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LA CAUSA DEL CONTRATTO. LA


SINGOLARE LETTURA DI GIACOMO
VENEZIAN






CANDIDATO
ADRIANO MATTERA
MATRICOLA N.: 991011634

2


INDICE


INTRODUZIONE.................................................................................................... 3

CAPITOLO PRIMO
LA NOZIONE DI CAUSA DALLE PRIME FORMULAZIONI
AL CODICE CIVILE DEL 1865.

1 Lorigine della moderna nozione di causa. Alcune premesse di carattere
metodologico e semantico.................................................................................
2. (Segue) La concezione di causa nel pensiero di Domat e Pothier: due opinioni
della dottrina a confronto.........................................................................
3. La causa dellobbligazione nel Code Napolon e le elaborazioni della dottrina
francese durante la sua vigenza..
4. La causa dellobbligazione nel Codice civile del 1865 e gli orientamenti della
dottrina italiana durante il suo vigore.......................................................................

CAPITOLO SECONDO
"LA CAUSA NEI CONTRATTI" DI GIACOMO VENEZIAN:
IL SUPERAMENTO DEL DOGMA DELLA VOLONT
VERSO UNA CONCEZIONE NORMATIVISTICA DEI
RAPPORTI

1. Il contesto storico - giuridico..
2. Il contenuto...............................................................................................
3
2.1. La critica al principio della forza obbligante della volont.
2.2. La fonte della vincolariet della promessa produttiva di
obbligazioni..............................................................
2.3. La crisi della concezione liberale del processo.............................................
2.3.1 Il fine del diritto
2.3.2 Latto volontario
2.3.3 Lobbligazione da violazione del divieto.
2.3.4 Le condizioni del riconoscimento della obbligazione
contrattuale.
2.3.5 La fonte della vincolativit della promessa produttiva di
obbligazioni
3. Conclusioni
4. Meriti e limiti della teoria della causa del Venezian.


CAPITOLO TERZO
GLI SVILUPPI DELLA TEORIA OGGETTIVA DI CAUSA
NELLA DOTTRINA SUCCESSIVA AL VENEZIAN.


1. Linfluenza dell a teori a dell a causa di Venezi an in Pugli atti
2. Il passaggio dal la causa dell obbli gazione all a causa del
contratto.
3. La causa nel codi ce ci vi le del 1942 e l affermarsi del
dogma del la causa come funzi one economi co-sociale.





4
INTRODUZIONE
La causa quale concetto indispensabile ma equivoco. Le
prospettive dellanalisi.
Listituto giuridico della causa ha costituito da sempre uno
dei temi di maggior complessit ed interesse del diritto civile
e della teoria generale del diritto. Come rilevato da
autorevole dottrina, esso suscita nellanimo del giurista due
diverse sensazioni: venerazione e "sconcerto".
1

La prima generata dalla sua antica derivazione storica

e
dalla sua centralit nel fenomeno del diritto. La causa, infatti,
appare connaturale allatto giuridico, allobbligazione, al
contratto (cur debetur?; cur contractum est?). Essa
considerata un concetto fondamentale per lintero sistema
privatistico, in quanto rappresenta un passaggio obbligato
nellindagine sui rapporti tra autonomia pri vata, ordinamento

1
ALPA G. , Causa e contratt o: profili att uali , in Vacca L. (a cura di ),
Causa e contrat to nella prospetti va stori co-comparatisti ca, Atti del II
Congresso Int enzional e ARISTEC, Palermo-Trapani, 7-10 gi ugno
1995, Tori no, 1997, pagg. 257-258. La st essa considerazi one
present e i n: ID. , L uso giuri sprudenzi al e dell a causa del contratt o, i n
Nuova giuri sprudenza civil e commentat a, Padova, 1995, II, pag.

5
giuridico e relativi controlli.
2
La causa, pertanto, costituisce
la risposta al problema del riconoscimento giuridico del
negozio, cio del "perch questo esiste nel mondo del
diritto:
3
essa, dunque, consente di individuare quali negozi
sono riconosciuti e tutelati dalla legge, a quali condizioni ed
entro quali limiti.
La seconda sensazione, quella di "sconcerto", trae origine
dallelevata equivocit del concetto: listituto in esame,
infatti, sembra assumere significati diversi, a seconda degli
usi che la dottrina e la giurisprudenza facciano di esso.
Questa opinione ampiamente diffusa e risalente nel
tempo. Infatti, gi sotto la vigenza del Codice civile del 1865,

2
Bocchini F. QUADRl E. , Diritt o pri vat o, Torino, 2008, pagg. 687-
699; GAZZONI F. , Manual e di di ritt o privat o, Napoli , 2001, pagg.
787-815; BIANCA C. M. , Di ritto ci vil e, Il cont ratto, vol. III, Mil ano,
2000, pagg. 447-497; TRIMARCHI P. , Istituzioni di di ritt o privat e,
Milano, 1998, pagg. 212-232. In dott ri na, per, non sono mancate -
soprat tutto inpassat o - opini oni t endenti a sminuire l ' i mportanza
dell ist ituto: si veda, al ri guardo, OSILIA E. , Considerazi ani sull a
causa del cant ratto, i n Ri vist a trimestral e di diritt o e procedure ci vil e,
1949, pagg. 344 e ss. , in cui l a causa vi ene consi derat a come un
concerto non defi ni bile e, sopratt utto, inutil e, perch non serve a
risol vere alcun problema che non sia gi a ri solvibil e in alt ro modo;
ALLARA M. , La tearia general e del cont rat to, Torino, 1965, pagg. 65
e ss. ; Mosco P. , La conversi one del negozio giuridico, Napoli, 1947,
pagg. 166 e 225; CORRADO R. , Negozio di accert amento, Torino,
1942, pagg. 38 e ss. .

3
BETTI E. , voce "Causa del negozi o gi uridico" in Novissimo di gesto
itali ano, Torino, 1957, pag. 33.
6
Ferrara considerava la causa come un concetto indecifrabile
ovvero "molto vago e misterioso";
4
analogamente, Bonfante
sosteneva che il tema della causa fosse pervaso di " fatale
malia".
5
In tempi pi recenti, Alpa ha paragonato la causa ad
una sorta di formula magica", che svolge una funzione
imprescindibile nelleccitare la fantasia dei giuristi
trasformandoli in autentici prestigiatori"
6
. Il panorama
offerto dalla dottrina contemporanea sulla causa d, secondo
Giorgianni, "limpressione di un cantiere in fecondo
movimento, nel quale nuovi materiali affluiscono
incessantemente per alimentare lo sforzo di costruzione di un
edificio, che, pur poggiando su vetuste e solide fondamenta,
non riesce ad assumere ancora un netto contorno [...]".
7



4
FERRARA F. , Teori a dei contrat ti , Napoli, 1940, pag. 127.

5
BONFANTE P. , Il contratt o e l a causa del contratt o, i n Ri vist a di
diritt o commercial e, 1908, pag. 125.

6
ALPA G. , Causa e contratt o: profi li att uali , cit. , pag. 258; nonch:
Luso gi urisprudenzi ale della causa del contratto, ci t. , pag. 1.

7
GIORGIANNI M. , voce "Causa (dir. priv. ), in Enci cl opedia del
diritto, Mil ano, 1960, pag. 547. La situazione sopra descritt a contrast a
con il quadro offerto dall a dott rina st rani era (t edesca e francese), dove
la disput a sull a causa da tempo sopit a: ci, pert ant o, induce lAut ore
a domandarsi se in It ali a si possa o meno parlare di "crisi " del
concetto di causa.
7
Questa situazione dipende dal conver gere di una serie di
fattori, quali:
- l' esistenza di almeno due distinti concetti di causa, uno
riferibile allobbligazione (rectius, allattribuzione
patrimoniale) e laltro al negozio giuridico;
8

- l' assenza di una definizione codicistica della causa del
contratto
9
e la presenza di diverse teorie relative alla sua
identificazione
10

- l' oscurit del linguaggio giuridico adoperato negli scritti
sulla causa. Al riguardo, Gorla ha rilevato che, con

8
GAZZONI F. , Manual e di diritto pri vato, cit. , pag. 787;
GIORGIANNI M. , voce Causa (dir. pri v. )", cit. , pag. 547: lAutore
sottoli nea che questi due concet ti di causa sono utilizzati
indi fferentemente dalla dottri na e dall a gi urisprudenza, senza al cuna
pret esa di porre disti nzioni in sede t eori ca; del rest o, anche lindi rizzo
pi ri goroso, che riferisce l a causa esclusi vamente al negozio
gi uridi co, si vede t alora cost retto a fare ri feriment o ad una "causa
remot a", disti nt a da una vera e propri a causa.

9


. . . sebbene la Relazione al Codi ce civile (n. 613) defi nisca
espressament e l a causa del cont rat to come: "l a funzione economi co
soci al e che il diri t to ri conosce rilevante ai suoi fini e che sola
gi usti fi ca l a tutel a dell autonomi a pri vat a" .

10
In questo senso, si vedano a tit olo esemplifi cativo: BOCCHINI F.
QUADRI E. , Di ritt o pri vato, ci t. , pagg. 687-689; GAZZONI F. ,
Manual e di di ritto privato, cit . , pagg. 787-790; BIANCA C. M. , Diritt o
ci vil e, Il contratto vol . II, I cit. , pagg. 447-453; SACCO R. , Il
contratt o, i n Tratt at o di diri tt o civi le italiano, dirett o da Vassalli , vol.
IV, t omo 2, Torino, 1975, pagg. 577-582; GORLA G. , Il contratto, I,
Milano, 1955, pag. 326.
8
riferimento a questo istituto, troppo spesso si maschera
lincertezza con la ridondanza, la vaghezza con la
prolissit e linesistenza del contenuto con
' incomprensibilit del testo": in tal modo, "il bisogno di
ordine e sistemazione si risolto [...] nel disordine e
nella confusione".
11
Una simile opinione condivisa
anche da Sacco, il quale ha dedicato un intero paragrafo
allambiguit del linguaggio della dottrina attuale in
tema di causa: in esso, infatti, si legge che, "per ogni
nuova ondata di inchiostro versata sulla nozione, questa
" diventata sempre pi oscura e sfuggente, mentre le
argomentazioni che la riguardano sono espresse in un
gergo ogni volta pi ermetico".
12
Infine, anche Ferri ha
denunciato "la sibillinit di certe formule, cosi
eccessivamente disponibili agli usi pi svariati.
13


11
GORLA G. , Il contratto, ci t. , pag. 326.

12
SACCO R. , Il cont ratto, cit . , pag. 578. LAut ore ri ferisce questa
considerazione al la nozione di causa oggetti va (per l a quale si veda
cap. II, par. 3 e 4). Egli , poi, ril eva che l ' utilizzazione di un
linguaggio cosi oscuro, fumoso fatt o appost a per "permett ere l e
sequenze pi ardi te quando sfuggano da medi o logico del disco rso".

