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Discariche - Autorizzazioni - Legittimazione ad agire - Not in my backyard


- Inammissibilit

Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana -
sentenza 19 marzo 2014, n. 144
inammissibile un ricorso in materia ambientale nel caso in cui i
ricorrenti si siano limitati ad affermare, genericamente, la loro
residenza nel Comune, sito nelle vicinanze di un impianto avente
impatto ambientale. Va infatti disatteso lorientamento
giurisprudenziale (cfr. Cons. Stato, Sez. VI, sent. n. 2234 del 2012),
secondo il quale il mero collegamento di un fondo da solo sufficiente
a legittimare il proprietario frontista a provocare, uti singulus, il
sindacato di legittimit su qualsiasi provvedimento amministrativo
preordinato alla tutela di interessi generali. Tale impostazione risulta
in contrasto con il carattere di giurisdizione soggettiva che il sistema
attribuisce al giudizio amministrativo, nel quale la legittimazione ad
impugnare un provvedimento autoritativo deve essere (salvo
eccezioni normative) correlata ad una situazione giuridica sostanziale,
che sia lesa dal provvedimento stesso, ossia ad un interesse diretto,
attuale e personale del ricorrente allannullamento dellatto.
Va invece accolto lopposto indirizzo restrittivo, secondo cui la mera
vicinanza di unabitazione ad una discarica non legittima il proprietario
frontista ad insorgere avverso il provvedimento di approvazione
dellopera, essendo necessaria la specifica prova del danno che questi
riceva - nella propria sfera giuridica - o per il fatto che la
localizzazione riduce il valore economico del fondo, o perch le
prescrizioni dettate dallautorit sono inidonee a salvaguardare la
salute di chi vive nelle vicinanze o, infine, per il significativo
incremento del traffico veicolare, potenzialmente idoneo ad incidere in
senso pregiudizievole sui terreni limitrofi (conf. Cons. Stato, Sez. V n.
2460 del 2012)
(La Regione Sicilia, con decreto dirigenziale n. 391/2009 aveva
rilasciato ad una Societ lautorizzazione per la realizzazione di un
impianto di selezione e stabilizzazione della frazione organica dei rifiuti
solidi urbani. Con successivo decreto n. 393/2009, aveva rilasciato
lautorizzazione integrata ambientale per un progetto di ampliamento
della connessa discarica. I residenti nei vicini Comuni di Furnari e
Terme Vigliatore avevano impugnato dinnanzi al TAR Catania i
provvedimenti citati, lamentando la lacunosit dellistruttoria svolta,
sia in riferimento alla problematica inerente al controllo ed alla
gestione degli odori, sia in ordine alle prescrizioni tecniche, imposte
dal D. Lgs. n. 36/2003, per le discariche destinate al deposito di rifiuti
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contenenti amianto. Il G.A. di prime cure aveva accolto il ricorso,
annullando gli impugnati decreti autorizzatori. La Societ, titolare
degli impianti, aveva impugnato la sentenza di primo grado,
eccependo linammissibilit del ricorso originario, per difetto di
legittimazione attiva in capo ai ricorrenti, i quali si erano limitati ad
affermare genericamente di essere residenti nei Comuni vicini alla
discarica e la circostanza notoria secondo cui la realizzazione di una
discarica determina un deprezzamento economico dei fondi limitrofi. Il
CGA ha dichiarato fondato il motivo di appello relativo alla mancanza
di legittimazione dei ricorrenti ed annullato la sentenza di primo
grado. Nel merito, ha sottolineato come largomento relativo al
deprezzamento economico degli immobili limitrofi fosse labile, atteso
che tale perdita di valore doveva gi ritenersi verificata da
lunghissimo tempo, con loriginaria autorizzazione e lesercizio
pluriennale della discarica e gli ampliamenti precedentemente
assentiti).
http://www.giuristiambientali.it/imprimible.asp?idn=1216






























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25 LUGLIO DAL SETTIMANALE CENTONOVE


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Rischio terra dei fuochi anche in Sicilia
Lun, 10/02/2014 - 08:34
In teoria possono esistere "terre dei fuochi" anche in Sicilia perch
non c' mai stato controllo nel settore. Lo ha detto in una lunga
intervista l'assessore regionale all'Energia e Servizi di Pubblica utilit,
Nicol Marino. E ha aggiunto: In passato in alcune discariche si pu
essere scaricato di tutto. Stiamo avviando controlli e mi auguro che il
buon Dio ce la mandi buona. L'assessore ha anche parlato del piano
di discariche pubbliche che, oltre a quella gi aperta di Bellolampo,
sorgeranno a Enna, Mazzarr S. Andrea, Gela per contrastare il
monopolio dei gestori privati.
Da oltre 12 mesi alla guida di uno degli assessorati pi delicati del
governo Crocetta, quello dell'Energia e dei Servizi di pubblica utilit
come Rifiuti ed Acqua. Per questo l'assessore Nicol Marino quando
parla pesa bene le parole, da buon magistrato. Lo abbiamo incontrato
per fare il punto sull'intrigato mondo delle discariche. Marino ha
spiegato i programmi imminenti e il piano articolato di discariche
pubbliche per rompere il monopolio dei privati, che sar portato avanti
attraverso gare d'appalto. E visto che alcuni funzionari sono stati, in
passato, sordi, queste ultime andrebbero pubblicizzate adeguatamente
per evitare ennesime anomalie.
Assessore qual la situazione in Sicilia?

Il problema principale determinato dal conferimento del 90% dei
rifiuti in discarica e da una concentrazione della gestione in mano a 4
soggetti privati che si concretizzata nel 2009.
Questa concentrazione ha inciso anche sull'aumento dei costi per i
cittadini?

Assolutamente s. Quando assunsi l'incarico capii che il primo
problema per fronteggiare questo monopolio privato era quello di
assumere un ruolo nelle procedure autorizzative. Cos con la prima
legge proposta, la n. 3 del 2013, il dipartimento Acqua e Rifiuti
diventato competente per il rilascio della autorizzazione integrata
ambientale. Questo stato un passaggio importante e anche
destabilizzante del sistema perch a seguito di una serie di
accertamenti emerso che la grande criticit nel procedimento di
rilascio delle autorizzazioni avvenuta presso il Dipartimento
Territorio e ambiente, e uso il termine criticit che poi si potr tradurre
in violazione di legge o illiceit. Abbiamo, quindi, individuato una
grande responsabilit della struttura regionale competente nel rilascio
delle autorizzazioni che hanno cos determinato il monopolio dei
privati.
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Quindi l'attuale situazione anche frutto di anomalie nel sistema
pubblico?

Prima di arrivare ai privati meglio fare un passo indietro perch
potrebbe sembrare che tutto quello che privato il male. Invece
bisogna partire dal male della gestione pubblica perch, nell'ambito
delle discariche pubbliche si sono verificate ipotesi di danni ambientali
e mi riferisco al sito di Bellolampo che la prima discarica pubblica che
gestiremo. Nei privati, invece, questo problema minore e in alcuni
casi inesistente.
Lei ha parlato della possibilit di aprire discariche pubbliche nelle
province siciliane. Esiste un piano definito?

Abbiamo fatto un progetto per cominciare a togliere il monopolio dei
privati ed evitare quella sorta di ricatto nei confronti dei Comuni che si
concretizza con la chiusura della discarica per chi non paga. Ad
esempio di recente Monreale andato a sversare a Catania e
Camporeale, che conferiva a Trapani, potrebbe finire col dovere
arrivare sino a Catania.
Da qui la necessit di creare un equilibrio tra gestione privata e
pubblica...

