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Giugno 2014

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Zona 508
il trimestrale DAgli
Istituti di pena Bresciani
Vorrei
tornare a
quando
2

Autorizzazione del Tribunale di
Brescia n.25/2007 del
21 Giugno 2007.

Direttore responsabile:
Marco Toresini

Editore:
Act
(Associazione Carcere e Territorio)
Vicolo Borgondio, 29 Brescia

Redazione amministrativa:
c/o Act
Vicolo Borgondio, 29Brescia

Tipografia:
Grafiche Cola Sr.
Via Rosmini, 12/b
23900 Lecco

Redazione:
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Laura, Camilla,Roberta,
Alessandra, Francesca,Marta,
Andrea, Virginia, Enrica, Chiara,
Gianluca.
Editoriale 3
Speciale: Vorrei
tornare a quando
10
Poesie 22
Rubrica Make Up:
I consigli della
Bepa
27
Rubrica Letteraria 28
Rubrica Musicale 29
Ricette 33
Oroscopo 34
Sommario
3


4

DOTT. ZAPPA
MAGISTRATO, GARANTISTA, UMANO E SPECIALE.
NEL 10 ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA
(10-02-2004)

Sarebbe troppo facile iniziare tessendo le lodi sull'operato di que-
sta persona che, dagli anni '80 al 2000, con il suo carisma ha la-
sciato una forte traccia tale da essere ancor oggi un riferimento ai
nuovi giudici, magistrati, educatori, ed a noi detenuti.
Il compianto dott. Giancarlo Zappa, magistrato del tribunale di sor-
veglianza di Brescia di allora, era veramente una persona speciale,
al di l del suo ruolo e dei suoi compiti.
Noi vecchi detenuti quando citiamo il suo nome, avendolo conosciuto, chiniamo il capo in
segno di riconoscenza e grande rispetto, provando sempre una forte commozione.
Non ne parlo bene perch abbiamo avuto un tornaconto positivo, questo sia chiaro a tutti co-
loro, nuovi detenuti compresi, che leggono questo personale articolo.
Lui era l'UOMO, prima di tutto, poi il MAGISTRATO, che voleva riabilitarti subito, senza
percorsi particolari ed osservazioni.
Zappa dava fiducia, e voleva solo essere ricambiato, tant' che noi bonariamente lo chiama-
vamo Zappa Tre Chances.
S, perch non te ne dava una sola pur rompendo il beneficio dato.
Sosteneva che il tempo era miglior giudice per veder realizzati certi obbiettivi comporta-
mentali, ma il suo metodo GARANTISTA ed UMANO contrastava spesso con quello di altri
giudici e magistrati.
Avrei decine e decine di aneddoti da raccontare, che all'epoca lasciarono un po' spiazzati gli
addetti ai lavori; forse proprio per questo Maurizio Costanzo quasi una volta al mese lo chia-
mava ospite alla trasmissione Bont loro; egli qui appariva quasi come un
Extemporaneo che con i suoi principi attuati dava sempre riscontri positivi ed efficaci, da
sorprendere un po' tutti.
Io lo seguivo ogni volta che appariva, era un piacere sentirlo coi suoi modi semplici, efficaci,
ma anche fermi, inerenti alla sua funzione.
Lo scopo era unico: far raggiungere obbiettivi positivi a chi aveva commesso un crimine.
Lui si interessava personalmente con associazioni, ditte, comuni, per trovare, dentro o fuori
il carcere, un'occupazione da dare ai detenuti, una responsabilit che potesse nel tempo cul-
minare con obbiettivi utili, ma soprattutto rientrare nel sociale, e dare cos una svolta positi-
va alla propria vita futura.
E LUI, IN QUESTO CI RIUSC!!!

Lo voglio ricordare come nel giorno del suo saluto, la chiesa stracolma di gente fino al sa-
grato, le parole durante l'omelia del suo amico e cappellano Don Cavalli quasi fossero da
monito a proseguire il suo esempio, e quel piccolo cuscino con fiori gialli con scritto i tuoi
detenuti da l'esempio di quale persona speciale fosse veramente.

Piova54
Verziano, maggio 2014
5

IL MERLO E VINCENZO
di Vincenzo
Con un pizzico di fantasia mi accingo ora a raccontarvi qualcosa e ci vorr tutta la vostra
fiducia nella mia sincerit per crederci. Nonostante tutto, non solo una storia vera, ma an-
che un vicenda della quale sono stato partecipe.
Era un bel merlo: un giorno, con una specie di malinconico presagio, si ferito ad unala.
Caduto dallalbero, barcollando, si mise a camminare e pensare. Gli buttavo briciole del pa-
ne fuori dalla finestra quotidianamente, diventammo amici. Mi guardava come per dirmi:
Anche tu hai la tua ferita da curare.
Non spiegava pi le ali, non sfoggiava pi il
piumaggio (BEL FRACK) nero, come se si
vergognasse della sua menomazione. Saltella-
va, tristemente, da un ramo allaltro. Non ho
mai capito come faceva a salirvici sopra!
Continuava a conservare un vermicello in pi
per la merla preferita. Ancora lanciava richia-
mi di sfida ai canti degli altri maschi, che pio-
vevano dagli alberi, con un senso di trionfale
tormento. Ma il suo canto aveva perso il suo suono speciale, era condizionato dalla sua ala
ferita, e lo sapeva; corpo e spirito dipendevano dalla sua ala. Ma la vita in lui era ferocemen-
te intatta, era lala che doveva guarire.
Una mattina, al primo albeggio, con improvvisa forza spicc, con ali spiegate, in volo. Sal
in alto, da lass lanci un fischio, forte e acuto, cos forte che mi svegli dal lieve sonno a
cui ero legato.
Unondata di luce minvase gli occhi appena aperti. Di nuovo quel fischio! Mi alzai, buttai lo
sguardo attraverso le sbarre, niente! Alzai lo sguardo e, con mio felice stupore, vidi il mio
amico merlo in FRACK che volteggiava in alto, verso il cielo, dal cielo verso terra. Sem-
brava volesse dirmi: Visto, io ce lho fatta, ce la farai anche tu!
Sono Giuseppe

Ciao, sono Giuseppe. arrivato il momento di esporre ci che penso di questa iniziativa del
giornale di zona 508. Volevo rivelarvi che trovo bello incontrarci, il fatto che ognuno di noi
esponga ci che pensa. straordinario anche arrossire per i motivi diversi che la vita ti riser-
va. Ma in questo periodo ho notato tante tenerezze, tanta gioia in ognuno di voi. Trovarci,
guardarci in volto e sorriderci, ridere anche per delle banalit, in questo piccolo posto dove
ci confrontiamo, scriviamo. E tutti noi, come pittori, riusciamo a trasmettere, nei nostri scrit-
ti, colori straordinari.
E grazie a voi del volontariato, che riuscite a colorare i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Infiniti ringraziamenti.
Giuseppe Grimaldi
6

IL TORNEO DI PALLAVOLO
Mercoled 19 marzo ha preso il via il torneo di pallavolo interno alla C.C. di Brescia Canton Mom-
bello. Ciascuno degli 8 piani delle due sezioni rappresentato da una squadra e l11 aprile chi avr
raccolto pi punti disputer la finale per la proclamazione del vincitore.
La premiazione avverr in sala teatro in concomitanza con la promozione della squadra vincitrice del
torneo di calcetto. Grazie allamministrazione penitenziale e al volontario che arbitra gli incontri
stato possibile realizzare il torneo, valida occasione per praticare un poco di attivit fisica, distrarre le
menti e far riposare i materassi di spugna dei nostri letti.
Un aspetto positivo delliniziativa sta nel fatto che allinterno della stessa squadra giocano detenuti di
diverse nazionalit; questo rappresenta unoccasione per superare le reciproche differenze e migliora-
re, per quanto possibile, il clima carcerario reso difficile dal sovraffollamento.
Avere la possibilit di fare pi di due passi consecutivi senza sbattere contro un armadietto o un tavo-
lino per noi detenuti, ridotti ad animali in gabbia dal sovraffollamento, un assaggio di libert e un
tentativo di rieducazione: conoscere e rispettare le regole di gioco di un match di pallavolo per segui-
re e rispettare la legge della vita post-carceraria.
Queste valide iniziative aiutano a distrarci, seppur momentaneamente, dalla malinconia e dalla dispe-
razione con cui tanti di noi convivono.
Il torneo di pallavolo, come la biblioteca, la yoga, la scuola e lo spinning ci aiutano a non perdere il
contatto con la realt e a non abbandonarci allimmobilit fisica e al torpore mentale della cella.
E sorprendente come una semplice partita di pallavolo acquisisca a Canton Mombelloun valore
pi profondo rispetto alla vita esterna.
La pratica dello sport uno strumento utile alla nostra rieducazione e il torneo di pallavolo combatte
la desolante umanit della carcerazione.
Certo la strada da percorrere per restituire dignit ai detenuti ancora lunga, nonostante i padri costi-
tuenti lo prevedessero gi nel lontano 47. Ringraziamo per lopportunit rappresentata dal torneo,
ma Canton Mombello resta, malgrado i tentativi un magazzino di carne umana come lo ha defi-
nito il giudice Giovanni Arcai nel suo libro intitolato ironicamente Lallegra galera di Canton Mom-
bello.
GIAMPAOLO FEDRIGA
CELLA 28
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Nuove Tecnologie
Le innovazioni tecnologiche, in particolare nelle comu-
nicazioni, hanno sicuramente migliorato la qualit della
nostra vita, nel tempo libero come nel mondo del lavoro.
Oramai siamo tutti contattabili, sempre ed ovunque, gra-
zie al cellulare. Le e-mail hanno sostituito il vetusto fax
e i social network rendono comoda e veloce la ricerca di
una vecchia compagna di scuola persa di vista , elevata
al rango di amica da face book.
Le immagine delle nostre televisioni al plasma o LCD sono incredibilmente nitide, internet
rende possibili cose prima inimmaginabili. Indubbiamente tutto pi comodo, veloce e pra-
tico; lutilizzo e il possesso delle nuove tecnologie pu diventare per unossessione.
Persone che utilizzano face book per rendere invidiabili e irreperibili esperienze personali
sono banali e insignificanti, lansia di possedere lultimo Iphone o lultimo MAC, sono
network utilizzati per amplificare gesti di bullismo con le tragiche conseguenza portate alla
nostra attenzione dalla cronaca. Preferisco non esprimermi sulle ultime mode importate
dagli States quali il knowout game e la neck nomination; ogni parola superflua e non
vorrei rubare il lavoro a Barbara DUrso.
Oggi giorno le scazzottate alluscita delle disco e le bevute in compagnia davanti al posticipo
TV di calcio sono cose da orsoline. Lutilizzo delle nuove tecnologie ha eliminato la dimen-
sione umana nei rapporti. Chiedere lamicizia di una ragazza su facebook sicuramente pi
semplice che parlarle personalmente. Ahim lemozione e linevitabile imbarazzo che com-
porta vengono a mancare e probabilmente viene a mancare il significato stesso di
quellincontro. Ritengo quindi sia necessario non concentrarci sul possesso di uno strumento
tecnologico, ma porre attenzione alla capacit che abbiamo di gestirlo: ovvero individuare un
limite oltre cui lutilizzo peggiora la qualit della nostra vita.
Certamente per noi carcerati la tecnologia un mondo lontano, si limita ad un televisore MI-
VAR anni 90 con 6 canali, altro che digitale terrestre. Senza contare le domandine che dob-
biamo presentare per qualsiasi richiesta allinterno del carcere che recano ancora la dicitura
prestampata prego la Signoria Vostra., manco fossimo nelle patrie galere di fine 800
o sul set del film Non ci resta che piangere della coppia Benigni-Troisi. Purtroppo niente
800 e niente film. Tutta realt. La realt surreale di Canton Mombello 2014. 2014 avanti o
dopo Cristo? GIAMPAOLO MICHELE GIOVANNI 3 NORD
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CORSO DI FOTOGRAFIA

