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Presentazione

1 Architetti sostenibilit bioarchitettura Hostal Empries LEED


2 stata una piacevole notizia linvito a questa conferenza, anche per il suo nome;
casualmente (per non tanto) curiamo un blog che si chiama le chiacchiere
dellorto (il riferimento, per gli architetti, alle chiacchiere del kindergarden di
Sullivan evidente). Lorto, lo spazio circoscritto, come il giardino un piccolo
eden, ma nella nostra storia qualcosa di pi umile. Insomma una specie di
simbolo, un modo di comprendere il mondo.
2 interesse sostenibilit: (ovviamente, da sempre) monografia Paolo Soleri (dal
1986)
3 Normalmente parliamo, quindi di quello che habbiamo fatto, o di quello che altri
architetti hanno fatto, gli aspetti di bricolage nellarchitettura di Ralph Erskine o
le malefatte di Philip Johnson...
In questo caso dobbiamo parlare di tutti noi, di quello che insieme facciamo...

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1 (cosa la citt)

1 Dico questo perch il primo argomento che voglio trattare la risposta a un
quesito fondamentale, solo apparentemente facile da trattare, una di quelle
domande rispetto alle quali tutti sappiamo di che si tratti, ma analizzando la
questione pi a fondo, comproviamo che la nostra conoscenza ha molte lacune...
1.1 prima di parlare di citt sostenibile, mi sembra infatti ineludibile cercare di
interpretare i due termini del nostro concetto...
1.2 La risposta che propongo forse vaga... ma non saprei iniziare da unaltro punto:
la citt i suoi cittadini, dal latino civitas, -tatis, il complesso, il corpo sociale
dei suoi abitanti, i cives, da cui appunto, citt.
1.3 comunque una definizione che applicabile da La Repubblica di Platone a
Melvin Webber o a Manuel Castells...
1.4 Pi avanti vedremo come, oggi, questa definizione sia contestabile proprio nel
concetto di cittadino, in altri termini come lindividualismo del denaro (o il suo
riflesso, lindividualit del consumatore) modifichi la partecipazione del
soggetto alla vita pubblica, e in particolare alla vita urbana.



2 (cosa la sostenibilit)
(pu la citt essere sostenibile; se s, tutte? E come?)

2.1 Per parlare di sostenibilit dobbiamo parlare di Ecologia. E di Olismo.
Olismo da la totalit.
Jean Smuts (1870-1950) nel suo Holism and Evolution (1926) la definisce come
la tendenza in natura a formare interi che sono pi grandi della somma delle
parti attraverso ledilizia creativa.
La propriet di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le
sue componenti.
Una importanza simile riconosciuta alla Teoria dei Sistemi di Ludwig von
Bertalanffy: nello studio di un sistema, di uno stato di interazione tra i diversi
elementi, lattenzione si sposta sulla configurazione e sulla relazione tra gli
stessi; fino ad arrivare a considerare le relazioni tra pi sistemi, ecosfere,
ecosistema globale, insomma tra linsieme degli organismi e lambiente terra.
La sostenibit ha evidentemente a che fare di ecosistema e in particolare con il
suo futuro... si potrebbe dire che il suo obiettivo sia conservare e favorire il
futuro...

2.2 Una idea che inizia a definirsi con il lavoro di Rachel Carson e il suo libro Silent
Spring (1962), una denuncia sulluso indiscriminato di fitofarmaci (in particolare
del DDT). Gi allora ininia uno scontro fondamentale con la Monsanto... (che
nasce come produttrice di armi chimiche).
Altri passi fondamentali il Rapporto sui limiti dello sviluppo del MIT-Club di
Roma (1972), che denuncia limpossibilit di una crescita infinita in un mondo
limitato, e il rapporto Our Common Future (1987) coordinato da Gro Harlem
Bruntland, dal quale prendiamo la definizione:
garantire un equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza
compromettere la possibilit delle future generazioni di sopperire alle proprie.
Quindi, la capacit di un ecosistema di mantenere il suo equilibrio ecologico nel
futuro, utilizzando le risorse (naturali) in maniera tale che possano essere
rigenerate.
Malgrado una certa attitudine positivista, che sembra dirci che esiste una ricetta,
questa impostazione corretta. E al tempo stesso non perfettamente integrabile
nello studio di un ambiente fortemente antropizzato come la citt...

