Le pi importanti caratteristiche della radio erano: la possibilit di fare propaganda e la capacit di diffusione. Ricordiamo la RRG in Germania di Goebbles e la EIAR in Italia. Fu proprio nella 2 guerra mondiale che si cap limportanza della radio non solo per fini militari ma anche di informazione. Amministratore delegato, direttore Generale era RAOUL CHIODELLI (Consigliere del partito fascista) e Presidente fu GIANCARLO VALLAURI (legato anche lui al partito fascista). LEiar dipendeva economicamente dalla SIP (Societ Idroelettrica Piemontese). Il 25 luglio 1943 quando cadde il regime fascista la Sicilia venne occupata dalle forze anglo-americane e le stazioni di Palermo e Catania finirono sotto il controllo del PWB (Psychological Welfare Branch) a cura del sergente UGO KAMENEWSKY. Le trasmissioni riguardavano soprattutto notiziari dal fronte bellico e musica americana accolta bene dai giovani. L8 settembre 1943 la radio diffondeva larmistizio di Badoglio, LEiar venne occupato dai tedeschi. Il 16 settembre CHIODELLI rassegn le dimissioni da Dir. Gen. e mantenne la carica di Amm. Del. per fare ostruzionismo ai tedeschi (occultando personale che sarebbe stato trasferito a Torino, trasferire impianti tecnici e somme di denaro a Roma anzich a Torino. Il 10 febbraio 1944 la direzione generale dellEiar venne trasferita da Roma a Torino. Il 5 dicembre 1943 il governo fascista Repubblicano annunci la nomina di un commissario straordinario nella persona di EZIO MARIA GRAY e un nuovo direttore generale in CESARE RIVELLI. Fino al 25 aprile 1945 lEiar era sotto il controllo dei Tedeschi. I partigiani e le forze di resistenza non riuscirono a dare voce a radio alternative se non quelle dellItalia Meridionale e Londra e Mosca. Il 27 aprile 1945 (allindomani della Liberazione) il CLNAI (comitato di Liberazione Nazionale per lAlta Italia) nomin un nuovo commissario della radio in ENRICO CARRARA. Gli americani col PWB avevano portato un nuovo modo di fare radio. Con la liberazione ci furono i primi contrasti tra il vecchio personale dellEiar e i nuovi provenienti dal PWB. Fu nominato LUIGI RUSCA come commissario straordinario (era un liberale antifascista). Col decreto n. 457 del 26 ottobre 1944 venne costituita la RAI (Radio Audizioni Italia), RUSCA continu fino al 20 aprile 1945 quando fu costituito il primo Consiglio damministrazione della RAI. CARLO ARTURO JEMOLO fu eletto presidente (Cattolico liberale antifascista). Dopo la Liberazione le attivit radiofoniche erano divise da un nord (con ENRICO CARRARA) e regioni centro-meridionali dove cera ormai la Rai. La situazione delle Rai era gravissima: impossibilit di riscuotere gli abbonamenti, il bilancio perse 23 milioni, troppe personale. Con la cessazione del regime commissariale dellAlta Italia lazienda si unific. Alla presidenza cera sempre JEMOLO e Cons. Del. e Dir. Gen. fu nominato lo stesso CARRARA. Ma in questo periodo finisce lera del periodo resistenziale della Rai con lingresso dei vecchi rappresentanti dellEiar quando JEMOLO venne sostituito da GIUSEPPE SPATARO ed ENRICO CARRARA lasci anche lui. Labbandono di JEMOLO fu un abbandono anche di certi criteri ispiratori di una democrazia anche nella radio dove ognuno poteva dire la propria e senza alcun intervento da parte dei dirigenti politici.
2. La restaurazione (1946-1948)
Nellagosto del 1946 venne nominato Presidente GIUSEPPE SPATARO (Segretario della DC). Questa nomina rifletteva linteresse della DC per la radio e linteresse di recuperare le forze aziendali gi impegnate nellEiar. NellOttobre del 1947 venne nominato Dir. Gen. SALVINO SERNESI. Tra il 46 e il 48 i la sinistra era preoccupata per landamento della Rai ed ottennero nel 47 un decreto legislativo che prevedeva listituzione di una Commissione parlamentare di controllo e di un Comitato per le direttive culturali, artistiche educative. Il decreto 3 aprile 1947 n. 428 era cosi articolato: a) La vigilanza generale dei programmi erano affidate al Ministero delle Poste tramite un Comitato al centro e delle Commissioni in periferia; b) Lindipendenza e lobiettivit delle informazioni dovevano essere assicurate da una Commissione Parlamentare c) Obbligatoria lapprovazione da parte del governo della nomina del presidente e del consigliere delegato. E importante notare come la Rai stato nullaltro che la continuazione del vecchio Ente Radiofonico sostituendo il controllo politico del fascismo con quello del nuovo esecutivo. Nel 1948 entrava in vigore la Carta Costituzionale. Lart. 21 recitava: Tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Ma questo contrastava il principio della riserva dello Stato nel settore radio-diffusioni. I comunisti e socialisti si vennero a trovare tagliati fuori dal mondo della radio in quanto non avevano mai dato tanto peso a questo mezzo cosa che invece non fece la Chiesa e la DC. Dal 1946 la programmazione era divisa in due reti semiautonome: la rete Azzurra (agiva da Torino per tutto il Nord) e la rete Rossa (da Roma per il Centro-Sud). Nel marzo 1949 SERNESI riusc ad unificare e accentrare le due reti affidando a PICCONE STELLA i programmi giornalisti a RAZZI gli altri programmi e PUGLIESE per la televisione. RAZZI ripropose vecchi schemi dellEiar: a) Centralizzazione dei programmi b) Progressivo allontanamento delle iniziative locali, ci si chiudeva nel recinto delle proprie strutture estranee a qualsiasi evoluzione. c) Schematismo rigido del palinsesto: a differenza degli altri paesi basate su unestrema flessibilit dei programmi. In questi anni nascono programmi come Botta e risposta Belzeb ecc. Nel 1947 ad Atlantic city ci fu una conferenza per la distribuzione delle frequenze e lanno successivo a Copenhagen da cui le possibilit dellItalia ne uscirono ridimensionare. Tuttavia nel biennio 46/48 la Rai riusc a raggiungere il numero di 26 stazioni a onde medie. I bilanci della Rai furono travolti dallinflazioni (come del resto le altre aziende italiane). Il passivo passava da 300 milioni a 600 milioni. Tuttavia gli abbonati aumentarono.
