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Affaire Amia e l’emergenza rifiuti prevedibile

http://maik07.wordpress.com/2009/06/02/palermoa-munnizzalamia-e-il-mistero-dello-straordinario/

Affaire Amia e l’emergenza rifiuti prevedibile a Palermo


Cammarata è preoccupato, Berlusconi si è arrabbiato
Vi sveliamo il “mistero dello straordinario”
di Ignazio Panzica

Il giorno dopo la defenestrazione di Orazio Colimberti da Direttore generale dell’AMIA,


Cammarata e Caruso sono molto preoccupati. La furba abitudine del Sindaco di individuare sempre
– dopo aver fatto le “frittate”, l’ultima si chiama mancato aumento Tarsu – un dirigente
amministrativo come capro espiatorio finale (vi ricordate l’affaire Ztl!?), stavolta non è risultato un
argomento “funzionale”. Perché, stante oggi, Colimberti rappresenta, oggettivamente, il know-how
dell’Azienda. Cioè, l’unico che in 48 ore potrebbe, scientificamente , ripulire, se volesse, la città.
Ma mandato via, in mala maniera, obbligandolo ad utilizzare d’ufficio (=coatto) le sue ferie
arretrate, non è probabile che, l’ormai,ex Dg dell’Amia voglia muovere un dito mignolo, di suo, in
soccorso dei due esponenti politici alle prese con la patata bollente dell’emergenza rifiuti. Specie ,
in queste ore, che l’Azienda risulta, formalmente, sotto l’unica responsabilità del Presidente
Marcello Caruso. I cui rapporti con Colimberti , nonostante le apparenze, non sono mai stati
sostanzialmente “amicali”.

Il fatto è che la teoria del “tanto peggio tanto meglio”, testata nell’affaire “ aumento Tarsu – Amia –
Consiglio Comunale”, non ha funzionato. Invece di mettere all’angolo il centrosinistra in Consiglio
comunale e procedere spediti verso il ricontrollo politico totale del sistema dei rifiuti cittadino, et
voilà, Cammarata ha provocato la creazione di una nuova maggioranza politica consiliare, contro se
stesso ed il Pdl. Un oggettivo disastro politico, aggravato dalla notizia che a Berlusconi, questa
storia dell’emergenza rifiuti a Palermo, ha dato parecchio fastidio, sin dal momento che ha visto i
telegiornali di domenica sera. Quando, poi, il suo “migliore collaboratore di Governo” gli ha riferito
degli “sos” lanciati da Cammarata per raggiungere Tremonti e Bertolaso, l’ira del Cavaliere è
esplosa sovrana. La leggenda parla di una raffica di improperi, principiati con il solito “massa di
buoni a nulla”. Dopodichè ha ordinato a Bertolaso di armarsi della sua bacchetta magica e sbarcare,
immediatamente, a Palermo, con un mandato irriducibile : entro il 6 Giugno sulle strade di Palermo
non ci deve più essere un solo sacchetto di immondizia. E’ comprensibile la preoccupazione del
leader : i palermitani amministrati da Cammarata, non potranno votare in massa il Pdl, se per farlo
dovranno, prima,dribblare i cumuli maleodoranti della “munnizza”.
Avete capito, adesso, perché Cammarata e Caruso sono preoccupatissimi !

Ma cerchiamo di “leggere” dall’interno della struttura Amia, come funziona il marchingegno della
raccolta dei rifiuti a Palermo.

Gli autocentri cittadini dei mezzi Amia adibiti alla raccolta dei rifiuti sono due, Brancaccio e
Tascalanza. Ai turni di raccolta (il serale dalle ore 22 alle ore 04 ed il mattutino dalle 05 alle 11)
sono assegnate 300 unità, tra autisti ed i cosiddetti “scarichini”. Gli auto compattatori in dotazione
all’Azienda dovrebbero essere circa 130, alcuni anche veri pezzi di modernariato. In realtà da mesi
ne possono uscire – in grado di espletare comunque la funzione affidata loro – poco meno di 35, e
non tutte le notti. Le ultime rilevazioni notturne raccontano di una media da fare tra un massimo di
17 ed un minimo di 7 mezzi al giorno. Vi chiederete, come mai?

Perché, l’autoparco Amia – a cui la precedente gestione Galioto aveva sottratto la possibilità di
usufruire di una efficace autofficina interna – è decimato da innumerevoli problemi di
manutenzione. Le officine private convenzionate, ricche di crediti non onorati dall’Amia, non ne
vogliono più sapere di dover riparare gli autocompattatori. Discorso simile per una trentina di ottimi
e sofisticati mezzi speciali, recentemente acquistati dall’Amia,capaci da soli di mangiarsi in 36 ore
metà dell’attuale emergenza rifiuti. Ma la sfortuna perseguita l’Azienda. Acquistati con il moderno
sistema della manutenzione in esclusiva, compresa nel prezzo, non possono essere riparati perché i
venditori dei mezzi sono stati bidonati dall’AMIA. Nel senso, che i pagamenti non sono mai stati
completati ai venditori privati. Quindi, niente liquidazione finale delle fatture : niente prestazioni e
garanzia di manutenzioni.

