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Fo ndazi o ne Gui do Pi c c i ni

pe r i di ri t t i de l l uo mo


Renato Pi cci ni
Paola Gi nesi

La cultura
patrimonio universale










v i a t e rzag o , 1 1
2508 0 c al v ag e s e de l l a ri v i e ra / bre s c i a
tel. 030. 601 047 / 030. 6000038 / fax 030. 601 563 / 030. 6000039
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segreteri a@fondazi onegpi cci ni . org
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Quale cultura?

Mi piace la gente che si appassiona,
che non devi continuamente spingere,
alla quale non c bisogno di dire sempre cosa fare,
ma che sa quello che bisogna fare e lo fa.
Mi piace la gente che sa assumersi
le conseguenze delle proprie azioni,
la gente che rischia il certo per lincerto
per andare dietro a un sogno.
Mi piace la gente
che non lascia le soluzioni al caso.
Mario Benedetti - Uruguay


La cultura non , come a volte viene considerata, la pi o meno
ampia conoscenza nei vari campi del sapere: dalla storia alla filosofi-
a, dalla letteratura allarte, dalla sociologia alleconomia e sostenu-
ta su un dibattito spesso autoreferenziale.
Una conoscenza in mano agli intellettuali, spesso imprigionata in
un discorso da e tra addetti ai lavori, che giunge ben poco alla gen-
te, non sempre comprensibile anche per persone interessate e che
cercano di capire, vorrebbero capire e hanno una certa conoscenza
dei problemi, degli argomenti trattati e discussi.
Naturalmente non abbiamo nulla contro la cosiddetta cultura con
la C maiuscola, quella che spazia in ogni campo e che, insieme a
tanti altri fattori, ha dato e d radici alla nostra presenza, alla nostra
storia, alla nostra stessa utopia e dubbi, ricerca, lotta
Bisogna, per, chiarire cosa si intende per cultura, perch c an-
che una cultura e non certo figlia di un dio minore legata non ai
libri (per lo meno non solo ai libri), alle discussioni erudite ma quel-
la della vita comune, costruita sia nella quotidianit di ogni individuo
e di ogni generazione, sia nelle tradizioni del passato, riviste, rivissute,
ricostruite nella storia di ogni tempo, di tutti i tempi.
Nellultimo Festival Internacional Zemos98 di Siviglia la cultura
stata definita un palinsesto infinito palinsesto nel significato origi-
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nale della parola, non quello di uso comune, la programmazione tele-
visiva, ma del termine di origine greca: raschiato di nuovo, che indica
un manoscritto antico il cui testo originario stato cancellato e sostitui-
to con un altro nello stesso senso del primo (quasi sempre
nellinterlinea) o in senso trasversale.
la cultura che sta alla base dellidentit delle classi popolari,
della presa di coscienza e delle lotte che partono dalla base, quella
cultura, cio, che strumento di trasformazione sociale.
sempre pi indispensabile una presenza e unazione culturale
dal basso, indipendente, alternativa, autonoma, critica con lobiettivo
di smontare e demolire gli elementi che costituiscono la struttura con-
cettuale dei messaggi oggi dominanti, in un processo di disinformazio-
ne per dar spazio ad una vera e reale informazione come base del-
le rivendicazioni e delle analisi della cultura popolare.
Si pu cos ricostruire la rappresentazione che abitualmente riflet-
tono i mezzi di comunicazione partendo dalla prospettiva della gente
comune, dei cittadini con i relativi diritti e doveri.
Cultura intesa come pratica sociale e politica che esprime
lesperienza quotidiana della gente e, come tale, muta e si diversifica
con il passar del tempo, secondo le varie geografie, di fronte a situa-
zioni in evoluzione o che tendono a standardizzarsi Per questo ha un
carattere pluralistico, definita e modificata attraverso i pi diversi pro-
cessi sociali.
La cultura anche risultato di costruzioni simboliche, sulla base di
molteplici relazioni e prassi sociali; una costruzione in continuo movi-
mento, che si basa sul passato ma si proietta nel futuro.
In questo senso la cultura deve essere considerata uno strumento
concettuale sebbene profondamente radicato nella prassi, nella
cronaca e nella storia al servizio della trasformazione e non della
riproduzione di un determinato ordine sociale.
Cultura filosofia di vita, comportamento, modo dintendere
lesistenza, di rapportarsi con gli altri, di partecipare, pi o meno co-