3. Assestamento della radio (1948-1952)
Nel 1948 la Dc vince lelezioni con DE GASPERI. SPATARO entr nel governo come ministro delle poste e telecomunicazioni e mantenne perci rapporti strettissimi con la Rai e al suo posto venne messo CRISTIANO RIDOMI. SERNESI rimase unico incontrastato arbitro della Rai. Nel giugno 1952 SERNESI e RAZZI fecero una grande operazione: divisero i programmi radiofonici in 3 reti: 1) La prima Programma Nazionale con unaccentuazione ufficiosa e tradizionale. Direttore fu PAOLO GIORDANINO (proveniente dallEiar). Si prevedevano (dopo la riforma del 1951) sette edizioni con informazioni prevalentemente politiche. 2) La seconda Secondo programma con modelli radiofonici pi spregiudicati e moderni con carattere leggero. Direttore fu FULVIO PALMIERI (dellEiar anche lui). Prevedevano 4 edizioni incentrate sulla cronaca. 3) La terza Terzo programma concentrata la summa culturale radiofonica (musica classica, notiziari impegnati). Direttore fu CESARE LUPO. Prevedevano sul commento approfondito delle notizie del giorno. Aldil delle innovazioni tecnologiche si vuole capire anche la politica culturale di quegli anni. a) La radio dava rilievo alle opere liriche e prose. Ma questi modelli erano spesso elitari cosi la radio invento una musica chiamata canzone italiana lontano dalla musica leggera di quegli anni in campo internazionale. b) Lo sviluppo dei documentari collegandosi allesperienza neorealista cinematografica utilizzando suoni e rumori dambiente. Si fecero cos documentari sulle scuole di danza sui barboni, manicomi ecc. c) Listituzione del terzo programma (derivante da Radio Three della BBC), doveva contribuire allelevazione culturale delle masse e rappresentare un punto di riferimento per le classi pi colte. Il periodo tra il 1949 e il 1952 rappresenta il periodo del potenziamento e del rilanco. Ci fu lapparizione di nuove attrezzature (anche per la differita) e vetture speciali per seguire il Giro dItalia. Nel complesso la radio italiana era allaltezza delle altre radio europee. Anche il bilancio si alzo con degli attivi (grazie allaumento del canone, incremento degli abbonati e della pubblicit).
4. LAvvento delle televisione (1952-1954)
1 Gennaio 1954: data ufficiale di inizio dei programmi televisivi. Litalia era ancora un paese rurale, con disoccupazione rilevante, poche strutture industriali concentrate solo al Nord, lanalfabetismo superava il 10% della popolazione. La diffusione scolastica era buona solo a livello elementare. Fino allavvento della Tv la fonte principale della cultura dei ceti popolari era solo orale e derivava in gran parte dalle parrocchie, cellule di partito, ecc. La DC e il partito comunista erano al tempo le forze egemoni. La Dc con FANFANI (che ader anche al PNF), integralista democristiano, voleva promuovere un modello alternativo per conciliare le dottrine sociali e la morale cattolica con lo sviluppo economico di tipo liberistico. Intanto negli anni 50 lo sviluppo neocapitalistico avevano stravolto le ipotesi pessimiste dei partiti di massa; anche sul piano culturale qualcosa stava cambiando: raddoppio degli abbonamenti alla radio, il boom della stampa periodica. Tra il 1950 e il 1953 la Dc cercava di emarginare il partito comunista nacque cosi la legge elettorale maggioritaria (Legge Truffa) che dava un premio di maggioranza ai partiti che superassero il 50% dei suffragi. Alle elezioni del 1953 la legge non pass e ci furono importanti conseguenze. La Dc apr la strada a FANFANI. Cera da parte di FANFANI un gran interesse per i mezzi di comunicazione con insistenza per la funzione educativa. Cosi FANFANI colloc uomini di sua fiducia nelle strutture dirigenziali. SPATARO spar e SERNESI fu promosso allIRI. Il punto fondamentale della gestione televisiva della Rai fu la nuova Convenzione Ventennale tra la Rai e lo Stato: a) Conferma della concessione per altri 20 anni b) Concessione oltre che alla tv circolare anche ai servizi telediffusi su filo c) Trasferimento della sede a Roma d) Trasferimento allIRI della maggioranza della azioni Rai e) Accettazione principio di propriet della Rai degli impianti tecnici f) Introduzione nel Consiglio di Amministrazione (oltre ai rappresentanti del Ministero degli Esteri, interni, finanze e Poste) anche di quelli della Presidenza del Consiglio e ministero del tesoro. g) Regolamentazione della pubblicit con la fissazione di unaliquota massima del 5% di pubblicit e conferma della SIPRA come concessionaria esclusiva della pubblicit radiofonica e televisiva. h) Conferma del principio del canone Questo dimostra la solita Santa Alleanza tra Rai e Stato. La prima trasmissione televisiva fu fatta il 11 settembre 1949. Il 1 gennaio 1954 ebbero inizio i primi programmi televisivi con una media di 28 ore settimanali. Solo nel 1959 la Rai copr tutto il territorio nazionale. Linteresse degli italiani fu soprattutto per la novit e le possibilit tecniche del mezzo. Il Cinema e lo Sport spaventati di un abbassamento della frequenza nei cinema e negli stadi. Vennero fatti accordi bilaterali tra rai e cinema con lAGIS e lANICA (aprile 1953). Esso prevedeva lutilizzazione dei film solo una volta esauriti nei cinema. Per lo sport si evitava che il pubblico conoscesse in anticipo i risultati. Anche se alla fine del 1954 gli apparati coprissero 22 milioni di persone gli abbonati erano solo 80.000 a causa dellascolto collettivo. La responsabilit della programmazione televisiva fu attribuita a SERGIO PUGLIESE affiancato da ALDO PASSANTE