Per non parlare del “peccatuccio” delle polizze auto, ancora, non pagate a Generali e a Reale
Mutua Assicurazioni. Ogni volta che un mezzo esce, perciò,rischiano in solido sia i dirigenti che gli
autisti.

Ma non è finita. I sindacalisti interni all’Amia, specie quelli della Cisl e Fesica, stanno giustificando
“lo stato di agitazione” in corso con il mancato rispetto, da parte dell’Azienda – a danno dei
lavoratori – delle norme sulla sicurezza (la legge 626), nonché sul pericolo di fallimento dell’Amia.
In materia di sicurezza, i lavoratori hanno ragioni da vendere, ma sino ad oggi non ci avevano mai
badato. In materia di fallimento solo tre persone l’hanno adombrato: il Sindaco, il capogruppo Pdl e
lo stesso Presidente dell’Amia. Argomentazione, recitata en passant, per “ricattare politicamente il
Consiglio comunale”, come ha sempre detto il consigliere PD Maurizio Pellegrino.

In realtà, l’ostruzionismo di una parte dei dipendenti Amia ha, anzitutto, una chiave di lettura: lo
straordinario. Meglio ancora, l’ordine di servizio Amia, che predisponeva a far data dall’1 giugno
2009 un suo drastico ridimensionamento dell’uso all’interno dell’Azienda.

Di questo “mistero” – lo straordinario – dell’igiene urbana a Palermo (ndr : racconta una leggenda
metropolitana) ne parlava, sconvolto, agli intimi un ottimo professore di Economia, che per alcuni
anni il caso volle facesse il presidente dell’Amnu, per un periodo degli anni 80. L’uomo era un
“precisino” che non vi dico. Dopo un paio di mesi di presidenza – profondo conoscitore di numeri e
di norme – osservò che, talvolta, “lo straordinario” di taluni eguagliava, o superava, l’ordinario
orario di lavoro. Fenomeno , quanto più appariscente quando riguardava, addirittura, intere squadre.
Così , si chiese, come mai ? Grossomodo , lo scoprì. Dopo una serie non limitata, di alterchi con
gruppi di inferociti che , a giorni alterni, gli invadevano il suo ufficio, armati anche di forconi.
All’epoca, dentro l’Amnu, imperversavano dei clan di intere famiglie di dipendenti, o soggetti
gestori di piccole attività imprenditoriali private. Tutti figli della lottizzazione politica dell’epoca,
soprattutto delle correnti interne alla Dc. Comunque, allora, un “accordo” fu trovato.

“Lo straordinario”poteva essere, pure, utilizzato in modo non proprio, a patto che non si esagerasse;
ma soprattutto Palermo, non vivesse alcuna emergenza rifiuti. Da allora ad oggi, finiti i partiti e con
essi la politica democratica; esauritisi i tradizionali clan familiari interni, l’Amia è diventata un
“casino” , come il resto della società : in mano a gruppetti di furbacchioni. Che sconoscono il
confine tra uso ed abuso. Così, nell’ottobre 2008 la Giunta Cammarata, alle prese con la necessità di
far quadrare i conti del bilancio comunale, è stata costretta a diramare una direttiva alle aziende
controllate, in testa l’Amia, con la quale si dava disposizione di ridurre drasticamente “gli
straordinari”. All’Amia dove vi sono amministrativi, che portano a casa anche 70 ore al mese di
straordinario, o “focosi operai”che marciano sulle 20/30 ore mensili, la cosa ha dato oggettivamente
fastidio. L’insipienza di taluni politici, che pensano di poter aver un buon ritorno politico da un
eventuale “salvataggio stile Alitalia” dell’AMIA, propiziandolo aizzando disservizi e scioperi , ha
fatto il resto.

Morale della favola, eccovi l’attuale “aperitivo” dell’emergenza rifiuti, che Sicilainformazioni.com,
vi aveva pur raccontato per sommi capi, in anteprima, con tutta una serie di articoli già a partire
dallo scorso 11 maggio.

Adesso, siamo certi che Bertolaso, attuerà l’ordine di Berlusconi, restituendoci Palermo pulitissima
entro il 6 giugno. Ma la storia è destinata a ripetersi. Ci auguriamo in farsa, e non in tragedia,
all’incirca tra la fine giugno e tutto luglio, quando il caldo è destinato ad aumentare. Non vi stiamo
rivelando un segreto di stato. Sono mesi che i boatos, provenienti dalle viscere dell’Amia lo
raccontano a decine di migliaia di palermitani. C’è da chiedersi : Come mai nessuno, sin’ora, ha
mai mosso un dito per intervenire preventivamente? A voi la risposta.

Un anziano cronista,oggi in pensione, sentendo questa storia , è scoppiato a ridere. “A Palermo c’è
un precedente illustre – ricorda questa splendida memoria storica della cronaca palermitana – te la
ricordi la truffa collettiva del falso scommettitore Giovanni Sucato da Villabate. In un paio d’anni
ha raccolto alcune centinaia di migliaia di “puntate”, ma di lui se ne accorsero tutti tardi, sia le forze
dell’ordine che giornali; naturalmente a truffe già andate in porto nell’ordine di decine di migliaia”.

Ci viene spontaneo dirlo. Complimenti!!!

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