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Capitolo 5 Dalla guerra fredda alla coesistenza competitiva

Dopo il 1947 ci fu un cambiamento di grande portata nell'ambito delle relazioni internazionali: gli interlocutori si
riducono a due, alle cui decisioni tutti gli altri devono sottostare (ossia URSS e USA) senza che nessuno abbia il potere
necessario per imporsi. La visione poi si estende: dalle politiche regionali si passa a una visione complessiva del
panorama mondiale. Nessuno poteva scamparne: anche quei paesi che dichiaravano la neutralit (es. La Svizzera, la
Svezia, la Finlandia etc.) erano di fatto strettamente vincolati a loro volta, e con questa decisione non facevano altro che
schivare l'onere della partecipazione diretta.
Le differenze tra le due realt e le due opposte visioni del mondo facevano in modo che si giungesse spesso sul punto di
rottura.
Grazie a Walter Lippmann, vi fu nel 1947 la definizione di guerra fredda per definire la lotta tra URSS e USA,
pacifica ma con virulenza propagandistica. E' una definizione che si pu ritenere semplicistica, in quanto il rapporto
bipolare fu assai complesso e attravers fasi molto diverse, di cui solo alcune di conflitto.

Da parte americana, si abbandonarono i propositi rooseveltiani per preferire una politica di containment: si accettava il
mancato adempimento degli impegni assunti da Stalin a Potsdam, Teheran e Yalta, si accettava la situazione creatasi
nell'Europa orientale, e si cercava di limitare l'espansione sovietica nell'attesa che le contraddizioni insite nel sistema
sovietico prevalessero e lo facessero crollare dall'interno. Nel frattempo, si lavorava sulla parte del mondo ancora legata
agli USA per creare rapporti durevoli.
Piano Marshall = grazie ad esso si rese possibile un risanamento dell'Europa e la creazione di un rapporto virtuoso tra
le due economie, americana e europea. Non vi furono proteste rilevanti da parte dei governi in quanto gli aiuti andavano
ad agevolare risanamenti gi in atto e non avevano ripercussioni di tipo sociale o politico (eccezione: comunismo in
Italia). Questo e il progetto di evoluzione economica nei paesi europei meno avanzati portarono ad integrare l'Europa in
un sistema di scambi avanzato e solido, in cui i momenti di tensione politica e sociale non assunsero mai carattere
eversivo.
La parte sovietica era composta da tutti quei paesi occupati durante la guerra, e nel 1947 vi era gi un grado di coesione
piuttosto elevato. Non vi fu una politica di aiuti, che l'URSS non sarebbe stata in grado di sostenere: vi fu una politica di
sfruttamento delle risorse in tutti i paesi occupati, e soprattutto in Germania orientale. Vi era la presenza di due
concezioni diverse del comunismo: quella dell'internazionalismo proletario e quella delle vie nazionali al socialismo,
sostenuta da Tito e altri dirigenti comunisti in Polonia, Bulgaria e Ungheria, secondo la quale bisognava attuare una
politica di riforme che fossero basate sulle
condizioni particolari di ogni paese. Stalin considerava ci un pericolo, e a seguito della conferenza istitutiva del
Cominform fu chiaro a tutti che le vie nazionali erano da considerare eretiche. Tutti coloro che le sostenevano vennero
eliminati dal partito (e fisicamente a volte). Venne risolta la questione cecoslovacca con il rovesciamento di ci che
restava del dominio borghese, venne cacciata la Jugoslavia dal Cominform: tutto ci, assieme al Blocco di Berlino,
non fece altro che mettere in luce i problemi interni al blocco sovietico.
Il blocco di Berlino. Berlino era amministrata da un'assemblea cittadina a stragrande maggioranza di voti per i partiti
occidentali, con una serie di corridoi ferroviari etc. che permettevano ad americani, francesi e britannici di comunicare
con le rispettive zone di occupazione, con il benestare sovietico. Quando nelle tre zone occidentali venne proposta una
riforma monetaria che le avrebbe unite sotto la stessa moneta (marco occidentale), i sovietici accusarono gli occidentali
di aver violato gli accordi di Potsdam sull'unit economica della Germania e bloccarono le comunicazioni via terra tra
Berlino e le zone occidentali della Germania. Venne istituito un ponte aereo tramite cui rifornire la citt di merci: il
blocco fin quindi per sottolineare l'incertezza sovietica e venne successivamente sollevato nel maggio del '49, poco
dopo la firma del Patto Atlantico, che quasi sanciva la divisione della Germania in due stati. Il governo di Mosca era
impossibilitato a mantenere la coesione in un mondo solcato a tal punto dalle diversit: il piano di uniformare tutti i
paesi del blocco era fallimentare, non si potevano modificare modi di vita che avevano radici secolari. L'unico momento
di convergenza fu nel 1955, con la firma del trattato istitutivo del Patto di Varsavia in risposta alla creazione della
Nato. Vi furono periodiche fasi di crisi (tra cui la decisione del governo della Germania orientale di costruire il muro a
Berlino nel 1961, per frenare la fuga verso ovest).
Nella prima fase della guerra fredda (fino al 1955) le due superpotenze operarono per consolidare i propri blocchi, con
un graduale aggiustamento: l'URSS che perse Stalin (nel 1953) e l'Europa occidentale che dovette occuparsi degli effetti
della decolonizzazione. Il conflitto acquist una portata veramente globale.
Il campo della contesa cambiava: dalla gara per la supremazia nucleare, alla bomba H nel 1949, i vettori missilistici e lo
spazio. Nel frattempo la decolonizzazione ampliava il palcoscenico dei soggetti internazionali e modificava gli
equilibri, con americani e sovietici che facevano a gara negli aiuti ai paesi in via di sviluppo. Il tutto si stabilizz quindi
nella coesistenza competitiva, con la necessit di trovare una formula di convivenza a prova di errore: il possesso del
nucleare dava certezze ma causava una perenne insicurezza, che port al tentativo di alleviare il conflitto, sino al Test
Ban Treaty del 1962 che per la prima volta segn un impegno comune delle due superpotenze di governare il conflitto
nucleare.

L'evoluzione del sistema dei blocchi
Nel 1948 ebbe inizio il processo di evoluzione del sistema occidentale dal punto di vista militare e politico. L'anno
prima si era pervenuti alla conclusione che il pericolo di una rinascita tedesca era assai meno grave della minaccia
sovietica: sull'onda di ci, il ministro degli Esteri inglese Bevin in un discorso denunci il carattere aggressivo della
politica estera sovietica, accennando al progetto di un'Unione occidentale (quindi estesa a tutti i paesi europei, per
convincere gli Stati Uniti a prendervi parte). Il primo passo fu un negoziato che port alla firma del patto di Bruxelles
nel marzo 1948, che proteggeva i firmatari (GB, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo) dalla minaccia di
un'aggressione tedesca. Allo stesso tempo all'Aja gli esponenti del Movimento Europeo tennero un congresso all'Aja,
che avrebbe poi portato alla nascita del Consiglio d'Europa.
Truman assicur ai firmatari del trattato che il supporto americano non sarebbe loro mancato, nonostante negli USA
prevalesse l'idea che il piano Marshall fosse un aiuto pi che sufficiente ai paesi dell'Europa occidentale e che Stalin,
dopo aver assimilato la Cecoslovacchia (1948), non nutrisse pi intenzioni aggressive nei confronti del resto
dell'Europa. Gli europei premevano per una decisione rapida; Truman aveva bisogno del consenso della commissione
esteri al Senato statunitense, che ottenne proprio l'11 giugno del 1948, il giorno in cui i sovietici, dopo le proteste per il
cambio del marco nell'area occidentale di Berlino, misero in essere le prime misure relative al blocco di Berlino. Grazie
alla risoluzione Vanderberg, agli USA veniva concesso di poter stipulare accordi concernenti la sicurezza nazionale:
cosa che avvenne per la prima volta nella storia statunitense il 4 aprile 1949, con la firma del Patto atlantico.
Il Patto di fatto garantiva che qualora una delle parti fosse attaccata, questo attacco sarebbe stato percepito come un
attacco a tutte le parti e ognuna di queste avrebbe in seguito agito secondo ci che avrebbe giudicato necessario: questa
ambiguit non garantiva che la risposta sarebbe stata di tipo militare, cosa che minava la credibilit americana (ai
quali non era concesso dichiarare lo stato di guerra se non con l'approvazione del Congresso). Si pose anche il problema
dell'estensione del trattato, sopratutto per quanto riguardava la Spagna (a cui era stato imposto l'ostracismo diplomatico
da parte dell'ONU per via della dittatura di Franco) e l'Italia, che era un paese ex-nemico e la cui ammissione avrebbe
legittimato anche quell e di Grecia e Turchia. Alla fine l'Italia venne invitata a firmare in quanto condizione per
l'adesione della Francia, per diversi motivi (l'eventuale centralit della GB in un'alleanza quasi interamente marittima,
l'isolamento politico della Francia rispetto agli altri paesi, l'appoggio della Santa Sede).
Il significato politico che il Patto avrebbe avuto nel tempo (era un accordo senza durata) tuttavia molto pi vasto.
Analogamente a quanto aveva tentato di fare Wilson nel 1919, gli Stati Uniti si ponevano come garante della sicurezza
europea (soprattutto francese) e del mantenimento dello status quo: un vincolo permanente tra USA ed Europa
Occidentale.