13
FERRI G. B. , Causa e ti po nella t eoria del negozio gi uridi co,
Milano, 1965, pag. 63. Quest a opinione espressa, sia pure i n t ermini
meno espliciti, anche in: FERRI G. B. , La cause nell a t eori a del
contratt o, in Vacca L. (a cura di ), Causa e contrat to nella prospetti va
9
Questo stat o confusionale presenta inevitabili riflessi
nella giurisprudenza: essa, infatti, ha spesso utilizzato in
modo confuso, irriflessivo e contraddittorio lo strumento
della causa, senza distinguere tra le differenti
ricostruzioni del concetto. Talvolta, poi, i giudici sono
giunti ad operare addirittura un amalgama inconsapevole
tra le diverse teorie, elaborando cosi soluzioni che,
paradossalmente, si fondano su orientamenti tra loro
contrapposti. Negli ultimi anni, inolt re, si registra un
ricorso abnorme e quasi incontrollato al nostro istit uto.
Infatti, le massime della Suprema Corte che presentano i
lemmi "causa e "contratto" sono quasi tremila; tra esse,
quelle che contengono lespressione "causa del
contratto" sono circa duecento; in pi la gran parte sono
massime riferite a sentenze non pubblicate per esteso. A
ci si aggiunge il numero pressoch inconoscibile delle

stori co-comparatisti ca, Atti del II Congresso Int enzionale ARISTEC,
Pal ermo-Trapani, 7-10 gi ugno 1995, Tori no, 1997, pp. 415-425.
10
sentenze di merito e/o delle motivazioni in cui compaia
o si faccia uso della causa.
14

Di fronte ad una simile situazione, al fine (di cercar e) di
ricondurre il concetto di causa ad una soglia di intelligibilit
e di fruibilit accettabile, si ritiene opportuno adottare una
prospettiva storica, delineando l' origine della moderna
nozione di causa e il suo recepimento nell' ordinamento
italiano da parte del Codice civile del 1865, cos da rendere
possibile un' analisi maggiormente consapevole del contenuto
dell' opera "La causa nei contratti" di Giacomo Venezian,
15
il
quale si propone di riaffermare il punto di vista obbiettivo

14
Questi dati sono ri port ati da: ALPA G . , La causa e il ti po, in E.
Gabri elli (a cura di ), I cont ratti in general e, Tratt ato dei contratti ,
diretto da P. Resci gno ed E. Gabriell i, Torino, 2008, pag. 562.
15
VENEZIAN GIACOMO gi uri sta e pat ri ota it ali ano(Trieste 1861 -
Cast elnuovo nel Carso 1915) Irredentist a, giovanissi mo fu per breve
tempo t enuto i n pri gi oni a dagli Aust ri aci . Fu professore di di ri tto
civil e nell e universi t di Cameri no, di Messi na e di Bologna. Fu,
assi eme a Giosu Carducci, t ra i fondatori dell a societ Dant e
Ali ghieri. Combatt ente nel la pri ma guerra mondi al e mor sul Carso
(medagli a d' argent o al valore). Lasci diverse opere in mat eri a di
diritt o ci vil e, principali fra l e quali " Dell' usuf rutt o, dell uso e
dell' abitazione" nel Trattat o di diritt o ci vil e di P. Fiore (1895) e "La
causa nei cont ratti " (1892)
11
nello studio della causa, segnando quella che si ritiene "la
pi esatta impostazione dei problemi che vi si riferiscono".
16














16
S. PUGLIATTI Nuovi aspetti del problema della causa nei negozi giuridici, PAG
75, Messina, Tip. La Sicilia, 1934;

12
CAPITOLO I
LA NOZIONE DI CAUSA DALLE PRIME FORMULAZIONI AL
CODICE CIVILE DEL 1865.
SOMMARIO: 1. Lorigine dell a moderna nozione di causa. Al cune
premesse di caratt ere metodologi co e semanti co. 2. La concezione di
causa nel pensi ero di Domat e Pothi er: due opini oni dell a dottri na a
confront o. 3. La causa dell obbli gazione nel Code Napol on e l e
el aborazioni dell a dottri na francese durant e l a sua vi genza. 4. La
causa dell obbli gazi one nel Codi ce civil e del 1865 e gli ori ent amenti
dell a dott rina italiana durante il suo vi gore.





1. Lorigine della moderna nozione di causa. Alcune
premesse di carattere metodologico e semantico.
Per rintracciare le radici del moderno concetto di causa, si
ritiene opportuno verificare se gi nelle fonti romane e
medioevali si rinvengano elementi anticipatori del successivo
sviluppo. Dopo aver risolto questa questione, sar possibile
delineare, in maniera sintetica, le prime formulazioni della
nozione di causa da parte della dottrina moderna, nonch il
cammino percorso nella sua elaborazione. In particolare, si
tenter di mettere in luce le concordanze e le differenze tra i
13
diversi indirizzi di pensiero
17
e, soprattutto, i momenti in cui
questi presentano sintomi di incertezza o si mostrano
particolarmente cauti.
Questo approccio metodologico consentir di cogliere con
maggiore chiarezza la portata innovativa della impostazione
del Venezian circa il problema della causa, intesa momento
centrale della teoria del negozio gi uridico.
Nelle fonti romane la parola "causa" compare con una certa
frequenza ed adoperata dai giuristi con un valore polisenso,
che la rende utilizzabile in ipotesi sostanzialmente
differenti.
18
Un simile utilizzo, dunque, non consente di
ritenere che l a causa fosse gi nel diritto romano un concetto
provvisto di un nucleo sostanzialmente unitario.
19
A titolo
esemplificativo, Guarino sottolinea che, in tutta lesperienza

17
Si preci sa, sin da ora, che l e di fferenze t ra l e diverse posizioni sono
spesso pi apparenti che reali , e t alora sol tant o polemiche.

18
GROSSO G. , voce "Causa (dir. rom. )", in Enci clopedia del dirit to,
Milano, 1960, pag. 532. In questo senso anche: BONFANTE P. ,
istituzi oni di diri tto romano, Mil ano, 1921, pagg. 82-83; BETTI E. ,
Istit uzioni di di ri tto romano, Padova, 1942, pagg. 110-111;
ARANGIO-RUIZ; V. , Isti t uzioni di diritto romano, Napol i, 1956,
pagg, . 72-82; GUARINO A. , Diritt o privato romano, Napoli, 2001,
pag. 367.

19


ALPA G. , La causa e il ti po, ci t. , pagg. 546-547.

14
giuridica romana, "il termine causa [...] solo in rare occasioni
[...] sta ad indicare la funzione del negozio, mentre il pi
delle volte esso equivale a motivo della volizione
negoziale, oppure a fonte di un rapporto giuridico ( cio a
fatto costitutivo del rapporto stesso), o anche a ' si tuazione
giuridicamente rilevante' (nella quale si trovi un soggetto o
un oggetto), o ad altro ancora.
20

La "polisemia"del concetto stata conservata, nel corso dei
secoli, dai glossatori e commentatori mediante la loro
paziente opera di commento ed annot azione delle fonti
romane. Nellalto medioevo la parola "causa" sembra
assumere, in certi documenti, un significato molto vicino a
quello attuale;
21
tuttavia, a ben vedere, questo termine
utilizzato, soprattutto, per delineare "il mezzo attraverso il
quale determinati effetti vengono ricollegati ad un
determinato fenomeno".
22
Nel diritt o intermedio, dunque, la
causa intesa nel senso di fonte o giustificazione di un dato

20
GUARINO A. , Di rit to privato romano, cit. , pag. 367.

21
CALASSO F. , Il negozio giuridi co, Milano, 1959, pag. 295

22
FERRI G. B. , Causa e ti po nella t eori a del negozi o giuri di co, cit.,
pag. 75.

15
accadimento: questo significato le permette di pervadere ogni
manifestazione di natura giuridica, dalla legge agli atti di
natura privata. In questa prospettiva, per i glossatori la causa
pu essere identificata o con la ratio legis, nel qual caso essa
deve essere iusta, cio volta soddisfare i postulati della
morale (cristiana); oppure, i n riferimento agli atti privati, con
le motivazioni soggettive degli stessi ( causa praeterita), con
il loro rivestimento formale, con lo scopo assegnatogli ( causa
finalis).
23
Nemmeno nelle fonti medioevali, quindi, possibile
rinvenire un concetto di causa inteso come fenomeno unitario.
Sulla base di queste contestazioni , dunque si pu ritenere
che i contributi storici, diretti a individuare in antichi
documenti il germe della moderna concezione di causa, sono
frutto di una lettura ex post degli stessi, la quale sembra
obbedire maggiormente all' intento suddetto, piuttosto che ad
effettuare una corretta interpretazione, assistita dalla istanza
filologica.
24
Simili ricostruzioni storiche, dunque, danno

23
CORTESE E. , voce "Causa (dir. int erm. ), in Enci clopedia del
diritto, Mi lano, 1960,
pag. 537.

24
In questo senso: in rel azione all e fonti romane, ALPA G. , La causa
e il t ipo, cit. , pagg 546-547, con ri feri ment o alle fonti medioevali,
16
ingresso ad una "rilettura" manipolata dell e fonti romane e
medioevali, la quale finisce per attribuire a talune
espressioni, spesso accidentali e inconsapevoli, un significato
moderno, sicuramente diverso da quello che esse intendevano
comunicare.

2. La concezione di causa nel pensiero di Domat e Pothier:
due opinioni della dottrina a confronto.
Secondo la opinione pi diffusa, la prima elaborazione
della moderna accezione di causa legata alle opere di due
giuristi francesi, Domat (1625-1696) e Pothier (1699-1722).

Il primo Autore, classificando le convenzioni in relazione
al loro fatto giustificativo, pervenuto alla distinzione tra
contratti commutativi e donazioni. Egli, infatti, ha ritenuto
che, per i contratti commutativi , la causa andasse individuata
nella corrispettivit delle obbligazioni, nel senso che
"l' obbligazione di una parte [fosse] il fondamento
dellobbligazione dell' altra". Per le donazioni, invece, Domat

FERRI G. B. , Causa e tipo nella t eoria del negozi o giuridico, cit . ,
pagg 76-77.

17
ha sottolineato che "lobbligazione di colui che d [avesse] il
suo fondamento in qualche motivo ragionevole e giusto, come
un servigio reso, o anche il solo piacere di far del bene, e
questo motivo [tenesse] luogo di causa da parte di chi riceve
e non d nulla.
25

Queste opinioni sono state riprese e sviluppate, qualche
decennio pi tardi, da Pothier. Il giurista francese, infatti, ha
riposto il contenuto del concetto in esame nella necessit per
"ogni convenzione di avere una causa onesta" e, sulla scia del
suo predecessore, ha distinto i contratti in commutativi e di
beneficenza: nei primi "la causa dell' obbligazione che contrae
una delle parti consiste in ci che laltra parte le d o si
obbliga a darle, o nel pericolo che essa assume"; nei secondi,
invece, "la li beralit che una parte vuole usare verso laltra
causa sufficiente dellobbligazione contratta dalla prima".
26

Lopinione maggioritaria, che ricollega a Domat e Pothier
la moderna nozione di causa, trova un critico deciso in G.B.

25
DOMAT J. , Le l eggi civi li nel l oro ordi ne naturale, part e I, tit. I,
sez. I, nn. 5 e ss. , (traduzione i tali ana a cura di A Avaloj ), vol I.
Napoli , 1839, pagg. 152 e ss. .

26
POTHIER R. J. , Trattato dell e obbligazioni , part e I, (t raduzione
itali ana a cura di A. Bazzarini ), Venezia, 1893, pag. 48.
18
Ferri. Egli non intende negare lesemplarit e limponenza
della opera dei due Autori francesi nel campo dei contratti e
delle obbligazioni; anzi, gli attribuisce espressamente il
merito di aver creato un sistema di principi che ha
organizzato in maniera razionale la materia civi listica, fino ad
allora sparsa, deformata e spesso contraddittoria; ma, vuole
soltanto evidenziare che nel loro pensiero non possibile
riscontrare "elementi sicuri" relativi alla elaborazione della
moderna concezione di causa.
27
Lanalisi dei passi di Domat e
Pothier, infatti, conduce Ferri alla conclusione che, per i due
giuristi francesi, "lesigenza di una causa obligationis
rappresenta piuttosto la necessit di un nesso causale che
giustifichi il prodursi dellobbligo, che non l' enucleazione di
un elemento del negozio".
28
Lo stesso Venezian, sviluppando il suo pensiero legato alla
visione oggettiva del concetto di causa, evidenzia i limiti
della impostazione dei due studiosi francesi, in quanto "il


27
FERRI G. B. , Causa e tipo nel la teoria del negozio gi uridi co, cit. ,
pagg. 78 e 84. Quest a opini one condi vi sa anche da PELLICANO A. ,
Causa del contratt o e ci rcolazione dei beni , Milano, 1981, pagg. 7 e
ss.

28
FERRI G. B. , Causa e tipo del negozi o gi uridi co, cit. , pagg. 80-81.

19
concetto della causa non logicamente compatibile col
principio della forza obbligante della volont, col principio
che le convenzioni hanno civilmente forza obbligatoria per
effetto solo del consenso, cio della unione di due o pi
volont conformi, principio che la scuola ed il foro, in
Francia e in Italia, accettano universalmente".
29

Pertanto, l' opinione tradizionale che individua nei due
studiosi francesi i primi teorizzatori del fenomeno della causa
del negozio "pecca per eccesso": nel loro pensiero, infatti, le
formulazioni in cui si soliti rinvenire eventuali
anticipazioni di moderni problemi si rivelano "involontarie";
e ci sia perch esse non sono accompagnate da unadeguata
trattazione, sia perch si presentano spesso generiche, fumose
e ambigue.
30


29
VENEZIAN G. , La causa nei contrat t i, Roma, 1892. Venenzian
cri tica l impost azione dei giurist i francesi, ma, nonost ant e si svincoli
dall impost azione subi ettiva, neppure egli perviene ancora a una
concezione unit ari a dell a causa (v. cap. seguente)

30


FERRI G. B. , Causa e t ipo nella t eoria del negozio giuridi co, cit. ,
pag. 83.