S attraverso la gestione emergenziale e non perch volevamo
derogare, ma perch i fondi per intervenire, non essendo stata
approvata la valutazione strategica, non potevano provenire dalla Cee,
ma soltanto dalla gestione emergenziale.
In questi otto mesi di emergenza rifiuti cosa siete riusciti a fare?

Abbiamo fatto il primo e secondo lotto della sesta vasca di
Bellolampo impedendo la chiusura del sito. Abbiamo aggiudicato la
gara per la biostabilizzazione e abbiamo fatto partire la gara per il
secondo step della differenziata. Inoltre, visto che in maniera
irrazionale su uno step di 8 milioni di mc di fabbisogno rifiuti, dal 2009
alla gestione attuale sono state rilasciate autorizzazioni per 3 milioni
alla discarica di Siculiana, e per 2,5 mln alla Oikos, abbiamo chiesto
alla pubblica amministrazione qual stata la scelta di concentrare in
un territorio piuttosto che in un altro i tot mc di rifiuti. Vedendo che
anche questa scelta non era motivata abbiamo cercato di capire dove
era pi urgente fare altri impianti pubblici oltre a Bellolampo. Abbiamo
rivolto l'attenzione nel Messinese che ha una criticit nella discarica di
Mazzarr, pubblicando la gara il 30 dicembre. Altro impianto pubblico
previsto ad Enna che va a conferire a Catania e un altro a Gela vicina
all'Agrigentino dove c' la criticit della discarica di Siculiana.
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Dovevamo fare anche un sito a Trapani, ma un vizio amministrativo
non ci ha permeasso di chiudere in tempo la procedura.
Catania fuori dal piano pubblico?

Fare un'altra discarica a Catania, dove ci sono gi tre siti, non
urgente. Prima risolviamo le criticit, poi vedremo.
L'emergenza rifiuti sar prorogata?

Un mese prima della fine dell'emergenza abbiamo chiesto al
ministero dell'Ambiente la proroga dimostrando che avevamo in
operato in maniera proficua. Eravamo tranquilli, per per una serie di
incomprensioni l'emergenza non stata concessa. Sono stato critico
col governo centrale, perch hanno prorogato di tutto tranne noi.
Come si spiega questa disparit?

Siccome voglio essere concreto e non voglio fare illazioni, perch non
sarebbe corretto, partiamo dal presupposto che hanno sbagliato.
La mancata proroga cosa comporta?

Il blocco del piano pubblico. Abbiamo riformulato la norma e devo
dire che il governo Letta si attivato. La norma stata approvata dal
Senato e adesso alla Camera per una proroga di sei mesi. Il via libera
ci permetter di concludere Trapani e realizzare 5 impianti di
compostaggio chiudendo il monopolio dei privati. Il passaggio
successivo sar di sottoporre a Vas (valutazione ambientale
strategica) il Piano dei rifiuti.
Come agir?

La prossima settimana costituiremo un Osservatorio presso il
Gabinetto dell'assessorato, da me diretto, al quale prenderanno parte,
a titolo gratuito, l'associazione Rifiuti zero e componenti
dell'Universit di Catania e Palermo che avranno il compito di
accelerare la Vas, prendendo l'impegno che non faremo impianti non
graditi. E' importante approvare la Vas perch inseriremo i progetti nei
finanziamenti Ue.
Qual la situazione delle discariche a Catania?
E perch l'assessorato ha sospeso il rinnovo delle autorizzazioni alla
Oikos?

Quando scoppiata la vicenda Catanzaro (gestore della discarica di
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Siculiana) mi sono reso conto che cerano grossi problemi nelle
procedure autorizzative. Era importante costituire una commissione
che doveva esaminare le vicende autorizzative che hanno riguardato la
Catanzaro costruzioni, l'Oikos, la Sicula trasporti e la Tirreno ambiente.
Un altro compito era quello di valutare se erano congrui i prezzi di
conferimento in discarica che poi si riversano sulla tariffa. Noi, quindi,
per la prima volta stiamo mettendo le mani su quelli che sono stati i
criteri di formulazione della gestione. La sospensione delle
autorizzazioni riguarda, invece, vizi nelle procedure autorizzative.
Posso dire che c' un disastro compiuto da dirigenti e funzionari della
nostra amministrazione. Vizi gravissimi che riguardano tre dei 4
impianti: Oikos, Catanzaro e Tirreno, tanto che il direttore generale, su
mia indicazione, ha sospeso le procedure di rinnovo.
Questo in termini reali cosa significa?

Sembra che non ci sono le condizioni per un rinnovo delle
autorizzazioni. Per questo possiamo andare in crisi. La situazione
talmente grave che ho trasmesso una serie di atti alla Procura di
Palermo perch se io dovessi andare in una crisi tale da determinare la
chiusura delle discariche, l'autorit giudiziaria deve averne cognizione.
Ho inviato gli atti anche all'Antimafia regionale.
I privati come stanno agendo?

Fra i settori privati c' una sorta di litigiosit posta in essere soltanto
da un soggetto, che Catanzaro costruzioni, mentre Oikos e Tirreno si
stanno sottoponendo alle valutazioni. Se qualcuno dei privati sta
pensando di porre in essere una attivit di intimidazione che nulla ha a
che vedere con la verifica amministrativa sappia che questo
atteggiamento non attacca: non consentiremo a nessuno di mancare di
rispetto all'autorit amministrativa.
Esiste la possibilit che si riparli di termovalorizzatori?

La vicenda ha inizio nel 2002. Nel 2005 interviene la Corte di giustizia
che chiede una gara europea e cosa fa la Regione? Dice che chi si
aggiudicher la gara dovr risarcire le associazioni temporanee
d'impresa, che avevano ottenuto l'appalto. Quindi sostanziamente fra
il 2002 e il 2009, nonostante gli atti fossero nulli, si determina un
possibile risarcimento ai danni della Regione. Stiamo parlando tra i
600 e gli 800 milioni.
Una vicenda infinita...

Quando mi insedio vedo gli atti compiuti dall'ex assessore Pier
Carmelo Russo e confermo la sua difesa che ha effetti straordinari
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perch nel 2013, con tre sentenze, il Tar di Palermo d ragione alla
Regione che aveva revocato gli atti e, addirittura, con conseguenze
molto gravi perch il giudice parla di un "tavolino", un nuovo accordo
tra imprenditoria, amministrazione e politica in danno della Regione
tanto che ho ritrasmesso gli atti alla Procura di Palermo.
Si parlato del pagamento di tangenti.

Se non sono coperti da segreto investigativo, chieder gli atti al
procuratore di Bolzano. Possono essere utili perch ho in animo, e
credo lo abbia anche il presidente Crocetta, di avanzare azione
riconvenzionale in danno delle Ati. Tra l'altro c' da ricordare che sulla
vicenda c' una tranche investigativa trasmessa alla Procura di Catania
sulla lievitazione del valore dei terreni di Patern dove doveva sorgere
uno dei 4 impianti. Il caso dei termovalorizzatori riproduce la
questione del cosiddetto tavolino, cio il tavolo al quale si sono
seduti imprenditori, parte dell'amministrazione, parte della politica e
certamente della mafia. E si badi che la grandezza dei
termovalorizzatori che si volevamo realizzare era talmente ampia che
la Sicilia sarebbe diventata la discarica d'Italia.
Secondo lei esiste in Sicilia una terra dei fuochi?