NATO e il Patto di Varsavia Nel 1950 Corea divisa in due stati: entrambi regimi, quello a nord stalinista, quello a sud
filo-americano. Il presidente nordcoreano Kim Il Sung, certo dello scarso interesse americano nei confronti della Corea
del Sud, oper verso la riunificazione del paese grazie ad aiuti sovietici e cinesi. Questa aggressione ebbe una forte
ripercussione in Europa, dove da poco la divisione tedesca era divenuta ufficiale con la proclamazione della Repubblica
federale di Germania a ovest e della Repubblica democratica tedesca ad est. Allo stesso tempo, negli USA le notizie dei
progressi sovietici in campo militare (bomba H) portarono ad una revisione delle teorie difensive di containment: l'idea
generale era che l'obiettivo dei sovietici fosse di portare tutto il mondo sotto la propria dominazione, e che gli Stati
Uniti dovessero contrapporsi a loro accrescendo il proprio impegno militare e gli stanziamenti per la difesa. Ci che era
avvenuto in Corea sembr dare fondatezza alle impressioni americane.
Si rimise in discussione quindi il problema della sicurezza europea: se la Germania occidentale avesse partecipato al
sistema difensivo europeo questo avrebbe frenato le tentazioni della parte orientale, ma allo stesso tempo era difficile
proporre un riarmo della Germania a pochi anni dalla guerra e con la sicura opposizione francese. Ci si mosse dal punto
di vista economico con la messa in comune delle risorse carbo-siderurgiche della Renania all'interno di uno schema
federale europeo sotto la gestione della Ceca (Comunit Europea del carbone e dell'acciaio), organismo sovranazionale,
in modo che cessassero di essere motivo di scontro tra Francia e Germania. Sul piano militare, a seguito della rinnovata
convinzione che esistesse una minaccia militare sovietica, si cre una nuova stretegia di difesa che prevedeva la
partecipazione della Germania ad un esercito europeo, incoraggiata dai governi dei paesi atlantici che chiedevano una
linea di difesa avanzata in caso di attacco dell'est. A questo punto, i francesi proposero la creazione, con sede a Parigi,
dell'esercito atlantico integrato sotto il comando del genere Eisenhower e appogiato su una solida struttura organizzativa
che divenne quindi la NATO, e d'altra parte un negoziato per dare vita all'esercito europeo integrato, la Ced (Comunit
europea di difesa), approvata nel maggio 1952, che incontr per una battuta d'arresto nel 1954 con la bocciatura da
parte dell'Assemblea Nazionale francese.
In seguito, nello stesso anno, venne messo a punto un nuovo trattato che istitu l'Unione europea occidentale (UEO),
sulla falsariga di quella creata dal patto di Bruxelles: questa sarebbe stata l'ambito in cui si sarebbe collocato l'esercito
europeo con partecipazione tedesca, governata da un consiglio formato da rappresentanti dei vari governi. Visse come
esercito fantasma, dal destino politico incerto, fino agli anni '90.
Con il riarmo della Germania venne anche restituita la piena sovranit al paese, il che ne permise la partecipazione al
Patto atlantico e un'impressionante rinascita politica ed economica.
In campo sovietico tutto si mosse analogamente ma in maniera pi facile, dato che in seguito all'assimilazione della
Cecoslovacchia e all'espulsione della Jugoslavia dal Cominform tutti i paesi erano allineati all'idea di internazionalismo
proletario. Stalin si oppose strenuamente al riarmo della Germania, ma dopo gli accordi sull'Ueo prevalse l'idea che
fosse opportuno mostrare un fronte pi compatto. Fu cos che a seguito di una conferenza, nel maggio del 1955 il
governo sovietico denunciava i trattati difensivi stipulati durante la Seconda Guerra Mondiale con Gran Bretagna e
Francia e venne stipulato il Patto di Varsavia, simile al Patto Atlantico ma senza separazione tra accordo politico e
militare. Questi due trattati quindi finalizzavano la divisione dell'Europa.


Dal confronto alla prima distensione
Nel giro di pochi mesi si assistette al passaggio da Truman a Eisenhower alla presidenza degli Stati Uniti (gennaio
1953) e alla morte di Stalin (marzo 1953). Da parte statunitense il segretario Dulles proponeva una politica estera molto
pi aggressiva, che portasse al roll back, ossia alla ritirata sovietica, anche a costo di sfiorare il conflitto; e a una
dottrina di rappresaglia massiccia in caso di attacco dell'avversario. Il New Look, pi che avere conseguenze effettive
oltre la campagna elettorale, serviva come messaggio ad europei e sovietici: ai primi di seguire le scelte americane al di
fuori dell'Europa, considerato che loro garantivano la sicurezza del continente, e ai secondi una disponibilit a stabilire
un contatto diretto al di sopra dei timori europei. Un tentativo di bloccare colpi di mano, dato che chiunque avesse fatto
il primo passo non avrebbe mai avuto le possibilit di evitare una risposta nemica.
In quegli anni l'Europa divenne partner secondario degli USA, oggetto della politica delle superpotenze. Si avvertiva il
bisogno di un'integrazione europea per competere in nuovo modo con le superpotenze, dal punto di vista economico. La
commissione Spaak (ministro degli esteri Belga) studi il rilancio europeo con la creazione di un organismo che
gestisse l'energia nucleare (Euratom) e un mercato comune. I negoziati rischiarono di risultare un fiasco, ma la sconfitta
di Francia e Gran Bretagna sulla questione del canale di Suez agevolarono i negoziati da cui nacquero, nel 1957, il
Mercato Comune Europeo e l'Euratom.
Di fatto, gli USA dimostrarono come anche il dottrinismo condizionato dal senso di opportunit: nel '53 ripresero le
relazioni diplomatiche con la Spagna e operarono per un riavvicinamento tra Jugoslavia, Turchia e Grecia, che
firmarono un trattato che vincolava indirettamente la Jugoslavia al sistema atlantico. L'Italia, frenata nei suoi propositi
di annettere il territorio libero di Trieste, nel 1954 grazie ad un accordo di compromesso riottiene Trieste.
Nel 1953 il segretario Dulles fece un viaggio nelle capitali del Medio Oriente con lo scopo di promuovere un sistema
difensivo a sud del Caucaso in funzione antisovietica, e in Asia Orientale: ottenne la fine della crisi anglo-iraniana e
assieme a Gran Bretagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Thailandia e Pakistan firm la South Eastern
Asia Treaty Organization (Seato), trattato analogo al Patto atlantico (politica di Dulles interpretabile come estensione al
mondo della dottrina del containment).
Trovare un successore a Stalin era impresa ardua. All'estero il suo mito permaneva, ma erano tanti che all'interno
dell'URSS cominciavano a dubitare della sua psiche: Stalin dovette liberarsi di parecchi oppositori. Lasciava un'eredit
importante: aveva creato una superpotenza, ma allo stesso tempo il suo sistema economico, completamente opposto
all'economia di mercato, lasciava intravedere ai sovietici i suoi limiti senza che loro potessero intuirne le fragilit
strutturali. Eccesso di burocrazia, sviluppo smodato dell'industria pesante a danno della produzione di beni di consumo:
la produttivit era condizionata dal raggiungimento delle quote di prodotto, pi che dalla qualit del prodotto stesso. Un
sistema isolato, autoreferenziale, autosufficiente ma gi condizionato da contraddizioni fatali.
Dopo la morte di Stalin si costitu una sorta di direzione collegiale, con Chruscev alla guida del Pcus: era composto da
membri in unanimit fittizia, che nascondeva uno scontro tra coloro che miravano a ottenere il suo ruolo. Alla fine ebbe
la meglio Chruscev, a seguito della vittima Berija (uomo di altri tempi, come Stalin) Malenkov invece era favorevole ad
un aumento della produzione di beni di consumo e a un miglioramento nelle relazioni con l'Occidente, cos come
Chruscev stesso: vi era una tendenza da entrambe le parti a un allentamento delle tensioni.
Un primo segno di ci si ebbe in Corea, dove dal 1951 si tentava di stipulare un armistizio, con uno stallo dei negoziati
a causa della diffidenza reciproca: gli americani premevano per la buona riuscita di questo armistizio e nel 1953 lo
ottennero grazie all'impulso sovietico: venne creata una linea di demarcazione fra i due eserciti dove ancora oggi resiste
il confine tra le due Coree. Un secondo segno ci fu alla conferenza di Ginevra del 1954, convocata per discutere della
situazione europea: inizialmente si riuscirono a raggiungere accordi (per la prima volta tra le superpotenze dopo i trattati
di pace del 1947) sulle questioni riguardanti il Vietnam, Laos e la Cambogia. Una seconda conferenza, sempre a
Ginevra nel 1955, avvenne in un clima ancora pi disteso grazie alla firma di un trattato di pace con l'Austria, che le
restituiva totale indipendenza con la condizione unica della neutralit. Si doveva discutere tra i rappresentanti di GB,
USA, URSS e Francia di temi come la riunificazione della Germania, il disarmo e la sicurezza europea, ma si tratt di
un buco nell'acqua: c'era ancora troppa diffidenza e sospetto riguardo ai piani segreti dell'avversario, e le due potenze
minori non avevano pi l'influenza necessaria per imporsi. Nonostante queste difficolt, l'incontro stesso era segnale di
una volont di affrontare i problemi come se fossero sfide in campo aperto, e negli anni il filo riallacciato a Ginevra non
si spezz mai.
Altri due eventi significativi furono la visita del cancelliere Adenauer a Mosca, che non port a nulla di concreto, pur
rendendo possibile che tra i due paesi si stabilissero relazioni diplomatiche regolari; e il superamento della paralisi delle
Nazioni Unite, che finalmente raggiunse l'accordo per l'ammissione di 16 nuovi membri, per la prima volta dal 1946.
Contemporaneamente alla svolta verso il dialogo intrapresa dalle due superpotenze, l'Unione Sovietica lavorava per
consolidare le proprie alleanze ed allargare la sfera dei suoi interessi nel Mediterraneo, in Africa, in America Latina e in
Asia. Questa linea continu da Malenkov, al successore Bulganin fino a Chruscev: questi ultimi soprattutto viaggiarono
spesso al di fuori dell'Unione Sovietica (al contrario di Stalin, il cui unico viaggio fu a Potsdam), in Cina nel 1954, nel
1955 a Belgrado per riappacificarsi con Tito (spingendo cos la Jugoslavia lontano dall'integrazione atlantica, verso il
neutralismo), in Birmania, Afghanistan e India (il cui governo rafforz le proprie propensioni neutralistiche e diede
inizio a rapporti di collaborazione economica).