20
A nostro avviso, nonostante l' autorevolezza dellopinione
dominante si ritiene opportuno aderire alle tesi del Ferri.
Come emerge dai passi sopra citati, infatti, nel pensiero di
Domat e Pothier non dato rinvenire la costruzione di una
categoria generale ed unitaria della causa, con una sua
funzione, una sua portata, una sua problematica: per causa,
dunque, i due autori non intendono un elemento del negozio
giuridico, ma semplicemente ci che giustifica l' obbligazione,
ci che le attribuisce fondament o.

3. La causa dell'obbligazione nel Code Napolon e le
elaborazioni della dottrina francese durante la sua
vigenza.
La riflessione teorica di Domat e Pothier ha presentato
un`incisiva influenza sul Code Napolon e sulla susseguente
elaborazione dottrinal e. Nel diritto francese, infatti, la causa
stata riferita esclusivamente allobbligazione (artt. 1108,
1131 e 1133), ed stata identificata dalla dottrina prevalente
21
nello scopo (but) che induce ciascun contraente ad assumere
il vincolo (teoria soggett iva).
31
Le ragioni di una simile impostazione sono individuate da
Giorgianni nel fatto che, nel sistema codicistico francese, con
il termine "contratto" si inteso fare riferimento soltanto alle
pattuizioni con effetti obbligatori (art. 1101): di conseguenza,
anche leffetto traslativo dei contratti diretti al trasferimento
della propriet stato ricollegato esclusivamente alla
obligation de livrer o de donner la chose (artt. 1136 e 1138),
e dunque stato costretto a passare attraverso "il filtro
dellobbligazione".
32
Questa opinione condivisa anche da Di
Majo, il quale evidenzia che, nell' esperienza d' oltralpe, lo
schema contrattuale prevalente stato quello del contratto
obbligatorio, cio "[...] di un contratto ancora concepito come
la risultante delle singole premesse dei contraenti", e non

31
BARASSI L. , voce "Causa, cit. , pag. 924; GIORGIANNI M. , Voce
"Causa (dir. priv. )", cit. pag 548.

32
GIORGIANNI M. , voce "Causa (di r. pri v. )", cit. , pag. 548:
lAutore, i nolt re, osserva che il Code Nopol on ha accolto il princi pio
consensuali stico del la trasmissi one dell a propri et quasi come una
sovrastruttura al le li nee t radizionali per il qual e il contratto produce
solo obbl i gazioni: ci ha comport at o la si ngolare conseguenza di
att ribuire concettualment e al cont ratt o obbli gatorio l a virt di
trasferire la propri et .

22
unitariamente considerato.
33
La centralit del momento
"obbligatorio" nel fenomeno contrattuale, dunque, ha
inevitabilmente condizionato i successivi sviluppi della
dottrina francese: essa, infatti, per evidenti necessit di
aderenza al dettato legislativo, ha continuato a riferire la
causa alle singole obbligazioni (o premesse) e, sulla falsariga
di Domat e Pothier, ha identificato la stessa con la finalit
che ciascuna parte persegue mediante l' assunzione del
vincolo. In tal modo, la causa stata rapportata alla volont
del singolo individuo ed ha finito per valorizzare il dato
soggettivo dell' utilit perseguita dalle stesse piuttosto che il
dato oggettivo del ruolo svolto dal contratto.
34
In questa

33
DI MAJO A. , voce "Causa del negozio giuri dico", in Enci cl opedi a
gi uridi ca Treccani ,
IV, Roma, 1998, pag. 2 (del lest ratto); nell e st esso senso: FERR1
G. B. , voce Negozi o", in Di gesto dell e discipline pri vati sti che, sez.
civil e, Tori no 1995, pag. 76, i l qual e riport a l e parol e dell ' autore
appena cit at o.
34
GAZZONI F. , Manual e di diritt o pri vato, cit. , pag. 787. L' Aut ore
sottoli nea che: "[. . . ] sotto il vi gore del codi ce Napol eone [. . . ]
dominava in dottri na l ' i dea che il cont ratt o fosse esclusi vamente font e
dell ' obbli gazione e che non fosse dunque possibi le concepi re la causa
del cont ratto che non fosse causa dell obbli gazione. La possibilit di
stipul are contratti che avessero come effett o esclusivo l ' i mmedi at o
trasferimento del diritto senza l ' i nt ermediazione del l ' obbli gazione, era
in quest a prospet ti va, [. . . ], inconcepi bile cosicch l a causa del
contratto fi niva sempre e solo per i denti ficarsi con lo scopo perseguit o
dal cont raente nel momento i n cui costui stipulava un dato contratt o
ed assumeva un cert o obbli go, che era strument al e al conseguimento
dell o scopo stesso".

23
prospettiva, rispetto ai contratti di scambio, la dottrina ha
ipotizzato lesistenza di due cause distinte riferite,
rispettivamente, alle due diverse obbligazioni, trascurando
pertanto levidente carattere di unicit dello strumento
contrattuale.
Cos, ad esempio, nella compravendita la causa
dellobbligazione del compratore stata
individuata nel raggiungimento della propriet
della cosa, mentre la causa dellobbligazione del
venditore nel conseguimento del prezzo.
35

Durante la vigenza del codice napoleonico, quindi, si
assistito al prevalere di una nozione "atomistica" e
"soggettiva" di causa:
- "atomistica, perch la causa stata concepita non come
elemento unitario del contratto, ma come elemento delle
contrapposte obbligazioni prodotte dallo stesso, ciascuna

35
E questo un esempi o classi co effet tuato da Domat; esso ri port at o
da FERRIGNO L. , "Luso giurisprudenzi ale del concet to di causa del
contatto", cit . , pag. 117 e da
GIORGIANNI M. , voce "Causa (di r. pri v. )", cit . , pag. 549 .
CALASSO F. ( Il negozio giuri di co, cit. , pag. 300) fa ri sal ire
lesempio riport at o a Baldo degli Ubal di (1320-1400), il qual e precisa
che: "in contract u emptionis et venditi onis respectu emptoris causa
finalis est res, et respectu venditoris est praetium".

24
delle quali avrebbe costituito la ragione giustificativa
dellaltra: in questottica, dunque, la causa stata intesa
come "la controprestazione che giustifica la prestazione,
e viceversa";
- "soggettiva", perch la causa stata identificata con
l' interesse subbiettivo di ciascuna parte, che si
obbligata ad una prestazione, a conseguire dallaltra l a
controprestazione: in altri termini, essa stata concepita
come "ci che giustifica l' obbligazione agli occhi di chi
la assume".
36

Ladozione di un simile concetto di causa ha fatto avvertire
alla dottrina francese del periodo napoleonico l' esigenza di
evitare di confondere la causa con i motivi. A tal fine, essa ha
elaborato la distinzione tra causa efficiente, occasionale e
finale. La prima la causa genetica, la fonte
dellobbligazione; la seconda il motivo che precede e
determina lazione, ma che non assume alcuna rilevanza per il

36


ROPPO E. , voce "Contratt o", i n Di gesto del le di scipline
privati sti che, sez. civil e, Torino, 1989, pagg. 112-113: lAut ore
riferisce quest e considerazioni all a nozi one di causa emersa durant e l a
vi genza del Codi ce civile italiano del 1865 : tut tavia, dat a l a spiccat a
derivazione francese di quest ulti mo, essa si adatt a facil ment e anche
al concett o di causa sviluppatosi sot to il vi gore del Code Napolon.

25
diritto; infine, la terza la causa tecnica, ossia quella
disciplinata dal codice civile e riguardante il quarto requisito
del contratto (art.1108). Questa tripartizione ha consentito
alla dottrina di ri levare che la causa il motivo ultimo, il pi
vicino allatto, il fine diretto, immediato ed evident e a tutti,
che le parti si propongono di raggiungere con lobbligazione;
il semplice motivo, invece, lontano, indiretto, variabile e
rimane per lo pi occulto al di fuori della sfera soggettiva del
disponente.
37

Sotto il vigore del code Napoleon, inoltre, non mancata
lelaborazione, da parte della dottrina, di teorie oggettiviste
ed anticausaliste; tuttavia, esse non hanno prodotto grandi
risultati, in quanto non sono state in grado di staccarsi dal
condizionamento del dato legislativo. In linea di massima,
dunque, la problematica della causa rimasta costantemente
ancorata ad una formulazione classica e senza dubbio
soggettivistica; del resto, anche la dottrina pi recente ha

37
BARASSI L. , voce Causa, cit , pag, 926
26
continuato e, e continua tuttora, a conferire a questo concetto
"unimpronta individualistica".
38


4. La causa dellobbligazione nel Codice civile del 1865 e
gli orientamenti della dottrina italiana durante il suo
vigore
Il Codice civile italiano del 1865 di chiara derivazione
francese: esso, infatti, ha ricalcato, e in alcune parti
addirittura riprodotto, le norme dettate dal code Napolon in
tema di causa. In particolare:
lart. 1104 ha incluso la "causa lecita per obbligarsi" tra
i "requisiti essenziali per la validit del contratto" accanto
alla capacit, al consenso e all' oggetto;
lart. 1119 ha stabilito che "lobbligazione senza causa,
o fondata su una causa falsa o illecita, non pu avere alcun
effetto";

38
FERRI G. B. , Causa e tipo nel la t eoria del negozio giuridi co, cit. ,
pagg. 84 e 88.

27
tuttavia, gli artt. 1120 e 1121 hanno precisato,
rispettivamente, che "il contratto valido quantunque non ne
sia espressa la causa" e che questa "si presume sino a che non
si prova il contrario";
infine, lart. 1122 ha ribadito che la causa illecita
quando contraria alla legge, al buon costume o allordine
pubblico".
39

Anche nel primo Codice unitario, dunque, il punto di
riferimento della causa stato la singola obbligazione, e non
il contratto inteso come fenomeno unitario. Si s piega, in tal
modo, il motivo per cui la dottrina italiana non si sia
discostata, per circa un trentennio, da quella francese. Subito
dopo l' entrata in vigore del codice, infatti, si assistito al
diffondersi, anche nel nostro paese, di teorie soggettive.
40
La
maggior parte degli studiosi, pertanto, stata concorde nel
concepire la causa come lo scopo, il motivo immediato che ha

39
Tutt e quest e di sposi zioni sono presenti anche nel codi ce Napoleone,
ad eccezione di quell a rel ati va all a presunzione "i uri s t antum" di
esist enza dell a causa, con l a quale, probabilment e, si e vol uto
risol vere un dubbio sorto all ' i nterno dell a dott rina fra ncese.

40
In quest o senso: GIORGIANNI M. , voce, "Causa (dir. pri v. )", cit.,
pag. 548; FERRI G. B. voce Negozio", cit. , pag. 76.

28
determinato la parte a manifestare la volont di contrarre. A
loro volta, essa ha individuato il motivo immediato con quello
pi vicino all' atto, con quello che precede subito la
dichiarazione di volont, provocata dalla catena pi o meno
lunga dei motivi individuali. In questa prospettiva, la causa
stata intesa come quel particolare motivo che fosse ultimo dal
punto di vista cronologico e, a differenza di tutti gli altri,
rilevante sul piano giuridico.
41

Uno strenuo sostenitore della teoria soggettiva stato
Battistoni: egli, infatti ha definito a causa come "il movente
determinatore della volont e, allo stesso tempo, la ragione
giustificativa" di essa. Secondo questo Autore, l' unica
distinzione che deve farsi in materia quella, gi indicata dai
commentatori, tra causa finalis e causa impulsiva: la prima
indica ci che determina all' azione e appartiene al foro
esterno, nel senso che suscettibile di accertamento; la
seconda, invece, ricomprende i motivi, i quali debbono
restare interni .
42
Per i soggetivisti, dunque, valsa lidea che

41
BARASSI L. , voce "Causa", cit. , pag 295.

42
BATTISTONI E. , La causa nei negozi giuridi ci (dal diritto
intermedi o al Codice ci vil e it aliano) Padova, 1932, pag 23 e ss. ,
29
"nella serie di rappresentazioni psichiche che precedono ogni
dichiarazione di volont [...] sempre possibile distinguere
lultima che funziona come motivo determinante dellazione,
da tutte quelle che precedono".
43
Col passare del tempo, nei confronti della teoria soggettiva
sono state avanzate diverse critiche.
Infatti, gi sotto la vigenza del codice del 1865, malgrado
limperare della concezione soggettiva della causa, si levano
voci di dissenso contro tale ricostruzione, la quale era
accusata di portare alla confusione del requisito oggettivo
della convenzione (la causa, appunto) con lelemento
soggettivo imperniato sulla volont delle parti del negozio: si
inizi cos opportunamente a notare come "la causa sia un
antecedente storico della volont, che da essa non pu in

CALASSO F. ( Il negozio giuridi co, cit . , pag 301-302) ri port a quest a
distinzione a Bal do degli Ubaldi, secondo cui: "causa fi nalis est
obi ect um int ell ectus; causa impulsi va, id est in corde trdenti s
ret ent a".

