamento fisico e psicologico. Il progetto di Ollivier si inserisce in una serie di percorsi simili avviati in Francia e Belgio e che coinvolgono anche adulti, in particolare ex detenuti: Abbiamo deciso di portarlo nel nostro Festival nella speranza che venga lanciato anche in Italia: il cammino come forma di cambiamento reale. Dietro, c una prospettiva politica profonda: un adulto o un ragazzo in difficolt, escluso, estraneo ai canoni imposti da una societ sempre pi individualistica, si trova a fare unesperienza che in pochi mesi modifica in profondit la sua prospettiva del mondo. Come organizzazione, puntiamo con forza a questa visione politica, fondata sul concetto di decrescita, intesa come antitesi naturale alla crescita forzata e non sostenibile. Lopzione della lentezza, della semplicit dei ritmi e di una vita spartana diventano strumento di apertura verso gli altri, di condivisione solidale. Il Festival della Viandanza, a Monteriggioni di Siena dal 20 al 22 giugno (www.viandanzafestival.it), ospiter discussioni, dibattiti, spettacoli, camminate. Decine gli ospiti, tra cui David Riondino, Gianmaria Testa, Giuseppe Cederna, Antonio Moresco, Bernard Ollivier. Organizzato da itinerAria, con la collaborazione di numerosi gruppi e associazioni riunitisi intorno al mondo della lentezza, avr come teatro la Via Francigena, i suoi scorci e i suoi sentieri. Lidea del festival nata dallintenzione di sdoganare questo tipo di esperienza dal mondo del trekking o della metafora sportiva e performante continua Nacci Ci interessava indagare il concetto del cammino a 360 gradi, il viaggio lento fisico e concettuale come possibilit di cambiamento dellindividuo, ma anche come possibilit determinatrice a livello sociale. Il viaggio tanto, unesperienza turistica per chi la vuole fare, religiosa per chi crede, il viaggio del clandestino, del migrante, il percorso di colui che lascia tutto e cambia vita, la lentezza del pastore nella transumanza, la scelta del brigante. Dal Festival uscir un manifesto vero e proprio che punta a fare pressioni sulle amministrazioni locali, un work in progress che si concluder a settembre a Roma con la presentazione ufficiale: Il manifesto della lentezza rivendica una serie di diritti, quelli di chi va lento, dai disabili ai bambini, a chi decide di muoversi a piedi o in bicicletta o costretto su una carrozzella. Rivendichiamo i diritti di un ambiente devastato dalla speculazione selvaggia, attraverso il recupero di infrastrutture dismesse o abbandonate; chiediamo lincentivo allutilizzo dei mezzi lenti, dai piedi alla bicicletta, attraverso benefici fiscali, ad esempio; e chiediamo la rivalutazione di un territorio, quello italiano, dalle bellezze storiche, ambientali e paesaggistiche che meritano una diversa considerazione. La lentezza come strumento di rinascita quella scovata da Pietro Scidurlo, 36enne di Somma Lombardo, disabile motorio dalla nascita. Nel 2012 e il 2013 percorre il cammino di Santiago in handbike nellobiettivo di cancellare la rabbia e la frustrazione di una vita difficile: Tutta una coincidenza: ero in ospedale e mi stato portato un libro sul cammino di Santiago spiega a Alias stato un caso, ho letto questo libro e ho pensato che questesperienza potesse aiutarmi. Non pensavo di trovare quello che ho trovato, di pedalare e piangere, mai pensavo di poter avere il tempo di pensare agli errori fatti nella mia (5) ALIAS 14 GIUGNO 2014 PROGETTO SCAMPIA CHI ROM...E CHI NO Alla ribalta in cucina e in teatro In una casa sulla serra dIvrea nasce lAssociazione Orosia. Orosia perch i ruderi accanto alla casa appartengono ad una chiesetta diroccata dedicata a Santa Orosia. Orosia perch la vigna dietro la casa , produce lErbaluce chiamato Orosia. Sopratutto il nome ORO-SIA un auspicio per ci che prezioso. Infatti lAssociazione Orosia si propone come Luogo di Studi e Ricerca sulle relazioni e sugli stili di vita. riflesioni transdisciplinari, a carattere antropologico, alla ricerca delloro. Oro inteso non come metallo prezioso, ma come ci che oggi per le creature umane pu essere prezioso e dunque arricchire a livello spirituale e umano. Trovare il modo di declinare nelle vite quotidiane pace, giustizia, uguaglianza, solidariet. Farle diventare la trama e la bussola dei nostri sogni e progetti personali. In questi tempi in cui lumanit deve affrontare molte e gravi difficolt sono necessarie soluzioni a livelli politico ed economico globale. Tuttavia a livello delle nostre vite singole, importante una riflessione pi antropologica e psicologica del vivere degli umani in questa epoca ed una ricerca culturale (intendendo quella attuale anche come una profonda crisi culturale) che ci permetta di affontare con un senso umano di condivisione questa trasformazione del mondo. LAssociazione si propone ricerca sulle relazioni e gli stili di vita: ogni due anni nella casa di Orosia si tiene un convegno dal titolo: Conversazioni in Inverno su Stili e Progetti di vita. Sono due giorni in cui i relatori, persone invitate, raccontano propri stili e progetti di vita, i pi diversi, con intemezzi nelle giornate, in cui gli abitanti della casa, che attualmente coabitano in Cohousing raccontano le proprie peripezie. A febbraio 2014, si tenuto il Convegno Angeli e pepite. Relazioni e stili di vita rappresentano tracce di ponti tra passato e fututo e ci parlano di quella frattura tra il mondo che noi conosciamo e il mondo che sogniamo. Ma non possiamo seguire da soli queste tracce: sono tracce di comunicazione reciproca e patrimonio collettivo: lassociazione Orosia si propone come confronto su queste. Vado alla casa dellAssociazione Orosia. Desidero guardare dalle finestre di quella casa: cosa si vede di quelle tracce e raccontarlo. Tracce per una mappa, forse di un mondo nuovo, sicuramente una mappa per cercatori doro. Parto per la Casa di Orosia e da l vi scriver, dalle Finestre di Orosia di C.C. Si pu camminare a piedi, si pu viaggiare con la mente. C' chi fa della fatica fisica il proprio percorso e chi il tempo lento lo gusta attraverso le pagine di un libro. E poi c' chi cammina in cucina. Mescolando i sapori, facendo incontrare i gusti, andandoli a pescare in culture solo apparentemente lontane. A Scampia l'incontro in cucina da anni lo strumento per evitare l'esclusione sociale, per camminare fianco a fianco, prendendosi il tempo necessario, annullando la fretta e sconfiggendo cos le tante forme di discriminazione, spesso sottili, ma sempre distruttive. A portare avanti il progetto l'associazione di promozione sociale Chi rom...e chi no, nata nel 2002 nel quartiere napoletano di Scampia. Negli anni ha consolidato pratiche antidiscriminatorie basandole sulle azioni partecipate che favoriscano la convivenza, lo scambio e il confronto tra la comunit rom e quella italiana. Il tutto in una zona della citt spesso raccontata dalla stampa per le violenze, la miseria e l'attivit pervasiva della camorra. Nell'immaginario di Chi rom...e chi no, per, la periferia viene trasformata in uno spazio di condivisione e sperimentazione che in questi dodici anni ha portato ad un cammino concreto verso l'emancipazione individuale e collettiva. Il nostro un cammino di senso, inteso come percorso di cittadinanza dentro la comunit rom e quella italiana a Scampia, in particolare, ma poi in tutta la citt di Napoli spiega Barbara Pierro, avvocato e fondatrice di Chi rom...chi no Con lentezza del cammino noi intendiamo lassecondare quelli che sono i tempi della relazione, i tempi di vita personale e di comunit, creando occasioni di incontro e legami forti allinterno del territorio e lavorando sia sulle necessit che sui desideri. Il percorso di emancipazione che nasce modifica il territorio con lentezza ma anche con grande visibilit. Uno dei nostri pi grandi successi il teatro di pedagogia, al suo nono anno, e che coinvolge oltre cento ragazzi dalla periferia al centro citt. E poi La Kumpania, che mette insieme donne rom e italiane intorno ad una passione comune e ad una comune abilit, la cucina. E infatti, il punto di forza del melting pot di Scampia sono le donne. A mixarne passioni, necessit e desideri il progetto La Kumpania Percorsi Gastronimici Interculturali, nato nel 2008 da una precedente esperienza informale di cucina tradizionale rom. E oggi quell'integrazione cercata in cucina si tramutata in una realt consolidata: dal 2013 La Kumpania diventata unimpresa sociale di cui fanno parte professionisti nel campo delleducazione, della ricerca e del diritto che, insieme alle donne rom e italiane, lavorano sulla gastronomia interculturale. La cucina come strumento di emancipazione sociale, economica e professionale, come mezzo di sperimentazione di modelli di economia eco-sostenibile. A breve il passo in pi: l'associazione inaugurer a Scampia uno spazio interculturale con impianti di cucina, bar, servizio catering, aperto al quartiere e abitato in modo stabile, punto di riferimento per giovani, famiglie, bambini, donne, italiani e stranieri. Sono donne che provano a fare economia, a rimboccarsi le maniche, a sfatare il mito della via dellassistenzialismo facendo microeconomia dal basso continua Pierro Abbiamo avuto come sede una baracca abusiva, come scelta politica, per dare il senso del cambiamento alla base. Questo ha creato anche unintegrazione tra la citt e il campo rom, le relazioni sono aumentate nel tempo, i cosiddetti non-luoghi si sono trasformati su iniziativa di chi li abita e sono diventati propulsori di iniziative culturali, sociali ed economiche. La chiave di volta il lavoro con gli abitanti di un quartiere, il lavoro sui bisogni ma anche sui desideri. I risultati sono tangibili: Oltre a La Kumpania, diventata impresa sociale, siamo riusciti a creare una compagnia teatrale a Scampia, che coinvolge tutta la citt. Oggi i ragazzi di Scampia e di Napoli lavorano come attori a livello professionale. Si tratta di ragazzi italiani e rom che decidono di non delinquere pi perch trovano una nuova passione e si rendono conto di essere in grado di perseguirla. Questo fa s che si creino relazioni stabili, di amicizia e di amore, ci sono casi di matrimoni tra rom e italiani e questo per noi un risultato concreto. E infine la riqualificazione della zona di Scampia da parte del Comune di Napoli su spinta della nostra associazione. Sta nascendo nellarea occupata di Scampia un comitato (a cui partecipano rom e non rom) con lintenzione di riqualificare attraverso la comunit rom tutto il quartiere. In questo modo vogliamo compiere il passaggio da questioni che sembrano territoriali come quella rom a questioni di cittadinanza: rispetto ad alcuni anni fa, quando si tendeva a settorializzare gli interventi (i giovani, i rom, la riqualificazione degli spazi), oggi si agisce nella citt nel suo insieme cos da avere gli strumenti per comprendere la complessit nella quale viviamo e operiamo. Camminando, con lentezza, senza fretta, concedendosi il tempo di cogliere le sfumature dolci e amare della realt intorno, si vedono le radici della discriminazione, quella etnica, quella di genere, quella tra centro e periferia. E la si combatte. UN DIVERSO STILE DI VITA Dal 2002 una associazione di promozione sociale ha dato vita a progetti di condivisione, integrazione e microeconomia vita e a come mettervi una pezza. Sapevo solo che persone che lo avevano compiuto erano tornate cambiate. Sono partito. Il mio stato un cammino fatto di persone e non di luoghi. Persone che ricorder per la condivisione di una chiacchierata, una pacca sulla spalla, un bicchiere dacqua. Una manciata di ciliegie, quelle che mi offr una signora che incontrai la prima volta e che ritrovai la seconda, nel 2013, quando suonai alla sua porta. Si ricordava ancora di me, di quellitaliano. solidariet di base, semplice, elementare ma che ti regala armonia. Da qui la decisione, una volta tornato, di porgere una mano a chi, come lui, pu avere difficolt maggiori a percorrere un simile cammino. Nellidea che unesperienza individuale, fautrice di cambiamenti collettivi e di integrazione sociale, sia necessaria, Pietro si messo al lavoro e ha iniziato la stesura di una guida per i viaggiatori lenti, per bisogno o scelta: Durante il primo cammino, mi ero reso conto che la maggior parte delle strutture erano inaccessibili ai disabili o a chi aveva difficolt di movimento. Non solo chi viaggia in carrozzina, ma anche famiglie con bambini piccoli, malati, dializzati, anziani, non vedenti, ciliaci, diabetici. Consapevole che si tratta di un cammino e non di una corsa, per cui quando si arriva, si arriva, ho voluto fornire uno strumento a chi opta per la lentezza e a chi non ha i mezzi economici per affrontare il percorso. Ho deciso di metterci la faccia: una guida, Santiago per tutti sia cartacea che digitale. Insieme allassociazione Free Wheels Onlus, sto lavorando anche ad unApp che possa essere utilizzata direttamente sul cammino e che tutti possano aggiornare. Vogliamo sensibilizzare le persone a dare informazioni corrette e precise. Dietro nessuno sponsor n finanziamenti, se non donazioni individuali: Non siamo professionisti conclude Pietro ma semplici volontari. Sappiamo che non sar perfetta, ma sar la prima guida europea per disabili. Un progetto autofinanziato. Io sono un ragazzo come tanti: lavoro allaeroporto di Malpensa, prendo mille euro al mese e ne pago 300 di mutuo, non godo dellinvalidit perch ho un lavoro a tempo pieno e non ho avuto alcun rimborso per gli errori che lospedale commise quando nacqui. Forse il cambiamento strillato dalla politica della seconda repubblica, degli urlatori dai palchi, da chi punta allindividualismo e il liberismo come strumento di crescita, sar sostituito dal cambiamento della base, dallidea di una societ che trova la sua realizzazione nella collettivit, nel rispetto di spazi e tempi comuni, nella soddisfazione dei bisogni reali. Lentamente. TOMBENETOLLOIn occasione del decennale della scomparsa del leader del pacifismo Tom Benetollo (20 giugno 2004 - 20 giugno 2014) si presenta il volume dei suoi scritti Abbiamo fatto la pace il 19 giugno ore 17 alla Sala Moro, Camera dei deputati. Interviene Laura Boldrini presidente della Camera e portano le loro testimonianze Chiara Ingrao, Giulio Marcon, Mario Pianta, Con proiezioni di foto di Mario Boccia. Aderente al movimento no-global, nel 2001 prende parte alle conferenza del Social Forum di Porto Alegre e di Mumbai. Si schiera in difesa di tutti i diritti, da quelli del mondo del lavoro a quelli dei gay e di tutte le minoranze sessuali e linguistiche e lotta per la chiusura dei Cpt, cercando di rendere pi facile la cittadinanza di residenza ed il diritto d'asilo agli immigrati. (6) ALIAS 14 GIUGNO 2014 LIBRI MAURO DAVINO E LORENZO RUMORI Roma, si gira! quegli scorci ritrovati LIBRI IL CINEMA DEL TERZO MILLENNIO DI FRANCO MARINEO Dalla rete a Nollywood la nuova prospettiva da cui guardare di ALBERTO CASTELLANO Nel panorama dell'editoria cinematografica italiana, Gremese si ritagliato un prestigioso spazio da quando nei primi anni '80 conquist cinefili e non solo con accattivanti monografie ricche di bellissime foto dedicate ai divi americani e italiani sul modello di quelle americane e francesi. Da molti anni l'editore romano, attivo anche in altri settori, ha arricchito e diversificato la proposta cinematografica con nuove collane, volumi su registi, monografie tematiche, manuali professionali utili. Non ultimi i volumi dedicati alle location, ai luoghi del cinema italiano partendo dalle citt dove sono state ambientate tante pellicole d'autore o di genere. da poco uscito Roma, si gira!2 (pp. 190, euro 18), il secondo volume sui film girati a Roma dopo il primo, Milano, si gira!, Venezia, si gira! (e tra poco esce Napoli, si gira!). L'essenza di questo progetto sintetizzata dal sottotitolo Gli scorci ritrovati del cinema di ieri. Si tratta di un appassionante viaggio alla scoperta di inusuali scorci cinematografici d'epoca confrontati con gli stessi visti oggi, di un percorso affascinante attraverso i cambiamenti anche urbanistici che si sono verificati nelle varie citt. Dopo aver analizzato nel primo volume i film ambientati nella Capitale negli anni '40, '50 e '60, ora sono presi in considerazione quelli girati nei '70 e negli '80. Gli