La destalinizzazione e la crisi del sistema sovietico
Le successioni al vertice nell'Unione Sovietica ebbero sempre un carattere traumatico: dalla morte di Stalin,
all'estromissione di Malenkov fino all'ascesa politica di Chruscev, poco conosciuto in Occidente. Chruscev era un uomo
ben diverso da Stalin, sia dal punto di vista caratteriale (gioviale, esuberante, espansivo) che politico (potere non
assoluto). Aveva un programma simile a quello di Malenkov ma a differenza sua riusc a far valere la tesi che l'Urss
avrebbe ottenuto pi risultati affrontando la dialettica bipolare senza tensioni. Il momento culminante della sua ascesa
fu al XX congresso del partito comunista tenutosi a Mosca nel 1956, dove tenne due discorsi: quello pubblico in cui
sottoline la coesistenza pacifica come clima ideale per il proliferare del socialismo (sostenendo le vie nazionali al
socialismo), e quello segreto in cui critic aspramente l'immagine di Stalin e la sua politica, le sue atrocit, distrusse
il suo mito e la sua immagine positiva. Il discorso venne lasciato trapelare e reso pubblico dalla stampa americana,
causando una crisi del comunismo internazionale: venne piantato il seme del dissenso tra Mosca e Pechino e nell'aprile
1956 venne soppresso il Cominform. In Polonia vi furono scioperi e manifestazioni antisovietiche, e la popolazione si
riun intorno alla figura di Gomulka, che venne cooptato nel Comitato centrale del partito quando non si intravidero
altre possibilit; venne espulso il ministro polacco della Difesa (sovietico), capo delle forze armate del Patto di
Varsavia. Simbolo della fragilit intrinseca del sistema sovietico. In Ungheria si cre un movimento di studenti e
intellettuali in cui si discuteva la gestione del partito e la politica oppressiva di Rkosi; si cerc una soluzione analoga a
quella Polacca, ma era impossibile in quanto il partito era spaccato in tre. A ottobre il tutto sfugg alle mani del partito e
incominciarono manifestazioni violente in cui si richiedeva che venisse formato un nuovo governo sotto il controllo di
Imre Nagy. Nagy venne eletto Primo Ministro dal Comitato centrale del partito, ma cominci una guerriglia che termin
solo quando la gestione del partito polacco pass sotto il controllo di un nuovo essponente del partito, Kadar. I sovietici
fecero buon viso a cattivo gioco e si allontanarono dalla capitale, facendo credere agli ungheresi di aver vinto la
battaglia: ma Nagy fece un passo rischioso e di ottenne dal governo l'approvazione alla richiesta del ritiro dal Patto di
Varsavia La situazione diventava internazionale; Nagy si illudeva di avere il consenso sovietico, ma le truppe si erano
ritirate solo per riorganizzarsi e tra il 3/4 novembre attaccarono. Nagy cerc rifugio nell'ambasciata jugoslava, senza
sapere che Tito aveva gi raggiunto un accordo con i sovietici. La resistenza provoc migliaia di vittime; Nagy cerc di
fuggire, ma fu catturato e giustiziato e un nuovo governo filo-sovietico si form sotto Kadar.
Tutto ci dimostr evidentemente i limiti sovietici e la loro incapacit a stabilire nei paesi da essi controllati dei regimi
che ottenessero il consenso sociale: erano limiti che appartenevano alla natura del socialismo. Sul piano internazionale
le iniziali promesse di aiuti non si concretizzarono se non dal punto di vista umanitario, perch l'assetto europeo non
doveva essere modificato: la guerra fredda ormai si era spostata sul piano della coesistenza competitiva. Nessuno aveva
interesse a modificare la situazione, e le questioni polacche e ungheresi erano considerate come riguardanti solo e
unicamente l'URSS.