5. L'ESPERIMENTO DI GUALA (1954-1956)
Nel 1954 viene nominato Amm. Del. FILIBERTO GUALA (proveniente dall'Azione Cattolica, ex amministratore delegato delle "Acque Potabili" e "Ina Case"). Mentre le forze di sinistra venivano colte di sorpresa dal fenomeno televisivi la Dc si impadroniva delle leve di comando della Rai. La nuova struttura dirigenziale prevedeva Presidente CARRELLI, Amm. Del. GUALA, VICENTINI direttore generale, vicepresidente BENANNI. Passaggio da consigliere delegato ad amministratore delegato per sottolineare la concentrazione in esso di tutti poteri. C'era la convenzione a quel tempo che la tv fosse lo strumento pedagogico per eccellenza. GUALA religioso per convinzione era allineato alle preoccupazioni del Vaticano. Perci la Tv serviva per un miglioramento degli Italiani inteso in senso cattolico e integralistico. Rapporto stretto tra GUALA e FANFANI. Quello che faceva FANFANI (alleanza con la Chiesa per un modello sociale cristiano, rigore moralistico e disprezzo per la formazioni culturali considerate incopatibili) GUALA lo riport nella RAI. La principale opposizione a GUALA la trov dagli "aziendali" ovvero dai vecchi dirigenti provenienti dall'EIAR e ancora in possesso di ampi poteri. Lo scontro tra i "nuovi" detti "corsari" e i vecchi "Aziendali" fu aspro.GUALA sconvolse l'organigramma sostituendo i vecchi con altri nuovi. Nel 1955 GUALA accentr a Roma tutte le strutture decisionali dell'azienda. Introdusse 2 novit: a) La rigida separazione tra momento ideativo e quello produttivo dei programmi (ci facilit la censura) e b) il divieto dei dipendenti di collaborare ai testi dei programmi (non nella radio). Venne istituito un Comitato generale con funzioni di censura con a capo GUALA, VICENTINI, BERNARDI, RAZZI, PUGLIESE, PICCONE STELLA. Ad esso si affiancavano 3 comitati: uno per i programmi radiofonici, uno per la tv e uno per i servizi giornalistici. Cosi GUALA era riuscito ad isolare tutte le forze che operavano all'interno della Rai. ALDO PASSANTE venne accusato di aver criticato su un articolo l'operato di GUALA e venne destituito. Il 27 giugno 1956 GUALA si dimise. I fattori che portarono alle dimissioni di GUALA furono: a) aveva stravolto eccessivamente le strutture interne, b) l'impopolarit dei nuovi elementi immessi in Azienda e portati rapidamente al comando, c) la perplessit di elementi della DC nei programmi di GUALA, d) Le perplessit dei partiti "laici" alleati alla DC sul nuovo corso televisivo, e) atteggiamento critico dell'IRI sulle scelte gestionali prese. I grandi cambiamenti del comportamento di massa in questo periodo. a) Aumento dell'informazione politica. Il tg si colloc tra i programmi pi seguiti. b) Proposta di modelli sociali unificanti. Le persone si vestivano in maniera sempre pi uniforme e arredavano le case come quelle della tv, c) Fenomeni di divismo e consumismo, d) superamento della mentalit particolaristica. La tv ha contribuito a trasformare i sudditi in cittadini. e) Effetto linguistico. La tv ha accellerato il processo di unificazione linguistica. In questo periodo numerosi studi avevano considerato il fatto che la tv non aveva un effetto diretto ed immediato, sin dagli anni 40 negli studi sulle campagne elettorali, i mezzi di comunicazione avevano scarsa influenza sulle decisioni elettorali, avevano solo un potere di rafforzamento delle opinioni. Si svilupp in questi anni il concetto di "Opinion Leader" (Lazarsfeld) sostenendo che: a) il messaggio non viene accolto dai singoli se non viene accolto dai piccoli gruppi in cui sta il ricevente, b) ci devono essere all'interno di questi gruppi leader d'opinione molto ricettivi c) i leader devono appartenere allo stesso strato o a quello superiore del ricevente. Nel 1956 era stata completata la rete televisiva nazionale e circa il 95% della popolazione era in grado di usufruire della Tv. Il bilancio della rai risultava in attivo. La situazione finanziaria della Rai risultava pi che solida. La radio perse quella peculiarit che le aveva dato successo 20 anni prima, si trasforma in piccole radio portatili (ovunque anche in macchina), diventa un mezzo di accompagnamento della giornata come sottofondo.