Sentiamo il bisogno, prima di tutto, di ringraziare gli studenti del corso di fotografia delle Belle Arti
di Brescia, che hanno scelto noi per approfondire il loro lavoro scolastico. E stata, onestamente, una
grande soddisfazione e gratificazione essere entrati nei loro pensieri per sviluppare, con le fotografie,
la loro capacit, il loro interesse per i nostri visi, la loro voglia di scoprire dietro i nostri visi emozioni
che pu nascondere una foto.
La foto: il ricordare un momento, lesprimere la gioia del cuore con uno scatto, imprimere nella men-
te un ricordo che rimane sempre vivo, che ti permette anche di vivere emozioni di gioia, ti fa ricorda-
re momenti intensi nellanima. Un bellissimo modo di stampare nellanima un sentimento di felicit,
di far scaturire nel cuore un battito pi soave e sereno, pieno di gratificazione... limmortalare
unimmagine, un viso, un paesaggio, qualsiasi cosa, che lo fa sentire tuo.
Sicuramente chi fa il fotografo una persona pi creativa del solito perch ricerca in una foto la bel-
lezza (che pu regalare la curiosit, la semplicit), il gioco degli specchi con uno sfondo come se do-
vesse inserire una persona in un quadro, perch usa tanta fantasia nel proporre pose che facciano sca-
turire gioia e felicit. Noi abbiamo passato con loro dei momenti spensierati, di cui abbiamo bisogno
vista la situazione del momento, dei momenti di felicit da poter condividere con persone esterne al
carcere. Insomma, ci avete regalato con questo vostro gesto, la spensieratezza di essere coinvolti nel-
la vostra passione. Per tutto questo, dal nostro cuore, un immenso GRAZIE, semplicemente perch
con poco, con il vostro tempo donatoci, ci siamo sentiti importanti per un vostro futuro lavorativo, ci
siamo sentiti importanti per la realizzazione dei vostri obiettivi: grazie e grazie ancora. Con la speran-
za di poter essere rimasti anche noi, come una foto, nel vostro cuore Voi ci siete entrati!
Un abbraccio,
Stefano e Beppe
Un ringraziamento speciale al fotografo Eros Mauroner
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BRIAN E FILIPPO
Concorso Rotary International Letterario

Quella mattina, seduto dietro il banco di scuola, Brian avrebbe preferito cento volte di pi
che la maestra lo interrogasse su qualsiasi materia, anche quelle che meno gli piacevano, co-
me matematica o geometria, e invece quel giorno stava chiedendo ad ognuno dei suoi alunni
quale fosse l'attivit lavorativa dei loro padri. Ora cosa mi invento? pens preoccupato
Brian. Doveva mantenere un profilo medio, senza esagerare, ed ebbe una reminiscenza.
Qualche settimana prima aveva sfogliato il libro di geografia, si era trattenuto sulla pagina
che descriveva il Per, e quando fu il suo turno, senza indugio disse: Mio padre ingegnere
minerario, in Per da tre anni, dove estraggono la bauxite. Finita la frase si congel, a-
spettando qualche commento, forse una domanda sulla bauxite, che non sapeva neanche cosa
fosse, forse aveva esagerato. Scongel quel momento la maestra: Wow! Che lavoro bello e
interessante. Lui timoroso prosegu: S, ma molto faticoso e anche pericoloso. Non sa-
peva pi in che terreno si stesse addentrando, ma la maestra con un risolino lo interruppe,
spiegandogli effettivamente in cosa consiste il lavoro di un ingegnere, e pass oltre, al suo
vicino di banco: l'aveva scampata, era sembrato credibile. Stava per venire il turno di Filip-
po, che si trovava tre banchi pi in l, ed era il primo anno che frequentavano la stessa clas-
se, per questo non c'era stato il tempo di fare amicizia ed entrare in confidenza. Filippo sem-
brava pi grande della sua et, era silenzioso e scrutava gli altri con aria saggia, aveva quasi
sempre un accenno di sorriso sulla bocca. Quando fu il suo turno, con molta sicurezza, Filip-
po spieg che suo padre da cinque anni girava il mondo, curava e allenava i pi importanti
cavalli da corsa, tra il cui il famoso D'Artagnan, plurivincitore in tutti i pi importanti
grand prix; inoltre addestrava i costosi cavallini arabi, degli sceicchi sauditi... Prosegu per
dieci minuti, esaltando il padre e affascinando l'intera classe e la maestra, finch suon la
campanella che chiudeva l'ora.
Gi! Mio padre pens Brian sbuffando; era sabato mattina, in macchina con sua madre,
come tutte le settimane in quel giorno uscivano dalla citt e percorrevano quei cinque chilo-
metri che li avrebbero condotti al carcere vicino. Da quando era nato, aveva compiuto quel
tratto di strada innumerevoli volte, per svariati anni a pi riprese. Fece un calcolo mentale:
Circa sei... forse anche sette!. Sbuff ancora, e si chiuse in silenzio fino all'arrivo.
Presentarono i documenti, anche se ormai le guardie li conoscevano benissimo, e consegna-
rono il pacco settimanale con lenzuola e vestiario puliti; c'erano altri bambini, mamme, pa-
dri, zii, cugini, ci si conosceva tutti quanti da anni, erano ormai una specie di famiglia, le
mamme si confidavano tra loro, i padri si lamentavano della crisi, e i bambini giocavano.
Dopo dieci minuti di attesa, un agente grid: Andiamo! picchiando le mani per sollecitare
le persone. Attraversarono il cortile come un corteo silenzioso per dirigersi verso una grande
porta blindata, da cui si entrava nella sala colloqui, quando improvvisamente Brian si sent
toccare una spalla, e una voce che riconobbe subito gli disse: Ma tu lo sai cos' la bauxi-
te?. Girandosi a bocca aperta, si ritrov di fronte Filippo tutto sorridente che gli rivolse an-
cora la parola: Allora, dove vai?. Non ottenendo risposta, prosegu lui con naturalezza: Io
vado a trovare mio padre, da poco l'hanno trasferito qui. A quella confessione Brian si rilas-
s, non era pi il solo in classe che doveva inventare bugie, che aveva un padre in carcere, e
accennando un sorriso rispose: Mio pap, e mentre entravano indic un uomo seduto die-
tro un tavolo, e Filippo fece lo stesso indicando il suo. Va bene, ci vediamo dopo, cosa fai
oggi pomeriggio?. Brian rispose: A dopo! andando ad abbracciare suo padre.
Da quel giorno i due bambini cominciarono a frequentarsi anche nel doposcuola, diventando
buoni amici. Ogni sabato dalle dieci alle undici si ritrovavano in carcere, era il loro segreto,
erano i figli di due importanti uomini che giravano il mondo per lavoro.
Fine Carimati Luca
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VORREI TORNARE AL MOMENTO IN CUI

Da bambini la vita tutta una corsa proiettata in avanti. Non ci sono ancora momenti ai quali
vorresti tornare, ma soltanto momenti che hai fretta di raggiungere: il tuo primo giorno di scuo-
la, la pubert, ladolescenza, il primo bacio, il diciottesimo compleanno, la patente,
lindipendenza
Poi, allimprovviso ti scopri a guardare indietro nel tempo e capisci di essere ormai adulto.
Fermi i tuoi occhi allimmagine che hai di te e ti chiedi: questa la persona che volevo essere?
E qui che volevo trovarmi a questo punto della mia vita? E cos che immagino di vivere?
E allora che cerchi nel passato il momento decisivo, listante in cui tutto successo, lattimo
in cui tutto cambiato senza che tu te ne accorgessi, senza aver idea di dove quel momento ti
avrebbe portato, senza aver dubbio alcuno sul fatto che se solo potessi tornare al momento in
cui
S, se solo potessi tornare a quel momento, tu lo cambieresti quel momento, e oggi vivresti
unaltra realt, vedresti unaltra persona, faresti unaltra cosa, saresti altrove
O forse va bene cos, non cambieresti nulla perch sei la persona che volevi essere, ma vorresti
ugualmente tornare a quel momento in cui ti sei sentito particolarmente felice, vorresti rivivere
un momento con una certa persona a te cara o ritrovare luoghi e situazioni che ormai vivono
soltanto nella dimensione dei tuoi ricordi.
In un caso o nellaltro, finisci sempre con il dirti che non pi tempo, che troppo tardi per
cambiare le cose, che non c pi niente che tu possa fare, n momenti che potresti rivivere.
Invero, nellineluttabile scorrere del caos della vita, rimpianti e nostalgie sono un bagaglio in-
gombrante di cui sarebbe bene sapersi liberare, ma c comunque per tutti noi un momento in
cui si pu e si deve tornare: possiamo e dobbiamo tornare al momento in cui abbiamo smesso
di sognare per riprenderci i nostri sogni e provare ancora a realizzarli. Possiamo e dobbiamo
tornare al momento in cui abbiamo rinun-
ciato a vivere pensando che tutto fosse
finito per riappropriarci della nostra fidu-
cia e da l ricominciare: soprattutto, dob-
biamo saper vivere il momento del presen-
te, imparare a guardare avanti e voler cre-
dere nel buon momento che ci attende nel
domani.
Carmelo
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SANI RICORDI

Cos un sano ricordo? Ce ne sono diversi nella mia vita al punto che potrei fare un libro, quindi ne
cito uno soltanto.
In quel periodo avevo circa 8 anni e con mio padre siamo andati, col carretto ed il cavallo annesso,
partendo da Borgo Nuovo, una frazione di Palermo dove abitavo in quel periodo alle pendici del
monte chiamato Bello Lampo, per recarci a San Giuseppe Jato, paese situato a circa 30 km da Pa-
lermo.
Siamo partiti la mattina presto attraversando le varie localit montane, tra cui il Monte Lepre e Porti-
nico, per giungere poi a San Giuseppe Jato.
Una volta arrivati siamo andati dal compare di mio padre,
che non menziono, e caricammo il carretto di meloni bian-
chi che da noi si chiamano meloni dinverno in quanto
venivano appesi al muro singolarmente con dello spago, a
modo di gabbia, per la maturazione e per mangiarli poi nel
periodo invernale.
Il mio ricordo va al tragitto che avevo fatto attraversando e
salendo le montagne su questo carretto, trainato dal caval-
lo: dopo diverse ore di strada la stanchezza si cominciava a
sentire, ma io ero felice, ero con mio padre che mi raccon-
tava di quando era in guerra e di come lha vissuta. Ma la
cosa importante, per me, era che ero l con lui e non mi
importava se ero stanco: ero con mio padre. Questo uno dei miei sani ricordi.
Franco
VECCHIA BRESCIA
Tanti anni fa, quando arrivai a Brescia nel 1970, mi recavo spesso su al castello a piedi, dopo la sosta
obbligata allo Chalet per un bicchiere di ristoro. Poi mi recavo allo zoo che era situato allinterno del
medesimo castello, nel quale risiedevano diversi animali, tra cui la tigre (che non ricordo se fosse del
Bengala o Siberiana, ma non ha importanza ); inoltre cerano tanti bambini in visita allo zoo con le
mamme o i genitori. Era unattrazione semplice ma bella allo stesso tempo, e in quel periodo, quando
Brescia non era ancora espansa come oggi,
trascorrevi una mattinata od un pomeriggio
piacevole, mentre adesso ti devi allontana-
re da Brescia per vedere e fare vedere degli
animali in cattivit ai propri figli, devi fare
chilometri in macchina: una volta bastava
fare una passeggiata per vederli ed ammi-
rarli.
Franco
12