2.3 Il problema proprio nel significato da dare, in questo caso, al concetto di
ottimizzazione, e alle sue specifiche finalit. In altre parole, il problema la
definizione di che tipo di ecologie si presentino nel sistema urbano, o in altri
termini, che tipo di condizioni della lotta per lesistenza ...

2.4 Ossia, a quali relazioni e interazioni dobbiamo applicare la nostra coscienza
ecologica, sapendo che ecologia deriva da oikos, casa, da cui oikeo, amministro,
e logos, discorso, comprensione. Insomma comprensione dellamministrazione
della nostra casa. Ma questo, lamministrazione (delle risorse), un concetto in
qualche modo antagonista con alcune delle forze fondamentali che organizzano
e sviluppano la citt moderna.
2.5 Lo sviluppo sostenibile appare, quindi, come una contraddizione in termini;
come suggerisce Latouche si tratta al tempo stesso di un pleonasmo al livello
della definizione e di un ossimoro al livello del contenuto. Pleonasmo perch lo
sviluppo gi una "crescita autosostenuta", secondo Walt Rostow, il grande
ideologo del concetto. Ossimoro, perch lo sviluppo non n sostenibile n
durevole, quindi non pi applicabile ad un modello economico destinato a
durare nel tempo. (da Wiki...)


3 La citt sostenibile

3 Forse, potremmo semplicemente affermare che la citt sostenibile sia una citt
ben amministrata... un gruppo di cittadini fortunati, ascoltati, e cos via...
3.1 Scherzo un poco sullimprobabilit di questa condizione, che invece
unesigenza fondamentale, e come tale percepita e condivisa allinterno di ogni
citt, di ogni gruppo.
3.2 Non si pu comunque dire che sia un processo facile... amministrare significa
imporre un controllo razionale, un sistema gestionale, fini, scelte... generare
contrasti: la citt un fenomeno complesso, dove non abbiamo pi una Pnyx
dove confrontarci tutti, e dove non possibile applicare, una ricetta magica.
3.3 S, perch a volte, soprattutto nella saggistica, lo studio della sostenibilit delle
citt sembra convergere con diverse forme di propaganda, presenta una certa
variet di ricette...

3.4 Insomma, non c una ricetta, ma la mobilitazione generale sul tema della citt
sostenibile insieme un segnale e una forma di attivit sociale imprescindibile,
perch esprime quelle forze (non solo come espressione di un sapere tecnico, ma
come volont diffusa) capaci di contrastare una deriva verso il profitto ad ogni
costo e la perpetuazione del business as usual; riporta lattenzione sulla
relazione tra attivit umana, come produzione, e natura, ricentra la nostra cultura
sui grandi temi della vita e delluomo, in definitiva su ci che da senso al nostro
parlare stesso di sostenibilit.

3.5 Citando il lavoro sulla citt sostenibile di Peter Naess e Nina Vogel,
Notably, barriers to sustainability constituted by the capitalist economic system
through its growth imperative, competition, uneven spatial development and
aversion against regulations hampering environmentally harmful
entrepreneurialism need to be addressed, as well as strategies by which these
barriers could be overcome () The above circumstances call for a focus on
political niche actors and their strategies for transition, rather than technological
niche actors and technologies. (Naess e Vogel, Sustainable urban development
and the multilevel transition perspective, 2012)

3.6 Per cercare di spiegare questa questione, dobbiamo cercare di comprendere
meglio cosa sia una citt, affinare la nostra ricerca introducendo altri parametri,
che non siano unicamente i suoi cittadini, ossia rivolgendo lattenzione ai campi
di forza che agiscono nella citt e che sono necessari al nostro sistema di vita
parlando in termini generali, e al nostro sistema di produzione, parlando in
termini pi specifici.
3.7 E dobbiamo anche considerare limportanza delle tecnologie digitali, delle reti,
nel processo di gestione e di sviluppo.

4 La questione dellurbanizzazione del capitale o la citt come espressione del
capitalismo

4 Vivendo in un sistema di produzione capitalista, con i suoi pregi e i suoi difetti,
non possiamo esimerci dal riconoscere il ruolo centrale, fondamentale della citt
in questa condizione (processo).