43
DE RUGGIERO R. , Istit uzioni di diri tt o ci vil e, I, Messina, 1934,
pag. 262: lAut ore
descrive in quest i t ermini l a teori a soggettiva; t utt avi a, si precisa che
egli sostenitore del la t eori a oggetti va.


30
alcun modo dipendere"
44
in quanto, rileva questa dottrina,
non pu essere vista come il motivo per il quale la parte
agisce ma - semmai - come il motivo in virt del quale
lordinamento riconosce e sanziona giuridicamente il rapporto
che le parti hanno posto in essere.
Quindi, gi sotto la vigenza del codice postunitario si
sosteneva da alcuni lidea della causa come essenza materiale
ed oggettiva del contratto, in quanto non sfuggiva la necessit
di separarla dalla volont: ci era ben evidente anche in chi,
come De Ruggiero
45
, pur considerando ancora la causa in
chiave soggettiva come il motivo ultimo delle parti in base al
quale esse stipulano, comunque poi iniziava ad avvicinarsi ad
una ricostruzione caratterizzata da maggiore oggettivit,
affermando che tale motivo ultimo (o prossimo) fondante la
volont negoziale si risolveva nella natura intrinseca e nella
finalit economico giuridica del contratto concluso, fine
economico giuridico che veniva considerato come costante
in tutti i contratti appartenenti ad una stessa specie. Questo

44
BONFANTE, Il contratt o e l a causa del contratto, i n Ri v. dir.
comm. 1908, II, 115 ss.

45
DE RUGGIERO, Ist ituzioni di di ritto ci vile, Messi na 1929, 266-273.

31
motivo ultimo o funzione economico giuridica del negozio
non poteva quindi essere confusa coi motivi remoti o
impellenti, che orientano la volont dellagente, che sono
dotati di marcata rilevanza sociale ma assolutamente privi di
valore giuridico: lo scopo o funzione del negozio, in questa
linea interpretativa, costituisce dunque la causa oggettiva
della contrattazione, il lato oggettivo del negozio giuridico.
46

Dalle critiche riportate, dunque, si evince l' esigenza di
distaccare la causa dal le parti e dalle singole motivazioni che
hanno spinto le stesse ad agire, e di pervenire ad una nozione
oggettiva del fenomeno. Cos, nel panorama dottrinale di fine
Ottocento, cominciato ad emergere un nuovo e diverso
modo di concepire la causa. La dott rina italiana, dunque, si
progressivamente allontanata dal solco tracciato dagli studiosi
francesi e ha subito l' influenza del pensiero tedesco
dellepoca, il quale, partendo da una nozione di causa riferita
al campo dei diritti reali e delle obbligazioni, aveva
ricollegato il problema causale alla categoria del negozio
giuridico. In un simile contesto, dunque, nonostante il dettato

46
SCIALOJA N. , Negozi giuri dici , Roma 1933, 88-90

32
dellart. 1104 c.c.,
47
la dottrina ha compiuto lo sforzo di
riferire la causa al negozio giuridico e di concepire la stessa
come la finalit economica (o risultato economico) alla cui
realizzazione mira la figura negoziale.
48
Cos, ad esempio, il
gi citato De Ruggiero ha definito la causa come "la funzione
[...] cui il negozio obiettivamente considerato rivolto": essa,
infatti, "rappresenta la volont della legge di fronte alla
volont privata, ed ogni tipo di negozio ne ha una sua propria,
in corrispondenza alla funzione specifica cui esso adempie".
49
Sulla scorta di tali osservazioni, si incominciata a delineare,
nellambito della teoria oggettiva, lidentificazione tra causa
e tipo negoziale; ne costituisce una testimonianza il pensiero
di Messineo secondo cui: "il termine causa si riferisce a
quell' elemento oggettivo differenziale tipico costante, il quale
investe di s il negozio per intero; a quella ragione
economico-giuridica che lo fa essere quello che , e non altro
in relazione alle categorie prestabilite in un dato ordinamento

47
Tale arti colo, come si dett o, ha fatto ri ferimento all a causa
dell ' obbli gazione,
riproducendo al la let tera lart. 1108 del codi ce Napoleone.

48
FERRI G. B. , Causa e tipo nel la teoria del negozio gi uridi co, cit. ,
pagg. 92 s ss. , nonch pagg. 105 e ss.

49
DE RUGGERO R. , Istituzi oni di diritt o civil e, cit . , pag. 265.
33
giuridico, e gli conferisce in concreto una data fisionomia che
deve essere quella e non altra".
50
Infine, come anticipato,
questa nuova impostazione del problema causale ha cercato di
eliminare qualsiasi legame tra causa e motivo individuale. A
tal proposito, Ferrara ha sostenuto che il sistema della causa
obiettiva riguarda la causa come elemento esterno, estraneo
alla determinazione delle parti, e stabilito dalla legge come
condizione dellefficacia del negozio": essa, quindi, "non da
ricercarsi nella serie degli intenti voluti raggiungere, o nella
sfera psichica dellagente".
51

A ben vedere, per, tra le due tendenze soggettiva ed
oggettiva non possibile individuare una netta
separazione. Esse, infatti, non si sono puntualizzate su
posizioni estremiste: pertanto, con il passare del tempo, le
loro differenze e divergenze si sono progressivamente
smussate, attenuate. Al riguardo, Ferri ha rilevato che agli
oggettivisti non sfuggito affatto la funzione individualistica
del negozio: per essi, infatti, non avrebbe avuto senso parlare
di un risultato economico del negozi o giuridico, senza

50
MESSINEO F. , Teoria dell' errore ost ati vo, Roma, 1915, pag. 242

51
FERRARA F. Teori a del negozi o ill ecito, Mil ano, 1902, pag. 73.
34
considerare che "a questo aspira e questo sostanzialmente
determina la volont dellautore o degli autori" dello stesso.
Analogamente, egli ha sottolineato che ai sostenitori della
teoria soggettiva non sfuggito "il peso oggettivo che veniva
ad assumere leconomicit del risultato, cui le parti tendevano
mediante il negozio giuridico.
52

Si cos dimostrato ampiamente come gi nel periodo di
massima diffusione della teoria soggettiva della causa, vari
fossero gli autori che si erano orientati a considerar e tale
elemento del contratto come inerente alla sua sostanza
obbiettiva, cio come quel quid che consente allordinamento
di riconoscere tutela ad una stipulazione tra privati in quanto
capace di soddisfare non solo i loro particolari bisogni, ma
anche in grado, astraendosi dai loro personali motivi, di
produrre un minimo di utilit sociale: questo perch,
altrimenti, la legge dovrebbe riconoscere rilievo giuridico
anche ad una mera manifestazione di volont, con tutti i
rischi di incertezza che ci compor terebbe sul piano della
stabilit dei rapporti giuridici. Per questo gi nella vigenza

52
FERRI G. B. , Causa e tipo nel la teoria del negozio gi uridi co, cit. ,
pagg. 107-110.

35
del vecchio codice si era arrivati a dire che era necessario che
leffetto del contratto si giustificasse in virt di una sua
funzione economico - sociale e non meramente
individuale.
53

54
Tuttavia, labbandono della teoria soggettiva ed il
passaggio ad una concezione oggettiva dellelemento causale
del contratto avviene solo dopo lentrata in vigore del codice
civile del 1942: per, nella Relazione che accompagna la
nuova codificazione, assai indicativamente scritto, al
paragrafo 613, che sono ormai maturi i tempi per un
superamento dellesegesi che vede nella causa lo scopo
soggettivo perseguito dai contraenti nel caso concreto e,
conseguentemente, per configurare tal e elemento come la
funzione appunto economico sociale che il diritto riconosce

53
DE GENNARO, I contratti mi sti , Padova 1934, 19 - 39

54
Tutt avia, nei pri mi decenni del Novecento, il quadro si
complicat o: nel panorama del la dottrina it ali ana, infatti, si radi cat a
una terza tendenza, quella c. d. anti causalista.

Essa consistita nel
negare qualsiasi import anza allel ement o dell a causa, sul la base dell a
considerazione che esso non fosse altro che una nuova veste attribuit a
ad alt ri elementi del negozio, quali l oggett o nei cont ratti onerosi , l a
volont nell e donazi oni, oppure il consenso cont rattual e. Si rit enuto
allora che, pur t ogl iendo dal codi ce i quattro art icoli relativi all a
causa, "l a t eori a dei contratti non sarebbe rimasta monca, n
difettosa". A queste opini oni anti causal ist e si effi cacement e
obi ettato di essere "esagerat e", in quant o un dato del di ritt o posit ivo
non pu essere respinto al pari di un' opini one t eorica che non si
condivi de
36
come rilevante, e che giustifica la tutela apportata alla
stipulazione intesa come atto esplicativo dellautonomia
privata.
A dare inizio a questa fase di passaggio dal punt o di vista
soggettivo a quella oggettivo nello studio della causa stato
sicuramente Giacomo Venezian. Nel capitolo seguente
tenteremo di rendere chiara l' importanza del ruolo che la sua
opera "La causa nei contratti" ha avuto nel passaggio fra i due
momenti interpretativi dell' istituto giuridico, pur con le
manchevolezze che dopo un pi di un secolo vi si possono
ritrovare.










37
CAPITOLO II
"LA CAUSA NEI CONTRATTI" DI GIACOMO VENEZIAN: IL
SUPERAMENTO DEL DOGMA DELLA VOLONT VERSO UNA
CONCEZIONE NORMATIVISTICA DEI RAPPORTI


SOMMARIO: 1. Il contesto st ori co - giuridico. 2. Il cont enut o. 2. 1 La
cri tica al pri nci pio dell a forza obbli gante dell a volont. 2. 2 Il metodo
di indagine. 2. 3 La font e dell a vincol ari et del la promessa produtti va
di obbl i gazioni . 2. 3. 1 Il fi ne del diri tto. 2. 3. 2 Lat to vol ont ario. 2. 3. 3
Lobbli gazi one da violazione del divi et o. 2. 3. 4 Le condizioni del
riconoscimento dell a obbli gazione cont rat tuale. 2. 3. 5 La font e della
vincol ativi t dell a promessa produtt iva di obbl i gazi oni. 2. 3. 6
Conclusi oni. 2. 4. Meriti e limiti della t eoria dell a causa del Venezian





1. Il contesto storico giuridico.
Nel 1889 prima e, in redazione definitiva, nel 1892 Giacomo
Venezian pubblicava uno studio intitolato "La causa nei
contratti" che pu ritenersi fondamentale perch segn, al suo
apparire, una reazione decisa alle tendenze volontaristiche
che allora erano dominanti in Francia e in Italia. Gli studi
sulle obbligazioni del Venezian, infatti, delineano con
sorprendente attualit il superamento, all' interno della
38
dottrina civilistica italiana, della concezione soggettiva della
causa.
55

Venezian, dunque, critica il volontarismo ottocentesco e lo
psicologismo che la filosofia positiva tentava di imporre al
mondo del diritto e, nel tentativo di opporsi a una scienza
coincidente con la sociologia del diritto, si avvicinava a
quella "dottrina pura del diritto" che in quegli anni si stava
affermando in Germania principalmente attraverso gli studi di
Kelsen.
56
Infatti, nella Germania di Kelsen il concetto di valore si
sposta dall' ottica volontaristica del soggetto singolo all' ottica
normativistica dell' intero ordinamento giuridico che stabilisce
- esso solo - quali scelte dei soggetti privati siano compatibili
con i valori del sistema.