autori non sono addetti ai lavori in senso stretto e questo sotto certi aspetti un vantaggio: Mauro D'Avino un grafico veneziano con una grande passione per il cinema che lo ha portato a creare nel 2006 il sito www.davinotti.com preziosissimo per raccogliere dettagliate informazioni sulle di GIANCARLO MANCINI Cosa sta diventando il cinema, quali saranno le sue prerogative narrative e stilistiche, in che modo verr fruito, come e quando continuer a far parte della cultura contemporanea, sono tutte domande a cui difficile dare una risposta oggi. Per cui pu sembrare sin troppo ambizioso il titolo del libro di Franco Marineo Il cinema del terzo millennio. Immaginari, nuove tecnologie, narrazioni (Einaudi, pp. 301, euro 26). Ma in realt non si tratta di fornire i prolegomeni al cinema che verr, o almeno non con la certezza stentorea che sembra baluginare, quanto piuttosto di osservare quanto accaduto negli ultimi anni e di trarne alcuni utili spunti di carattere generale. Come scrive Marineo nellintroduzione questo libro funziona piuttosto come freeze frame, come un fermo immagine scattato in questo momento, di quanto sta avvenendo nella settima arte. Il fatto , e qui iniziano per cos dire i problemi, che questo istante congelato ha comunque una sua durata interna, che ha senzaltro un momento spartiacque con l11 settembre 2001. E l che tutta una serie di indizi rinvenibili ad esempio in un film come Fight club (1999) di David Fincher trovano un loro conclamato disvelamento. Quella tensione strisciante, psichica, verso la fine che avvolge la cultura occidentale di fine millennio trova nellattacco terroristico alle Torri gemelle il suo momento di convergenza dando il via ad un rinnovato interesse di registi e produttori verso film incentrati sulla sindrome daccerchiamento, la paranoia, la ricerca di un nemico tornato peraltro subito dopo lattentato a nascondersi. Ecco perch, assieme a film come Nella Valle di Elah o Redacted, trovano posto film come La guerra dei mondi di Spielberg e Va e uccidi di Johnathan Demme. A molti sembra pi che opportuno sottolineare il riproporsi di un clima da anni cinquanta, tra guerra fredda e Corea. Gli immaginari globali non si esauriscono con lanalisi del cinema americano o europeo, e qui uno dei meriti di questo libro, ma con lindagine di quel vero fenomeno di iperproduzione a bassissimo costo che Nollywood, ovvero lindustria cinematografica nigeriana. Il racconto di come si fabbrica e come si consuma in quel paese il cinema molto interessante, si parla piuttosto di un cinema da bancarella, consumato in casa o in alcuni micro luoghi (bar o localini) adibiti a piccole sale da proiezione. Per quanto riguarda la mole di film prodotti siamo su cifre da capogiro, per lItalia impensabili: circa 2500 film allanno. Ciascuno dei quali costa in media tra i 15000 e i 20000 dollari. In un paese in cui ancora fresca la memoria di una guerra che ha dilaniato etnie, sette e confessioni, il cinema riesce ad essere un fattore identitario, attraverso il quale la societ nigeriana esprime il suo desiderio di affermazione e di indipendenza dalle grandi potenze straniere che ieri come oggi cercano di colonizzarla. Oggi, nonostante il massiccio ricorso a generi leggeri o a storie di facile fruizione commerciale, il cinema di Nollywood certamente portatore di una prospettiva percepita come autentica: esiste una sorta di realismo che prescinde dai generi trattati, dal grado di finzione che sostanzia le storie raccontate e che figlio dellapproccio al cinema di questi professionisti e amatori. E Nollywood continua ad essere uno dei pochi esempi di auto rappresentazione mediale reperibile in Africa, uno dei rari momenti in cui una parte di Africa riesce a costruire unautonoma e (se cos possiamo dire) autentica visione di se stessa. Ma a parte le migrazioni dellimmaginario, che cos cinema oggi? Domanda sempre difficilissima se non epocale a cui rispondere, tanto pi nel momento in cui ci troviamo in mezzo ad una sua gigantesca mutazione genetica. Ormai perfino in Italia si sono accorti dellimportanza delle serie televisive come campo per sperimentare altri racconti, altri dialoghi, altre scene rispetto a quelle del grande schermo. E lo stesso si potrebbe dire del mondo dei fumetti che dal Batman di Chris Nolan al Sin City di quello che sicuramente uno dei grandi storyteller di questo periodo, cio Frank Miller, la narrazione a strisce ha generato non solo una caterva di trasposizioni ma anche la rigenerazione di un modo di essere del cinema cosiddetto popolare, sempre alla strenua ricerca del pubblico giovanile, la chiave di volta per lindustria. Stiamo parlando non solo del cinema che succhia soggetti da forme espressive altre, ma dellibridazione con mondi che concepiscono chi sta dallaltra parte non solo come uno spettatore passivo ma come un protagonista, un creatore di realt. Prendiamo ad esempio luniverso narrativo dei videogiochi, qui chi gioca scopre man mano che procede la propria realt in funzione di scelte personali che variano da giocatore a giocatore. Creando universi narrativi a misura duomo. Un altro discorso lo merita il rapporto tra limmagine cinematografica e la rete, in cui le immagini confluiscono sotto forma di contenuti e pronte, o disponibili, per essere manipolate, condivise, ricreate a seconda della funzione che lutente ha deciso di assegnargli. Come avrete notato qui abbiamo parlato di volta in volta di spettatore, fruitore, giocatore, utente, sono solo alcuni dei molti nomi che potr assumere nei prossimi decenni lesperienza cinematografica. Forse li assumer tutti insieme. O forse ne creer a sua volta un altro, ancora pi nuovo e pi totalizzante. RECENSIONI (7) ALIAS 14 GIUGNO 2014 Sua figlia Alessandra Celi mi ha detto che alla fine, negli ultimi giorni, era bellissima, come se miracolosamente fosse ringiovanita, e che quando se ne andata, coraggiosa e libera come sempre, Veronica Lazar, la sua grande mamma, aveva predisposto tutto: il rito ebraico con cui stata seppellita nella terra, le sigarette e le carte insieme a lei per essere certa di poter fumare e fare solitari anche nel luogo sconosciuto dove trasmigrano, forse solo nella nostra immaginazione, le anime di passaggio, la musica (il tema di Schindlers list) suonata al violino dalla nipote, di cui era orgogliosissima. Veronica Lazar era Rosa la moglie morta suicida nellUltimo Tango di Bernardo Bertolucci, colei a cui Marlon Brando, disperato e incredulo, Anche se un marito vivesse duecento maledetti anni, non scoprirebbe mai la vera natura di sua moglie. Potrei anche potrei anche arrivare a capire luniverso, ma non riuscir mai a scoprire la verit su di te, mai - le leva furiosamente il belletto dalle labbra, mentre la veglia accanto alla bara tutta piena di fiori, molto simile a quella reale che stata il suo ultimo giaciglio l8 giugno quando ci ha lasciati davvero, senza recitare. Veronica stata una donna speciale, bellissima, aristocratica ed elegante, nata a Bucarest nel 1938 da famiglia ebraica, laureata in teatro (nei paesi dellest il teatro sempre stato considerato un lavoro serio), a 26 anni , poco prima che il famigerato Ceausescu prendesse il potere, ha lasciato il suo paese a cui rimasta sempre legatissima, fu lei, nel 1989, linterprete-traduttrice speciale della lunga diretta tv sulla caduta del regime dittatoriale, da allora si molto prodigata per far conoscere il cinema rumeno, era la presidentessa della Fundatia Itaro Arte, collezionista di icone e veli tradizionali finemente ricamati del suo paese. Cosmopolita, colta, affascinante, abilissima cuoca, fumatrice incallita (ha chiesto ad amici e parenti di fumare al suo funerale) viaggiatrice, cooperatrice internazionale in Africa e in India. Veronica Lazar negli anni settanta si stabilita in Italia, ma aveva vissuto a lungo in Brasile dove conobbe suo marito Adolfo Celi da cui ha avuto i due figli Alessandra, attrice brava e bella come lei, e Leonardo regista documentarista (autore del prezioso Adolfo Celi un uomo per due mondi) entrambi nati a Londra, ma italiani, anzi romani a tutti gli effetti. Con quella sua aria misteriosa stata interprete di film horror di Dario Argento (Inferno, La sindrome di Stendhal) e Fulci (E tu vivrai nellaldil) ma anche di Antonioni (Identificazione di una donna, Aldil delle nuvole) , di Gianni Amico (Affinit elettive) e tanti altri: Archibugi, Verdone, Rubini, ecc. ma con Bertolucci il rapporto di amicizia e lavoro pi costante Veronica ne La Luna, Il t nel deserto, Lassedio e nellultimo Io e te in cui la meravigliosa e complice nonna dei due giovani protagonisti. E mi voglio unire allultimo saluto che Claire e Bernardo Bertolucci le hanno dedicato la pi bella di tutti noi ci ha lasciato la leggerezza del suo tocco ciao Veronica. LIBRI I MURI DEL LUNGO 68 La politica appiccicata al muro VERONICA LAZAR location cinematografiche organizzandole e mappandole e Lorenzo Rumori un pittore, grafico editoriale e pubblicitario romano particolarmente sensibile agli aspetti storico-urbanistici del grande cinema italiano. Dopo la prefazione di Dario Argento e l'introduzione di Carlo Verdone, sono passati in rassegna circa 120 pellicole esemplificative delle location suddivise nelle cinque zone di Roma (Centro, Nord, Est, Sud, Ovest), visualizzate cromaticamente all'inizio in due pagine con la mappa della citt. Per ogni zona ci sono le schede dei film che comprendono cast e credit, il nome del quartiere e la via o la piazza dove sono state girate una o pi scene, una scheda che informa su ci che si vede nel fotogramma relativo al luogo del set e nella foto che ritrae quel posto come oggi. Si viene risucchiati in un appassionante cineitinerario che ci porta attraverso i film di o con Dario Argento, Carlo Verdone, Lino Banfi, Alberto Sordi, Nanni Moretti, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Tomas Milian, Enrico Montesano,Renato Pozzetto, Dino Risi, Ettore Scola, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, i Vanzina, Paolo Villaggio, da Campo Marzio a Trastevere, dal Testaccio ai Parioli, da Monte Sacro a Pietralata, dal Tuscolano all'Ostiense, dal Gianicolense a Primavalle. Impostato con rigore e fantasia, il libro fornisce tutte le chiavi possibili di consultazione grazie anche a un indice dei film in ordine alfabetico e in ordine cronologico, un elenco dei principali registi e attori e a un corposo capitolo di Contenuti speciali con simpatiche chicche e sorprendenti curiosit che riguardano scene con auto e moto che attraversano le scalinate di Roma, la Roma mascherata (utilizzata cio per simulare un altro luogo), i set allestiti nella periferia romana, gli Studios di Cinecitt per ricostruire interni e spesso anche esterni, i mezzi di trasporto, i panorami. I due autori fanno valere la loro matrice artistica e la loro professionalit con l'ottimo lavoro che hanno fatto nella fase del progetto grafico e dell'impaginazione, fondamentali per questo tipo di operazioni editoriali. Un volume davvero prezioso, originale e piacevole che da un lato si sintonizza sulla recente diffusione del cineturismo, dei movie tour che in varie citt italiane consentono ai turisti e non solo di scoprire le location che non ci sono pi, dall'altro diventa un illuminante squarcio su un mondo (quello dei set naturali e artificiali, delle location vere e false) specchio dell'abilit e della creativit del glorioso cinema italiano scomparso. di SILVANA SILVESTRI Alcuni di quei manifesti degli anni anni Sessanta li avevamo dimenticati, invece altri li abbiamo ancora appesi nelle stanze della redazione, a monito perpetuo (Libera Valpreda, vota manifesto) di una campagna di nobili principi e di scarsi risultati: I muri del lungo 68. Manifesti e comunicazione politica in Italia di William Gambetta (DeriveApprodi, 18 euro) ci racconta quei muri e gli anni che scorrevano veloci dal 68 agli anni Ottanta: e non erano messaggi silenziosi, si affiancavano con la loro solennit agli slogan lanciati dai microfoni delle camionette elettorali (come lo sconcertante: affinch lo stracciaccio rosso di Mosca non sventoli sul Campidoglio vota e fai votare...), e a quelli scanditi nel corso delle manifestazioni. Lanalisi compiuta da Gambetta un viaggio nel tempo, studio degli schieramenti e delle trasformazioni iconografiche trasformati dallincalzare degli eventi. Quello che successe nel dopoguerra in fatto di propaganda di destra e di sinistra lo abbiamo appreso dagli studi di Tatti Sanguineti, ora questo libro ci racconta tempi pi recenti. Dalle immagini di propaganda che risentivano ancora di epoche passate arriv inaspettatamente una grande scossa data dagli artisti davanguardia di Cuba - su Alias ne abbiamo parlato - dalla Francia, dallunderground americano e dalla Cina. Si combattevano vere e proprie battaglie con botta e risposta (come ora si fa in tv), oppure ci si fermava a clich immutabili. interessante ad esempio leggere a questo proposito quello che succedeva nelle immagini che portavano in primo piano i giovani, le donne, gli operai: tanto presenti sui manifesti, ci sarebbe da aggiungere, quanto poco presenti in maniera non distorta sugli schermi dove soprattutto la classe operaia assai poco messa in scena rispetto allalta borghesia, mentre i giovani, fino ad allora categoria inesistente e improvvisamente diventati obiettivo privilegiato del consumo oltre che protagonisti del cambiamento di costume, sono materiale troppo incandescente per maneggiarlo decentemente. E, per quanto riguarda le donne, sono proprio gli anni di maggiore misoginia del nostro cinema. Al contrario i manifesti devono darsi da fare per attirare queste nuove categorie emergenti. Sono proprio operai, giovani e donne che in quegli anni si fanno sentire con forza e cos ecco scomparire i cittadini indifferenziati della media borghesia che campeggiavano come testimonial pochi anni prima o le immagini mediate dalle figure ottocentesche. Come il lavoratore muscoloso metafora della forza sociale del proletariato, spesso a torso nudo, con gli attrezzi del lavoro in mano o alla cintola e la sua marcia verso il sole nascente, immagini recuperate per riallacciare un rapporto storico dopo la censura del fascismo. Ma nei Sessanta cambia la figura delloperaio, soprattutto dopo lAutunno caldo: quella figura divenne giovane e combattiva, ritratta in situazioni di conflitti, cortei, scioperi e picchetti. Si trattava quasi sempre di rielaborazione di fotografie di tipo giornalistico come se quei manifesti avessero lintento di documentare le lotte realmente in corso. La marcia verso un nuovo mondo non era pi solo un sogno ma una strada gi avviata. Fino alla trasformazione finale, non pi leroe ma un fumetto (Gasparazzo di Roberto Zamarin, Up di Alfredo Chiappori...) fino alla sua definitiva scomparsa dalla scena. Anche la donna fa la sua inedita comparsa. Non semplicemente donna ma sempre madre, angelo del focolare, madonna, compare a un certo punto figura autonoma in maniera decisa sui manifesti di Luciano Prati per il Pci del 1970 dedicati alla libert con lo slogan No al razzismo libert per Angela Davis. Donne battagliere ma straniere, come la soldatessa vietnamita (e per contrapporsi, anche la Dc utilizz la donna cecoslovacca in lotta). Ma appena il movimento femminista rompe gli schemi ecco che compaiono nuovi segni, nuovi colori, forme e slogan presi dai cortei. Ed anche se la produzione femminista non poteva competere con la propaganda dei grandi partiti, questi furono obbligati a tenerne conto. Fino al declino del manifesto degli anni 80 (ma a quando un libro che analizza i faccioni elettorali?) A pag 6: Sin city e Batman il cavaliere oscuro il ritorno. Foto di due scene e di due location di Vacanze Romane con Audrey Hepburn e Gregory Peck. A pag 7: manifesti dal libro: I muri del lungo 68 (8) ALIAS 14 GIUGNO 2014 di ARIANNA DI GENOVA VENEZIA Il silenzio bandito. E il borbotto che fa da sottofondo non tanto quello dei visitatori che si aggirano per le sale della Fondazione Prada a Venezia, ma qualcosa che parte dagli oggetti stessi. Sono loro a parlare, a stridere, a ritmare i passi degli altri. Cos accade che in un pomeriggio assolato e gi dai colori estivi, nelle stanze della sede espositiva a Ca Corner della Regina, si possano ascoltare