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Universit degli Studi di Genova

DIPARTIMENTO DI TERMOENERGETICA
E CONDIZIONAMENTO AMBIENTALE





APPUNTI AL CORSO DI
LABORATORIO DI MISURE AMBIENTALI

(Misure fisico-tecniche)




Ditec - Via Opera Pia 15a - 16145 Genova, Italia
Tel. 010 3532861, Fax 010 311870
http:/ / www.ditec.unige.it



Ditec
PREFAZIONE



Questo fascicolo raccoglie alcuni degli argomenti trattati nelle lezioni di Laboratorio di Misure Ambientali gli allievi
ingegneri del corso in Ambiente e Territorio a Savona.

Il corso tenuto in codocenza con il collega ed amico Mario Zilli, che cura la parte di misure chimico-fisiche.

Gli argomenti di queste note sono quelli trattati a lezione dal sottoscritto e riguardano le misure fisico tecniche di
temperatura, umidit, pressione, velocit, livello sonoro.

La prima parte di queste dispense di carattere generale e riguarda la programmazione degli esperimenti, gli errori di
misura, lanalisi statistica dei dati e la presentazione dei risultati.
La seconda parte riguarda le nozioni fondamentali di acustica necessarie per la corretta esecuzione dei rilievi
fonomentrici e per la loro intepretazione.
Le parti successive (in fase di elaborazione) fanno riferimento agli aspetti propri della sensoristica e delle metodologie di
misura delle diverse grandezze fisiche oggetto delle Esercitazioni di Laboratorio.


La raccolta al momento incompleta e contiene, oltre alla parte generale citata, gli argomenti relativi alla misura delle
grandezze acustiche; limpegno quello completare il fascicolo quanto prima, uniformandone lo stile di tutte le sue
parti.





Nella speranza di aver reso un servizio utile agli studenti, invito infine i lettori di queste note a non esitare a contattarmi
per suggerimenti e notazioni di ogni genere.




Il Docente,

Prof. Ing. Marco Fossa





Genova, 9 giugno 2004


Dott. Ing. Marco Fossa
Ditec - Via Opera Pia 15a - 16145 Genova, Italia
Tel. (010) 3532861, Fax 311870
Email: Mfossa@ditec.unige.it
http://www.ditec.unige.it
LABORATORIO DI MISURE AMBIENTALI
Corso di Laurea in Ingegneria per l'Ambiente ed il Territorio
Corsi Decentrati a Savona - A.A. 2003/2004
Docenti: Mario Zilli, Marco Fossa

Marco FOSSA

Dipartimento di Termoenergetica e Condizionamento Ambientale
(DITEC) Universit degli Studi di Genova - Via all'Opera Pia 15a,
16145 Genova - Tel. 0103532198.
Email: mfossa@ditec.unige.it http://www.ditec.unige.it.

Crediti: 4

CONTENUTI DEL CORSO INERENTI LA PARTE DI MISURE FISICO-TECNICHE
(M.Fossa)


Obiettivi formativi specifici: fornire agli studenti le nozioni indispensabili per lutilizzo degli strumenti e la corretta
interpretazione delle misure, ai fini della valutazione degli indici di impatto acustico e la ricostruzione di campi termici,
igrometrici e di velocit in aria ambiente.
Contenuti essenziali: Analisi e presentazione dei dati sperimentali. Progetto dellesperimento. Analisi degli errori e
stima dellincertezza delle misure. Misure di pressione acustica. Valori effettivi e livelli. Analisi spettrale dei suoni.
Elementi di psicoacustica. Indici di impatto sonoro. Effetto dei meccanismi di propagazione sui valori del livello sonoro.
Campo libero e campo confinato. Attenuazione atmosferica del suono. Cenni alle misure di rumorosit da traffico
veicolare. Effetto delle barriere sulle misure. Fonoassorbimento, fonoisolamento, riverberazione. Caratteristiche della
strumentazione fonometrica, fonometri integratori, analizzatori di spettro, dosimetri. Richiami di psicrometria. Indici per
la valutazione del benessere. Misure psicrometriche. Revisione dei meccanismi di scambio termico. Misure di
temperatura. Termocoppie, termoresistenze, termografia a raggi infrarossi, termografia a cristalli liquidi. Misure di
velocit nei moti esterni, misure di pressione. Cenni sui sistemi di acquisizione dati basati sulla conversione analogico-
digitale del segnale.
Esercitazioni di laboratorio: cenni di teoria delle misure. Esercitazioni pratiche riguardanti lutilizzo dei fonometri in
campo aperto e negli ambienti confinati e per la verifica dei requisiti di sicurezza acustica negli ambienti di lavoro
(legge 277). Misure a regime ed in transitorio per la valutazione di campi termici, igrometrici e di velocit in aria
ambiente.
Capacit operative: Nozioni sulle procedure analisi e presentazione dei rilievi sperimentali in riferimento alla stima
dellincertezza di misura. Acquisizione delle nozioni di base per il corretto utilizzo della strumentazione in campo fisico-
tecnico (acustica, trasmissione del calore, igrometria e benessere ambientale). Redazione di semplici relazioni tecniche
relative alle attivit di laboratorio ed alle prove sperimentali svolte.
Tipologia delle attivit didattiche e numero di ore dedicate alle stesse: Il corso prevede lezioni teoriche ed
esercitazioni di calcolo numerico (circa 15 ore) ed attivit sperimentali di laboratorio (circa 10 ore).
Tipologia e modalit d'esame: Prova orale sugli argomenti fondamentali del corso, compresa la relazione sullattivit
di laboratorio.


Propedeuticit:
Fisica tecnica ambientale

BIBLIOGRAFIA CONSIGLIATA


Bonacina, A. Cavallini, L. Mattarolo, Termodinamica applicata, Cleup 1988.
G. Guglielmini, C.Pisoni, Elementi di trasmissione del calore, Ed. Veschi, 1990.
M.J. Moran, H.N. Shapiro: Fundamentals of Engineering Thermodynamics, John Wiley and Sons, Inc,
1988
A.Bejan, Heat Transfer, John Wiley and Sons, Inc, 1993
R.Lazzarin, M.Strada, Elementi di Acustica Tecnica, Cleup, 1992
R.H.Leaver, T.R.Thomas, Analysis and Presentation of Experimental Results, Mc Millan Press LTD, 1974



SIMBOLOGIA

Simbolo Significato Forma Unit di misura
a Diffusivit termica
Fattore di assorbimento sonoro
[m/s]
---
A Area
Assorbimento sonoro
[m]
[m]
Bi Numero di Biot h L/k ---
c
p
Calore specifico a press. costante [J/kg K]
c
v
Calore specifico a vol. costante [J/kg K]
COP Coefficiente di prestazione cicli inversi ---
D Diametro [m]
f

Frequenza
Fattore di attrito
[1/s]
---
f' Coeff. di perdita di carico concentrata ---
Fo Numero di Fourier
Fo= at/x
2

---
g Accelerazione di gravit g = 9.806m/s [m/s]
G Irradianza [W/m]
Gr Numero di Grashof
Gr=g (T
p
- T

) L
3
/
2

---
G
v
portata volumetrica
[m
3
/s]
i umidit relativa i =
v
/
vs
---
h

coefficiente di scambio termico
convettivo
entalpia specifica
[W/mK]
[J/kg]
h' entalpia specifica riferita all'unit di
massa dell'aria secca
[J/kg
as
]
h
a
, h
m
carico di attrito, carico motore [m]
H entalpia totale [J]
k conducibilit termica [W/mK]
K trasmittanza [W/K]
L lunghezza lavoro [m] [J]
L lavoro specifico [J/kg]
L
p
livello di pressione sonora 10log
10
(p
/
p
0
) ---
LMTD=
T
m

differenza di temperatura media
logaritmica
[K]
m massa [kg]
& m portata massica [kg/s]
m massa molecolare [kg/kmol]
n numero di kmoli ---
Nu numero di Nusselt Nu = h L/k ---
p pressione [Pa]
P potenza [W]
Q
&

flusso termico [W]
Q calore [J]
R resistenza termica potere
fonoisolante
[K/W] ---
R costante universale dei gas R = 8314 [J/kmol K]
R
1
costante particolare del gas [J/kg K]
Re numero di Reynolds Re = w L / ---
s entropia specifica [J/kgK]
S entropia [J/K]
T temperatura [K]
U energia interna specifica [J/kg]
U energia interna [J]
V volume specifico
[m
3
/kg]
V volume
[m
3
]
w velocit [m/s]
X coordinata assiale nella direzione del
moto
[m]
y grado igrometrico ---
Z altezza [m]

Simboli Greci

assorptivit ---
coeff. di dilatazione termica volumetrica = (dv/dT)
p
/v [1/K]
emissivit ---
rapporto c
p
/c
v
---
frazione utilizzata, efficienza di aletta ---
lunghezza d'onda [m]
viscosit dinamica [kg/s m]
viscosit cinematica [m/s]
densit
[kg/m
3
]

c
,
e
rendimento isoentropico di compressione
ed espansione
---
costante di Stefan Boltzman
=5.67*10
-
8
[W/m
2
K
4
]
tempo [s]

Pedici

as dell'aria secca
e lato esterno
g della fase aeriforme
i ingresso,
lato interno
J del componente j-esimo
L del liquido
p di parete
s isoentropico, alla saturazione
u uscita
v del vapore
riferito alle condizioni indisturbate

Apici

' riferito all'unit di lunghezza
'' riferito all'unit di area
''' riferito all'unit di volume




ANALISI DEI DATI E STIMA DELLE INCERTEZZE
DI MI SURA







1. ATTENDIBILIT DELLE MISURE E PRESENTAZIONE DEI DATI SPERIMENTALI

Le discipline dellingegneria sono basate sullapproccio sperimentale. Nessuna teoria completamente
plausibile senza che una verifica sperimentale diretta o indiretta ne certifichi la validit.

Lapproccio sperimentale atto a descrivere un fenomeno, a caratterizzare un sistema o a fungere da
base/supporto per una teoria deve basarsi su un approccio che pu sintetizzarsi nei seguenti passi

1) Definizione delle finalit e delle procedure (Design and planning)
2) Scelta della strumentazione (Instrumentation and Measurement)
3) Analisi critica dei dati e presentazione dei risultati (Analysis and Presentation of Results)



1.1 Definizione delle Finalit e delle Procedure

Lo scopo per fare in modo che le osservazioni in ambiente esterno natura e gli esperimenti di laboratorio non
siano raccolte a caso, ma scelte e programmate in funzione della ricerca e delle ipotesi di lavoro.
Gi nella programmazione dell'esperimento, (dallinglese design and planning o anche experimental design,
tradotto pi correttamente in italiano con programmazione dellesperimento), occorre avere chiara a priori la
formulazione delle ipotesi che si intendono verificare.
Inoltre la definizione delle procedure deve consentire che il campionamento dei dati, necessariamente legato
ad un insieme limitato (campione) di misure o osservazioni consenta di pervenire ugualmente a conclusioni
generali, che possano essere estese a tutta la popolazione.

Il primo passo da intraprendere riguarda la definizione delle modalit di misura, ivi incluso il numero delle
misure ripetute atte le prove di risono la scelta dei passi necessari per effettuare una corretta misura.
Questa fase strettamente correlata a quella che viene presentata come successiva, la fase di scelta degli
strumenti.

La scelta delle modalit di misura deve consentire in primo luogo di minimizzare i disturbi esterni sulla
grandezza da campionare.
Naturalmente non possono essere esclusi dai criteri guida, la riduzione dei costi e dei tempi di misura.
Per quanto riguarda la riduzione degli errori, per esempio, occorre evitare che una certa sostanza campionata
possa essere contaminata da altre sostanze non presenti nellambiente in esame prima che il campione venga
sottoposto ad una analisi (gascromatografica, per esempio) atta a stabilire la concentrazione degli elementi
principali.
Un altro esempio pu essere quello riguardante la caratterizzazione, in termini di potenza sonora, di una
sorgente di rumore: occorre fare in modo che il livello sonoro dellambiente circostante (livello di fondo) sia
molto inferiore a quello prodotto dalla sorgente considerata per non alterare il significato e la valenza della
misura.
Gli esempi citati considerano quindi la riduzione dei disturbi, approccio che consente di sfruttare al meglio le
potenzialit della strumentazione adottata.
Talvolta non immediato identificare le cause di disturbo sulla misura n tantomeno individuare gli effetti in
termini di errori sistematici ed errori casuali.

Gli errori sistematici possono essere imputati al sistema in osservazione, alla procedura adottata ed anche alla
strumentazione utilizzata (errori di offset e di bias, errore di pendenza). In genere gli errori sistematici hanno
sempre lo stesso segno ed intensit e possono in teoria essere eliminati scegliendo opportunamente la
procedura e/o intervenendo sullo strumento.
Nel caso degli esempi precedenti, lerrore sistematico indotto dal rumore di fondo pu essere notevolmente
ridotto provvedendo ad effettuare la misura in un ambiente anecoico (silenziato).
Non sempre facile individuare le cause di errore sistematico. Possibili strade sono ladozione di diversa
strumentazione (o diverso metodo di misura) per effettuare la stessa rilevazione, la verifica della bont misura
con grandezze note a priori (calibrazione degli strumenti), la replica (ripetizione) delle misure ad intervalli di
tempo opportuni

Gli errori casuali sono quelli per i quali non possibile individuare una causa eliminabile. Esempi in questo
senso possono riguardare una misura di velocit con un anemometro a filo caldo in un canale rettilineo
percorso da un fluido in moto turbolento: le fluttuazioni di velocit misurate sono imputabili alla presenza di
vortici la cui struttura caotica ed essenzialmente casuale (random). Gli errori casuali, non eliminabili,
devono essere trattati attraverso una analisi statistica del campione dei dati rilevati.

Linsieme degli errori (dello strumento, relativi alla procedura, connessi alla natura del sistema sotto
osservazione) da luogo ad unincertezza correlata alla misura.

La corretta stima dellincertezza non solo un dovere scientifico ma una necessit imprescindibile quando la
misura effettuata assume un valore di perizia legale. Immaginiamo per esempio che esista un limite di legge
per quanto riguarda la concentrazione di un certo inquinante oppure un determinato livello sonoro.
Supponiamo che la misura ecceda di poco il limite di legge. Se non stato dimostrato che lincertezza della
misura inferiore allo scostamento della misura medesima dal limite, lo sforamento del limite pu essere
contestato. Un esempio riguarda le sanzioni applicate con il dispositivo autovelox per quanto riguarda i limiti
di velocit previsti dal codice della strada. Ci sono dei casi di letteratura giuridica in cui la sanzione applicata
stata contestata e successivamente revocata in quanto la misura della velocit era risultata molto vicina al
limite e non era stato possibile dimostrare che lincertezza della misura (dovuta allaccuratezza dello
strumento ma anche al modo in cui la misura veniva effettuata) era inferiore allo sforamento del limite.

La fase di progetto dellesperimento deve comprendere la scelta degli intervalli di campionamento delle
grandezze osservate. Quando possibile infatti buona norma replicare le misure sulla singola grandezza per
minimizzare gli errori casuali. Inoltre spesso richiesto individuare gli intervalli di tempo caratteristici del
fenomeno, in altre parole il periodo (o il suo inverso frequenza) secondo il quale la grandezza in esame ripete
ciclicamente i propri valori.
In questo caso la frequenza con la quale la grandezza misurata viene letta (frequenza di campionamento) deve
necessariamente essere minore della frequenza propria del fenomeno per poterne cogliere le caratteristiche
tempovarianti. Una regola semplice, nota come teorema del campionamento, stabilisce che la frequenza di
campionamento ottimale (detta anche frequenza di Nyquist) debba essere almeno pari (o superiore ) al doppio
della frequenza caratteristica del fenomeno. Questi particolare aspetto verr trattato anche pi avanti.
Problema strettamente legato al precedente losservazione dei processi in transitorio (un caso per tutti, la
misura di decadimento sonoro, o tempo di riverberazione), che necessitano che la grandezza in esame possa
essere significativamente registrata ad intervalli di tempo successivi sufficientemente pi piccoli della
costante di tempo del fenomeno.