6. DOPO LA BUFERA (1956-1961)
Nel 1957 cadde il governo SEGNI. Si venne accellerando quel processo che avrebbe portato ad un governo centro-sinistra. Nella Raiu venne nominato amm. del. MARCELLO RODINO' DI MIGLIONE (appartenente a una aristocratica famiglia di Napoli, ex dipendente della SME e presidente della ANIDEL-Associazione nazionale imprese produttrici e distributrici di energia elettrica). Venne affiancato al Dir. Gen. RODOLFO ARATA. Questa coppia riusc a doppiare le difficolt del periodo di instabilit politica che precedette l'entrata dei socialisti nella maggioranza di governo. Nel 1961 FANFANI ritornato al potere affianc a RODINO' , ETTORE BERNABEI. In questo periodo ritorna in auge la preoccupazione della Chiesa per la tv. Con un enciclica di Pio XII "Miranda Prorsus" voleva dare risalto alla possibile funzione educativi dei media con la pretesa che lo Stato eserciti i propri poteri coercetivi a sostegno di queste finalit. La prima preoccupazione di RODINO' fu quella di consolidare la struttura interna riannodando rapporti col vecchio gruppo dirigente e ponendo gli elementi immessi da GUALA nell'alternativa di adeguarsi al nuovo corso o essere emarginati. Venne eliminato PICCONE STELLA (venne isolato alla Direzione dei servizi giornalistici). Era entrato nell'EIAR nel '32 e si era conclusa un'epoca. Si era sempre attenuto a concetti di dignit e indipendenza professionale, lontano da quelli che pensavano che la radio o la tv fosse solo un potere nelle mani della maggioranza. Con la ristrutturazione di RODINO' la Rai rimase invariata per molti anni. BERNARDI rimase vicedirettore generale, RAZZI controllava i programmi radiofonici, PUGLIESE quelli televisivi. Da un lato si potenzi l'azienda intesa come organizzazione e soggetto finanziario nel quadro delle attivit dell'IRI, l'amministratore si trasforma in "manager", garante delle funzionalit delle strutture. Dall'altro si consolida il dominio assoluto della DC sul controllo della informazione. Nel 1959 viene nominato LEONE PICCIONI alla direzione del TG (controllo del partito sulle notizie). I primi anni di RODINO' furono gli anni dell'espansione della Pubblicit. dal 1957 i consumi aumentarono e la pubblicit fu causa ed effetto al tempo stesso. Con la convenzione tra Stato e Rai gli spazi pubblicitari sarebbero stati del 5% del tempo di trasmissione globale. La gestione della pubblicit fu affidata alla SIPRA che esisteva gi prima della guerra. La Rai attraverso la Sipra finanziava i giornali delle forze politiche di maggioranza e facilitava editori vicine ad esse, determinando un circuito di omert. A capo della Sipra c'era ENRICO MARTINI MAURI. Nel 1958 nasce il problema dei programmi televisivi per le scuole. Fu costituito il PAT (posti di ascolto televisivo). Il problema dell'influenza negativa della Tv sui ragazzi venne ridimensionato in questi anni. Il messaggio televisivo non mai valido o nocivo per se stesso ma agisce sempre in funzione del suo fruitore che lo recepisce differentemente in rapporto a diversi condizionamenti culturali, di gruppo ecc.. Si scopr che la tv non allontanava i ragazzi dalle attivit ludiche o sportive ma sottraeva tempo solo alla lettura dei libri. Gli anni '56-57 videro l'affermazione della tv come spettacolo di massa come "Lascia o raddoppia?" iniziato nel 1955. Aveva punte di ascolto di 10 milioni di spettatori contro la media di 3-4 milioni per gli altri programmi. Spettacoli come il "Musichiere" davano inizio ad un connubio tra musica e quiz con riflessi importanti sul mercato dei dischi. Spettacoli come "Tribuna Politica" dava una certa curiosit e consenso per l'apertura democratica della tv ma il linguaggio usato da giornalisti e politici era spesso incomprensibile. L'Italia in questi anni assiste al boom della urbanizzazione, dell'aumento del numero degli addetti nell'industria ed edilizia ed un calo nell'agricoltura. Il 6 luglio 1960 la Corte Costituzionale emanava una sentenza su una questione di legittimit costituzionale del monopolio radio-televisivo. Il Tempo di propriet di RENATO ANGIOLILLO intendeva mettere in onda programmi televisivi al di fuori della concessione statale Rai. La sentenza conferm la legittimit costituzionale del monopolio. E' vero che l'art. 21 della costituzione dava la possibilit a tutti i cittadini di esprimere le proprie idee attraverso un canale mediatico, i costi erano accessibili a pochi e avrebbe portato ad un oligopolio gestito da poche forze economiche o politiche. La sentenza sanciva quindi una vittoria della maggioranza che sanciva lo status quo. Nel 1961 venne dato avvio alla seconda rete. Ma da questo anno c' uno spreco di risorse finanziarie e strutturali, la Dc faceva entrare attraverso il nepotismo tanti addetti ai lavori, ma questo avrebbe portato a presto ad una depressione economica della Rai.
7. L'ARRIVO DI BERNABEI (1961-1963)
Il Partito di maggioranza si accingeva a varare l'esperimento centro-sinistra caratterizzato dall'alleanza col partito socialista. I socialisti abbandonarono i comunisti promuovendo intese sempre pi strette con i socialdemocratici. Intanto la societ italiana si stava trasformando: aumento dell'urbanizzazione, le persone erano pi ricche. La tv aveva provocato effetti unificanti sul piano linguistico, del costume, dei comportamenti sociali che avevano attutito le differenze tra aree storiche ed economiche del Paese. Nel 1961 venne creato il primo governo di centro-sinistra ma la sinistra socialista si dissoci da questa decisione creando la premesse di una scissione. In questo quadro politico venne nominato alla direzione generale ETTORE BERNABEI (proveniente dal Popolo e il Giornale del Mattino, entrambe quotidiani della Dc). A BERNABEI fu affidato il compito di finalizzare la tv alle nuove prospettive politiche senza diminuire la consistenza della presenza democristiana RODINO' si trov davanti un concorrente nell'esercizio del potere. Il primo obiettivo di BERNABEI fu quello di rendere incisivo il potere della corrente fanfaniana nella direzione dei programmi informativi e giornalistici. Insedi come Direttore del Tg ENZO BIAGI (grande consenso). Ma BIAGI pose come condizione essenziale quella di respingere ogni pressione politica esterna. Ma non ottenne quello che voleva e si dimise alla prima occasione. BERNABEI fece un' altra vittima, PICCONE STELLA. Alla fine del '63 la rai si presentava come un'Azienda solida.