In teoria possono esistere pi terre dei fuochi in Sicilia perch finora
non c' mai stato controllo nel settore. Addirittura alcune discariche
pubbliche sono state in mano a soggetti malavitosi e si pu essere
scaricato di tutto. Stiamo avviando controlli. Mi auguro che il buon Dio
ci assista.
La Sicilia pu quindi uscire dall'emergenza?

Abbiamo creato le condizioni per smetterla col monopolio dei privati.
Presto andremo verso quello che sar l'obiettivo che da qui a un anno
e mezzo ci porter al riciclo, quando il rifiuto diverr ricchezza.
Chiuderemo la partita se ci sar convergenza di intenti, se non avremo
ostacoli folli di una parte della politica e se risolveremo i problemi
interni nelle strutture di raccordo tra il mio assessorato e la struttura
del presidente Crocetta.
Giuseppe Bonaccorsi
La Sicilia
09/02/2014
http://www.misterbianco.com/%C2%ABrischio-terra-dei-fuochi-anche-sicilia%C2%BB



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Discarica Mazzarr, vinto il ricorso al Cga: il
sito si amplier
Potr essere ampliata la discarica di Mazzarr SanAndrea. Infatti la
Tirrenoambiente, societ che gestisce il sito, ha vinto il ricorso al Cga
contro quanto aveva stabilito inizialmente il Tar di Catania, negando le
autorizzazioni per lampliamento e la realizzazioni di nuovi impianti. La
sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale di Catania era stata
emessa nel 2012, in seguito al ricorso presentato da un gruppo di
cittadini, che avevano cos ottenuto la sospensione delle autorizzazioni
per lampliamento della discarica e per la realizzazione di un impianto per
la selezione dei rifiuti solidi urbani e la stabilizzazione della frazione
organica; autorizzazioni che erano state concesse dalla Regione nel 2009.
La Tirrenoambiente si per rivolta al Consiglio di Giustizia
Amministrativa, riuscendo ad ottenere la revoca della sospensione delle
autorizzazioni stabilite dal Tar.

http://www.24live.it/66679-discarica-mazzarra-vinto-il-ricorso-al-cga-
il-sito-si-ampliera


N. 00144/2014REG.PROV.COLL.
N. 00155/2013 REG.RIC.
N. 00187/2013 REG.RIC.

R E P U B B L I C A I T A L I A N A
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il CONSIGLIO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA PER LA REGIONE
SICILIANA
in sede giurisdizionale
ha pronunciato la presente
SENTENZA
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sul ricorso numero di registro generale 155 del 2013, proposto da:
Ass.To Reg.Le Territorio ed Ambiente Agenzia Reg.Le Per i Rifiuti e Le Acque
Ora Ass. Reg. Energia, Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente, Ass.To
Regionale Beni Culturali e dell'Identit' Siciliana, rappresentati e difesi per legge
dall'Avvocatura distrettuale dello Stato, domiciliata in Palermo, via De Gasperi 81;
contro
Bonanno Antonino, Manuli Maria, Casimo Ester, Sturniolo Antonina, Bonanno
Antonia, Cicero Francesco, Bonanno Silvestro, Munafo' Venera, Bonanno Luigi,
Tuccitto Maria Concetta, Iannelli Giuseppe, non costituiti in giudizio;
nei confronti di
Azienda Sanitaria Provinciale di Messina, Comune di Mazzara' S. Andrea, non
costituiti;
Tirreno Ambiente S.p.A., rappresentata e difesa dagli avv. Antonino Dalmazio,
Aldo Tigano, Lina Merendino, con domicilio eletto presso Alessandra Allotta in
Palermo, via Trentacoste N. 89;



sul ricorso numero di registro generale 187 del 2013, proposto da:
Tirreno Ambiente Spa, rappresentata e difesa dagli avv. Antonino Dalmazio, Aldo
Tigano, Lina Merendino, con domicilio eletto presso Alessandra Allotta in
Palermo, via Trentacoste N. 89;
contro
Bonanno Antonino, Manuli Maria, Casimo Ester, Sturniolo Antonina, Bonanno
Antonia, Cicero Francesco, Silvestro Bonanno, Munafo' Venera, Bonanno Luigi,
Tuccitto Maria Concetta, Iannelli Giuseppe, non costituiti in giudizio;
nei confronti di
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Ass.To Reg.Le Territorio ed Ambiente Ass.Reg. Bb Cc Aa, Agenzia Regionale
Rifiuti e Acque, Dirigente Responsab.Servizio 2 -Dip.Terr. e Amb., Agenzia
Reg.Le Protezione Ambiente, Commissione Prov. Tutela Amb.-Ass.Terr. e Amb,
rappresentati e difesi per legge dall'Avvocatura distrettuale dello Stato, domiciliata
in Palermo, via De Gasperi 81;.,
Comune di Mazzarra, non costituito;
A.S.P. di Messina, rappresentata e difesa dall'avv. Antonino La Malfa, con
domicilio eletto presso Marcello Marcatajo in Palermo, via Enrico Albanese 27;
per la riforma
della sentenza del Tar Sicilia Catania sezione II n. 02882/2012, resa tra le parti,
concernente autorizzazione integrata ambientale realizzaz.impianto selezione r.s.u.;


Visti i ricorsi in appello e i relativi allegati;
Viste le memorie difensive;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nell'udienza pubblica del giorno 13 novembre 2013 il Cons. Antonino
Anastasi e uditi per le parti l'avv. dello Stato La Rocca, l'avv. A. Dalmazio, l'avv. A.
Tigano e lavv. M. Caldarera su delega dell'avv. A. La Malfa;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.