scientemente, ad una memoria storica.
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La cultura, la comunicazione culturale non devono, non possono
essere una cosa criptica, un linguaggio oscuro, enigmatico, da addetti
ai lavori, quindi spesso incomprensibile, o poco comprensibile, per la
maggioranza della gente perch costruita ed espressa in modo che
sia capita solo da pochi, in un linguaggio quasi incompatibile con o-
gni processo di comunicazione.
Il punto di partenza deve essere luomo della strada, nella sua
accezione pi vasta, non lesperto.
E deve essere luomo della strada a prendere in mano la cultura:
bisogna cominciare a costruire sempre partendo da dove ci troviamo,
qualunque sia il pensiero, il luogo, la situazione a cui vogliamo arriva-
re.
Nel percorso culturale dobbiamo disegnare nuove mappe per de-
finire nuove frontiere culturali, trovare nuovi luoghi da cui osservare me-
glio, pi a fondo, usare lenti diverse per scoprire e leggere la storia,
tessere nuovi incontri, vicinanze, condivisioni per connettersi con gli altri
con nuove modalit, comprendendo che molte questioni politiche o
accademiche che siano sono problematiche condivise perch le
frontiere fisiche/geografiche non corrispondono sempre alle frontiere
dei problemi sociali: ci sono situazioni trasversali ad ogni geografia, ad
ogni storia, ad ogni popolo che attraversano ogni societ, ogni pae-
se
Il sistema neoliberale, usando soprattutto i mezzi pi infidi e ambi-
gui, ha diffuso un tipo di cultura, o meglio di non-cultura, di spettatori
passivi che non elaborano nulla e imitano modelli, pensiero, stile di vi-
ta imposti dallalto, da chi teme il pensiero critico, soprattutto della
base popolare, e cerca consumatori docili di oggetti, idee, stili, visioni
del mondo.
Il modello neoliberale si basa su un discorso, un modo di utilizzare
gli strumenti tecnologici, un uso nefasto dei diritti umani che rendono
indispensabile un processo culturale che vada in senso contrario e si
ponga come barriera contro il dilagare di questa non-cultura.
La cultura ha un valore chiave nella societ, un ruolo determinante
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come strumento di integrazione e di progresso, come strategia per raf-
forzare la democrazia, una crescita culturale unita strettamente alla
capacit di rinnovamento.
indispensabile alfabetizzare di nuovo, con forme e metodologie
differenti, il mondo popolare attraverso una rivoluzione educativa,
nel senso pi ampio del termine.
stato un errore, per non dire una forma di grande miopia politica,
la chiusura di tanti centri di formazione ritenuti non sostenibili econo-
micamente, dimenticando che tutto ci non pu stare allinterno di lo-
giche commerciali, di resa economica, di costi di gestione ma
allinterno di logiche culturali che garantiscano, da una parte,
laccesso a strumenti idonei sia per la difesa dei diritti sia, soprattutto,
per portare avanti logiche diverse dal sistema che si stava sempre pi
affermando; dallaltra, preparare persone capaci di affrontare i pro-
blemi della societ del futuro e di dare il proprio personale contributo.
La cultura come noi la intendiamo, come vogliamo diffonderla (e
difenderla) la cultura che al di l di ogni barriera, aprendosi ad un
livello globale costruzione collettiva e crea lidentit di un popolo,
di un gruppo sociale, di un sindacato, di un movimento popolare
quella che in America Latina viene chiamata la cultura descalza,
che cammina a piedi nudi per le strade della gente comune quella
cosiddetta cultura militante considerata dal nostro mondo culturale
una sotto-cultura , una cultura che d forza su due versanti:
risponde allesigenza di conoscere la realt dei fatti
rafforza il percorso per rivendicare la verit, la giustizia,
luguaglianza, la democrazia
Una battaglia culturale che alla base di ogni rivendicazione
politica, economica, sociale e si amplia sempre pi, si espande da
locale a nazionale e continentale, fino a raggiungere il livello globale,
riferimento obbligato per soluzioni comuni a problemi comuni.
la cultura che promuove integrazione, solidariet, diversit con
contenuti peculiari e letture specifiche che ampliano il ventaglio della
comprensione e della ricerca della verit perch, diceva Pasolini, la
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verit non sta in un solo sogno, ma in molti sogni.