marcette militari, carillon, canzoni da juke-box, improvvise sirene, il ticchetto del metronomo, colpi martellanti. Stranissimi strumenti musicali, in un dialogo serrato che si sviluppa essenzialmente per contiguit spaziale, raccontano una storia parallela del suono, sperimentale e strettamente legata al quotidiano pi che alle hall da concerto. Una bicicletta, un televisore e una serie di quaranta sirene servono, per esempio, a Wolf Vostell per comporre il suo Radar Alarm (1969); un blocco di cemento che pesa pi di duecento chilogrammi pu urlare con voce di donna (Concrete Tape Recorder Piece di Bruce Nauman), mentre lartista giapponese Takako Saito offre alle orecchie e al tatto la sua delicata opera, Sound Chess. Si tratta di un insieme di cubi, in legno chiaro e scuro, disposti sulla consueta scacchiera: per distinguere i pezzi uno dallaltro e giocare necessario prenderli e scuoterli, ognuno produrr un rumore diverso (sempre in tema di scacchi, un omaggio a Duchamp, Saito a met degli anni Sessanta aveva realizzato anche gli Spice Chess, pedine che si basavano sul profumo piuttosto che sul suono). Germano Celant, curatore della mostra Art or Sound (visitabile fino al 3 novembre, apertura dalle 10 alle 18, tranne il marted), ha deciso che il museo non debba essere pi il luogo dellastinenza sensoriale, lo spazio razionale dellocchio e della mente. Cos ricollegandosi alle avanguardie storiche - non pu mancare lIntonarumori futurista di Russolo - e, ancor prima, al fascino degli automi (sonori) del Rinascimento o alle gabbie-orologi cantanti con tanto di canarini del Settecento di Jaquet-Droz e Henri Maillardet, cerca di creare un percorso acustico che provochi continui dtournement percettivi. Nonostante la rottura della divisione fra i sensi e linvito reiterato a passeggiate sinestetiche, siamo in presenza di una mostra classica (lallestimento stato ideato dallo studio 2x4 di Michael Rock): Celant sceglie la dimensione oggettuale, srotola una cronologia non classificatoria e procede oltre, affidandosi alle performance degli elementi. Nella grande rassegna parigina del 2005 (Sons et Lumires), lo spettatore veniva immerso in paesaggi sonori avvolgenti, entrava e usciva da ambienti sensoriali, perdendo le coordinate della realt, sperimentando mondi paralleli e tendenzialmente ipnotici. In Laguna, non accade nulla di tutto ci. Si viene convocati tutti insieme per leggere le distonie di pianoforti, violini, batterie , per registrare le metamorfosi musicali, la cacofonia delleveryday o la sua inedita poesia nascosta in rumori che passano inosservati e che invece meriterebbero attenzione perch rappresentano lautentica colonna sonora delle nostre esistenze. quel che si evince dalla bellissima installazione dellindiano Subodh Gupta Jutha: in alcuni lavelli di acciaio si accatastano le stoviglie, residui di un pasto famigliare. Sembrano abbandonate, ma un sordo sciabordo dellacqua e uno sfregarsi invisibile delle scodelle ci fa capire che qualcuno al lavoro, sta lavando piatti e bicchieri: agisce nellanonimato pi assoluto. Le cucine hindu - dice lartista - sono importanti quanto le stanze dedicate alla preghiera. La litania rassicurante, quasi un mantra. La dimensione multisensoriale di cui parla Celant nel testo di introduzione alla rassegna, forse non c. Possiamo tranquillamente affermare che lo scarto fra quelle parole che fanno da cornice teorica e litinerario proposto a Venezia sia lo stesso che esiste fra leco che amplifica un suono e la voce naturale, il riverbero e la luce diretta. Ma, al posto di quella dimensione sollecitata per un futuro (o un presente gi in atto), incontriamo il tentativo di proporre una collezione eccentrica - e sempre in soggettiva - di quei manufatti che hanno giocato con la musica, lhanno interpretata, ne hanno assunto le sembianze - anche fisiche. Latmosfera decisamente onirica. Chi volesse assaggiare emozioni forti, tuffarsi in ambienti ad alto tasso di spettacolarit, sbaglierebbe esposizione. Quella alla Fondazione Prada principalmente una mostra di sculture, questa la sua peculiarit programmatica. In un certo senso, la lunga infilata di oggetti che stupiscono (anche per la loro arcaicit di meccanismi) una sacca di resistenza, una insubordinazione al luogo comune che spinge le mostre verso leclatante. Emblematica al riguardo, la Rappresentazione plastica delle battute 52-55 della fuga in mi bemolle di J. S. Bach, una concrezione di note di Henrik Neugeboren, compositore rumeno conosciuto in Francia con il nome dartista Henri Nouveau. Quellaspetto spaziale e temporale delludito era frutto delle discussioni con Kandiskij e Klee al Bauhaus. A testimoniare la plasticit della musica ci sono poi opere come Earth Horn del sound artist giapponese Yoshimasa Wada (strumento a fiato composto da tubi differenti, uniti dalla competenza dellautore nel campo, dato che a New York lavorava proprio come idraulico), oppure Le trombe del giudizio di Michelangelo Pistoletto. Eliseo Mattiacci ha immortalato invece labbaiare dei cani in una metropoli come la Grande Mela: lha fatto allestendo undici elementi in metallo con piatti di batteria e registrando quegli ululati divenuti poco selvaggi ormai. Joe Jones (musicista e attivista di Fluxus) con Bird Cage rende omaggio al grande compositore americano piazzando un violino al posto degli uccellini da carillon. Quando il motore in azione, le corde dello strumento vengono strimpellate secondo un pentagramma casuale. Edward Kienholz ha dato vita a una creatura pelosa uscita da foreste primitive: carnivora, eppure ha la forma di un melodioso violino. Il cortocircuito in agguato. In mostra, si storditi non tanto dai rumori quanto dalle surreali apparizioni di radioline funzionanti che fuoriescono da nature morte pop (Tom Wesselmann) o manopole invisibili per sintonizzazioni che cambiano canali (Jean Tinguely), da pianoforti che vibrano irretiti in una trama di appuntiti chiodi (Gnther Uecker), da un metronomo che sfodera un occhio appeso al suo braccio Sculture orecchiabili in Laguna Art or Sound, la rassegna di Germano Celant alla Fondazione Prada di Venezia. Una collezione di oggetti sonori che giocano con la musica Grande, Christian Marclay, Vertebrate, 2000; in alto Carrozza con organo a cilindro (1785-1801) e per la scheda, Automa di incantatrice di serpenti, 1890; a sinistra, Joe Jones Bird Cage (1964); Maurizio Cattelan, Untitled, 2003; sotto, Ed Potokar, Silver Jubilee (1999), Eliseo Mattiacci, Echi di suoni e cani che abbaiano, 1983; a pag 9, una veduta della mostra installata con Arman, Tom Sachs e un organo da fiera (foto Attilio Maranzano); sotto, Arman The Spirit of Yamaha, 1997 e Martin Kersels, Wary (Jane), 2010 (9) ALIAS 14 GIUGNO 2014 di GIULIA MENZIETTI VENEZIA Art or sound, a cura di Germano Celant, stata inaugurata la settimana scorsa a Venezia presso la Fondazione Prada, a C Corner della Regina. Difficile uscire dalla mostra e riuscire a descriverla, a raccontarla: si tratta di unesperienza totalmente immersiva, collocata in un tempo sospeso che ha inizio esattamente nel momento in cui, al termine della scalinata, si apre la porta a vetri del primo piano nobile del palazzo, e che ha fine quando usciamo da Ca Corner per rientrare nelle strettoie veneziane. Un tempo rubato alla percezione ordinaria, alla modalit con cui siamo abituati a riconoscere e sintonizzare i nostri canali sensoriali. La porta con i vetri intarsiati una soglia: una volta dentro si fa parte di un set, di uninsolita sceneggiatura disegnata da oggetti vari che suonano autonomamente. Sculture floreali colorate che producono suoni, o grammofoni a forma di fiori, lucenti gabbie dorate che imprigionano uccellini cantori, carrozze che misurano le distanze percorse attraverso il suono, orologi animati da pupazzi con le fattezze di musicisti: la prima sala una stanza delle meraviglie, immersa in unatmosfera in cui lincanto difficilmente riesce ad affrancarsi da un senso di straniamento, in cui lo stupore a stento riesce a liberarsi dal perturbante. La sensazione uditiva e quella visiva si sovrappongono, fino a confondersi: una volta entrati nella mostra apparteniamo ad una realt dalla percezione aumentata, in cui limmagine e il fascino perverso degli oggetti esposti viene trasmesso sia a livello visivo che, e soprattutto, a livello uditivo. Il lavoro si inserisce allinterno di una svolta dalla concezione espositiva dellarte dove la dittatura del vedere lascia posto ad una democrazia che include la multisensorialit spiega Celant. In questo senso si spiega il significato del titolo Art or sound, in cui la disgiunzione or distingue e separa i due termini senza alimentare antagonismi, ma piuttosto stimolando un dialogo tra le due realt, che riescono a contaminarsi fino a far svanire quei contorni che ne definiscono le rispettive identit. su questo piano che agiscono gli oggetti in mostra, in particolare quelle opere che indagano gli aspetti iconico figurativi del suono, riuscendo a scardinare gli equilibri e la consapevolezza del visitatore nel saper riconoscere e sintonizzare i propri canali sensoriali. Lo stesso allestimento non tradisce le ambizioni della mostra e si allinea al continuo processo di sconfinamento tra stimoli sensoriali differenti: nel progetto del designer Michael Rock e dello studio 2x4, si allude alla trasposizione grafica del suono, e la collocazione delle opere sembra imitare quella delle note sul pentagramma, riproducendo uno spartito virtuale. Il Pianoforte Optofonico (W. Baranoff- Rossin, 1920-23 ricostruito nel 1971) che suona concerti luminosi proiettando immagini in movimento al ritmo della musica, o la Rappresentazione Plastica di alcune battute di una fuga di Bach (H. Neugeboren, 1928, ricostruito nel 1966), o ancora la proiezione/scultura che ruota su tre livelli imitando la struttura melodica di un canone (A. Argianas, A demonstration of may views as one, 2009) lavorano sulla trasposizione del suono in immagine. Queste opere traducono unintuizione innata, spontanea, che tutti almeno una volta abbiamo avuto: quella di rintracciare laspetto del suono, di visualizzare le linee melodiche ma senza ricorrere a dei codici convenzionali, senza irrigidire limmaginario musicale nelluso di segni convenzionali e modalit codificate. Il rapporto tra suono e immaginario, tra stimolo uditivo ed elaborazione dellincanto viene liberato, nel lavoro di Celant, e presentato nei suoi momenti pi creativi, aperto alle libere associazioni, alle analogie, disponibile al caso, al non sense e allaleatoriet. E dunque non sorprende, nella sala al secondo piano nobile, trovarsi di fronte ad un pianoforte fatto a pezzi e ricomposto con frammenti di una motocicletta (entrambi targati Yamaha) nellopera The spirit of Yamaha di Arman del 1997, o ascoltare alcuni brani di musica suonati da un motorino che, senza alcun criterio, aziona i resti di radio smontate e rimontate (J. Tinguely, Radio Wnyr nr. 15, 1962). Il suono viene indagato anche nella dimensione narrativa, nella capacit di raccontare storie private e brani biografici. In Recuerdos (T. H. Be, 2014) alcune scatole di legno, simili a dei porta gioie, custodiscono piccolissimi oggetti personali, monete, fotografie, biglietti da visita etcche vengono toccati e dunque suonati, durante i concerti, usando la scatola come cassa di risonanza. Ogni oggetto ha una sonorit differente, e dunque ogni ricordo, in esso custodito, trasmette e declina immagini acustiche differenti. unatmosfera irreale quella che si respira nella varie sale della mostra, impregnata di sinestesie e di sovrapposizioni, dove si fatica a capire quale sia la soglia del reale e quella del surreale. Lo sforzo, tuttavia, non richiesto: non servono filtri, interpretazioni, basta sentire, comprendere pu essere superfluo. Non a caso diverse opere rimandano alla sparizione del performer: due paia di scarpe ballano al suono di una filastrocca attivandosi e spegnendosi autonomamente (M. Kersels, Wary /Dick, Jane, 2010), altre due gambe di uomo si muovono meccanicamente, sincronizzate col suono di uninquietante voce recitante (S. v. Huene, Der Mann Von Jterbog, 1995-96), mentre violoncelli, tamburi e violini vengono suonati da mani invisibili. A partire dai giocattoli e dagli automi musicali del XIV e XVII, fino alle opere pi recenti, la mostra offre numerosi esempi di sperimentazioni in cui il suono viene indagato nella sua autonomia, senza filtri autoriali o interpretativi, con lunica suggestione aggiunta che pu derivare dalla percezione visiva. In questo senso, gli automi musicali diventano i dispositivi pi significativi per esprimere il rapporto tra suono e arte, tra la purezza di unesperienza meramente uditiva o la complessit di unopera declinata su pi livelli, con una matrice creativa, una firma e un esecutore. IN MOSTRA Limmaginario? acustico e tattile. Anche il pianoforte ha un suo spirito oscillante. Man Ray incaric questo suo amatissimo Indestructible Object (di cui esistono diverse repliche e versioni) a rappresentarlo nelle sue furie creative, lo elesse a autoritratto delleffimero e specchio emozionale (locchio inserito pare che fosse quello della sua amante, la fotografa Lee Miller). Prima di entrare in quel laboratorio sonoro che mixa le creature meccaniche degli artigiani agli assemblaggi degli artisti contemporanei bisogner salutare un automa un po speciale: Oskar, il protagonista Il tamburo di latta di Grass richiamato in vita da Maurizio Cattelan. un bambino che se ne sta a cavalcioni in un punto precario - un davanzale in questo caso, proprio nello scalone dingresso - e con la sua presenza inquietante ( concentrato solo sul tamburo) riafferma il diritto allinfanzia, piccolo Peter Pan che non vuole crescere in un mondo di orrori ad uso e consumo degli adulti. Lo stimolo uditivo viene aperto alle libere associazioni, alle analogie, disponibile al caso, al non sense e a tutto ci che aleatorio. E il suono diventa un soggetto autonomo Lautoma pi bello della mostra Art or Sound senzaltro lIncantatrice di serpenti del 1890 (unopera custodita presso il museo nazionale di Monaco). Zulma - questo il nome della donna effigiata - era la star della fabbrica di giocattoli Roullet-Decamps, con sede a Parigi (ha chiuso nel 1995). Venne realizzata nel momento del massimo fulgore della Belle Epoque, quando gli spettacoli da music hall scandivano il tempo libero e magia e acrobazia erano gli ingredienti principali del divertimento popolare. Alle Folies Bergre impazzava Nala Damajanti, unincantatrice di serpenti assai seducente, che appariva in scena sempre avvolta nel suo costume tradizionale indiano. Lesotismo era allora molto in voga, si sognava laltrove e si veniva rapiti dal fascino dellignoto: alcune figure-clich facevano da tramite fra il sogno e la realt. Zulma, quindi, riscosse un immediato successo e divenne un automa particolarmente amato. Aveva una bellezza statuaria, indossava un abito allorientale e, con grande perizia, i suoi braccialetti e gioielli nascondevano le articolazioni e snodi delle braccia. Con un meccanismo complesso, Zulma poteva muovere la testa, soffiare nella tromba al fascino, avvicinare il viso al serpente che prendeva vita ondeggiando. Sapeva anche chiudere e aprire gli occhi, mentre da un carillon a cilindro si diffondevano quattro melodie diverse. (10) ALIAS 14 GIUGNO 2014 LA PRIMA PARTITA LA PI DIFFICILE Contrariamente agli oltre 1600 giornalisti sportivi accreditati per i mondiali in Brasile, noi abbiamo preso la via del sud dellItalia e seguiremo i mondiali da un paesino arroccato sul cucuzzolo della montagna. Laccredito stampa labbiamo fatto presso la bottega del barbiere del paese, un vecchio comunista che usa ancora dire il Partito, convinto che alla sua guida vi sia Palmiro Togliatti e non Matteo Renzi. Sulla vetrina campeggia linsegna Salone, a dispetto dello spazio ristretto allinterno, che non supera i due metri per tre. A dare il tocco interplanetario un quadro che sovrasta lo specchio della barberia, dipinto a mano, e rappresenta il primo sbarco sulla luna, un tentativo inconscio di prendere la distanza dalla terra. Ad animare il Salone c il Mastro, da tutti cos chiamato, a indicare il lungo percorso fatto nella bottega, da ragazzino che spazzava i capelli, passando