FATTO
Come analiticamente esposto nella sentenza impugnata la Tirreno Ambiente s.p.a.
gestisce una discarica per il conferimento di rifiuti solidi urbani ubicata nel
Comune di Mazzar S. Andrea.
La Regione Siciliana, con decreto n. 391/2009 del Dirigente Responsabile del
Servizio 2 V.I.A/V.A.S. del Dipartimento Territorio ed Ambiente, ha rilasciato alla
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societ lautorizzazione per la realizzazione di un impianto per la previa selezione
dei rifiuti solidi urbani e per la stabilizzazione della frazione organica.
Con successivo decreto del medesimo Dirigente n. 393/2009 si inoltre espresso
favorevole giudizio di compatibilit ambientale ed stata rilasciata lautorizzazione
integrata ambientale per il progetto di ampliamento della discarica.
Gli odierni appellati, n.q. di cittadini residenti nei vicini comuni di Furnari e Terme
Vigliatore, hanno impugnato avanti al TAR Catania i decreti ora citati,
chiedendone lannullamento.
Si costituita in resistenza lAmministrazione regionale.
Si altres costituita la Tirreno Ambiente la quale ha chiesto il rigetto dellavverso
gravame, eccependone peraltro linammissibilit sotto diversi profili.
Anche lAzienda Sanitaria Provinciale di Messina ed il comune di Mazzar S.
Andrea, costituitisi in giudizio, hanno chiesto il rigetto del ricorso.
Con la sentenza in epigrafe indicata ladito Tribunale etneo ha disatteso le
eccezioni mediante le quali la Tirreno Ambiente aveva dedotto il difetto di
legittimazione attiva dei ricorrenti, aderendo allindirizzo giurisprudenziale
maggioritario secondo il quale In materia ambientale ai fini della sussistenza della
legittimazione ad agire sufficiente la vicinitas al sito prescelto per la
realizzazione dellimpianto o dalladozione di ulteriori provvedimenti autorizzatori.
Nel merito il Tribunale ha accolto il gravame rivolto allimpugnazione dei citati
decreti autorizzatori, che sono stati conseguentemente annullati.
A sostegno del decisum il Tribunale ha in primo luogo osservato che la istruttoria
condotta risultava gravemente lacunosa e non rispettosa delle prescrizioni tecniche
imposte dal D. L.vo n. 36 del 2003 in relazione a discariche destinate al deposito di
rifiuti contenenti amianto.
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In secondo luogo il Tribunale ha rilevato che lautorizzazione allampliamento non
tiene conto del problema del controllo e della gestione degli odori e dellimpatto di
questi sul vicino centro abitato di Furnari.
La sentenza stata impugnata col ricorso RG 155/2013 dallAmministrazione
regionale la quale ne ha chiesto lintegrale riforma previa sospensione
dellesecutivit.
La sentenza stata separatamente impugnata col ricorso RG 187/2013 dalla
Tirreno Ambiente la quale ne ha chiesto lintegrale riforma, previa sospensione
dellesecutivit, tornando ad eccepire linammissibilit del ricorso introduttivo.
Gli appellati non hanno svolto attivit difensiva.
Si costituita la ASP di Messina la quale insiste per il suo difetto di legittimazione
passiva.
Con ord.ze nn. 168 e 169 del 2013 questo Consiglio ha accolto le istanze cautelari.
AllUdienza del 13 novembre 2013 i ricorsi sono stati trattenuti in decisione.
DIRITTO
Gli appelli vanno riuniti ai sensi dellart. 96 comma 1 cod. proc. amm. in quanto
rivolti allimpugnazione della medesima sentenza.
Essi sono fondati.
Con il primo motivo di impugnazione Tirreno Ambiente torna ad eccepire
linammissibilit del ricorso originario per difetto di legittimazione attiva in capo ai
ricorrenti, i quali si sono limitati ad affermare genericamente la loro residenza nel
comune di Furnari e in quello di Terme di Vigliatore.
Analogo rilievo prospetta lappellante Avvocatura.
Leccezione ad avviso del Collegio merita positiva considerazione.
Come noto, e come ben rappresentato dalla sentenza impugnata, per quanto
riguarda lindividuazione dei soggetti legittimati ad insorgere avverso
provvedimenti aventi rilievo in materia ambientale e in particolare aventi incidenza
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allinterno del ciclo di trattamento dei rifiuti si fronteggiano due opposti
orientamenti giurisprudenziali.
Secondo un primo orientamento, la mera vicinanza di un'abitazione ad una
discarica non legittima il proprietario frontista ad insorgere avverso il
provvedimento di approvazione dell'opera, essendo al riguardo necessaria la prova
del danno che da questa egli riceva nella sua sfera giuridica, o per il fatto che la
localizzazione dell'impianto riduce il valore economico del fondo situato nelle sue
vicinanze, o perch le prescrizioni dettate dall'autorit competente in ordine alle
modalit di gestione dell'impianto sono inidonee a salvaguardare la salute di chi
vive nelle sue vicinanze, o, infine, per il significativo incremento del traffico
veicolare, potenzialmente idoneo ad incidere in senso pregiudizievole sui terreni
limitrofi. ( cfr. ex multis V Sez. n. 2460 del 2012).
In sostanza, secondo tale indirizzo, il mero collegamento di un fondo con il
territorio sul quale localizzata una discarica non da solo sufficiente a legittimare
il suo proprietario a provocare uti singulus il sindacato di legittimit su qualsiasi
provvedimento amministrativo preordinato alla tutela di interessi generali che nel
territorio trovano la loro esplicazione.
Secondo altro ed opposto indirizzo, ai fini della legittimazione attiva dei soggetti
residenti in aree vicine ai luoghi nei quali si intende realizzare un impianto di
trattamento rifiuti non necessaria la specifica prova del danno che potrebbero
subire i ricorrenti o della pericolosit diretta degli impianti stessi, non potendo
negarsi che la realizzazione dell'impianto possa risultare astrattamente produttiva di
danni alla sfera giuridica dei ricorrenti, sia sotto forma di danni alla salute e/o
all'ambiente, sia come danni patrimoniali connessi alla diminuzione di valore degli
immobili di loro propriet circostanti il sito prescelto per la realizzazione
dell'opera. ( cfr. tra le recenti VI sez. n. 2234 del 2012).
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Ci premesso, il Collegio ritiene necessario dare continuit allindirizzo restrittivo
per un duplice ordine di considerazioni.
In primo luogo, come facilmente riscontrabile da dati ufficiali, il comune di
Terme Vigliatore distante dalla discarica e non , nemmeno secondo le
prospettazioni di parte ricorrente, interessato dalle esalazioni che da essa
provengono.
In secondo luogo, concentrando lattenzione sul comune di Furnari, deve aversi
riguardo alla decisiva circostanza che nel caso allesame si tratta di una discarica in
funzione da tempo e della quale sono stati gi autorizzati successivi ampliamenti
proprio ai sensi della stessa normativa che supporta i provvedimenti impugnati nel
presente giudizio.
Di talch la allegazione da parte di alcuni ricorrenti della mera residenza nel
comune di Furnari non appare idonea radicare la loro legittimazione.
Secondo la sentenza impugnata che sul punto non risulta gravata in via
incidentale la legittimazione dei ricorrenti discende dal fatto che notoriamente la
realizzazione di una discarica determina un deprezzamento del valore economico
dei fondi limitrofi allimpianto.
In proposito deve per dirsi che lunico fattore legittimante ritenuto decisivo in
prime cure si rivela in realt labile atteso che, come icasticamente rileva
lAvvocatura, tale perdita di valore a carico dei fondi deve ritenersi gi determinata
da lunghissimo tempo, con lautorizzazione e lesercizio pluriennale della discarica
e degli ampliamenti precedentemente assentiti.
A ci deve poi aggiungersi che come evidenziato sia dalla Regione che da
Tirreno Ambiente lautorizzazione per limpianto di selezione e stabilizzazione
della frazione secca dei r.s.u. ( decreto 391) configura un intervento necessitato per
legge e comunque del tutto autonomo rispetto allampliamento della discarica (
decreto 393).
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Trattandosi di impianto asseritamente finalizzato a mitigare limpatto anche della
gestione della discarica preesistente, i ricorrenti nel momento in cui ne hanno
proposto limpugnazione - avrebbero dovuto almeno allegare qualche specifico
effetto pregiudizievole da esso credibilmente e non genericamente derivante.
In siffatto contesto, a giudizio di questo Collegio il vero che i ricorrenti nella
misura in cui deducono pregiudizi in realt ricollegabili agli effetti del
funzionamento in s della discarica, esistente ed operativa da anni in base ad
autorizzazioni inoppugnate - hanno agito in giudizio non tanto sulla base di un
pregiudizio personale e diretto loro derivante dalle due nuove autorizzazioni