CERA UNA VOLTA

Spumador , salame, vino, il muleta, frate indovino, mosto, capiana e serraglio, meleti e vi-
gneti, uva brugnola e uva ciavenasca, supergulp e lo zecchino doro, sono le parole che
associo alla mia infanzia. Oggi, con la mente lucida, i ricordi si fanno pi chiari, con no-
stalgia riaffiorano, quando vissi cinque anni con i miei nonni. Gli anni settanta, un piccolo
paese dellarco alpino, dove le strade non erano ancora tutte asfaltate, molte pavimentate
col rish, i ciotoli. Vi scorrazzavano i cani liberi senza aver mai conosciuto guinzagli e col-
lari. Gli uomini andavano allosteria e tra un calice di rosso e laltro giocavano alla mora e
alle bocce. Le donne, con il classico scusal si ritrovavano alla fontana, per lavare i panni
e socializzare. I giovani non esistevano, dopo la scuola dellobbligo si era gi troppo gran-
di e bisognava andare a lavorare. Mestieri ormai scomparsi, come lo strasc, lo spazzaca-
mini, il rutamat e quando arrivava era un evento. Il muleta che richiamava le donne con la
sua voce: le chi l muleta, forbes, cuttei, si consolano le vedove!, i bambini gli andavano
incontro per vedere quel prodigio di ingegneria meccanica: una pietra circolare era collega-
ta tramite una cinghia al motore della vespa, la televisione aveva due canali e le trasmissio-
ni iniziavano alle quattro del pomeriggio. Ricordo mio nonno i suoi baffi che arricciava
agli estremi, un occhio bianco, causa di una cinese degli anni 50 sentivo dirgli.. immagina-
vo una donna con gli occhi a mandorla che gli infilzava locchio con le unghie lunghe. Il
colbacco nei giorni di festa, il vecchio motocarro, suo unico e fedele mezzo di trasporto. I
racconti dei partigiani in Albania, dove andava a trascorrere le vacanze. Crescendo, mi son
sempre chiesto quanta gente andava a trascorrere le vacanze nel paese pi povero dEuropa
con una rigida dittatura. Ricordo che affermava di odiare i preti e non sarebbe entrato in
chiesa nemmeno da morto. Mia nonna era esattamente il contrario, donna di fede, in cucina
aveva la foto di papa Roncalli ,e tutti gli anni immancabile il
calendario di frate indovino. Aveva lunghissimi capelli neri,
lisci, che le arrivavano in fondo alla schiena. Nessuno a parte
noi laveva vista cos al naturale, perch li portava raccolti.
Era forte, con due braccia contadine. Tagliava la legna come
si taglia il burro. Alluscita dellasilo mi veniva a prendere, mi
portava in cabreta, su per una ripida salita fino a casa, dove
poi mi sfamava con un panino al salame, oppure imbevuto di
vino e zucchero, come si diceva, il vin al fa sanc. Lei era la
padrona di casa, ma tutti e due si prendevano cura dei vigneti
dietro casa e i meleti che coprivano le pendici della montagna
sopra il paese.
Oggi penso molto a quei periodi, con nostalgia, forse per
quello che ho scelto di tornare alla terra, una vita semplice,
senza fronzoli, una nuova et dellinnocenza.
Luca
13

Colombia

il paese dove sono nato, dove ho passato la mia infanzia e
l'inizio della mia giovent.
Come per tutti, anche per me il mio paese il migliore, senza
negare le cose negative che vi succedono.
Sono nato a Cali la citt della salsa, sono cresciuto a Buena-
ventura la citt del divertimento dove la gente lavora per vi-
vere, non vive per lavorare. La parola d'ordine "divertirsi".
Un tempo Buonaventura era una citt sana, dove la delin-
quenza occupava una piccola parte della citt. Al giorno
d'oggi la delinquenza ne occupa la buona parte. Buona ven-
tura arrivata ad essere la citt pi pericolosa della Colombia.
Mi ricordo quando ero bambino, mi piaceva quando mio padre mi portava in giro per vedere
gli addobbi delle strade, era una cosa che mi regalava tanta felicit.
In dicembre non potevano mancare le luminarie, in tutte le case venivano accese nei giardini
e nei balconi delle candele colorate.
Come sempre succede, tutto passa. Cominci a crescere e vedere la vita in maniera diversa.
Non conta pi il giro che facevi con tuo padre, contano i soldi che puoi avere per portare in
giro la ragazza pi bella del paese, cominciano le ambizioni.
Questo succede alla maggior parte dei giovani del mio Paese, stato la maggior causa
dell'aumento della delinquenza, senza dimenticare la mancanza di lavoro e della voglia di
lavorare.
In Colombia, come in altri Paesi, c' chi sta molto bene economicamente e chi sta male.
I ricchi che vogliono diventare sempre pi ricchi, ogni tanto dimenticano che vengono dalla
povert.
I poveri sempre pi poveri, abituati ad avere la speranza che Dio provveda per loro per risol-
vere i loro problemi.
L'inizio della mia giovent, finora, stato uno dei momenti pi belli che io abbia vissuto: un
giovane quindicenne con moto, soldi e ragazze.
In Colombia chi ha questi piccoli privilegi visto con altri occhi. Per noi qualcosa di nor-
male, come vedere un giovane di tredici anni con una pistola, una ragazzina di sedici anni
incinta oppure una coppia di quindicenni che convivono e non sotto il tetto dei loro genitori.
Nella sua negativit la cultura colombiana ha i suoi vantaggi, ci insegna a crescere per af-
frontare la vita e le sue diffi-
colt e non lasciarci sconfig-
gere moralmente da nessun
tipo di problema. Ci insegna
anche una buona educazio-
ne, il rispetto per il prossimo
e la cosa pi importante:
l'amore per i nostri genitori
ed i nostri cari.
Diego

Cristo Rey en Cali, Colombia
14

VORREI TORNARE QUANDO

Nella mia infanzia, vivevo gioioso nella CASCINA QUARTIERE, cos si chiamava, forse per la
sua imponenza, e per il numero di famiglie con relativi ed innumerevoli figli che davano vivacit e
animosit alla stessa.
Riassumervi tutto in modo sintetico sarebbe riduttivo per il valore di questa traccia della mia infan-
zia; cercher di farvi sentire i profumi, i sapori, descrivervi i fatti, i personaggi, che con gli eventi
naturali contribuivano a far vivere in modo sereno, spensierato e soprattutto felice questo grande mio
ricordo. Oltre alla vastit enorme di ettari di terra adibiti alle varie coltivazioni, all'interno della casci-
na si allevavano MUCCHE FRISONE e tantissimi MAIALI. C'era un caseificio, cui mio PADRE era
CAPO CASARO, una CHIESETTA e LA SCUOLA.
Nasco io, e nasce la TV: era il 1954, il primo ricordo che d inizio alla mia memoria infantile fu
quando mi presentai alla scuola interna per entrare in 1 elementare, accompagnato da mia madre.
Grembiulino NERO al ginocchio, colletto gigante bianco con fiocco rosso, relativa cartella di cartone
pressato contente due QUADERNI NERI (uno a righe, l'altro a quadri), due lapis, s, cos si chiama-
vano, perch le matite erano allora cosa raffinata, e l'immancabile cestino di plastica con le merendi-
ne, ed i favolosi CREMINI che mi toglievano il fiato quando li assaporavo.
In conclusione una MAESTRA, un MAESTRO, ed un PRETE per le tre classi elementari era l'essen-
ziale; poi dalla 4 alla 5 si cambiava... con inchiostro nei calamai sui banchi, pennini dalle variegate
forme, tenuti gelosamente nell'astuccio in legno, perch dovevano durare.
Con la chiusura dell'Anno Scolastico, la CASCINA iniziava a prendere ancor pi vita con la nostra
presenza, quasi fosse un'esplosione di FESTA e di GIOIA.
PRIMAVERA-ESTATE con i soli zoccoli, o a piedi nudi per aver ancor pi quel senso di Libert
che gli stessi non ti davano; e via nei campi ad essere utili.
I pi grandicelli gi guidavano con le ridotte inserite un trattore chiamato LA PICCOLA, mentre
gli uomini e le donne raccoglievano con i forconi il fieno, e noi in tanti sul carretto attaccati alle
sponde per pressarlo, e sentire quel gradevole profumo che ti rimaneva sulla pelle fino a sera, quasi
da non volerlo togliere.
Poi la trebbiatura, e noi tutti in fila orizzontale come un esercito, pronti a scovare nidi e uova di qua-
glia per soddisfare i palati dei nostri nonni.
Non meno quando si irrigavano i CAMPI di MAIS; si chiudevano parte dei fossi per aprire le chiuse,
e nelle pozze d'acqua rimaste c'era un brulichio di pesci: VAIRONI, BOSE, GAMBERI, ANGUIL-
LE, che a mani nude prendevamo e ponevamo ognuno nei propri secchielli, quasi fosse un TROFEO
per donarlo alle rispettive madri, fiere di preparare una variante per cena ai propri mariti, stanchi
morti per il lavoro, che per si ringalluzzivano solo a sentire il gradevole odore.
La raccolta dei gelsi per i bachi da seta era compito nostro, dovuto alle madri che gelosamente sui
solai accudivano su enormi arelle, finch diventassero bozzoli biancastri, pronte a ricavarne l'utile,
con il solo scopo di acquistarsi un abitino e qualcosa per noi ragazzi.
Non dimentico per le grandi abbuffate dei frutti del gelso (NERI o BIANCHI) dolcissimi, che porta-
ti a casa rivolti nelle nostre magliette lasciavano quella traccia bluastra che nemmeno la candeggina
riusciva a togliere. E poi, le nostre scorribande nei campi di ANGURIE e MELONI, l'assalto alle
piante di CILIEGI ed ALBICOCCHE, pannocchie di MAIS abbrustolite erano sempre il motivo di-
vertente delle nostre merende di gruppo; e via tutti a tuffarsi nel Mella le cui acque chiare ora sono
solo un lontano ricordo.
15