per i primi tagli, fino a rilevare la bottega dal precedente Mastro. A dargli man forte compare Lonardo, di professione fornaio, convinto di essere ormai lunico in Italia ad avere un forno a legna, e quando la sua affermazione cade nellindifferenza generale, lui rilancia: Lunico in Italia? In Europa!. Frequenta il Salone con assiduit quotidiana, compare Luigi, muratore in pensione, che prima di far visita al Mastro, passa per la vicina pescheria e si informa sul prezzo delle seppie e delle cozze, sul quale si apre un acceso dibattito tra i presenti, che fanno il confronto con il prezzo del giorno prima e con quello della settimana precedente. Compare Giggino ha il compito specifico di fare una comparsa alla pescheria verso mezzogiorno e verificare se il prezzo sceso, tenendo sotto controllo loscillazione del prezzo dei prodotti ittici, quasi fossimo in borsa. solo dopo il tocco delle 12, scandito dalla campana del vicino campanile, che un tempo dava lavviso ai contadini impegnati nei campi che era ora di fermarsi, che i presenti nel Salone decidono se il pranzo sar a base di prodotti ittici o meno. Il Salone un via vai di gente, pochissimi dei quali sono l per il taglio dei capelli, qui si discute di Renzi, definito farfaridd, rispondente al napoletano fariniella uno che si muove tanto e combina poco. Nel disquisire dei vari campi di azione della politica, non si limitano a commenti politici distaccati, ognuno di loro si vede a Palazzo Chigi e dice, nel controbattere laltro: Se fossi il governo farei cos. Dalle politiche Ue allabbandono delle campagne un susseguirsi di discussioni, il Mastro dice: Se nessuno vuole coltivare la terra allora volgiamo a pannelli solari, con il sole che c qui possiamo fornire energia a tutta lEuropa! afferma salomonico. Seguiremo i mondiali dal retrobottega del Salone con le pizze sfornate dallunico forno a legna dEuropa. Faremo concorrenza ai principali network e quotidiani, che si sono aggiudicati i migliori commentatori tecnici, dagli allenatori agli ex calciatori. Noi daremo spazio ai commenti e alle previsioni calcistiche dei tanti esperti che frequentano il Salone. E per il calcio dinizio di Italia-Inghilterra che questa sera si disputa a Manaus, il Mastro posa la forbice in bilico sulla spalla del malcapitato tosato e sentenzia: La prima partita la pi difficile, poi fila tutto liscio, prevedendo gi lItalia in finale. A sostegno della tesi esposta dal Mastro, il fornaio Lonardo dice che lInghilterra, come la Germania, fatta di giocatori giovani e inesperti, si faranno le ossa per mettersi in mostra ai mondiali del 2018 in Russia, dunque per ora nessun timore. Quanto al Costa Rica, dopo gli inglesi nostra diretta concorrente il 20 giugno a Recife, sostiene che attacca ma non conclude mai niente, i calciatori tirano in porta a casaccio, poi spostando la geografia di migliaia di chilometri, quasi a dare il colpo finale sentenzia: Gli africani sono cos, non vinceranno mai niente. di LUCA MANES Ci toccato aspettare fino al 1973 per battere i Maestri. Da allora, per, abbiamo avuto spesso la meglio dei Three Lions, soprattutto nelle competizioni ufficiali. Italia-Inghilterra non e non potr mai essere una sfida banale. un confronto tra due stili di gioco, tra due filosofie che hanno segnato profondamente la storia del football. Gli azzurri che badano primo a non prenderle, che sono organizzati e speculativi, i bianchi che puntano sul fisico, sulla grinta, che non mollano mai. In epoca moderna, anzi, di calcio moderno, le differenze sono molto pi sfumate. Pensate al Brasile e a quanto il loro futebol sia meno spettacolare e bailado, pi europeo. Per l'imprinting primigenio rimane. Nel grande libro del calcio il capitolo Italia-Inghilterra si apre nel maggio del 1933. In campionato da noi domina la Juventus di Mumo Orsi e Giovanni Ferrari, da loro l'Arsenal del visionario allenatore Herbert Chapman, quello dello schema WM, che per l'occasione anche il selezionatore della nazionale. L'incontro si disputa al cospetto di Benito Mussolini allo stadio nazionale del partito fascista (l'attuale Flaminio), denominazione che ci ricorda in che razza di periodo si stia vivendo. L'Italia che si appresta a ospitare e vincere, proprio in quell'arena, la seconda edizione dei Campionati del Mondo, impatta 1-1, facendo un figurone. Oltre Manica non ci pensano neppure a mischiarsi con le altre squadre e di mondiale non vogliono nemmeno sentir parlare. Per quando nel novembre del 1934 i neo-campioni si presentano all'Arsenal Stadium, per tutti Highbury, gli altezzosi padroni di casa ci tengono eccome a far bella figura, a battere i detentori della Coppa Jules Rimet. Ci riusciranno, ma di misura. In campo ci sono ben sette giocatori dell'Arsenal e un giovanissimo Stanley Matthews. L'alba del match non pu essere pi disastrosa per gli italiani, sotto di tre goal dopo appena 12 minuti e praticamente con un uomo in meno. Succede infatti che in un contrasto durissimo con Drake Monti si fratturi un osso del piede. Ma non l'unico a infortunarsi in una disfida zeppa di colpi proibiti e fallacci. Botte da orbi che costarono un naso rotto a Hapgood e una caviglia in pezzi a Bowden. Non fosse per i miracoli di Moss e i vigorosi tackle di Copping, i Tre Leoni rischierebbero di vanificare quell'immediato vantaggio. Finisce 3-2, perch nel secondo tempo sale in cattedra Beppe Meazza, autore di una doppietta. Con una prestazione all'insegna della grinta e della determinazione, i leoni di Highbury, come furono poi ribattezzati gli azzurri, sfiorano l'impresa. Ma tornano a casa comunque battuti. Pure nel 1948 va male. L'Italia incardinata sul blocco del Grande Torino. Si gioca proprio nel capoluogo piemontese. Gli inglesi ci schiacciano sotto ben quattro reti. A zero. Pronti via e Stan Mortensen, vigoroso attaccante del Blackpool, si inventa una prodezza quasi dalla linea di fondo campo, come racconta strabiliato Nicol Carosio per radio. Poi ci pensa mister versatilit, Tom Finney (icona del Preston North End, scomparso da poco) a rendere il risultato trionfale per loro e umiliante per noi. Nel 1959 ci riesce di pareggiare nel tempio di Wembley contro un'Inghilterra per ancora segnata dalla tragedia che ha colpito solo un anno prima il grande Manchester United. Quando in un nevoso pomeriggio a Monaco di Baviera l'aereo che riporta a casa i leggendari Busby Babes si schianta sulla pista dell'aeroporto locale. Poi, dopo un altro rovescio interno a inizio Sessanta, ci sar una pausa di ben 12 anni nei vis--vis calcistici tra le due nazionali. In quel lasso di tempo per noi Inghilterra fa rima con Corea del Nord. La nazionale che alla Coppa del Mondo del 1966 ci umilia in quel di Middlesbrough profondo nord-est operaio grazie a un goal di Pak Doo Ik. Da allora per tutti il dentista coreano, sebbene in realt fosse un professore di educazione fisica. Loro quel Mondiale lo vincono. Al di l del celeberrimo episodio del goal-non-goal di Hurst nella finale contro la Germania Ovest, hanno fior fior di campioni, come Bobby Charlton e Bobby Moore. Nel 1973, quando ci ripresentiamo a Wembley per fare il colpaccio, giusto 39 anni dopo la battaglia di Highbury, quella generazione bella e vincente ormai agli sgoccioli. Il match contro l'Italia sar l'ultimo per il capitano Bobby Moore. L'Italia una squadra di camerieri, titolano in maniera sprezzante i tabloid alla vigilia, facendo riferimento a Giorgio Chinaglia, emigrato in Gran Bretagna da bimbetto. Sugli spalti di quei camerieri ce ne sono parecchi. Vanno tutti in visibilio a quattro minuti dalla fine. Quando Fabio Capello agguanta una corta respinta di Peter Shilton e regala all'Italia una delle vittorie pi prestigiose della sua storia. Ma non la prima, perch sempre nel 1973, per il 75esimo anniversario della nostra federazione, a Roma Pietruzzo Anastasi e il solito Capello hanno gi sfatato l'ultimo tab del calcio italico. A Wembley rivinceremo 24 anni dopo. In un match di qualificazione ai Mondiali francesi basta una magia di Gianfranco Zola, il giocatore italiano pi amato e apprezzato in terra d'Albione specialmente dai tifosi del Chelsea, per i quali un idolo assoluto. Come gi accennato, negli ultimi decenni gli azzurri si dimostrano spesso superiori agli avversari. In particolar modo negli scontri in cui in palio c' qualcosa di concreto e non solo l'onore. Dopo aver estromesso gli inglesi, superandoli per differenza reti, nel girone di qualificazione ad Argentina 1978, negli Europei casalinghi del 1980 la spuntiamo 1-0. Segna Marco Tardelli, ma non impressioniamo troppo n lo fanno i nostri avversari, che, infatti, se ne torneranno subito a casa, mentre a noi rimarr uno scialbo quarto posto. Sempre in Italia, nel 1990, ci contendiamo la terza piazza ai Mondiali in quel di Bari. Magra consolazione, dopo le sconfitte ai rigori nelle semifinali patite dall'Argentina (noi) e dalla Germania (loro). Per quello che conta il clima del match. Di grande rispetto e oseremmo dire di amicizia sia fuori che soprattutto in campo. Solo cinque anni prima si era consumato l'assurdo dramma dell'Heysel e quella partita la prima tra una compagine italiana e una inglese dall'infausta sera brussellese del 29 maggio 1985. Ci pensano Roby Baggio e Tot Schillaci a darci il contentino, ma alla fine festa grande per tutti, in un'atmosfera riconciliatoria. Pi tesa e combattuta, ma non poteva essere altrimenti, l'ultima disfida nei quarti di Euro 2012. L'Italia, poi strapazzata dalla Spagna in finale, gioca meglio e domina per lunghi tratti un'Inghilterra balbettante ma tutto sommato per una volta gi soddisfatta di aver passato almeno il primo turno. Wayne Rooney rischia di scompaginare tutto nei minuti conclusivi, ma si va ai rigori. Ed giusto cos. Sbaglia Montolivo, ma prima Cole e poi Young ci spianano il passaggio alle semifinali. Dagli 11 metri se noi non siamo fenomeni, i Tre Leoni di solito diventano gattini impauriti. Ora c' l'incontro di Manaus, che pu essere gi decisivo. L'Inghilterra reduce dagli scialbi pareggi con Ecuador e Honduras. Ma mai darla sconfitta in partenza... Italia vs Inghilterra scontro di filosofie SPORT Gli azzurri badano soprattutto a non prenderle, sono organizzati e speculativi, i bianchi puntano sul fisico, sulla grinta, non mollano mai I capitani Moore (alla sua ultima apparizione in Nazionale) e Facchetti. Piccola, Fabio Capello (11) ALIAS 14 GIUGNO 2014 IL FESTIVAL IL CONCORSO CATTIVI VICINI DI NICHOLAS STOLLER, CON ROSE BYRNE, ZAC EFRON. usa 2014 0 Una guerra si scatena tra una coppia che ha trovato la casa perfetta e i vicini, una banda di giovani scatenati. THE DARK SIDE OF THE SUN DI CARLO SHALOM HINTERMANN, LORENZO CECCOTTI. ITALIA 2011 0 Si chiama Xeroderma Pigmentosum, la rara malattia che costringe alcuni bambini a vivere isolati, lontani dal sole e dai loro coetanei. Per i loro genitori hanno ideato Camp Sundown, un campo estivo nello stato di New York che raccoglie pazienti da tutto il mondo. GEBOE L'OMBRA DI MANOEL DE OLIVEIRA, CON CLAUDIA CARDINALE, MICHAEL LONSDALE. PORTOGALLO FRANCIA 2012 0 Parigi ai giorno nostri. Nella casa del vecchio Gebo che ha sempre vissuto in povert con la moglie si ritrovano diversi amici per un tranquillo banchetto. Il ritorno inatteso di Joo, figlio di Gebo che ha lasciato la casa da anni per dedicarsi a delinquere, sconvolge gli equilibri interni alla famiglia e provocher serie conseguenze. Ispirato al dramma in 4 atti O Gebo e a Sombra di Raul Brando del 1923, un film che il regista dichiara di aver fatto per riflettere sulla povert. Presentato alla mostra di Venezia nel 2012 e passato in lingua originale a FuoriOrario. UNINSOLITONAUFRAGO NELL'INQUIETOMARE D'ORIENTE DI SYLVAIN ESTIBAL, DI SASSON GABAI, BAYA BELAL. FRANCIA GERMANIA BELGIO 2011 0 Jafaar, un pescatore palestinese, trova un panciuto maialino vietnamita aggrovigliato nella sua rete. Deve sbarazzarsi in fretta dellanimale impuro, prima che le autorit lo scoprano, ma non riesce a resistere alla tentazione di farne una fonte di guadagno. INSTRUCTIONS NOT INCLUDED DI EUGENIO DERBEZ, CON EUGENIO DERBEZ, JESSICA LINDSEY. MESSICO 2013 0 Valentin un playboy di Acapulco. Un giorno una sua ex fiamma gli consegna una bimba e sparisce. Nel tentativo di rintracciarla arriva a Los Angeles e per mantenere se stesso e la bambina diventa stuntmen a Hollywood accompagnato dalla piccola come suo allenatore. Quando allimprovviso torna la madre per riprendersela. JERSEY BOYS DI CLINT EASTWOOD, CON CHRISTOPHER WALKEN, FRANCESCA EASTWOOD. USA 2014 0 la storia dei Four Season: Frankie Valli, Bob Gaudio, Tommy DeVito e Nick Massi i componenti del famoso gruppo rock degli anni 60, con i loro processi, i trionfi e le celebri canzoni (Sherry, Big Girls Dont Cry, Walk Like a Man, Dawn, Rag Doll, Bye Bye Baby, Who Loves You e molte altre). Tratto dal celebre musical omonimo vincitore del Tony Awards nel 2006. MADEMOISELLE C DI FABIEN CONSTANT, CON CARINE ROITFELD, ANNA WINTOUR. DOCUMENTARIO FRANCIA 2013 0 Insieme ad Anna Wintour (a cui ispirato il film Il diavolo veste Prada), Carine Roitfeld la direttrice di una rivista di moda pi famoso del mondo. Dopo 10 anni decide di lasciare la guida di Vogue Paris e creare un nuovo magazine: CR. LA PIOGGIA CHE NON CADE DI MARCO CALVISE, CON FRANCESCA NUNZI, VIVIANA COLAIS. ITALIA 2014 0 Inverso una band folk romana realmente esistente e i cui componenti sono legati da una forte amicizia. Carlo voce, chitarra e pianoforte del gruppo, Vincenzo il basso, Mauro batteria e percussioni, Simone fisarmonica, Enzo sax e Anna violoncello. La band si esibisce nei locali della citt finch un appuntamento potrebbe cambiare la loro vita. PER NESSUNA BUONA RAGIONE DI CHARLIE PAUL, CON JOHNNY DEPP. TERRY GILLIAM. DOCUMENTARIO. UK USA 2012 0 Un documentario sulla vita di Ralph Steadman, illustratore e caricaturista inglese, artista radicale e innovatori diventato famoso al periodo della guerra del Vietnam. Dalla voce del protagonista ascoltiamo gli aneddoti della sua biografia come la collaborazione con Hunter S. Thompson (autore di Paura e delirio a Las Vegas ). Sue sono anche le illustrazioni di Alice nel paese delle meraviglie e La fattoria degli animali, le incisioni per le opere di Shakespeare e Burroughs e i libri sulla vita di Sigmund Freud, Leonardo da Vinci e su Dio. Per quindici anni, Steadman si lasciato seguire dalle telecamere del regista Charlie Paul per documentare il suo metodo di lavoro e i suoi incontri. Johnny Depp con cui lartista ha un rapporto privilegiato, lintervistatore. RAGAZZE A MANOARMATA DI FABIO SEGATORI, CON KARIN PROIA, FEDERICA DE COLA. ITALIA 2014 0 Tre studentesse di Corleone in ristrettezze economiche accettano una nuova inquilina e si trovano presto coinvolte in una pesante situazione da cui pensano di poter uscire solo svaligiando una banca. SYNECDOCHE, NEWYORK DI CHARLIE KAUFMAN, CON PHILIP SEYMOUR HOFFMAN, CATHERINE KEENER. USA 2008 0 Esordio alla regia dello sceneggiatore di Michel Gondry e Spike Jonze. Il regista teatrale Caden Cotard abbandonato dalla moglie per un pittore di Berlino, decide di trasferire il suo teatro in un magazzino di New York dove metter in scena con i suoi attori una celebrazione del quotidiano. Il reale prende dimensioni piuttosto offuscate. Nel cast anche Emily Watson, Hope Davis, Dianne Wiest, mentre Catherine Keener nel riuolo della moglie stata anche in Essere John Malkovich di Jonze, sceneggiato da Kaufman. Il titolo un gioco di parole tra Schenectady, New York e sineddoche, dare alle parole un significato pi esteso di quello che avrebbe. TUTTE CONTROLUI DI NICK CASSAVETES, CON KATE UPTON, CAMERON DIAZ. USA 2014 0 Carly (Cameron Diaz) scopre che il suo ragazzo sposato e decide di collaborare con la moglie (Leslie Mann) per vendicarsi del fedifrago (Nikolaj Coster-Waldau). ANA ARABIA DI AMOS GITAI, CON YUVAL SCHARF, YUSSUF ABU WARDA, ISRAEL FRANCIA 2013 8 Yael, una giovane giornalista, arriva in Israele, in unenclave tra Jaffa e Bat Yam, per intervistare Youssef, il marito arabo di una donna ebrea divenuta musulmana. Ma come varca linquadratura in quella stretta soglia - un confine invisibile e fortissimo - si trova in un luogo altro. Nel cortile verde di limoni, piante, orti, si intrecciano le storie di Youssef, Miriam, Sarah, Walid, Jihad e di altri, gli amici, i vicini di casa ognuno con i suoi sogni traditi, le sue amarezze, i ricordi piccoli e preziosi di incontri indimenticabili. Gitai ha girato lintero film in piano sequenza con una Alexa riflettendo lo sgranarsi delle ore nei passaggi di luce che pian piano cambiano anche la prospettiva dei personaggi. Non una semplice dichiarazione estetica, allopposto il suo cinema politico per la libert radicale che che oppone agli schematismi. (c.pi.) THE CONGRESS DI ARI FOLMAN, CON ROBIN WRIGHT, HARVEI KEITEL. USA 2014 6 Diviso a met tra narrazione e animazione, strano film che mantiene un clima di costante rassegnazione e in pi ogni elemento contrassegnato dalla malinconia (il figlio che diventer sordo, lagente dal passato disastrato, ma bel monologo). Ispirato a Lem ma dirottato decisamente verso le nuove tecnologie e le loro implicazioni morali, interpretato da Robin Wright nella parte di se stessa costretta a cedere la sua immagine alla majors che la manterr giovane per sempre. Trentanni fa ci mostrarono (sembrava fantascienza) i primi esperimenti elettronici per far rivivere sullo schermo i volti e le voci dei divi celebri e utilizzarli in nuovi film, ora tutto questo quasi il passato. E i cartoons vogliono essere ancora pi agghiaccianti della vita reale. (s.s.) ROMPICAPOA NEWYORK DI CDRIC KLAPISCH, CON ROMAIN DURIS, AUDREY TATOU. FRANCIA BELGIO 2013 6 Klapisch si colloca in unarea post Lelouch dove le ambizioni autoriali dialogano con il botteghino. Un cinema alto borghese per vocazione caratterizzato da piccole ossesioni ricorrenti. Quando funziona risulta gradevole e frizzante. Questo un film esemplare per per capire come il suo sistema possa smettere di funzionare e replicare stancamente moduli. La trasferta a New York, invece di esportare un modello di commedia. Trentenni, separazioni e divorzi, problemi di denaro e figli, tutto larmamentario della commedia generazionale borghese. Tristemente immobile. (g.a.n.) WALESA LUOMODELLA SPERANZA DI ANDRZEJ WAJDA, CON ROBERT WIECKIEWICZ, MARIA ROSARIA OMAGGIO. POLONIA 2013. 