quanto piuttosto per far valere i diritti generali di una collettivit locale che risente
negativamente della vicinanza allimpianto e si ritiene lesa nei suoi incomprimibili
diritti sanitari e ambientali dalla esistenza stessa di una discarica prossima agli
insediamenti abitativi.
Pertanto quella che i ricorrenti hanno spiegato, nel significativo difetto di iniziative
tempestive da parte dei comuni di Furnari e Terme Vigliatore, si configura come
una vera e propria azione popolare, ossia un'azione volta ad ottenere un mero
controllo oggettivo della legittimit dell'atto amministrativo da parte del giudice.
Tale impostazione risulta per in contrasto col carattere di giurisdizione soggettiva
che il sistema attribuisce al giudizio amministrativo, nel quale la legittimazione ad
impugnare un provvedimento autoritativo deve essere ( salvo specifiche eccezioni
normative) correlata ad una situazione giuridica sostanziale che sia lesa dal
provvedimento stesso e cio ad un interesse diretto, attuale e personale del
ricorrente all'annullamento dell'atto.
Il ricorso di primo grado era dunque inammissibile.
Per esigenze di esaustivit si osserva che in ogni caso anche i rilievi di merito
versati dagli appellanti sulle questioni nodali della presente controversia meritano
ad avviso del Collegio di essere condivisi.
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Per quanto riguarda la questione dellamianto, la sentenza impugnata ha ritenuto (
ed questa la vera ratio decidendi che ne supporta tutti gli svolgimenti
argomentativi) che il decreto abbia autorizzato lo smaltimento in discarica di rifiuti
contenenti amianto, rilevando che gli artt. 12 e 20 del decreto stesso recano
appunto prescrizioni in materia di trattamento di tali rifiuti pericolosissimi.
Di qui la riscontrata e diffusa violazione, specie per quanto concerne la congruenza
dellistruttoria, delle cogenti norme sostanziali e procedimentali contenute
nellallegato I al D. L.vo n. 36 del 2003, dettate appunto per le discariche che
accettano lamianto.
Oppone sul punto Tirreno Ambiente di non aver mai domandato l autorizzazione
a smaltire amianto nel richiesto ampliamento, come dimostra il fatto che il
progetto da essa presentato ( acquisito agli atti di causa nel corso del giudizio di
primo grado) non prevede nessuna delle specifiche infrastrutture ( celle
monodedicate, trincee etc.) indispensabili per il trattamento di tale materiale
pericoloso.
Inoltre, osserva limpresa, il preambolo del provvedimento impugnato si riferisce
inequivocamente ad una istanza da essa presentata per lampliamento di una
discarica per il trattamento di rifiuti non pericolosi.
La questione per non merita di essere in realt approfondita mediante consulenza
tecnica, risultando in definitiva non decisiva: infatti ci che unicamente rileva ai
fini del processo non la richiesta del gestore ma la delimitazione delleffettiva
portata costitutiva del provvedimento autorizzatorio impugnato.
E evidente infatti che la congruit dellistruttoria non pu che rapportarsi
alloggetto dellautorizzazione rilasciata, essendo peraltro intuibile la ragione in
base alla quale come analiticamente ed esaurientemente dimostrato dal TAR il
trattamento di un materiale altamente offensivo quale lamianto necessita secondo
25
il principio di precauzione di approfondimenti istruttori qualitativamente differenti
rispetto ad es. al trattamento di rifiuti solidi urbani non pericolosi.
Ci premesso, vero che il provvedimento reca agli artt. 12 e 20 precise
prescrizioni riguardanti il trattamento dei RCA - rifiuti contenenti amianto ed
altres vero che tali prescrizioni risultano probabilmente riprese ( per quanto pu
dedursi dagli atti disponibili nel fascicolo di causa ) dal parere endoprocedimentale
152/2009 del Servizio 3 tutela dellinquinamento atmosferico ( cfr. art. 22).
Ed precisamente sulla base di tali prescrizioni che la sentenza impugnata ha
qualificato lautorizzazione come relativa anche al trattamento di amianto.
E tuttavia in senso contrario milita in primo luogo la considerazione che
lautorizzazione integrata nel suo insieme rilasciata ( art. 3) per la realizzazione di
un impianto IPPC ampliamento discarica rifiuti non pericolosi e dunque per
rifiuti diversi dallamianto.
In secondo luogo e soprattutto lart. 5 del decreto 393/2009 in combinato
disposto con lAllegato I al decreto stesso inequivocamente autorizza il gestore ad
accettare nella discarica esclusivamente tipologie di rifiuti non pericolosi con
esclusione di quelli contenenti amianto.
Infatti una obiettiva disamina dei codici CER dei rifiuti autorizzati riportati
nellAllegato porta ad escludere che lautorizzazione riguardi rifiuti contenenti
amianto, non risultando autorizzato il codice 170601 ( isolanti contenenti amianto)
ma solo i materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 03).
N soprattutto risulta autorizzato il codice 170605 ( materiali da costruzione
contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi): di talch risultano
vani gli sforzi argomentativi a suo tempo profusi dai ricorrenti per dimostrare che
nella discarica, seppure dedicata ai rifiuti non pericolosi, potrebbero comunque
essere ospitati rifiuti contenenti amianto.
26
Infatti il DM 3.8.2005 applicabile ratione temporis laddove consente a certe
condizioni il conferimento in discarica per rifiuti non pericolosi di materiali edili
del tipo di cui sopra contenenti amianto, identifica appunto tali rifiuti col codice
CER 170605 che abbiamo visto qui non autorizzato.
Da quanto sopra consegue che, non venendo in concreto in rilievo una
autorizzazione allo smaltimento di rifiuti contenenti comunque amianto, non
sussistono le riscontrate violazioni della normativa specifica posta a disciplina dello
smaltimento di tale pericolosissimo materiale.
Altro punto nodale della sentenza impugnata riguarda la mancata valutazione, alla
stregua delle prescrizioni imposte dalle Linee Guida di cui al D.A. 24.12.2008, delle
esalazioni e degli odori potenzialmente gravanti sullabitato di Furnari, con
conseguente difetto di istruttoria.
Al riguardo si deve invece rilevare che, come posto in evidenza dagli appellanti, gi
in epoca antecedente allo svolgimento della prima conferenza di servizi sia lARPA
di Messina che la AUSL n. 5 avevano rappresentato la questione relativa alla
gestione delle esalazioni maleodoranti aventi potenziale impatto sul centro urbano
di Furnari ( o almeno su una porzione di esso) che risulta situato a circa m. 500 in
direzione Nord Ovest dal luogo interessato.
La questione, dunque, era stata debitamente introdotta nel procedimento e nella
determinazione conclusiva stata ritenuta superabile sulla base dei rilievi
anemometrici allora disponibili - mediante la imposizione nel contesto del decreto
di precisi limiti e dettagliate misure di contrasto volte a prevenire il fenomeno, in
linea con le previsioni del D.A. 24.12.2008.
E in fatto, come risulta dalla campagna di rilevamento della qualit dellaria
successivamente condotta dallARPA ( cfr. sopralluoghi del 16.1.2009, 17.11.2009
e 14.4.2010) gli organi tecnici hanno poi escluso la percepibilit nellabitato di
27
Furnari, anche in condizioni di vento sfavorevoli, di odori molesti riconducibili alla
gestione della discarica.
In disparte tale rilievo fattuale, per quanto qui interessa e nei limiti del sindacato
esperibile in sede di legittimit, deve comunque escludersi che lautorizzazione sia
stata rilasciata sulla base di una istruttoria carente sotto tale specifico profilo (e cio
senza tenere alcun conto dellimpatto degli odori e esalazioni sul comune di
Furnari) nonch con previsioni non rispettose delle raccomandazioni contenute
nelle citate Linee Guida e quindi tecnicamente inattendibili.
Tanto sinteticamente chiarito, ogni ulteriore profilo di merito pu restare assorbito
perch non rilevante ai fini della presente decisione.
Sulla scorta delle considerazioni che precedono gli appelli vanno accolti con
integrale riforma della sentenza impugnata e dichiarazione di inammissibilit del
ricorso introduttivo.
Attesi i contrasti giurisprudenziali di cui si dato conto e il rilievo sociale delle
problematiche evocate sembra opportuno disporre lintegrale compensazione delle
spese del giudizio tra tutte le parti costituite.
P.Q.M.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, in sede
giurisdizionale,
definitivamente pronunciando sugli appelli, come in epigrafe proposti, li accoglie,
riforma la sentenza impugnata e dichiara inammissibile il ricorso introduttivo.
Spese del giudizio compensate.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit amministrativa.