Ancora a riguardo della sequenza dei campionamenti, la fase di progetto deve stabilire anche come far
variare le grandezze indipendenti del fenomeno. Supponiamo per esempio che il fenomeno osservato riguardi
la concentrazione di ossigeno nelle acque alluscita da un reattore biologico al variare della portata di liquido
da trattare. Ebbene, questo genere di misure, che possono protrarsi per ore, giorni o anche settimane, possono
essere influenzate da una serie di fattori esterni quali labilit delloperatore (che varia da operatore ad
operatore ed in genere diminuisce al passare del tempo con il crescere della stanchezza del singolo operatore),
la temperatura ambiente, la radiazione solare. Sebbene non esista una regola definitiva di comportamento, per
ridurre gli effetti dei fattori sopracitati auspicabile che la grandezza indipendente (la portata da trattare
nellesempio in esame) sia variata in modo casuale allinterno del campo di valori prefissato.

1.2 Scelta della strumentazione

Successiva o contemporanea alla fase di progetto, la scelta degli strumenti. Solitamente le variabili da
misurare sono pi di una e spesso la grandezza fisica che occorre monitorare ottenuta dalla combinazione di
diverse misure. Un caso tipico riguarda le misure di perdita di carico nei condotti ed in esterno: la valutazione
dei fattori di attrito necessita la contemporanea misura delle grandezze portata (o velocit) e di pressione.

In questo ed in tutti gli altri casi, doveroso stabilire a priori lincertezza con la quale si vogliono ottenere le
informazioni. Lincertezza della misura dipende dalla procedura adottata e dalla bont (accuratezza,
precisione) degli strumenti di misura. Il concetto di accuratezza e precisione bene illustrato dalla figura 1.1
con lesempio di una rosa di colpi da arma da fuoco su un bersaglio. Laccuratezza in qualche modo legata
agli errori di offset dello strumento mentre la precisione legata alla ripetibilit della misura. Laccuratezza
quindi inerente gli errori sistematici dello strumento (teoricamente eliminabili o comunque minimizzabili)
mentre la precisione compete a quelli casuali. Un trasduttore piezometrico utilizzato per misurare una
pressione nota di 200 kPa e che fornisca una serie di letture pari a 195, 205, 192, 208 kPa quindi uno
strumento accurato (la media dei valori fornisce 200) ma non preciso.
Nelle schede tecniche degli strumenti commerciali spesso indicata laccuratezza dello strumento.
Talvolta essa indicata come percentuale del massimo valore che lo strumento in grado di leggere (fondo
scala). Bench questo tipo di informazioni sia solitamente disponibile, non universalmente accettato il
significato che viene attribuito al concetto di precisione. In genere, affermare che uno strumento possiede una
precisione del 5% del fondo scala significa che in grado di leggere il valore vero con uno scarto
massimo pari al 5% del massimo valore che lo strumento in grado di leggere, nel 95% dei casi (19 casi su
20).
Se un sensore di umidit in grado di misurare valori di umidit relativa nel campo 0.05~0.95
(percentualmente 5~95%) con precisione pari al 2% del fondo scala significa che ogni lettura affetta da
ACCURATEZZA CRESCENTE
P
R
E
C
I
S
I
O
N
E

C
R
E
S
C
E
N
T
E

Figura 1.1. Esemplificazione del concetto di precisione ed accuratezza
per mezzo di rose di colpi su bersagli.
unincertezza pari a circa 2 punti di umidit relativa (0.02*0.95=1.9). Se lo strumento fornisce per esempio
una lettura di umidit pari a 60%, significa che il valore vero compreso nel campo 58.1~61.9%. In certi casi
ci si riferisce alla deviazione standard delle misure ed allora il concetto di precisione riferito al 68% dei casi
(vedi pi avanti sul concetto di distribuzione normale e deviazione standard).
Sempre occorrerebbe indicare il criterio con il quale la precisione stata valutata.

Non sempre disponibile uninformazione sulla precisione dello strumento. Siccome nel redigere un rapporto
su una attivit sperimentale buona norma indicare sempre la precisione degli strumenti adottati, occorre
stimare la precisione degli stessi. Una strada rigorosa effettuare una calibrazione preliminare dello
strumento, con grandezze campione o strumenti di accuratezza superiore. La pi semplice strada quella di
attribuire allo strumento una precisione pari a pi o meno la pi piccola divisione di scala con la quale lo
strumento rende disponibile la misura. Per esempio se viene utilizzata una bilancia con divisione pari a 10 g,
e la misura indica un peso pari a 530 g, il risultato della pesata sar (perlomeno..) affetto da unincertezza pari
a 10 g: il valore vero, se non intervengono altre fonti di errore, dovrebbe essere quindi compreso tra 520 e
540 g.

Deve essere possibile inoltre individuare a priori la misura pi importante tra quelle che concorrono a definire
la grandezza in esame: questo processo noto come analisi di sensibilit. Tornando agli esempi precedenti, il
fattore di attrito espresso, tra laltro, in funzione di una (differenza di) pressione e di una velocit al
quadrato: questultima grandezza , tra le due citate, quella che pesa maggiormente per via del fatto che
compare con esponente 2. quindi necessario che lo strumento corrispondente sia pi accurato e preciso di
quello atto a quantificare laltra grandezza, in quanto gli errori introdotti dallo strumento per la misura della
velocit pesano maggiormente di quelli relativi alla misura di lunghezza sul computo della grandezza fattore
di attrito.
Seppure largomento verr trattato pi in dettaglio nel seguito (vedi stima dellincertezza della misura) vale
la pena di fare un piccolo esempio numerico. Poniamo infatti che in fase di progetto si ponga il problema di
adottare strumenti con precisione pari al 2% oppure pari al 5% del fondo scala (N.B: strumenti meno accurati
sono in genere pi economici).
Il fattore di attrito, calcolato in base ad una sequenza di misure risulta espresso da una relazione del tipo
f=C*p/w
2
, dove p la misura differenziale di pressione, w la velocit del fluido e C una costante che
dipende dalle altre grandezze misurate.
Poniamo che le misure siano state: p=600 mbar, w=1 m/s ed i fondo scala dei due strumenti siano
rispettivamente 1000 mbar e 5 m/s. Nel caso di precisione per entrambi gli strumenti pari al 5%, le misure
forniranno (a meno di una costante) quindi il fattore di attrito come rapporto tra (60050) e (10.25)
2
. La
velocit (al quadrato) risulta quindi compresa tra 0.56 e 1.56, con una incertezza del 50%, mentre per quanto
riguarda la pressione, la misura indica un valore vero compreso tra 550 e 650, con una incertezza pari a circa
il 10%.
Al di la del problema di come si proceda nel caso della combinazione degli errori e delle incertezze (vedi pi
avanti), appare evidente come la misura sulla velocit pesi in maniera preponderante sullincertezza
complessiva della misura del parametro considerato. In questo caso, per ridurre lincertezza complessiva,
conviene utilizzare un misuratore di velocit pi preciso e, se possibile, con un fondo scala pi vicino al
campo di valori atteso per le misure.

1.3 Analisi critica dei dati e presentazione dei risultati

Al fine di facilitare ai lettori la corretta comprensione dei risultati, la divulgazione delle ricerche richiede in
genere di seguire uno schema preciso che fondato sullo sviluppo di una serie logica di passi espositivi.
La base di una corretta presentazione delle misure si fonda inoltre sulla conoscenza e lutilizzo di diverse
nozioni di Statistica. La prima fornisce l'insieme dei metodi che riguardano la raccolta, la presentazione e la
sintesi di un insieme di dati per descriverne le caratteristiche essenziali; la seconda riguarda l'insieme dei
metodi con cui si possono elaborare i dati dei campioni per dedurne omogeneit o differenze nelle
caratteristiche analizzate, al fine di estendere le conclusioni alla popolazione.

Esistono in realt almeno due livelli secondo i quali descrivere criticamente i risultati di una ricerca. La prima
fase quella delle note allesperimento (in inglese experiment record), sovente raccolte in un quaderno noto
anche come log book. Questa fase contestuale allesperimento e deve servire come promemoria allo
sperimentatore per le misurazioni successive e la stesura della presentazione vera e propria (Report). Lo
sperimentatore, sotto forma di appunti o riempiendo uno schema tabellare precostituito (form), annota lora,
la data, il nominativo delloperatore, una descrizione della procedura in atto, lelenco degli strumenti
utilizzati, i valori numerici rilevati ed altre osservazioni accessorie sullo stato del sistema in osservazione.

La presentazione formale (report) pu essere esteso come un breve memorandum oppure avere la forma di
una tesi di laurea. In tutti i casi, la presentazione dei risultati dovrebbe essere strutturata secondo uno schema
logico preciso dove la trattazione suddivisa in sezioni distinte. Una tipica organizzazione del testo (ma non
lunica possibile) la seguente:
Titolo, autori, affiliazione (Title)
Sommario (Abstract)
Indice (Index)
Lista dei simboli (Nomenclature)
Introduzione (studi precedenti, motivazioni e finalit, Introduction)
Basi teoriche e modelli descrittivi (Theoretical background)
Descrizione dellapparato sperimentale (Experimental apparatus)
Descrizione delle procedure e stima delle incertezze di misura (Procedures and measurement
uncertainties)
Analisi dei risultati (Results)
Conclusioni (Conclusions)
Futuri sviluppi e raccomandazioni (Future development and final remarks)
Ringraziamenti (Acknowledgements)
Bibliografia (References)
Appendice (Appendix)

Nel dettaglio di ogni sezione, possono essere fatte le seguenti considerazioni.

Il titolo deve esprimere in maniera chiara largomento trattato e deve consentire una univoca classificazione
dellesperimento svolto. Nella pagina del titolo, devono comparire gli autori dello studio e laffiliazione degli
stessi (ditta, ente di ricerca) con lindirizzo completo di numero telefonico e recapito email.

Il sommario una breve ma completa sintesi (10~20 righe) della presentazione, dove compaiono largomento
trattato, le misure svolte, gli obiettivi raggiunti. In genere non sono presenti nel sommario le citazioni
bibliografiche.

Lindice e la lista dei simboli contengono rispettivamente lelenco dei paragrafi (sezioni) in cui il rapporto
articolato e linsieme dei simboli utilizzati per indicare le grandezze fisiche in esame. I simboli sono ordinati
alfabeticamente e devono possedere lindicazione dellunit di misura. I simboli greci solitamente seguono i
simboli latini. Un esempio riportato qui di seguito.

Simbolo

Significato Forma Unit di misura
a Diffusivit termica [m/s]
A Area [m]
Bi Numero di Biot h L/k [---]
c
p
Calore specifico a pressione costante [J/kg K]


Lintroduzione deve presentare in modo accurato sia l'argomento affrontato, sia le finalit della ricerca,
mediante citazione dei lavori scientifici pregressi e della letteratura specifica. Deve essere inoltre chiara la
motivazione dello studio.

La descrizione dellapparato sperimentale deve contenere le informazioni necessarie per comprendere la
strumentazione utilizzata. Il grado di dettaglio della descrizione dipende dal tipo di strumenti: quelli di pi
comune utilizzo non necessitano ovviamente di descrizioni approfondite. Realizzazioni ad hoc e
strumentazione innovativa meritano invece dovizia di particolari. auspicabile la presenza di uno schema
grafico che illustri linsieme degli strumenti e dei sensori, la sezione di prova e gli elementi ausiliari
dellapparato (tubazioni di adduzione, sistemi di scarico, etc).

La descrizione delle procedure deve essere concisa ma completa e, se necessario, deve comprendere la
descrizione dellordine con cui le operazioni preliminari e le misure sono state effettuate. La stima delle
incertezze in genere la parte pi complicata e spesso per questo omessa. Infatti lincertezza su una misura, o
sul risultato di uninsieme di misure, non dipende soltanto dalla bont della strumentazione adottata, ma
anche dalle modalit di misura adottate e dalle caratteristiche del fenomeno osservato. In genere
relativamente facile stabilire linfluenza delle prestazioni dei sensori, molto pi difficile stabilire gli altri
effetti a contorno che producono una serie di errori causali. Largomento verr trattato anche nel seguito, ma
possibile anticipare che lanalisi di queste incertezze necessita quasi sempre una serie di prove ripetute e
lanalisi della distribuzione dei risultati ottenuti.

Lanalisi dei risultati deve contenere una serie di presentazioni grafiche, corredate da voci di legenda e
didascalie complete e comprensibili senza ricorrere alla lettura del corpo del testo. La forma e la scala di
diagrammi omologhi dovrebbe essere la stessa ed i dati andrebbero presentati, quando possibile, sotto forma
di opportuni gruppi adimensionali (per esempio il numero di Nusselt in luogo del coefficiente di scambio
convettivo) per consentire lutilizzo delle informazioni in casi pi generali rispetto a quello considerato. Il
numero di cifre significative utilizzato per esprimere i valori numeri delle grandezze fisiche deve essere
legato alla precisione con la quale le misure sono disponibili. Ha poco senso, per esempio, indicare una
temperatura del tipo 20.37C, siccome in genere molto difficile apprezzare variazioni dellordine del
centesimo di grado. Pi realistico scrivere 20.4C, possibilmente indicando lincertezza con la quale la
misura nota (per esempio 20.4C0.15). Come regola generale, conviene esprimere le grandezze (ed
arrotondare le costanti) con 3 (oppure 4) cifre significative, sempre a patto che la condizione sopra citata sia
rispettata. Importante inoltre il confronto con modelli e teorie esistenti o altri dati di letteratura. Dove
possibile infine i risultati devono essere utilizzati per fornire delle formule (correlazioni) di facile utilizzo da
parte del lettore. La discussione dei risultati deve anche fornire indicazioni inequivocabili circa laccordo dei
dati con modelli e correlazioni esistenti. Sono da evitare considerazioni generiche del tipo laccordo
abbastanza buono, sono sicuramente da preferire considerazioni avvallate da numeri (lo scostamento dei
dati dalla correlazione proposta inferiore al 10%).

Le conclusioni sono il riassunto dei principali risultati ottenuti, con le osservazioni conclusive sulla
sperimentazione condotta. Deve essere possibile, come per il sommario, leggere le conclusioni e
comprenderne lessenza senza dover ricorrere alla lettura delle sezioni precedenti. Le raccomandazioni ed i
futuri sviluppi (conglobati eventualmente nella sezione precedente) riguardano le indicazioni per chi volesse
intraprendere e continuare lattivit sperimentale descritta.

I riferimenti bibliografici contengono le informazioni complete (autori, titolo, sede di pubblicazione, pagine,
anno) delle citazioni nel testo. Un lavoro scientifico o comunque una relazione tecnica dovrebbero sempre
fare riferimento a studi precedenti reperibili in bibliografia (libri, articoli, norme tecniche)

Lappendice contiene infine quelle informazioni o quei dati che non sono strettamente necessari per
presentare i risultati, ma possono essere utili per unanalisi successiva. Nellappendice possono essere
riportati linsieme completo delle formule utilizzate per elaborare i dati, i listati dei programmi di calcolo,
diagrammi aggiuntivi.



2. NOZIONI DI STATISTICA E STIMA DELLINCERTEZZA


Un insieme di misure detto serie statistica o serie dei dati. La variabile misurata pu essere di tipo continuo
oppure di tipo discreto. Una serie di misure di lunghezza fornisce uninsieme continuo di valori, mentre
unoperazione di conteggio produce una serie di numeri interi, che costituiscono uninsieme discreto di dati.
Questa distinzione interviene anche nel trattamento dei segnali elettrici da parte dei sistemi automatici di
acquisizione, come trattato in seguito. In quel caso, un segnale continuo (segnale analogico), generalmente
una tensione elettrica, viene convertito in una variabile discreta (segnale digitale) atta ad essere trattata dal
processore di un calcolatore elettronico. La variabile discreta pu assumere valori interi in un campo
predefinito (per esempio 0~4096), i cui estremi corrispondono al valore (analogico) minimo e massimo
ammissibili per la misura.