7 Film realizzato per parlare a tutti, soprattutto alla nuova generazione ci riporta agli anni di Solidarnosc, composto con uno stile disteso che deve parlare a tutti. Il regista sintetizza il grande movimento di massa attorno a Lech Walesa. Il culto della personalit tanto osteggiato qui non pu che emergere nella figura dell'elettricista che guid gli scioperi, dell'uomo semplice che contribu a cambiare la storia del paese intervistato dalla celebre giornalista occidentale Oriana Fallaci (quando si accorto di essere un leader? Ma chi le ha insegnato a fare il leader?). Assai semplicemente Walesa risponde: sono uno a cui piace impicciarsi e se nessuno parla allora parlo io. Sono un uomo con una grande rabbia in corpo, questo spiega perch so controllare la folla. Ma la risposta che d nel film una volta per tutte Io non sono io, sono Noi (s.s.) A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON ANTONELLO CATACCHIO, ARIANNA DI GENOVA, GIULIA DAGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, GIONA A. NAZZARO, CRISTINA PICCINO MAGICO I FILM IL TEATRODEI LUOGHI FEST LECCE, 20-24 LUGLIO Per chi ha programmato in luglio la vacanza in Salento, anticipiamo il programma promosso dai Cantieri teatrali Koreja nei luoghi pi suggestivi della citt: i Cantieri, la Masseria SantAngelo, Must, Teatro romano, ex Convento degli Olivetani, Palazzo Tamborino-Cezzi. Cinque intense giornate di teatro, musica, arte, danza e performances con il coinvolgimento diretto della cittadinanza. Inaugura il 20 La parola Padre di Gabriele Vacis, il 21 debutta il nuovo lavoro di Koreja Il matrimonio con la regia di Salvatore Tramacere, tratto da Gogol. Prima assoluta anche per Sogno in scatola il 24 luglio lo spettacolo di Koreja dedicato ai bambini. Nel Teatro romano il 23 luglio si presenter Il giudizio delle ladre la performance di Luigi Presicce ispirato agli affreschi di Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova. Due grandi convegni internazionali approfondiranno il ruolo che i teatri e i festival hanno nella costruzione dellidentit di una citt, evento speciale Attenzione alle vecchie signore corrose dalla solitudine da Matej Visniec con la compagnia Acti Teatri indipendenti Torino cena spettacolo per 70 commensali spettatori nella corte dellottocentesca masseria SantAngelo. I GOT U UK, 2014, 355, musica: Duke Dumont feat. Jax Jones, regia: Remy Cayuela, fonte: MTV Hits 1 Se con il casco Morpheus messo a punto dalla Sony sta per ritornare in voga la realt virtuale in piena era di realt aumentata, nel clip di Dumont ne abbiamo unanticipazione. Il musicista, indossando il dispositivo che gli stato appena recapitato, viene proiettato in paradisi tropicali accanto a bellissime ragazze. Cayuela pu cos costruire un video interamente in soggettiva, staccando in alcuni momenti nel salotto dove Dumont rimane di fatto viaggiando con la mente. Bello visivamente anche se non originalissimo, peccato ci sia poca ironia e alla fine I Got U sembra davvero uno spot pubblicitario, non della Sony ma della Blas Boys Club, letichetta creata dal dj e producer britannico il cui logotipo compare sulla scatola. SHEILA UK, 2007, 340, musica: Jamie T, regia: Adam Smith, Youtube 8 Seconda versione del clip di Sheila. Il grande attore Bob Hoskins cammina con un mazzo di fiori in mano lungo il Tamigi in una Londra notturna, cantando il playback della canzone di Jamie T. Luomo incontra sul suo cammino altri personaggi che interpretano le altre voci di cui composta la canzone, finch non giunge davanti ad un improvvisato altare dove sono deposti altri fiori e il biglietto: To my Darling Sheila love Always, dad. Rispetto alla prima firmata da Norizadeh, Smith mantiene comunque in questa seconda versione il tono surreale, visualizzando e intrecciando le tre drammatiche vicende di cui parla il testo della canzone. Hoskins diviene cos il padre della ragazza finita nel Tamigi mentre intorno a lui si materializzano le altre figure di una Londra degradata. Un ottimo clip che mescola il tragico e il comico, caratterizzato dalla straordinaria presenza dellattore recentemente scomparso. INFINITO Italia, 2003, 450, musica: Raf, regia: Raf, fonte: Youtube 7 Uno di quei rari casi in cui un video nonostante lassoluta banalit dellidea davvero riuscito. Raf, in completo carta da zucchero, nella luce dellimbrunire, cammina su un lunghissimo pontile di legno, mentre sullo sfondo si staglia un altro modernissimo ponte. In questa location imprecisata il cantautore ripreso con un travelling, prima allindietro e poi laterale, in un unico piano-sequenza, a parte una coda finale. Tutto perfetto: la fotografia fredda, azzurrina e metallica di Alessandro Pavoni tale da esaltare lambientazione quasi crepuscolare, i movimenti di macchina, la scioltezza di Raf (che ne firma anche la regia). Cogliere condizioni luminose del genere senza intervenire in post-produzione questione di fortuna e Infinito girato allinsegna del buona la prima. Ma parte del merito dovuto alla bellezza del brano musicale. SINTONIE IL COMICO E IL TRAGICO IL FILM GABRIELLE DI LOUISE ARCHAMBAULT, CON GABRIELLE MARION-RIVARD, ALEXANDRE LANDRY, MLISSA DSORMEAUX-POULIN, ROBERT CHARLEBOIS. CANADA 2013 Gabrielle una ragazza singolare. Ha una straordinaria capacit di socializzare legata a un entusiasmo esistenziale invidiabile oltre a uno grande talento musicale. Ottime qualit. Se non fosse che le derivano da una singolare malattia, la sindrome di Williams. Gabrielle vive in una casa famiglia, si innamorata, ricambiata, di Martin, conosciuto al centro ricreativo dove si fanno le prove del coro, ma i genitori di lui li boicottano. Louise Archambault regista canadese e spiega di avere avuto voglia di raccontare questa storia dopo avere visto un servizio su una casa famiglia dove vivevano ragazzi voluti da dio. Poi facendo ricerca approdata a Les Muses un centro di formazione artistica che prepara ai diversi ambiti dello spettacolo, per fornire loro strumenti per diventare professionisti senza nascondere i loro limiti. E l Louise conosce Gabrielle Marion-Rivard. Un tema complicato ricco di risvolti problematici, complessi e scivolosi quello dei rapporti sessuali tra persone che non sono perfettamente allineate con la normalit. Qui in gioco entrano anche famiglia e societ senza mai perdere di vista le persone. Lidea non era tanto quella di fare un film su una comunit singolare ma di realizzarlo insieme alle persone che la compongono. Premio del pubblico a Locarno. (a.ca.) LOSCHERMO DONNA FIANO ROMANO, CASTELLO DUCALE, DAL 16 AL 21 GIUGNO Diciassettesima edizione della rassegna dedicata alle protagoniste del cinema Lo schermo donna a Fiano Romano, direttore artistico Mario Sesti, con un programma che avr ogni sera unospite speciale: Paola Cortellesi inaugura la prima serata luned 16 giugno e riceve il premio Giuseppe De Santis per la sua interpretazione del film di Carlo Verdone Sotto una buona stella. Ricever il premio Giuseppe De Santis- Giovani Matilde Gioli (marted 17) per il suo esordio in Il capitale umano di Paolo Virz e alla serata sar presente anche Fabrizio Gifuni. Mercoled 18 giugno Walter Veltroni offre con il suo film un ricordo di Enrico Berlinguer, gioved Asia Argento presenta Incompresa lanciato a Cannes, gioved premio alla carriera Francesca Borromeo direttrice di casting di Smetto quando voglio di Sydney Sibilia. La serata conclusiva per Ambra Angiolini che chiuder la rassegna il 21 con Ci vediamo a casa di Maurizio Ponzi. Organizzato dallassociazione culturale Citt per luomo, il festival a ingresso libero fino ad esaurimento posti. BANDOCENTRO SPERIMENTALE IL CORSO TRIENNALE DI REPORTAGE AUDIOVISIVO SEDE ABRUZZO stato prorogato fino al 30 giugno il bando per il corso triennale di reportage televisivo indetto dal Centro sperimentale per la sede dellAquila, un programma didattico di carattere eminentemente laboratoriale incentrato su un'idea di reportage audiovisivo che si declini in tutte le possibilit espressive, spettacolari e comunicative. La Scuola nazionale di cinema della Sede Abruzzo si propone di individuare, selezionare e formare giovani professionisti in grado di operare ai massimi livelli nell'ambito della comunicazione cinematografica e audiovisiva, con particolare attenzione al campo del reportage audiovisivo ed rivolto, preferenzialmente, a laureati con solide basi umanistiche e scientifiche, che abbiano gi maturato uno spiccato interesse per il cinema e la comunicazione audiovisiva. Info: Scuola nazionale di cinema - corso di reportage cinematografico, Via Rocco Carabba, 2 - 67100 - L'Aquila tel. 0862 380924, alessia.moretti@fondazionecsc.it, Facebook: Centro Sperimentale di Cinematografia - Sede dell'Aquila (12) ALIAS 14 GIUGNO 2014 Francobolli, il rock suona due volte Artisti omaggiati su disco e su lettera. Onorati da maniaci della musica e della filatelia. Jimi Hendrix solo lultima affrancatura di una mania che in Italia stenta a decollare di GUIDO MARIANI I miei eroi non compaiono mai sui francobolli. Cos cantava Chuck D dei Public Enemy nellinno rap Fight the Power nellormai lontano 1990. Il rapper si lamentava del fatto che gli idoli della cultura e della politica afro-americana non erano celebrati come i protagonisti della societ bianca e i francobolli ne erano una prova sostanziale. Quella frase divenne un motto molto diffuso e alla fine il servizio postale Usa rimedi (in parte): 9 anni dopo fu dato alle stampe un francobollo con il volto di Malcolm X, il personaggio che aveva ispirato il verso di quella canzone. Per i Public Enemy era comunque troppo poco e troppo tardi tanto che nel 2012 pubblicarono un album dal titolo Most of My Heroes still Don't Appear on no Stamp (Gran parte dei miei eroi continuano a non comparire sui francobolli). Al di l delle sfuriate di Chuck D, gli intrecci tra musica e filatelia sono pi frequenti e curiosi di quanto si possa pensare. Negli Usa la prima rockstar a essere celebrata con un francobollo fu, nel 1993, Elvis Presley. Per scegliere il disegno fu indetto un referendum popolare tra due ritratti. Il primo rappresentava il cantante nei suoi anni giovanili ed era realizzato dallartista Mark Stutzman. Laltro, firmato da John Berkey, rappresentava invece la star tutta lustrini degli anni 70. Al sondaggio (ovviamente via posta) parteciparono pi di un milione di americani. La questione suscit un dibattito accesissimo nellopinione pubblica. Bill Clinton si schier per il giovane Elvis, i membri del Congresso parteggiarono per una parte o per laltra e qualche conservatore bacchettone contest lidea di dedicare un francobollo al moralmente discutibile re del rocknroll. Alla fine il voto parl chiarissimo, pi del 75% dei partecipanti alla sfida scelse lElvis giovane. Lemissione, da 29 centesimi, fu il pi grande successo nella storia della filatelia Usa. Ne vennero venduti 125 milioni di esemplari. Fu un trionfo per le poste statunitensi e un fallimento per i collezionisti, visto che la massiccia diffusione rende il francobollo a tuttoggi sostanzialmente senza valore e su internet lo si pu acquistare a meno di un dollaro. Il seguito delliniziativa fu tale che lo United States Postal Service decise di proseguire pubblicando una serie chiamata Leggende della musica americana che ha visto nei quadratini dentellati Buddy Holly, Bill Haley, Louis Armstrong, Dinah Washington, Thelonious Monk, Leadbelly e Woody Guthrie. Nel 2007 arrivato il tributo al grande Frank Sinatra. In questi anni le poste a stelle e strisce hanno inaugurato unaltra serie di emissioni chiamata Music icons che ha visto per ora protagonisti Johnny Cash, Ray Charles e la leggenda della musica tejano Lydia Mendoza. Per suscitare un maggiore interesse nei collezionisti alcune di queste edizioni sono state a tiratura limitata. Questanno anche Jimi Hendrix ha avuto finalmente la sua affrancatura. La scelta dellimmagine stata particolarmente elaborata. I responsabili dellUsps ci hanno messo circa tre anni a decidere il ritratto che meglio rappresentasse il musicista di Seattle, alla fine hanno scelto un disegno psichedelico (elaborato dallartista Rudy Guttierez e dal designer Greg Breeding) con la sua leggendaria chitarra e la sua insostituibile sciarpa al collo. un onore - ha detto la sorella di Hendrix - e sar un costante ricordo di chi era Jimi e di chi continua ad essere nelle nostre vite. Dora in poi user solo questo francobollo. circolata voce che un prossimo ritratto di questa serie sar dedicato a John Lennon. La notizia ha suscitato diverse critiche perch si tratterebbe di un tributo a un personaggio non statunitense. Cerchiamo sempre di concentrarci su persone americane o su fenomeni americani - ha spiegato Susan McGowan responsabile della filatelia dellUsps -, ma ci interessa anche quello che ha influenzato la cultura Usa. I Beatles e John Lennon hanno avuto un enorme impatto sul nostro paese. In effetti gi nel 1999 il servizio postale statunitense aveva onorato la band con un francobollo che rappresentava lo storico sottomarino giallo. McGowan ha preannunciato, inoltre, il ritorno di Elvis con la promessa di ripetere uniniziativa pubblica come il referendum popolare del 1993. In fondo il re sempre il re. Se i Beatles hanno ancora qualche inspiegabile resistenza negli Usa, al contrario sono stati ampiamente celebrati dalla britannica Royal Mail che nel 2007 ha messo in commercio sei francobolli raffiguranti le copertine degli album dei Fab Four. Ma in giro per il mondo, il rock e le poste vanno molto daccordo poich rappresentano un ottimo modo per far cassa rivolgendosi a due universi di collezionisti, i fan musicali e filatelici. Cos si possono trovare una serie di affrancature del Congo e del Rwanda dedicate a Jim Morrison, una ricca serie di ritratti di John Lennon disegnati dallartista Yuan Lee per le emissioni postali di Antigua e Barbuda, i Led Zeppelin in un bollo della Sierra Leone, oppure unintera collezione della Georgia (caucasica non americana) con i ritratti di Kurt Cobain, Aerosmith, U2, Rolling Stones, Metallica, Queen e, con un accostamento un po audace, i (13) ALIAS 14 GIUGNO 2014 STORIE NOME DI SPICCO DELLETICHETTA SUN Sotto la maschera Jimmy. Lincredibile