Cos deciso in Palermo nella camera di consiglio del giorno 13 novembre 2013 con
l'intervento dei magistrati:
Antonino Anastasi, Presidente FF, Estensore
28
Ermanno de Francisco, Consigliere
Vincenzo Neri, Consigliere
Pietro Ciani, Consigliere
Giuseppe Barone, Consigliere
IL PRESIDENTE, ESTENSORE
DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 19/03/2014
IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

http://www.giustizia-
amministrativa.it/DocumentiGA/Consiglio%20di%20Giustizia%20Amministrativa/Sezione%201/2013/201300155/Pr
ovvedimenti/201400144_11.XML

Tirit, tra cambi di poltrone e Confidustria
Una svolta sulla discarica dei veleni?
Di Carmen Valisano |



Il pool di esperti inviato dallex assessore Nicol Marino a verificare le
condizioni degli impianti regionali ha sollevato pesanti dubbi sul sito di
propriet della Oikos. Irregolarit riscontrate sia nella struttura attiva
da circa un anno che in quella ormai dichiarata esaurita. Ma i passi
successivi alla relazione sono messi in dubbio dallavvicendamento con
Salvatore Calleri, considerato vicino agli ambienti dellassociazione di
imprenditori che in Sicilia ha come vicepresidente Giuseppe
Catanzaro. Proprietario della discarica pi grande dellisola

29



Un cambio di poltrone alla Regione, gli interessi di Confindustria su un
settore strategico, un Comune alle prese con la campagna
elettorale. E una discarica da 2,5 milioni di metri cubi a ridosso di
due centri abitati che non smette di turbare i sonni di cittadini e
politici. Siamo finalmente a una svolta nella questione dellimpianto
della Oikos spa? La struttura di gestione dei rifiuti sorge nel
Catanese, tra Motta SantAnastasia e Misterbianco. notizia di
ieri che Nicol Marino, assessore regionale allEcologia, sar
sostituito alla guida dellente da Salvatore Calleri: renziano,
presidente della fondazione dedicata ad Antonino Caponnetto (era uno
dei suoi collaboratori) econsiderato vicino agli ambienti di
Confindustria. Lassociazione per bocca di uno dei suoi
rappresentanti pi influenti, Giuseppe Catanzaro negli ultimi mesi
ha avuto uno scontro durissimo con Marino. Terreno di battaglia,
proprio i rifiuti. Il gruppo Catanzaro, infatti, gestisce la discarica di
Siculiana, in provincia di Agrigento, e lex assessore ha
lanciato pesanti accuse sui presunti intrecci con Cosa
nostra scatenando una reazione fatta di querele e richieste di
risarcimento milionarie.

Le irregolarit individuate dalla Regione nel sito catanese riguardano
la tutela dellambiente e della salute e danno ragione ai cittadini
che da tempo lamentano una serie di violazioni dal punto di vista
ambientale. Paure che emergono sotto forma di un incessante e
venefico odore che avvolge i due Comuni e che sembrano avere
finalmente un riscontro ufficiale. Tutto comincia con la revisione, da
parte dellassessorato guidato ancora da Marino, delle
autorizzazioni concesse agli operatori proprietari degli
impianti nella regione. La Oikos gestore di un sito oramai chiuso
(in contrada Tirit) e di uno entrato in funzione lanno scorso nella
contigua contrada Valanghe dinverno per il quale stato proposto
lavvio del procedimento di diniego dellistanza di rinnovo. Nella
30
comunicazione inviata anche allazienda della famiglia Proto, il
dirigente regionale ricorda che il 17 gennaio 2014 stata costituita
una commissione ispettivaper la verifica degli atti relativi alle
discariche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel
territorio siciliano. Pool che ha inviato, tre mesi dopo, una relazione
conclusiva. Il documento mette in rilievo alcuni punti: lassenza delle
prescrizioni del sindaco, la mancata applicazione del principio di
unica Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) per uno o pi
impianti localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore. E
poi le difformit. Quella nel rispetto del programma di riduzione
dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi (come
liquidi e pneumatici), la mancanza di piani di gestione operativa e post
operativa, sorveglianza e controllo e ripristino ambientale. E ancora
violazioni volumetriche, il mancato rispetto delle migliori tecnologie
disponibili, la mancanza di coerenza con il piano regionale di gestione
dei rifiuti. Inoltre, il decreto Aia rilasciato non possiede le
caratteristiche di conformit legislativa pi volte richiamata n
conseguenzialmente permette leffettuazione di controlli efficaci sulle
attivit di gestione rifiuti autorizzate. Secondo le accuse della
Regione, le attivit di gestione dei rifiuti sono state svolte in
difformit ad alcune condizioni imposte nel decreto e nel
propedeutico giudizio di compatibilit ambientale (Via), nonch
in difformit al decreto legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05,
che normano rispettivamente la gestione delle discariche e
la riduzione dellinquinamento.

Laltra bomba ecologica rappresentata dallimpianto ormai saturo e
chiuso di contrada Tirit. Secondo la relazione, la discarica rimasta
in attivit in una situazione di non conformit legislativa per
tutto il periodo esaminato dal 1999 al 2006. La Prefettura di Catania
ha di fatto utilizzato una discarica che non era in possesso dei
requisti di legge (tecnici e autorizzativi) per lo smaltimento dei rifiuti
urbani. Anche qui la commissione segnala diverse violazioni,
compresa la mancata inclusione dei valori limite per le emissioni
fissati per le sostanze inquinanti. Assente anche il giudizio di
compatibilit ambientale. E, come sottolineano i dirigenti
dellassessorato, limpianto sarebbe rimasto operativo anche in data
successiva alla scadenza dellautorizzazione in assenza di valida
autorizzazione, e lo tuttoggi in fase di gestione post operativa delle
vasche esaurite. Anche per queste ragioni la Oikos chiamata a
effettuare lanalisi di suolo e acque sotterranee per escludere
lesistenza di fenomeni di degrado ambientale e di potenziale
contaminazione delle matrici acque, suolo e aria. Allazienda viene
31
chiesto un piano di indagini che analizzi arealmente e
tridimensionalmente lestensione delle aree della discarica di contrada
Tirit oggetto di abbancamento rifiuti a far data dal primo utilizzo
storico (1983). Il piano dovr essere redatto sotto la vigilanza
dellArpa e della Provincia e a curare il coordinamento saranno il
dipartimento regionale e la Prefettura catanese.

