Oggi ho deciso di portarvi un altro articolo leggero e spassoso, ma non preoccupatevi, gli articoli seri ritorneranno a breve. Oggi parliamo dellapporto della schiavit nelleconomia moderna. Lasciate da parte i proclami etici da finti-benpensanti politically correct: qui si parla di economia non di filosofia. Detto questo, andiamo a incominciare. Avviso che larticolo un po lunghetto nonostante abbia stretto al minimo e diviso in 2 parti, sapevatelo. Introduzione: la schiavit moderna. Iniziamo con il precisare un concetto fondamentale, che cosa la schiavit? Con schiavit si intende la situazione in cui una persona privata di ogni libert e costretta a cedere il suo lavoro senza un compenso. Non affronteremo il tema di lavoro sottopagato, sfruttamento (minorile e non) o altre forme di sfruttamento, sei schiavo se vieni pagato 0 per il lavoro che fai e sopratutto se non hai la libert di cambiare la tua situazione. Ad oggi le stime su quanti schiavi ci siano al mondo sono nebulose (la schiavit illegale ovunque), le associazioni per i diritti umani che si occupano del problema dichiarano circa 200.000.000 di persone ridotte in schiavit, ma comprendono anche, in alcuni casi, lo sfruttamento minorile e il lavoro pagato a livello di sussistenza. Ricerche pi recenti tendono ad abbassare questo numero e ad attestarsi su 30.000.000 individui schiavi a tutti gli effetti. 30.000.000 di schiavi significa che la nostra epoca quella con il maggior numero di schiavi rispetto a qualunque altro periodo storico. I nuovi schiavi sono ovunque, si stima che a Londra ci siano circa 3000 persone ridotte in schiavit, idem per Parigi e NY. Per esserci (nuova) schiavit deve esserci un rapporto di forza sproporzionato, qualcuno che ha tutto il potere e qualcuno che non ne ha, altre condizioni sono: un sistema di governo corrotto, un abbondanza di persone disperate e una crescita economica vertiginosa che ne rende conveniente lo sfruttamento. Ovviamente questo pi complesso nelle democrazie avanzate dove le leggi a tutela degli individui danno potere a ogni categoria, i nuovi schiavi si concentrano fondamentalmente in 4 aree: sud est asiatico, Mauritania, sub-continente indiano e Brasile. Vecchia e nuova schiavit. Altro punto importante che ci accompagner per tutto larticolo la differenza tra la schiavit odierna e quella classica (tipo quella dei negri in America). Ad oggi illegale ovunque possedere schiavi e in effetti questa schiavit praticamente scomparsa, nessuno possiede pi nessun altro nel senso che non ha carte o contratti che attestano questa situazione (come invece accadeva in passato), la nuova schiavit si basa sul controllo ottenuto tramite la violenza (di vario genere) e sulla frode. Ma non lunica differenza, le altre sono: - Costo di acquisto: nella schiavit classica il costo dacquisto elevato, uno schiavo negro nel 1850 costava lequivalente attuale di 50.000 100.000 dollari, nella nuova schiavit il costo di acquisto bassissimo (circa 200 2000$ per una prostituta thailandese, 20-30$ per uno schiavo in India o in Pakistan). Il costo funzione della domanda dellofferta, il che ci porta al secondo punto. - Disponibilit: nella schiavit classica gli schiavi erano pochi rispetto alle esigenze e dovevano essere importati, con alti costi, da altri paesi, nella nuova schiavit lofferta di potenziali schiavi amplissima e sono disponibili in loco o poco distanti abbattendo i costi di approvigionamento. - Durata/tipologia del rapporto: la differenza di prezzo genera anche una differenza di rapporto, nella vecchia schiavit era utile per il padrone aver cura delle proprie risorse visto il costo elevato e la difficolt a rimpiazzarle, da cui si generava una migliore condizione di vita e il un rapporto di lavoro che durava lintera vita dello schiavo. Nella nuova schiavit, a causa dei prezzi ridotti e della disponibilit di materia prima pi conveniente liberarsi di uno schiavo e acquistarne un altro piuttosto