Fine dei sistemi coloniali e coesistenza competitiva
1. Il contesto La decolonizzazione, uno degli eventi caratterizzanti le relazioni internazionali del XX secolo, ebbe due
fasi: la prima di avvio dopo la 2GM, la seconda intorno al 1960 con la fine del colonialismo e la sua condanna come
illegittimo. Non solo modific le regole del commercio ma rappresent una sfida di adattamento; tra i vecchi imperi e i
paesi di recente indipendenza si imponeva una svolta cooperativa, non pi quindi in termini di subordinazione ma di
aiuto per la crescita di nuovi soggetti politicamente autonomi. Nel nuovo assetto globale si scontravano le speranze dei
vecchi imperi di mantenere un grado di influenza sulle ex-colonie, le ambizioni delle superpotenze e le speranze dei
nuovi governi. Da qui derivarono questioni che esplosero solo nel XXI secolo: il problema dello sviluppo non era pi
una questione interna ai singoli paesi ex-coloniali ma internazionale. L'esistenza degli imperi coloniali aveva consentito
a pochi, piccoli paesi di controllare vaste aree del globo.
2. La natura del rapporto coloniale Le colonie erano uno dei fondamenti della ricchezza degli stati europei, in quanto
erano fonti di materie prime a prezzi controllati e occasione per massicci trasferimenti di capitali ad alti profitti. Tutto
ci imponeva ai governi europei di tutelare, anche militarmente, il funzionamento ottimale dei sistemi coloniali.
L'imperialismo fu l'espressione dell'indifferenza nei confronti delle popolazioni locali interessate, che a seconda dei casi
si tradusse nell'assunzione del governo diretto dei territori o nella ricerca di autorit locali disponibili a collaborare:
sistema che talvolta si tentava di legittimare tramite orpelli ideologici riguardanti il compito civilizzatore dell'uomo
bianco. Fu in primo luogo trasferimento di poteri politici e modelli organizzativi, poi di merci e di capitali: i territori
colonizzati si trasformavano cos in societ che erano economicamente dipendenti dal nuovo sistema produttivo. Vi era
anche trasferimento di cultura e tecnologia, funzionali s al sistema imperialistico, ma anche frutto della volont di
alcune potenze (Francia etc.) di esportare modelli che considerava universali. Il sistema aveva quindi travolto le culture
ancestrali, provocando violente trasformazioni per esigenze appartenenti alle potenze imperiali, reso i territori merce di
scambio: le forze autoctone come conseguenza si allearono contro gli europei, riscoprendo valori nazionali antichi e
trovandone di nuovi.
3. Il declino del colonialismo Si ebbe perch caddero i motivi che giustificarono i vantaggi del colonialismo, come per
esempio gli apparati burocratici che derivavano sussistenza e privilegi dalle funzioni che esercitavano nelle colonie. Ma
mano a mano si affievolirono le motivazioni che lo tenevano in piedi: il sistema imperiale favoriva pochi e non rendeva
beneficio ai pi; nemmeno il sistema industriale traeva enormi profitti dalla colonizzazione, perch gli scambi potevano
avvenire a condizioni ancora migliori. Gli Stati Uniti, una ex-colonia, erano al centro della politica mondiale; con i
mandati si pens di dare una prima dimostrazione di apertura, ma furono solo i mandati di tipo A ad ottenere qualche
soddisfazione.
La decolonizzazione: prima fase Furono diversi i casi che minarono la robustezza dei sistemi imperiali.
Francia sin dal 1945 si trov a fronteggiare la questione Indocinese: durante la loro assenza nacque il fronte per
l'indipendenza del Vietnam e il Laos proclam l'indipendenza, lasciando loro solo il controllo del Vietnam meridionale
e della Cambogia. La Francia si limitava a proporre una relativa autonomia, con la costituzione dell'Union Franaise:
dopo negoziati e scontri armati, all'interno dell'Union venne riconosciuta l'indipendenza di Laos, Indocina e Cambogia.
Ho Chi Minh, capo del Viet Minh continu a combattere, e il mancato intervento statunitense nei confronti della Francia
costrinse le truppe francesi al ritiro nel 1954. Il nuovo primo ministro francese, France si impegn per la pacificazione
del Vietnam e nel giro di due mesi vennero sottoscritti tre accordi con i tre stati coinvolti, riconoscendo l'indipendenza
di Laos e Cambogia e stabilendo un regime provvisorio in Vietnam, diviso in due zone di occupazione: a nord dominio
dei Viet Minh, a sud francese, con la promessa di tenere delle elezioni per decidere del futuro del paese nel giro di due
anni. Il governo del Vietnam meridionale proclam l'indipendenza della repubblica come unico stato vietnamita e pi
che sui francesi cominci ad appoggiarsi all'influenza americana.
La Francia in quegli anni fu costretta a rivedere anche il suo dominio sull'Africa settentrionale, dove esistevano
movimenti indipendentisti ben radicati sia in Marocco che in Algeria e Tunisia. Il nazionalismo arabo serv come
impulso: nel 1954 contemporaneamente ai negoziati insorsero i movimenti algerini e la Francia, incapace di dividersi,
fu costretta a riconoscere la piena indipendenza della Tunisia nel 1956, poco dopo quella del Marocco. In Algeria la
situazione era pi complessa, in quanto vi viveva un milione di coloni francesi, ceto dominante della vita economica.
Per quasi dieci anni la crisi algerina venne combattuta come se fosse una vera e propria guerra: in entrambi i paesi il
controllo della situazione fin nelle mani dei militari, tanto che la Francia ipotizz situazioni autoritarie. Alla fine le
forze politiche decisero che non potevano fare altro che affidarsi a de Gaulle, che nel 1958 venne eletto presidente della
repubblica. De Gaulle era fermamente convinto che la Francia dovesse liberarsi dei fardelli coloniali e modernizzarsi a
livello politico ed amministrativo per recuperare il ruolo che internazionalmente aveva perso: fu cos che dopo due anni
di negoziati, nel 1962 si raggiunsero accordi che diedero vita alla repubblica algerina indipendente. Quasi tutti i francesi
residenti in Algeria ritornarono in Francia.
5. La fase culminante della decolonizzazione
Dopo la crisi di Suez il processo di decolonizzazione assunse un ritmo vertiginoso. Il governo inglese ritenne opportuno
accelerare il processo per evitare di avere il controllo di situazioni sempre pi difficili da governare; in Francia si
ipotizz la creazione di una Communaut che concedesse l'indipendenza ai membri pur mantenendoli nell'area francese,
ma fu una proposta tardiva e fu costretta a concedere a tutti i paesi l'indipendenza pur mantenendo con esse uno stretto
vincolo economico.
Nel Congo belga era affiorato un movimento indipendentista solo di recente, e il Belgio ritenne opportuno accelerare il
processo di decolonizzazione, per evitare di essere coinvolto in un conflitto insostenibile. Nel 1960 venne proclamata
l'indipendenza, ma il governo creato era troppo debole e ben presto il paese fu costretto a chiedere al Consiglio di
sicurezza dell'ONU di intervenire per mantenere l'ordine.
Tutti i nuovi stati erano stati ammessi nell'ONU, che ora comprendeva pi di 100 membri, buona parte dei quali
indirizzati nella lotta verso il colonialismo. In questa situazione si tenne la XII sessione dell'Assemblea generale a New
York, con presenti tutti i rappresentanti dei principali paesi del mondo (anche Chruscev e Fidel Castro): qui venne
approvata una risoluzione nella quale si descretava che il colonialismo era contrario alla Carta dell'Onu.
La fine del colonialismo costrinse tutti, superpotenze comprese, a definire linee politiche coerenti rispetto allo sviluppo
e alle occasioni di intervento; gli stati nuovi dovevano darsi una definizione e affrontare la sfida dello sviluppo
economico, chiarendo le proprie posizioni. In tal senso il neutralismo si present come la via d'uscita pi facile, e nel
1961 in una conferenza a Belgrado si sanc ufficialmente la creazione del movimento dei non allineati; di fatto questi
non avevano impegni formali nei confronti delle superpotenze, e pur divenendo presto la coalizione pi numerosa fu
investita di diverse contraddizioni. Non erano veramente neutrali ma erano comunque prossimi ad una superpotenza
rispetto ad un altra, e divennero il campo d'azione della coesistenza competitiva.
Molti stati dopo l'indipendenza cercarono di creare complessi industriali autonomi, ricevendo pi spesso l'aiuto
sovietico che quello statunitense: il loro modello influiva anche sulle politiche economiche. Ci port alla creazione di
imprese scarsamente funzionali e che non riuscirono a diventare competitive. La crescita dei paesi in via di sviluppo
rendeva prioritario modificare le regole del commercio internazionale, e da ci nacque l'Unctad, che richiese che i
termini di scambio venissero modificati a favore dei prodotti dei Pvs: su questo piano i sovietici persero per via della
rigidit della propria economia. I paesi occidentali risposero a questa richiesta con una serie di accordi parziali e
regionali, ma non riusc ad affermarsi il progetto di dare vita a un Nuovo ordine economico internazionale: il problema
rimase aperto, mentre i limiti dell'influenza economica sovietica erano ormai visibili ovunque.
6. Tra competizione e distensione: una scelta politicamente strategica
L'idea che lo scontro fra i due sistemi fosse dominato da motivazioni ideologiche perse senso nel momento in cui
entrambi appoggiarono indistintamente chiunque fosse disposto a collaborare, senza curarsi del regime dei governi
interni. La competizione metteva in rilievo la capacit economica e delle superpotenze di fronteggiare bisogni nuovi e
mantenere alti ritmi di crescita: era l'inizio di un nuovo confronto, che si basava anche sulla dimostrazione di possedere
tecnologie adeguate ai tempi e al superamento della crisi energetica.
Crisi di Suez (1956) Tutto nasce dall'ascesa in Egitto dei giovani ufficiali, nel '54 guidati dal colonnello Nasser: aveva
fatto propria la bandiera del nazionalismo arabo e del neutralismo. Nel tentativo di modernizzare l'Egitto decise di far
costruire una grossa diga sul Nilo per aumentare le terre coltivabili, e chiese finanziamenti alla BM, USA e GB: gli
USA nonostante il tono antioccidentale delle politiche di Nasser glieli concesse per distrarli dal conflitto con Israele, a
patto che non accettassero contemporaneamente finanziamenti sovietici. Nasser tergivers e nel frattempo i sovietici si
offrirono. Dulles ritir la proposta e Nasser poco dopo annunci che il canale di Suez era nazionalizzato e che i proventi
delle tariffe di navigazione avrebbero finanziato la diga. Da parte americana si cerc in tutti i modi un compromesso,
ma Francia e Gran Bretagna lo presero come pretesto per liberarsi di un personaggio scomodo per i propri interessi in
nord Africa, e la Francia trascin Israele, anch'esso ostile a Nasser ma riluttante allo scontro, e la GB in un patto segreto
secondo il quale Israele avrebbe attaccato l'Egitto e le due potenze sarebbero intervenute con il pretesto di garantire la
libera navigazione. Il giorno dopo l'attacco chiesero a Israele e Egitto di ritirare le truppe, paradossalmente in entrambi i
casi, e avendo ricevuto l'ovvio rifiuto egiziano a smettere di difendere il proprio territorio, diedero inizio alle operazioni.
Furono limitate inizialmente vista l'arretratezza e la poca preparazione delle due potenze in confronto a quella di Israele,
e clamorosamente Urss e Usa trovarono convergenza, per conquistare influenza in Medio Oriente e non rischiare di
perderla, rispettivamente. I primi minacciarono con il nucleare (d'effetto ma difficilmente realizzabile) e gli americani
agirono politicamente con una risoluzione approvata dall'Onu che chiedeva l'immediato cessate il fuoco e il blocco di
tutte le azioni belligeranti: Francia e Gb furono costretti ad accettare. Gli israeliani si ritirarono e come garanzia
ottennero che la Unef (forza di emergenza delle Nazioni Unite) occupasse la base di Sharm el-Sheikh e la striscia di
Gaza.
Tutto questo mostr come i propositi coloniali francesi erano infondati, e che la GB doveva ridimensionarsi a favore
USA; che la solidariet atlantica valeva poco rispetto all'esigenza delle relazioni bipolari. Entrambe le superpotenze
erano pronte alla gara per la supremazia nel processo di decolonizzazione.
La competizione spaziale e quella nucleare furono due dei terreni sui quali la competizione si manifest, come elemento
centrale degli equilibri mondiali, in quanto il contesto economico non consentiva pi incrementi nelle spese militari.
Con il rischio nucleare, entrambe le superpotenze avvertivano il rischio di essere annientate, ma tale pericolo era solo
relativo sul piano pratico: i rischi imponevano la ricerca di regole condivise per l'uso dei sistemi difensivi, portando ad
una situazione di stallo. Gli esperimenti sulle bombe H proseguirono da entrambe le parti fino al 1962; gli americani,
per trasportare gli ordigni di basarono sulla loro superiorit nel numero di bombardieri strategici, mentre i sovietici
puntarono sulla superiorit missilistica: furono i primi a disporre nel '57 di missili intercontinentali a lunga gittata, cosa
che per la prima volta espose gli USA agli attacchi. In questa gara si poneva il problema della partecipazione europea,
non solo per la dislocazione dei missili di gittata intermedia (quindi pericolosi per i sovietici) ma anche per la
partecipazione nel possesso di ordigni nucleari, ipotesi che persegu con forza la Francia e si estese ad altri paesi (1957-
58).
Nel 1957 vi fu la corsa al nucleare: gli americani agivano credendo di possedere un primato, ma i sovietici riuscirono ad
anticiparli nel lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik. Panico in USA, e sfida raccolta da Kennedy che con una
poderosa rincorsa culminarono nel 1969 con lo sbarco sulla Luna.
Questa situazione imponeva alle superpotenze il compito della regolamentazione e sospensione degli esperimenti
nucleari. Entrambe le superpotenze si dimostrarono pronte e venne lanciata nel 1957 il progetto di un negoziato per la
creazione di un sistema di controllo internazionale. L'Urss temeva il riarmo nucleare tedesco e la vicinanza di basi
missilistiche statunitensi al suo territorio, e solo il superamento di questi ostacoli avrebbe portato ad un accordo.
Altro momento critico fu dovuto alla crisi di Berlino, culminata nel 1961 con la costruzione del muro. Chruscev
minacci di stipulare una pace separata con la Germania orientale, trasferendo la capitale a Berlino e facendo assumere
al governo della Repubblica democratica tedesca tutti i poteri sovrani. La situazione rifletteva da una parte le spinte del
governo di Adenauer agli americani, affermando la dottrina della unica Germania come Germania federale, poi le
indiscrezioni sul nucleare che mandavano nel panico i tedeschi orientali e la fuga di cittadini tedeschi da oriente a
occidente (3 mln di rifugiati). I sovietici avevano anche pressione interna da parte della Cina popolare, con cui i rapporti
non erano mai stati idilliaci per via delle differenze in materia di politica estera, e dalla Germania orientale dove
Ulbricht temeva il riarmo nucleare a occidente. L'ultimatum era l'unica soluzione per Chruscev, ambiguo a sufficienza
da placare i timori di Mao e Ulbricht e far capire a Occidente che c'era la volont di dialogare. Urss e USA cercano un
dialogo, con visite a Mosca e Camp David, nonstante le proteste cinesi e le pressioni dei tedeschi orientali. Il negoziato
aveva come presupposto la rinuncia alla nuclearizzazione della Germania, che gli americani accettarono, ma che gli
alleati videro come dubbi sulla determinazione americana di difenderli secondo la 'rappresaglia massiccia'.
A questo successo iniziale di Chruscev si un quello della mancata conferenza di Parigi del 1960: pochi giorni prima
venne intercettato sul territorio sovietico un aereo spia americano, e Chruscev accus Eisenhower (che non poteva
difendersi) di azione di guerra, con una grande messinscena mediatica teatrale che serv anche a riacquistare consenso
all'interno del proprio partito. Ma i timori di Ulbricht non si erano placati del tutto e la fuga dei cittadini orientali verso
occidente continuava: per questo come compromesso fu deciso di costruire il muro di Berlino, non come provocazione
ma come misura necessaria a fermare le emigrazioni clandestine. Il muro di fatto rappresentava un segno di debolezza:
la Germania orientale doveva rinchiudersi dentro il proprio confine per porre termine alla situazione di instabilit.
Il timore sovietico riguardo la collocazione delle basi americane era di fatto giustificato, come ammesso dallo stesso
Eisenhower sin dal 1959. Di fatto la stessa situazione si ripresent per loro riguardo a Cuba. Nonostante l'Osa
(Organizzazione degli stati americani) vi erano tensioni latenti riguardanti la disuguaglianza esistente tra i paesi
dell'America Latina e gli Stati Uniti. In Guatemala il presidente democratico Arbenz venne eliminato nel 1954 grazie
anche all'aiuto dei servizi segreti americani; ma a Cuba la lotta rivoluzionaria ebbe maggior successo. Grazie alla forte
identit nazionale si giunse ad un'alleanza sociale tra contadini e piccola borghesia: l'avvocato Fidel Castro si pose alla
guida del movimento insurrezionalista e rifugiatosi in Messico, conobbe l'argentino Che Guevara con cui tent nel 1956
uno sbarco insurrezionale a Cuba. Venne ricacciato, ma il dittatore presente Batista dur poco pi di due anni prima che
i sostenitori di Castro lo costrinsero alla fuga nel 1959.
A prima vista Castro non sembrava guidare una coalizione filocomunista, e venne anche appoggiato dai liberal
americani. Ma le infiltrazioni comuniste successive misero in allarme gli USA, finch nel 1960 Cuba firm con l'Urss
un accordo per l'acquisto di tutta la produzione saccarifera dell'isola. Da quel momento Cuba diventava un potenziale
nemico; la situazione degener a tal punto che gli Usa decisero la rottura delle relazioni diplomatiche. Nel 1961, a
seguito di una fallimentare spedizione di esuli cubani sull'isola guidata dai servizi segreti americani, Castro dichiarava
che Cuba era una repubblica socialista.
Cuba diventava uno spunto su cui appoggiarsi per Chruscev, in quanto per gli USA rappresentava un rischio analogo a
quello che l'Unione Sovietica vedeva in Europa. Nacque l'idea di installare basi missilistiche a Cuba (1962), prima di un
gruppo ristretto di esponenti del presidium sovietico: i cubani accolsero l'idea. Quando i lavori per la costruzione delle
basi ebbero inizio gli americani ne furono subito informati grazie a un aereo spia, che lasci intuire l'avanzamento dei
lavori e diede il via ad una crisi che pareva quasi una catastrofe imminente. Il presidente Kennedy, in un discorso alla
nazione dichiar che gli USA avevano fissato una linea di quarantena oltre la quale le navi sovietiche non sarebbero
potute passare, e che se necessario queste navi sarebbero state respinte con la forza (contemporaneamente gli alleati
venivano informati, ma non 'consultati'). Seguirono giorni di tensione, in cui i sovietici inizialmente negarono. Chruscev
a quel punto scrisse due lettere: una privata a Kennedy, in cui si disse pronto a ritirare le iniziative in corso se avesse
dichiarato che non avrebbe mai invaso Cuba; e una che diffuse pubblicamente in cui disse che il ritiro dei missili a Cuba
era condizionato dallo smantellamento delle basi in Turchia. Kennedy usc dall'impasse dichiarando pubblicamente che
non avrebbe invaso Cuba e quindi avrebbe accettato la clausola di non intervento, e che questo allentamento della
tensione avrebbe permesso di discutere di un accordo riguardante altri armamenti, cos come espresso 'nella seconda
lettera resa pubblica'. Di fatto, le basi in Turchia e Italia vennero smantellate in cambio della rinuncia dei missili posti a
Cuba: ci che i sovietici non sapevano era che lo smantellamento delle basi era gi stato previsto da tempo.
Raggiunto l'accordo, Kennedy ne usc come chiaro vincitore, senza che Chruscev facesse nulla per impedirlo. Questo
per due motivi: per permettere che nel 1963 venisse firmato il Test Ban Treaty, per la sospensione degli esperimenti
nell'atmosfera; e nel frattempo dal 1962 erano in corso dibattiti interni all'Unione Sovietica riguardo la validit del
proprio modello produttivo, poich Chruscev ambiva al fatto che l'Urss potesse un giorno raggiungere la produttivit
americana. Quindi la nuova politica estera sovietica era dettata dal desiderio di diminuire le spese militari per
indirizzarle verso urgenti interventi di carattere civile. L'aver dato voce a questi problemi e il suo indebolimento a
livello internazionale condizionarono a tal punto la posizione di Chruscev da rendere possibile la sua destituzione nel
1964.