Per domani convocata una conferenza dei servizi presieduta da
Marco Lupo, dirigente generale del dipartimento dellAcqua e dei
rifiuti, area di competenza dellormai ex assessore Marino. un
momento importante, perch la Regione riconosce le ragioni dei
comitati, spiegaMassimo La Piana, coordinatore di uno dei due
movimenti cittadini che nei Comuni interessati da tempo portano
avanti la battaglia contro la discarica, quello di Misterbianco.
Lappuntamento di domani, nel quale la Oikos avr la possibilit di
difendersi, importante anche per laltro paese, Motta, alle prese con
la campagna elettorale che porter al voto tra circa un mese. Il
sindaco uscente e candidato, Angelo Giuffrida, a lungo stato
criticato per non aver affiancato i cittadini nelle numerose proteste e
adesso, finalmente, prende posizione. Domani dovrebbe dare
parere negativo, anticipa La Piana. Una previsione confermata
anche sul sito internet del primo cittadino. I due sindaci hanno anche
manifestato pubblicamente il proprio sostegno a Nicol Marino,
esortando il governatore Rosario Crocetta a mantenere il magistrato al
comando del settore. Eppure lex assessore non ha sempre goduto
delle simpatie dei comitati, cos come il sindaco
mottese. Personalmente, il cambio di direzione pu starmi anche
bene pur di raggiungere il risultato, osserva pragmaticamente
Massimo La Piana. Quello di domani un punto fondamentale: se
non dovessero rinnovare lautorizzazione alla Oikos, si bloccherebbe la
discarica. Ovviamente lazienda potr ricorrere al Tribunale
amministrativo regionale, ma intanto sarebbe un riconoscimento
per la nostra battaglia, spiega il coordinatore del movimento.

Il nodo successivo da sciogliere quello relativo alla figura del
nuovo assessore. La nomina di Salvatore Calleri, in questo
momento, complica la questione, riconosce con una certa
preoccupazione La Piana. Bisogna vedere quanto ci metter a
rivedere il caso, se bloccher liter o come sperano i cittadini -
agir in continuit amministrativa. I timori degli abitanti
risiedono tutti nel legame tra il leader toscano del Megafono e
Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo
Catanzaro, dato che Giuseppe Catanzaro ne il vicepresidente, oltre a
32
guidare quella che oggi la discarica pi grande della
Sicilia. Laicamente cercheremo un contatto e chiederemo
urgentemente un incontro, promette La Piana.

http://ctzen.it/2014/04/09/tiriti-tra-cambi-di-poltrone-e-confidustria-una-svolta-sulla-discarica-dei-veleni/



Tangenti e rifiuti, Musumeci: "Fare chiarezza su discarica
Gela"

Bufera dopo il caso sollevato da Repubblica, che adesso approda
all'Ars: Ferrandelli chiede l'audizione dell'assessore Lo Bello in
commissione Antimafia, punta il dito anche Forza Italia. Il presidente
dell'Antimafia chiede chiarezza sulle procedure per la discarica di Gela,
proprio il sito sul quale nata l'indagine interna ed scattata la
denuncia per mazzette. Anche la Cgil va all'attacco: "Nel settore rifiuti
troppe ombre, anche in questo ultimo anno di governo"
di ANTONIO FRASCHILLA



E' bufera sul caso sollevato da Repubblica sulla guerra delle discariche
e la denuncia su presunte mazzette. "Con la scusa dell'efficienza nella
raccolta dei rifiuti negli anni si sono autorizzate troppe discariche
private e nessuna discarica pubblica. Cosi' si rischia di riprodurre il
modello napoletano che ha portato le discariche nelle mani della
33
camorra". Lo ha detto il presidente della Regione siciliana, Rosario
Crocetta, incontrando i giornalisti a Palazzo d'Orleans, a Palermo, in
merito alle presunte irregolarita' riscontrate dalla Commissione
di verifica istituita dall'Assessore regionale dell'Energia e dal
dirigente generale del dipartimento Rifiuti. Il Governatore ha fatto
riferimento in particolare alla discarica di Gela e all'impianto della
societa' Oikos di Catania.

"Non possiamo dipendere dalle discariche private - ha continuato -,
anche in termini di spese di trasporto, di consumi di benzina, di
noleggio dei mezzi. E questa situazione vige in mezza Sicilia e ha
generato sprechi e fallimenti. L'assessore (Nicolo' Marino, ndr) ha
scoperto che un funzionario avrebbe richiesto un parere legale
bloccando un'autorizzazione non corretta sulla discarica dell'Oikos di
Catania. C'e' una documentazione molto dettagliata sulla denuncia.
Questi fatti confermano la direttiva antimafia cui stiamo lavorando in
giunta. Il controllo su questi aspetti deve essere costante, stabile,
oserei dire totalizzante, non possiamo accorgerci della mafia ogni
tanto. Per questo - ha concluso - lavoreremo a una proposta di legge
sulla semplificazione che punisca non solo i dirigenti che sbagliano ma
anche quelli che compiono atti omissivi".

"Sulle discariche in Sicilia sento puzza di bruciato. Ho chiesto per
questa ragione oggi di audire in commissione regionale Antimafia
l'assessore dell'Ambiente e del Territorio, Mariella Lo Bello,
dell'Energia e dei Servizi di pubblica utilit, Nicol Marino e i funzionari
dei Dipartimenti che si occupano delle procedure autorizzative per gli
impianti". Lo dice il deputato regionale del Pd e vicepresidente della
Commissione regionale Antimafia, Fabrizio Ferrandelli, a proposito del
caso sollevato dall'assessore all'Ambiente. "Dobbiamo accendere i
riflettori e capire cosa sta accadendo in un settore che garantisce
affari a nove zero. Le indagini interne dell'assessorato dell'Ambiente,
le denunce su sospette tangenti, pressioni esterne e iter che si
bloccano o si sbloccano ad orologeria coinvolgendo qualche
funzionario regionale, cos come emerge dalle dichiarazioni della
stessa Mariella Lo Bello, non possono passare inosservate. Il
parlamento siciliano ha il dovere di indagare smascherare la politica
corrotta e la burocrazia infedele e garantire trasparenza e legalit".

Ma lo stesso presidente dell'Antimafia, Nello Musumeci, ad
annunciare la convocazione di una seduta sul caso della discarica di
Gela: "Le autorizzazioni e la gestione delle discariche in Sicilia,
pubbliche e private, sono gi da mesi al centro dell'esame della
34
Commissione antimafia regionale - dice Musumeci - abbiamo aperto
un'istruttoria nel dicembre scorso e, fra l'altro, abbiamo ascoltato in
audizione pi di una volta l'assessore regionale all'Energia Nicol
Marino. Anzi, proprio ieri ho scritto allo stesso assessore per invitarlo
a tornare in commissione e completare l'audizione rinviata all'ultimo
momento il 6 febbraio. Gli atti - precisa il presidente dell'Antimafia -
sono per il momento secretati ma posso per dire che c' tanto da
lavorare su questa materia: andremo avanti senza riguardi per
nessuno. Non escludo che nei prossimi giorni possano essere
convocati in commissione l'assessore Mariella Lo Bello, i dirigenti
Gaetano Gullo e Marco Lupo ed il sindaco di Gela".


"Pi volte, a suon di atti ispettivi, abbiamo chiesto al Governo della
Regione chiarimenti sugli alti costi di gestione e sulla regolarit delle
procedure autorizzative delle discariche siciliane, ad oggi, le risposte
sono sempre state evasive" dicono in una nota Marco Falcone,
capogruppo di FI all'Ars e Vincenzo Figuccia, suo vice, che cos
proseguono: "Ci siamo sempre chiesti del perch la Sicilia rimasta
una delle poche regioni che ha basse percentuali di differenziata e
continua a seppellire, anzich trattare, i rifiuti in discariche private
facendo arricchire questi ultimi. Oggi l'ombra delle mazzette e le
conseguenti denunce e trasferimenti effettuati dall'assessore Lo Bello
e gi precedentemente segnalate dall'assessore Marino e, soprattutto,
l'alterazione di un provvedimento che lo stesso Direttore Generale ha
denunciato, pongono inquietanti interrogativi su questo settore di
servizi che, spesso, ha attirato l'interesse di ambienti malavitosi. E'
opportuno che gli assessori Nicol Marino e Mariella Lo Bello vengano
a riferire in Aula per fare chiarezza sui rapporti tra i gestori privati
delle discariche e alcuni funzionari dei due assessorati e se sono stati
rilevati comportamenti illeciti e quali sono i provvedimenti adottati.
Oggi stesso presenteremo un'interrogazione con risposta urgente
sull'argomento e la richiesta formale ai due assessori di venire a
riferire in Aula sull'incresciosa vicenda".