Tornando agli aspetti propri della statistica, una prima elaborazione dei dati pu essere ordinare i valori in
senso crescente o decrescente al fine di determinare il valore minimo e il valore massimo e quindi il campo
(od intervallo) di variazione. Il passo successivo generalmente la suddivisione della serie in classi,
contando quanti valori appartengono ad ogni classe, detta anche gruppo o categoria. Si ottiene una
distribuzione di frequenza, detta anche distribuzione (densit) di probabilit. Questa operazione consente di
realizzare una rappresentazione grafica dei dati sotto forma di istogramma. Loperazione consiste nel definire
un numero opportuno di classi di valori e lampiezza di ciascuna classe e quindi contare quanti dati rientrano
in ciascuna delle classi. Listogramma ha laspetto di una serie di rettangoli, dove larea di ciascuno
proporzionale alla frequenza con la quale i dati si sono presentati in ciascuna classe.

La forma dellistogramma dipende dal numero di classi rispetto al quale esso costruito.
Il numero di classi deve dipendere dal numero di dati: al crescere di questo pu crescere il numero di classi.
Esistono criteri di letteratura per scegliere il numero di classi. Lampiezza delle stesse generalmente
mantenuta costante. Una notevole eccezione a questa regola riguarda lanalisi dei segnali sonori, dove le
misure sono ordinate in classi (bande) di frequenza di ampiezza crescente (bande di ottava e terzi di ottava).
Il criterio di Scott, (1979), per esempio, consente di determinare lampiezza ottimale x delle classi (dalla
quale dipende anche il numero di classi C), mediante la relazione:
x = 3.5[s/sqr(N)] ,
dove s la deviazione standard (definita pi avanti), e N il numero di campioni.
Una maniera possibile di procedere individuare i valori minimo e massimo del campione, scegliere due
opportuni valori a cifra tonda rispettivamente inferiore e superiore ai medesimi e procedere alla
suddivisione in un numero ragionevole di classi.
Per esempio se il campione riguardante una serie di campionamenti relativi al livello di pressione sonora nei
pressi di una arteria viaria presenta valori compresi tra 65.5 e 72 dBA, una possibile scelta individuare un
intervallo compreso tra 65 ed 75 dBA e suddividerlo in classi di 0.5 dBA.
Tempo
[min]
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15
Lp
[dBA]
66.0 61.4 62.7 63.1 68.5 64.3 66.1 65.2 65.4 65.7 65.8 66.2 66.7 67.2 68.0

Tempo
[min]
16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
Lp
[dBA]
70.5 65.0 71.2 71.3 68.9 74.8 73.0 76.5 73.2 77.5 71.2 73.1 78.8 69.0 79.7

Ovviamente, la determinazione dei valori estremi, del numero di classi e dell'intervallo di ogni classe
ampiamente soggettiva. Nella costruzione di un diagramma, la scelta di una particolare serie o di un'altra pu
tradursi in una rappresentazione completamente diversa degli stessi dati. Per piccoli campioni, l'alterazione e
le differenze possono essere sensibili; ma all'aumentare del numero di osservazioni, la forma della
distribuzione sempre meno influenzata dalla scelta dei parametri di classificazione.

- la classe la modalit con la quale i dati sono suddivisi;
- la frequenza assoluta della classe il numero di volte con la quale compare ogni valore;
- la frequenza relativa della classe la sua frequenza assoluta divisa per il numero totale dei campioni;
- la frequenza cumulata di una classe (che pu essere stimata con quelle assolute e/o con quelle
relative) la somma di tutte le frequenze delle classi minori con quella della classe stessa.
Livello di pressione sonora [dBA]
55 60 65 70 75 80 85
N
u
m
e
r
o

d
i

c
a
m
p
i
o
n
i
0
2
4
6
8
La rappresentazione delle frequenze relativa risulta utile quando si vogliono confrontare due o pi
distribuzioni, che hanno un differente numero complessivo di osservazioni.
La frequenza cumulata (cumulativa) offre informazioni importanti quando si intende stimare il numero totale
di osservazioni inferiore (o superiore) ad un valore prefissato. Sempre rifacendosi al caso acustico
precedente, pu risultare interessante stabilire quale percentuale delle osservazioni risulta inferiore ad un
valore prefissato (ad es.: il 90% delle misurazioni effettuate risulta inferiore a 78 dBA)



2.1 Indici rappresentativi delle distribuzioni univariate

La media aritmetica semplice la misura di tendenza centrale pi comunemente utilizzata. Quando si parla
solo di media, si intende la media aritmetica semplice. E' definita come la somma del valore di tutte le
osservazioni, diviso il numero degli elementi:
x
m
=(x
1
+ x
2
+ ...+ x
n
)/n

e, con una notazione pi generale, diventa
x
m
=1/n x
i

La media quadratica la radice quadrata della media aritmetica dei quadrati:

Livello di pressione sonora [dBA]
60 62 64 66 68 70 72 74 76 78 80
D
i
s
t
r
i
b
u
z
i
o
n
e

c
u
m
u
l
a
t
i
v
a
0.0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1.0
xrms=


La mediana il valore che occupa la posizione centrale in un insieme ordinato di dati. Euna misura robusta,
in quanto poco influenzata dalla presenza di dati anomali.
La mediana pertanto individua il valore dell'asse orizzontale in un diagramma cumulato che corrisponde al
50% dei valori. Esso parametro di tendenza centrale estremamente importante, quando la distribuzione non
simmetrica
La Moda rappresenta il valore pi probabile in una rappresentazione di distribuzione di frequenza

La Devianza o Somma dei Quadrati (SQ) degli scarti dalla media (sum of squares) di fondamentale
importanza per le analisi di dispersione dei dati utilizzate in Statistica. Le formule (tra loro equivalenti) che
definiscono la devianza sono:
( )
2
i
x x SQ

=
n
x
x SQ
2
i
2
i

=

La varianza di un campione, il cui simbolo
2
, ottenuta dividendo la devianza per n-1:
( )
) 1 n (
x x
2
i 2

=



La radice quadrata della varianza costituisce infine la deviazione standard del campione


2.2 La distribuzione gaussiana di probabilit

Vi sono numerose distribuzioni di probabilit in statistica. La pi importante e pi nota la distribuzione
normale o Gaussiana. Il termine normale sta ad indicare la generalit di questa funzione che, in buona
misura, ben si presta a descrivere le distribuzioni delle grandezze fisiche in molteplici casi reali. Essa stata
individuata da Gauss nel 1809 nell'ambito della teoria degli errori. Tra le sue altre denominazioni, la curva
degli errori di Gauss, deriva dall'osservazione sperimentale che la distribuzione degli errori, commessi
quando si effettuano misure indipendenti e ripetute su una stessa grandezza, molto bene approssimata da
tale curva. Lespressione matematica ben nota la seguente:

=
2
2
2
2
) x x (
exp
2
1
y
La distribuzione normale con media x e varianza
2
indicata con N( x , ); al variare di questi due
parametri che la definiscono compiutamente, si possono avere infinite curve normali.
Le caratteristiche pi importanti della normale sono una frequenza relativamente pi elevata dei valori
centrali e frequenze progressivamente minori verso gli estremi. La funzione di densit simmetrica rispetto
alla media: cresce da zero fino alla media e poi decresce fino a +. Ha due flessi: il primo,ascendente, nel
punto x -; il secondo, discendente, nel punto x +.
La standardizzazione della curva normale una trasformazione che consiste nel - rendere la media nulla
( x =0) ed assumere la deviazione standard come unit di misura ( = 1) della nuova variabile.
Come conseguenza, si ottiene anche una trasformazione degli scarti x- x in scarti ridotti, z =x x
La distribuzione normale ridotta viene indicata con N(0,1)., che indica appunto una distribuzione normale
con media 0 e varianza uguale a 1.
Dopo il cambiamento di variabile, nella normale ridotta la densit di probabilit data da

Nella pratica statistica, le propriet pi utili della distribuzione normale non sono i rapporti tra ascissa ed
ordinata, presentati in precedenza, ma le relazioni tra la distanza dalla media e la densit di probabilit sottesa
dalla curva. In modo pi semplice, possibile definire quanti sono i dati compresi tra la media ed un
determinato valore, misurando la distanza dalla media x in unit di deviazioni standard .
La relazione tra la percentuale di dati sottesi dalla curva e le dimensioni dellintervallo tra due valori
una caratteristica di rilevante importanza nella statistica applicata: se la distribuzione normale, sufficiente
conoscere due parametri di una serie di dati, la media x e la deviazione standard per conoscere anche la
sua distribuzione.

Va osservato che la distribuzione delle grandezze del mondo reale ha quasi sempre un limite inferiore ed uno
superiore di cui la distribuzione normale, per sua forma analitica intrinseca, non tiene conto. Inoltre
molteplici fenomeni sotto osservazione (oggetto di misura) possiedono una loro variabilit deterministica che
non pu essere descritta da una funzione simmetrica come la Gaussiana in esame.


2.3 Sovrapposizione degli errori

Effettuare una misura implica uninterazione tra strumento di misura, il sistema fisico sotto osservazione e
lambiente esterno. Come evidenziato nel capitolo 1, il risultato e la bont della misura dipendono dalla
qualit dello strumento (accuratezza), dalle caratteristiche del sistema in oggetto, dai disturbi che possono
essere generati dallambiente esterno e dalla scelta delle modalit con le quali la misura viene effettuata
(numero di campioni, intervallo di campionamento etc).

Linsieme di questi errori produce lincertezza della misura.

Come si detto, gli errori connessi strettamente al comportamento dello strumento cosiccome quelli indotti
dalinterazione tra sistema, esterno e strumento possono essere classificati nelle due famiglie di errori
sistematici ed errori casuali.
I problemi ingegneristici tipici sono essenzialmente 2. Il primo, di tipo diretto, determinare lincertezza
della misura una volta assegnati gli strumenti e la modalit di misura. Il secondo, di tipo inverso, fissare
lincertezza con la quale si vuole ottenere la misura e cercare la procedura/strumentazione adatta allo scopo.
Questo secondo aspetto dovrebbe sempre essere parte ineludibile della fase di progetto dellesperimento.

Spesso accade che lattribuzione di un valore numerico ad una certa grandezza fisica secondaria necessiti di
misure molteplici, ciascuna delle quali finalizzata alla misura delle grandezze fisiche primarie la cui
combinazione costituisce la grandezza in esame. Per esempio per quantificare la velocit di un certo oggetto
occorre misurare indipendentemente la distanza percorsa ed il tempo impiegato. Oppure lo scopo
determinare una certa portata di fluido in un condotto: in questo caso occorre misurare sia la velocit del
fluido che la sezione del canale. Ciascuna misura sar affetta da un errore (incertezza) che si ripercuoter
sulla stima del valore della grandezza secondaria, che quindi stimata attraverso una misura indiretta.
Sia U una grandezza fisica datta dalla combinazione di altre 2 grandezze fisiche X ed Y.
U=U(X, Y)
Siano x
mis
e y
mis
i valori misurati delle grandezze corrispondenti e le quantit x e y le corrispondenti
incertezze di misura (95% uncertainty) dovute alla combinazione di tutti gli errori che affliggono la misura.
Risulter quindi che la misura delle grandezze X ed Y sar data da:
x= x
mis
x
y= y
mis
y
Consideriamo il caso sfavorevole in cui le singole misure x ed y siano affette da incertezze aventi lo stesso
segno e poniamoci il problema di determinare lincertezza complessiva u in relazione alle incertezze x e
y.
x= x
mis
+ x
y= y
mis
+ y
La misura della grandezza U a questo punto sar data da:
u= u
mis
+ u
dove
u
mis
=u(x
mis
, y
mis
)
e
u = u(x, y)
la quantit che occorre determinare.
Avremo quindi
u= u
mis
+ u = f(x
mis
+ x, y
mis
+ y)
Espandendo in serie di Taylor arrestata al primo termine avremo:

u
mis
+ u = u(x
mis
, y
mis
) + (u/x) x + (u/y) y
da cui
u = (u/x) x + (u/y) y (2.1)

Un caso di interesse pratico il caso in cui la grandezza U sia una funzione data dal prodotto delle potenze di
altre grandezze, ad esempio U=X
a
Y
b
. Un esempio potrebbe essere quello della velocit w funzione di tempo
e spazio L secondo la relazione w = L
--1
.
In questo caso lequazione (2.1) si scrive:

u = (u/x) x + (u/y) y = (ax
(a-1)
y
b
) x +(bx
a
y
(b-1)
) y
ed ancora
u/u = a(x /x) + b(y /y)
Confondendo le grandezze u, x ed y con le corrispondenti misurate avremo la seguente relazione:
u/u
mis
= a(x /x
mis
) + b(y /y
mis
)
che sta ad indicare che nel caso considerato (grandezze prodotto di altre grandezze) lincertezza percentuale
data dalla somma pesata delle incertezze percentuali relative alle misure dirette.
In generale, sia

U = X
i
pi
= X
1
p1
X
2
p2
X
2
p2
X
3
p3
X
4
p4
(2.2)

Avremo
u/u
mis
= [p
i
(x
i
/x
mis, i
)]

Occorre ricordare che che il modo di procedere adottato considera che tutti le incertezze si sommino per dare
luogo al caso caso pi sfavorevole di incertezza complessiva. In una misura di velocit potrebbe accadere
invece che la misura del tempo sia sottostimata e quella della lunghezza sovrastimata, avendo cos una sorta
di compensazione degli errori. Tale circostanza tanto pi vera quanto pi numerose sono le grandezze
misurate.
Semplici considerazioni statistiche suggeriscono che una stima pi realistica dellincertezza complessiva
nella misura indiretta sia data da una relazione del tipo:
u
2
= [(u /x
i
) x
i
]
2
(2.3)
Questa espressione nota come legge di sovrapposizione degli errori.
Nel caso precedentemente considerato di grandezza prodotto di altre grandezze (eq. 2.2), la relazione (2.3)
diventa:

u/u
mis
= ([p
i
(x
i
/x
mis, i
)]
2
)
1/2
(2.4)

Un esempio pu essere nuovamente quello della stima sperimentale del fattore di attrito in un deflusso
allinterno di un canale. Dalla definizione di fattore di attrito si desume che esso pu essere valutato
attraverso una misura delle grandezze velocit media w e (differenza di) pressione p.
La definizione in questione risulta:
f=C (p/w
2
)
dove C una costante che dipende da fattori geometrici e dalla densit del fluido.
Supponiamo ancora una volta che gli strumenti per la misura della pressione e la velocit abbiano precisione
pari a 5% del fondo scala e che questultimo valga rispettivamente 1000 mbar e 5 m/s. Se le misure indicano i
seguenti valori per la pressione 600 mbar e per la velocit 1 m/s possibile calcolare lincertezza con la
relazione (2.6), nellipotesi che le incertezze siano dovuti ai soli errori dello strumento.
f/f = { [2(w
i
/w
mis
)]
2
+ [(p /p)]
2
}
1/2
= { [2(0.25 /1)]
2
+ [(50 /600)]
2
}
1/2
= 0.51 = 51%
Come gi evidenziato, lerrore associato alla misura della velocit (che compare nella formula del fattore di
attrito con esponente 2) quello preponderante. Per ridurre lincertezza complessiva occorre che lo strumento
per la misura di w sia pi accurato e che la misura non si discosti di molto dal valore di fondo scala. Una
possibilit per migliorare laccuratezza, come descritto pi avanti, quella di calibrare lo strumento rispetto a
diverse condizioni operative distribuite nel campo di misura.


2.4 Stima dellincertezza

Il problema pi ostico a questo punto quantificare lincertezza associata a ciascuna misura.
Le metodologie di stima sono state oggetto di norme ISO, ANSI, ASME e di autorevoli articoli e libri
scientifici. Una trattazione completa del problema esula dallo scopo del corso a cui sono indirizzate queste
note e pertanto verranno forniti soltanto alcune linee guida tra quelle trattate in dettaglio nel noto lavoro di
Robert Moffat, Describing the Uncertainties in Experimental Results, pubblicato su Journal of
Experimental and Fluid Science nel 1988. Il riassunto dellarticolo, ad opera del medesimo Moffat, allegato
alla fine del seguente capitolo.