che mantenere in efficenza il primo in caso di malattie o altri problemi, la durata di un rapporto di schiavit odierno si aggira sui 2-3 anni per il sud est asiatico fino a un minimo di 3 mesi per gli schiavi brasiliani. - Profitti: a causa dellalto costo di avviamento e della necessit di conservare la risorsa, unita al fatto che la propriet legale rende comunque il padrone in qualche misura reponsabile dello schiavo anche quando non pi produttivo fa si che i profitti della schiaivit classica siano poco vantaggiosi (le stime affermano che uno schiavo negro negli Stati Uniti avesse un ROI del 5% circa su base annua). Viceversa il basso costo di acquisto e di mantenimento unito a un ricircolo appena la risorsa viene meno in termini di produttivit e allassenza di responsabilit fa si che i nuovi schiavi siano un affare estremamente vantaggioso, il picco nel sud est asiatico dove una prostituta schiava rende tranquillamente l800% annuo sullinvestimento. - Differenze etniche: da ultimo analizziamo le motivazioni etniche. Nella schiavit classica gli schiavi sono di un etnia/religione/societ differente e questo giustifica lo schiavista (questi negri sono stupidi, morirebbero di fame se non ce ne prendessimo cura noi), la nuova schiavit cerca schiavi in loco, spesso della stessa lingua/paese degli schiavisti e lunica motivazione il profitto che se ne pu guadagnare. Detto questo passiamo a una breve analisi di come si perpetra la schiavit nelle varie zone del mondo. Sud est asiatico. Il sud est asiatico, e la Thailandia in particolare, il luogo dove la nuova schiavit si espleta nella sua forma migliore. Le motivazioni che portano al prosperare di questa forma di sfruttamento economico sono: - boom demografico: la cescita vertiginosa della popolazione ha portato intere aree a essere sovrapopolate e quindi ricche di persone molto povere. - crescita economica: la Thailandia ha sperimentato una crescita del Pil seconda solo alle 4 Tigri il che ha aumentato la ricchezze di una parte della popolazione (aumentando di conseguenza gli squilibri). - colonizzazione capitalistica: larrivo delle multinazionali Giapponesi e delle 4 Tigri ha imposto un nuovo modo di generare ricchezza e ha inondato il paese di beni e di mode per cui il consumismo ha spinto i thailandesi a ricercare il profitto come nelle economie occidentali. - apparato politico debole e corrotto: in Thailandia la corruzione endemica e accettata, la polizia e la criminalit organizzata sono spesso la stessa cosa. - cultura estremamente maschilista per gli uomini (per un uomo normale andare al bordello anche se sposato) e estremamente remissiva per le donne (il buddismo crede che nascere donna sia una colpa per i peccati commessi nelle vite precedenti e spinge allaccettazione di una vita misera). Queste cause hanno ovviamente peso differente, basterebbe la corruzione dellapparato statale e la ricchezza dei profitti generati per avere la schiavit. La schiavit in Thailandia fondamentalmente schiavit sessuale, la disponibilit di molte ragazze povere sopratutto nelle regioni montagnose del nord alimenta un giro di prostituzione senza pari nel paese. Mentre leconomia iniziava a crescere sotto gli investimenti dei giapponesi (periodo delle oche miliardarie) e delle 4 Tigri (periodo delle tigri milionarie) si sviluppava un industria parallela per soddisfare la domanda dei nuovi ricchi. Giapponesi, taiwanesi, sud coreani e compagnia bella sono molto ricchi per gli standard locali di conseguenza rispondono a un offerta di alto livello, in questo campo non c quasi schiavit ma solo prostituzione. La schiavit rivolta ai thailandesi dai thailandesi, la crescita di ricchezza ha permesso a nuove fasce di popolazione (operai, piccoli impiegati, studenti) di potersi permettere i passatempi delle caste pi alte, le schiave sono destinate a questi consumatori, gente che pu spendere 5$ per una mezzora di sesso. Le ragazze vengono acquistate nel