La cultura , contemporaneamente, nucleo e motore di un nuovo
modello di societ, di un nuovo, diverso sistema-mondo.
Perch democrazia e cultura questo tipo di cultura sono inscin-
dibili, luna sintreccia con laltra in una reciproca costruzione, in una
crescita insieme.
Sono indispensabili, certo, gli intellettuali, nel senso pi vasto e
positivo del termine, che fanno analisi, ricerche, dibattiti sul potere, sul-
la democrazia, sui suoi reali fondamenti e prospettive, sul percorso rea-
le per costruirla
C bisogno delle loro intuizioni purch evitino ogni dogmatismo e
agiscano con retta coscienza, senza la pretesa di profezie sicure
(vedi, ad esempio, gli errori di tanti economisti negli ultimi anni).
Tutto ci non sufficiente, pu rimanere inutile se non trova il modo,
la strada, il linguaggio per incontrarsi, per interconnettersi con le intui-
zioni, le analisi, il linguaggio della gente cosciente della situazione,
propria e generale, e indignata contro tutto ci che avviene sulla sua
testa, contro la violenza con cui si gioca sui destini di milioni e milioni
di persone.
Con luragano neoliberale, con la disinformazione e manipolazio-
ne dei mass-media in mano al grande capitale, questa cultura di ba-
se rischia di perdersi e deve essere protetta, difesa, ricostruita, fortifi-
cata
Le due culture devono cercare e trovare il modo di alimentarsi e
stimolarsi a vicenda.
Ci saranno, allora, una crescita e una maturazione che si evidenzie-
ranno sia nei grandi avvenimenti e problemi fondamentali, sia nella
prassi quotidiana, nel modo in cui ognuno esercita la propria respon-
sabilit sociale e civile, nel processo in cui si tende ad una societ
allinsegna della solidariet e non dellindividualismo, nella costruzio-
ne di ci che, con una parola, si pu definire il bene comune, nella
sua reale e originaria accezione del buen vivir delle popolazioni indi-
gene dellAmerica Latina e non nelle interpretazioni faziose che spesso
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se ne fanno.
Il modello neoliberale non punta solo allo smantellamento del set-
tore pubblico, ma allo smantellamento della cultura viva dellintera
societ, dei singoli popoli, della gente comune con lobiettivo di dar vi-
ta a una societ ingiusta, ad una popolazione senza diritto reale di
cittadinanza, ad una democrazia sequestrata, debole, incerta.
Ci porta ai risultati che abbiamo oggi sotto gli occhi: insicurezza,
povert, precariet, indebolimento dei diritti sociali e civili, esclusione
nellaccesso a beni, servizi e diritti che sembravano definitivamente
acquisiti
Ma oltre a questo si sta creando sempre pi esclusione sociale in-
tesa come lincapacit, o impossibilit, di partecipare, di prender par-
te, di essere protagonisti e soggetti della vita politica, sociale, econo-
mica, culturale di una societ divisa tra luniverso degli inclusi, coloro
che ne fanno parte a pieno diritto (!!!) e degli esclusi ad ogni livello,
un settore che si fa drammaticamente sempre pi numeroso.
Questo processo di disgregazione, di rottura progressiva delle rela-
zioni sociali, sia in ambito individuale che civile, di costruzione di pri-
vilegi, a cui corrispondono condizioni di vulnerabilit, pu essere arre-
stato attraverso una crescita culturale che riannodi il percorso, oggi
pi difficile e con direzioni meno chiare, del mondo del lavoro, delle
realt di base, dei movimenti ed azioni popolari verso obiettivi comuni
per un radicale cambiamento del sistema.
indispensabile cercare, trovare e mettere in atto i meccanismi cul-
turali anche nelle loro vesti e aspetti socio-politico-economici per
ricostruire unidentit e un senso di appartenenza di classe che le
forze neoliberali hanno cercato, in tutti i modi e con ogni mezzo, di
piegare e distruggere, allinsegna di una societ fondata sul consumi-
smo, il conformismo, lomologazione, il pensiero unico.
la cultura della base che costruisce la societ dal basso
unespressione latinoamericana dice: Lunica cosa che si costruisce
dallalto il pozzo.
La cultura, quindi, non ha un ruolo passivo, quasi accessorio, sen-
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za particolari legami con la realt e la vita dobbiamo concepire la
cultura come un dibattito di idee, una tradizione tramandata dal pas-
sato, un mezzo di partecipazione individuale e collettiva che riconosca