Critiche a Crocetta anche dalla Cgil. "Che il settore dei rifiuti sia al
centro di interessi illeciti e di corruzione non una novita'. Del resto
in questi anni si fatto ben poco per riportarlo alla normalit e alla
trasparenza. Anche in questo anno di governo Crocetta non si sono
registrate sostanziali novita', stato anzi chiesto lo stato di
emergenza per l'impiantistica, contraddicendo le dichiarazioni di
principio fatte". Lo dice Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil
35
Sicilia.
Pagliaro rileva che "proprio le continue dichiarazioni di stato di
emergenza hanno prodotto attraverso deroghe continue alla
normativa sugli appalti e alle normative ambientali, malaffare,
clientelismo corruzione consentendo alle organizzazioni mafiose di
continuare a sviluppare le proprie attivit illegittime nel settore". Il
segretario della Cgil ricorda che "dopo l'incendio di Bellolampo, la Cgil
aveva chiesto alle autorit competenti un controllo a tappeto su tutte
le discariche, per conoscere quantit e tipologia dei rifiuti conferiti, il
livello di inquinamento delle falde, di produzione di percolato, lo stato
dei sistemi di impermeabilizzazione e per potere intervenire sulla
formazione delle tariffe. Non mi pare per - rileva - che questi
controlli a tappeto ci siano stati".

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/03/12/news/discariche_e_tangenti_il_c
aso_approda_all_ars-80822548/

Discariche, l'ombra delle mazzette: denunce e trasferimenti
Il giallo dell'autorizzazione per l'impianto di Gela. Una delibera
bloccata all'insaputa del dirigente regionale. Funzionari nel mirino,
indagine interna dell'assessore Mariella Lo Bello
di ANTONIO FRASCHILLA

Sulle discariche in Sicilia si sta giocando una partita senza esclusione di colpi.
In ballo un affare milionario, in un terra che segna percentuali minimi di
differenziata. In campo ci sono i gestori degli impianti, in gran parte privati,
che hanno in mano autorizzazioni per abbancamenti che valgono un miliardo di
euro. Dall'altra la Regione, che sta investendo 100 milioni per realizzare nuovi
siti a Enna, Messina e Gela.

Una scelta, quella della Regione, che ha provocato interrogazioni della Lega al
Senato e del Pd all'Ars con tanto di segnalazioni di presunte "irregolarit" nelle
procedure sulle nuove discariche pubbliche. Alle quali risponde con frasi al
vetriolo l'assessore Nicol Marino, che dietro queste interrogazioni vede un
disegno di chi ha interessi a difendere certe rendite di posizione. E lo scontro
coinvolge adesso anche l'assessorato all'Ambiente dove, proprio per le tensioni
su procedure autorizzative sulla nuova discarica di Gela, venuta fuori
un'indagine interna con tanto di denuncia alla procura, firmata dall'assessore
Mariella Lo Bello, su un giro di mazzette che coinvolgerebbe funzionari del
dipartimento.
Per capire cosa sta accadendo in questo settore che garantisce affari a nove
zeri occorre partire proprio dal caso della discarica gelese. Nell'ultimo scorcio
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dell'emergenza rifiuti (finita il mese scorso, dopo lo stop del Parlamento con i
voti di Pd, Lega e grillini) Marino, assieme al dirigente di Acque e rifiuti Marco
Lupo, avvia quattro appalti per le nuove discariche di Gela, Messina ed Enna, e
per l'ampliamento di Bellolampo. Le autorizzazioni erano state quasi tutte
rilasciate nel 2010 (ma mai portate avanti dalle altre strutture commissariali).
L'unica che andava certificata era quella di Gela.

Cos l'Energia chiede l'Autorizzazione integrata (Aia) al dipartimento Ambiente.
Ma l'iter si blocca il 19 dicembre scorso, quando il dirigente dell'Ambiente
Gaetano Gullo firma una richiesta di parere legale che, nell'attesa, "sospende
la procedura autorizzativa". Marino chiede chiarimenti a Gullo, che si dice
"esterrefatto". Sostenendo di non aver firmato alcun documento che sospende
la procedura. Il 20 dicembre arriva una seconda nota che sblocca l'iter della
nuova discarica gelese, ma Gullo va anche dall'assessore Lo Bello per riferire
quanto accaduto. "Qualcuno voleva ritardare questo iter autorizzativo, cos
abbiamo avviato un'indagine interna", dice la Lo Bello, che in prima battuta
scopre come alcuni dei 160 dipendenti trasferiti nelle rotazioni sono tornati
all'ovile.

Ma c' di pi. Nel mirino finisce un funzionario, non solo per il caso della
discarica di Gela ma anche per altre procedure autorizzative rilasciate in
passato. In particolare per la convocazione, nel settembre 2008, di una
conferenza dei servizi, da lui presieduta, che ha rilasciato l'Aia per
l'ampliamento di una discarica nella Sicilia orientale, omettendo la vicinanza a
un centro abitato. Il Tar ha poi annullato questa autorizzazione ma, guarda
caso, nell'ottobre del 2008 il funzionario ha acquistato un'Audi A6 in
Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento a un amministratore
della discarica in questione. "Abbiamo cos trasferito il funzionario e presentato
una denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche
piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le
improvvise accelerazioni", dice Mariella Lo Bello.

Presunte mazzette, pressioni che arrivano dall'esterno e uno scontro che
adesso si sposta in
Parlamento e all'Ars. Dove fioccano interrogazioni che sottolineano come, finita
l'emergenza, il piano rifiuti varato nel luglio 2012 non abbia ancora ricevuto
alcuna Aia. "Si stanno realizzando nuove discariche senza che il piano rifiuti
abbia i certificati ambientali, il tutto utilizzando fondi comunitari con il rischio di
procedure d'infrazione ", dice il deputato democratico Alloro, che
nell'interrogazione cita anche la nota del 19 dicembre dell'Ambiente che
bloccava l'impianto di Gela. "Singolare che tutti citino questa nota riservata e
37
non quella del 20 dicembre che invece autorizza l'impianto - ribatte Marino -
i bandi per le nuove discariche sono stati avviati senza alcuna deroga alle
norme sugli appalti: in pochi mesi abbiamo fatto quello che i commissari per
l'emergenza non avevano fatto in dieci anni".

Marino annuncia indagini sulle autorizzazioni di tutte le discariche, pubbliche e
private: "Abbiamo gi avviato la procedura di revoca dei certificati alla Oikos
(societ della famiglia Proto che gestisce l'impianto di Motta Sant'Anastasia,
ndr) per irregolarit nel vecchio e nel nuovo impianto". Se dall'Oikos non
risponderanno alle contestazioni, la discarica rischia di chiudere. Lo scontro
continua.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/03/12/news/discariche_l_ombra_de
lle_mazzette_denunce_e_trasferimenti-80781525/


http://nuovaisoladellefemmine.blogspot.it/2014/04/view-alla-ricerca-dei-computer-dispersi.html

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