storia di Orion di FRANCESCO ADINOLFI Nessuno gli dedicher mai un francobollo ma la storia di Jimmy Ellis lo meriterebbe. Quella voce, quella maschera, quella mise stile Las Vegas: una star mancata, dimenticata. Orion ha vissuto appena appena sotto la superficie della cultura pop Usa senza riuscire mai ad affiorare. E il suo talento stato anche la sua condanna: una voce identica a Elvis, non per scelta ma per puro caso, non impostata, ma assolutamente naturale. Per questo tutti lo schivavano convinti che ci giocasse, ma non era cos. Nato nel 1945 a Pascagoula, in Mississippi, Ellis morir in circostanze tragiche nel 1998 in Alabama, in mezzo tanti tentativi per emergere e farsi conoscere. La sua vita artistica legata a quella di Elvis e sboccia nel momento in cui Presley muore. Di pi: con Orion e solo grazie a lui nasce la nota leggenda urbana che Elvis is alive, che Elvis ancora vivo. Tutto comincia nel 1972, quando a nome Jimmy Ellis, il cantante fa uscire per la Sun, la storica etichetta di Presley, i pezzi That's Alright e Blue Moon of Kentucky; diciotto anni prima, nel 1954, Elvis debuttava proprio con quello stesso singolo e con la stessa casa discografica. Nel 1978 quel 45 giri arriva nelle mani di Shelby Singleton, nuovo proprietario della Sun, che lo ottiene da Finley Duncan (il primo produttore di Ellis) e che lo pubblica con un punto interrogativo al posto del nome del cantante. Singleton sa gi a cosa puntare, coltivare l'anonimato destando sensazione intorno a una voce che sembra Elvis. Gi qui il pubblico comincia a chiedersi da dove vengano quei pezzi e tra le illazioni c' chi convinto che siano versioni inedite di Presley, appena riaffiorate. La storia che Elvis ancora vivo, comincia dunque a plasmarsi. Nel '78 arriva anche un album Duets-Jerry Lee Lewis and Friends in cui la voce di Ellis sovraincisa e accompagna quella di Jerry Lee Lewis. Sembra davvero Elvis, in particolare nel pezzo Save the Last Dance for Me. I fan di Presley sono spiazzati e anche qui qualcuno ritiene che siano vecchi rimasugli del catalogo Sun. Poi, finalmente, nel 1979 nasce Orion. Un anno prima Singleton si era imbattuto nel manoscritto di Gail Brewer-Giorgio, scrittrice della Georgia che prima della morte di Elvis (1977) aveva ultimato Orion, romanzo dedicato a un omonimo cantante di rock'n'roll che per sfuggire alla pressioni del successo simula la propria morte. Affascinata da Elvis, la scrittrice aveva modellato il suo Orion su Elvis. Per Singleton era manna dal cielo. Ad aprile 1979 emette il seguente comunicato stampa: Presto un nome che non dimenticherete mai, Orion. Su Sun, dove tutto iniziato e sta per ricominciare; a mano, accanto al testo, il disegno di una maschera. Un mese dopo l'annuncio il discografico invia alle radio Usa un 45 giri senza etichetta e dettagli di alcun tipo. All'interno due pezzi: Honey e Ebony Eyes. Il mistero fitto, il pubblico vacilla, perch quello sembra davvero Elvis. Di l a poco tocca all'album, Reborn, cio rinato, un titolo che non lascia scampo. Fin troppo esplicativo. La copertina scatena subito grandi controversie: in una bara c' un uomo mascherato che si desta e riaffiora dal regno dei morti; iconograficamente il disegno rimanda all'Elvis dei tempi di Las Vegas, stessa mise, stessi colori. La copertina, per, bisogner cambiarla e si sceglier un'immagine pi sobria ma altrettanto inquietante: su uno sfondo blue si staglia un uomo mascherato con crine folto e tipico ciuffo rockabilly. Orion ora libero per il mondo e in particolare per gli Usa. C' solo un particolare: la maschera dobbligo, quella non si tocca, non potr mai essere tolta; ogni deroga, ogni eccezione - cos narra la leggenda - verr punita da Singleton con aspre multe. Il pubblico accorre ai concerti, a centinaia, a migliaia. Molti sospinti da quella voce inconfondibile, altri dalla maschera e dal curioso mistero che la circonda. Orion attraversa l'oceano e - maschera per maschera - in Germania si esibir addirittura con i Kiss. Per la Sun usciranno sette album, tutti perfettamente funzionali al progetto Orion: di lui si diceva che avesse addirittura un manager chiamato Colonnello Mac Weiman e che fosse nato a Ribbonsville, Tennessee, il 31 dicembre 1931. Insomma, pi Elvis di cos. Nel frattempo il pubblico continuava a dividersi, da un lato chi credeva che Jimmy Ellis si divertisse a fare il King e dallaltro chi era davvero convinto che quello fosse Presley, il redivivo. E per, Ellis cominciava a stancarsi. La maschera era un prigione da cui rifuggire, che nascondeva le reali doti di un artista che per un incredibile caso del destino sapeva solo cantare come Elvis. Da qui al rifiuto totale del personaggio interpretato fino a quel momento. Nel 1983 Ellis dichiara pubblicamente di essere lui Orion e che lascer per sempre la Sun. Da qui una girandola di identit da cui ripartire senza maschera: Ellis James, Mister E, Steven Silver. Ma niente, successo e consensi non sono pi quelli di prima. E siamo al 1987 anno cruciale per Jimmy Ellis. Una sera, mentre a Mobile, in Alabama, il cantante ferma due uomini e chiede informazioni su come arrivare a un ristorante; uno dei due convinto che Ellis sia un poliziotto, su di giri e tira fuori un'arma mentre l'altro lo perquisisce. Ellis oppone resistenza, cerca di difendersi e alla fine fugge. I due gli sparano mentre corre e fuggono. Il cantante sopravviver e l'anno dopo sar di nuovo sui palcoscenici Usa. Continua a farsi chiamar Steven Silver ma il richiamo della maschera troppo forte, un'orribile trappola, una lusinga a cui non si pu sfuggire. Firma per una nuova etichetta e decide di riprovare come Orion. Pubblicher singoli come I Want You, I Need You, I Love You e Love It Back Together. Addirittura si esibir dal vivo accompagnato dai Jordanaires, i coristi di Elvis. Poi nel '98 la tragedia: il 12 dicembre Jimmy Ellis viene assassinato in Alabama durante una rapina finita male. Era in un compro oro. Di lui restano singoli, album, ristampe e una voce che a risentirla ancora adesso mette i brividi. Roxette. Certo non sorprende scoprire che in Giamaica quasi tutti i francobolli dipingano limmortale Bob Marley. Stupisce un po che lo stato del Ciad abbia unaffrancatura dedicata a Jerry Garcia dei Grateful Dead o che il Tagikistan abbia una serie di emissioni postali con gli Ac/Dc o che il Benin abbia celebrato i Kiss. Nel dicembre del 2003, invece, una rockstar stato lautore di un francobollo. Le poste del Canada infatti decisero di dedicare unemissione alla regina Elisabetta II che lo stato riconosce in quanto parte del Commonwealth. Limmagine scelta fu una fotografia realizzata dal celebre rocker canadese Bryan Adams che ormai da anni usa con disinvoltura non solo la Stratocaster, ma anche la macchina fotografica e ha firmato diversi servizi per riviste internazionali. Adams era stato inviato dalla corte dei Windsor per seguire la regina durante le manifestazioni del Golden Jubilee e aveva realizzato anche un curioso ritratto in cui la sovrana posa come una vecchia signora della campagna inglese vicino a degli stivali di gomma e a un ombrello. Nella foto Elisabetta ha un volto insolitamente gioviale e sorridente e le poste canadesi hanno deciso di ricavarne un primo piano e usarlo per il francobollo da 49 centesimi. LItalia in questo settore non brilla per nulla, il rock ancora tab, la musica leggera una rarit quasi come il leggendario Gronchi rosa. Nel 1973 le poste celebrarono in un bollo il tenore Enrico Caruso, nel 2007 stato il turno di Maria Callas. Nel 1996 stato ricordato il Festivalbar e nel 2006 unemissione stata dedicata alla Nazionale italiana cantanti. Nel 2009 fu presentata una serie di tre affrancature in occasione della Giornata della musica (24 ottobre) con ritratti di Luciano Pavarotti, Nino Rota e dellunico cantante leggero onorato in un bollo postale italiano, Mino Reitano. Sempre nel 2009 furono omaggiati i 50 anni della composizione Tintarella di Luna, e un anno prima i 50 di Nel blu dipinto di blu. Nel frattempo lo stato di San Marino, ha omaggiato interpreti classici e leggeri come Claudio Villa, Domenico Modugno e Fred Buscaglione. La sua voce naturale era identica a quella di Presley. Dote che sar una benedizione e una condanna. Il mito Elvis vivo nasce con lui Francobolli rock, la copertina originale di Reborn e la seconda versione. Jimmy Orion Ellis con i Kiss, il comunicato stampa con cui fu lanciato e in uno dei suoi catteristici costumi (14) ALIAS 14 GIUGNO 2014 Pearl Jam La band (in foto) di Eddie Vedder, tra i superstiti del grunge tornano in Italia per un mini tour di presentazione dellultimo lavoro discografico. Milano VENERDI' 20 GIUGNO (STADIO SAN SIRO) Die Antwoord In Italia la rap-rave crew sudafricana, una scheggia impazzita nel pop contemporaneo. Milano VENERDI' 20 GIUGNO (IPPODROMO DEL GALOPPO-CITY SOUND) Roma SABATO 21 GIUGNO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA, CON THE PRODIGY) Black Sabbath I padri dell'hard rock tornano sul palco (foto nella quinta colonna). Casalecchio di Reno (Bo) MERCOLEDI' 18 GIUGNO (UNIPOL ARENA) Pains of Being Pure at Heart La giovane indie pop band di Brooklyn ha da poco pubblicato un nuovo album. Chiusi (Si) SABATO 14 GIUGNO (LARS ROCK FESTIVAL) Padova DOMENICA 15 GIUGNO (PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEO- SHERWOOD FESTIVAL) Roma LUNEDI' 16 GIUGNO (TRAFFIC) Marina di Ravenna (Ra) MARTEDI' 17 GIUGNO (HANA-BI) Pink Mountaintops Arriva lo shoegaze psichedelico della band canadese. Cigole (Bs) SABATO 14 GIUGNO (VILLA CIGOLA MARTINONI) Marina di Ravenna (Ra) DOMENICA 15 GIUGNO (HANA-BI) Seether Una data per la alt rock band sudafricana. Cisano Bergamasco (Bg) GIOVEDI' 19 GIUGNO (SENZA FAR RUMORE FESTIVAL) Anna Calvi Torna in Italia la apprezzatissima cantante e autrice britannica. Ravenna VENERDI' 20 GIUGNO (ROCCA BRANCALEONE) Sestri Levante (Ge) SABATO 21 GIUGNO (PIAZZETTA BELLOTTI) Scott Matthew Il cantautore australiano spesso nel nostro paese, dove vanta un buon numero di aficionados. Sestri Levante (Ge) SABATO 14 GIUGNO (MOJOTIC FESTIVAL) Ethan Johns Da produttore affermato a cantautore. Ancona SABATO 14 GIUGNO (PIAZZA SAN FRANCESCO) Sestri Levante (Ge) DOMENICA 15 GIUGNO (PIAZZETTA BELLOTTI) Turin Brakes Torna la band inglese, dal sound elettroacustico. Bologna MERCOLEDI' 18 GIUGNO (FREAKOUT) Roma GIOVEDI' 19 GIUGNO (CIRCOLO DEGLI ARTISTI) San Ginesio (Mc) VENERDI' 20 GIUGNO (TEATRO LEOPARDI) Thirty Seconds to Mars La emo rock band statunitense in concerto. Torino GIOVEDI' 19 GIUGNO (PALAOLIMPICO) Roma VENERDI' 20 GIUGNO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE-ROCK IN ROMA) Au Revoir Simone Appuntamento con lelectropop del trio femminile francese che A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI ON THE ROAD di SIMONA FRASCA Il gusto un po naif di Charles Augustus Steen III stata la pista di lancio per la vicenda musicale dei Pains of Being Pure at Heart che prende il nome, allatto di nascita nel 2007, da un racconto scritto nel 1991 dal giovane canadese, scrittore e ideatore di giochi di carte, dal titolo omonimo traducibile in italiano con I dolori dellessere un puro di cuore. Il poema semplice e lineare la storia di Lukus Loo che per essere, per lappunto, un puro di cuore si ritrova a condurre la vita da solo, canzonato dagli amici e sofferente fino alla morte. Il nome della band - dice Kip Berman, voce e chitarra, anima originaria della formazione - tratto da questo racconto breve scritto da Steen che conobbi quando vivevo a Portland nellOregon. C poco della storia in s ma il titolo di quella storia sembrava che catturasse molto bene quellaura di idealismo, e dei fallimenti che ne derivano inevitabilmente, che d la misura della nostra musica degli inizi cos come di oggi. Con questa dichiarazione di intenti il quartetto newyorkese negli anni mette in campo in tre album (The Pains of Being Pure at Heart, 2009; Belong, 2011; Days of Abandon, 2014) e una manciata di ep, il suo twee pop, impasto sentimentale di melodie delicate, orecchiabili che collocano certi risultati, soprattutto della loro ultima vicenda artistica, nellalveo dello shoegaze che fu la scena di Manchester degli Ottanta. In questo senso nel loro ultimo album si percepisce pi di un omaggio alla chitarra di Johnny Marr (The Smiths). I testi che puntano a un dichiarato coinvolgimento nella sfera emozionale posizionano la band a un livello pi elevato rispetto alla media di tanti gruppi simili che rendono il lavoro dellascoltatore, esperto o profano che sia, particolarmente faticoso e talvolta anche frustrante di questi tempi. Scrivo io le canzoni e i testi ma non mi sento il leader della band, ci sono cose come il synth o le parti di batteria che proprio non so come approcciare e qui entra in campo l'esperienza di Kurt (Feldman, batteria n.d.r.). La sua band The Ice Choir mi piace molto e penso che quellesperienza lo ha aiutato a concepire alcune brillanti idee per Days of Abandon. La letteratura un ambito molto presente nella storia musicale di Berman, i nomi di Leonard Cohen e Jonathan Richman sono i cantautori di riferimento da sempre e stanno a sottolineare proprio questo approccio. Per Days of Abandon che i Pains si accingono a promuovere con una tourne che toccher il nostro paese in 4 appuntamenti (il primo a Chiusi stasera 14 giugno al Lars Rock Festival, domani al Radar Festival di Padova, il 16 al Traffic per il Roma Pop Fest e il 17 a Marina di Ravenna allHana-bi) il riferimento a Elena Ferrante, la scrittrice napoletana dallidentit anonima e al suo I giorni dellAbbandono (in inglese Days of Abandonment) pubblicato nel 2002 e divenuto un caso letterario ben rappresentato anche al cinema grazie alla trasposizione che ne fece Roberto Faenza. Il titolo un omaggio al romanzo della Ferrante ma noi abbiamo preferito la parola abandon che in inglese ha un duplice significato. Pu significare tanto la perdita, il rimanere indietro, lassenza, ma pu anche essere tradotta valorizzando il significato che pure conserva il termine di libert assoluta, mancanza di inibizione, gioia sfrenata. Sono consapevole che entrambe queste idee sono molto presenti nelle tracce del nostro ultimo album. Cera anche un altro titolo in ballo Welcome to the Jangle (sic!). Nel mucchio delle 10 canzoni peschiamo una delle migliori cantata da Jen Goma in stile Tracey Thorn, peregrinazioni su una storia damore nella fase di approccio e corteggiamento con evidenti venature darkwave: Hunt me with your blackened eyes,would you run to the end of the world? (Cacciami con i tuoi occhi anneriti, vorresti correre fino alla fine del mondo?); Cuz I know youre violent, and I know youre true, and theres a thousand lives youd like to try but never do. But if you come with me, we could find just two (Perch lo so che sei violenta, e so anche che sei vera, e ci sono mille vite che vorresti provare ma lo non fare mai. Ma se tu vieni con me, ne possiamo trovare solo due). Fin dall'inizio - continua Berman - i Pains per me hanno significato scrivere canzoni e suonarle con gli amici, il che sempre meglio che suonarsele da solo nella propria camera. Registrare questalbum stato particolarmente emozionante perch oltre ad Alex Naidus, basso e Kurt ho potuto lavorare con Jen Goma di A Sunny Day in Glasgow e Kelly Pratt (polistrumentista di Beirut, David Byrne & St. Vincent e Bright Moments n.d.r.). La prima volta che Jen ha cantato Kelly ho avuto i brividi. La conoscevo da A Sunny Day in Glasgow, avevamo suonato insieme per il terzo concerto in assoluto dei Pains nel mio salotto, una band fantastica. La settimana successiva le detti Life after Life (altro titolo dellultimo album n.d.r.), ed stata una rivelazione, nulla di paragonabile alla demo che avevo fatto con Kurt e molto di pi di quello che avrei potuto fare da solo. Mi venne unintuizione e cos stato. Kelly grazie a Jen la mia canzone preferita del nostro ultimo album ma non mi piace sentirmi arrivato, penso che ci sia sempre la necessit di ottenere una canzone migliore, non mi sento mai soddisfatto, se provassi questa sensazione probabilmente sarei gi morto, in senso musicale intendo. Per al momento sono sicuro che non ci sar un altro album che uscir nel 2014 che suoner come Days of Abandon. Sono orgoglioso di sapere