55
Tra l e opere che i l Venezi an ha ispi rato, ri cordi amo quella di
PUGLIATTI S. "In memoria di Giacomo Venezian" (Messi na 1934), in
cui svil uppa la sua "Teori a sulla causa dei negozi ".
56
L' oggetti vit e l ' aspet to precett ivo dell a Teoria pure del diritto di
Kel sen ben espresso da K. LARENZ, St oria del metodo dell a sci enza
giuri dica, Mil ano 1966, pag 97 e ss. , che afferma "ora la scienza
gi uridi ca, secondo Kel sen, non ha null a a che vedere con il
comportamenti di fatto degl i uomini, ma solt ant o con ci che
gi uridi camente prescri tto. Essa, perci, non una scienza di fat ti
coma la soci ologi a, ma una sci enza normativa"; essa non ha per
oggetto ci che o ci che accade, ma un compl esso di norme.
39
Kelsen ha dato vita a un sistema pan-pubblicistico, di
carattere esclusivamente normativo. L' ordinamento giuridico
sarebbe la risultante di una sorta si scala - si parla a riguardo
di costruzione a gradi - dalla Costituzione, dalla legislazione
ordinaria, dalla giurisdizione, dagli atti amministrativi e,
infine, dalla realizzazione dell' atto coattivo sanzionatorio
come conseguenza dell' illeci to, cio della non spontanea
osservanza delle norme. L' atto coattivo ha, dunque, il
carattere di pura esecuzione mentre il presupposto della
Costituzione ha il carattere di pura posizione di norme. Tutto
ci che intermedio, viceversa, contemporaneament e
posizione ed esecuzione del diritto: posizione per quanto
riguarda la fonte sotto ordinata ed esecuzione per quanto
riguarda la fonte sovra ordinata.
Secondo tale dottrina, con il contratto - rectius con il negozio
giuridico - le parti pongono norme concrete per regolare il
comportamento reciproco in attuazione delle regole statuali.
Anche in tal caso, dunque, vi attuazione del diritto di grado
superiore e creazione di una nuova regola, questa volta
singola ed atta a disciplinare solo il rapporto inters oggettivo.
Tale regola si impone alla giurisdizione, nel senso che il
40
giudice deve solo accertarne l' osservanza o l' infrazione, fatto
quest' ultimo al quale nella sentenza viene collegata la
conseguenza dell' illecito, cio l' esecuzione forzata. In questa
visione del sistema, il potere privato di dar vita a regole
giuridiche peraltro delegato dallo Stato, con conseguente
sostituzione della potest pubblica al diritto soggettivo, atteso
che i contraenti si inseriscono in un quadro di produzione
normativa.
57

La dottrina pura del diritto non si occupa dei contenuti, ma
soltanto della struttura logica delle norme giuridiche, ed in
essa, dunque, la causa ha soltanto una funzione oggettiva, di
collegamento tra la norma e la volont del singolo, perch
quest' ultima esiste soltanto in quanto la prima la prevede e la
regola.
Ovviamente t ali concetti non trovano pieno alloggio nelle
pagine del Venezian che "risentono ancora del volontarismo

57
GAZZONI F. , Obbligazioni e cont ratti, Edizioni sci entifi che
itali ane, pag 777.

41
ottocentesco"
58
e non riescono a liberarsi del tutto delle
influenze della scuola francese.
E' da considerarsi, peral tro, che l' opera di Kelsen non aveva
ancora trovato piena diffusione in Italia per cui
l' accostamento proposto ha il significato di indicare soltanto
una direzione, quella del superamento del dogma della
volont verso una concezione normativistica dei rapporti
giuridici.
59


2. Il contenuto
2.1 La critica al principio della forza obbligante della
volont
Il Venezian sviluppa il concetto di causa obligandi,
soprattutto preoccupato di individuare la fonte di
vincolativit della promessa produttiva di obbligazioni.

58
MARINELLI F. , Gli itinerari del codice ci vil e, III ed. , pag 39
Giuffr Editore

59
Colui che, i nvece, svilupper compi utament e l a causa i n senso
oggettivo, permett endo cos al codi ce di identi fi carl a con la funzione
economi co social e, sar Bett i (vedi capit o seguente).

42
Egli critica la teoria della causa fino ad allora
predominante. "Il concetto della causa, come requisito della
esistenza giuridica dei contratti, non logicamente
compatibile col principio della forza obbligante della
volont",
60
col principio che le convenzioni hanno civilmente
forza obbligatoria per effetto del consenso che la dottrina e la
giurisprudenza accettavano universalmente in Italia e
Francia.
61
Attraverso questa impostazione, si andrebbe ad
attribuire a qualunque individuo il potere incondizionato di
produrre, in concorso con un la volont conforme di un altro,
la costituzione di un vincolo di obbligazione per cui viene
determinata una sua parziale soggezione al potere dell' altro.
62


60
VENEZIAN G. , La causa nei contratt i , cit. pag 2, Tipografi a
del l ' Unione cooperat iva editrice, , 1892.

61
POTHIER V. , Obli g. , n. 3; TOULLIER, Dr. ci v. , VI, nn. 13-17;
DURANTON, Dr. ci v. , Vi nn 56 e seg. ; DERMANTE e COLMET DE
SANTERRE, Dr. ci v. , V, n. 9-bis, 10; DELACOMBE, Contrats, I, nn.
28, 31, 32, 354; LAURENT, Pri nc. , XV; BORSARI, Comm. del cod.
ci v, par. 2774, 2777; DE FILIPPIS, Dir. ci v. comp. , VI, n 151;
LOMONACO, Obbl , nn. 1, 5, 13, 14 ecc.

62
Vi da aggiungere che, secondo tal e impost azione, l a posizione
dell a persona a cui l a promessa rivolta sempli cement e di
"part ecipazione passiva": per permett ere all a promessa di dispiegare il
suo effetto giuridico bast a che il promissario l ' accetti , prendendone
cos atto.

43
Se la costituzione del vincolo giuridico sta nel potere di chi
promette e di chi accetta la promessa, "porre come requisito
della esistenza del contratto la causa equivale, secondo la
espressione del Giorgi, a cercare il quarto lato del
triangolo."
63



2.2 Il metodo di indagine
L' Autore, dunque, prende posizione contro quella che allora
era communio opinio sulla forza obbligatoria del consenso,
per poi stabilire che cosa sia effettivamente la causa a cui la
legge subordina la attribuzione di un' efficacia giuri dica alla
promessa.
Per fare ci - secondo il Venezian - possibile prescindere
da una profonda analisi della teoria del contratto nel suo
svolgimento storico, in quanto "il problema che abbiamo
davanti di stabilire il contenuto incerto di una norma di

63


VENEZIAN G. , op. cit , cit. pag 3.
44
diritto".
64
Infatti dalla conoscenza dell' intento effettivo del
legislatore che formula la norma, non possibile
legittimamente inferirne il contenuto. L' idea espressa nella
legge sciolta, una volta che la legge proclamata, sia dal
vincolo di causazione psicologica che la connetteva alle idee
e alla tendenze del legislatore, sia dal vincolo di finalit che
la connetteva alla realizzazione di queste idee, poich
acquista una propria ragion d' essere, una ragion d' essere
oggettiva nei fini, che sono spesso lontani rispetto a quelli cui
il legislatore mirava. Pertanto, non pu ritenersi corretto che
il legislatore abbia voluto sancire il trionfo della volont
privata come unico elemento atto a vincolare se stessa e
interpretare le norme dettate sul dirit to contrattuale in modo
da renderle conformi a questi propositi.
Inoltre, il giurista triestino ritiene che neppure possibile
trarre indicazioni sulla essenza di un istituto di cos vasta
portata come il contratto dalla storia dello svolgimento
della dottrina,
65
cosi come dalle numerevoli condizioni

64
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pag 5.

65
Per Venezi an non t utti i precetti sono figli del pot ere di creare, di
distruggere, di t rasformare istituti giuri dici dell a dott rina. Vi sono
45
umani e extraumana in cui si svolge la vita della societ non
si pu trarre la dimostrazione della sua natura.
Venezian trae la conclusione che, per comprendere il
fenomeno di un istituto giuridico, esso non deve essere visto
solo come un "prodotto" ma va considerato come una
"causa": esso non costituisce una forza nuova, ma una
nuova forma che assumono le forze immanenti del mondo.
"Io ritengo per tanto possibile d' istituire un ragionamento
astratto, che ponga come premesse i momenti spontanei della
attivit umana, e quelli tra i risultati complessi di
quest' attivit che sono essenziali per la conservazione della
societ, per dedurne la dimostrazione del fenomeno che serve
come di tramite da quegli ant ecedenti a questi conseguenti."
66

Pertanto, tenendo conto della variet della direzione che
pu assumere l' attivit umana e gli impulsi che la

fat tori fisi ci, psi cologi ci e soci ali del dirit to che, in maniera
combinat a, concorrono all a formazione dell e norme. In quest e norme,
piuttosto che l a potenza creat ri ce del la dottri na, si scorge l a pot enza
dell ' arbi tri o del l egi slat ore. Si pensi all a determinazione del t empo
necessari o a prescri vere, all a fissazione delle porzi oni spett anti ai
successori legittimi , al l e formalit a cui subordinat a l ' effi caci a
gi uridi ca di taluni at ti.

66
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pag 14.

46
determinano, e che questa attivit si muove i n modo che la
societ si conservi e possa svilupparsi, Venezian intende
individuare quali siano le norme giuridiche attraverso cui
l' attivit produce questi risultati. Per comodit di
esposizione, Venezian avverte che configura come rapporto
di finalit il rapporto di causalit che lega "le norme che
regolano la attivit umana" con "i risultati necessari
all' esistenza della societ, e che parla di queste "norme" come
di mezzi diretti a raggiungere un fine.

Il suo metodo di indagine, risente fortemente della
impostazione data da Stuart Mill nella sua opera "Sistema
della logica deduttiva e induttiva", a cui Venezian pi volte
rimanda. Secondo Mill le scienze sociali - che studiano i
fenomeni sociali, i problemi politici ed economici, la storia
ed i meccanismi della mente umana - a differenza delle
scienze naturali, non potevano essere spiegate ricorrendo allo
schema meccanico per cui ad una causa corrisponde sempre
un determinato effetto: i fenomeni sociali infatti sono in
genere determinati da una pluralit di cause che vanno
analizzate e studiate, tenendo presente che la Legge di
Causalit il principio fondamentale di spiegazione di tutti i
47
fenomeni naturali. Essa nota per esperienza, allorch la
mente, tramite un' induzione, comprende che due fenomeni si
associano pi volte in modo tale per cui la comparsa dell' uno
si accompagna a quella dell' altro. Quando una tale
osservazione particolare viene generalizzata, ossia quando si
verifica un numero elevato di volte, possiamo dire che i due
fenomeni sono in rapporto di causa-effetto.
Venezian parte dal pensiero di Stuart Mill e pone come
premessa del suo ragionamento una doppia induzione: la
induzione psicologica e la induzione sociologica
Con la prima, si giungono a stabilire le condizioni
essenziali dello svolgimento della attivit umana.
Con la induzione sociologica si giungono a stabilire le
condizioni essenziali della vita sociale: la coesistenza e la
cooperazione delle attivit umane.
Se questa doppia induzione fosse correttamente compiuta
allora si giungerebbe a conclusioni generali esatte sulle quali
48
lavorare attraverso deduzioni
67
per scoprire le verit
particolari che le conclusioni generali gi contengono.
Tuttavia, non possibile ritenere completa la induzione
sociologica: infatti, il fenomeno di cui si cerca di stabilire la
vera natura, ossia il contratto obbligatorio, l' insieme delle
circostanze per cui gli uomini si trovano obbligati a regolare
la propria condotta gli uni verso gli altri in conformit dei
propositi manifestati, dovrebbe essere constatato
preliminarmente, per comprendere quale maniera di
cooperazione costituisca una condizione essenziale della vita
sociale. Ma non possibile una constatazione immediata,
perch le definizioni legislative sono solo in apparenza
precise, prestandosi cos a interpretazioni contrastanti, con
conseguente confusione in fase di applicazione. Dunque,
l' induzione sociologica non pu che avere il valore di
un' astrazione, di un collegamento di elementi prescelti
intuitivamente, ovvero arbitrariamente: la deduzione che si

67
La funzione dell a deduzi one solt ant o interpretare l e concl usioni
generali ott enut e per vi a dell a induzione, e di scoprire verit
parti col ari che esse gi cont engono.

49
fonda su di una induzione di questo tipo non pu che avere il
carattere di una ipotesi.
68

N l' induzione, n la deduzione potrebbero far comprendere
fenomeni, anche semplici, se non si partisse da una
supposizione originaria provvisoria, sulla base di alcune
nozioni che costituiscono l' oggetto finale della ricerca.
69

Dunque, concludendo, secondo Venezian, per poter
osservare il fenomeno giuridico necessario preliminarmente
operare attraverso la deduzione ipotetica quale mezzo con cui
ritrovare un filo conduttore fra tutte le teorie giuridiche
formulate nel tentativo di rappresentarlo: questo permette di
determinare il campo cui l' osservazione deve applicarsi.
Successivamente, le conclusioni ottenute con la deduzione
ipotetica devono essere verificate attraverso l' osservazione

68
Numerose sono l e conqui st e ott enut e in campo scienti fico att raverso
l' appli cazione del ragi onamento ipot eti co: dall a scopert a dell a legge di
gravit azione a quell a dell ' equival ente meccani co. Se un fatt o non
compreso perfettament e, se una legge sconosciut a, necessari o
formul are un' i pot esi sull a base dei dati posseduti, per trarre
conseguenze osservabili che confermano o respi ngono l a supposizione
ori ginari a.