La procedura prevede che lincertezza x venga valutata come somma dellerrore x
instr
attribuibile alla
accuratezza dello strumento e dellerrore x
run
attribuibile alle interazioni tra sistema sotto osservazione e lo
strumento medesimo.
Lincertezza complessiva x sar data dalla media quadratica degli errori secondo la relazione:
x = [(x
instr
)
2
+ (x
run
)
2
]
1/2
(2.5)

Lerrore attribuibile allo strumento x
instr
pu essere trovato per via sperimentale attraverso una calibrazione
oppure assunto pari al valore dichiarato dal costruttore per quanto riguarda laccuratezza. In genere, la prassi
preferibile la calibrazione dello strumento in quanto possibile in tale modo verificare eventuali
malfunzionamenti e, spesso, migliorare (attraverso i coefficienti correttivi della curva di calibrazione) le
prestazioni dello strumento cos come dichiarate dal costruttore. Infatti il costruttore fornisce una stima della
dispersione (incertezza) delle misure di uno strumento (o singolo sensore) qualsiasi tra quelli della stessa
serie che esso produce e valuta sperimentalmente lincertezza di un insieme (campione) di strumenti. Per
questo motivo lincertezza della scheda tecnica tiene anche conto di quanto la risposta di ciascun strumento
(sensore) differisce dalla risposta di un suo omologo. Laccuratezza di targa tiene quindi conto delle diversit
che esistono tra sensore e sensore tra quelli di un medesimo processo produttivo. Il singolo sensore (se
calibrato ad hoc) pu essere pi accurato di quanto non lo sia un sensore preso a caso tra quelli caratterizzati
a livello di campione significativo.
Tornando alla stima sperimentale di x
instr
la procedura consiste nelleffettuare una serie di misure (almeno
30) in condizioni in cui la grandezza misuranda sia nota a priori. Ci possibile se sono disponibili dei
campioni o degli strumenti di riferimento in grado di stimare il valore vero della grandezza fisica in
esame. Un esempio tipico riguarda la calibrazione di un trasduttore di pressione avente fondo scala
1000 mbar ed accuratezza di targa 2%, il quale venga calibrato per mezzo di un manometro a fluido
contenente acqua.
Come noto, laltezza h della colonna fluida del manometro fornisce la pressione relativa attraverso la
relazione p = gh, con unaccuratezza sulla misura di riferimento legata alla risoluzione con cui laltezza pu
essere stimata (in genere non inferiore a 5 mm).

La calibrazione pu essere effettuata in relazione ad un solo valore di riferimento oppure su una serie di
valori che coprano tutto il campo di misura dello strumento.
Consideriamo il primo caso. Le N misure ripetute saranno caratterizzate da una dispersione dei valori
descritta dalla deviazione standard
instr
e da uno scarto medio dal valore di riferimento B
instr
.
Si assume che lerrore dello strumento x
instr
sia pari a B
instr
.
Nel caso si decida di correggere lo strumento (rimozione delloffset) della medesima quantit B
instr

attraverso regolazioni o per effetto di coefficienti correttivi nei calcoli, occorre ancora considerare gli effetti
della ripetibilit delle misure ed assegnare allerrore x
instr
il significato di (2
instr
).

Nel caso in cui la calibrazione sia effettuata attraverso N valori diversi della grandezza di riferimento si
conviene di procedere come segue. Sia x
vi
il valore i-esimo vero e x
mi
il corrispondente i-esimo misurato.
Si costruisca un diagramma dove la variabile indipendente x
m
e quella dipendente x
v
. Si calcolino i
coefficienti della curva di regressione ai minimi quadrati, che in questo caso ipotizziamo di tipo lineare. Tale
retta di regressione (fitting line) fornisce la relazione tra valori veri (stimati) e valori misurati nella forma:
x
vcalc
= a x
m
+ b
dove a e b sono due coefficienti che rappresentano la pendenza e lintercetta della retta medesima. Le formule
per calcolare tale coefficienti sono implementate nei pi comuni software di calcolo (e.g. Excel) e non
vengono qui riportate.
In questo caso la deviazione standard della stima calcolabile come:
2
fit
= ( x
vi
x
vcalc, i
)
2
/N (2.6).
Tale valore pu essere utilizzato per la stima di x
instr
a cui viene attribuito il significato di (2
fit
).

Tornando allesempio della calibrazione del trasduttore di pressione immaginiamo di avere raccolto la
sottostante serie di dati (N<30 per comodit di rappresentazione):
P
vera
0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000
P
letta

[mbar]
-112 21 118 209 333 450 526 659 773 868 980

La rappresentazione grafica con annessa la retta di regressione dei valori risulta:
La deviazione standard della stima risulta pari a 9.67 mbar. Come si pu vedere lo scarto della stima (x
vcalc
-
x
v
) risulta compreso nella banda individuata da 2
fit
.

Per calcolare lincertezza occorre poi considerare lerrore indotto dallinterazione tra sistema e sensore e dalla
natura tempovariante del sistema in esame. Per fare ci si conviene di eseguire una serie di misure (almeno
30) sul sistema sotto osservazione ad intervalli di tempo opportuni, rappresentativi degli intervalli di misura
che verranno eseguiti durante la campagna sperimentale. Il sistema deve trovarsi in una condizione fissata,
nominale, a cui corrisponde un assegnato (anche se non noto a priori) valore della grandezza fisica
misuranda. In questo caso ci si limita a calcolare la deviazione standard della misure
run
durante la prova
(run) e si attribuisce allerrore del sistema x
run
il significato di (2
run
).
y =0.9230x +95.1212
-200
0
200
400
600
800
1000
1200
-500 0 500 1000 1500
P_l etta
P
_
v
e
r
a
misure
Regressione lineare
-50
-40
-30
-20
-10
0
10
20
30
40
50
0 200 400 600 800 1000
P_vera
S
c
a
r
t
o

d
e
l
l
a

s
t
i
m
a

2 sigma

Unulteriore osservazione riguarda le misure multicampione (multiple sample). Trattasi della modalit di
misura in cui la grandezza sotto osservazione viene valutata come media di M misure successive effettuate in
un periodo di tempo rappresentativo delle fluttuazioni del sistema. In questo caso lerrore indotto dal sistema
x
run
si riduce rispetto al caso di misure singole (single sample) di un fattore pari a (1/M). Di qui levidente
beneficio ad effettuare misure ridondanti rispetto al caso di misure singole.

Eventuali altri errori di tipo sistematico indotti, per esempio, dal non corretto posizionamento dello
strumento di misura, dovranno essere aggiunti con la usuale regola della radice della somma quadratica al
valore dellincertezza dato dallequazione (2.6). Infatti oltre allerrore del sensore e di quello dovuto al
sistema pu aggiungersi un altro errore sistematico, valutabile teoricamente, dovuto alle impefette condizioni
di contatto tra sensore e superficie in esame. Un esempio potrebbe essere quello della misura della
temperatura di una superficie solida per mezzo di una termocoppia. Un altro esempio potrebbe essere lerrore
nella misura del rumore prodotto da una rete viaria percorsa da autoveicoli dovuto al fatto che non sia
possibile posizionare il fonometro esattamente al centro della carreggiata. In entrambi gli esempi, lerrore non
compare in nessuno dei due passi sperimentali atti a determinare le quantit x
instr
e x
run
e deve essere
stimato attraverso considerazioni di tipo teorico.


2.5 Stima dellincertezza negli esperimenti complessi

Questultima sezione fa ancora riferimento al lavoro di Moffat (vedi Appendice) e riguarda tutte quelle
procedure sperimentali in cui una certa grandezza viene valutata indirettamente attraverso una combinazione
complessa delle misure di altre grandezze primarie.
La peculiarit di questa combinazione che essa non pu essere descritta con una semplice relazione analitica
quale quella fornita dalla (2.2). In molti casi ci implica che la grandezza misuranda venga valutata grazie ad
un programma di calcolo che elabora le misure dirette e le combina attraverso relazioni che non possono
essere differenziate analiticamente attraverso la (2.4).
Un esempio potrebbe essere quello della procedura usualmente adottata per la valutazione della caduta di
pressione imputabile ad una singolarit geometrica presente lungo un condotto a sezione costante. La
procedura consiste nel misurare la pressione in una serie di postazioni lungo il condotto a monte ed a valle
della singolarit, ottenere le rette di regressione (cadenti) nei tratti di condotto in questione ed estrapolare la
caduta di pressione locale come differenza dei valori assunti (teoricamente) dalle due cadenti nella postazione
corrispondente alla singolarit. Se si aggiunge il fatto che buona norma ottenere la misura in ciascuna
postazione come media di N valori al fine di ridurre gli errori casuali dovute alle fluttuazioni turbolente della
corrente, risulta evidente che non affatto immediato stimare lincertezza sul parametro in esame
semplicemente conoscendo laccuratezza del misuratore di pressione.

In questo ed in altri casi in cui il legame tra le grandezze primarie complesso al punto che occorre una
procedura di calcolo automatica per determinare il valore della grandezza secondaria, si conviene di
procedere ad una stima per via numerica dellincertezza complessiva.

Sia u=u(x
1
, x
2
, x
3
, x
4
,, x
M
), la misura della grandezza secondaria ottenuta dalla combinazione delle misure
x
1
, x
2
, x
3
, x
4
,, x
M
delle rispettive grandezze primarie X
1
, X
2
, X
3
, X
4
,, X
M
.
La procedura suggerita da Moffat consiste nellintrodurre sequenzialmente un errore (sequential
perturbations) in ciascuna misura ed osservare (calcolare) leffetto sortito. I passi sono i seguenti:
1) si calcola il valore nominale u
0
corrispondente ai valori nominali (misurati) delle grandezze primarie;
2) Per i che va da 1 a M, viene aumentato il valore della misura x
i
(lasciando inalterati gli altri valori) di una
quantit pari allincertezza corrispondente e si calcola il valore u
i+
risultante.
3) Si ripete il calcolo nel caso che la misura x
i
risulti ridotta dellincertezza corrispondente per ottenere il
valore u
i-
.
4) Si calcolano le differenze D
i+
= (u
i+
.+ u
o
.) e D
i-
= (u
i-
.+ u
o
.) e se ne ricava il valore medio D
i
.
5) Si sommano come media quadratica gli M valori di D
i
. per ottenere lincertezza complessiva.




MI SURE ACUSTI CHE



1. Generalit e definizioni



1.1 Caratteristiche fisiche delle onde sonore

Il suono una successione di compressioni e rarefazioni in un mezzo elastico, associate ad
oscillazioni di pressione; alla compressione associata una variazione di pressione positiva, mentre
alla rarefazione una negativa.
Il mezzo un qualsiasi materiale in cui sia possibile il propagarsi del suono: gassoso, liquido,
solido, anche se, per ovvie ragioni, riveste un particolare interesse la propagazione del suono
nellaria. Lenergia sonora non si propaga nel vuoto, a differenza dellenergia raggiante (ad esempio
la luce).
Per capire come il suono nasca, possibile pensare al movimento di uno stantuffo in aria (o al
movimento del "cono" di un altoparlante delle casse di casa). Quando lo stantuffo avanza va
incontro a zone ad alta densit, viceversa quando arretra incontra zone a bassa densit.
Usando lequazione dei gas perfetti:

T R p =
1
(1.1)

si vede come, fissato il mezzo e la temperatura, la pressione p e la densit sono direttamente
proporzionali: allaumentare di aumenta anche la pressione p.
Londa acustica generata dalloscillazione di pressione attorno ad un valore medio p
0
, che
provoca a sua volta oscillazioni di densit. (Figura 1.1)


Fig. 1.1 - Tipica onda acustica di tipo sinusoidale


Nellaria il valore medio coincide con il valore della pressione atmosferica ( p
0
= 101.3 [kPa]).
In generale le oscillazioni di pressione sono dellordine dei 10
5
[Pa] e non dellordine dei bar
(scoppierebbero i timpani!). Non ha quindi importanza il valore assoluto di pressione, ma assumono
maggior interesse le variazioni di pressione p attorno al valor medio p
0
.(Figura 1.3)



Fig. 1.2 Pistone in movimento.




Fig. 1.3 - Massima e minima variazione di pressione attorno a p
0



p pu variare tra i
5
10 2

[Pa], che rappresenta la soglia di udibilit, fino al valore di 200 [Pa]
che rappresenta la soglia del dolore, quella oltre la quale pu aversi la rottura del timpano. Valori
tipici del p sono dellordine di 0.1 [Pa]. E da notare quanto siano piccoli i valori assoluti p.
Infatti il valore massimo di 200 [Pa] equivalente ad una colonna dacqua di 2 [cm].
Si pu ulteriormente notare come una pressione dinamica di soli 2 [cm] dacqua possa portare alla
rottura del timpano mentre, staticamente, tale pressione appena percettibile.
Applicando le consuete equazioni di conservazione, lipotesi che la propagazione del suono sia
adiabatica e lequazione dei gas perfetti si arriva allequazione di DAlambert:

2
2
2 2
2
1

=

p
c x
p
(1.2)

dove c la velocit di propagazione dellonda nel mezzo. Nel caso in cui il mezzo sia laria c vale
340 [m/s]. Si pu dimostrare che la velocit di propagazione esprimibile come:

=
=
p p
c
t s cos
(1.3)

Sapendo che il coefficiente di comprimibilit isoentropico definito come:

p
v
v
p p
v
v
E
s
S

1 1
(1.4)


Esso rappresenta la variazione percentuale di volume per variazione unitaria di pressione.

E possibile allora riesprimere la velocit di propagazione nel modo seguente:


=
S
E
c
1
(1.5)

La formula pu essere riscritta usando la seguente relazione:

1
3

E E
S
(1.6)

dove E il modulo di Young, E=
1
) / (

p
L L
.


In Tabella 1.1 sono rappresentate le diverse velocit di propagazione dellonda acustica nei rispettivi
materiali.



MATERIALI E [Pa]
[kg/m
3
]
c [m/s] c [m/s] reale
Aria (secca, 15C)
5
10 5 . 4
1.2 353 341
Acqua
9
10 8 . 6
1000 1505 1460
Marmo
11
10 3 . 1
2800 3934 3800
Mattoni
10
10 9
3000 3162 3650
Vetro
11
10 8 . 1
2500 4900 5000
Ferro
11
10 6
8000 5010 5000
Sughero
7
10 6
60 580 500
Gomma elastica
6
10 5 . 4
1000 39
3070

Tabella 1.1 Propriet acustiche di alcuni materiali



Si noti infine che la velocit di propagazione dipende dalla temperatura e aumenta con le
temperature crescenti.


Lequazione di DAlambert risolta da equazioni del tipo:


p(x,)= f
1
(x + c) + f
2
(x - c) (1.7)


oppure mettendo in evidenza il tempo:


p(x,)= f
3
( + x/c) + f
4
( - x/c) (1.8)


dove f
4
(onda primaria) rappresenta unonda piana che si propaga nelle x crescenti, mentre f
3

(onda secondaria) rappresenta unonda che si propaga in senso contrario (ad esempio se londa
primaria incontra una superficie riflettente).
Infine, possiamo notare che le onde possono avere forme molto diverse fra loro. Ad esempio
possiamo immaginare una soluzione del tipo sinusoidale:


)] ( [ ) , (
max
= c x k sin p x p (1.9)


dove k il numero donda cos definito: k
f
c
= =
2 2


.


Si possono cos definire le seguenti caratteristiche: [m] che la lunghezza donda e rappresenta la
distanza tra due punti omologhi (vedi Figura 1.4); il periodo T che lintervallo di tempo impiegato
nel passaggio tra due punti omologhi (vedi Figura 1.5); la frequenza f che il numero di volte in
cui, in un periodo, si ha il passaggio di unonda e risulta: f = 1/T, dove f si misura in hertz; c [m/s]
che la velocit di propagazione nel mezzo e dipende dalle propriet del mezzo.