Capitolo 6 L'egemonia di due imperi e i suoi limiti (1964-1979)


Dopo la fine del colonialismo tradizionale permangono comunque altre forme di dipendenza, caratteristiche dei blocchi
di alleanze guidati dalle superpotenze. E' un impero in senso nuovo, inteso come coalizione di paesi economicamente
organizzati come economie di mercato e politicamente governati secondo le regole dei sistemi democratici pluralisticii,
legati alla potenza egemone da un rapporto di collaborazione politica e di dipendenza militare.
Nel caso dell'impero sovietico necessaria una tripartizione:
1. I rapporti fra le repubbliche che costituivano l'Urss erano nei fatti rapporti di dipendenza coloniale, dove il
governo sovietico russificava l'economia e la difesa;
2. I rapporti con i paesi del Patto di Varsavia, che mantenevano la propria sovranit, per quanto limitata: nati da
un progetto di internazionalismo socialista, il grado di lealt all'Urss non offriva loro alcun limite di elasticit.
Rapporto di dipendenza accentuato e stringente;
3. I rapporti con gli stati che dopo aver raggiunto l'indipendenza erano economicamente legati all'Urss: non
rapporto imperiale quindi ma solo politica di potenza, analoga a quella americana.
Dal 1963 al 1974 proseguirono l'elaborazione dei trattati con il Non Proliferation Treaty (1968); Salt I (1972) e Salt II
(1974). Pareva aver raggiunto il modello per la definitiva pacificazione del continente, ma dopo il 1975 emersero nuovi
elementi di insicurezza, dovuti al fatto che le superpotenze tendevano a trascurare quegli eventi anche di forte risonanza
(es. Guerre) purch questi non andassero ad intaccare la diarchia globale. Dopo il 1956 il fatto che gli USA avessero
agito senza consultare o ignorando il volere europeo non era passato inosservato, cos come il disinteresse verso le
questioni europee (es. Muro) e i loro interessi (es. In medioriente). I governi europei viaggiavano tra l'indifferenza e
l'irritazione, da cui il ritiro della Francia dal comando integrato della Nato e l'opposizione alle politiche Usa nel
Vietnam. Ma l'Europa occidentale anzich rassegnarsi al suo ruolo var nel 1957 la Comunit Economica Europea,
mettendo le basi per recuperare molti anni dopo il ruolo di partner a fianco degli Stati Uniti.
Anche in Estremo Oriente gli USA mostrarono riluttanza a restituire la totale sovranit al Giappone, ignorandone la
rinascita dei sentimenti nazionali e la sua crescita come colosso economico: i negoziati durarono fino al 1971, a seguito
di polemiche riguardanti la sovranit delle Isole Ryukyu e Okinawa.
In campo sovietico, la sostituzione di Chruscev non mise fine alla crisi del sistema sovietico, troppo limitato perch
anche le riforme dei suoi successori potessero sistemarlo. A ci si aggiunsero i malumori dei paesi del Patto di
Varsavia, lo scontro con la Cina comunista (che si avvicin agli Usa) e il supporto a Ho Chi Minh che ebbe successo in
Vietnam. Per il mantenimento dell'egemonia globale, le superpotenze erano costrette a pagare questo prezzo, inevitabile
in quanto raggiunta la parit non potevano fare altro che limitare gli armamenti: era per ormai in vista il declino del
sistema sovietico, e previsioni di ci incominciavano a circolare negli ambiti letterari.
I sovietici alla fine guadagnarono il Vietnam come alleato, rovinarono definitivamente le relazioni con la Cina che
sarebbe poi diventato un membro dell'ONU; gli statunitensi riacquistarono libert di manovra nel globo e furono in
grado di ridimensionare i costi della recessione economica: entrambe le potenze mostravano come fosse possibile
pensare ad un lungo periodo di pace e stabilit in futuro.
Fino al 1975, le superpotenze riuscirono a prevalere nonostante i dissensi interni e l'emergere di una disuguaglianza
strutturale fra le due potenze: questi saranno poi impossibili da contenere e dopo il 1980 affioreranno in tutta la loro
portata.
Al di l della crisi energetica, si riproporr il problema della sicurezza europea: l'Europa avvertiva il rischio della
rinnovata spinta sovietica verso l'Africa e i suoi paesi di recente indipendenza, e la minaccia degli euromissili sui
territori del Patto di Varsavia. Gli Stati Uniti vivevano la crisi legata alle dimissioni di Nixon (1974), la successiva
elezione di Jimmy Carter e poco dopo la crisi in Iran. L'Urss comprese l'impossibilit di mantenere le proprie posizioni
in Medio Oriente e soffr lo scontro con le potenze europee riguardo il dispiegamento degli euromissili. La minaccia
nucleare dominava l'umanit ma era sostanzialmente vanificata dalla garanzia bipolare, il cui limite era la capacit delle
superpotenze di mantenere intatto il proprio ruolo, che sarebbe emerso in seguito.