che riusciamo ad assumerci dei rischi per fare qualcosa di nuovo ogni volta che entriamo in sala di registrazione. Siamo felici di suonare i nostri pezzi pi vecchi quando siamo in tour ma di sicuro non vogliamo fare dischi che suonano come i precedenti. La dimensione pi intima, quasi da camera dellultimo nato dei Pains che secondo alcuni lo renderebbe una prova inferiore rispetto alle precedenti ha unorigine ben precisa: Tempo fa ci capit di suonare a Tokyo, era il tour di Belong. Dopo il concerto partecipammo al party dove si esibiva un duo indie pop che suonava delle canzoni neo-acoustic molto trascinanti. Il neo-acoustic il nome giapponese per cose come Aztec Camera, Flippers Guitar, Everything But the Girl. Eravamo in un bar che poteva contenere al massimo 40 persone e io pensai: abbiamo bisogno di tanti grandi amplificatori e roba del genere per dare senso alle nostre canzoni dal vivo ma quelle canzoni cos come sono concepite non avrebbero lo stesso impatto qui. E se le canzoni pop non possono suonare altrettanto grandi per 20 o 40 persone come 200 o 400, allora c qualcosa che non va. una trappola quella di pensare di fare ogni cosa pi grande della precedente. Ho apprezzato le grandi chitarre da centro commerciale rock di Belong ma volevo che questo disco fosse potente in un modo diverso. Ci sono un sacco di grandi canzoni chitarristicamente parlando in Days Of Abandon. Eurydice un anthem perfetto, una cosa che non mi mai riuscita prima, Coral and Gold e Beautiful You sono davvero imponenti e fragili allo stesso tempo, una cosa che mi piace molto. Ma tutto il disco, a prescindere dal suono, liricamente il pi particolare che abbia mai composto. Se Belong stato un album che appesantiva i suoni che nascevano leggeri, Days of Abandon proprio il contrario, alleggerisce un suono pi heavy, almeno per me. sicuramente un album pi vero per quello che riguarda gli ideali che mi hanno fatto venire voglia di fondare una band molti anni fa. G.I. JOE ADDIO di F. AD. Se ne andato a 86 anni Donald Levine, il pap di G.I. Joe, storico pupazzo bellico lanciato negli Usa nel 1964. Veterano della guerra in Corea, Levine lo immise sul mercato mentre lavorava per quella che sarebbe divenuta lazienda di riferimento di G.I. Joe, la Hasbro. Il pupazzo - equivalente maschile della Barbie - fu presentato al pubblico come action figure (termine coniato dalla Hasbro) per differenziarlo dallidea di bambola/bambolotto che alcuni maschi avrebbero potuto non gradire. Il giocattolo-icona della cultura popolare Usa (prodotto in vari modelli) fu messo in crisi dalla guerra in Vietnam (al tempo i giocattoli bellici vennero fortemente osteggiati e nel 1976 si decise di bloccare la produzione) e riabilitato dal 1982 a oggi. Intorno al pupazzo si scatenano da sempre accesi dibattiti, pro e anti. Nel 1966, ad esempio, il cineasta Grant Munro diede vita a Toys (foto), un corto che mette in risalto le contraddizioni e il duplice atteggiamento di molti nei confronti del G.I. Joe. Si parte con un INCONTRI IL GRUPPO NEWYORKESE INAUGURA STASERA A CHIUSI IL TOUR ITALIANO Pains of Being Pure at Heart, il senso lieve del pop RITMI The Pains of Being Pure at Heart, Kip Berman il secondo da sinistra Kip Berman racconta il nuovo disco che nel titolo omaggia il romanzo di Elena Ferrante. Cantiamo di perdite e di gioie (15) ALIAS 14 GIUGNO 2014 presenteranno il nuovo album, Move in Spectrums. A Roma con Connan Mockasin e Jackson and His Computer Band. Segrate (Mi) MERCOLEDI' 18 GIUGNO (MAGNOLIA-MAGNOLIA ESTATE) Bologna GIOVEDI' 19 GIUGNO (BOLOGNETTI) Roma VENERDI' 21 GIUGNO (VILLA MEDICI) Julia Kent In Italia la violoncellista di Antony and The Johnsons. Cesena (Fc) VENERDI' 20 GIUGNO (ITINERARIO FESTIVAL) Isola Maggiore (Pg) SABATO 21 GIUGNO (MUSIC FOR SUNSET FESTIVAL) Crowbar Il metal in derivazione sludge per la band Usa. Zero Branco (Tv) VENERDI' 20 GIUGNO (ALTROQUANDO) Slayer Heavy metal, puro e semplice. A Bologna insieme agli Anthrax, altra band fondamentale per il genere. Trezzo d'Adda (Mi) DOMENICA 15 GIUGNO (LIVE) Bologna LUNEDI' 16 GIUGNO (ESTRAGON) Steel Panther La hair metal band losangelina in Italia per una sola data. Roncade (Tv) GIOVEDI' 19 GIUGNO (NEW AGE) Angra Power metal in salsa progressive per la band di San Paolo del Brasile. Sullo stesso palco Purple Snake e Stormborn. Trezzo d'Adda (Mi) GIOVEDI' 19 GIUGNO (LIVE) Zu Torna dal vivo il trio romano, tra jazz sperimentale e punk. Conegliano Veneto (Tv) VENERDI' 20 GIUGNO (APARTAMENTO HOFFMAN) Rock in Roma Il festival rock della Capitale entra sempre pi nel vivo e ospita i live di Avenged Sevenfold, Thirty Seconds to Mars e The Prodigy + Die Antwoord. Roma GIOVEDI' 19, VENERDI' 20 E SABATO 21 GIUGNO (IPPODROMO DELLE CAPANNELLE) City Sound Festival La rassegna rock e dintorni milanese apre i battenti. Sul palco i sudafricani Die Antwoord. Milano VENERDI' 20 GIUGNO (IPPODROMO DEL GALOPPO) Music for Sunset Festival Sull'Isola Maggiore del lago Trasimeno un solstizio d'estate con la musica dei Pink Floyd. Sul palco band, orchestra e coro per riproporre la suite di Atom Heart Mother e molti altri brani della band inglese. Nella stessa serata Miles Cooper Seaton e Julia Kent. Isola Maggiore (Pg) SABATO 21 GIUGNO Carroponte Per la lunga stagione estiva milanese sul palco Virginiana Miller e Gogol Bordello. Sesto San Giovanni (Mi) MERCOLEDI' 18 E SABATO 21 GIUGNO (CARROPONTE) Magnolia Estate Un festival lungo tutta un'estate alle porte di Milano. Questa settimana sono attesi Bud Spencer Blues Explosion, i norvegesi Turbonegro (unica data), Au Revoir Simone e il Boogaloo Festival con headliner Hannah Williams & The Tastemakers. Segrate (Mi) DA LUNEDI' 16 A GIOVEDI' 19 GIUGNO (MAGNOLIA) Sherwood Festival Un appuntamento estivo che ormai storia. In calendario The Pains of Being Pure at Heart, 99 Posse, Garri ncha Loves Sherwood (con band della Garrincha Dischi), AltaVoz con Ellen Allien & altri. Padova DOMENICA 15, MERCOLEDI' 18, VENERDI' 20 E SABATO 21 GIUGNO (PARCHEGGIO NORD STADIO EUGANEO) Lo Spirito del Pianeta Si chiude la kermesse di spettacoli e incontri gratuiti in provincia di Bergamo. Sul palco formazioni in arrivo da quasi ogni angolo del mondo. Chiuduno (Bg) SABATO 14 E DOMENICA 15 GIUGNO (POLO FIERISTICO) Festate La rassegna nella citt del Canton Ticino. Due serate con: Ceuzany, Yiddish Twist Orchestra,Shantel & Bucovina Club Orkestar (il 20), Bombino, Sebalter e Edoardo Bennato (il 21). Chiasso (CH) VENERDI' 20 E SABATO 21 GIUGNO (PIAZZA DEL MUNICIPIO) Villa Manin Musica La rassegna ospita Pat Metheny e Pierpaolo Capovilla. Passariano di Codroipo (Ud) SABATO 14 E SABATO 21 GIUGNO (VILLA MANIN) Pat Metheny Unity Group Tour italiano per lultima formazione del chitarrista statunitense che vede Chris Potter (ance), il polistrumentista italiano Giulio Carmassi, Ben Williams (contrabbasso) e Antonio Sanchez (batteria). Passariano di Codroipo (Ud) SABATO 14 GIUGNO (VILLA MANIN), Fiesole (Fi) LUNEDI' 16 GIUGNO (TEATRO ROMANO) Avellino GIOVEDI' 19 GIUGNO (TEATRO GESUALDO) San Marino SABATO 21 GIUGNO (CAVA DEGLI UMBRI) Parco della Musica In attesa di Luglio suona bene attesa lorchestra Swing Symphony, diretta da Wayne Marshall, con musiche di Duke Ellington e Wynton Marsalis. Per il 18 atteso il Pat Metheny Unity Group. Roma SABATO 14 E DA LUNEDI' 16 A MERCOLEDI' 18 GIUGNO (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA) Jazz Ascona Il festival, dedicatoal jazz tradizionale sulle spondedel lagoMaggiore, latosvizzero, tra i suoi molti appuntamenti propone Ronco Jazz, Stacey Kent e le formazioni elvetiche Blue Bolero, Nicole Herzog-Stewy Von Wattenwyl Group e Y-Jazz. Ascona (CH) DA GIOVEDI' 19 A SABATO 21 GIUGNO (VARIE SEDI) cacofonico vociare di bimbi che guardano estasiati una teoria di giocattoli sotto vetro. Poi, allimprovviso, arriva G.I. Joe. I bimbi si fermano e lui si anima, protagonista di scene cruente. Pur non condannando apertamennte il pupazzo, Munro, anche lui veterano della guerra in Corea, fa riflettere sul ruolo dei giocattoli bellici. Si vede qui: http://vimeo.com/29432557 FAVOLOSI SESSANTA Doverosa premessa: chi scrive ama il jazz, ma lontano anni luce dal considerarsi anche solo vagamente un esperto in materia. Chi scrive ha nei confronti del jazz lammirazione e il rispetto che questa musica merita; ne ha conosciuto i grandi nomi ascoltando musica fin da ragazzino, e oggi, da adulto stagionato, curiosa volentieri tra gli artisti giovani che ripropongono o compongono. Potrebbe allora sembrare fuori luogo affidargli il compito di presentare un libro (60 anni di jazz, Lampi di Stampa Editore, euro 21) a firma di Guido Michelone: uno che di jazz ne sa eccome, ne insegna la storia al Conservatorio Vivaldi di Alessandria (e Storia della Musica Afroamericana alla Cattolica di Milano), ne scrive per la carta stampata, Alias e il manifesto compresi; che collabora a rassegne e festival, progetti e spettacoli in tema. E invece non esiste miglior giudice, anzi lettore, di un profano curioso, specie quando un libro dedicato a un argomento cos specifico. Se quel libro, attrae, cattura, porta conferme e scoperte, allora vuol dire che ha saputo adempiere al suo compito. Diffondere e condividere cultura. Succede con il lavoro di Michelone, che ha al centro il numero sessanta. Ricorrenza anagrafica, poich lautore ha appena compiuto sessanta primavere; sessanta sono gli artisti di cui si parla (swingers, bluesmen, boppers, freemen, crooners, come recita il sottotitolo), pi altri sessanta elencati in coda; sessanta gli anni dellAssociazione Amici del jazz di Valenza, cui Guido ha affidato prefazione e postfazione nella persona di Gianfranco Nissola, uno dei consiglieri, saggista e autore teatrale. Lantologia nasce da un criterio selettivo che le prime righe dellintroduzione esplicitano ... Questi 60 non sono i jazzisti che pi amo - alcuni s (molti), altri no (pochi) - n quelli che conosco meglio (idem come sopra), ma semplicemente risultano quelli di cui negli ultimi anni mi si chiesto di scrivere... Per offrire come sempre un servizio ai lettori utile e dilettevole e per non lasciare dispersi su periodici etereogenei... questi miei brevi 60 ritratti, vorrei ora farli leggere tutti assieme. Selezione difficile, esclusioni a volte dolorose, revisioni accurate dei testi per uniformare le misure brevi e lunghe. Tutto ci ha dato corpo a un libro che sovente abbandona la forma biografica tradizionale per leggere lartista evidenziando tratti significativi della sua esistenza e della sua opera. Sia esso, annota Michelone, nella schiera dei Maestri o in quella dei Giovani Leoni. A chiudere ogni racconto, la discografia fondamentale e, sparso qua e l, un aforisma a proposito di jazz, firmato da musicisti, registi, scrittori, sportivi, giornalisti. CLASSICA Tardoromanticismo in stile soviet ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA LUCIANO DEL SETTE GIANLUCA DIANA GUIDO FESTINESE GUIDO MICHELONE ROBERTO PECIOLA NICOLAALESINI MARIA'S CALL (Helikonia) Talento tanto visionario quanto appartato, per nulla sgomitante nell'affollato parterre del jazz di confine, Alesini disco dopo disco ha costruito un impressionante e coerente universo estetico. I suoi sax (tenore e soprano) si appoggiano su suggestive, un po' misteriose costruzioni elettroniche, nate nel tempo dell'improvvisazione e messe in loop. La mente va a certi incantati episodi di Surman o del primo Garbarek, ma la cifra melodico-lirica decisamente mediterranea. (g.fe.) DEADCAT IN ABAG LATE FOR A SONG (Viceversa/Audioglobe) C anche lo zampino del basso di Valerio Corzani in questo disco dai tratti scuri, disegnato in forma di ballate a dividersi gli spazi con blues sporcati da chitarre elettriche e rauche. Cos come rauca la voce che nasce dalla gola di Luca Swanz Andriolo, autore dei testi e delle musiche, in parte composte con Roberto Albis. Made in Turin, Late for a Song, lavoro condotto in porto da un ottimo gruppo di musicisti, ha un che di ipnotizzante, uninquietudine a sottenderlo, una dimensione quasi astratta. Da ascolto attento. (l.d.s.) LUTHER DICKINSON ROCK 'N ROLL BLUES (Net West Records) Il punto di partenza che allo stato attuale lui uno dei primi tre al mondo per il blues. Detto ci prendete due quinti del progetto The Wandering ad accompagnarlo e il gioco, oltre che fatto, bellissimo ancora una volta. Vandalize un boogie semplice e immediato, Chicken Style e Yard Man una birra nel back porch, Bar Band scendere sulla Highway 61 dalle Colline verso Memphis, Some Ol' Day potrebbe essere un blues scritto dai Queens of the Stone Age e Mojo una della canzoni pi belle del nuovo millennio. Altro? (g.di.) JOLIE HOLLAND WINE DARK SEA (Anti/Self) Con Wine Dark Sea, sesto album in carriera, la cantante e autrice di Houston, Texas, fa un bel salto in avanti. L'anima folk appare ancora ma meno forte, e pi spazio invece lasciato a reminiscenze di blues rurale e jazz (non a caso hanno collaborato alcuni nomi della scena downtown newyorkese). Un disco non facile, che certo richiama alla mente la madre di tutte le giovani cantautrici statunitensi, Joni Mitchell, ma anche un disco di gran classe, con almeno un paio di brani sopra la media: First Sign of Spring e I Thought It Was the Moon. (r.pe.) Un solo totale, un duo, un trio. In terra di Liguria, e in campo estetico genericamente ascrivibile al jazz, anche se la definizione rischia di essere, qui, un confine stretto. I tre dischi ai quali accenneremo hanno una cosa in comune: il coraggio di tentare. Partiamo da Le trame del legno (Old Mill), gran bel titolo per un solo di contrabbasso ed elettronica a lungo meditato e infine realizzato da Federico Bagnasco, musicista attivo anche nella musica antica e nel folk. Il legno e le corde prestano il suono da manipolare allelettronica, usata con gran gusto, ed una intelligente festa di timbri inediti e ritmo. Mutatis mutandis, la stessa formula che si potrebbe usare per il duo fra Stefano Pastor, violino, e Charlotte Hug, viola e voce, assieme in Paragone darchi (Leo Records): una complementariet dialogica di voci scaturite dalle corde che affascina. Infine il batterista ligure Rudy Cervetto di Come prima (Silfreed), che nel terzetto a nome del grande Antonio Marangolo costruisce su canzoni e canzonette una trama ruvida, possente e memore della grande stagione della New Thing. Chapeau. (Guido Festinese) Ecco nella Ecm New Series musicisti tonali, alla fine, di gusto neoromantico, ancora presenti, lungo il Novecento e oltre, in Urss e ora nelle ex Repubbliche. La censura stalinista verso il nuovo lascia paradossalmente carta bianca ai compositori tradizionali di solida formazione e di spassionato impegno nel perpetuare in maniera austera e originale un linguaggio tardottocentesco come dimostra lomonimo album del russo-polacco MieczyslawWeinberg (1919-1996), degno di figurare accanto a Prokofiev e Shostakovich, in cui il violinista Gidon Kremer e la Kremerata Baltica interpretano una sonata, un trio, una sonatina, un concertino, una sinfonia, in pratica il compendio essenziale per apprezzare un musicista straordinario. Lo stesso dicasi dellarmeno Tigran Mansurian, oggi settantacinquenne, che presiede la registrazione di Quasi parlando, comprendendo tre recenti opere e una dei Settanta. Infine lestone quarantenne Helena Tulve in Arboles lloran por lluvia recupera ascendenze greogoriane e arcani retaggi folklorici. (Guido Michelone) SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it EVENTUALI VARIAZIONI DI DATI E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT JAZZ La tentazione del coraggio COLONNE SONORE Come le fragole senza panna BRIT POP I fantasmi dei Coldplay RUNRIVER NORTH RUN RIVER NORTH (Nettwerk/Self) Non si fa una gran fatica a capire che Fight to Keep, il singolo che apre il disco di debutto dei Run River North, sar un bel tormentone, perfetto per spot pubblicitari. Sono in sei, americani dalle origini asiatiche e qui gettano le basi per diventare una delle next big thing della scena alt pop con derive folk. Un po' per la particolarit delle loro origini, e un po' per una spiccata vena pop e catchy. (r.pe.) PINORUSSO NOVECENTO (Splasc(h) Records) Mai titolo fu cos azzeccato per un disco di jazz: al secondo album, il virtuoso chitarrista torinese rilegge 