69
STUART MILL, Syst de logique, 1. III, c. XVI.

50
e l' esperimento. Per Venezian proprio la provvisoriet della
dimostrazione deduttiva l' elemento necessario della stessa:
altrimenti, se si assegnasse ad essa un valore assoluto, "si
avrebbe un tent ativo filosofico di portare l' unit nella variet,
il proposito metafisico di distruggere la variet, e di
prescindere nella costruzione delle teorie dalla diversit di
condizioni in cui si svolge la vita delle societ umane".
70



2.3 La critica al principio della forza obbligante della
volont

2.3.1 Il fine del diritto
Venezian individua lo scopo unico del diritto nella tutela
della coesistenza, in uno spazio circoscritto, di pi economie
isolate; cio di render possibile che pi uomini vivano nello
stesso ambiente senza ostacolarsi a vicenda e trovando
soddisfazione ai loro bisogni. Questo scopo deve essere
realizzato con mezzi relativamente minimi , ovvero recando

70
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pag 20.

51
alle economie isolate il minor turbamento possi bile,
esercitando la minor coazione possibile sulle attivit dei
singoli. Infatti, il diritto interverr con divieti e con comandi,
esigendo tanto sacrificio della libert degli uni quanto
necessario ad assicurare la libert degli altri.

Il diritto interviene innanzitutto con i divieti, al fine di
impedire che la attivit dell' uno crei ostacolo alla attivit
dell' altro; successivamente attraverso i comandi, miranti a
reintegrare l' ordine turbato dalla violazione dei suoi divieti.

La tutela della coesistenza delle economie isolate implica la
tutela di taluni effetti degli atti individuali: una volta
riconosciuto il potere acquistato dall' individuo sui beni
esterni, si tutelano quegli effetti di atti individuali per cui
venga costituito o modificato il potere dell' individuo su beni
esterni.

2.3.2 Latto volontario
Venezian ritiene che acquisto e modificazione di questo
potere pu dipendere soltanto dalla attivit volontaria. "L' atto
52
volontario un movimento preceduto nella coscienza
dell' agente dalla rappresentazione del suo effetto".
71

Esso, dunque, diverge dall' atto istintivo in quanto
questultimo un movimento preceduto da una coordinazione
delle eccitazioni che lo determinano, che sono talmente
perfettamente legate e coerenti col movimento successivo,
che non vi luogo per una rappresentazione del movimento
medesimo.

Il solo effetto che la legge chiamata a tutelare quello
che consiste nell' acquisto o nella modificazione del potere
dell' individuo su beni esterni, e questo effetto non pu che
derivare dall' attivit volontaria: infatti, lesercizio del potere
su una cosa pu aversi solo in virt di un atto del quale
l' effetto si rappresenti nella coscienza, ovvero un atto
volontario.
"Se io credo, o temo, od amo, quantunque possa
rappresentarmi questo mio stato di coscienza come
una tendenza al moto, ad anche associarvi
mentalmente la rappresentazione dell' effetto che il

71
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pag 23.
53
moto potrebbe avere, quantunque nel mio
linguaggio interiore io possa dire a me stesso di
volere la rimozione del pericolo che mi minaccia,
di volere il bene della persona amata, io sento una
aspirazione, un desiderio, non compio un atto
volontario, perch al mio sentimento non consegue
un moto che modifichi i rapporti fra le cose
esistenti".
7273
Se non interviene alcuna modificazione dei rapporti,
la legge non ha ragione di intervenire, poich manca
l' esercizio del potere di taluno cui gli altri possono
frapporre ostacoli.

2.3.3 Lobbligazione da violazione del divieto


72
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pagg 29- 30.

73
Neppure l ' at tivit volont aria int erna produce al cuna modi fi cazi one
est erna al soggett o, nonostante come quella est erna comport i una
dupli ce attivit : quel la di rappresent azione e movi mento conseguente.
Tutt avi a, i movimenti che avvengono all ' i nt erno dell a persona non
interessano i rapport i che si costitui scono fra quest e e le altre persone.


54
Il potere riconosciuto al singolo tutelato
dall' ordinamento attraverso l' apposizione del divieto di
atti che tendono a modificare rapporti di potere su beni
esterni senza il concorso di chi su questi beni ha un
potere riconosciuto e difeso.
I divieti realizzano una tutela negati va delle attivit
individuali.
Ai divieti corrispondono i comandi, i quali danno alle
economie individuali una tutela positiva, e non sono
rivolti genericamente a un qualsiasi individuo, ma a
quell' individuo dalla cui attivit proviene il torto: per
effetto del torto si crea un rapporto fra l' individuo che
causa del torto e la vittima. Cos, in caso di violazione
del divieto, l' obbligo generale di rispettare il diritto
altrui si trasforma in una obbligazione personale
finalizzata alla rimozione o riparazi one dell' offesa:
questa - anche storicamente - la prima obbligazione in
senso tecnico. Il fondamento di tale necessariet di
riparazione dell' illecito si deduce dal postulato della
55
tutela assicurata alla coesistenza di pi economie
isolate.
La responsabilit del torto di chi ne causa,
indipendentemente dalla effettiva volontariet
74
di chi
compie l' illecito:

essa produce una obbligazione
negativa, se il torto si pu rimuovere; altrimenti,
qualora non pu essere rimosso, diventa l' obbligazione
positiva del risarcimento. In entrambi i casi,
l' obbligazione ha sempre gli stessi elementi costitutivi:
l' esistenza del torto e il nesso causale con l' attivit
dell' autore dell' illecito.
La considerazione della colpa rileva solo sul piano
sostanziale, poich vi potrebbe essere una
responsabilit concorrente di chi subisce il danno tale
da escludere o limitare quella dell' autore: la presenza di
certe condizioni soggettive non costituisce un requisito
della responsabilit, ma la assenza di queste condizioni

74
Venezian aderisce alla teori a dell a responsabilit oggettiva: il fatto
che si a avvenut o un danno comport a l a necessit , impresci ndibil e e
assolut a, dell a sanzione e, tale necessi t, non pu, quindi , essere
coll egat a al le condi zioni sogget tive del l' autore del tort o, divenendo
contingent e e rel ativa.


56
toglie all' interesse in conflitto col diritto offeso la
ragione della protezione.

2.3.4 Le condizioni del riconoscimento della
obbligazione contrattuale
Abbiamo visto, pertanto, come la tutela assicurata alla
coesistenza di pi economie isolate si fondi su un duplice
ordine di norme giuridiche, di precetti e di divieti. Ma il
diritto la regola della vita degli individui riuniti in societ,
e societ si ha solo quando le attivit individuali si
intrecciano, si intersecano e non rimangono autonome e
parallele.
La attivit di cooperazione necessaria essendo l' uomo
incapace di soddisfare da solo i suoi bisogni essenziali. Essa
si fonda originariamente su atti istintivi, ma man mano che si
svolge l' attivit volontaria viene a cessare la cooperazione
spontanea e necessaria. L' atto volontario non necessario,
infatti, in relazione all' individuo singolo, ma necessario
rispetto alla societ: senza cooperazione, senza correlazioni
di funzioni, non vi societ.
57
Nella societ umana - a differenza di quelle animali - gli
atti volontari predominano, e dove cessa la legge naturale,
interviene la legge sociale per assicurare la cooperazione.
Dove finisce la necessit i ncomincia il dovere ed qui che
interviene il diritto.
Con lo sviluppo e la variet crescente del lavoro umano, la
divisione in gruppi, la moltiplicazione e la complessit dei
rapporti fra loro, nasce la necessit di stabilire una nuova
correlazione tra le funzioni di organismi divenuti
eterogenei.
75
Ed a questa necessit che provvedono

norme
formate gradualmente per risolvere le singole questioni sorte
di volta in volta e intese a risolvere i conflitti fra i vari
interessi, per le quali si concilia l a tutela della coesistenza e
del libero svolgimento delle attivit individuali, per le quali,
in una parola, si attua la cooperazione contrattuale.
Dunque, per determinare le condizioni del riconoscimento
dell' obbligazione contrattuale, bisogna evidenziare le

75
SPENCER, Pri nc. de soci ologie, par. 241 e segg. - Si ha la
omogeneit non sol o quando ogni si ngolo gruppo s' occupa di una
produzione di versa da quell a degli altri , ma anche quando ad al cuni
dei bisogni degli i ndividui appart enent i ad un gruppo pu soddi sfar
solt anto l ' atti vit di appart enenti ad un al tro

58
caratteristiche dei precetti giuridici che hanno come scopo
quello di assicurare la cooperazione delle attivit individuali ,
tenendo presente che questo fine si aggiunga al fine basilare
di assicurarne la coesistenza ed il libero svolgimento. La
finalit di tali precetti , in particolare, quella di facilitare il
compimento di atti volontari che apportano un bene a una
persona diversa dall' agente, eliminando gli ostacoli che vi si
frappongono. Il modo in cui la legge realizza questo intento
semplicemente attribuendo alla manifestazione di volont lo
stesso effetto giuridico che assicurato dalla tutela del libero
svolgimento delle attivit individuali all' atto volontario.
Nel caso dell' atto volontario la legge interviene
semplicemente per tutelare la coesistenza delle attivit:
"se io do a te la cosa che possiedo, a vantaggio
tuo che si svolge la mia attivit e [...] vi
cooperazione fra la mia attivit e la tua. Ma nella
tutela di cui la legge munisce il rapporto di potere
che [...] si costitui sce a tuo vantaggio sulla cosa che
59
ti trasmetto, non vi nulla pi della tutela della
coesistenza delle attivit".
76

La cooperazione un effetto raggiunto con il trasferimento
del bene tra i soggetti; questo trasferimento ha come
antecedente incondizionat o il movimento degli interessati, e
nella sua produzione non interviene la forza del precetto
giuridico, il quale apparisce successivamente come fattore del
libero svolgimento dell' attivit di chi ha tratto vantaggio dalla
cooperazione.
Diverso il caso in cui la legge attribuisce efficacia
all' intenzione che i soggetti manifestano che si trasferisca il
potere su di un bene esterno dall' una all' altra parte. In questo
caso l' intenzione non in grado di produrre l' effetto
rappresentato, se non al ricorrere di due condizioni che
denotano l' inesistenza di ostacoli interni alla traduzione in
fatto delle rappresentazioni. Innanzitutto, le parti devono
avere coscienza del fatto rientra sta nel loro potere,
compiendo taluni movimenti e astenendosi da altri, reali zzare
l' effetto rappresentato. In secondo luogo, non vi devono

76
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pag 55.

60
essere tendenze al movimento opposte o diverse, che possano
determinare un' azione contraria o l' inazione, o il differimento
dell' azione conforme a quella rappresentata. Se con
l' intenzione concorrono queste condizioni, essa volont. E'
qui che interviene la legge che le attribuisce efficacia
giuridica, dando alla parola e agli atti la possibilit di operare
una modificazione oggettiva nei rapporti individuali. La legge
rispetta l' autonomia individuale, non esercita nessuna
coazione, e fa ci al fine di tutelare la coesistenza delle
attivit individuali e di promuovere la cooperazione.
Quindi - e qui sta il fulcro del pensiero di Venezian - la
trasformazione della volont da potenza in atto avviene in
virt della legge, e non perch essa si presti alla volont
individuale, ma perch essa deve assicurare la cooperazione.

2.3.5 La fonte della vincolativit della promessa
produttiva di obbligazioni
Questo principio appare ancora pi chiaro con riferimento
agli effetti della promessa, che una valutazione superficiale
61
dei fenomeni della attivit umana ha fatto confondere con la
manifestazione di volont.
77

La promessa una manifestazione di una intenzione che
pu perdurare o meno fino all' adempimento. Promettere di
fare qualcosa include la volont di non farla nel momento
della promessa: chi promette, dunque, non d causa al
compimento della prestazione.
Ma dove il fondamento della vincolativit della promessa
obbligatoria?
L' effetto obbligatori o - per il Venezian - di certo non
discende dalla accettazione passiva della persona a cui
diretta. "L' accettazione unita alla promessa un' ombra che si
associa ad un' ombra",
78
afferma il giurista triestino. Infatti,
la legge potrebbe costringere il promittente a tener fede alla
promessa solo perch l' altra parta ha accettato, ma in questo
modo si realizzerebbe una coazione di poco pi tenue rispetto
a quella che si verificherebbe nella ipotesi del proposito

77
SCHOLOSSMANN sosti ene che nella promessa vi ene realizzata
solt anto l a volont di render mani fest a una i nterna rapprese nt azione.