4.1 Laccumulazione per laccumulazione comporta la continua distruzione (o se
volete trasformazione) delle condizioni esistenti (nellambiente urbano); in altre
parole le strutture (infrastutture, edilizia privata e non, ma anche istituzioni) che
vengono create da processo di sviluppo si trasformano in ostacoli per
laccumulazione successiva.
In questo contesto, nota David Harvey, il capitale si rappresenta nella forma di
un paesaggio fisico creato a sua immagine, come valore duso al fine di
aumentare laccumulazione progressiva di capitale. Il paesaggio geografico che
ne risulta il trofeo dello sviluppo capitalistico del passato.
Contemporaneamente, per, esso esprime il potere del lavoro morto sul lavoro
vivo, e come tale imprigiona e impedisce il processo di accumulazione in una
serie di vincoli fisici specifici.(David Harvey, Lesperienza urbana, pag.104)
4.2 Questi vincoli possono essere rimossi con difficolt e lentamente, a meno che
non vi sia una svalutazione sostanziale, importante, funzionale, del valore di
scambio incluso nella creazione di queste risorse fisiche. (stock edilizio,
infrastrutture, centri di aggregazione e servizi, ma anche attivit
istituzionalizzate)
4.3 Vedremo che a partire dagli anni 70 questo processo si complica ulteriormente,
per i processi funzionali alle dinamiche del confronto sociale e in particolare
urbano, e per la sempre maggior importanza della creazione di un particolare
capitale fittizio, il capitale simbolico . (la definizione di Pierred Bourdieu,
1977), una attitudine feticista nella relazione individuo societ che a partire dal
prodotto (e dal suo marketing) entra nei processi di formazione della cultura e
del gusto.
Una delle questioni problematiche considerando il concetto di citt sostenibile e
di certa propaganda che lo avvolge, quanto la sua diffusione sia parte di questo
fenomeno, questione che sarebbe trascurabile se non saltasse allocchio la
contraddizione tra il contenuto del messaggio (che ora cercheremo di analizzare)
e la sua strumentalizzazione.


5 Lecologia urbana e la sostenibilit

5 Vediamo allora che quello che sembrava unutopia astratta, una pura costruzione
mentale, lecologia e quindi la sostenibilit dellambiente urbano, diventa
unidea guida, un componente fondamentale della vita urbana.

5.1 Un fattore estremamente importante, perch, ragionando in termini di confronto
sistematico tra i vari componenti dellambiente urbano, prima di tutto luomo, la
natura, la trasformazione della natura, la neonatura con la sua particolare,
labirintica organizzazione spaziale urbana, parlando con un significato ampio dei
termini, questo movimento un elemento particolarissimo della vita della citt,
quello capace di riportare lattenzione sulluomo, sulle sue intime e comuni
necessit, di restituire la citt a quel concetto espresso allinizio del nostro
discorso, la citt come comunione di cittadini...
5.2 Riconoscere come questo sia possibile relativamente facile, se si riflette
proprio sul significato descritto di ecologia, amministrazione, equilibrio,
gestione virtuosa... ossia una via che per sua natura antagonista rispetto
allaccumulazione di potere e alla continua trasformazione, alleraclitiano sole
che si rinnova ogni giorno...
5.3 Questo aspetto altro e razionale, che genera un movimento antagonista rispetto
alla distruzione creativa (propria del modello produttivo capitalista) da alcuni
autori vista come una semplice aggregazione trasversale a difesa di interessi,
di tipo diverso, ma comunque comuni e generali, capaci di costituire un
appoggio di massa necessario capace di lottare per unesperienza urbana
realmente umanizzante (David Harvey, LEsperienza Urbana, 1989, pag. 294);
per altri (Rober Park e la Chicago School), un aspetto della lotta darwiniana tra
le componenti dellecologia urbana per la conquista di una propria nicchia; per
altri rappresentano una valvola di sfogo rispetto alle tensioni sociali (e alla lotta
di classe); per altri ancora, tutto il contrario (Negri, Hardt), presentandosi come
un mascheramento, dietro il positivismo buonista, di reali tensioni della
moltitudine, tesa nella direzione esattamente contraria, quella di un radicale,
nichilista azzeramento e di una possibile rigenerazione, laurora.
5.4 Tutti questi punti di vista presentano aspetti condivisibili e sono osservazioni
valide dei fenomeni in atto. In definitiva possiamo leggerli nel complesso come
la manifestazione reale della tensione tra i cittadini e le idee sulla citt, sia in
questi aspetti accademici che nei fenomeni che cercano di interpretare, anche
quelli pi ingenui o quando si tratti della parcellizzazione degli interessi in
attivit che potremmo definire feticismi della teoria.
5.5 Tensioni tra soggetti e idee che da un lato rappresentano limmagine della citt
di migliaia di menti, secondo una fortunata immagine proposta negli anni 70 da
Paolo Soleri.
5.6 Da unaltro ci mostrano la citt come rappresentazione, capace di interpretare
posizioni tecniciste e tendenzialmente utopiste, come un aspetto della dialettica
urbana.
5.7 Da un altro lato ancora, rappresentano unestensione unestensione della
dialettica urbana al di fuori dei confini fisici della singola citt. Proprio negli
stessi anni Melvin Webber proponeva lidea della citt come comunione di
interessi e non come prossimit fisica.
5.8 Il che ci porta ad un altro aspetto incerto nel dibattito sulla citt e sulla
sostenibilit: si pu parlare di distinzione assoluta tra citt e campagna. Perch
due paradigmi frequenti della citt sostenibile sono compattezza e la distinzione
rispetto alla campagna... Se questa distinzione non pi assoluta, quali sono le
sue caratteristiche nellera della globalizzazione e delle reti?