Fig.1.4 - Lunghezza donda


Fig.1.5 - Definizione di periodo


Dalle funzioni che risolvono lequazione di DAlambert e, in particolare dalla (1.9), si pu ricavare
lespressione che esprime la velocit di una particella fluida nel suo moto armonico, intorno alla posizione
di equilibrio:



w(x,) =
p
c
max
cos

0

[( -
x
c
)] (1.10)



Come si pu facilmente arguire, per valori di p
max
dellordine di 0.1 [Pa], la velocit doscillazione
risulta inferiore al millimetro per secondo.






1.2 Pressione, intensit sonora e densit di energia sonora


Per pressione sonora p si intende la variazione di pressione prodotta dal fenomeno sonoro rispetto
alla pressione di quiete. Considerando lesempio del pistone che si muove in un condotto, si
riconosce facilmente che la pressione sonora ad una certa sezione del condotto una funzione del
tempo, che pu assumere valori positivi e negativi. Si pu caratterizzare la pressione sonora
considerandone il valore efficace:


p
T
p d
eff
T
=

1
2
0
(1.11)

Tale valore oltretutto di rapida rilevazione. Nel caso di andamento sinusoidale della pressione
sonora si ha che:


) ( sen
1
0
2 2
max

=
T
eff
d p
T
p (1.12)

Ricordando che :

sen
cos
2
1 2
2


=

(1.13)

si ricava facilmente che :

2
2
max
= p p
eff
(1.14)


La potenza sonora W di una sorgente la totale energia sonora emessa dalla sorgente nellunit
di tempo. La Tabella 1.2 fornisce alcuni valori rappresentativi di potenza sonora irradiata.


Sorgente Potenza sonora (W)

Aereo di linea al decollo 100
Fortissimo orchestrale 10
Martello pneumatico 1
Automobile in velocit 0,1
Ventilatore centrifugo 0,01
Voce molto forte 0,001
Lavastoviglie 0,0001
Piccolo ventilatore 0,00001
Sussurro 0,000001

Tabella 1.2 Potenza sonora di alcune sorgenti


Lintensit sonora J in un punto di una certa direzione il flusso di energia sonora trasmesso in
quella direzione attraverso unarea di sezione unitaria normale alla direzione stessa.
Le onde sonore che da una sorgente puntiforme si propagano in uno spazio libero attraverso un
mezzo omogeneo ed isotropo sono onde sferiche.






Da ci si ricava facilmente che lintensit sonora in un punto inversamente proporzionale alla
distanza r del punto dalla sorgente:

2
4 r
W
J

(1.15)


Si ritorni nuovamente al pistone in movimento nel condotto, la cui superficie esercita la pressione p
sulle particelle daria in movimento con velocit w.


La potenza media in gioco sar data dal prodotto w F :

( ) , x w p S w F W = = (1.16)


dove il trattino indica la media del prodotto nel periodo.

w p
S
W
J = = (1.17)


Ricordando la definizione di pressione efficace si ha in definitiva la seguente espressione, valida in
generale nel caso di propagazione donde piane:

c
p
J
eff

2
(1.18)


Il movimento del pistone provoca il movimento vibratorio delle particelle daria. Le particelle
daria hanno una certa energia a causa del loro movimento.

Si definisce densit di energia sonora D lenergia sonora contenuta in un volume unitario.

Si consideri un cilindro di sezione unitaria: la potenza sonora trasmessa attraverso la sezione
numericamente J. Lenergia trasmessa nellunit di tempo si trova in tratto di cilindro di lunghezza
c. La densit di energia sonora allora:

2
2 2
1
c
p
c c
p
D

=

(1.19)


Quanto si visto valido nel caso di onde piane.




1.3 Livelli acustici


Nella prima parte di questa introduzione stato spiegato il motivo per cui importante parlare di
differenza di pressione piuttosto che di pressione assoluta. Lo stesso ragionamento pu essere fatto
per studiare la sensazione che produce un suono sullorecchio umano. Per quanto riguarda gli
organi sensoriali umani, la sensazione dipende dalla variazione percentuale della grandezza fisica
che sollecita tale organo.

(sensazione) = (grandezza fisica) / (grandezza fisica) (1.20)


Questo fatto si verifica anche per la percezione uditiva. Integrando ambo i membri dellequazione
precedente ed associando la sensazione al concetto di livello di intensit del suono ( L
P
) si arriva:


0
L L
p
= + ln [(grandezza fisica) / (grandezza fisica nelle condizioni di riferimento)] (1.21)


Considerando come grandezza fisica lintensit acustica (J) e cambiando la base al logaritmo si
introduce:

10 =
J
L
o riferiment
J
J
Log
10
(1.22)

dove
J
L il livello sonoro di intensit (o di intensit sonora).


Il valore di intensit di riferimento vale:

=

2
12
2
10
) (
m
W
c
p
J
rif
rif
eff
rif

(1.23)


che associato alla pressione efficace di
5
10 2

[Pa] corrispondente alla soglia di udibilit alla
frequenza di
1000 [Hz].
Dalla formula (1.22) si introduce anche il livello di intensit o di pressione di un suono, sostituendo
nella formula (1.22) il termine di intensit sonora con la formula (1.18):

L L Log
p
p
I P
eff
rif
= = 10
2
2
(1.24)

Lunit di misura dei livelli sonori il decibel [dB].


Analogamente si pu definire livello di potenza sonora la quantit:

L Log
W
W
W
=

10
10
0
(1.25)
con W
0
= 10
-12
[W]



Esempio:

Valutare i livelli di intensit sonora e di potenza sonora relativi ad una sorgente di 100 [W] alla
distanza di un m, che produce onde sonore di tipo sferico.

L
W
= 10 Log
10
12
100 10 ( / )

= 140 [dB]
L
I
= 10 ) 10 / ) 1 4 /( 100 (
12
10

Log = 129 [dB]

Note: se si raddoppia la potenza (W = 200 [W]) si ottiene:

L
I
= 10 ) 10 / ) 1 4 /( 200 (
12
10

Log = 132 [dB]

ossia raddoppiando la potenza il livello sonoro aumenta di 3 [dB].






1.4 Composizione dei suoni

Molto spesso due o pi sorgenti sonore indipendenti sono attive per produrre un certo campo
sonoro. E interessante a questo proposito valutare leffetto complessivo delle sorgenti sonore
operanti. Consideriamo il caso di due sorgenti sonore A e B. Ognuna produce nel punto di ricezione
le pressioni sonore p
A
() e p
B
(). La pressione complessiva sar quindi:


( ) ( ) ( ) p p p
tot A B
= + (1.26)


La pressione efficace risultante
tot
p sar, per definizione:

( ) ( ) ( ) [ ] p
T
p p d
tot eff A B
T
2 2
1
= +

=
=
1 1 1
2
2 2
T
p d
T
p d
T
p p
A B
T T
A B
T
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) + +

(1.27)


Per definizione di pressione efficace, i primi due termini al secondo membro sono le pressioni
efficaci ( ) p
A eff
2
e
2
) (
eff B
p . Si ha quindi:


( ) ( ) ( ) [ ( ) ( )] p p p
T
p p d
tot eff A eff B eff A B
T
2 2 2
1
2 = + +

(1.29)


In moltissimi casi pratici la media temporale del prodotto
B A
p p zero. Ci accade se la frequenza
delle due sorgenti diversa o le sorgenti sono caratterizzate da uno spettro sonoro con diverse
frequenze. In questi casi avremo quindi:


( ) ( ) ( ) p p p
tot eff A eff B eff
2 2 2
= + (1.30)


In termini di livelli sonori, ricavando che L Log
p
p
p
eff
= 10
2
0
2
, si avr quindi:


10 10 10
10 10 10
Lp Lp Lp
tot A B
= +


e quindi:
) 10 10 ( 10
10 10
B A
Lp Lp
tot
Log Lp + =
(1.31)



Se le sorgenti sono pi di due, lequazione precedente pu essere generalizzata:

] 10 [ 10
10

=
N
i
Lp
tot
i
Log Lp (1.32)



Questultima relazione pu essere utilizzata anche per il calcolo del livello globale di un suono
complesso note le componenti sonore alle diverse frequenze, come descritto nel successivo
paragrafo.



1.5 Analisi spettrale

Lorecchio coglie tre caratteristiche principali di un suono: laltezza, lintensit e il timbro.
Laltezza (o acutezza) una caratteristica legata alla frequenza; lintensit legata alla potenza
sonora della sorgente e dipende dalla distanza tra sorgente e ricevente; il timbro, che la
caratteristica che distingue una stessa nota musicale prodotta da due strumenti diversi, legato ai
fenomeni di vibrazione che producono il suono.
Questi tre caratteri possono essere definiti attraverso la misura della pressione sonora istantanea. La
traccia delle variazioni temporali della pressione sonora costituisce un oscillogramma (Figura 1.6).
Come stato detto, un suono o un rumore la risultante di innumerevoli vibrazioni elementari.
Come qualsiasi vibrazione periodica complessa, pu essere scomposto in vibrazioni sinusoidali
elementari, secondo il teorema di Fourier. Loscillogramma di un suono puro formato da una
semplice oscillazione sinusoidale.
Nellanalisi di un rumore si utilizza, assai pi spesso delloscillogramma lo spettro sonoro (Figura
1.7). Esso consiste in un grafico nel quale vengono riportati i livelli sonori in funzione della
frequenza. Lo spettro sonoro di un tono puro un istogramma che presenta una sola linea; quello di
un suono complesso composto da una serie di linee che definiscono i livelli sonori della frequenza
fondamentale e delle sue armoniche. Solitamente lo spettro di un rumore viene costruito per bande,
suddividendo le frequenze acustiche in gruppi.
I pi comuni sono i gruppi a banda di ottava (vedi sotto) e a banda di terzo di ottava. Per ogni
gruppo viene misurata la pressione sonora, escludendo con appositi filtri le frequenze estranee alla
banda. I gruppi a banda di ottava o a banda di terzo di ottava sono caratterizzati da ampiezza
percentuale costante; in altri termini resta fissato il rapporto tra lampiezza della banda e la
frequenza centrale di banda. Tale rapporto stabilito in 2 per banda di ottava e
1
3
2 per bande
di terzo di ottava.
Per la scala delle bande di ottava ogni frequenza di riferimento (centrale) doppia rispetto alla
frequenza precedente; nel caso della scala a terzi di ottava il rapporto tra due frequenze di
riferimento adiacenti pari a 2
3
.


Le frequenze centrali normalizzate per banda di ottava sono:

16 31.5 63 125 250 500 1000 2000 4000 8000 16000 [Hz]


Gli intervalli (ampiezza di banda) relativi sono i seguenti:

11-22, 22-44, 44-88, 88-177, 177-355, 355-710, 710-1420, 1420-2840, 2840-5680, 5680-11360,
11360-22720.


Fig. 1.6 Oscillogramma





Fig. 1.7 Spettri sonori




Esempio:


Le misure indicano che il livello sonoro prodotto da un certo macchinario a distanza fissata pari a
70 [dB]. Se la macchina opera in un ambiente con rumore di fondo pari a 65 [dB], qual il livello
combinato?

+ = + =
10 10
0 2 1
2 1
10 10
L L
J J J J

2 . 71 10 10 10
10 10
1
2
=

+ =
L L
P
Log L [dB]
2. Elementi di psicoacustica e criteri per la valutazione dei
suoni complessi.



2.1 Ricezione acustica


Lorgano che presiede alla ricezione acustica umana lorecchio. Possono essere distinte tre parti:

1) Lorecchio esterno, che comprende il padiglione auricolare ed il canale uditivo esterno; ha la
funzione di convogliare le onde sonore nella zona di ricezione vera e propria. Il padiglione
auricolare svolge anche la funzione di risonatore acustico, privilegiando le medie frequenze. Il
condotto uditivo esterno lungo circa 30 [mm] e termina con la membrana timpanica posta
diagonalmente al canale.



Fig. 2.1 Schema dellorecchio umano


2) Lorecchio medio comprende la catena degli ossicini (martello, incudine, staffa) che
costituisce un sistema di trasmissione della forza che le oscillazioni di pressione esercitano sul
timpano. La staffa agisce sulla finestra ovale che comunica con lorecchio interno. Lorecchio
medio posto in comunicazione con latmosfera attraverso le vie respiratorie esterne e la
tromba di Eustachio. Per la conformazione della catena degli ossicini (che funzionano come un
sistema di leve) lazione esercitata sul timpano amplificata di un fattore 90 sulla finestra
ovale. Muscoli dedicati controllano lazione degli organi dellorecchio medio, inibendo i
movimenti di timpano e staffa quando le sollecitazioni sono troppo intense (si pensa possano
esercitare questazione anche per non sentire troppo la nostra voce).

3) Lorecchio interno costituito da un canale a doppia spirale (coclea o chiocciola) e da una
cavit detta vestibolo in comunicazione con la finestra ovale.
Il canale cocleare diviso in due parti e contiene un liquido (perilinfa) attraverso il quale le
perturbazioni di pressione si propagano. Il movimento del liquido perilinfatico fa entrare in
risonanza le cellule cigliate dellorgano del Corti che avendo dimensioni diverse sono
sollecitate a frequenze diverse avendosi cos un effetto di selezione delle frequenze.






2.2 Campo di udibilit


La pressione efficace minima udibile dipende dalla frequenza. Nel campo 10004000 [Hz] vale
circa 20 [Pa], cio 0 [dB]. Al di sopra di certi valori la pressione sonora diviene insopportabile
(soglia del dolore, 120-130 [dB]).
La sensibilit dellorecchio umano stimabile intorno ai 3 [dB], mentre la sensazione di raddoppio
(o dimezzamento) dellintensit sonora si ha per variazioni di circa 10 [dB].



Fig. 2.2 - Audiogramma normale
Il grafico sopra riportato detto audiogramma normale. Esso frutto di lunghe indagini di tipo
statistico su campioni rappresentativi della popolazione adulta sana, allo scopo di valutare
leguaglianza della sensazione sonora per suoni di diversa frequenza. Come frequenza di
riferimento stata adottata la frequenza di 1000 [Hz]. Dato un suono di intensit pari a n decibel
alla frequenza di 1000 [Hz] , possibile tracciare la curva isosensazione (secondo il giudizio
dellauditorio) alle frequenze diverse da 1000 [Hz]. Ad ogni curva isosensazione viene assegnato
arbitrariamente un valore in phon pari al numero n di [dB] a 1000 [Hz].
Lindice che qualifica lintensit soggettiva detto phon. Si osserva come lorgano uditivo umano
privilegia le medie frequenze e possegga un massimo di sensibilit intorno a 4000 [Hz].
Il divario di sensibilit alle varie frequenze diminuisce allaumentare del numero di phon.
La scala dei phon non risulta in relazione lineare con le sensazioni soggettive, che al di sopra dei 40
phon raddoppiano ad ogni incremento di 10 phon.




2.3 Valutazione dei suoni complessi


Le modalit con cui lorecchio umano interpreta gli impulsi sonori al variare della frequenza e
dellintensit degli stessi pone il problema di confrontare i suoni ed i rumoeri in funzione delle
senzazioni che essi provocano. Un criteri o quello di pesare i livelli sonori alle diverse bande di
frequenza previa una correzione (peso) che tenga conto della risposta dellorecchio umano. Sono
state proposte diverse scale di ponderazione in relazione al
livello di pressione considerato. Attualmente in uso la sola scala di ponderazione detta A.


Fig. 2.3 - Curve di ponderazione

Frequenza [Hz] 63 125 250 500 1000 2000 4000 8000
Correzione [dB] C -26.2 -16.1 -8.6 -3.2 00 +1.2 +1.0 -1.1

Tabella 2.1 - Ponderazione in scala A per bande di ottava
Adottando la pesatura possibile ottenere il livello complessivo in scala A del suono considerato. Se
nota la composizione in bande di un suono, il suo livello complessivo in scala A sar quindi dato
dalla relazione:


=
10
10 10
i Pi
C L
PA
Log L (2.1)


Indici di rumore Un rumore pi o meno tollerabile in relazione ad una serie di caratteristiche che
riguardano sia la composizione spettrale sia le variazioni nel tempo che questo realizza (durata,
andamento temporale, scostamento rispetto al rumore di fondo). Gli indici di rumore, tra cui le ISO
NOISE Ratings forniscono un indice sulla base della composizione spettrale del suono in esame,
Lindice NR Si ottiene sovrapponendo al diagramma lo spettro del suono in esame ed individuando
la curva NR intersecata a valore maggiore.