LA RIVOLUZIONE DEL FILO DI PAGLIA

Il giorno in cui arrivato il mio ordine di carcerazione ero nei campi a lavorare S, perch da un paio danni
avevo deciso che avrei fatto lagricoltore e tuttora quello che desi-
dero fare, appena uscir da qui.
Negli anni, vedendo lItalia, e non solo, sprofondare nellattuale
recessione economica, riflettei a lungo su quale fosse la miglior cosa
da fare. La conclusione fu: fare un passo indietro, per farne due a-
vanti. Per me era tornare alla terra, sfruttando cos il mio amore per
la natura.
Il primo obiettivo era quello di rendermi autosufficiente, portare in
tavola quello che producevo, per me e per la mia famiglia.
Il secondo era quello di coltivare prodotti sani e genuini. Ovunque
andavo, vedevo un inquinamento spietato. Al supermercato, verdu-
re, frutta, pi che essere coltivate, avrei detto fabbricate.
E lultimo obiettivo, avere un possibile guadagno, meglio ancora
sottoforma di baratto. Chi fa una scelta radicale come questa deve liberarsi dal consumismo sfrenato e dal su-
perfluo. Questa pausa forzata in carcere mi ha dato modo di approfondire largomento, poich mi sono impe-
gnato in letture sullagricoltura alternativa, che sembrano pi dei saggi di filosofia e teologia. Le idee di questi
libri ribaltano completamente il sapere della societ occidentale, passato da generazione in generazione. Oggi la
gente crede che bisogna ammazzarsi di fatica per mantenere un campo, mentre bisognerebbe cooperare di pi
coi cicli naturali; le colture intensive sono contro natura; i parassiti, le erbacce, il non arare, il non concimare
hanno un ruolo fondamentale nella fertilit di un terreno e nellequilibrio biologico. Possiamo osservare tutto
questo ovunque nella natura spontanea e selvaggia, durante tutto lanno.
Oggi, attendo con un po di frustrazione il momento di uscire, per poter mettere in pratica il mio sapere e quello
che sto apprendendo ogni giorno, e per poter sperimentare, sedere ai bordi di un orto, sulla terra scaldata dal
sole, veder crescere quello che ho seminato. Unagricoltura sana e completa nutre lintera persona, corpo e ani-
ma. Luca Carimati
Al calar della sera tutti a nanna presto, con l'immancabile bicchiere di latte da bere.
Il canto dei grilli e delle ultime cicale, accompagnate dalla luminosit delle lucciole, era quasi un in-
vito a sognar favole dolcissime, quanta nostalgia mi viene ANCORA!
In AUTUNNO ed INVERNO, era un vero sacrificio per noi rimanere in casa. Allora le stagioni era-
no vere, ed il GENERALE INVERNO non perdonava.
Il camino, il fuoco, il tepore del focolare erano il salotto principale dove ci si riuniva quasi da entrare
dentro. Oserei dire il cuore pulsante di ogni casa, ove si svolgevano tutte le primarie attivit.
Il fuoco parlava; rumoreggiava, emanava luce, profumi di legna, ombre di figure con l'immancabile
odore di cibo e polenta.
Noi tutti lo ascoltavamo, quasi fosse una persona cui dedicare molta attenzione.
Era la stagione dei CACHI, del CASTAGNACCIO, del melograno che adornavano il camino da ren-
derlo ancora pi vivo, e l'AVVENTO DI S. MARTINO, l'11 novembre, con i ghiaccioli a candela
ben in vista sotto le grondaie, era il segnale malinconico di qualche trasferimento ed arrivo di nuovi
nuclei familiari, in cerca di una posizione economica migliore.
Il saluto affettuoso a chi partiva con i figli piccoli era sempre carico di grande commozione e profon-
di pianti.
Solo l'evento di S. Lucia, da noi atteso quasi spasmodico, e l'uccisione di tanti maiali, con il rito della
divisione per nucleo, erano una vera festa che ci teneva a casa da scuola.
Era un motivo per ridare allegria e vivacit alla CASCINA, avvolta dall'immancabile spessore di
nebbia, che a fatica non ci faceva distinguere l'uscio di casa nostra.

I nostri giochi quasi rudimentali creati da noi, le biglie, il CIANCL, il salto con la fune in due, un
fucile fatto con le mollette e come elastico gomma delle camere d'aria, le sfide con i tappi a corona...
Vorrei dedicarvi altri fogli di questi miei bellissimi ricordi, vissuti fino ai 9 anni, quando venni poi ad
abitare in citt.
AAH... DIMENTICAVO, lo SCALDINO a brace che dava calore alle lenzuola umide e fredde.
SCUSATE, VOGLIO SALIRE IN CAMERA PER CONTINUARE A SOGNARE!
Piova54, Verziano, Maggio 2014
16

HO OCCHI SOLO PER TE
Finch avr vita avr occhi solo per te: una delle espressioni usate per descrivere lo stato
d'animo di una persona innamorata, intensamente e totalmente presa dall'amata o dall'amato.
Ci che cattura il nostro occhio, cattura noi. E pu anche succedere di non avere, invece, la
capacit di vedere.
Finch avr vita avr occhi solo per te, mi sembra che sia una questione che va ben al di l
della dimensione affettiva o romantica.
invece una questione quasi drammatica che definisce interi modi di vivere. La capacit di
vedere non legata tanto all'uso dei sensi, quanto all'uso del cuore e del discernimento. Ci
sono normovedenti che non vedono nulla, e non vedenti o ipovedenti con un'acuta capacit
di vedere. Il problema non nuovo. Pensate, ad esempio, a quante volte nella Bibbia e nel
Vangelo ci sono brani tipo: hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono. A indi-
care varie forme di mancanza di vita: quella degli idoli costruiti dalle mani degli uomini, ma-
teria inerte; il non vedere la presenza di Dio, la salvezza che non viene colta; un annuncio di
pienezza disprezzato e ignorato. Vedere pu essere doloroso, terrorizzante, rassicurante, bel-
lo, eccitante, emozionante. Puoi vedere il dolore del mondo; uno splendido panorama; gesti
di incredibile generosit, amore, intelligenza; abissi di cattiveria; puoi vedere il bene che si-
lenzioso si fa strada, e che non perde pi le posizioni guadagnate. Vedere non ti lascia mai
uguale: vuol dire coinvolgersi, prendere parte, compromettersi, scegliere. Buttarsi fuori da se
stessi, lasciare le proprie sicurezze. Come abituare i propri occhi a vedere? Sarebbe davvero
bello vedere, ed essere in grado di insegnar-
lo. Sarebbe come sapere educare i cuori a
non nascondersi, a non avere paura, a sce-
gliere il meglio anzich il peggio o il medio-
cre. Perch poi alcuni vedono e altri no, ri-
mane un quesito al quale non so rispondere.
A parit di esperienza di vita ad alcuni gli
occhi si aprono, ma ad altri no. Chi poi sia
pi fortunato lo lascio decidere a voi; vedere
pu far davvero soffrire, ma anche riempire
di gioia e di senso vite che rischiano sempre di scorrere via senza lasciare tracce n sorrisi.
Fino a quando avr vita avr occhi solo per te. Io la direzione dove guardare l'ho trovata.
OMAR 138
Perch mi piace scrivere?

Mi stata fatta questa domanda da Andrea ed giusto che risponda. In questo contesto in
cui mi trovo adesso lo scrivere fondamentale per tenere vivo un rapporto con lesterno, di
amicizia con persone a te care per le quali provi affetto, e per tenersi informati sugli eventi
che si susseguono nel tempo. Questo uno dei motivi piacevoli dello scrivere. Poi c lo
scrivere per il giornalino che ti permette di esprimere le tue sensazioni su argomenti ri-
guardo ai quali prima non immaginavi e non pensavi di poter scrivere. E anche rilassante
e ti aiuta a trascorrere alcune ore senza pensare a dove ti trovi. Ti permette, e lo trovi bello,
che altri leggano quello che tu hai scritto e, talvolta, apprezzino il tuo modo di esprimerti, e
lo fai non per attirare lattenzione, ma perch alla fine piace anche a te stesso. Dai modo di
far capire in fondo quello che potresti essere e quello che sei stato narrando delle esperien-
ze vissute.
S, mi piace scrivere perch ti aiuta a riflettere.
FRANCO
17

IL PRIMO PERMESSO
di Vincenzo

Quando mi hanno concesso il primo permesso, me lo hanno co-
municato il giorno prima, non sentivo pi niente intorno a me, o
non sapevo cosa sentivo. Per far trascorre il tempo mi sono messo a
camminare nel corridoio, mi mancava soltanto qualcosa su cui con-
centrare lattivit mentale. Dolcemente, senza affanno, srotolavo
pensieri. Le ore che mi separavano da casa, dopo lungo tempo, non
volevano scorrere in fretta, ma la fatica della loro resistenza sem-
brava urlare la precariet della loro durata.
Appena uscito, sentivo il cuore appartenermi pi di ieri. Mi stava
parlando con maggior ricchezza; la mia felicit lo inebriava, dipin-
gendomi la vita di azzurro, come il cielo, che dopo tanto tempo
vedevo nella sua interezza!

QUANTA BELLEZZA HA IL VALORE DEL SILENZIO

Ci penso ogni volta, ci pensavo anche ieri
dopo aver ricevuto una straordinaria notizia
che aspettavo da mesi.
Poi in quel lungo corridoio
che porta in sezione
mi sono messo ad ascoltare in libert
il suono del silenzio.
Sentire solo il battito del proprio cuore,
e dare forma ai pensieri futuri
quasi da sentirsi ancor pi sprofondare nel silenzio,
in forma emotiva.Forse oggi il carcere mi ha insegnato ad ascoltare,
e soprattutto ad ascoltarmi;
e sono sicuro che per questo
uscir da qui un uomo miglio-
re.
I rumori non riempiranno pi
la mia vita,
cos chiassosi,
che amplificano solo la super-
ficialit esteriore.
La mia libert,
dopo,
sar anche poter ascoltare
la ricchezza del silenzio.

Piova 54
18

PER LA MAMMA
Ciao mamma,
non so se giusto cominciare cos, ma voglio dirti che ti ho sempre voluto bene
e amata da figlio. Sei stata una mamma speciale e, nonostante la mia et,
mi manchi tanto... mi mancano i tuoi consigli e le tue severit.
Sei stata mamma silenziosa di segreti non confidati ma capiti dalla tua sag-
gezza; per mia colpa non ho potuto darti lultimo saluto e con gioia dico che
sei sempre con me e nei miei pensie-
ri, belli e brutti che siano: per
questo che ti ringrazio sino al mio
ultimo respiro.
E triste non poterti dire auguri
per la tua festa, ma posso fare tan-
ti auguri a tutte le mamme di que-
sto mondo .
Grazie di essere esistite e di esistere.
Franco

Scriverci una lettera
di Vincenzo
Scriverci una lettera un modo per sentirci vicini an-
che quando non lo siamo.
Il tempo fa sbiadire anche i colori pi forti, le parole
scritte no!
Nelle parole che ci scriviamo c sempre qualcosa che
fa pi grande il nostro amore, resteranno parole non inquinate da questo mondo che annulla
tutto; puoi scriverci anche parole semplici: saranno le pi belle, le pi grandi. Puoi dire di
tutto: le tue paure, le tue debolezze. Lei non chiacchiera e non sparla e non ti serviranno pa-
role romanzate per far felice chi la riceve. Anche se certe volte ne rester solo fonte di ricor-
di amari.
19

Lettera di risposta alla testimonianza di Massimiliano da parte dei detenuti di
Canton Mombello
Brescia, 20 aprile 2014

Caro Massimilano,
proprio oggi Monsignor Mascher venuto a trovarci per la celebrazione della
messa.
Dopo aver letto il Vangelo ha portato la tua testimonianza.
Parlandoci di te e di quello che ti successo, ma soprattutto di come sei salda-
mente aggrappato al dono sacro della vita.
Ci hai regalato una forte commozione e una carica immensa. Hai tutto il corag-
gio nel parlare di coraggio, sono le persone come te autorizzate a farlo.
Quanto al cuore, che come giustamente dici, genera coraggi, ci sembra che tu ne
abbia da vendere.
Sicuramente sei un uomo di grande fede, quella che troppo spesso al giorno d'og-
gi viene accantonata senza capire che, privi di essa, non esiste amore, cuore, co-
raggio.
anche grazie ad una testimonianza come la tua che la fiamma della fede con-
tinua ad alimentare e riscaldare i cuori troppo freddi e ciechi della gente.
con il cuore riscaldato dalle tue parole che vogliamo ringraziarti e dirti che
da oggi sarai il nostro rifugio nei momenti di sconforto.
Continua sempre a lottare e a darci l 'esempio.
Con infinita stima e ammirazione ci stringiamo a te, con un forte abbraccio e
anche se tardi(ma meglio tardi che mai) buona Pasqua 2014.
I tuoi amici detenuti di Canton Mombello

POLITICI

Anche questanno ci saranno le elezioni. E come al
solito, arrivano questi personaggi che ci prendono in
giro con le loro promesse e le loro bugie. Invece di
migliorare la vita dei cittadini, migliorano solo la
propria e quella delle loro famiglie.
Ogni volta spero che questa realt cambi, altrimenti
che futuro pu esserci per i ragazzi? Di certo non ci
sar mai. E allora, vorrei dire una cosa: Basta pen-
sare solo a voi ed iniziate a fare le cose per le quali vi
abbiamo eletto!.
Sheik M.
Disegno di Mario
20