6 Citta sostenibile ed ecologia urbana nellera delle reti

6 Sulla base di questa osservazione, che comporta la necessit di parlare di
ecologia regionale, pi che di citt sostenibile, e magari di estendere ancora il
campo dazione (alle reti), organizzo un breve excursus di esempi, modelli ed
idee che si stanno cercando di applicare.
6.1 Infatti le esternalit di una citt influiscono sui suoi ambiti di riferimento o di
relazione (e questi possono non avere alcuna condizione di prossimit fisica con
la stessa). Ancora pi complessi sono gli equilibri del vasto sistema competitivo
che coinvolge le aree urbane nella loro reciproca relazione nellambito della
globalizzazione.
6.2 Lattuale sistema mondiale presenta aspetti affatto diversi rispetto a, diciamo,
trenta anni fa...
6.3 Uno di questi levidente perdita di centralit degli stati nazionali
nelleconomia e in generale nei giochi di potere globali, al tempo stesso che
andato aumentando il ruolo di alcuni centri urbani (le Citt Globali) capaci di
attrarre e costruire potere attarverso la localizzazione dei centri nevralgici del
sistema delle Trans National Corporations, in definitiva la gestione dei flussi
nelleconomia globalizzata attraverso quelli che Johnathan Nitzan definisce
cavalli di Troia della ridistribuzioni del potere nel globo, attraverso la
sostituzione della sovranit con la propriet.
6.4 In questo scenario assistiamo a una esasperata competizione internazionale, che
ben poco ha di razionale, di sostenibile, di ecologico, in definitiva di umanitario
o, come vedremo, di ... umano.
6.5 Ossia, la competitivit di un territorio un fattore sempre pi importante per un
sistema regionale o urbano. A complicare le cose, a differenza delle relazioni tra
stati, per le aree geografiche la competizione avvene secondo principi di
vantaggio assoluto e non di vantaggio competitivo relativo, non dandosi
meccanismi di equilibrio dello scambio stesso.
6.6 The economic role of territorial capital resides in enhancing efficiency and
productivity of local activities. In a stylised, potential treatment of the single
elements of territorial capital, efforts should be addressed towards the possibility
of a quantitative measurementof each of them; impossibility of a direct measure
implies to equate the effects of territorial capital to technological progress in a
production function but this would only represent a measure of our
ignorance. (Robero Camagni , Towards a concept of territorial capital, in:
R. Capello, R. Camagni, B. Chizzolini, U. Fratesi, Modelling regional scenarios
for the enlarged Europe, Springer, Berlin, 2008)