1. Il polo statunitense e i suoi problemi
Il successo di Kennedy nella crisi di Cuba aveva avuto ripercussioni molto positive in Europa, ma lo stesso non si pu
dire del modo da lui utilizzato per risolverla, a danno della sicurezza europea: tutto ci era fonte di numerose critiche
negli ambienti militari della Nato. Di fatto Kennedy barattava la sicurezza americana per quella europea, in quanto un
attacco a basi italiane o turche non in mano americana non avrebbe scatenato una rappresaglia USA; Chruscev pur
fallendo era riuscito a far posporre gli interessi europei a quelli degli Stati Uniti.
Queste critiche in Europa avevano trovato un'espressione politica in vari atteggiamenti: vi era la volont di riprendersi
la responsabilit della propria difesa, ma le uniche opzioni plausibili erano la force de frappe francese e la Forza
multilaterale a cui stavano lavorando americani e britannici, che de Gaulle considerava come mezzo tramite il quale le
scelte nucleari europee sarebbero sempre rimaste in mano americana. Firm quindi un accordo con Adenauer per la
partecipazione della Germania nella force de frappe, che port al naufragio della Forza multilaterale. Nel frattempo
emergeva la Cee.
La Francia aveva come proposito quello di riacquistare un ruolo centrale nella vita europea: favor l'applicazione dei
trattati di Roma del 1957 ma sottoline come sul piano politico, non desiderasse un'organizzazione gestita da burocrati.
Ci sarebbe stato bisogno di un'unione politica europea, in termini di cooperazione tra Stati: evidentemente era persuasa
che facendo ci la Francia sarebbe divenuta la guida politica della Comunit.
La Cee non si sarebbe occupata di creare solo una zona di libero scambio ma anche di elaborare politiche comuni in
diversi settori, tra cui la politica agricola. Serviva per un organismo adatto: De Gaulle colse l'occasione per riprendere i
discorsi della Commissione Fouchet che erano stati interrotti in precedenza: la commissione complet la preparazione
di un insieme di progetti di politica agricola comunitaria, approvate a maggioranza ma con il voto contrario di due
francesi. Quando fu chiaro che lo stesso sarebbe avvenuto al Consiglio dei Ministri, i due francesi abbandonarono i
lavori e de Gaulle accus la Commissione apertamente di aver usupato le competenze altrui e defin il Parlamento non
legittimo in quanto 'non eletto'.
A quel punto o si andava avanti senza la Francia o si accettavano le sue tesi. Con il compromesso del Lussemburgo del
1966 si fece proprio questo e si concesse alla Cee di disporre di risorse proprie. Da allora la Cee accolse nel 1972 la
domanda di adesione britannica, a cui seguirono nel 1973 anche Danimarca e Irlanda mentre la Norvegia non pot
accedere per via di un referendum.
Nel 1974 si modific ulteriormente la struttura istituzionale comunitaria, rafforzando i compiti del Consiglio dei
ministri e stabilendo che si sarebbero tenute riunioni trimestrali; nel 1979 si trasform infine il Parlamento in organo
elettivo e si tennero le prime elezioni europee.
La Cee di fatto diventa un soggetto sia economico che politico internazionale, non ostile agli Stati Uniti ma fonte di
sfide e richieste di adeguamento: i paesi coinvolti vedono nel primo decennio un grande sviluppo economico (miracolo
economico).
In Germania le ininterrotte tensoni per la situazione del paese trovarono una direzione inattesa nella Ostpolitik, ossia il
riconoscimento dei governanti della Germania orientale, che temevano una riunificazione del paese in quanto si
sentivano privi di legittimit reale: un progetto opposto all'intransigenza di Adenauer e che lasciava intravedere una
futura riunificazione della Germania. L'Ostpolitik suscitava diffidenze dentro la Cee e allarme per gli Stati Uniti: Brandt
nel frattempo, divenuto cancelliere stabil relazioni regolari con la Jugoslavia e la Romania e promosse un
riavvicinamento con l'Europa orientale, che sarebbe stato utile per accrescere la limitata libert di manovra di cui
godeva. L'Ostpolitik promuoveva la pace in Europa, e la Rfed avrebbe acquisito la forza per attirare altri tedeschi e
sviluppare un'azione politica che fosse meno vincolata dai vincitori. La si poteva vedere o come un modo per
frantumare il sistema di sicurezza atlantico, o come un modo di vivere diversamente una situazione ormai cristallizzata.
Brandt si mosse parallelamente: and a Mosca il 7 agosto 1970 e firm un patto di non aggressione con l'Urss, per poi
visitare la capitale polacca. I rapporti fra le due Germanie erano irti di difficolt, dato che per normalizzare la situazione
sarebbe stato necessario che la Germania federale riconoscesse la Germania dell'Est; in ogni caso i due capi di stato si
visitarono reciprocamente e nel 1972 stipularono un trattato che prevedeva rapporti di buon vicinato, incremento delle
relazioni commerciali e culturali, rispetto delle frontiere e delle alleanze. Poco dopo entrambi gli stati entrarono a far
parte dell'Onu, non senza un aiuto dell'Urss che era interessata alle relazioni commerciali con la Germania occidentale.
L'Ostpolitik non era altro che un'anticipazione dell'assimilazione che sarebbe avvenuta nel 1989.
Nel frattempo gli Stati Uniti attraversavano un periodo molto complesso, che dal 1963 al '79 vide susseguirsi quattro
presidenti: Kennedy (assassinato nel '63), Johnson, Nixon, e Jimmy Carter. Carter, che si era speso a livello sociale e
contro la discriminazione razziale, vide perso questo credito per via della reazione suscitata dalla guerra del Vietnam.
Fu Kennedy di fatto a dare il via libera al colpo di stato che elimin il primo ministro del Vietnam del sud, cos come fu
Kennedy che decise la portata dell'impegno militare statunitense. Johnson si prese carico delle conseguenze di tutto ci
e si ritrov a decidere se disimpegnarsi con un qualche accordo di neutralizzazione del Vietnam del Sud o se resistere
strenuamente alle infiltrazioni dei partigiani da nord. Quella che era sembrata una guerra civile divenne presto una
guerra tra USA e Vietnam del Nord: alla base di tutto la 'teoria del domino', secondo la quale era necessario evitare che
dilagasse il comunismo nel Vietnam del Sud per evitare che si espandesse in tutta l'Asia. Johnson a seguito dell'elezione
fu costretto da ci ad aumentare l'impegno in Vietnam, con un contingente grande (500.000 uomini) ma non sufficiente
a vincere. Le ragioni della sconfitta americana deriv di fatto dall'assenza di un impegno militare collegato ad un
progetto politico: Johnson voleva di fatto dimostrare che gli Stati Uniti non potevano essere sconfitti. Nei primi anni
ebbe il supporto pubblico, ma quando tante famiglie americane incominciarono ad essere toccate dalla guerra e in tv si
mostrarono le immagini di una guerra di cui non si comprendevano le ragioni, inizi una diatriba politica che and a
toccare persino la natura democratica della societ americana. Di fronte a questa offensiva, Johnson nel 1969 decide di
non ripresentare la propria candidatura e di riprendere i negoziati con Hanoi, in quanto la guerra avrebbe potuto essere
vinta solo a un prezzo troppo alto. Nixon avrebbe mano a mano incrementato l'impegno delle forze vietnamite: nel 1973
venne concluso il negoziato di pace, ma gli scontri proseguirono fino al 1975. Bisognava raggiungere un accordo che
rendesse possibile un completo disimpegno delle forze americane.

2. Il polo sovietico e i suoi problemi
Da parte sovietica erano presenti problemi e contraddizioni ancora pi profonde di quelle americane. La prima fu il
mutamento del rapporto con la Cina: dopo la visita di Chruscev a Pechino nel 1959, la situazione degener al punto che
nel 1960 i sovietici ritirarono i loro esperti nucleari dalla Cina, che era alla vigilia di una lunga crisi politico-economica
degli anni '60. La firma del Test Ban Treaty e i due accordi firmati dall'Urss con la Corea del Nord e il Vietnam del
Nord isolarono la Cina nel mondo comunista.
Questo spinse, nel 1966, Mao Zedong a promuovere la cosiddetta 'rivoluzione culturale': inizi un atto di ribollire
sociale, che Mao considerava 'catartico': periodo di persecuzioni, di paralisi della vita economica che fece perdere alla
Cina gran parte delle proprie conquiste: nel 1967, conclusosi l'esperimento, Mao fa intervenire il generale lin Pao che
riporta l'ordine con il sangue. Nel 1971 Mao lasci quindi che Zhou Enlai ridasse il potere nelle mani dei civili. I due
morirono nel 1975 e nel 1976, e dopo una breve lotta per la successione il potere passo a Deng Ziaoping, che gi aiut
Zhou Enlai pochi anni prima e che fu artefice della trasformazione della Cina contemporanea. Nel frattempo le relazioni
con l'Urss erano peggiorate, e con il sospetto che potesse approfittare della debolezza interna per affermare la propria
egemonia, attaccarono le postazioni sovietiche al confine: la tensione dur fino al 1969, con un negoziato diplomatico
pieno di sospetto.
Era ormai chiaro come nemmeno dopo vent'anni i regimi sovietici fosse riuscito a mettere radici sociali solide, con
l'eccezione di Germania orientale e Bulgaria. Tra il 1970 e il 1971 sal la tensione in Polonia con una serie di scioperi,
dove il partito per interven tempestivamente; vi fu una crisi in Cecoslovacchia pi profonda, dove la crisi economica
del 1962 diede fiato alle opposizioni, causando una scossa culturale. Riaffior la questione nazionale, data l'insofferenza
degli slovacchi verso il trattamento discriminatorio da parte del governo. Attorno al nuovo segretario del partito Dubcek
nacque il mito della 'Primavera di Praga', progetti di riforme dal grandioso ideale di creare un socialismo dal volto
umano. Gli avvenimenti di Praga seminarono il panico negli altri stati del Patto di Varsavia; i cecoslovacchi chiesero di
poter incontrare i sovietici, ma dall'incontro non ne usc nulla. Dubcek contava sull'aiuto di Tito e Ceausescu, ma venne
tradito da entrambi: la Cecoslovacchia venne invasa dalle truppe sovietiche e del Patto, incontrando manifestazioni di
ostilit. Alla fine a Dubcek venne chiesto se rientrare per controllare la situazione cos come si era evoluta,
sottoscrivendo la sconfitta, o se subire un intervento militare ancora pi sanguinoso: scelse la prima. Alla fine Dubcek
venne gradualmente allontanato e si ritir a Bratislava.
Il tutto fu giustificato secondo la dottrina della sovranit limitata, una sorta di delega che i paesi del Patto
concedevano all'Urss affinch mantenesse l'ordine in tutti i paesi del blocco. Di fatto questo sottolineava una grande
insicurezza e l'instabilit dell'Europa orientale: per questo Mosca propone una grande conferenza sulla sicurezza in
Europa.