78
VENEZIAN G. , op. cit , ci t. pag 64.

62
manifestato dall' una parte soltanto; inoltre, questa
impostazione non sarebbe atta ad assicurare la cooperazione,
perch l' individuo potrebbe sottrarsi a questa coazione
semplicemente rinunciando a manifestare i propri intenti sulla
sua attivit futura.
Pertanto, il fondamento della vincolativit dell a promessa
non risiede nella combinazione dei fenomeni soggettivi della
promessa e della sua accettazione, ma nella unione della
promessa con un atto volontario che dia un vantaggio al
promittente o procuri un danno a colui al quale la promessa
rivolta. Si fa l' esempio della promessa di restituire una
somma ricevuta. Qui si riconoscono due fatti distinti: l' atto
del soggetto che d all' altro, trasferendogli il potere sulla
somma; l' intenzione del secondo di ritrasferire, poi, la somma
ricevuta al primo. Se la legge si limitasse a assicurare la
coesistenza delle attivit individuali, si limiterebbe ad
assicurare l' effetto del primo trasferimento della somma dal
primo al secondo, senza avere interesse per la intenzione di
questo in ordine alla propria attivit futura, che diventerebbe
manifestazione di volont. Ma, poich la legge deve anche
assicurare la cooperazione delle attivit, deve tener conto che
63
vengano compiuti quegli atti per i quali un individuo si
espone volontariamente a un danno o a una perdita in favore
dell' altro. In questa doppia funzione della legge, dunque,
trova giustificazione il fondamento della vincolativit della
promessa obbligatoria.
Non tutte le promesse possono considerarsi obbligatorie,
ma solo quelle promesse a cui precede o segue un atto
volontario da cui deriva una alterazione negativa nella sfera
di diritto della persona a cui la promessa rivolta; quest' atto
volontario sempre la causa dell' obbligazione che la legge
congiunge alla promessa.
Saranno obbligatorie, oltre alle promesse contro
prestazione, le promesse contro un'altra promessa: questo il
caso del contratto consensuale romano.
79
Qui necessario che
la legge intervenga per assicurare la cooperazione,
determinando lo svolgimento delle attivit promesse, con la
differenza - rispetto al caso della promessa contro prestazione

79
Cont ratti int rodotti dal pretore peregrino e poi urbano. Sono
contratti che si basano non sull a pronunci a di parole o sull a consegna
di cose, ma sul consenso, quindi basta l ' accordo fra pi part i per far
nascere l ' obbli gazione.
64
- che la coazione della legge subordinata all' adempimento,
spontaneo o coatto, della contropromessa.
80

In ogni caso, solo la legge che assicura la persistenza del
legame fra le attivit a cui si impegnano le parti, obbligando
a osservare la promessa: la legge opera esercitando una
coazione; ma il minimo della coazione possibile in quanto si
tratta di una coazione mediata - e non immediata - in cui si
trova sotto l' impero della legge l' attivit futura per mezzo
della stessa attivit sua presente.


3. Conclusioni
Nella elaborazione del Venezian in parte rimasta centrale
nello sviluppo del dibattito successivo ancor oggi aperto la
causa costituisce la ragione oggettiva della promessa, legata a
un atto volontario che induca, con vantaggio o no del

80
Quest a impost azione contrasta con quel la della t eoria comune del
negozio gi uridi co, l a qual e afferma che ogni promessa vincolo
obbli gat orio e che l ' accettazi one el emento essenzial e per l a
creazione del vi ncol o.

65
promittente, unalterazione negativa nella sfera giuridica
della persona cui la promessa rivolta
81
e rappresenta
quellelemento formale che permette al legislatore di
assicurare la coazione necessaria per rendere obbligatori gli
effetti della promessa; quella coazione che lessenza stessa
della vincolativit dei rapporti intersoggettivi, che realizza il
principio della certezza del diritto, garantendo la possibilit
della previsione nel futuro e con ci della disposizione sul
futuro.
82

I rapporti tra la causa e la volont, la quale si oggettivizza
nel regolamento di interessi, sono, dunque, chiari; tuttavia,
restano non netti ed evidenti i confini tra gli stessi.
Ci confermato dalla difficolt che la dottrina ha
dimostrato nel dover accettare la collocazione della causa tra
gli elementi essenziali del contratto, in considerazione della
struttura bilaterale di questultimo. Ci si chiedeva perch
laccettazione della promessa da parte del destinatario non
doveva ritenersi sufficiente a rendere impegnativo il vincolo
sul piano giuridico. Dunque, se da un lato si accoglieva con

81
VENEZIAN G, op. ci t. , p. 63
82
RADBRUCH G. , Introduzione al l a scienza del diritto, Torino, 1958,
pag. 110.
66
maggiore disponibilit lidea della necessit di una ragione
oggettiva a fondamento della promessa unilaterale che
consentisse di pretendere quanto promesso dal soggetto
obbligato, senza il necessario contr ibuto volitivo del
beneficiario; dallaltro lato non si accettava fino in fondo che
lo stesso elemento formale dovesse porsi come fondamento
della promessa fondata nello scambio tra proposta e
accettazione, ossia di quella promessa che il risultato di una
struttura volontaristica bilaterale.
Le critiche e le perplessit della dottrina sono superate dal
Venezian, il quale dimostra che, in ogni caso, lefficacia
obbligatoria della promessa si giustifica sempre partendo dal
postulato della cooperazione delle attivit, ed essa non pu
giustificarsi meglio perch con essa concorre laccettazione
passiva della persona cui diretta. Laccettazione unita alla
promessa un ombra che si associa ad unombra.
83

Venezian imposta il problema della causa, dunque, senza
alcun tipo di differenziazione tra strutture unilaterali e
strutture bilaterali, riconoscendo come esistente in entrambi i
casi, la medesima esigenza: quella di dare fondamento

83
VENEZIAN G, op. ci t. , p. 71
67
oggettivo allimpegno preso dal dichiarante e di creare un
processo coattivo per la promessa espressa, la quale rileva
lintento di agire allesterno della propria sfera personale,
incidendo sulle altri situazioni soggettive, giuridicamente gi
dotate di autonoma rilevanza.


4. Meriti e limiti della teoria della causa del
Venezian.

Appaiono evidenti i meriti di questa teoria della causa nei
contratti. In questa impostazione palese lindubbio
progresso rispetto alle formulazioni di Domat e Pothier, fino
ad allora imperanti. La causa riconosciuta come elemento
essenziale di ciascun negozio giuridico, distinta chiaramente
dai motivi: viene sottratta ad ogni legame con la volont e
sospinta nel dominio esclusivo dellordinamento.
Ovviamente, siamo ancora in una impostazione precedente
al codice del 1942, pertanto il Venezian parla della causa nei
contratti riferendosi ancora alle obbligazioni: non si ancora
pervenuta a quella visione unitaria del concetto di causa che
68
sar propria degli sviluppi successivi della dottrina. La teoria
obiettiva, in questa prima fase, infatti, manteneva con la
tradizione precedente ancora taluni legami
84
: le pagine del
Venezian risentono, in parte, ancora del volontarismo
ottocentesco e non riescono a liberarsi del tutto delle
influenze della scuola francese.
CAPITOLO III
GLI SVILUPPI DELLA TEORIA OGGETTIVA DI CAUSA NELLA DOTTRINA
SUCCESSIVA AL VENEZIAN

SOMMARIO: 1. Linfluenza della t eori a dell a causa di Venezian i n
Pugli atti 2. Il passaggi o dall a causa dellobbli gazione alla causa del
contratto. 3. La causa nel codi ce civi le del 1942 e l affermarsi del
dogma del la causa come funzi one economi co-sociale.


1. Linfluenza della teoria della causa di Venezian in
Pugliatti.
Come gi ricordato, nella vigenza del codice civile del
1865 molti sono i giuristi che, dopo lo studio del
Venezian, hanno difeso una concezione oggettiva della

84
GIORGIANNI M. voce Causa del negozio giuridi co, in
Encicl opedia del di ritto, VI, 1960
69
causa. Tra questi Ferrara
85
; Coviello
86
; Bonfante
87
;
Scialoja
88
.
Tuttavia, la figura che a noi dest a maggiore interesse con
riguardo al tema della causa nei contratti rappresentata da
quella del giurista messinese Salvatore Pugliatti, il quale
pu legittimamente essere annoverato, per ci che concerne
la letteratura giuridica, tra i massimi esponenti della dottrina
giuscivilistica del suo tempo.
Salvatore Pugliatti nella sua produzione giuridica degli
esordi, che dal punto di vista temporale spazia dalla seconda
met degli anni Venti alla fine degli anni Trenta, nonostante
ancora giovane giurista
89
, sviluppa questioni inerenti temi
assai spinosi e complessi proprio dal punto di vista tecnico-
normativo, come quello della rappresentanza e dei diritti
reali in relazione al diritto di propriet, e dai sui scritti si

85
FERRARA F. , Teoria dei contratti, Napol i, 1940, p. 135
86
COVIELLO, Manual e di diritto civil e ital i ano, V. I, Mil ano, 1919, p.
394 ss. .
87
BONFANTE, Il contratto e l a causa del contratto, in Riv. dir.
comm. , 1908, I, p 115 ss. .
88
SCIALOJ A, Negozi giuridi ci , Corso di diritto romano, AA. VV. ,
1892- 1893, III Roma, 1933, p. 88-94
89
Si ri corda, infatti, che nel 1927, anno di pubbli cazione del suo
primo articol o, inti tolato Latto di disposi zione e il trasferimento
dei diri tti, Pugli atti appena ventiquattrenne, laureato da due anni
in gi urisprudenza presso l Universit degli Studi di Messina
70
evince chiaramente come sia gi in lui r adicato i dogmi
metodologici del giuspositivismo formalistico
90
allora
dominante. Osserva Paolo Grossi, al riguardo, che Pugliatti,
in effetti, negli anni Venti e Trenta, gi un civilista nel
pieno possesso dei proprii strumenti tecnici, caratterizzato
questo s da una forte tensione teorizzatrice, tutto preso
dallo sforzo di costruire il diritto come sistema, come
sistema reso robusto da una sua intima architettura logica.
91

Infatti, il fondatore della Scuola di Messina si manifesta
fermamente convinto della bont del metodo sistematico,
ossia della bont di quellopera chiarificatrice del giurista
consistente nella cristallizzazione e nel riordino sottoforma
di sistema logicamente coerente dellintricato complesso
delle norme giuridiche entro cui vanno convogliati i fatti
suscettibili di acquisire rilevanza giuridica. Ai suoi occhi la
tecnica sistematoria lunica via che permette di
oltrepassare lanalisi esegetica di singole norme isolat e

90
Il gi usposi t i vi smo f ormal i sta l a dott ri na che ha ri el aborato l a
concezi one gi usposi ti vi sta nel ' 900, i l cui massi mo
rappresentante Hans Kel sen. In si nt esi i l gi usposi ti vi smo una
concezi one che i denti f i ca i l di ri tto con l a l egge del l o stato.
91
P. GROSSI, La cul tura del civilist a i t aliano. Un profilo stori co,
cit. , p. 95).
71
raggiungendo una visione unitaria e organica del fenomeno
giuridico.
Nella attivit di riordino del giurista imprescindibile
partire dal fatto concreto, essendo esso il punto di partenza
per lelaborazione di ogni concetto e sistematizzazione
giuridica di matrice scientifica: Pugliatti afferma, infatti,
che lordine giuridico trae dai fatti delluomo, considerato
come unit dellaggregato sociale, o dai rapporti tra gli
uomini, la materia di cui si nutre.
92
In secondo luogo,
assume rilievo la norma positiva in cui formalmente va
trasformato il fatto concreto e in cui va sussunto. Infine,
trova ingresso la logica, quale strumento necessario per
poter dare qualificazione giuridica al fatto, per iscriverlo in
una categoria dogmatica di riferimento e per l a costruzione
del sistema stesso. Questi tre sono gli elementi
imprescindibili su cui Pugliatti fonda la sua scienza
giuridica.
Per Pugliatti, il primato, comunque, nella relazione tra
norma e logica per la costruzione del sistema, rimane

92
S. PUGLIATTI, Latt o di di sposizione e il t rasf eri mento dei
diritti , cit. , p. 3

72
sempre in capo al la norma giuridica positiva: infatti, il
criterio logico non strumento di indagine delle norme e
non criterio di valutazione del dato positivo
93
; esso, in
sostanza, risponde della coerenza dei principi in base ai
quali tutti i fenomeni giuridici sono coordinati in sistema,
ma non pu avere ad oggetto il dato positivo, che la sola e
vera fonte formale, in quanto non c la possibilit di
confondere il dato col concetto, perch si tratta di entit di
natura differente: questo [] la proiezione di quello.
94