6.7 evidente che parlare di sostenibilit in citt come Londra e New York
problematico, ancor peggio se consideriamo le grandi aree urbanizzate delle
economie emergenti, o le distese di slums delle metropoli del terzo mondo, che
so, Lagos...
6.8 Lo stesso Roberto Camagni aggira la questione, affermando che lambiente
urbano non naturale e che quindi si dovrebbe parlare di sostenibilit di un
ambiente artificiale, non costituita dalla relazione uomo-natura, ma dalla
relazione uomo-uomo. evidente che, per quanto sia realistica losservazione, in
tal caso la sostenibilit sarebbe data dallimpatto dellesternalit della citt
rispetto al suo effetto virtuoso, ottenuto grazie al suo stesso essere una citt;
altrettanto evidente che in tal caso sarebbe superfluo parlare di citt sostenibile,
perch lo stesso equilibrio potrebbe verificarsi in una qualsiasi forma di citt.
6.9 Altro discorso lapplicabilit del concetto, almeno verosimile, ad ambiti ben
diversi: non solo citt basate su uneconomia fortemente limitata alla regione
dinfluenza, ma anche citt considerate come poli culturali, sedi universitarie,
dove possibile, centri di ricerca e cos via, comunque ad ambiti di dimensioni
limitate e non stiamo parlando di dimensioni fisiche (consideriamo per esempio
Vancouver), ma della scala dei problemi esistenti nellambito di una citt.



7 Lidea della trasformazione C2C: una ipotesi di adattamento della sostenibilit
alla distruzione creatrice.

7.1 Esaminiamo alcuni paradigmi dello sviluppo sostenibile, partendo dalla formula
IPAT I = P A T, dove:
I = Environmental impact, P = Population, A = Affluence, T = Technology
E della regola delle tre E, riportata in grafico: Ecologia, Economia, Equit,
riflesso dei tra campi dazione dello sviluppo sostenibile:
Sostenibilit ambientale
Sostenibilit economica
Sostenibilit sociale
Condizioni verificabili grazie allo sviluppo dellecometrica, una disciplina che
cerca ti quantificare il grado di sostenibilit di un fenomeno, di una attivit,
attraverso una serie di scale costruite ad hoc. facile intuire che proprio il
criterio di costruzione della scala di riferimento il punto debole del metodo... e
in generale lecometrica una testimonianza del livello di difficolt che
comporta lesigenza di effettuare scelte di sviluppo sostenibile.
7.2 Nel 1991 l'economista Herman Daly definisce lo sviluppo sostenibile come
... svilupparsi mantenendosi entro la capacit di carico degli ecosistemi e
quindi secondo le seguenti condizioni generali, concernenti l'uso delle risorse
naturali da parte dell'uomo:
il peso dell'impatto antropico sui sistemi naturali non deve superare la capacit
di carico della natura;
il tasso di utilizzo delle risorse rinnovabili non deve essere superiore alla loro
velocit di rigenerazione;
l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie non deve superare la capacit di
assorbimento dell'ambiente;
il prelievo di risorse non rinnovabili deve essere compensato dalla produzione di
una pari quantit di risorse rinnovabili, in grado di sostituirle


7.3 Di questi aspetti, tutti evidentemente fondamentali, una delle chiavi di successo
della sostenibilit il concetto di gestione dei rifiuti, del Waste.

7.4 un concetto fortemente enfatizzato da una delle bibbie della sostenibilit,
Cradle to Cradle di William MacDonough e Michael Baumgart. A ben vedere
il concetto fondamentale del saggio, e della proposta C2C: lidea di un ciclo
produttivo chiuso, comprendente una fase obsolescenza, di raccolta e di
rigenerazione dei materiali che compongono la merce. il paradigma che
permetterebbe alla ipotesi dello sviluppo sostenibile di comprendere e di essere
compresa allinterno del sistema produttivo capitalista, e in particolare
allurbanizzazione del capitale, alle prese con il problema dello smantellamento
e della demolizione ciclica del suo patrimonio infrastrutturale ed edilizio...
insomma dinserirsi nel processo urbano come regolatore anticiclico keynesiano,
o semplicemente nel processo di obsolescenza e trasformazione del panorama
urbano.
7.5 un concetto, quindi, che concerne la progettualit dellambiente, come il "Bill
of Rights for the Planet" or "Hannover Principles" sempre sviluppato da
William McDonough in occasione dell EXPO 2000 di Hannover, Germany,
che riportiamo:
The Bill of Rights:
1. Insist on the right of humanity and nature to co-exist in a healthy, supportive, diverse, and
sustainable condition.
2. Recognize Interdependence. The elements of human design interact with and depend on the
natural world, with broad and diverse implications at every scale. Expand design
considerations to recognizing even distant effects.
3. Respect relationships between spirit and matter. Consider all aspects of human settlement
including community, dwelling, industry, and trade in terms of existing and evolving
connections between spiritual and material consciousness.
4. Accept responsibility for the consequences of design decisions upon human well-being, the
viability of natural systems, and their right to co-exist.
5. Create safe objects of long-term value. Do not burden future generations with requirements
for maintenance or vigilant administration of potential danger due to the careless creations
of products, processes, or standards.
6. Eliminate the concept of waste. Evaluate and optimize the full life-cycle of products and
processes, to approach the state of natural systems in which there is no waste.
7. Rely on natural energy flows. Human designs should, like the living world, derive their
creative forces from perpetual solar income. Incorporating this energy efficiently and safely
for responsible use.
8. Understand the limitations of design. No human creation lasts forever and design does not
solve all problems. Those who create and plan should practice humility in the face of
nature. Treat nature as a model and mentor, not an inconvenience to be evaded or
controlled.
9. Seek constant improvement by the sharing of knowledge. Encourage direct and open
communication between colleagues, patrons, manufacturers and users to link long term
sustainable considerations with ethical responsibility, and re-establish the integral
relationship between natural processes and human activity.