4. La grande distensione e i suoi limiti
Negli anni '50, le due superpotenze avevano di fatto il controllo della sicurezza globale: legittimavano la propria
supremazia in cambio della tacita delega di assicurare la pace nel mondo. I problemi interni, tuttavia, non consentivano
margini discrezionali di intervento. I possenti arsenali accumulati non avevano altro valore se non quello 'simbolico' di
sanzionare un determinato ruolo in campo internazionale: non vi era uguaglianza dal punto di vista economico-
finanziario, ma dal punto di vista militare.
Tra il '68 e il '74 si susseguirono una serie di accordi che resero possibile la 'grande distensione'. La contesa tra le due
superpotenze si avviava a diventare una contesa sulla capacit tecnologica di controllare le conoscenze generate dalla
gara alla supremazia nucleare. La gloria del predominio e l'onere di dimostrare che nessuna delle due l'avrebbe
esercitato per prevalere sull'altro: ci avrebbe mantenuto la pace nel mondo.
Nel luglio 1968 viene firmato il trattato di non proliferazione degli armamenti nucleari, sotto l'ONU, spinta necessaria
visti gli esperimenti in Cina e la proliferazione in Francia. Gli Stati Uniti, con i missili a testata multipla possedevano la
capacit di attaccare numerosi bersagli contemporaneamente e stavano avviando il dibattito su un sofisticatissimo
sistema di difesa antimissilistica, anche se il pensiero che una delle parti possedesse un modo per proteggersi
dall'atomica era destabilizzante per gli equilibri globali.
Nel 1968 venne dunque tenuto aperto il dibattito sulla limitazione degli armamenti: i termin dell'accordo raggiunto
stabilivano che gli stati in possesso si impegnassero a non trasferire armi atomiche a chi non ne possedeva e che quelli
che non lo erano si impegnassero a non possederne. Questo accordo sancisce l'egemonia permanente delle superpotenze
e costringe gli americani ad abbandonare i propositi del riarmo nucleare della Germania.
Gli accordi successivi furono legati agli sviluppi interni alle due superpotenze e a errori di valutazione rispetto alle
rispettive ragioni di fondo. I sovietici per esempio ritenevano che gli Stati Uniti fossero fiaccati dalla guerra contro il
Vietnam, e che la politica di distensione non fosse altro che un segno di debolezza: accettarono quindi perch lo
considerarono come un'espressione della volont americana a rafforzare il duopolio. Continuarono quindi a rafforzare
l'apparato militare, mentre gli Stati Uniti stavano gi per raccogliere i risultati del rilancio tecnologico del 1957,
culminato con la spedizione sulla Luna del 1969.
Gli anni di Nixon e Kissinger, fino al '74 furono anni favorevoli per la politica estera, dove venne rafforzato il dialogo
con l'Unione Sovietica per smuovere l'immobilismo tra i due e trasformarlo in una convergenza nella politica mondiale.
Nonostante la consapevolezza della necessit del dialogo non era ancora stato affrontato il problema centrale della
limitazione degli armamenti. Nel 1967 Johnson aveva lanciato il progetto Salt (Strategic Armaments Limitations
Talks); venne ripresa e nel 1969 delegazioni dei due paesi si ritrovarono ad Helsinki per discuterne: alla fine nel 1972
venne firmato il trattato Salt I, che definiva il congelamento del numero di missili posseduti da entrambe le potenze, e
che entrambe le parti possedessero un sistema antimissile, uno nella capitale e uno nella base che giudicassero pi
importante. I protocolli firmati dovevano far desumere che le relazioni fra i due paesi fossero non solo normalizzate, ma
avviate verso un radioso avvenire: anche accordi su scambi commerciali, collaborazione culturale, clausole che
avrebbero concesso all'Urss lo status di nazione pi favorita.
La visita di Nixon a Mosca segn il disgelo. Ne seguirono altre in cui vennero firmati altri accordi e venne anche
pianificato un accordo Salt II, ma Nixon fu costretto alle dimissioni dopo lo scandalo Watergate e i sovietici dovettero
riprendere il dialogo con Ford, con cui nel 1974 raggiunsero un accordo interinale. Dopo il 1979, con Carter il clima
cambi radicalmente e il trattato venne travolto dopo l'invasione sovietica in Afghanistan.
Per i sovietici la distensione era divenuta una necessit economica, in quanto avrebbe permesso di limitare la spesa
militare e avrebbe lasciato un'immagine migliore in Europa. Le relazioni con la Cina erano invece sul punto di rottura;
l'instabilit in Asia spinge verso un ulteriore miglioramento delle relazioni con gli Usa.
Nixon nel frattempo lavorava alla politica del low profile, asserendo che gli Stati Uniti non potevano continuare ad agire
come se fossero i poliziotti del mondo: a tale scopo promosse la vietnamizzazione del conflitto in Vietnam tramite
negoziati segreti e sostenne che i problemi interni alle nazioni asiatiche erano di responsabilit dei singoli stati. Lo
stesso non si pu dire per quanto riguarda il Giappone, che a seguito del trattato di pace aveva attraversato un periodo di
grande crescita economica ed era divenuto il gigante commerciale d'Oriente. Quando il Giappone nel 1965 super gli
Stati Uniti, si incominci a discutere del fatto che il Giappone abbandonasse le sue legislazioni protezionistiche: il
Giappone era disposto a discutere, se gli fossero stati restituiti l'arcipelago delle Ryukyu e l'isola di Okinawa, gli fosse
data la possibilit di riaprire negoziati commerciali con la Cina popolare con il rifiuto di una politica di riarmo. Tutto
ci era molto importante in quanto il Giappone era il pilastro del sistema difensivo americano in Estremo Oriente, e i
commerci tra Cina e Giappone erano molto cresciuti negli ultimi anni. In questo clima avvenne un riavvicinamento tra
Cina e Usa: quando i sovietici ipotizzarono un attacco atomico alle basi cinesi, ricevettero da parte americana un secco
rifiuto: il governo cinese intu la pericolosit dell'isolamento e cos si allarg all'esterno sia verso il Giappone che verso
gli Usa. Stringendo rapporti politici con la Cina, l'influenza sovietica nel Pacifico veniva nettamente ridimensionata.
Ci culmina nel 1971 con l'ammissione della Cina popolare al posto di quella nazionalista di Taiwan nell'Onu. Gli
americani cos rinunciano alla teoria dell'esistenza di due Cine e si impegnarono ad un ritiro delle loro forze in mare e a
Taiwan; in cambio la Cina ammette la supremazia americana nel Pacifico. Il legame tra Usa e Cina di fatto non
cambiava granch per quanto riguardava i rapporti bipolare ma agiva come deterrente verso l'aggressivit nucleare dei
cinesi.