=

N
0
10
L
eq
Pi
10
N
1
Log 10 L
Fig. 2.3 - Curve noise ratings


Livello equivalente continuo. In molte situazioni pratiche il livello sonoro di un rumore varia nel
tempo. In questi casi si rende necessario definire unopportuno valore medio sul periodo di
osservazione. Si definisce a questo scopo livello equivalente continuo L
eq

la quantit:

=

d 10
T
1
Log 10 d
J
) T ( J
T
1
Log 10 L
10
) r ( L
0
eq
P
(2.2)


Ad esso fa riferimento gran parte della normativa italiana.

Nel caso in cui il livello equivalente venga valutato sulla base di un numero N di misure
(equispaziate nel tempo), allintegrale pu essere sostituita una sommatoria.

(2.3)


Se le misure fanno riferimento ad intervalli di tempo non uniformi, e si ammette che il livello sonoro
sia costante allinterno di ciascun intervallo di tempo
i
, lintegrale si riduce alla relazione:

=

N
0
10
L
i eq
Pi
10
T
1
Log 10 L


Livelli percentili

Rappresentano il livello sonoro superato per lx per cento del tempo globale di osservazione. Sono
utilizzati nella normativa anglosassone.
L
10
rappresenta, per esempio, il livello sonoro (solitamente espresso in [dB(A)]) superato per il
10% dellosservazione.

Esempio:


Valutare il livello sonoro complessivo in scala A di un elettrodomestico, noto lo spettro in banda di
ottava.


Frequenza
[Hz]
63 125 250 500 1000 2000 4000 8000
L
pi

60 68 59 62 59 60 62 69
C
iA
-26.2 -16.1 -8.6 -3.2 00 +1.2 +1.0 -1.1


( ) )] ( [ 63 10 10 10 10 10 10 10 10
10 10 10 10 10 10 10 10
10 10
8 . 6 3 . 6 9 . 5 88 . 5 04 . 5 19 . 5 38 . 3
10
1 69
10
1 62
10
0 59
10
2 . 3 62
10
6 . 8 59
10
1 . 16 68
10
2 . 26 60
10
A dB Log
Log
Log L
i Pi
A
C L
P
= + + + + + + =
=

+ + + + + + =
= =





3. Propagazione del suono in campo libero



3.1 Influenza della propagazione sul livello sonoro


Quando una sorgente sonora irradia verso uno spazio non confinato da pareti, le onde sonore si
propagano a distanza dalla sorgente. Il livello sonoro nella postazione di un generico ricevente R,
separato dalla sorgente S dalla distanza r, dipender da una serie di fattori tra cui:

1) le caratteristiche della sorgente (potenza sonora, direzionalit);

2) la distanza sorgente/ricevente;

3) lattenuazione esercitata dallaria e dalla presenza di eventuali barriere solide interposte al
cammino diretto dellonda sonora.


In aggiunta agli effetti di tipo geometrico, possono quindi verificarsi ulteriori attenuazioni. Un
effetto quello dovuto alle caratteristiche del mezzo (laria) in cui si propaga il suono. In questo
caso lenergia sonora pu essere dissipata per effetto della viscosit dellaria e dei moti vibrazionali
di alcune molecole ivi presenti (ossigeno, vapor dacqua). Unaltra causa di attenuazione sonora
possono essere le barriere solide (naturali o artificiali) interposte al cammino sorgente ricevente.
Per semplicit di trattazione considereremo sorgenti puntiformi che irradiano secondo onde
sferiche. Una sorgente sonora reale pu essere assimilata ad una sorgente puntiforme se la sua
dimensione caratteristica molto pi piccola della distanza che la separa dal ricevente.
Si pu dimostrare che una sorgente puntiforme che produce onde sferiche se posta in vicinanza di
una superficie molto riflettente (superfici in muratura, asfalto) si comporta, per degli effetti di
riflessione, come una sorgente che emette onde emisferiche, concentrando cos lenergia sonora in
una sola parte dello spazio circostante (vedi Figura 3.1).




r
S
R
s o r g e n t e r i f l e t t e n t e
S
Fig. 3.1 Propagazione sonora da sorgente puntiforme



Si pu dimostrare inoltre che una serie di sorgenti puntiformi distribuite lungo una linea retta producono un
fronte donda di tipo cilindrico (o semicilindrico se esiste una superficie riflettente attigua alla linea delle
sorgenti). E questo il caso tipico delle arterie viarie percorse da autoveicoli.


In generale quindi potremo esprimere il livello sonoro L
p
nella postazione del ricevente secondo
unespressione del tipo:


L
p
= L
w
- A
div
- (A
atm
+ A
ex
+ A
b
) + cost (3.1)


dove:
A
div
= attenuazione per divergenza geometrica: tiene conto della distanza sorgente/ricevente e
della modalit di propagazione dellonda sonora;
A
atm
= attenuazione dovuta allassorbimento atmosferico ( dipende da T
aria
e umidit relativa);

A
ex
= attenuazione in eccesso dovuta a gradienti di temperatura e velocit dellaria al suolo;

A
b
= attenuazione dovuta alla presenza di ostacoli (barriere), frapposti al cammino
sorgente/ricevente.






3.2 Effetto della distanza (calcolo di A
div
)


Consideriamo una sorgente puntiforme di potenza sonora W che emette onde sferiche. Il livello di
potenza sar quindi
0
10
W
W
Log L
W
= Elaborando questa espressione otteniamo:

0 0 0 0 0
10 10 10 10
S
S
Log
J
J
Log
S J
S J
Log
W
W
Log L
W
+ =

= = (3.2)


dove J lintensit sonora, S la superficie del fronte donda alla distanza r dalla sorgente, S
0
la
superficie di riferimento (1 m
2
). Ricordando che 10 log I/I
0
= L
p,
avremo quindi:


11 ) ( 20 ) 4 ( 10 ) ( 20 ) 4 ( 10
2
+ + = + + = + = r Log L Log r Log L r Log L L
P P P W
[dB]


ed ancora:

11 ) ( 20 = r Log L L
W P
[dB] (3.3)


In caso di propagazione semisferica in analogia a quanto visto otteniamo:

8 ) ( 20 = r Log L L
W P
[dB] (3.4)

Si evince immediatamente che nei due casi considerati A
div
= ) ( 20 r Log .

E possibile valutare, per esempio, la differenza di livello sonoro tra due punti, il primo posto a distanza
doppia rispetto alla sorgente. Si ottiene per propagazione sferica e semisferica:


L
p
( r ) - L
p
( 2r ) = 20Log(2) = 6 [dB] (3.5)
da cui possiamo concludere che, nel caso di propagazione semisferica e sferica, si ottiene un
decremento del livello sonoro di 6 [dB] ad ogni raddoppio della distanza.

Consideriamo adesso il caso di sorgente lineare semicilindrica di lunghezza L, costituita da N
sorgenti puntiformi, ciascuna di potenza W
i
e distanti tra loro b (vedi Figura 3.). Avremo:



] [ 5 ) log( 10 ) ( 10
) ( 10
10 10
0
0
0 0 0
dB L r Log L
L r Log L
S
S
J
J
Log
W
W
Log L
P
P
tot
w
+ + + =
= + =
= = =
(3.6)



R
S S S S S
V
b b b b
r0

Fig. 3.2 Propagazione sonora da sorgente lineare



Avremo inoltre :

) ( 10 ) ( 10 ) ( 10 ) ( 10 10
0 0
b Log L Log L
b
L
Log
W
W
Log
W
W N
Log L
Wi
i i
w
+ = + =

= [dB] (3.7)


Dalle equazioni (3.4) e (3.5) si ottiene :

5 ) ( 10
0
= b r Log L L
Wi P
[dB] (3.8)



Si dimostra quindi che nel caso di propagazione cilindrica o semicilindrica, il termine A
div

vale
10log r
0
, che fa si che ad ogni raddoppio della distanza il decremento sia di soli 3 [dB].





3.3 Attenuazione atmosferica


Il termine A
atm
rilevante ai fini pratici per distanze superiori al centinaio di metri. Esso dipende in
maniera complessa dalla frequenza, dalla temperatura e dal contenuto di umidit nellaria.
(vedi Figura 3.3)


Fig. 3.3 Attenuazione sonora dovuta ad effetti atmosferici



Una semplice correlazione la seguente:


( )
10
2
10 4 . 7

=
i
r f
A
atm
[dB] (3.9)


dove f la frequenza [Hz], r la distanza in [m], i lumidit relativa (i 01).




3.4 Attenuazione in eccesso A
ex


Quando nellaria ambiente sono presenti gradienti di temperatura o velocit in direzione normale al
suolo, possono manifestarsi fenomeni di attenuazione sonora che vengono definiti attenuazioni in
eccesso. Questi fenomeni sono legati alla rifrazione dellonda sonora per effetto delle variazioni
spaziali delle propriet fisiche del mezzo in cui londa si propaga. Se esiste un gradiente di velocit
al suolo e la direzione dellonda e del vento coincidono (propagazioni sotto vento) londa viene
deviata verso il basso. Nella propagazione sopra vento, londa sonora viene rifratta verso lalto: si
crea cos una zona dombra acustica (vedi Figura 3.4) in cui si possono avere attenuazioni fino a 10
[dB] per ogni aumento della distanza della sorgente pari a 100 [m].






Fig. 3.4 Schema zona dombra acustica






3.5 Attenuazione da barriera A
b


La presenza di barriere artificiali (muri, recinzioni) o naturali (rilievi del terreno ) consente
apprezzabili attenuazioni della pressione sonora allaperto. La presenza di un ostacolo solido
frapposto tra la sorgente sonora ed il ricevente fa si che il suono possa raggiungere losservatore
solo per effetto della diffrazione, fenomeno che d luogo ad una deviazione del percorso sonoro
quando le dimensioni caratteristiche dellostacolo sono confrontabili con la lunghezza donda.
Lanalisi teorica ed i rilievi sperimentali hanno mostrato che lattenuazione da barriera pu essere
espressa in funzione del numero di Fresnel (N), dato dal rapporto tra la differenza dei percorsi
sonori difratto e diretto e la lunghezza dellonda sonora che si propaga.

Fig. 3.5 Propagazione sonora in presenza di barriera



N =
2

= ( d
1
+ d
2
) d differenza dei cammini sonori
= lunghezza donda


In generala A
b
risulta proporzionale a N. Ne consegue che, a parit di geometria, lattenuazione
risulta maggiore nel caso di suoni aventi piccole lunghezze donda (alte frequenze).


Nel caso in cui sorgente e ricevente si vedono e lattenuazione ridotta e praticamente
trascurabile;

Se il ricettore in zona dombra acustica abbiamo i seguenti casi:


Barriere infinitamente estese

13 ) ( 10 + =

N Log A
b
[dB] sorgente puntiforme

8 ) ( 10 + =

N Log A
b
[dB] sorgente lineare



Secondo Maekawa:
d1 d2
d
S R

5 ]
2
2
[ 20 + =

N tgh
N
Log A
b

sorgente puntiforme



Barriere di lunghezza finita e sorgente lineare (Figura 3.6):

180

=

b b
A A






Fig. 3.6 Propagazione sonora da sorgente lineare in presenza di barriera



Per barriere finite e sorgenti puntiformi
In prima approssimazione si pu considerare lattenuazione minore tra quelle relative ai tre possibili
percorsi sonori (Figure 3.7a e 3.7b).


R
S


Fig. 3.7a Propagazione sonora da sorgente puntiforme in presenza di barriera (vista dallalto)

Fig. 3.7b Propagazione sonora da sorgente puntiforme in presenza di barriera (vista
assonometrica)




3.6 Attenuazione dovuta alla presenza di vegetazione


Sperimentalmente si provato che la presenza di arbusti , cespugli, alberi non produce marcati
effetti di attenuazione. La vegetazione, quindi, non costituisce una barriera.
R
S
1
2
3
S
R
1
2
3
Pi importante leffetto suolo esercitato da terreno poroso (prati, coltivazioni, ecc.). In questo
caso lattenuazione per frequenze intorno a 500 [Hz] (ricevente a 1.5 [m] dal suolo) pari a 5 [dB] /
100 [m], fino ad un massimo di circa 10 [dB].



3.7 Rumore da traffico veicolare


Fig. 3.7 Schema di incolonnamento veicolare
Una linea infinita di sorgenti che si muovono a velocit V, emettono una potenza W, e distano tra loro b,
costituiscono una sorgente lineare incoerente; la propagazione non pi sferica ma cilindrica, come si visto
al par. 3.2.


= + = 5 ) ( 10 ) ( 10 ) ( 10 ) ( 10
0 1
L Log r Log b Log L Log L L
W P


5 ) ( 10
0
1
= b r Log L
W
(3.8)


J decresce come r e non come r
2
e quindi L
P
decresce con 10 log(r), 3 [dB] ogni raddoppio della
distanza.


E possibile ricavare la relazione che lega il livello sonoro alle caratteristiche del traffico veicolaree. Siccome
in genere la potenza sonora della singola sorgente proporzionale alla velocit della stessa (per effetto
combinato del rumore del motore e del rotolamento dei pneumatici) avremo:


V W


R
S S S S S
V
b b b b
r0

[ ] dB C r Log
W
b V
Log
r Log
W
b W
Log
L r Log
W
W
b
L
Log L r Log L L
W P
+ =
= =
= = =
) ( 10 )
/
( 10
) ( 10 )
/
( 10
) ( 10 ) ( 10 ) ( 10
0
0
0
0
0
0
0



Si osservi inoltre che il rapporto V/b rappresenta la frequenza di passaggio dei veicoli che a sua
volta proporzionale al flusso Q (veicoli transitati nellunit di tempo). Si pu concludere quindi che
il livello sonora prodotto da una linea di sorgenti mobili dipenda dal logaritmo del flusso veicolare:


) ( 10 Q Log L
P



Q f
b
V
=

Il rumore di rotolamento al di sopra dei 5060 [Km/h] d il contributo maggiore al rumore
complessivo. Dobbiamo poi ricordare che esiste un effetto (dellordine di 25 [dB(A)]) in relazione
al tipo di asfalto; questeffetto si manifesta per velocit tali per cui il contributo del rumore per
rotolamento sia predominante. Con asfalti a grana grossa il rumore in genere pi forte.



Previsione dei livelli di rumore da traffico



Correlazione di Gluck, Canelli, Santoboni (1983):

( )

+ + + + = L
r
Log Q Q Log L
P L p
0
25
10 8 10 1 . 35 [dB(A)] (3.10)



Q
p
, Q
L
: veicoli / ora (P: pesanti , L: leggeri)


L : correzioni per condizioni della flusso veicolare e del manto stradale diverse da quelle
standard (V>50 [km/h], tipo di asfalto)




Correlazione EmPA, Svizzera (1987):

( )
P L
L
P
p
Q Q Log
V
Q
Q V
Log L + +

+ + = 10
150
1 20 1
50
1 10 42
3
-10Log(r
0
) [dB(A)]


V : velocit media in Km/h


Si osservi che le correlazioni precedenti (ed altre analoghe, vedi la norma tedesca DIN RLS 90)
forniscono un valore complessivo (livello equivalente in dBA) che non pu essere utilizzato per le
analisi di propagazione in campo aperto che presumono la conoscenza di uno spettro.