Parlando di citt sostenibile, riportiamo anche i principi dellIntelligent Urbanism
proposto da Christopher Charles Benninger

Intelligent urbanism promotes opportunities through access to:
Basic and primary education, skill development and knowledge about the urban world;
Basic health care, potable water, solid waste disposal and hygiene;
Urban facilities like storm drainage, street lights, roads and footpaths;
Recreation and entertainment;
Transport, energy, communications;
Public participation and debate;
Finance and investment mechanisms;
Land and/or built-up space where goods and services can be produced;
Rudimentary economic infrastructure;
Intelligent urbanism provides a wide range of zones, districts and precincts where activities and
functions can occur without detracting from one another





8 Il problema della densit ed altre questioni tipicamente urbane

8 Osservando le ipotesi e i modelli sulla citt sostenibile, dalla loro impostazione
riconosciamo una derivazione diretta dalle teorie dellurbanismo della densit
edilizia in voga negli anni 70-80, con tutti i suoi limiti, come gli equivoci sul
raffronto tra lambiente urbano europeo e quello americano, ossia
dellargomento principale a favore della citt densa rispetto al modello dello
sviluppo suburbano (dei suburbs). Con una certa tendenza alla confusione di
concetti ben didtinti, come citt densa, citt compatta e citt spazialmente
limitata.
8.1 La densit uno degli aspetti potenzialmente deboli di questi modelli,
soprattutto quando non si considerino nel dovuto modo le contraddizioni proprie
del modello di sviluppo urbano in generale.
Proprio il tema della densit edilizia e dello sviluppo delle zone centrali il pi
contraddittorio, riconducendosi alla scuola classica, a Ricardo, la teoria della
rendita differenziale... ed essendo ben nota limportanza della densit e della
radiocentricit nel creare questo differenziale nellambito urbano.
In definitiva, con un eccesso di densit e di valorizzazione della centralit di uno
o pi poli, si genererebbe una differenza sproporzionata tra il costo del mq e la
diffusione (sociale) della possibilit di pagarlo, ottenendo sul panorama e sullo
spazio urbano leffetto contrario a quello ricercato, ossia a quella vita pubblica
vivace, varia, in una parola urbana, con una significativa ripopolazione delle
aree centrali, che si vorrebbe ottenere.
8.2 In una tale situazione, ad esempio, gli spazi commerciali potrebbero essere
affittati solo dalla grande distribuzione, e le residenze e gli uffici sarebbero
accessibili solo a una parte ridotta della popolazione, togliendo quellaspetto di
vita di quartiere, di approvvigionamento di priossimit dei beni, di variet del
corpo sociale che sono la ragione dessere della vita descritta da Jane Jacobs in
Life and Death of the Great American Cities, il libro degli anni 60 che in
qualche modo allorigine dellurbanismo della densit anni 80.
8.3 A meno di non ricorrere allintervento dello stato e delle autorit municipali, la
qual cosa, per la frammentazione della propriet immobiliare, realmente
problematica, oltre a perpetuare unaltra delle contraddizioni insite nellattuale
sviluppo urbano. Si tratta comunque di quellintervento politico e gestionale
innovativo la cui importanza abbiamo gi sottolineato.
Un settore nel quale questo intervento significativo la tassazione del suolo.
Da un lato questa pu controbilanciare una spinta alleccesiva densit, dallaltro
generalmente utilizzato per ottenere leffetto contrario... Da un lato abbiamo la
bassa percentuale di ingressi municipali nelle zone suburbane e nel misto citt-
campagna, e il costo delle infrastrutture, dallaltra le terre di nessuno, che invece
sono un costo, tipiche dellurbanistica delle periferie, con i grandi edifici isolati,
dallaltro ancora la tendenza a una densit eccessiva e una concezzione spesso
distorta della relazione pubblico-privato.