Un blu perfetto

Pasqualino quando ancora frequentava la scuola doveva essere il classico secchione un po' sfigato di
cui tutti si burlavano, senza amici se non quei pochi come lui.
Da grande aveva deciso di entrare nella polizia penitenziaria dove aveva portato la sua indole di pre-
ciso e diligente secchione.
Chiaramente portava gli occhiali, sul viso un'espressione mite e mansueta, il suono della sua voce
aveva sempre la stessa frequenza bassa e flebile, parlava poco, ma non dimenticava di dare educata-
mente il buongiorno, la buonasera, la buonanotte a tutti, come fosse un gesto inderogabile.
La divisa sempre impeccabile, la indossava come una seconda pelle.
Era afficionados delle perquisizioni con grande spreco di guanti in lattice, ogni volta che gli passa-
vi davanti era un buon motivo per tastare, nel caso avessi portato armi di distruzione di massa, con s
aveva il suo inseparabile metal detector, che suonava sempre in ogni caso, lo passava sopra i vestiti e
dopo averti spogliato, anche sulla pelle nuda, certo un buon imbosco!
Ma chi si sarebbe aperto il torace per nascondere un'arma fra le costole?
Aveva anche la sua fedele lampadina, che nei suoi giri notturni illuminava le nostre celle trasforman-
do la notte in giorno.
Durante i colloqui con i familiari non amava che tra questi ci fossero effusioni; tra consorti o partner
anche ad un innocente bacio, gli si rizzavano le antenne, picchiava sul vetro separatorio e gesticolava
per far smettere quello sconcio.
Faceva il suo lavoro con grande dedizione, scrupoloso e metodico, faceva le conte fino all'esaspera-
zione dei detenuti, non perdeva una battitura delle sbarre, molto scrupolosamente non ne tralasciava
una, sia verticali che orizzontali. Si accertava che i detenuti bevessero la terapia davanti a lui control-
lando bene che il gargarozzo andasse su e gi nell'atto dell'ingoio, si accertava anche che i reclusi
non fumassero anche dove si poteva.
Molte volte ho avuto il dubbio che facesse le perquisizioni e i rapporti pure ai colleghi, se non addi-
rittura al commissario.
Ma in lui c'era qualcosa di apprezzabile: al bisogno di qualsiasi detenuto si sarebbe fatto in quattro.
Dopo tanto tempo ho scoperto che si chiamava Pasquale ed era mio paesano.
Quando uscir di qui, se dovessi incontrarlo in paese, lo inviter a bere un caff!

Marcello
IL DETENUTO
Chi non conosce Del Moro con quel suo viso scolpito nella roccia dura, la voce quasi roca come se avesse
urlato per tutta la vita, la sua falcata decisa quando passeggiava, aggredendo gli spazi del carcere.
Di sicuro, dalle sue parti, il lago di Garda, avrebbero potuto fargli un monumento maestoso, magari proprio in
cima, dove il lago incontra il Trentino, che domina quel grande specchio dacqua. Intanto era qui, e in ogni
modo, sentivi la sua presenza, essendo un grande egocentrico presuntuoso. In ogni corso o discussione riusciva
sempre a far divergere largomento su di lui e sulla sua vita. Amava scrivere sonetti struggenti, cos pieni di
enfasi, nostalgie e amore. Per fortuna in carcere erano proibite le corde: qualcuno troppo sensibile, dopo averli
sentiti, avrebbe potuto compiere un gesto inconsulto.
Con quei suoi foglietti gialli si aggirava per il piano alla ricerca di un critico letterario, di un approvazione.
Allora vedevi i detenuti dileguarsi nelle loro celle pur di evitare il supplizio. Se non erano i suoi scritti, era
qualche sua avventura degli anni passati, o una barzelletta che riusciva a far diventare sua, come se lavesse
veramente vissuta, lasciando il dubbio in chi non lo conosceva bene.
Non era vecchio, ma pagava una certa et quando si giocava a carte, a parte lirruenza che gli faceva giocare la
carta senza riflettere, dimenticava tutto, e faceva cadere la colpa sul compagno di gioco, il viso gli diventava
viola, la vena sul collo si ingrossava e sbraitava, non volendo sentire altre ragioni. Era proprio l, nella sconfit-
ta, che veniva colpito nel vivo, e lo faceva rosicare per ore. Allora, ricominciava ad andare su e gi per il corri-
doio, cercando di smaltire lumiliazione subita. Insomma, il Moro era un vulcano, un tornado, un iceberg, tutti
quegli elementi della terra che portano distruzione o fanno un gran fracasso. Ultimamente con nostro grande
sollievo aveva cominciato ad andare in permesso, lasciandoci cos respirare. Se il magistrato lo lasciasse andare
definitivamente, sarebbe un sollievo per tutti, molta gente non soffrirebbe pi delle tante ulcere causate da lui.
Carimati Luca
21

A SCUOLA DI LEGALITA' : PROGETTO
IN-FORMIAMOCI

Per la prima volta il progetto scuola Ne
Vale la Pena promosso da alcuni anni
dall'associazione Carcere e Territorio nel-
le scuole superiori di Brescia e Provincia,
approda alla scuola media.
In accordo con la Scuola Secondaria di
I grado Galileo Galilei e il patrocinio
del Comune di Nave nasce, in via spe-
rimentale, il progetto In-formiamici
per parlare di legalit e riparazione con i
ragazzi delle scuola media.
L'obiettivo del progetto quello di dif-
fondere tra gli studenti della scuola media la cultura della legalit, della solida-
riet e della condivisione dei valori e dei diritti, ma anche dei doveri, fondamen-
tali sanciti dalla Costituzione Italiana. Si sono voluti affrontare con i ragazzi ri-
flessioni sui comportamenti legali e non legali, sui comportamenti considerati
reati e non, al fine di diffondere condotte conformi alle norme giuridiche vigenti,
cos come provare ad andare oltre gli stereotipi dellimmaginario comune legati
a chi sta dentro e chi sta fuori dal carcere.
In questo contesto, utile altres lapproccio al concetto di giustizia riparativa,
che considera il reato non solo come momento che riguarda vittima e reo, ma
anche come conflitto coinvolgente lintera comunit, allo scopo di coinvolgere
direttamente i giovani nella ricerca di possibili soluzioni a comportamenti de-
vianti.
10 le classi coinvolte, 8 i volontari che di sono dedicati con impegno a sviluppa-
re il progetto e a recarsi nelle classi per gli incontri.
Le classi prime si sono confrontate sul concetto di regola con lavori di gruppo e
individuali per poi passare all'analisi di alcuni principi fondamentali contenuti
nella nostra Costituzione.
I ragazzi di seconda si sono confrontati con il processo penale minorile e le con-
seguenze con cui si pu confrontare un pre-adolescente che commette un reato.
In seguito, in continuit con il progetto monopattino che prevede la costituzio-
ne di un consiglio comunale interno alla classe, si affrontato il tema della giu-
stizia riparativa si svolta, in ogni classe, una simulazione di un possibile in-
contro tra: amministrazione comunale, un gruppo di minorenni che ha commes-
so alcuni atti di vandalismo sul territorio e i genitori dei ragazzi, tutti coinvolti
nella ricerca di soluzione alternative a quelle meramente punitive in un'ottica di
promozione della responsabilizzazione delle parti coinvolte e di benessere della
comunit.
I ragazzi si sono dimostrati attenti e partecipativi, curiosi di affrontare la temati-
ca della legalit e di scoprire nuovi aspetti di un argomento del quale forse non
sono abituati ad occuparsi.
Esperimento ben riuscito!!
Marta



22

DONAZIONE DI ORGANI
Dallincontro del 21.02.2014
Scrivo da volontario in quanto ho prestato servizio in unassociazione che trasportava dializzati nei vari ospe-
dali di Brescia e provincia e ne ho ricavato unesperienza, una grande esperienza!
Accompagnare queste persone, carcerati della pro-
prio sofferenza, per tre volte alla settimana, ancorati
per quattro ore con la speranza di essere in lista e
che un giorno o laltro potranno essere sottoposti ad
un trapianto. Vivono tramite quella macchina che
purifica e lava loro il sangue, necessaria per tenerli
in vita. Tanti arrivano ad una sorta di fine pena del
loro ergastolo con la morte liberatoria; mentre
altri sono pi fortunati nellaver trovato un benefat-
tore che, donando loro un rene, li ha fatti rinascere
dando loro la libert di vivere una vita nuova.
E un gesto meraviglioso e di massimo altruismo,
ma c anche da dire che la cronaca nera dei mass
media ne ha fatto notizia, come giusto che sia, in modo da far s che non avvenga un traffico di organi, a dir
poco infamante, sfruttando la sofferenza di persone che la vivono in prima persona. Io, come detenuto in carce-
re, in tutta franchezza, dico, e ne sono convinto, che la mia situazione non di sofferenza ma semplicemente
di mancanza di cose e persone che in libert non ti fai mancare. Concludo scrivendo un mio pensiero: Sarebbe
importante informare la gente comune che una donazione di un organo non comporta reato; bisognerebbe sen-
sibilizzarla maggiormente tramite la TV e rivalutare latto misericordioso (cio donare qualcosa di tuo) ed esse-
re ricordati anche se nellanonimato, con la consapevolezza che il donatore ha fatto vivere altri esseri umani. E
importante informarsi su come fare.
Grazie per lattenzione,
Franco
IL VOLONTARIO

Agostino: il ciuffo spavaldo e sfrontato il suo tratto distintivo, da cui deriva il suo soprannome, ciuff-man.
Tanti potrebbero pensare che sui suoi capelli, invece del gel o la lacca, ci spalmi il viagra. Tiene la sigaretta
sempre in mano, che porta alla bocca con charme daltri tempi, come fosse uno di quegli attori dei film francesi
e degli anni Cinquanta. Gli basta alzare il sopracciglio sbarazzino e stuoli di donne sverrebbero. Agostino,
larte e le donne tutte le donne!
Molti pensano: Figurati, lartista!. Vita di eccessi, magari droghe, come la cocaina... La verit che se lui
dovesse incontrare la cocaina, sarebbe questultima ad eccitarsi. Lui lartista diligente: larte per lui non vuol
dire eccesso, ma regole.
Come riesce a manipolare la creta e largilla, pu manipolare chiunque con la sua voce, sicura, sciolta e voluta-
mente suadente. Senza dimenticare il sopracciglio sbarazzino che d il colpo finale.
Unopera da finire, uno sguardo, due colpi secchi e sicuri, zic zac, porta un dito alla bocca, osserva attentamen-
te, un cenno della testa, un ultimo colpo di spatola e zac! Perfetto, nata una nuova opera!
Finisce la lezione, ci saluta con una forte stretta di mano, alla Jean Gabin, saluta le ragazze : Ciao amori, te
quiero, vi adoro, baci e abbracci, ci vediamo marted prossimo!. finita. Finalmente pu abbassare il soprac-
ciglio.
Carimati Luca
23

PREGHIERA DIETRO LE SBARRE
di Vincenzo
Ges! Io ti chiamo e tu non rispondi.
Ti chiamo di giorno ti chiamo di notte e tu non rispondi.
Ma io non smetter di chiamarti, non lascer che ti dimentichi di me!
So che tu sei qui, ti sento, respiri qui, tu vivi qui intorno, ti sento nellaria che
pesa sul dolore.
Non ho pi voce e non posso pi urlare, ma dentro il mio cuore grida il tuo
nome.
Mi manchi, Ges, anche se sento la tua presenza.
TU, TUTTA UNA VITA
E inevitabile
Torner alla terra
Preso per mano
Dal destino onnipotente
Mi tormenta il voler saper
Se colei che mi stata vicina
Tutta una vita
Sar con me in quellistante
Tu, che hai condiviso
Con il mio essere
Il bene e il male,
sorrisi e gioie,
cadute e risalite
indiscussi sentimenti
gustato i frutti dellalbero
della mia vita terrena
mi logora il sol pensiero
che tu mi possa abbandonare
rivelandomi verit nascoste
che io non volevo allor sapere
per non essere complice
di ingiustizie dannate
e possa rompere il cordone ombelicale
candido e puro
che ci ha unito
tutta una vita
spero vorrai concedermi
un ultimo spirituale ballo eterno
tu, cara dolce anima, tu.