la centralit delluomo e del suo percorso per riscoprire il proprio posto
nel mondo.
Nellattuale realt delle tante svariate crisi, la cultura deve essere,
pu essere, un luogo, uno strumento, uno dei pochi, di resistenza, tro-
vando anche forme non tradizionali.
Possiamo portare lesempio di varie realt latinoamericane: il mon-
do del lavoro delle fabricas recuperadas o il movimiento de los pique-
teros argentini, i sem terra brasiliani, le poblaciones en resistencia gua-
temalteche trovarono espressioni culturali nuove, legate al proprio
specifico movimento e campo di lotta, tese per a obiettivi che li supe-
ravano ampiamente, in grado di agglutinare settori sempre pi ampi
della societ nazionale ed anche a livello globale.
La loro situazione li spinse a trovare nuovi paradigmi, differenti sca-
le di valori, percorsi inediti, obiettivi sempre pi vasti, originali letture ed
espressioni nella difesa del diritto alla protezione della diversit
culturale come punto di partenza per un impegno comune, cio la di-
fesa della diversit come possibilit di uguaglianza di tutta lumanit.
LAmerica Latina un esempio evidente che la resistenza dei mo-
vimenti popolari, i pi diversi movimenti sociali politici religiosi, produsse
profondi cambiamenti culturali che si fanno sempre pi evidenti nella
vita sociale, politica, economica di molti paesi.
Questa cultura diffusa si sta aprendo in pi ampi spazi, acquista
sempre maggior centralit nel dibattito politico-sociale e si pone come
caposaldo contro quel processo di globalizzazione che tenta di impor-
re discorsi e prassi omogeneizzanti presentandoli come fenomeni natu-
rali nella civilt attuale, conseguenze logiche dello sviluppo tec-
nologico e scientifico.
Di fatto, con questo tipo di globalizzazione, sono entrati in crisi il
concetto di societ, la rappresentanza democratica, limmaginario col-
lettivo, laspirazione alla giustizia, i diritti civili e sociali, primo fra tutti il
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diritto alluguaglianza.
Un nuovo processo culturale nuovo per fondato su valori,
percorsi, lotte, utopie di sempre deve capovolgere questo sistema
devastante attraverso meccanismi politici, sociali e culturali per rico-
struire lappartenenza sociale e la costruzione di una societ giusta,
inclusiva, ugualitaria.
Una cultura che crea le condizioni per vincoli di solidariet e di
condivisione tra le persone, combatte discriminazione, esclusione, xe-
nofobia, promuove lintegrazione sociale e la formazione di tutta la
popolazione uno strumento fondamentale di trasformazione persona-
le e sociale, per capovolgere il processo di frammentazione e trasfor-
marlo in un percorso di inclusione.
Una cultura intesa come spazio per incontrarci e riconoscerci,
come possibilit di riconoscere il nostro habitus, le nostre convinzioni,
le nostre ricerche e lotte.
La nostra cultura deve scendere in piazza.
La strada, per, non ridotta al ruolo di scenario dello scontro socia-
le, ma come spazio di costruzione di identit popolare, di agglutina-
mento di forze, di confronto positivo e costruttivo, cos com successo
con gli indignados spagnoli. Una cultura che sale dalla strada per
occupare la scena politica, dimostrando di essere capace di costruire
unalternativa sociale, culturale, politica, religiosa, economica
La cultura dal basso deve proporsi come uno spazio di contro-
potere, come ambito di decisione per una strutturazione organizzativa
e per la crescita qualitativa di un movimento politico e sociale, tessen-
do una rete di molteplici esperienze, partendo dal locale, per rap-
presentare le reali inquietudini e aspirazioni della popolazione.
Anni e anni di depoliticizzazione e di abbassamento del livello cul-
turale del mondo popolare hanno lasciato il segno: bisogna credere,
e far credere, di nuovo nello sforzo collettivo delle organizzazioni di
base.
Non si possono dare per scontati presupposti e finalit, per tem-
po di conoscenza e di proposte contro il pessimismo, lo scoraggiamen-
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to, lo smarrimento di oggi.
V la necessit di mettere alle corde il potere attuale, che vive una
stabilit istituzionale solo apparentemente democratica, e porre i di-
ritti fondamentali e la dignit della persona umana come fine primario
di ogni scelta sociale e politica.