8. IL CENTRO SINISTRA (1963-1965)
MORO and al governo e SARAGAT presidente. Nella Rai QUARONI presidente (al posto di PAPAFAVA), DE FEO e BASSANI vicepresidenti, RODINO' rest amministratore delegato e BERNABEI direttore generale. Nel dicembre 1963 RODINO' e BERNABEI modificarono l'organizzazione delle reti unificando i due canali in un unico palinsesto. Per quanto riguarda la realizzazione dei programmi i programmi giornalistici li facevano i giornalisti, gli altri programmi li facevano i "programmisti". Riguardo le assunzioni era ancora un nodo da sciogliere: quasi sempre venivano assunti personale grazie a pressioni politiche e clientelari. La casualit e il dilettantismo fin per caratterizzare anche gli interventi pi seri, e la struttura organizzativa ha girato spesso a vuoto determinando sprechi di energie e di intelligenza. Al temine del mandato di RODINO' la Rai si presentava ancora come un'azienda economicamente sana. Aumentavano abbonamenti e pubblicit. Tra il '63 e il '64 il maggior incremento delle spese era avvenuto nel settore tecnico e in quello delle spese generali e amministrative. Tra il '62-'66 l'ascolto dei programmi televisivi raggiunse medie elevate, alle 21 non meno di 15 milioni di persone assistevano allo spettacolo televisivo. Tre grandi fenomeni culturali caratterizzarono l'evoluzione sociale del Paese in quegli anni: a) La scoperta della sessualit e il suo uso dissacrante rispetto al passato, b) la diffusione di una informazione pi legata al costume civico e alla storia, c) la contestazione giovanile che impose modelli di comportamento, di abbigliamento, di costume.
9. IL PERIODO DI GRANZOTTO (1965-1969)
Il 29 aprile 1965 GIANNI GRANZOTTO fu nominato amministratore delegato. Estraneo ai ruoli attivi della politica aveva svolto una coerente carriera giornalistica. Il vecchio establishment dell'azienda era contrario a questa nomina in quanto erano abituati a considerare amm. del. un potente argine contro le irruzioni politiche di BERNABEI. Anche l'IRI era contraria. Socialisti, socialdemocratici e repubblicani erano invece favorevoli ad un amm. del. che non provenisse dal partito di maggioranza. Il periodo di GRANZOTTO fu sconvolto da profonde trasformazioni nel paese (contestazione giovanile, la crisi del comunismo, unione tra socialisti e socialdemocratici). Come trov l'azienda GRANZOTTO? Sul piano politico l'azienda era caratterizzata come portavoce della Dc e delo stesso FANFANI. GRANZOTTO cerc subito un'alleanza con BERNABEI e attacc subito la direzione del personale che era guidato da MARCELLO SEVERATI che venne allontanato nel '65 e mise un "Neutro" VALERIO TESTA. Nel '65 PUGLIESE muore e al suo posto viene messo LUIGI BERETA per i programmi tv e ANNIBALE MANUSARDI per quelli giornalistici. GIULIO RAZZI viene allontanato da direttore dei programmi radiofonici e sostituito da LEONE PICCIONI. Democristiani e cattolici avevano sostituito i punti vitali dell'azienda e a parte BERNARDI e VASARI non c'era traccia del vecchio gruppo aziendale. Mentre la Tv sembrava in ritardo rispetto alle trasformazioni del paese la radio in questi anni conobbe una nuova primavera (Programmi per giovani con "Bandiera Gialla"). L'uso "del Transistor" rendeva accessibile l'uso delle radio ovunque. La radio divenne un punto di riferimento generazionale. Intanto GERMANO BODO divenne direttore del personale nel febbraio del 67. I rapporti tra GRANZOTTO e BERNABEI si stavano deteriorando a causa della crisi in cui stava per versare la Rai e a cui BERNABEI non si assumesse le responsabilit. BERNABEI tent di far fuori GRANZOTTO ma attorno a lui questa volta l'IRI e i vecchi quadri dirigenziali fecero blocco intorno a lui. La riconferma di GRANZOTTO dipendeva anche dalle elezioni del 68: la Dc aveva vinto e i socialisti avevano perso. GRANZOTTO senti che era giunto il momento di cambiare metodi di gestione e ridimensionare la presenza democristiana. Affid a 3 esperti, GINO MARTINOLI (dai socialisti), GIUSEPPE DE RITA (direttore del CENSIS) e SALVATORE BRUNO (dalla Dc), uno studio sulla riorganizzazione dell'azienda, si cercava di capire quale fossi il reale stato dell'azienda e come si dovesse procedere nell'ordine razionale dei problemi. Non affrontava per i nodi politici della questione che erano a monte. Le critiche al rapporto erano ricondotte a 2 gruppi: chi individuava nel rapporto uno spregiudicato sforzo per fare della Rai Tv uno strumento del neocapitalismo di stato nel campo dell'industria culturale e delle comunicazioni di massa rafforzandone il carattere imprenditoriale e chi ne attaccava alcune scelte di politica di programmazione. Il rapporto aveva rappresentato un serio tentativo per far prendere coscienza alla classe dirigente oltre che alla dirigenza-Rai che la crisi della Radio-Tv era originata dalla mancata corrispondenza e adeguamento della Rai-Tv ai bisogni e ai movimenti nuovi che emergevano ed agitavano la societ italiana. In sostanza indicava l'urgenza di dar vita a una nuova strategia del rapporto col pubblico. Improvvisamente GRANZOTTO si dimise nel marzo del 1969. Le su dimissioni costringevano la Dc a concordare col PSI il nuovo organigramma che BERNABEI sper di far firmare fino all'ultimo a GRANZOTTO. GRANZOTTO aveva gi avvisato il governo della situazione insostenibile in cui versava l'azienda e se non si fossero stati cambiamenti si sarebbe dimesso. C' chi mise in collegamento le sue dimissioni con una sua presunta volont di prendere l'appalto di stazioni straniere attraverso la SIPRA, ma ci venne smentito quando fu proprio lui a mettere in guardia il governo su un eventuale iniziativa jugoslava. Le sue dimissioni avevano scosso sia la Rai che il governo. I repubblicani, alleati di governo, vedevano l'occasione di ridimensionare il potere della Dc e di BERNABEI all'interno della Rai. Nel frattempo all'interno della Rai l'azienda crollava economicamente. Gli abbonati diminuivano, gli introiti pubblicitari non potevano estendersi pi del 5% in base alla concessione con lo stato, le spese del personale e quelle di produzione aumentavano. (GRANZOTTO gi sapeva di questa situazione).