Mario Perretta
"Ho scritto questa poesia per tutte le persone che hanno un talento, ma che non
sanno di avere oppure non lo sfruttano.
Nella speranza che un giorno qualcosa cambi per queste persone. La speranza di
ottenere qualcosa di migliore, lasciandosi cadere nell'abisso senza capire che la
speranza nel presente, nell'attimo e nelle possibilit che noi, senza accorgerci,
lasciamo andare via"
La esperanza
La esperanza esta en el futuro.
Hoy no soy tan maduro quizas.
Para esplicar mas, lo puedo comparar con lo poco
que he vivido.
Estoy mas que convencido que para poder cambiar
solo debo analizarmis mas importantes pasos.
No creo que sea un caso.
El talento de cada uno lo veo tan oportuno
y considero valorar que el pasado
es igual al mismo presente.
Es mas elocuente del esfuerzo
y la importancia para muchos es
perseverancia, para mi es la simple.

Carlos Planche
24

SEI
6 una rosa nel deserto
6 una rosa a cielo aperto
sei un cerbiatto che si abbevera in un lago
6 un ruscello di montagna
6 un girasole in aperta campagna
6 una perla in fondo al mare
6 un veliero, il mio stupore
6 l'aurora boreale, e come una stella polare
splendi e illumini il mio cuore
6 un rubino, uno smeraldo,
e con il tuo pensiero mi riscaldo,
6 quel vuoto che mi manca,
e affermandolo non mi stanca
6, 6, 6 imprevedibile nei giorni miei, e chiss
se sai
6 la neve, acqua di sorgente
6 indispensabile per la mia mente
6 unica nei pensieri miei, e cos semplice-
mente sei..
6 sempre e solo come ti vorrei
6 un arcobaleno dopo un temporale
e con te svanisce ogni mio dolore
6 la mia vita,
6 una favola infinita,
6 come il sole nel cielo azzurro,
6 tu il sogno di cui io parlo,
6 una limpida mattina, un desiderio
6 tanto dolce, cos donna e un po bambina
6 una poesie, con le sue rime
e pi ti penso, pi e senza fine,
fine a te o fine a se stessa,
6 e rimarrai per sempre la mia principes-
sa.
6,6,6 la mia aria, senza te non vivrei,
sbarre e tempesta, in questa casa di metalo
amore aspettiamo il sole e ci unir in un
anello,
e la luna regina con la sua lucente corona
padrona delle ombre, e imperatrici delle notti
ci far da madrina, in questo mondo di matti,
ipnotizzato te lo dico
I love you forever cicho.
Tiziano
IL GIORNO
Dal mattino in poi,
per tutto il giorno,
me ne sto in cella nel corridoio, un po con
gli amici intorno,
ma ogni notte parto per il paese dei sogni,
remoto e strano.
Sono da solo.
Risalgo verso i sogni misteriosi, strane cose
mi aspettano,
cose da guardare e visioni orride di questo
mondo.
Finch al mattino cambia lo sfondo.
Inutile ritrovare la vita di giorno in giorno.
Non ricordo dove sono,
non riesco esattamente a ricordare la stra-
na musica
che udivo risuonare nella mia vita.
Giuseppe Grimaldi
IL TEMPO PASSA
Il tempo passa, ma lamore
che inizia a camminare nel
labirinto del tuo cuore non sa
pi come uscire.
Il tempo passa, bacia la luna e
il sole, accarezza la pelle sen-
za far rumore.
Il tempo passa in questo posto
buio, dove ogni volta cerchi la
luce. Che non passa mai.
Cerchi chi ami, ma il tempo
passa e sei chiuso in una sfera
di cristallo senza porte da aprire.
Poi, solo guardandoci attraverso puoi capire capire cosa?
Che il tempo passa.
Molto lentamente.
Ma non fa niente, perch alla fine del tempo, ci siete voi, i miei
figli.
Mari. Beni. Naomi.
Giuseppe Grimaldi
LE POESIE (di Piova 54)

Le poesie sono
per chi si sente solo
ed ha bisogno di due amici:
un foglio ed una penna.

Le poesie sono lacrime
che non scendono
ma sentimenti e dolori
che si leggono.

Le poesie sono
gocce d'amore
che tante volte
bagnano il tuo cuore.

Le poesie
sono loro
siamo noi
tu ed io.

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La seguente poesia ha vinto il concorso I BAMBINI VINCERANNO LA CRISI promosso dallassociazione
Progetto Famiglia Onlus (federazione di enti no-profit per i minori e le famiglie). Il concorso stato promosso
in preparazione alla quarta Settimana del Diritto alla Famiglia (9-18 maggio 2014) per favorire una sensibi-
lizzazione e riflessione sui diritti dei bambini, ragazzi e delle famiglie.

UNA PROMESSA COME IMPEGNO
E giunto il momento
Di un nuovo canto
Che sia per tutti
Un grande vanto
Giro giro tondo
Non casca il mondo
Non deve cascare la terra
E nessuna sar gi per terra
Questo un messaggio
Per il mondo intero
Perche si realizzi per davvero
Rispettando la natura
Se ne avremo sempre pi cura
Aiutiamo chi ha bisogno
Una promessa come un pegno
Solo cos vinceremo la crisi
Con buone azioni e sinceri sorrisi
Prendiamoci per mano
E tutti insieme pensiamo
Come sconfiggere lindifferenza
Verso chi vive in sofferenza
E una nobile missione
Se la diffondi con emozione
La vita fatta per gioire
Con una preghiera e con un fiore
Urliamo al mondo
VIVA LAMORE.
Mario Perretta classe II A
Istituto dIstruzione Superiore Statale
Mariano Fortuny- Produzioni Industriali e Artigianali
COMPAGNA DI UNA VITA
Ciao amore mio
Compagna di una vita trascorsa insieme. Compagna di gioie,
dolori , sensazioni e decisioni prese da un rapporto da amica,
amante, moglie.
Custode di timori e paure.
Sei stata genitrice e non hai potuto essere mamma.
Sempre di pi mi accorgo quanto mi manchi, mi mancano le
tue scenate, i tuoi silenzi carichi di frasi mai dette.
Sei sempre nei miei pensieri.
Immagino la mamma che saresti stata con i nostri figli, mamma che avrebbe concesso mille capricci
di amore infinito ed eterno.
Sono certo che la lass sorridi ogni qual volta il mio pensiero va a te e ai nostri figli che adesso stan-
no intraprendendo il lungo percorso della loro vita.
Ti vedo nonna e mi vedo nonno.
Tutto questo mi d la forza per continuare.
Ti preso, non andare via dai miei pensieri,
Amore mio,
Compagna di vita.
Ciao, Franco
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CRISTO TRA I POVERI CRISTI

Domenica 1 giugno presso l'Auditorium della
Chiesa Vecchia di Clusane, la compagnia Tea-
trale "Il clochard" ha organizzato una serata di
solidariet mettendo in scena lo spettacolo
"Cristo e i poveri cristi" per sensibilizzare la po-
polazione nei confronti della questione peniten-
ziaria.
Il 2 giungo, ad Iseo, nell'ambito della manifesta-
zione ConsumAttori promossa dal Gruppo Gas
di Iseo, stata promossa una raccolta fondi alla
quale hanno partecipato con entusiasmo e coin-
volgimento i bambini delle scuole. I ragazzi han-
no allestito banchetti di libri e giocattoli usati da
cedere ai partecipanti all'evento in cambio di una
piccola offerta.
L'impegno di tutti ha permesso di raccogliere
pi di 300euro che sono stati devoluti in favore
delle attivit di volontariato nel carcere brescia-
no di Canton Mombello
La bellezza

Parole con tante risposte e
Definizioni personali. Perch?

Esempio: Guardando un quadro anche non
Appartenente ad un noto autore
Puoi notare un qualche particolare
Che lo rende unico nel genere,
come la compattezza dei colori
o lespressione di un volto
che abbia una tristezza o esprima una gioia
che ti colpisce, una bellezza ai tuoi occhi.
La bellezza anche un passo montano
Con il suo manto di neve
Dove il riflesso del sole fa rispecchiare i suoi co-
lori
Unici e naturali nella sua bellezza.
Poi c la bellezza dellaltruismo.
Anche qui ci sono mille modi per discutere
Ma io ho il mio punto di vista
E lo voglio condividere con i lettori di
ZONA508.
La bellezza di essere altruista
Ho sempre avuto il difetto di porgere una mano
al mio prossimo
Prestandomi con atti di misericordia
Se cos posso dire
E quando mi accorgo che anche altri si comporta-
no con altruismo
Ecco i miei occhi intravedono i gesti e le azioni
di costoro,
essere di una bellezza speciale
agli occhi degli altri.
A mio parere non esiste bellezza pi positiva
Quando uomo o donna che sia
Strappa anche con un piccolo aiuto
Un sorriso a chi riceve
Non solo cose materiali o parole confortevoli.
Semplicemente questa per me una valida
Espressione di bellezza. Franco
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RUBRICA MAKE-UP: I consigli della Bepa

Proviamo, se riusciamo, a dare dei piccoli
consigli per far diventare ancora pi belle,
in modo che si trovino ancora pi femmi-
nili di quello che gi sono, a chi completa
l'uomo, a chi l'altra met dell'anima: le
donne.
Due piccoli consigli per far s che il trucco
resti perfetto.
La mia piccola esperienza nel modo del
make-up mi ha permesso di conoscere il
mondo delle donne e capire cosa si na-
sconde dietro il mondo del trucco.
Dico questo perch comprendere cosa si cela, quale sicurezza vi d in pi difficile!
Caspita quanto siete complicate, quanto difficile entrare nella vostra testa.
Siete cos belle, cos femminili, cos sensuali. Nella vostra semplicit non vedo il motivo per
il quale vi dobbiate truccare! Siete sempre belle!
Un piccolo consiglio se dovete passare una serata in discoteca o restare in un posto caldo e
affollato prendere un poco di acqua e di zucchero, unirli sciogliendoli in un piatto. Succes-
sivamente, passate il composto sul viso con del cotone, come se fosse una crema idratante.
Questo vi permetter di tirare la pelle e togliere quelle piccole imperfezioni intorno agli oc-
chi, le piccole rughe sul collo e conferire uniformit e resistenza al trucco.
Applicandolo sul dcollet si noter un lieve rialzamento del seno.
Il trucco non avr quindi pi problemi ad essere portato da voi in modo elegante.
Per quanto riguarda il rossetto invece, prima di applicarlo, mettere sulle labbra un po di fon-
dotinta e tamponate con il latte detergente. In questo modo potrete bere e mangiare senza
lasciare segni.
Che la bellezza faccia furore per occhi di noi maschietti! E perch no ci faccia sognare
con qualche pensiero audace e gi!