9 Citt sostenibile e Smart City

9 Non un caso che il concetto di citt sostenibile si veda sempre pi associato a
quello di Smart City; analogamente, le U-cities (Ubiquitous cities) diventano U-
ecocities...
9.1 Ossia quellaspetto slow (slow city, con lammiccante riferimento a una
riappropriazione del tempo, di quel tempo che distrugge lo spazio), della citt
sostenibile sta slittando rapidamente verso la rapidit estrema dellinformazione
digitale...
9.2 I sistemi di gestione che informano la smart city - che si tratti della gestione
dellonda verde dei semafori o del monitoraggio della qualit dellaria, o della
captazione dei dati personali, dati anagrafici, acquisti, preferenze... strutturano
la citt come campo di continuo feedback tra produzione e consumo (appunto il
consumo individualizzato...)
Si tratta di un passo avanti verso quello che, dipendendo dalle scuole di pensiero,
si definisce Noosfera (Teilhard de Chardin, Soleri), Cybionte (Jel de Rosnay),
Moltitudine (Hardt, Negri, Virno), o semplicemente General Intellect (Marx).
9.3 In un tale scenario, la partecipazione del cittadino alla produzione diventa totale,
ma mediata dalla digitalizzazione della sua esperienza. Analogamente la
partecipazione alla vita cittadina, alla sfera pubblica, totale, ma questa sfera
pubblica caduta nel registro dellofferta e della domanda (Baudrillard) (si
potrebbe aggiungere, parte della Societ dello spettacolo, Debord...) .

10 Luomo e la citt sostenibile

10 Una forma di partecipazione, senzaltro, ma affatto diversa dalla dialettica
urbana alla quale forse stavamo pensando, immaginando la citt sostenibile...
Il logos come vita della citt in quanto comunione di cittadini, di uomini...
10.1 Luomo che perde valore, centralit, importanza, al di fuori del suo essere
portatore di un terminale digitale, che registri la risposta a quel panorama di
desideri che la citt consumista, per cui perch i soggetti non sanno,
strettamente parlando, che cosa stanno facendo, che quello che fanno ha un
significato maggiore di quello che credono (Pierre Bourdieu, Outline of a
Theory of Practice, Cambridge, 1977).
10.2 Diventa cos estremamente importante valorizzare quegli aspetti di scambio
interpersonale di confronto e di scontro sui grandi temi delluomo, della natura, e
cercare di valorizzare quelle ipotesi di sviluppo che li sostengono, come appunto
ogni movimento e ogni manifestazione a favore di un ambiente e di una citt
sostenibile.
10.3 Sono i componenti fondamentali di una dialettica urbana capace di influire sul
nostro futuro e di permettere a tutti noi di difendere, promuovere e diffondere
quelle qualit che riconosciamo come inalienabili: il diritto a una vita piena, a un
ambiente sano, a pensare di poterlo trasmettere, migliore, alle nuove generazioni.
Idee che vediamo espresse in questo modello di sviluppo, e nel valore simbolico
di questa manifestazione della nostra comune volont che la citt sostenibile.





FINE In questo modo si pu cercare di compensare ogni aspetto puramente
utilitaristico propagandistico della citt sostenibile, rendendo viva una continua
riflessione sulla validit delle scelte, perch questo movimento, soprattutto per
parte di noi progettisti, non si riduca a unulteriore forma di marketing della
trasformazione urbana, a un altro aspetto della necessit continua di rivoluzione
per la riproduzione della citt, e riesca realmente a incidere sui suoi grandi,
complessi problemi.

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