10. L'ESPERIMENTO GARANTISTA (1969-1972)
Nel 1969 ALDO SANDULLI (ricordato per la famosa sentenza del 60, la sua presidenza si collocava in una particolare dimensione di garanzia dell'obiettivit) nuovo presidente della RAI (su indicazione del Repubblicani). Amm. Del. LUCIANO PAOLICCHI, ITALDO DE FEO vicepresidente, ETTORE BERNABEI rimase al suo posto di direttore generale. La direzione dei programmi radiofonici fu affidata a GIUSEPPE ANOTNELLI, quelli televisivi a FABIANI i programmo televisivi di spettacolo a ANGELO ROMANO'. Nella direzione dei programmi televisivi culturali i democristiani avevano il controllo per i programmi per ragazzi e scolastici, ai socialisti furono assegnati i programmi di "categoria". WILLY DE LUCA fu messo al TG. Alla direzione amministrativa si insedi GERMANO BODO, in segreteria centrale POZZILLI, la direzione affari generali fu data ad ANDREA CUTURI (democristiano), il servizio scritture a PATRIZI (cattolico), la direzione del personale ANNIBALE MANUSARDI. Quasi tutti i posti di comando erano affidati a persone condizionabili dalla Dc e dal gruppo fanfaniano. Questo ordine PAOLICCHI-BERNABEI promosse critiche e scioperi anche all'interno della stessa Azienda. Dopo l'avvento di PAOLICCHI i gruppi che si contendevano il potere erano 4: a) Il gruppo "fanfaniano" guidato da BERNABEI con tutti i tesserati della Dc b) il gruppo socialista c) i vecchi aziendali d) i repubblicani BERNABEI aveva ottenuto il massimo: il potere assoluto e la parziale copertura dei socialisti. Il 2 febbraio 1970 scoppi il caso-Zavoli. Il "Tempo" (di destra) attacc una trasmissione televisiva sulla riforma del codice penale. L'articolo provoc reazioni di solidariet nei confronti di ZAVOLI e una valanga di interrogazioni parlamentari. DE FEO stigmatizz il contenuto della trasmissione mentre SANDULLI emise un verdetto di assoluzione nei confronti di ZAVOLI. PAOLICCHI e BERNABEI cercarono di non farsi coinvolgere. SANDULLI si studio i testi della trasmissione e dovette convincersi del fatto che ci fu una vera manipolazione. BERNABEI se ne discost ancora cosi nel 1970 SANDULLI si dimette. Le dimissioni di SANDULLI aprirono una crisi in quanto era dimostrato come una formula di tipo garantista era impossibile. Nel dicembre 1971 GIOVANNI LEONE fu nominato presidente della repubblica (con la spinta della Dc) e l'opposizione della sinistra. Il governo entr in crisi e fu eletto un governo monocolore democristiano presieduto da GIULIO ANDREOTTI, col compito di preparare nuove elezioni anticipate. il 7 maggio 1972 ci furono nuove elezioni: la Dc aument i suoi seggi, i repubblicani anche, i comunisti guadagnarono 2 seggi l'MSI ebbe un gran successo. ANDREOTTI var un governo con socialdemocratici, repubblicani e liberali. PAOLICCHI si dimise. Il governo prorog per un anno la concessione con la Rai e viet alla SIPRA di raccogliere pubblicit al di fuori di quella radio-televisiva. La rivoluzione del 1969 aveva portato a diverse conseguenze, la prima che BERNABEI aveva il controllo su tutti i settori dell'azienda. Sul piano organizzativo c' una proliferazione di gradi e funzioni che dava potere a BERNABEI ma portava ad uno spreco di denaro.