In ci, Pugliatti si dimostra, dunque, un rigoroso
normativista di matrice positivistica: nel momento in cui la
dimensione della scienza giuridica si risolve tutta nel
sistema dei concetti elaborati sul dato positivo, soltanto il

93
S. PUGLIATTI, Logica e dato posi tivo in rapporto ad al cuni
rapporti giuridici anomal i, cit. p. 5, cit. , p. 5. Il procedimento
logico, infatti, secondo Pugl iatti non indaga il dato posi tivo, ma
lo assume
come elemento da sistemare: punto di partenza da cui si dipanano
e a cui si annodano i fi li dei quali sono tessuti gli schemi
concettuali che costituiscono i l si stema
94
S. PUGLIATTI, La l ogi ca e i concetti gi uridici , 1941, in Ri vista di
Diri tto Commercial e, vol. XXXIX, 1941, I, pp. 197-214
73
testo legislat ivo sar il dato al quale [essa] dovr rimanere
ancorata.
95

Questa importanza fondamentale attribuita da Pugliatti al
ruolo della legge positiva quale fondamentale parametro di
riferimento per il corretto inquadramento di ogni possibile
questione di natura giuridica si evince ancora pi
chiaramente nel breve saggio intitolato Nuovi aspetti del
problema della causa dei negozi giuridici, pubblicato nel
1934 proprio come omaggio a Giacomo Venezian, la cui
lopera La causa nei contratti stata ritenuta dallAutore
messinese come fondamentale per lo studio del tema della
causa, che tra i pi duri ed ardui della teoria dellatto
giuridico. In tale breve ma interessantissimo articolo
Pugliatti dunque, al fine di dimostrare che, in materia di
negozi e atti giuridici, la causa un elemento giuridico che
deve essere ricondotto alla norma vigente di riferimento, e
che va pertanto mantenuto distinto dalla volont concreta dei
consociati, cos espressamente sostiene: La volont (dei
soggetti) e la norma (giuridica) hanno una funzione

95
S. PUGLIATTI, La l ogi ca e i concetti gi uri di ci, (1941), in Rivi sta
di Di ritto Commerci ale, vol. XXXIX, 1941, I, pp. 197-214
74
qualitativamente differente nellordinamento giuridico. []
La norma costituisce il dato primo dellordinamento
giuridico, la fonte (formale) da cui proviene la
qualificazione giuridica. Un fenomeno diventa giuridico solo
per la norma e in funzione di essa. Siccome elemento
formale, la norma si appoggia al fatto che ne costituisce la
condizione per la (concreta) attuazione. La volont, in
quanto singola e specifica manifestazione dellattivit di un
dato soggetto, appartiene alla zona del fatto; la volont,
nellordinamento giuridico, considerata come concreto
fatto, che ha la funzione di condizionare e rendere possibile
lattuazione della norma. Leffetto giuridico quello
predisposto dalla norma, non quello voluto dal soggetto.
96

L elemento causale, dunque, non pu essere riferito alla
volont, rispetto alla quale si presenta come autonomo e
distino, ma deve essere ricondotto all elemento formale
la norma al pari di ogni fatto o di ogni fenomeno
giuridico.

96
S. PUGLIATTI, Nuovi aspetti del probl ema della causa dei negozi
giuri di ci, in AA. VV. , In memoria di Giacomo Venezi an, Messina,
1934, pp. 187 ss, ora in S. PUGLIATTI, Diritto ci vile. Metodo
Teoria Prati ca, cit. , pp. 75-104)
75
Come si evince, anche Pugliatti, riproponendo il pensiero
del Venezian, configura la nozione della causa in senso
subbiettivo come semplice residuo della tendenza, oramai
per lo pi oltrepassata, a ricondurre i concetti giuridici
alla volont, tendenza che portava a trascurare quella che
, invece, da considerare l unica fonte formale, ovvero la
norma.
Non si pu ricercare il fondamento della causa nella
volont dell agente, perch cos facendo si cadrebbe in un
errore duplice: da un lato si andrebbe a compromettere
l unit del concetto di causa, che si scinderebbe in due
elementi distinti, seppure espressione del medesimo
fenomeno; dall altro si sposterebbe dalla norma alla
volont la fonte del principio di legittimazione alla norma
sovraordinata.
97

Pugliatti, tuttavia, porta a ulteriori sviluppi
l impostazione di Venezian: chi pone in essere un negozio

97
Ril eva il Neppi, La causa nel l e cambial i di favore, i n Temi
emil iana, 1933, p. 8, che tutto ci che accade nel mondo del
di ritto pu e deve spiegarsi soltanto i n funzione di retta dei fini,
perseguiti da quel certo ordinamento giuri di co e per cui furono
emanate le sue statui zioni, e non gi degli scopi, ad esso pi o
meno estranei, che determino in concreto o si possa presumere
abbiano a determinare l atti vit dei sudditi.
76
giuridico mosso dalla volont di realizzare, oltre al
proprio fine individuale, l intento giuridico previsto dalla
norma da cui predisposto. In tal senso, la causa, in
quanto elemento oggettivo legato al dato normativo,
diviene sintesi degli effetti giuridici essenziali
98
del
negozio, ovvero, fine particolare della norma. Individuare
la causa significa, in questa prospettiva, individuare il
tipo di negozio che le parti hanno posto in essere
99
. La
causa in Pugliatti , cos, elemento essenziale che
permette al negozio di distinguersi da ogni altro.
In definitiva, possiamo concludere che il lavoro di
Pugliatti si presenta come lo sviluppo di quello del
giurista triestino: nonostante le manchevolezze che dopo
pi di un trentennio Pugliatti ha potuto rilevare, egli

98
PUGLIATTI S. , op. cit , ci t. pag 83
99
Si confi gura cos il problema del l a esistenza o meno del la
possibi lit dell a vol ont di infl ui re nella determinazi one dell o
schema causale. Pugliatti a ri guardo effettua una distinzione fra
due tipi di negozi: tipi ci e atipi ci . Nei pri mi, la vol ont si trova
innanzi a un l imite insuperabi le, poi ch l o schema causale qui
determinato rigidamente dall a norma, in considerazi one del la
funzi one che il negozi o desti nato ad adempi ere e degli interessi
che mi ra a reali zzare. Nel caso dei negozi atipi ci (contratti
innomi nati ) vi maggiore spazio all autonomi a della vol ont: i n
questo caso, infatti, lo schema causale non specifi camente
predeterminato dal la norma, l a qual e contiene sol o indicazioni
generiche.
77
stesso non pu che riconoscere l importanza dello studio
del Venezian, quale punto di partenza per la elaborazione
delle sue osservazioni sull istituto giuridico della causa.


2. Il passaggio dalla causa dellobbligazione alla causa
del contratto.
Durante la vigenza del codice del 1985, la dottrina non
riuscita a pervenire ad una concezione unitaria del concetto
di causa, riferendo questa ultima allobbligazione e non
intendendola quale elemento del contratto.
Tuttavia, ai sostenitori della teoria oggettiva da
riconoscere il merito di avere distaccato la nozione di causa
dalla obbligazione e di averla riferita al negozio
giuridico. Questo ha permesso la comparsa, accanto al
contratto meramente obbligatorio, di quello c.d. ad
efficacia reale (o ad effetti costitutivi): il contratto, in
questo modo, non pi solo una fonte di obbligazioni, ma
in grado di produrre effetti traslativi autonomi e immediati
sulla base del semplice consenso. Attraverso questa nuova
78
impostazione, il contratto diventa espressione di una
regolamentazione di interessi unitariamente intesa,
100

capace di contenere nella sua unica struttura le prestazioni o
obbligazioni che costituiscono il suo contenuto.
In virt di questa nuova concezione del contatto, il
riferimento della causa alla sola obbligazione divenuto
insufficiente, non essendo questultima lunica modalit
rilevante per gli spostamenti di ricchezza.
101
Pertanto, sorta
la necessit di riferire la causa al contratto inteso come
fenomeno unitari o, favorendo la comparsa di una nozione
unitaria e oggettiva della causa stessa: essa non pu essere
pi la controprestazione che giustifica la prestazione, e
viceversa, ma costituisce loperazione economica
[complessiva] che d sostanza e ragion desser al contratto.
Tuttavia, questa nuova valutazione della causa in senso
unitario, come requisito del contratto, considerata senzaltro
in senso oggettivo matura e si compie nel codice civile del
1942.

100
FERRI G. B. , voce Negozio, cit. , pag 76
101
ROPPO E. , voce Contratto, cit. , pag. 113
79


3. La causa nel codice civile del 1942 e la teoria
bettiana della causa come funzione economico-
sociale.
La concezione unitaria e oggettiva della causa quale
funzione economico-sociale del contratto trova, dunque,
la sua pi chiara espressione, nel disegno del legislatore,
nella Relazione al Codice Civile del 1942 e, nella
elaborazione della dottrina, nelle posizioni di E. Betti .
Nonostante la mancanza di una definizione codicistica
di causa, la scelta del Legisl atore sembra chiara. Nel
paragrafo 613 della Relazione che accompagna il codice si
legge, infatti, che sono ormai maturi i tempi per il
superamento dell esegesi che vede nella causa lo scopo
soggettivo perseguito dai contraenti nel caso concreto e,
conseguentemente, per configurare tale elemento come la
funzione economico sociale che il diritto riconosce come
rilevante e che giustifica la tutela apportata alla
stipulazione intesa come atto esplicativo dell autonomia
80
privata. Questa funzione economico-sociale a sua volta
deve essere non soltanto conforme ai precetti di legge,
all ordine pubblico e al buon costume, ma anche, per i
riflessi diffusi dell art 1322 comma II, rispondente alla
necessit che il fine intrinseco del contratto sia
socialmente apprezzabile e come tale meritevole di tutela
giuridica.
102


Il legislatore del 42, cos, ha [] spogliato l atto di
scambio di moti dei tradizionali caratteri di volontariet,
battendo in braccia l antico dogma della volont, e
tendendo, a questo modo, verso una oggettivazione dello
scambio.
103

La definizione della causa come funzione economico-
sociale ha determinato un radicale mutamento di
prospettiva: mentre le tradizionali ricostruzioni
oggettivistiche, identificando la causa con lo scopo ( o
finalit) del negozio, avevano sempre consi derato la

102
Rel azione al Codi ce civil e, n. 613
103
GALGANO F. , Il diri tto privato fra codi ce e costituzione, Bol ogna,
1983, pagg. 72 e ss. , e Diritto pri vato, Padova, 2006, pagg. 330 e
ss.
81
stessa dal punto di vista dei contraenti, con la parola
funzione la causa ha finito per esprimere il punto di
vista dell ordinamento giuridico.
104
In altri termini, alla
causa stato conferito il ruolo di strumento di controllo
dell autonomia privata, in quanto consente di constatare
se i fini perseguiti dai contraenti siano coerenti con
quelli, generali, fissati dall ordinamento.
Sul versante dottrinale, poi, il pendant pi significativo
delle enunciazioni della Relazione stato costituito dall e
posizioni di E. Betti. Gi diversi anni prima allentrata in
vigore del nuovo Codice, infatti, li llustre Autore aveva
rilevato che, come i diritti soggettivi, anche i poteri di
autonomia [] non [dovessero] essere esercitati in contrasto
con la funzione sociale cui essi sono destinati; e, in questa

104
FERRI G. B. , Causa e tipo nell a teoria del negozi o gi uri di co, cit. ,
pagg. 112-113: l Autore sosti ene che defini re l a causa come
funzione economi co-sociale si gni fi ca spostare completamente il
punto di vist a da cui si esami na il negozio in quant o li si
inserisce i n una vi sione il cui punto inizial e l ordi nament o
gi uridi co. In questo senso anche GIORGIANNI M. , voce Causa
(dir. pri v. ) , cit. , pag 561, i l qual e ha sottoli neat o che con questa
nuova concezione [. . . ] la causa vi ene sottratt a ad ogni l egame con l a
volont e sospinta nel dominio esclusivo dell ordi nament o.
82
direzione, era pervenuto alla definizione della causa come
la funzione di interesse sociale dellautonomia privata.
105

Pi precisamente, secondo Betti, la causa si identifica
con la funzione economico-sociale del negozio intero, dei
cui elementi essenziali e costitutivi rappresenta la sintesi .
Con Betti, a cui si deve la migliore formulazione della
teoria oggettiva della causa, termina il nostro excursus che
ha visto come punto di partenza lo studio del Venezian,
quale reazione nei confronti di coloro che avevano dato una
impostazione volontaristica alla materi a in questione.

105
BETTI E. , Teoria general e del negozio giuri di co, i n Trattato di
di ritto ci vi le i taliano, diretto da Vassall i, Torino, 1960, pag. 170.

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