Una rivoluzione culturale
La cultura d senso e voce alla nostra storia,
lignoranza ci fa sudditi della storia altrui.
R.P.

La conoscenza culturale del sistema capitalistico fondamentale
per una rivoluzione culturale alla luce di un vero e possibile cambia-
mento socio-politico-economico.
I rimpianti del passato e le sorprese del presente che, sempre pi
forti, si vivono nel comune mondo del lavoro, sono il segno di
unesigenza per un cambiamento radicale della nostra mentalit, frut-
to di un passato culturale-sociale di un mondo che non esiste pi.
Loffensiva del sistema capitalista il frutto dellaver previsto, voluto
e realizzato un mondo globale.
Il mercato in particolare quello finanziario ha preceduto il crollo
delle frontiere cogliendo loccasione per annullare le distanze attra-
verso i nuovi strumenti tecnologici e mezzi di comunicazione.
Ci servito a rendere universali i valori propri del neoliberalismo
e linteresse massimo del profitto e dellaccumulo selezionato della ric-
chezza.
Il denaro diventa sempre pi valore centrale del mercato, da stru-
mento a merce privilegiata custodita nei forzieri dei paesi dove il mer-
cato non aveva molta ragion dessere piccoli e senza risorse, se non
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la loro bellezza naturale, sono divenuti i luoghi dove si nascondono ed
accumulano risorse sottratte alla tradizionale funzione di sviluppo e,
seppur sempre in minima parte, al processo di avanzamento sociale.
La classe sociale pi vasta, quella del mondo del lavoro, anche
nelle sue istituzioni pi vive, non ha saputo culturalmente cogliere in
tempo questi grandi cambiamenti.
Anzi, peggio, beneficiando solo di alcune briciole che cadevano
dal nuovo e gi ricco banchetto, ha creduto cos di partecipare a pie-
no titolo alla divisione del nuovo bottino globale.
Il risveglio, conseguente alla perdita di conquiste, dalla dignit del
lavoro alla garanzia di una vita dignitosa, stato non solo brusco ma
crudele.
C un vuoto di prospettiva che non solo impedisce una risposta at-
tuale, forte, consapevole e scientificamente capace, ma pure pro-
spetta un domani ancora pi oscuro abbiamo rubato ai nostri figli il
loro futuro.
E tutto ci perch non abbiamo saputo usare gli strumenti validi
della cultura del passato (come lanalisi sociale marxista che ritenu-
ta sempre pi appropriata anche dagli antimarxisti), ma neppure
labbiamo profeticamente aggiornata nella sua filosofia del profitto e
del denaro.
La conoscenza dei dati e dei meccanismi del capitalismo, non
sufficiente a cogliere quali sono e saranno le prossime mosse del si-
stema.
necessario che la classe operaia, oggi pi articolata ma pur
sempre classe operaia, riprenda la sua capacit culturale nellatten-
zione delloggi cogliendo i segni dei tempi per rispondere alle sfide del
presente-futuro.
Lignoranza non pi pensabile nel vasto, differente, contradditto-