11. LA GESTAZIONE DELLA RIFORMA (1972-1975)
Il presupposto della riforma era una valutazione sulla incapacit della Rai di assicurare una informazione e una programmazione rispondenti alle richieste della classe politica e alle esigenze degli utenti. Altrimenti si sarebbe dato avvio ad un prolungamento della concessione con qualche aggiustamento. La riforma avrebbe dovuto tener conto di una cosa importantissima: che non esiste solo un pubblico ma ce ne sono tanti. Il governo ANDREOTTI cosi rinnov la concessione fino alla fine del '73 e istitu una commissione di studio presieduta da QUARTULLI. In questi anni per la situazione politica cambi radicalmente, dopo le dimissioni del governo centrista di ANDREOTTI si costituisce un governo di centro sinistra (PSI, PSDI, PRI, DC). Nell'ampio dibattito sulla riforma possiamo individuare 3 atteggiamenti: a) Il primo si richiamava a principi cristiani, alle prescrizioni della Chiesa, la funzione educativa dei media doveva essere ispirata ai valori del cattolicesimo (questa posizione si riscontrava nella Dc e movimenti cattolici) b) un atteggiamento che si richiamava ai principi marxisti della lotta di classe subordinate ai modelli borghesi. La tv doveva essere un mezzo alternativo per le classi sfruttate. c) L'atteggiamento di chi si schierava in una posizone "liberal-garantista" che concepiva il pluralismo come una garanzia di tutte le componenti politiche e sociali consentendo al pubblico una possibilit di scelta pi concreta. Tutti i progetti di riforma facevano riferimento ad alcuni punti essenziali: a) Problema dei rapporti tra gestione e controllo: la gestione avrebbe dovuto essere affidata a un organo tecnico-politico, dotato di autonomia, di derivazione governativa; il controllo a un organismo parlamentare o misto (governo e parlamento) b) Rapporti con l'esecutivo: si riteneva necessario spezzare il legame tra governo e ente concessionario. c) Garanzia di obiettivit: prevedevano l'istituzione di un organo di garanti che fosse responsabile dell'obiettivit dei programmi. d) Ente pubblico: la Rai doveva trasformarsi in ente pubblico abbandonando la forma di spa. e) Programmazione: Ricollegare il momento dell'ideazione con quello della realizzazione. Alla riforma erano interessate le Regioni che da dopo la guerra la Rai aveva messo in opera un'opera di centralizzazione vanificando i tentativi di autonomia dopo il conflitto. La prima fu la Lombardia che con i suoi potenti mezzi rivendicava una gestione alternativa al monopolio di Roma. La realizzazione di una terza rete avrebbe innestato un processo di confronto e competizione aumentando l'aderenza dell'informazione alla problematiche locali (il 1 gennaio 1978 si realizzer la 3 rete televisiva a carattere nazionale). La proroga si prolung fino al 30 novembre 1974 dopo due proroghe. Dopo le dimissioni di PAOLICCHI la Rai era governata dal direttore generale BERNABEI e dal presidente DELLE FAVE. Nel 1973 MANUSRADI lasci la direzione del personale affidandola a GERMANO BODO, ANDREA CUTURI venne nominato nel 1973 direttore centrale tecnico al posto di ORSINI. La gestione BERNABEI-DELLE FAVE termin nel 1975 dopo 13 anni (Bernabei). Era finita un epoca. Al momento del suo ingresso BERNABEI aveva trovato un'azienda sana quando si dimise era irriconoscibile, gonfiata da massicce strutture clientelari, corruzione politica, in gravi difficolt economiche. Si riusci a pareggiare i conti grazie alle sovvenzioni dello stato, all'aumento del canone e riducendo le spese di produzione e di aggiornamento tecnologico. Caso-SIPRA: Le forze politiche e il legislatore non poterono ignorare la SIPRA (societ concessionaria della pubblicit radiofonica e televisiva). La domanda della pubblicit televisiva sempre stata sul mercato pi alta dell'offerta. A questa domanda la Rai non poteva rispondere in toto per via del limite del 5% (per non danneggiare gli altri mezzi di comunicazione). La tv italiana ha trasmesso pi ore di pubblicit rispetto ad altri paesi europei ma ne ha guadagnato di meno. La pubblicit veniva venduta sotto-mercato. Perci la SIPRA vendette spazi pubblicitari non radio-televisivi che abbandonati alla richiesta di mercato sarebbero stati difficilmente collocati. E' il caso di quotidiani di partito ad esempio: la SIPRA fu sospettata di utilizzare le concessioni di spazi pubblicitari televisivi per imporre la sottoscrizione di altri spazi pubblicitari che non sarebbero stati venduti, e ci fino al limite del reale prezzo di mercato della pubblicit televisiva. Ci che grave che si favor stampa di partito o editori che si prestavano a discutibili operazioni politiche in maniera legale e senza alcun controllo. Nel periodo della riforma ancora non si era risolto il problema della tv a colori per via della preoccupazione, da parte di partiti e sindacati, di una nuova spinta consumistica verso i nuovi apparecchi televisivi. C'er il problema della scelta del sistema da adottare: Il PAL (americano) e il SECAM (francese). La Rai adott quello americano e ci contribu ad una dipendenza dal sistema americano, mentre affiancandosi ai francesi si sarebbero create possibilit di mercato pi ampie e interessanti. La tv scolastica non prese mai piede in Italia per 2 motivi: un ritardo dei programmatori a concepire l'intervento televisivo nel settore educativo e l'altro nella ostilit preconcetta del corpo docenti. Accanto alla tv scolastica era nata in quei tempi la "televisione educativa", o meglio l'educazione degli adulti attraverso la tv. Questa prevedeva 3 momenti: a) il post-scolastico, per l'approfondimento culturale dopo la scuola dell'obbligo (per i ragazzi dopo i 13 anni) b) quello di recupero per coloro che non hanno completato la scuola dell'obbligo c) quello di aggiornamento e approfondimento culturale. Ma anche questa iniziativa non prese piede a causa anche delle carenza organizzative della Rai. In questi anni dopo il referendum sul divorzio, il governo di centro-sinistra fini il suo percorso e si colloc al governo ALDO MORO con un governo di democristiani e repubblicani. La lunga e complessa gestazione dell'accordo tra i partiti per la riforma della Rai fu interrotta per la pubblicazione di due sentenze della Corte Costituzionale (n. 225 e 226). Esse prevedevano la liberalizzazione della tv via cavo a livello locale e la legittimit della diffusione di programmi da emittenti estere (si rifaceva all'art. 21 della Costituzione). Si ponevano due condizioni: a) Che il potere esecutivo non vi fosse rappresentato in maniera diretta o indiretta in maggioranza b) che la loro struttura fosse idonea a garantire una conduzione obiettiva dell'Ente. Per quanto riguarda le direttive per la programmazione le condizioni furono 3: a) Che i programmi di informazione fossero ispirati a criteri di imparzialit b)Che i programmi rispettassero in ogni caso i valori fondamentali della Costituzione c) che gli stessi tenessero conto di tutte le correnti di pensiero. Per quanto riguarda la posizione dei giornalisti radiotelevisivi: a) diritto di essere posti in grado di svolgere la propria funzione nel rispetto dei canoni della deontologia professionale b) doversi attenere nell'informazione alla maggiore obiettivit Per quanto riguarda il diritto di accesso alla trasmissioni: a) diritto di accesso fosse consentito ai gruppi politici, religiosi e culturali nei quali si esprimono le varie ideologie presenti nella societ b) che l'accesso fosse imparziale c) che fosse permesso nei limiti massimi che l'organizzazione del mezzo poteva permettere. Intanto il 14 aprile 1975 la nuova legge, n. 103 fu promulgata.