Beppe
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RUBRICA letteraria
PAROLE CHIAVE PER CAPIRSI

Il titolo di questo libro, scritto dalla Professoressa Carla
Boroni di Brescia, un inno alla vita dal mio punto di
vista (lo consiglio vivamente, fa riflettere).
Nella nostra societ, oggi come oggi, viene difficile farsi
capire quando esprimiamo le nostre emozioni perch
siamo pi propensi ad indossare una maschera piutto-
sto che farsi conoscere per quello che siamo. Il giudizio,
il troppo essere impegnati nelle nostre faccende, il dare
per scontato tante volte quello di cui magari abbiamo pi
bisogno (essere noi stessi), ci porta a travisare le parole
che ci dicono chi ci circonda.
Siamo pi facilitati alle giustificazioni che prendere le
nostre responsabilit. Con questa azione usiamo pi
energia di quanta ne potremmo usare nellesprimere ci
che viviamo o ci che esprimiamo dal nostro cuore e il
pi delle volte ne siamo delusi perch non vediamo rea-
lizzarsi quello che abbiamo bisogno: essere capiti!!!
La vita ci propone di tutto e di pi, solo noi abbiamo la capacit di accogliere quellistante
per renderla vera e bella, ancora di pi, libera! Basta veramente poco: dare amore, trasmet-
tere fiducia, dare rispetto, essere onesti e sentirsi parte integrante di una famiglia, di un
gruppo di amici, di una struttura.
Oggi come oggi, nella mia situazione in cui mi trovo, questo non pu essere vissuto con
gioia perch lambiente non lo permette. Si respira sempre aria di sofferenza, di aspettativa,
di delusione. La libert, una lettera postale, il processo, le condanne sono i primi argomenti
di cui si parla. Poi con chi ti fidi, e sono pochi, parli della tua vita privata: la famiglia che ti
manca, che ti ha lasciato solo per i tuoi sbagli, il dolore dei figli che non vengono a trovarti e
non ti scrivono. Tante tante emozioni che lasciano quellamaro, dopo anni di sofferenza,
sempre presente nella mente. Con questa pausa in carcere, ho avuto la possibilit di ascol-
tarmi, di riprendere i valori che avevo perduto per strada e ricominciare a vivere serena-
mente con me stesso. E dura perch la lontananza dai miei figli mi fa soffrire, la separazio-
ne dalla mia famiglia di origine scaturisce in me un dolore fortissimo, labbandono per quel
che ho fatto, e ancora di pi, per quel che sono.
Insomma, quando avevo bisogno piuttosto che farmi aiutare ho agito distinto e mi sono fat-
to male con le mie stesse mani. Ne ho passate tante e sono ancora qua rimboccando le
maniche e pronto a ricominciare a crescere sempre pi, volenteroso e bisognoso di amare
la mia vita, questa ho e non posso rovinarla. Ho bisogno di gustarmi la libert nel cuore e
donare quello che sono a chi mi ama e mi vuole bene.
Beppe
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RUBRICA musicale
GRANDI ARTISTI

Oggi vorrei sottoporvi altri due grandi artisti del panorama musicale mondiale, appartenenti al passa-
to, ma, a parer mio, sempre verdi. Due cantanti e musicisti ognuno dei quali appartenente ad un gene-
re diverso e ben distinto.
John Mayall

Cantante, armonicista, chitarrista e tastierista inglese inglese
nato a Macclesfield il 29 novembre 1933.
Come di solito succede riguardo ad artisti del passato, molti di
voi si domanderanno: ma chi l'ha mai sentito questo qua? Ma-
le! Pensate che John stato per lungo tempo un punto di riferi-
mento fondamentale per la scena blues del suo paese. Polistru-
mentista di fama internazionale, con il suo complesso The
Bluesbreakers ha rappresentato la formazione di transizione e
connessione tra il blues revival (anni '50) e il rock blues (anni
'60). Particolarmente capace nella scoperta di grandissimi ta-
lenti, dal suo gruppo sono nati musicisti del calibro di Eric
Clapton, Jack Bruce, Mick Taylor, Larry Taylor, Peter Green.
Figlio di Murray Mayall, musicista anch'egli, John si appassio-
n fin dall'infanzia ai musicisti blues americani e impar da
autodidatta a suonare il piano, la chitarra e l'armonica. Frequent la scuola d'arte e nel 1956 cominci
a suonare blues con il gruppo The Powerhouse Four e in seguito nella band The Blues Syndicate.
Sotto l'influenza di Alexis Korner, si trasfer a Londra e form i John Mayall's Bluesbreakers. Con
l'arrivo di Eric Clapton, il gruppo raggiunse il suo primo successo commerciale. Clapton lo lasci poi
per fondare i Cream, ma i Bluesbreakers presero tra le loro fila altri musicisti notevoli tra cui Peter
Green e Mick Taylor.
Scrisse Eric Clapton: John Mayall ha gestito una scuola per musicisti incredibilmente buona!.
Nei primi anni '70, John raggiunse il successo commerciale negli Stati Uniti. Si trasfer quindi a Los
Angeles dove forn un'importante influenza sulle carriere di musicisti come Blue Mitchell, Larry Ta-
ylor, Harvey Mandel, Red Holloway. Mayall continu a dare concerti ricostituendo i Bluesbreakers
nel 1982.
Il 29 novembre 2003 ha effettuato un concerto a Liverpool portando sul palco Eric Clapton e Mick
Taylor.
John Mayall fu decorato OBE (Ordine dell'Impero Britannico, the Most Excellent Order of the Bri-
tish Empire), ordine cavalleresco istituito da Re Giorgio V il 4 giugno 1917, che tra le onorificenze
pi importanti del Regno Unito.
Tra gli album pi importanti dei Bluesbreakers: Blues Breakers with Eric Clapton, Crusade,
The Turning Point e Jazz Blues Fusion.

Bob Marley

Grazie a lui, il genere reggae si diffuse e fu apprezzato in tutto il mondo.
Ancora oggi, quando si ascolta uno dei suoi brani, difficile che non si
scateni una sana voglia di ballare. I suoi pezzi, infatti, generano allegria e
voglia di vivere, anche se i testi di molte sue canzoni denunciano l'emargi-
nazione dei poveri da parte del potere.
Robert Nesta Marley, detto Bob, nasce a Nine Mile in Giamaica nel 1945.
Suo padre, Norval Sinclair Marley, era un giamaicano bianco di discen-
denza inglese e spos Cedella Booker quando era ancora diciottenne. La
loro relazione provoc subito uno scandalo, dato che lei era una giamaica-
na nera. Tanto che Norval fu diseredato dalla sua famiglia, ma continu a
provvedere al sostentamento della moglie e del figlio, anche se prese poi la
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decisione di abbandonarli mentre lei era incinta. Si present solo in occasione della nascita di Bob. Il
padre di Marley mor d'infarto dieci anni dopo.
Bob dichiar: Non ho mai avuto un padre. Mai conosciuto... mio padre era come quelle storie che si
leggono, storie di schiavi: l'uomo bianco che prende la donna nera e la mette incita.
Io non ho pregiudizi contro me stesso. Mio padre era bianco e mia madre nera. Mi chiamano mezzo-
sangue, o qualcosa del genere. Ma io non parteggio per nessuno, n per l'uomo bianco, n per quello
nero. Io sto dalla parte di Dio, colui che mi ha creato e che ha fatto in modo che io venissi generato
sia dal nero che dal bianco.
All'et di dodici anni, Bob si trasfer con la madre a Trenchtown, un sobborgo di Kingston (la capita-
le della Giamaica). Disse: Trenchtown non in Giamaica, Trenchtown ovunque, perch il luogo
da cui vengono tutti i diseredati, tutti i disperati, perch Trenchtown il ghetto, qualsiasi ghetto di
qualsiasi citt... E se sei nato a Trenchtown, non avrai la bench minima possibilit di farcela.
Gli ideali antisistema sono la caratteristica del movimento rasta al quale appartenevano i giovani neri
che vivevano ai margini della societ. Marley non si avvicin a loro ma non manc di tentare di al-
lontanarli dalla violenza e dal loro atteggiamento negativo con i testi di alcune sue canzoni. Tuttavia
all'et di diciotto anni scopr di voler diventare un rasta, e quattro anni dopo, nel 1967, si convert dal
Cristianesimo al Rastafarianesimo. Fu costretto a imparare l'autodifesa dato che fu vittima di ripetuti
episodi di bullismo dovuti alla sua origine razziale e alla sua bassa statura (163 cm). Riusc a guada-
gnarsi una reputazione grazie alla sua forza fisica che gli valse il soprannome di Tuff Gong.
La formazione musicale di Marley avvenne in un contesto di povert. Fu Neville O'Riley Livingston
detto Bunny che lo introdusse nel mondo degli strumenti a corda e gli fece ascoltare i successi del
momento attraverso un'emittente di New Orleans. Aveva quindi anni quando insieme a Bunny costru
uno strumento a corda dalle sembianze di una chitarra, non avendo i soldi per comprarne una. Era
costituita da una scatola di sardine vuota (cassa di risonanza), un manico di bamb per l'impugnatura
e dei fili elettrici come corde. I due amici riuscirono ad ascoltare, attraverso un vecchio apparecchio
radiofonico, il rhythm & blues di Ray Charles e anche Elvis Presley.
Nel loro tempo libero cominciarono a suonare con Joe Higgs, un cantante rastafariano, riconosciuto
come mentore di Bob. Durante una jam session con Higgs e Livingston, Marley incontr Peter McIn-
tosh (Peter Tosh).
All'et di sedici anni Bob registr i suoi primi due singoli: Judge Not e One Cup of Coffee prodotti
da Leslie Kong. Furono pubblicati sotto lo pseudonimo di Bobby Martell ma attirarono poco l'atten-
zione del mercato.
Nel 1964 Bob, Bunny e Peter fondarono un gruppo ska e rocksteady: The Teenagers. Pi tardi il no-
me fu cambiato in The Wailing Rudeboys, quindi in The Wailing Wailers per poi diventare definitiva-
mente, nel 1966, The Wailers (I Piagnoni). Nel 1974, dopo l'uscita della band di Peter e Bunny,
Marley suon assieme a Chaltron Barret (batteria), Aston Barret (basso), Al Andersonn e Junior Mar-
vin (alle chitarre), Alvin Pattersonn (percussioni) e alle coriste Judy Mowatt, Marcia Griffiths, Rita
Andersonn (sua moglie). Sotto il nome di Bob Marley and The Wailers si unirono a questo gruppo
anche Vin Gordon (trombone) e Glen Da Costa (sax). Bob, cantante e chitarrista, divenne il leader
della band.
Catch a Fire, il primo album dei Wailers, fu pubblicato in scala mondiale nel 1973. Riscosse enorme
successo e fu seguito, l'anno dopo, da Burnin', contenente i brani Get Up, Stand Up e I Shot the She-
riff, di cui Eric Clapton produsse una cover, contribuendo ad elevare il profilo internazionale di Bob.
Nel 1974 gli Wailers si sciolsero.
Nel 1975 Bob irruppe nel mercato con il primo singolo No Woman, No Cry.
Nel 1976 usc Rastaman Vibration che rimase per quattro settimane nella top ten degli Stati Uniti.
Sempre nel 1976 si trasfer dalla Giamaica in Inghilterra dove registr Exodus e Kaya. Exodus rimase
nelle classifiche inglesi per ben 56 settimane. Tale album includeva singoli famosi come Jammin',
One Love, Three Little Birds, Waiting in Vain e Exodus (canzone che si basa solo su un accordo in la
minore).