rio mondo del processo economico-politico.
Vanno, dopo aver appreso bene come si muovono gli altri, studia-
te, ricreate e approfondite nuove analisi, nuove finalit possibili e nuo-
ve risposte.
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Tutto per creare una politica dove il mondo del lavoro e gli esclusi,
che sono tanti e sempre pi, ritrovino forza e speranza.
Per compiere una rivoluzione sociale necessaria unautentica rivo-
luzione culturale, indispensabile per una nuova mentalit politica,
capace di dar vita a un nuovo modo di pensare e che pone al centro,
in particolare la dignit del lavoro.
La cultura del lavoro non deve avere come fine primario il profitto, il
denaro o, per contro, la semplice sopravvivenza, ma lo sviluppo delle
infinite ricchezze di ogni uomo, di ogni donna, protagonisti del loro fu-
turo.
Questa rivoluzione culturale gi socialmente presente nei movi-
menti sociali contro la crisi sistemica.
bene sottolineare lespressione crisi sistemica per non legare la
crisi di oggi alleccezionalit, ad un momento particolare di eccessi-
va espansione e benessere (il buen vivir popolare), oppure a calcoli e
colpe di singoli Stati o persone.
una crisi passata, presente e lo sar sempre peggio in futuro per-
ch sar pi difficile tenere sotto controllo i frutti amari di una crescen-
te ma inevitabile, dato il sistema, ingiustizia.
Lindignazione si va affermando sempre pi come una corrente so-
ciale che coinvolge non solo le masse della tradizionale classe ope-
raia, ma vasti strati di categorie, diverse per censo, educazione, stato
sociale, unite in un destino di declino ad ogni livello.
Un eterogeneo campo sociale si oppone alla perdita dei suoi diritti,
conquistati con fatica, ed urge lapertura di un nuovo orizzonte politi-
co-economico.
Si pu, anzi si deve, essere grati alle mense della carit, ma la
societ, nel suo complesso particolare e globale, chiede non soltanto
di conservare i diritti acquisiti, ma di far parte di un progresso vero
(ambiente e societ) e totalmente partecipato.
Una domanda si impone: qual limpatto culturale di fronte a tutto
ci?
necessario che lindignazione sociale, i movimenti che la rappre-
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sentano, le classi lavoratrici e le molteplici organizzazioni sappiano
esprimere una cultura che non lasci al sistema il monopolio delle ri-
sposte.
Una cultura patrimonio di tutti e basata su una teoria critica socia-
le, pronta a rinnovare a fondo il pensiero, le idee, la mentalit socio-
politica della sinistra, per essere capace di progettare e realizzare una
societ globale al di l e al di sopra di come lattuale sistema lha
progettata.
Perch la classe egemonica, tutta la societ, deve prendere atto
che non siamo in unepoca di cambiamento, come vuole e cerca di
realizzare la crisi sistemica, ma siamo costretti a creare unepoca
nuova.