Per disaccoppiare questo dato complessivo,
possibile ricorrere ad uno spettro tipo, con il quale
ricostruire lo spettro del rumore da traffico.
La norma ISO 1793-3, suggerisce di utilizzare lo
spettro tipo per il rumore da traffico raffigurato nel
diagramma qui accluso. Esso va utilizzato facendo
in modo che i livello complessivo in dBA,
corrisponda alla somma logaritimica di uno
spettro le cui componenti in terzi di ottava rispettino
le differenze relative esistenti nello spettro tipo (qui
raffigurato in dB, si noti bene)







Esempio

Un osservatore posto a 30 [m] da una sorgente sonora costituita da unautovettura. Sorgente ed
osservatore sono separati da una lunga barriera artificiale verticale alta 3 [m] e disposta
perpendicolarmente alla linea ideale che li congiunge. Posto che: la ricevente si trovi a 1.2 [m] dal
suolo e la sorgente a 0.3 [m], si determini il livello di pressione sonora nel punto dosservazione,
noto il livello in bande di ottava in assenza di barriera.


f [Hz] 125 250 500 1000 2000 4000
L
p
[dB]

76 65 59 57 53 47




Fig. 3.8 Propagazione sonora in presenza di barriera



= (a+b) - d = (20.18+10.16) - 30.01 = 0.33

N
C
f
= =
2 2




92 . 1
1000 / 344
33 . 0 2
=

= N (a 1000 [Hz])


dalla relazione approssimata (sorgenti puntiformi):


A
b
= 10Log(N) +13 [dB]


e si ha quindi:


A
b
= 15.83 [dB] (a 1000 [Hz])


f [Hz] 125 250 500 1000 2000 4000
L
p
76 65 59 57 53 47
N 0.24 0.48 0.96 1.92 3.85 7.70
A
b
6.8 9.81 12.8 15.8 18.8 21.8
C
pesatura A
-16.1 -8.6 -3.2 0.0 1.2 1.0



da cui:

= = 6 . 54 10 10
10
Pi
L
p
Log L [dB(A)]


Esempio

Il rumore prodotto da un ventilatore industriale con aspirazione a bocca libera posto su un piano che
irradia allaperto ha il seguente spettro di livelli di potenza sonora per bande di ottava:

f [Hz] 63 125 250 500 1000 2000 4000
L
w
85 93 102 100 98 92 88

Nellipotesi di irraggiamento in campo libero emisferico calcolare il livello di pressione sonora alla
distanza di 300 [m], tenendo conto dellattenuazione atmosferica.



Per irraggiamento emisferico: 8 ) ( 20 = r Log L L
W P

da cui: L L
P W
= 575 . [dB]

Oltre allattenuazione che compete alla divergenza geometrica occorre considerare lassorbimento
dellaria.
Per condizioni standard (T = 20 [C], assenza di precipitazioni):

10
2
10 4 . 7

=
i
r f
A
H
[dB]
da cui:

L
P
ottava
a 300 metri.


f [Hz] 63 125 250 500 1000 2000 4000
L
P
A
atm
27.5 35.5 44.5 42.4 40.1 32.7 23.4
A
atm
0 0 0 -0.1 -0.4 -1.8 -7.1
C
correzione A
-26 -17 -8.6 -3 0 1.2 1



= =

10
10 10
Pi
atm P
L
Log A L


( )
( ) ] [ 4 . 48 69283 10
10 10 10 10 10 10 10 10
34 . 2 27 . 3 01 . 4 24 . 4 45 . 4 55 . 3 75 . 2
dB Log
Log
= =
= + + + + + + =


[ ]
[ ]
( )
)] ( [ 1 . 44 25910 10
10 10 10 10 10 10 10 10
10 10
54 . 2 39 . 3 04 . 4 94 . 3 59 . 3 85 . 1 15 . 0
10
A dB Log
Log
Log A L
A P
L
P
= =
= + + + + + + =
= =








4. Propagazione del suono negli ambienti confinati



4.1 Riverberazione e fonoassorbimento


Quando londa sonora incontra una superficie solida essa viene riflessa. Se la superficie
perfettamente rigida ed uniforme la riflessione completa; in tutti gli altri casi una parte pi o meno
grande dellenergia incidente sulla superficie viene assorbita.
I meccanismi di assorbimento sono molteplici: leffetto quello di dissipare lenergia meccanica
dellonda sonora in calore. La frazione assorbita dellenergia incidente nella riflessione viene
denominata coefficiente di assorbimento sonoro. Tale coefficiente una propriet del materiale ed
in generale assume diversi valori in relazione alle diverse frequenze dellonda sonora incidente (vedi
Tabelle 4.1 e 4.2).

Materiale Fattore di assorbimento acustico alla frequenza [Hz]
Frequenza [Hz]
125 250 500 1000 2000 4000

muro di mattoni grezzo 0.02 0.02 0.03 0.04 0.05 0.07
muro di cemento 0.01 0.01 0.02 0.02 0.02 0.03
intonaco di gesso 0.02 0.03 0.03 0.04 0.02 0.03
Marmo 0.02 0.02 0.03 0.03 0.04 0.05
Vetro 0.03 0.03 0.03 0.03 0.02 0.02
Pavimento in legno 0.03 0.04 0.06 0.12 0.10 0.17

Linoleum 0.04 0.03 0.03 0.03 0.04 0.03


stuoia di gomma 0.04 0.04 0.08 0.12 0.03 0.10

tappeto in tessuto 0.07 0.10 0.20 0.25 0.27 0.35

tende pesanti a 20 [cm]


dalla parete
0.08 0.29 0.44 0.50 0.40 0.35

lana di roccia spessore
2.5 [cm]
0.26 0.45 0.61 0.72 0.75 0.85
lastre porose di pomice
spessore 5 [cm]
0.13 0.16 0.45 0.65 0.60 0.44

due strati di lana di
roccia
0.50 0.63 0.70 0.81 0.83 0.85

feltro di lana minerale
spessore 4 [cm]
0.35 0.52 0.80 0.88 0.88 0.77

lana di vetro ricoperta
di lamiera forellata
0.22
0.66
0.580.79 0.620.99 0.740.99 0.540.89 0.42
0.81
lastra di pasta di legno
spessore 18 [mm]
0.30 0.56 0.50 0.60 0.52 0.59

lastra di fibra di legno
spessore 20 [mm]
0.23 0.23 0.25 0.35 0.70 0.80


Tabella 4.1 Fattore di assorbimento di diversi materiali

Prodotti aS in m
2
per ogni oggetto
Frequenza [Hz]
125 250 500 1000 2000 4000

pubblico rado (per ogni
persona)
0.06 0.18 0.56 0.53 0.54
m
2

pubblico fitto (due
persone per m
2
)
0.01 0.15 0.32 0.33 0.22
m
2

sedia in legno (con
spalliera piena)
0.03 0.03 0.05 0.06 0.08 0.06
sedia imbottita con
spalliera piena)
0.06 0.12 0.22 0.28 0.40 0.34



Materiali fonoassorbenti sono materiali porosi quali i pannelli costituiti da fibre minerali. La Figura
4.1 mostra il coefficiente di assorbimento di pannelli in fibra di roccia al variare dello spessore.
Materiali riflettenti e quindi poco assorbenti, sono i materiali da costruzione (pareti, intonaco,
pavimenti in marmo o piastrelle).



Tabella 4.2 Assorbimenti al variare della frequenza


Fig. 4.1 Coefficiente di assorbimento di una fibra leggera al variare dello spessore e della
frequenza


Nel caso in cui una sorgente sonora irradi in un ambiente delimitato da pareti, il ricevitore potr
percepire non solo londa sonora diretta, ma anche le onde sonore riflesse dalle superfici della stanza
(Figura 4.2).



Fig. 4.2 Propagazione sonora in ambiente chiuso



Ad intervalli successivi, quindi, allonda diretta si sommano i contributi delle onde riflesse,
eventualmente attenuate dalla quantit dovuta allassorbimento sulla superficie i-esima.

Questo fenomeno di sovrapposizione degli effetti sonori noto come riverberazione (Figura 4.3).

1 0
Lp(R)
contributo
diretto
Fig. 4.3 Variazione del livello sonoro come sovrapposizione di contributi riflessi al contributo
diretto
La riverberazione si traduce nei seguenti effetti:

1) nella postazione del ricevente i contributi riflessi si sommano al suono diretto. Le onde sonore
giungono al ricevente con un ritardo dovuto alla diversa distanza che i suoni percorrono.
Dallistante
0
in cui la sorgente incomincia ad emettere si avr un incremento del livello sonoro
in R di tipo mediamente esponenziale fino ad una condizione di regime.

2) al cessare dellemissione al tempo
1
il ricevente percepir una coda sonora dovuta alla
presenza di onde riflesse attenuata per lassorbimento delle pareti (Figura 4.4).


3) il livello sonoro a regime sar mediamente pi alto rispetto al caso di propagazione in campo
libero.

4) lassorbimento dellambiente dipende dalla frequenza, dalle caratteristiche delle superfici che
delimitano lambiente, dallestensione e dalla disposizione delle superfici stesse.



Fig. 4.4 Decadimento sonoro misurato durante una misura di riverberazione


Il fenomeno della riverberazione contraddistinto da due fenomeni peculiari:

1) la riflessione delle pareti costituisce un effetto di amplificazione del suono;

60dB
2) la riflessione dei suoni alle pareti produce una sovrapposizione di contributi sonori sfasati tra loro
nel tempo per effetto delle diverse lunghezze percorse dal suono nel cammino tra sorgente e
ricevente.

Questa seconda condizione pu pregiudicare lintelleggibilit del contesto sonoro (musica, parlato).

Gli effetti citati sono strettamente connessi e non eliminabili disgiuntamente. Nel progettare una sala
dascolto, occorrer quindi adottare una soluzione di compromesso per avere una buona resa
acustica della sala (amplificazione) senza eccessive sovrapposizioni sonore (code acustiche).

Il comportamento acustico di una sala pu essere quantificato tramite i valori del tempo di
riverberazione, grandezza che pu essere quantificata per via sperimentale e per via teorica.

Il tempo di riverberazione definito come il tempo che deve trascorrere dallistante in cui la
sorgente ha cessato di emettere affinch la densit di energia sonora si sia ridotta ad un milionesimo
dellenergia iniziale. Tale riduzione deve essere dunque di 60 [dB]. Il tempo di riverberazione di una
sala varia in funzione delle dimensioni della sala e dalle caratteristiche delle superfici sulle quali il
suono incide. Il tempo di riverberazione inoltre dipender dalla frequenza.


1) Teoria dellambiente riverberante diffuso

Si ipotizzi che nellambiente si abbia una distribuzione spaziale uniforme della densit di energia
sonora D (ci comporta che lambiente sia molto riflettente) e che lassorbimento sia un fenomeno
continuo (in realt esso si manifesta ad ogni riflessione, ed quindi un fenomeno discreto).


Quindi:
D = D() D D(x,y,z) con D = energia sonora/volume



Si ipotizzi inoltre che le pareti che delimitano lambiente non trasmettano il suono verso lesterno e
che la sorgente sia isotropa (fattore di direzionalit Q=1). Scriviamo un bilancio di energia per il
volume di controllo che definisce la stanza dove W e W
a
rappresentano rispettivamente la potenza
sonora emessa dalla sorgente ed assorbita dalle superfici che delimitano lambiente.


( )
dE
d
W W
d
d
DV W
d
d
Ea
VC
a

=
=
( ) ( )
( )



Ma lenergia assorbita nel tempo data da:

M
a
a V D E

= (4.1)


dove
M
rappresenta lintervallo di tempo fra due riflessioni (parziali) successive.

C
L
M
M
= (4.2)


ed L
M
rappresenta il libero cammino medio dellonda sonora, cio la distanza media statistica
percorsa dallonda sonora tra due riflessioni alle pareti successive. Per ambienti di forma
parallelepipeda L
m
pu esprimersi come:

tot
M
S
V
L
4
= (4.3)


a infine rappresenta il coefficiente medio di assorbimento dellambiente:

tot
i i
S
S a
a


= (4.4)

inc
ass
i
J
J
a =


Definito Assorbimento A la quantit:

S a A = (4.5)


avremo:

S a
D C
W
V
C S a V D
W E
d
d
VC


=
4 4
) (



In condizioni di regime:
0 ) ( =
VC
E
d
d

da cui:
0
4
=

S a
D C
W

Avremo infine:

C A
W
D

=
4
(4.6)


Inoltre essendo a regime W = W
ass
risulta che:

A J S J a S J W
inc tot inc tot ass ass
= = =

4
C A D
W
ass

= , da cui:
4
C D
J
inc

= (4.7)

Ricaviamo il livello di pressione sonora, ricordando che:

2
0
C
p
D

(4.8)


e anche:

=

=
=

=

= =

=
A W
m W
A
C
p
W
p
C
C A
W
p
C D
p
p
L
C A
W
D
o
P
4 1
log 10
4
log 10
4
log 10 log 10 log 10
4
0
2
2
0
2
0
2
0
2
2




= L
W
- 10log(A)+6 [dB] (4.9)



2) Tempo di riverberazione


Al cessare dellemissione (W=0) si ha la coda sonora. Vediamo cosa accade allenergia sonora
contenuta nella stanza.

S a
V
D C
d
DV d
S a
D C
W
d
dE
a

= =
4
) (
4




Posto per = 0, D = D
0
, si ottiene:

S a
V
C
e D D
4
0

= (4.10)

Definisco tempo convenzionale di riverberazione
60
il tempo necessario affinch D/D
0
= 10
-6
.

Avremo quindi:

10
6
4
60


= e
C
V
aS


) 10 (
4
6
60



= Ln
C S a
V
=
S a
V

344
92 . 13 4
= 0.161 V/A (4.11)


Questa espressione del tempo di riverberazione nota come relazione di Sabine.



3) Tempo ottimo di riverberazione


Dalla relazione di Sabine si ha che
60
cresce con il volume ed inversamente proporzionale
allassorbimento. Consideriamo due casi estremi:


1)
60
molto breve . La componente riverberata molto piccola e prevale la componente diretta la
cui intensit inversamente proporzionale al quadrato della distanza: nella stanza non si hanno
condizioni di ascolto uguali nei vari punti;

2)
60
molto lungo. Le code sonore interferiscono con i suoni diretti: ci va contro lintelleggibilit
della conversazione o del contesto musicale.

Si rende necessaria una soluzione di compromesso.

Il tempo ottimo di riverberazione,
ott
, pu essere calcolato con correlazioni come la seguente:

ott 1000Hz
=
n
V K (4.12)

Dove le costanti K ed n sono state ottenute confrontando le caratteristiche di un numero sufficiente di sale,
ritenute buone dal punto di vista acustico.
La correlazione valida alla frequenza di 1000 [Hz]. Le costanti K ed n dipendono dalla
destinazione duso della sala e possono essere desunti dalla Tabella 4.3. Il calcolo di
ott
e frequenze
diverse da 1000 [Hz] pu essere effettuato considerando che il tempo ottimale a 100 [Hz] circa
doppia rispetto al valore a 1000 [Hz] e a 10000 [Hz] circa 4 volte.

Il progettista per locali per lascolto del suono deve quindi intervenire a livello delle propriet
fonoassorbenti e della disposizione dei materiali utilizzati nella sala per fare in modo che il locale
sia caratterizzato da un tempo di riverberazione prossimo a quello ottimale.


K N
parola 0.30.4 69
musica leggera 0.50.6 69
musica organo 0.70.8 69

Tabella 4.3 Valori delle costanti K e n di equazione (4.12) per la frequenza di 1000 [Hz]
Esempio: Correzione acustica di un locale.







Un locale ha dimensioni 10x20x5 = 1000 [m
3
] ed usato come sala per conferenze. Immaginiamo
di voler realizzare la correzione acustica per la frequenza 1000 [Hz] sulla base della relazione (4.11).
Pareti perimetrali e soffitto siano superfici intonacate ed il pavimento sia in legno. Siano presenti 40
persone.



Il tempo ottimo a 1000 [Hz] dato da (vedi Tabella 4.3):


75 . 0 1000 35 . 0
9
1000 ,
= =
Hz ott
T [s]


da cui secondo la relazione di Sabine:


213
7 . 0
1000 16 . 0 16 . 0 16 . 0
60
=

=
ott
ott
T
V
A
A
V
T [m
2
]

I coefficienti di assorbimento per soffitto e pareti valgono a = 0.04, per il pavimento a = 0.12 (vedi
Tabella 4.1).