CURIOSIT
Dal matrimonio con Rita ebbe tre figli, pi due adottati dalla precedente storia della donna, pi otto
avuti da relazioni con altre donne, che portano il totale a tredici.
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FONDAMENTA: STEVE WINWOOD

Ho scelto questo titolo perch quando si osserva un gratta-
cielo non si pensa mai al fatto che, se non avesse solide
fondamenta, non avrebbe potuto svilupparsi fino al punto
di attirare la nostra ammirazione visiva.
Lo stesso capita anche con la musica, che in continua
evoluzione, sfornando generi ed artisti nuovi. Ma
allorigine ci sono gruppi storici composti da musicisti
eccezionali che hanno creato. Per lappunto, le fondamen-
ta della musica.
Nel nostro caso di parla di musica leggera ed in particola-
re di uno dei suoi pionieri: STEPHEN LAWRENCE
WINWOOD. S, perche negli anni 60 non sono nati solo i
Beatles o i Rolling Stones. Meno famosi, ma non per questo qualitativamente meno validi, moltissimi
altri gruppi prendevano vita nella patria del rock: lInghilterra. Band in grado di produrre brani stu-
pendi, senza tempo, al punto da essere coverizzati da gruppi pi recenti divenuti famosi anche grazie
a questo.
Quindi ecco il tributo del grande Steve Windwood, nato a Birmingham il 12 maggio del 1948, com-
positore, cantante e polistrumentista britannico. Figlio di un musicista dilettante, compie i primi studi
di piano classico e partecipa agli spettacoli della band del padre assieme al fratello Muff. Nei primi
anni della sua adolescenza suona lhammond (tastiera) e la chitarra. Inoltre, canta nelle esibizioni
degli artisti americani in tour nella zona di Birmingham beneficiando delle esperienze di blues e soul,
per lui particolarmente formative. Incontra, infatti, musicisti del calibro di Muddy Waters, John Lee
Hooker, T-Bone Walker, B.B. King, Howlin Wolf, Sonny Boy Williamson II, Eddy Boyd, Otis
Spann, Chuck Berry e Bo Diddley. Questo gli permette di maturare un profondo stile soul-blues ed
adattarlo al suo potente timbro vocale.
Ha 17 anni quando nel 1965 entra a far parte del gruppo di British Rhythmn Blues The spencer
Davis Group composto da Spencer Davis (chitarra-voce), Muff Winwood (basso-chitarra),
Con i proventi dei primi successi, Bob compr una decappottabile e non a caso scelse una BMW
(320 i cabrio) per via delle iniziali riconducibili al nome del suo gruppo Bob Marley and the Wailers.
Nel 1980 il disco Uprising segna la fine della produzione di Bob. Denso di significato religioso, con-
tiene brani come Redemption Song, dove canta:

Emancipate yourselves from Emancipate voi stessi dalla
mental slavery, no one but schiavit mentale, nessuno a
ourselves can free parte noi stessi pu liberare
our minds... la nostra mente...

Mor di cancro nel 1981, l'undici maggio.
Fu sepolto in una cappella accanto alla sua casa natale di Nine Mile insieme alla sua chitarra, al suo
pallone da calcio, a una pianta di marijuana e ai suoi semi, a un anello donatogli dal principe etiope
Asfa Wossen e a una bibbia.
Mor senza fare testamento perch farlo significava rassegnarsi ad essere consapevole che la sua vita
fosse giunta al termine.

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Pete York (batteria) e per lappunto Steve Winwood (voce-tastiera-chitarra). Partecipa alla composizione di
Keep on running, Somebody hemp me, ma con Gimme some lovin che il gruppo ottiene un grande suc-
cesso internazionale e raggiunge le prime posizioni anche nella speciale classifica americana dedicata alla mu-
sica nera. Il successo di vendite presso il pubblico di colore, che nemmeno immagina che la voce del brano
fosse di un bianco, fa ottenere alla band il primato di primi artisti bianchi a raggiungere i vertici della classifi-
ca nera.
I costanti e notevoli introiti ricavati dallinterminabile sequela di esecuzioni e registrazioni di Im a man e di
Gimme some lovin da parte di innumerevoli artisti (tra i quali anche i Blues Brothers), hanno permesso a
Steve di dedicarsi alla composizione e alla ricerca artistica, libero da ansie commerciali, raggiungendo livelli di
straordinaria profondit espressiva.
Con grande spessore emotivo ed equilibrio estetico, Windwood si inserisce di diritto nellambiente
dellavanguardia musicale della seconda met degli anni 60.
Nel 1966 collabora alla registrazione di alcuni provini con Eric Clapton, Paul Jones e Jack Bruce. Nel 1967 d
vita ad un nuovo gruppo, TRAFFIC, composto, oltre che da lui ovviamente, da Jim Capaldi (batteria - voce
e percussioni) Cris Wood (flauto - sassofono) e Dave Mason (chitarra e voce). Questa band era imperniata sul
genio compositivo ed interpretativo di Winwood, ma era composta anche da eccellenti musicisti, tutti inglesi. Il
loro stile originale era basato sul progressive-rock, sul folk e su alcuni aspetti tipici del jazz. E nel 1970 che
compongono uno dei loro album pi rappresentativi: John Barleycorn, dove spiccano il brano strumentale
GLAD (sigla del programma televisivo musicale MIXER condotto da Carlo Massarini negli anni 80 su RAI
2) e il funkeggiante Soul di Empty Pages. Tra i brani pi emblematici della ricerca stilistica e sonora dei
Traffic vorrei citare No face, no name, no number (1967) tratto dal loro primo long playing Mr. Fantasy
che venne riproposta allepoca, in lingua italiana dallEquipe 84 intitolata Un anno. Sempre nel 1967 il
brano Dear Mr. Fantasy, ma nel 1968 che compongono, a mio personale giudizio, il loro pezzo migliore,
senza nulla togliere agli altri: 40.000 HEADMEN.
A cavallo degli anni 60/70 durante una temporanea debacle della band Steve si aggrega ad Eric Clapton
(chitarra) Ginger Baker (batteria) e Ric Grech (basso) formando il super gruppo dei BLIND FAITH con
allattivo un unico omonimo eccellente album datato 1969.
Nel 1974, dopo la pubblicazione dellalbum WHEN THE EAGLE FLIES, i Traffic si sciolgono per riapparire
nel 1994 con un nuovo lavoro Far for Home dedicato a Cris Wood scomparso undici anni prima. Nel 2004 i
TRAFFIC vengono inseriti nella ROCK END ROLL HALL OF FAME proprio un anno prima della morte
di Jim Capaldi avvenuta nel gennaio del 2005. Ma la sete di sviluppo artistico di Steve non si placa. Collabora,
infatti, di continuo con molteplici artisti: George Harrison, David Gilmor, Billy Joel, Lou Reed, Phil Collins,
John Mayall, Jemes Brown, Pete Townshend, Mike Oldfield, Tina Turner.
Nel 2008 riprende la collaborazione con Clapton realizzando tour mondiali e album con le migliori esibizioni.
Questo articolo dedicato a tutti gli artisti degli anni doro della musica leggera, 1960/70, per non dimenticarci
di chi ha gettato le fondamenta!
Cantanti e musicisti come il grande STEVE WINWOOD e i suoi degni collaboratori.
Spero vivamente di avervi incuriosito e magari invogliato allascolto dei loro brani, se ancora non li conoscete.
In tal caso buon ascolto e vi assicuro che non ve ne pentirete!
NICK CARTER
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PEPERONI RIPIENI (ARDEA PERDE)
Ingredienti:
2 bicchieri di riso
500 gr macinato di bovino
2 peperoni tagliati a met
Mezza cipolla tagliata fine
2 spicchi daglio tagliati a cubetti piccoli
300 gr di pomodori ciliegini tagliati a cubetti
Olio doliva
Preparazione:
Far rosolare cipolla e aglio con lolio per 10 minuti.
Aggiungere: il macinato, i 2 bicchieri di riso (ancora crudo), i pomodorini e 2 bicchieri
di acqua bollente e fare cuocere tutto finch il riso sar al dente.
Quando tutto pronto va disposto nei peperoni facendone il ripieno.
Cottura a 160 per 20 minuti circa.
Radenko

RISO ALLA CUBANA (Ricetta per 4 persone)

Ingredienti:
360 gr di riso basmati
1 uovo alla occhio di bue a testa
250 gr di fagioli neri
300 gr di salsiccia
2 peperoncini piccanti
6 foglie di menta (pi menta si mette e pi diventa
afrodisiaco)
olio di semi
aglio
sale

Preparazione:
Fare bollire il riso con un cucchiaio di sale e 3 di olio di semi fino alla completa evapo-
razione dellacqua (deve rimanere completamente asciutto).
Fare bollire i fagioli in un litro di acqua con un pizzico di sale, la salsiccia a pezzi, una
testa daglio ed i 2 peperoncini a pezzettini finch i fagioli non sono morbidi.
Aggiungere a fine cottura la menta.
Disporre il riso nel piatto e metterci sopra luovo. Carlos
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ARIETE: Vi sar data la possibilit di fare unesperienza nuova. In situazioni di emergen-
za e nel lavoro darete il meglio. In amore siete piuttosto freddi.

TORO: Avete fatto del vostro meglio per trarre tutto il vantaggio. Non giudicatevi con trop-
pa severit, non angosciatevi, perch gli astri sono favorevoli.
GEMELLI: Dovete frenare la vostra impulsivit, affrontate con energia i vostri progetti.
Contatti sociali molto simpatici.

CANCRO: Unoccasione favorevole. I successi nel lavoro vi daranno ulteriore carica in
amore: basta con le ripicche.

LEONE: Vi sentite forti, ma non siete abbastanza sicuri ed intraprendenti. Occupatevi della
vostra vita personale e siate pazienti con la persona amata. Relax.

VERGINE: Occupatevi di unidea brillante. Prendete nuove iniziative nel lavoro. Si profila
una serata molto interessante.

BILANCIA: Riuscite a risolvere bene problemi sul piano pratico ed economico. Incontri
con persone piacevoli vi metteranno in perfetta sintonia. In amore siete troppo esuberanti.

SCORPIONE: La vostra natura orgogliosa attira qualche antipatia. Riceverete proposte
nuove in ambito lavorativo. La felicit in amore si conquista poco alla volta.

SAGITTARIO: Siete precisi e puntuali nellassolvere i vostri compiti. Avete grande biso-
gno di svago. Si profila per voi una giornata indimenticabile.

CAPRICORNO: Una modesta perdita di denaro vi metter di cattivo umore. Non fatevi
eccessivi scrupoli con i vostri collaboratori. In amore state bruciando le tappe.

ACQUARIO: Non perdete mai la fiducia in voi stessi e nelle vostre capacit. Anche se le
cose dovessero andare in modo diverso. Denaro in arrivo. In amore va tutto per il meglio.

PESCI: Avete molte idee, che vi sembrano molto valide, non abbiate fretta di concretizzare.
Approfondite decisioni precipitose e drastiche. Lamore per voi un mistero, usate la fanta-
sia.

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Se vuoi contattare la
redazione invia una mail a:
info@act-bs.it ;
ti risponderanno le redazioni di
Zona508.
Caro
amico ti scri-
vo
Caro amico
ti scrivo
SI RINGRAZIANO:
Per la collaborazione
La Direttrice del Carcere
La polizia penitenziaria
Gli educatori ed educatrici
E tutti quelli che hanno
collaborato alla stesura del giornale
Sportello di
Segretariato
Sociale:
ACT
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Brescia
030/291582
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Dal Marted al
Venerd,
dalle 9.30 alle 12
(su appuntamento)
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Via Pulusella 14
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Luned dalle 9 alle 12
dalle 17 alle 19;
Martedi 9.00-17.00;
Mercoledi, giovedi,
venerdi 9.00-12.00

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scia orientata alla promozione, sostegno e
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carcere e del suo rapporto con il territorio.
Promuove e coordina intese interistituzionali
e collaborazioni, sui problemi carcerari, tra
lamministrazione penitenziaria, la magistra-
tura, le amministrazioni, le forze politiche, le
organizzazioni del privato sociale e del vo-
lontariato.
Promuove e realizza le iniziative che favori-
scono, allinterno del carcere: lassistenza
socio-sanitaria, lorganizzazione di attivit
sportive, ricreative, formative, scolastiche,
culturali e lavorative, lorganizzazione di
percorsi di formazione professionale e di
progetti sperimentali per linserimento lavo-
rativo dei detenuti, il reinserimento sociale
del detenuto al termine della pena.
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