5. Il Medio Oriente e la crisi energetica

La tranquillit venne spezzata nell'ottobre del 1973 dalla guerra dello Yom Kippur, attacco a sorpresa degli egiziani
contro Israele e che segn un tornante della storia internazionale, tale da intrecciarsi spesso con la politica di
distensione.
In quanto fase del conflitto arabo-israeliano, la guerra era la rivalsa egiziana rispetto alla sconfitta del 1967; Usa
avevano mantenuto un cauto equilibrio nelle relazioni con i due paesi, spezzandolo nel 1966 con la vendita di numerosi
armamenti ad Israele per aiutarli a contrastare la minaccia del Movimento per la liberazione della Palestina (Olp)
guidato da Arafat e finanziato da Nasser. Nel 1967 l'Egitto chiede il trasferimento dell'Unef al porto israeliano di Elat,
richiesta accettata dall'Onu; subito dopo blocca la navigazione di navi israeliane nello stretto di Tiran. L'Egitto si sentiva
al sicuro per via dell'appoggio sovietico, ma Israele rispose attaccando di sorpresa l'aviazione egiziana e invadendo
l'Egitto sino al Sinai e al canale di Suez. Si realizzava cos il sogno di creare il grande stato di Israele, come dichiarato
da Tel Aviv. Israele divenne cos il simbolo dell'oppressione occidentale. Israele aument di molto la propria
popolazione araba, che si dichiarava palestinese; l'Onu vot una risoluzione che prevedeva la fine dello stato di guerra e
il ritiro delle truppe israeliane da territori occupati nel recente conflitto (ambiguo, potrebbero non essere tutti). Vari
colpi di stato negli altri paesi del Medio Oriente che lo rendono ancora pi anti-israeliano, e l'azione dell'Olp diventa
sempre pi risoluta. A questo punto l'egiziano Sadat (successore di Nasser) chiede ai sovietici nuovi aiuti militari e nel
giorno dello Yom Kippur attacca contemporaneamente alla Siria il paese; le forze israeliane risposero e ricacciarono
indietro il nemico fino a spingersi oltre sul territorio egiziano. Americani e sovietici avevano accelerato gli aiuti a
entrambi i paesi. Alla fine Israele bloccher il conflitto solo dopo una risoluzione Onu e sotto pressione da parte USA e
URSS, e grazie all'apporto fondamentale di Kissinger che aveva la possibilit di negoziare direttamente sia con gli
israeliani sia con gli egiziani. Nel 1974 si giunse a un accordo che prevedeva il disimpegno generalizzato delle truppe
con la supervisione dell'Onu. Possiamo osservare come sia Urss che Usa agirono separatamente per poi concertarsi solo
sul finale; e come gli Usa riuscirono a ristabilire relazioni diplomatiche stabili anche con l'Egitto, in modo da annullare
quasi l'egemonia sovietica sul Mediterraneo orientale. Per la prima volta israeliani ed egiziani cercarono una soluzione
pacifica ai loro problemi, tanto che nel 1979 venne firmato un trattato di pace tra Israele e Egitto.
Divario tra interessi americani e quelli dell'Europa occidentale, influenzato dai riflessi della crisi energetica. Sino alla
guerra del Vietnam l'Europa aveva goduto di un sistema monetario stabile grazie al Gold-dollar Standard, ossia un
valore di convertibilit fisso tra dollari e oro. La stabilit del valore del dollaro fu tuttavia minata sia dalla crescita del
Giappone, sia da quella della Cee e dall'aumento dei prezzi delle materie prime; il dollaro era ora sopravvalutato e
imponeva costi pi elevati all'economia americana. Ogni crescita di liquidit all'estero si tramutava in una possibile crisi
per l'economia americana; le riserve auree dopo la guerra in Vietnam e gli aiuti si erano ridotte a met, ed era salita
l'inflazione e la disoccupazione. Nel 1971 fu infine impossibile mantenere il cambio fisso e Nixon annunci agli
americani la New economic policy, con la sospensione della libera convertibilit del dollaro (fine degli accordi di
Bretton Woods), un'imposta del 10% sulle importazioni, tagli sulla spesa pubblica e controllo dei salari. Questa
manovra diede modo agli alleati di pensare che Nixon volesse scaricare i problemi americani su di loro; in un clima di
crescente sospetto, alla fine dell'anno vennero siglati gli Smithsonian Agreements, che stabilivano nuove parit tra il
dollaro e le altre monete mondiali e il principio che il tasso di cambio potesse oscillare sopra e sotto il tasso ufficiale del
2,25%. Fu un successo, in quanto il dollaro restava comunque la moneta di riferimento, ma il tutto non era pi legato
alle riserve auree e al cambio fisso.
La questione petrolifera era stata di fatto la causa sia della crisi politico-economica che di quella finanziario-monetaria.
In entrambi i casi gli Stati Uniti riuscirono a risolvere la situazione volgendola a proprio vantaggio senza che i paesi
europei riuscissero, con grande sacrificio, a superare un decennio di crisi energetica e finanziaria. Il tema dello
sfruttamento delle risorse petrolifere era diventato uno dei problemi centrali per il mondo industrializzato sin dagli anni
'50. I paesi produttori avevano incominciato a coglierne l'importanza e nel 1960 fondarono l'Opec (organization of
petroleum exporting countries) per coordinare le rispettive politiche energetiche. Considerata l'importanza strategica del
petrolio, nel 1973 venne utilizzato come arma a favore della causa palestinese, mediante manovre sulle esportazioni e
sul prezzo del greggio: ci cre problemi non tanto per le superpotenze, che erano ricche di fonti interne o controllate
direttamente, ma per Giappone e Europa occidentale, la cui industria dipendeva ancora troppo dal greggio. La
conseguenza fu che dal 1974 al '79 la recessione e l'inflazione colpirono il mondo industrializzato; i soldi guadagnati
dall'aumento del prezzo (petrodollari) vennero usati per finanziare i paesi in crisi, rendendoli debitori permanenti dei
produttori. Gli Usa finirono per guadagnarci ugualmente, in quanto il dollaro manteneva il suo status di moneta di
riferimento. Nel 1975 cominci quindi la prassi delle riunioni informali tra i paesi pi industrializzati del mondo (G-6,
poi G-7), che port nel 1976 a una riforma in cui si metteva fine al ruolo dell'oro come riferimento per il valore delle
monete. Alcuni elementi positivi della crisi energetica furono la necessit di trovare fonti alternative, e quindi la
realizzazione che solo l'intelletto umano poteva essere la via d'uscita dalla crisi.

6. Gli accordi di Helsinki e la ripresa della tensione in Europa

L'Ostpolitik di Brandt in Europa si mescol all'ostilit diffusa verso l'Urss per via di ci che era accaduto in
Cecoslovacchia. I partiti comunisti dell'Europa occidentale presero le distanze dall'Unione Sovietica, pur senza spezzare
i legami materiali esistenti; c'era anche chi interpretava la crisi come un semplice esempio della fragilit interna
sovietica. Il nemico sovietico viene percepito pi come realt inconsistente che come un nemico vero e proprio. C'
quindi la giusta atmosfera per la conferenza proposta dal Patto di Varsavia sulla sicurezza e cooperazione, che si tiene
nel 1972 a Helsinki e i cui lavori si concludono nel 1975 con la firma dell'Atto Finale, che sanzionava: l'impegno degli
stati a non modificare con la forza l'assetto europeo esistente; la cooperazione economica, scientifica e ambientale; la
cooperazione culturale e umanitaria con riferimento anche ai diritti umani (valori contrari a quelli del socialismo reale,
ma lecito pensare che i sovietici pensassero di poter eludere i controlli). Fu accolto con scetticismo generale, in quanto
sanciva la divisione dell'Europa e confermava la fine dei tentativi di roll back; ma pochi si resero conto che la questione
dei diritti umani sarebbe stata la leva del dissenso interno.
Dopo il 1975 si ebbe un rapido peggioramento dei rapporti, fino al 1979 in cui si parlava di seconda guerra fredda.. I
terreni di conflitto furono l'Africa e la stessa Europa. In Africa, dove il tentativo di compezione con gli Usa era
impensabile, scoppi il conflitto nel 1975 con la fine del regime di Salazar in Portogallo; dopo il colpo di Stato venne
eletto democraticamente il socialista Soares che si occup immediatamente della decolonizzazione dei due territori
appartenenti al Portogallo in Africa, ossia Mozambico e Angola, che ottennero entrambi l'indipendenza. In entrambi
poco dopo scoppi la guerra civile. In entrambi i paesi presero il controllo forze comuniste, e nel Corno d'Africa il
controllo pass sotto le mani di Menghistu, ufficiale filosovietico. I sovietici in tutti questi casi inviarono aiuti ai
movimenti/governi amici, spingendo Cuba a fare lo stesso; fatto destabilizzante di cui le motivazioni non sono ancora
del tutto chiare, ma che possono intuirsi in un tentativo sovietico di recuperare terreno sugli Stati Uniti non appena gli
fosse stato possibile, approfittando del momento di debolezza interno del paese, in cui alle dimissioni di Nixon era
subentrato Ford, dalla poca autorit; nel mancato rispetto della clausola di 'nazione pi favorita' (1972); e nei piani che
prevedevano di fruttare ogni occasione possibile per creare stati satelliti in Africa, tra cui soprattutto l'Etiopia. Si stava
creando un nuovo spirito di rivalsa, contrapposto alla volont di governare insieme il sistema bipolare.
La disputa sugli euromissili: dopo Salt I i sovietici avevano incominciato a premere per una soluzione che fosse meno
svantaggiosa per loro riguardo al numero di testate nucleari. A seguito delle insistente del ministro della difesa, vennero
creati dei nuovi missili a media gittata capaci di colpire l'area circostante all'Urss (Cina ed Europa). I sovietici li
valutavano dal punto di vista difensivo, pensando che un attacco all'Europa avrebbe provocato un'immediata risposta
Usa: ma cos non era pi e in Europa si diffusa l'allarme, giustificato solo in parte dato che da tempo anche in America
si lavorava ad armamenti a media gittata. Dopo il governo Ford fu chiaro che nessuno dei due trattati teneva conto dei
cosiddetti missili di teatro. Si giunse infine unanimamente alla decisione del 1979 per cui si assumeva come principio la
disponibilit di entrambe le parti a ridurre il numero di missili di teatro e la previsione di installare, su quei paesi Nato
che avessero accettato, un certo numero di missili americani a raggio intermedio. Pi che una questione tra Usa e Urss,
era una questione tra Usa e Europa e sull'acquisizione di un impegno pi persuasivo rispetto alla rappresaglia flessibile.
Dopo la distensione, il tema della sicurezza europea tornava al centro della discussione e l'ipotesi di un disimpegno
americano appariva pi che allarmante.
Nel 1979-80 si aggiunse a questa questione la crisi afghana, dove un colpo di stato port al potere Hafizullah Amin,
sospettato di antisovietismo. Il quadro asiatico in rapido mutamento port l'Urss a decidere di invadere l'Afghanistan,
come misura precauzionale rispetto a una situazione che poteva sfuggire a ogni controllo. Il dato di fatto dell'invasione
per gener dure risposte, soprattutto da parte Usa e Carter propose nel gennaio 1980 di posporre indefinitamente la
ratifica del Salt II; annunci anche che gli atleti americani non avrebbero partecipato alle Olimpiadi di Mosca del 1980;
le Nazioni Unite agirono a loro volta, dato che la Russia aveva colpito uno stato indipendente e neutrale; gran parte dei
partiti comunisti in Europa interruppero i loro rapporti istituzionali e finanziari con il Pcus e l'Urss. I sovietici ben
presto si resero conto del grave errore che avevano compiuto; solo la crisi del 1989 avrebbe messo fine al loro
intervento in Afghanistan.
Le due crisi, quella afghana e quella sugli euromissili, non rimisero in discussione aspetti fondamentali delle relazioni
bipolari ma rappresentarono un riaggiustamento politico rispetto a un quadro esterno che tendeva a modificarsi. Tutto
metteva in evidenza il crescente divario economico e tecnologico tra Usa e Urss.

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