Calcoliamo T
60
secondo Sabine:

20
10
5

37 . 2
6 . 67
160
59 . 0 40 04 . 0 ) 2 5 20 2 5 10 ( 04 . 0 200 12 . 0 200
1000 16 . 0
1000 , 60
= =
+ + + +

=
Hz
T [s]



La coda sonora per suoni compresi nella banda con frequenza centrale 1000 [Hz] troppo lunga.
Supponiamo di intervenire a livello di soffitto.



Dovr essere:


a
*
soff
S
soff
= A
ott
- (A
attuale
- a
soff
S
soff
) a
*
soff
= 767 . 0 04 . 0
200
) 6 . 67 213 (
= +




Posso utilizzare una copertura con lana di vetro su piastre forate (a = 0.740.99; vedi Tabella 4.1)



4) Costante di ambiente


Nella realt il campo sonoro in un ambiente chiuso non e completamente diffuso. Per effetto del
fatto che le superfici delimitanti lambiente sono caratterizzate da assorbimento non nullo, esiste una
certa regione dello spazio dove il livello sonoro dipende dalla distanza (e quindi con comportamento
simile al caso della propagazione in esterno, campo diretto) ed una certa regione (pi distante dalla
sorgente) dove vige una condizione prossima a quella di campo completamente diffuso.

Questa circostanza ha un grande significato in relazione alle misure effettuate in interno: nella
regione diffusa la misura risulter indipendente dalla posizione dello strumento, altrove vi sar un
effetto collegato alla scelta della postazione di misura.

Si pu dimostrare che questo comportamento pu essere descritto in relazione al concetto di
costante di ambiente R.
La costante di ambiente un indice caratteristico che tiene conto delle caratteristiche fonoassorbenti
del locale. Bassi valori di R indicano ambienti molto riverberanti (quindi poco assorbenti) mentre
alti valori di R fanno riferimento ad ambienti con superfici molto assorbenti, dove il comportamento
acustico tende a quello del campo sonoro aperto.


Livello di pressione sonora in un ambiente riverberante dove agisce una sorgente isotropa (Q=1)
(teoria di Sabine)

L
p
= L
W
- 10log(Sa
m
)+6 [dB]


Livello di pressione sonora in un ambiente semiriverberante. Q rappresenta la direttivit della
sorgente sonora


L
p
= L
W
+ 10log(Q/4d
2
+ 4/R) [dB]

Dove R = Sa
m
/(1- a
m
) Costante di ambiente
a
m
= [ (S
i
a
i
)+ A
i
)] / S Coeff. medio di assorbimento
S = S
i
Superficie complessiva




Livello di pressione sonora in funzione della distanza in un ambiente semireverberante




4.2 Fonoisolamento


Per ridurre il disturbo provocato dalle emissioni sonore di una certa sorgente possibile intervenire
in diversi modi. Dove possibile si interviene riducendo la potenza sonora della sorgente, negli altri
casi necessario confinare la sorgente con pareti aventi opportune caratteristiche.


Se il rumore si propaga anche per via solida (la vibrazione prodotta dalla sorgente induce vibrazioni
nelle strutture su cui poggia) necessario interporre tra sorgente e struttura portante opportuni
supporti antivibrazioni.










Fig 4.5 Ambiente disturbante (1) e ambiente disturbato (2)



S R
1
2
Qualora il rumore si propaghi essenzialmente per via aerea (il rumore prodotto dalla sorgente si
propaga nellaria e attraverso le pareti divisorie, negli ambienti attigui) necessario che le pareti
divisorie abbiano buone caratteristiche fonoisolanti.


Si definiscono in questo caso le seguenti grandezze:



t = J
trasm
/ J
inc
coefficiente di trasmissione (4.12)



Nel campo delle medie frequenze il coefficiente di trasmissione di un materiale dipende
essenzialmente dalla sua massa a metro quadro (M) secondo la relazione:


t
M f
n

1
( " )
(1.5 < n < 2)



Definisco inoltre potere fonoisolante R la quantit:


R =
t
Log
J
J
Log
trsm
inc
1
10 10 = (4.13)



La teoria elementare della riverberazione consente di valutare il livello sonoro nellambiente
disturbante (1 di Figura 4.5) e nellambiente disturbato (2 di Figura 4.5):



L
P1
= L
W1
10Log(A
1
)

+ 6 [dB]


dove L
W1
il livello di potenza della sorgente.


L
P2
= L
W2
10Log(A
2
)

+ 6 [dB]



Per lambiente disturbato la sorgente sonora rappresentata dal divisorio che trasmette il suono:


1 1 p
1
div inc div t div 2
/A W t S )
4
D C
( t S J t S J S W =

= = =

Si ottiene quindi:

L L t
A
S t
A
S
R
A
S
P P
div div div
1 2
2 2 2
10 10 10
1
10 = = = + log log log log log (4.14)


La differenza di livello sonoro tra ambiente disturbante e ambiente disturbato dipende dal potere fonoisolante
del divisorio, dalla superficie del divisorio e dalle caratteristiche fonoassorbenti dellambiente disturbato. La
Tabella 4.4 contiene infine i valori caratteristici del potere fonoisolante di alcune strutture.


potere fonoisolante [dB] alle diverse
frequenze [Hz]
indice I
(ISO 717)
Tipo di divisorio

125 250 500 1000 2000 4000 .
Parete di mattoni pieni intonacata
(spess.12 [cm], peso 220 [Kg/ m
2
])
34 35 40 50 55 57 45
id. (spessore 12 [cm], peso 440 [Kg/ m
2
])
40 44 50 56 57 57 54
Parete di mattoni forati (spess. 28 [cm]) 37 43 52 60 64 65 57
Parete in calcestruzzo intonacata (18
[cm], 440 [Kg/ m
2
])
40 42 50 58 66 68 54
Parete in calcestruzzo (2 strati di 5 [cm],
separati da intercapedine di 2.5 [cm])
37 40 44 50 56 62 49
id. (2 strati di 7.5 [cm], intercapedine 7.5
[cm])
37 40 50 54 56 63 52
Divisorio di gesso perlite (spess. 5 [cm],
peso 49 [Kg/ m
2
])
26 28 30 31 42 47 33
id. (6.3 [cm], 107 [Kg/ m
2
])
31 30 29 35 45 52 34
tramezzo mobile 15 22 26 27 33 35 29
tramezzo mobile munito di pannelli vetrati
(cristallo 79 [mm] di spessore)
17 20 25 24 28 28 26
tramezzo mobile munito di pannelli vetrati
con doppio cristallo (2 lastre uguali
distanti 1 [cm])
17 20 23 33 33 33 25
id. (2 lastre di diverso spessore distanti 4
[cm])
22 27 30 30 36 38 32
id. con porta 20 22 27 30 30 35 30
doppia finestra 16 24 36 50 58 58 36

Tabella 4.4 Potere fonoisolante di diverse strutture

Si noti, come nel caso delle propriet fonoassorbenti, il comportamento dei materiali sia diverso alle
varie frequenze. In particolare leffetto fonoisolante risulta in genere pi efficace alle alte frequenze.
La tabella riporta inoltre lindice fonoisolante complessivo I valutato secondo la norma ISO 717.
Tale valore pari al valore di R a 500 [Hz] pi un termine correttivo che tiene conto dellandamento
di R al variare della frequenza rispetto ad un andamento di riferimento.


Esempio.


Si determini il livello di pressione sonora per banda di ottava ed il livello sonoro globale nel locale adiacente
a quello in cui contenuta una sorgente sonora (vedi figura). La parete comune ad i due ambienti realizzata
in mattoni pieni intonacati, il livello sonoro per bande di ottava nel locale disturbante dato dalla tabella
acclusa unitamente ai valori dei coefficienti di assorbimento delle superfici che delimitano il locale
disturbato:

f [Hz] 125 250 500 1000 2000 4000
coeff. Assorbimento
pavimento.
0.02 0.02 0.03 0.03 0.04 0.05
Coeff. Assorbimento
soffitto e pareti
0.02 0.03 0.03 0.04 0.02 0.03
potere fonoisolante del
divisorio
34 35 40 50 55 57
L
pi
[dB] 65 58 50 50 50 47

Supponiamo per semplicit che la propagazione del
rumore avvenga esclusivamente attraverso la parete
divisoria e che l'emissione della sorgente sia costante nel tempo. Introdotta la grandezza potere
fonoisolante R ed invocando la teoria elementare della riverberazione (densit sonora costante nello
spazio ed assorbimento continuo) si dimostrato che esiste il seguente legame tra livello sonoro
nell'ambiente disturbante (1) e nell'ambiente disturbato (2):
L
p1
- L
p2
= R + 10 Log (A
2
/S
p
)
dove A
2
l'assorbimento caratteristico del locale disturbato ed S
p
la superficie del divisorio.
Possiamo quindi costruire la seguente tabella per bande di ottava:

f [Hz] 125 250 500 1000 2000 4000
R 34 35 40 50 55 57
A
2
= a
i
S
i
2.2 3.05 3.3 4.15 2.7 3.8
10Log (A
2
/S
p
) -8.3 -6.9 -6.6 -5.6 -7.4 -6
L
p2
39.3 29.9 16.6 5.6 2.4 -4

Il livello sonoro globale nel locale disturbato sar dato dalla relazione:
(L
p2
)
tot
=10 Log 10
L
pi
/10

dove L
pi
rappresenta il livello sonoro nella banda i-esima.
Il livello sonoro globale risulta quindi pari a 39.8dB


5. Strumentazione fonometrica


Lo strumento per la misura del livello sonoro prende il nome di fonometro. Nella configurazione
standard, il fonometro costituito da un corpo da unasta che reca alla sommit il microfono.
Il microfono pu essere di due tipi: ad incidenza casuale (idoneo a misure negli ambienti chiusi,
dove solitamente sono preponderanti i contributi sonori riflessi, che provengono da molteplici
direzioni) oppure ad incidenza normale, idoneo per misure in esterno dove il fronte donda si
propaga principalmente per via diretta. Il microfono con la sua asta pu essere in genere collegato al
corpo fonometro anche tramite un cavo di estensione.
Il corpo fonometro compie una serie di operazioni di trattamento del segnale. Lo schema a blocchi
della figura 5.2 ne descrive le caratteristiche principali.

Figura 5.1. Fotografia di un fonometro

p

AC EXIT
DC EXIT
RMS, peak
detector
Costanti di tempo
F, S, I
Pesatura A,
C, Flat
Filtri di ottava e
terzi di ottva
V

Microfono ed
amplificazione
Integrazione (Leq),
Log, Level hold
(Max, Min)
Registrazione dati
DISPLAY
V

p
eff
p

peak
Uscita dati
(USB, seriale)


Figura 5.2 Schema a blocchi del funzionamento di un fonometro

Un primo modulo serve per la ponderazione del segnale secondo le modalit Flat (o lineare, nessuna
pesatura), A oppure C (pesature standard, penalizzano le componenti tonali al di fuori del campo di
frequenza compreso tra 1000 e 4000 Hz).
In parallelo a questo modulo, il fonometro pu essere dotato di una sezione di filtraggio del segnale
per lanalisi in frequenza. Le possibilit riguardano lanalisi in bande di ottava e quella in bande di
terzi di ottava. In uscita dei precedenti moduli spesso presente una porta di uscita di tipo AC per il
collegamento ad altri strumenti per analisi del segnale.

La sezione successiva consente di estrarre dal segnale la sua componente efficace, il picco del
segnale non ponderato (peak) e di rimodulare il segnale stesso attraverso le costanti di tempo Fast
(125 ms), Slow (1000 ms) ed Impulse (35 ms).
Leffetto delle costanti di tempo utilizzate diviene importante nel caso di rumori che variano
fortemente nel tempo: la costante impulse consente di seguire pi fedelmente queste variazioni,
mentre la costante slow tende a smorzare queste variazioni. Conviene ricordare che un rumore
costante fornisce in uscita lo stesso valore di livello sonoro con ciascuna costante di tempo.

Un successivo modulo riceve il valore efficace del segnale e ne effettua lintegrazione nel tempo
(necessaria per il calcolo del livello equivalente), la conversione logaritmica (che fornisce il Livello
sonoro) e ne memorizza i valori massimo (Max) e minimo (Min) del livello sonoro durante il
periodo di misura.

Si osservi che il Max dipende dalle impostazioni inerenti la costante di tempo e la pesatura e
riguarda le fluttuazioni del livello sonoro per effetto del valore efficace della pressione sonora. Il
livello di picco invece viene misurato con pesatura Flat e una sua propria costante di tempo, di
molto inferiore alla costante Impulse.

Infine il fonometro dispone in genere di un modulo per la registrazione dei dati (livello equivalente,
massimo, minimo, spettri, etc) capace di memorizzare informazioni relative anche ad intervalli di
tempo successivi. I dati registrati possono essere inviati a calcolatore via porta seriale o USB.
Completa lo strumento un modulo di visualizzazione o display.


I tipici accessori del fonometro sono:
- cavo estensibile per microfono
- microfono alternativo
- calibratore (solitamente 94dB, 1000 Hz)
- cuffia antivento
6. NORMATIVA


La normativa vigente in tema di rumorosit ambientale consta di una serie di leggi e decreti
nazionali e leggi regionali. Le procedure relative alleffettuazione ed interpretazione delle misure
acustiche sono descritte da una serie di norme tecniche quali le italiane UNI e le internazionali
ISO.
Quella che segue lelenco delle principali norme in materia di rumore.

DPCM 1.3.91 - Rumore nelle aree esterne
D. Lvo 277 15.08.91 - Rumore negli ambienti d lavoro
L 26.10.95 n 447 (GU n 254) - Legge quadro sull'inquinamento acustico
D. Min. Amb. 31.10.97 - Metodologia di misura del rumore aeroportuale
DPCM 14.11.97 - Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore
DPCM 5.12.97 - Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici
Decreto 16.03.98 - Ministero dell'Ambiente - Tecniche di rilevamento e di misurazione
dell'inquinamento acustico.
Legge Reg. 20.03.98 n 12 - Disposizioni in materia di inquinamento acustico.
Decreto 26.06.1998 - Min. Ind. Ed artigianato - Regolamento recante norme di attuazione
della direttiva 95/27/CE in materia di limitazione del rumore prodotto da escavatori idraulici,
a funi, apripista e pale caricatrici.
Delibera giunta Reg. n 2510 del 18.12.98 - Definizione degli indirizzi per la predisposizione
di Regolamenti comunali in materia di attivit all'aperto e di attivit temporanea art 2 comma
2 lettera I Leg. Reg. 12/98.
Delibera giunta Reg. n 534 del 28.5.99 Criteri per la redazione della documentazione di
impatto acustico
DPCM 16.4.99 n 215 - Sorgenti sonore in luoghi di pubblico spettacolo

Norme tecniche europee di riferimento

ISO 9613 Propagazione del rumore in esterno
UNI EN 1793 Spettro normalizzato di rumore da traffico
DIN RLS 90 Correlazioni per rumore da traffico

ISO 140-4 Rumore tra due stanze -potere fonoisolante del divisorio
ISO 140-5 Potere fonoisolante di pareti esterne
ISO 140-6 Rumore da calpestio
ISO 140-7 Potere fonoassorbente dei solai - rumori diffusi
ISO 140-9 Potere fonoassorbente dei tramezzi intemi con controsoffitto unico
ISO 140-10 Impatto acustico di piccole sorgenti (ventilatori ecc.)


Una raccolta completa delle leggi e delle norme tecniche in campo acustico disponibile al sito internet
dellassociazione italiana di acustica (AIA): http://www.aia-gaa.it/


Dal punto di vista della pratica metrologica, il riferimento il Decreto del Ministero dellambiente del
16.03.98, Tecniche di rilevamento e di misurazione dell'inquinamento acustico, il quale viene riportato
integralmente nelle pagine che seguono.








APPENDICE

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