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TRAPANI

Parroco trovato morto in canonica


stato ucciso con un colpo alla testa
Nella frazione di Ummari: don Michele Di Stefano,
80 anni, era fratello dell'ex sindaco di Calatafimi
TRAPANI - Omicidio choc, a Trapani: don Michele Di Stefano, l'anziano parroco della chiesa di Ges, Maria e
Giuseppe della frazione di Ummari, stato trovato morto in canonica. Secondo la ricostruzione dei carabinieri,
intervenuti sul posto insieme al magistrato di turno e al medico legale, il sacerdote, originario di Calatafimi,
sarebbe stato ucciso con un colpo alla testa: stato trovato con il cranio fracassato.
FRATELLO DELL'EX SINDACO - L'abitazione del parroco, per, non sarebbe stata messa a soqquadro, n
sarebbero stati trovati segni di effrazione sulle porte d'ingresso alla canonica. Don Di Stefano, 80 anni, fratello
dell'ex sindaco di Calatafimi, stato trovato con il cranio fracassato: sarebbe stato colpito con un oggetto che gli
ha provocato una ferita lacero-contusa alla testa. A dare l'allarme stato un suo ex vicino di casa, inviato in chiesa
dai parenti di don Michele, preoccupati per la sua assenza ad un pranzo di famiglia, previsto per le 14. L'uomo,
arrivato nella frazione di Ummari, avrebbe fatto la terribile scoperta.
PAURA - Negli ultimi tempi il religioso avrebbe confidato ad alcuni suoi parrocchiani di sentirsi minacciato.
L'episodio richiama alla mente un altro omicidio avvenuto il 5 giugno del 2003, quando a Mazara del Vallo, a
pochi chilometri da Trapani, venne ucciso il parroco di San Vito, Don Vito Renda, che allora aveva 72 anni.


Tenta furto di rame e resta folgorato
Gravissimo, rischia braccio e gamba

Ha tentato con un complice di rubare un cavo da una cabina dell'Enel di Levate, restando folgorato da
una scarica da 15 mila volt. Miracolosamente sopravvissuto, un disoccupato di 35 anni, M. O., di
Montello, ora rischia di perdere il braccio sinistro e la gamba destra: ha infatti riportato ustioni
gravissime su gran parte del corpo e ora si trova ricoverato al Centro grandi ustionati del Niguarda di
Milano.
La vicenda risale a luned mattina 25 febbraio e il 35enne ha tentato di nascondere il fatto. Messo alle
strette ha ammesso il tentativo di furto. Attorno alle 10,30 di luned mattina i due complici avevano
cercato di mettere a segno un furto di cavi in rame all'interno di un'area industriale dismessa di via
Kennedy, in precedenza occupata dalla Montello Spa. Proprio perch abbandonata, l'area non
dotata di corrente elettrica, tranne che all'interno della cabina dell'Enel, l'unico punto nel quale era tra
l'altro rimasto del rame.
Secondo la ricostruzione dei fatti, il trentacinquenne avrebbe sollevato le braccia per raggiungere il
cavo di rame, situato a un'altezza di poco superiore alla sua: appena ha sfiorato il cavo, il suo corpo
stato attraversato dalla scarica da 15 mila volt. La corrente lo ha attraversato per poi scaricarsi nel
terreno: il trentacinquenne di Montello ha perso i sensi. Il complice lo ha caricato in macchina ed
corso al Pronto soccorso del policlinico di Zingonia, dove lo ha di fatto abbandonato, per poi
allontanarsi, dileguandosi. I due ore sono accusati di tentato furto.

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