11 classici di Monk, Davis, Coltrane, rendendo centrale la posizione artistica dei tre afroamericani, dialetticamente posizionati in rapporto allintera cultura del XX secolo: e lapproccio personalissimo a Round Midnight, Blue Train, Blue Green ecc., tra Segovia, Joe Pass e John Williams fa il resto. (g.mic.) SANTANA CORAZON (Sony) Da Supernatural il leggendario chitarrista non ne ha azzeccata una. Progetti deboli, senza nerbo che si trascinavano a fatica. Questo suo trentasettesimo disco contenente 12 brani, nasce sotto migliori auspici. Solita carrellata di ospiti e tante cover - La flaca (ve la ricordate? qui il singolo che ha lanciato il disco), e una ripresa di Oye como va. Ma almeno, stavolta, sembra divertirsi anche lui: vero senor Carlos? (s.cr.) Fare peggio degli ultimi dischi onestamente era un'impresa ardua per i Coldplay, una delle pi grandi delusioni della scena pop rock inglese degli ultimi anni. Dopo due album ottimi (specie l'esordio) la band di Chris Martin ha tirato fuori una serie di lavori via via sempre pi inutili e, diciamolo pure, brutti assai. Con il nuovo Ghost Stories (Parlophone) provano a rialzare la testa, ma ci riescono solo in parte, perch se qualche buon brano lo si ascolta (Always in my Head, Midnight, Another's Arms) e se non ci sono cose che fanno accapponare la pelle come in precedenza, il livello medio a malapena sufficiente. Nulla di eclatante anche per il quarto lavoro degli Horrors, Luminous (Xl/Self). Pop rock di maniera con qualche deriva psych e space, ben congeniato, alcune buone intuizioni non sempre sviluppate appieno. Dopo sette anni torna una delle band pi amate del brit pop, gli Embrace. L'album, omonimo (Cooking Vinyl/Edel), non stravolge quanto fatto in precedenza, il suono giusto un po' pi virato verso l'elettronica, ma resta intatto il loro stile alla ricerca dell'anthem pop, ma trovarlo non semplice... (Roberto Peciola) Ed ecco un nuovo remake di un film japan che gi non dispiaceva a livello di musiche, Oldboy (Varese Sarabande). Per questa produzione Usa le musiche le scrive Roque Banos che va fino a Bratislavia a inciderle con la locale orchestra. Si diverte a costruire e ricostruire scene tortuose, violente e spropositate. Come il pan grattato sulle fragole che crea una discreta acidit senza lausilio della panna. Da soverchiamento acustico! Che bella commediola che About Time con uno score divertente (Decca) che passa dalla mitica Amy di Back to Black al Nick Cave di Into My Arms, il tutto condito dalla musiche originali di Nick Laird Clowes che firma ovviamente anche il tema portante. Doppio cd da collezionisti, Saving Mr. Banks (Disney Records), soprattutto perch nel nostro paese di difficile reperibilit. Peccato perch per riascoltare i mitici fratelli Sherman, assieme a una serie di chicche dallo storico Mary Poppins, non basterebbero 2 cd. Si riascoltano con piacere Julie Andrews, i fratelli Sherman e le musiche originali del veterano Thomas Newman. Per palati fini. (Marco Ranaldi) DI GUIDO FESTINESE (16) ALIAS 14 GIUGNO 2014 INTERVISTA TULLIO AVOLEDO La trilogia mistica che incanta i giovani russi di FRANCESCO MAZZETTA Sono arrivato a Glukhovsky tramite il videogioco Metro 2033, ci racconta Tullio Avoledo sia io che mio figlio eravamo accaniti giocatori, cos quando ho saputo che la casa editrice Multiplayer portava Dmitry al Salone del Libro di Torino del 2010, ho contattato Multiplayer chiedendo se era possibile incontrarlo. Avevamo un intervallo utile di poche decine di minuti, tra un impegno e laltro: un tempo pi stretto di quelli che affronta George Clooney in Gravity Siamo riusciti comunque a parlare. Ma non pensate che ci siamo messi a discutere dei massimi sistemi letterari, o di filosofia: quello che mi interessava era sapere se ci fosse qualche glitch nel gioco per trovare pi munizioni. Dmitri mi gel dicendomi che non aveva alcun controllo sul videogame Cos ci trovammo costretti a parlare di libri. E lui mi espose il progetto del Metro Universe, questa innovativa creazione multimediale aperta alla collaborazione di fan e professionisti di tutto il mondo. Dmitri mi chiese se non fossi interessato a partecipare con un libro a quellavventura. Io ricorsi a tutta la mia diplomazia per tirarmene elegantemente fuori. Avevo gi troppe cose in cantiere. Poi per, quellestate, lessi il romanzo Metro 2033 e ne rimasi affascinato. Non era il solito romanzo dazione. Aveva una profondit e una dirittura morale che fecero immediatamente presa su di me. Cos io e Dmitri ci scambiammo alcune mail, e un pomeriggio ci incontrammo di persona a Venezia, e al tavolino di un bar davanti al teatro La Fenice gli raccontai la storia che avevo in mente di scrivere. La cosa nata cos. Non pensavo che scrivendo quel libro avrei incontrato un pubblico completamente diverso da quello dei miei lettori abituali. Nel 2012, quando presentai ledizione russa del libro alla Biblioteca di Stato di Mosca, la vecchia Biblioteca Lenin, mi trovai davanti 500 ragazzi e ragazze, la gran parte sotto i ventanni. Fu una folgorazione. Capii che con quel libro che tutti gli addetti ai lavori mi avevano sconsigliato di scrivere, parlandomi di un suicidio letterario, potevo raggiungere un target nuovo, giovane, internazionale. Ho conosciuto persone straordinarie come Ilya, il giovanissimo illustratore delle copertine russe della saga, che ormai conta decine di titoli. Gente rapida nel pensiero e nellazione. Ragazzi dalle domande interessanti, come lo sono i lettori polacchi del mio libro, i cui commenti e interrogativi mi hanno positivamente stupito. Sono davvero lieto e orgoglioso di essere uno dei due scrittori non russi che hanno collaborato alla saga, se mi servito a incontrare un pubblico cos. La trilogia era gi prevista all'epoca di Le radici del cielo o un modo per rispondere e continuare il suo successo? Scrivendo Le radici del cielo avevo in mente un romanzo autocompiuto. Poi per ho capito che la storia andava sviluppata. Che per rispondere a tutti gli interrogativi suscitati in me dallopera di Dmitri un libro non bastava. Cos ho lasciato da parte altri progetti e mi sono concentrato sul seguito. Ora ho gi in mente la scaletta del capitolo finale della mia saga di Metro 2033, che si svolger tra Firenze e Roma. Diciamo anche che la voglia di dare un seguito al primo romanzo stata aumentata dai commenti dei miei lettori russi e polacchi, che mi hanno aiutato a focalizzare lattenzione su quello che volevano, e che ho cercato di dargli con La crociata dei bambini. In Le radici del cielo ed ancor pi in La crociata dei bambini presente una forte riflessione religiosa, solitamente assente nella fantascienza Cosa ti ha portato a scegliere come tema per per queste tue opere unindagine sulla possibilit della fede oltre l'apocalisse? Beh, ci sono alcune grandiose eccezioni, personaggi di grandi romanzi fantascientifici che hanno una fede o addirittura sono dei preti, come il Padre Carmody protagonista di Notte di luce di Philip J. Farmer o padre Ramon di Guerra al grande nulla di James Blish. E poi c quel romanzo straordinario di Lester Del Rey, Lundicesimo comandamento, che avr letto almeno sei volte. Ci che mi interessava esplorare, nelluniverso immaginato da Dmitri, era la possibilit della fede, una qualsiasi fede, non solo di sopravvivere ma di evolversi, in un mondo postapocalittico. Questo secondo romanzo incentrato sul concetto cabalistico di tsimtsum: lo svuotamento di Dio. Nel prossimo svilupper una cosa affascinante che ho scoperto sulla chiesa aquileiese delle origini. Introdurre la religione allinterno della fantascienza d delle possibilit narrative notevoli. La tematica religiosa, tra laltro, stata il motivo del successo del libropresso il pubblicopolacco. Le radici del cielo statoper diverse settimane incima alla classifica dei bestseller di narrativa fantastica. Econla tradizione che di quel genere c in Polonia, una cosa che mi ha davveroesaltato. Incompenso in Germania i lettori hannoreagito negativamente alla presenza dellelementoreligiosoe di certi voli di fantasia. Dovendo scegliere il pubblicoda accontentare conil mio secondoromanzo hodecisocol cuore e nonconla logica dei grandi numeri. Hosceltoi polacchi, insomma. I tedeschi hanno reagito male per l'elemento religioso o perch uno dei boss in Le radici del cielo ha un nome tedesco? Tutte e due le cose, posso pensare. Gottschalk comunque una citazione da un romanzo di John Brunner, La Matrice Spezzata. In generale le critiche su Amazon vertevano sul fatto che ci voleva pi azione che metafisica. il motivo per cui i polacchi non dichiarano mai guerra per primi e i tedeschi invece s... Il Metro 2033 Universe comprende anche due videogiochi. Li hai provati? Quale preferisci? Se ti proponessero di realizzare un videogioco dalle tue opere quale proporresti e come vorresti che venisse realizzato? Ho adorato il primo gioco. Potente, realistico e mistico al tempo stesso. Il secondo ce lho ma non lho mai installato, essenzialmente perch il mio notebook non ha le caratteristiche tecniche necessarie. Questo dei requisiti di gioco proibitivi un grosso limite per i due game. Mi piacerebbe poter giocare, come in Russia, a Metro online, alla cui presentazione ho assistito due anni fa. E attendo con impazienza Metro 2033 Wars che annunciato per Android e IOS. E ovviamente non mi dispiacerebbe avere un videogame tratto dai miei due romanzi della saga. O da Un buon posto per morire, il romanzo dazione che ho scritto nel 2012 a quattro mani con Davide Boosta Dileo dei Subsonica. Quello sarebbe perfetto, secondo me. Ma il tempo c. Vedremo. Che "genere" di videogioco vorresti che fosse? uno sparatutto? un'avventura in terza persona? Vorrei fosse un gioco a esplorazione libera, con missioni principali e missioni facoltative, tipo Fallout 3, in cui il karma del protagonista varia a seconda delle azioni che compie. Nel tuo articolo pubblicato su Wired L'influenza dei videogiochi nei miei romanzi critichi i sapienti delle Terre della Letteratura perch non sanno riconoscere le nuove narrazioni che provengono da fumetti, videogiochi, ecc. e ignorano le potenzialit del meticciato culturale tra i vari media. Per anche vero che a partire dagli accademici ludologi per arrivare ai semplici appassionati di videogame c' una nutrita schiera di sostenitori dell'idea che la narrazione sia un orpello inessenziale per i videogiochi, roba per vecchi incapaci di giocare e legati a cose come le cut-scenes che loro sistematicamente skippano senza piet. Che peso pu avere la narrazione all'interno di un videogioco? Molto o nessuno. Dipende dal gioco. Non sono un tecnico, pertanto non posso esprimere che opinioni superficiali, forse anche sbagliate. E poi appartengo ad unaltra generazione, una che in gran parte i videogame li ignora o li fugge come la peste. Diciamo comunque che Fallout 3 o Bioshock Infinite sono una cosa diversa da, che ne so, Wolfenstein o Aliens, o altri FPS. Credo che un personaggio come Geralt di Rivia, per dire, abbia potenzialit maggiori di quelli di Assassins Creed. La sfida quella di realizzare giochi che incantino il lettore nella trama. Mi piacerebbe moltissimo poter acquistare i diritti della saga di Riverworld, o di quel gioiello narrativo che Soldato, non chiedere di Gordon Dickson. Che giochi fantastici ne verrebbero fuori. Ma temo che il futuro sia piuttosto Angry Birds o Temple Run. La pigrizia e i limiti delle piattaforme di gioco rischiano di rovinare tutto. Daltra parte lonnipresenza dei fast food e il contemporaneo successo delle trasmissioni di alta cucina rappresentano lo stesso apparente paradosso. Ma non sono un programmatore o un progettista di videogame e infatti in quell'articolo parlavo dal versante della Letteratura, e non da oltre frontiera. Il fatto che ci sono un sacco di talenti in grado di progettare un videogioco innovativo, e credo che imporgli limiti tipo FPS o Adventure sia assurdo. I giochi del futuro saranno molto diversi da quelli attuali, come Fallout 3 sta a Pong...Certamente non semplice progettare nuovi scenari, e infatti non mi ci provo neanche. D'altro canto Gibson ha inventato il cyberspazio su una macchina da scrivere... di F.M. Tullio Avoledo, friulano, classe 1957, ha scalato le vette di critica e pubblico delle patrie lettere con il fulminante esordio di L'elenco telefonico di Atlantide (Sironi) nel 2003 e la vittoria nel 2006 del Premio Super Grinzane Cavour - dopo l'approdo ad Einaudi - con Tre sono le cose misteriose. Ma se gi aveva dimostrata propensione nel percorrere strade originali quando, nel 2011, aveva pubblicato sempre per Einaudi un thriller apocalittico assieme al tastierista e fondatore dei Subsonica Davide Boosta Dileo, ha probabilmente lasciato di stucco pi di un paludato critico quando si apparentemente convertito alla narrativa seriale dedicandosi al Metro 2033 Universe ideato dallo scrittore russo Dmitry Glukhovsky. Rispetto ai romanzi di Glukhovsky (ma anche alle altre storie dell'Universe, tutte pubblicate in Italia da Multiplayer.it) dedicati sostanzialmente ad una narrazione avventurosa in uno scenario post-apocalittico cupo e ctonio dei tunnel della metropolitana, infestati da pericolose mutazioni indotte dalle radiazioni e ancora pi pericolose fazioni umane l'una contro l'altra armate che rispolverano in modo tragicomico le divisioni ideologiche pre-catastrofe, la narrazione di Avoledo preferisce la peregrinazione nel mondo esterno da una parte e la riflessione sulla possibilit di sopravvivenza della religione e soprattutto della fede. Non a caso il protagonista de Le radici del cielo un prete, l'ultimo a capo dell'Inquisizione, inviato dalle catacombe romane, in cui la Chiesa sgomita col potere politico, a Venezia dove si favoleggia ci sia l'ultimo vicario di Cristo sulla Terra assieme a un tesoro utile alla Chiesa per confermare la supremazia anche temporale. Dopo un viaggio denso di tribolazioni ed avventure, John Daniels scopre che a Venezia c' ben pi che un Papa: tra i canali asciutti ha la consapevolezza infatti che la vita sulla Terra che sembra destinata all'estinzione in realt si sta tornando a sviluppare in forme e su piani nuovi e diversi. Ed alla fine si oppone al reale esito previsto per il suo viaggio: quello di distruggere l'eventuale Papa con un'ennesima deflagrazione atomica, ed al contrario decide di ritornare a Roma con l'ordigno per imporre - con le buone o con le cattive - la sua nuova visione di speranza. Ma nel suo viaggio di ritorno viene deviato - e qui comincia il secondo romanzo della trilogia, La crociata dei bambini, in libreria sempre per Multiplayer.it - a Milano dove l'ordigno gli viene rubato dalla fazione pi potente e pi crudele tra quelle che dominano la citt in disfacimento: i Figli dell'Ira. Come in una sorta di Guerrieri della notte italo-postapocalittico assistiamo nel nuovo romanzo ad un conflitto urbano tra le varie fazioni in lotta per la supremazia con John Daniels che vuole recuperare la bomba anche per impedire che venga usata contro le Creature della Notte, i nuovi abitanti della Terra che a torto vengono considerati mostri dagli umani, ma anche per impedire che essi spadroneggino sulle altre fazioni imponendo tributi disumani. Il tema religioso prosegue e si rafforza in questo secondo romanzo soprattutto nello scontro/confronto tra il cattolicesimo di padre Daniels e la fede ebraica di una delle fazioni con cui s'incontra/scontra. Se all'epoca della sua uscita avevamo salutato Le radici del cielo come uno dei pi freschi e brillanti romanzi italiani - confermati in ci dal successo, anche internazionale, ottenuto - non possiamo che confermare il giudizio anche di fronte alla sua serializzazione che, invece di annacquare trama e tematiche, trova il modo di riproporre quanto gi c'era di buono nel primo romanzo aggiungendo novit e profondit senza minimamente far mancare l'azione che non si pu non attendersi da una storia del genere. In pagina dalla copertina di La crociata dei bambini LA SERIE Conflitto urbano nella Milano apocalittica LA SAGA Non pensavo che con Le Radici del Cielo avrei incontrato un pubblico cos diverso da quello dei miei lettori abituali. E nella Crociata dei Bambini presente una forte riflessione religiosa di solito assente nella fantascienza