12. LA LEGGE DI RIFORMA
Il punto pi caratterizzante contro il quale la Dc si era battuta era quello che prevedeva la concorrenza tra reti e testate e che dava loro autonomia di programmazione. Il consiglio di Amministrazione veniva determinato in 16 componenti di cui 10 eletti dalla Commissione parlamentare di vigilanza e 6 nominati dall'azionista di maggioranza (cio dall'IRI). L'accordo prevedeva che le designazioni fossero fatte dai partiti: 7 democristiani, 3 socialisti, 2 socialdemocratici, 2 comunisti, 1 liberale, 1 repubblicano. La presidenza sarebbe spettata ai socialisti, la vicepresidenza ai socialdemocratici. Il direttore generale doveva essere nominato dal Consiglio di Amministrazione (vi erano accordi che sarebbe stato designato dalla Dc). I ripetitori dei programmi esteri erano consentiti a patto che non disturbassero le emittenti della Rai e con divieto di trasmettere la pubblicit. La pubblicit sempre non oltre il 5% e venne rinviata ancora la riforma sulla SIPRA. Il protocollo prevedeva che per la prima rete TV, che copriva la maggior diffusione, la Dc avrebbe potuto designare i direttori, sia per il settore giornalistico (tg1) sia per quello dei programmi (Rete 1). La seconda rete avrebbe dovuto esprimere la sua dirigenza su indicazione dei partiti laici, (il PSI avrebbe designato il direttore dei programmi (Rete 2) e il PRI per il tg2. Anche per le Radio: la seconda rete (con maggior ascolto) fu assegnata alla Dc, sia per i programmi che per il settore giornalistico. la prima rete doveva avere un direttore dei programmi socialista e un direttore del Giornale radio socialdemocratico. La terza, un direttore dei programmi socialdemocratico e un direttore del giornale radio socialista. Un punto che rappresenta contrasti quello che riguarda le reciproche competenze tra i diversi organi interessati alla programmazione. La "Commissione Parlamentare" formula gli indirizzi generali per la predisposizione dei programmi e per la distribuzione dei tempi disponibili. Approva i piani di massima della programmazione annuale e pluriennale e vigila sulla loro attuazione. Il "Consiglio di Amministrazione" approva trimestralmente (in attuazione del piano annuale approvato dalla Commissione Parlamentare) lo schema dei programmi da svolgere nel trimestre successivo; esamina periodicamente i programmi trasmessi, per accertarne la rispondenza alle direttive ed agli schemi approvati ed inoltre approva i piani di trasmissione annuali da sottoporre successivamente alla Commissione Parlamentare. Il direttore generale responsabile dello svolgimento del servio radio- tv nei confronti del Consiglio di Amministrazione secondo gli indirizzi formulati dalla Commissione Parlamentare. I direttori di rete sono alle dipendenze del direttore generale. Il direttore generale coordina la varie proposte presentando un programma organico al Consiglio di Amministrazione. Anche sul piano economico e finanziario, i poteri del Consiglio di Amministrazione e quelli della Commissione Parlamentare si incrociano pericolosamente. L'art. 8 prevede che la definizione del preventivo annuo globale delle entrate avvenga con una maggioranza dei 3/4 dei consiglieri; ci significa che sufficiente l'assenza o il boicottaggio di 5 consiglieri per paralizzare la societ. Calcolando che la Dc ha 5 consiglieri... L'art. 12 ancora peggio; esso prevede che il Consiglio di Amministrazione e il direttore generale decadano quando in un esercizio finanziario il totale delle spese superi di oltre il 10% il totale delle entrate. Questa disposizione offre al direttore generale e alla direzione di supporto amministrativo notevoli possibilit di ricatto nei confronti del Consiglio di Amministrazione. Il governo pu, attraverso i sussidi e rimborsi, condizionare la sopravvivenza del Consiglio di Amministrazione. Nel 1976 la Corte Costituzionale liberalizzava l'esercizio di radio e tv purch non si svolgesse a livello nazionale ma si mantenesse nell'ambito di dimensioni locali non meglio definite. Tuttavia, la sentenza del '76 sembra pi favorevole al monopolio pubblico perch per la volta in maniera esplicita essa definisce la radiodiffusione sonora e televisiva su scala nazionale un servizio pubblico essenziale e di preminente interesse generale. Ma il problema pi grave e che ancora non stato risolto riguardava l'autonomia professionale dei giornalisti all'interno della Rai. Da un lato c' sempre stata la concezione che un servizio pubblico significasse in qualche modo ufficialit dell'informazione al servizio dei partiti, possibilmente in proporzione al loro peso elettorale, dall'altro la tendenza alla ricerca di uno spazio riconosciuto di autonomia andava aumentando man mano che i giornalisti si rendevano conto la funzione di mediazione attribuita loro da una deontologia professionale accettata in tutti i paesi liberi, non poteva consistere nella distribuzione delle "veline", nei cauti filtraggi, nella ripetizione meccanica di comunicazione scritti in un orribile gergo comprensibile alla grande maggioranza degli italiani.