Il diritto alla cultura

I popoli devono lottare per recuperare quanto stato loro strappato.
Le differenti culture popolari, nonostante si basino su principi comuni,
cercano nella propria storia, nelle proprie intransigenze
e nei tratti essenziali della loro lotta,
le componenti e gli strumenti di una cultura nuova.
Mario Benedetti - Uruguay

La cultura un diritto e un dovere dei singoli e dei popoli e, come
conoscenza del reale, un compito che le istituzioni devono rendere
possibile ad ogni cittadino.
Per un progresso civile che non sia solo economico, ma sociale ed
etico, la cultura resta lo strumento essenziale.
Lignorante non solo nocivo alla sua generazione, ma una pie-
tra dinciampo per il progresso sociale, un progresso che, senza cultu-
ra, diventa ed alla base di una societ ingiusta.
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Le tenebre dellignoranza impediscono alluomo di fare le scelte
migliori per il presente e il futuro, creano un vuoto di sapere che lascia
alla spregiudicatezza e allegoismo la piena libert di dominio, crean-
do una societ di totale disuguaglianza; una terra di universale ingiu-
stizia dove le masse, i popoli, sono solo dei numeri insignificanti, a volte
necessari, da sfruttare a beneficio di una terra per pochi.
Il diritto alla cultura il diritto di conoscere le proprie ed altrui scel-
te nella creazione di una convivenza, frutto di un atto libero della co-
scienza e la coscienza ha bisogno di una cultura che la rinnovi co-
stantemente per cogliere i repentini ed essenziali cambiamenti storici e
costruire quella presa di coscienza che fa delluomo il protagonista
della storia.
Ogni associazione, ogni istituzione, da quelle dei diritti civili agli
ambientalisti, alla politica, ai sindacati devono rispondere a que-
sto diritto, incrementando il sapere ed elevando la dimensione cultura-
le della propria gente perch sia protagonista di un vero progresso so-
ciale.
Tante volte, nelle istituzioni (partiti, sindacati, organizzazioni socia-
li) si ricorre a coloro che esprimono una cultura cattedratica, neces-
saria e preziosa, ma che non arriva alla coscienza delle masse, delle
lavoratrici-lavoratori, soprattutto agli emarginati reali o potenziali e
sono sempre di pi.
Lespressione, che spesso si sente con tono di disprezzo, cultura
militante, indicando quegli essenziali concetti e quel linguaggio sem-
plice del mondo popolare, in contrapposizione alla vera cultura,
quella delle cattedre.
Con questo senso pseudo-culturale, si emargina la cultura che po-
ne le sue radici nellesperienza sociale, nella vita concreta dei pi (o-
perai, contadini, lavoratori in genere, migranti, emarginati di ogni ti-
po) e che, alla semplice logica della sopravvivenza e dei diritti fon-
damentali di ogni essere, potrebbe mettere le basi necessarie per un
nuovo mondo, una nuova terra, compiendo quella rivoluzione cul-
turale che sta alla base di ogni rivoluzione politica, sociale ed eco-
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nomica.
La giustizia se non si sbriciola e applica nei rapporti piccoli e
grandi e non si incarna nellesperienza di ogni essere e di ogni giorno,
resta lettera morta, lespressione che, come una burla universale, si
legge nelle sale giudiziarie: la legge uguale per tutti.
La cultura militante, che viene dalla dura esperienza della vita,
non fatta di slogan, ma frutto di una riflessione seria, profonda
sullesistenza comune e si esprime con le semplici parole
dellesperienza quotidiana.
Le classi dei poveri, degli emarginati, dei dipendenti di ogni sfrut-
tamento tutto hanno da guadagnare dalla cultura delle cattedre del
sapere purch esse esprimano, da una parte, gli autentici valori
dellesistenza e con un linguaggio comprensibile, dallaltra, sappiano
cogliere, senza pregiudizi, la ricchezza della cultura popolare.





Non si sceglie il paese dove si nasce;
ma si ama il paese dove si nati.

Non si sceglie il tempo per venire al mondo
per si deve lasciare un segno nel proprio tempo.

Nessuno pu sfuggire alle proprie responsabilit.

Nessuno pu tapparsi gli occhi, le orecchie,
tacere e tagliarsi le mani.

Tutti abbiamo un dovere damore da realizzare,
una storia da far vivere
una meta da raggiungere.

Non scegliamo il momento per venire al mondo:
adesso possiamo fare il mondo
in cui nascer e crescer
il seme che portammo con noi.
Gioconda Belli Nicaragua

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