nord da intermediari che pagano alla famiglia tra i 200$ e i 2000$, alcune ricerche hanno messo in luce il fatto che i 3/4 di queste famiglie non avrebbero necessit di vendere una figlia, lo fanno non per sopravvivere ma per migliorare il loro stile di vita. In misura molto minore le ragazze vengono semplicemente rapite da bande preposte allo scopo. Le ragazze vengono quindi violentate e costette a prostituirsi con ritmi da catena di montaggio (15-20 prestazioni al giorno), i soldi che guadagnano vanno a ripagare il debito ossia il prezzo dacquisto. Va da se che questo debito non scompare mai essendo il padrone lunico che ne gestisce lammontare. Vivono rinchiuse nei bordelli dai quali non possono uscire e sottomesse con la violenza, in caso di fuga, verrebbero arrestate dalla polizia per vagabondaggio e la polizia si premurerebbe di restituirle al bordello da cui sono scappate (dopo detenzione di diversi giorni, abusi e violenze). A questi ritmi le ragazze durano poco (2 3 anni ma sovente meno), quando sopraggiunge un evento incapacitante (ossia quasi sempre lAids che in Thailandia unemergenza sanitaria, circa il 45% delle prostitute thailandesi sieropositiva) la risorsa viene sostituita: la ragazza viene gettata in strada, quasi sempre ritorna al paese dorigine per morire, e ne viene acquistata unaltra. La situazione in Thailandia sta evolvendo, nel senso che man mano che la ricchezza cresce e cresce la consapevolezza delle ragazze, diventa pi difficile procurarle e questo alza i costi, per questo motivo le tratte si stanno spostando verso la Birmania e il Laos come bacini di materia prima. Brasile. In Brasile la schiavit riguarda sopratutto gli uomini. I campi sono molteplici bench siano tutti lavori pesanti: miniere, ranch e, sopratutto, la produzione di carbone. Lindustria pesante brasiliana ha una gran fame di carbone, il carbone viene prodotto nella foresta pluviale, gli alberi vengono tagliati e fatti bruciare in quasi totale assenza di ossigeno, trasformando il legno in carbone. Il lavoro estremamente pesante e pericoloso in quanto si sempre a stretto contatto con forni incandescenti. Bench il Brasile sia una nazione moderna intere aree sono praticamente scollegate dalla societ. Qui il potere centrale lontano e la corruzione alta, inoltre la richiesta di risorse rende vantaggioso limpiego di schiavi. Inoltre il Brasile ha avuto una crescita economica estrema a partire dal 1980 e un eccesso di popolazione legato allo spostamento dei poveri verso le grandi citt. Il processo quasi sempre lo stesso, un intermediario (gato) raggiunge una favelas e promette un buon lavoro e un buono stipendio a chi vuole lavorare il carbone. Caricati gli operai che necessita essi vengono portati nella foresta, spesso lontani decine di miglia da qualunque altro insediamento umano. Qui ai lavoratori viene detto che devono ripagare il viaggio e sono costretti a lavorare per farlo. Anche qui ovviamente il debito non sar mai estinto. I campi sono a volte presidiati da guardie armate, ma sovente basta la loro posizione per impedire la fuga dei lavoratori. I lavoratori recalcitranti subiscono violenze di vario genere, non ultimo lomicidio. Inoltre, appena arrivati, vengono privati del documento di identit e del libretto di lavoro, il che ne fa dei vagabondi nel caso raggiungessero un insediamento e sarebbero arrestati. Per dirla con le parole di un attivista Da quel momento scompaiono come uomini e rinascono come schiavi. Sono costretti a lavorare finch la fornace non esaurisce il combustibile (ossia non ci sono pi alberi da tagliare) le fornaci hanno vita breve, spesso 3-6 mesi, quindi vengono spostate, i lavoratori di solito no, vengono abbandonati a migliaia di chilometri dai loro paesi natii, sovente diventano vagabondi e non di rado vengono reclutati per nuove fornaci. Rispetto alla schiavit thailandese qui i profitti sono bassi per lo schiavista, paradossalmente se i lavoratori venissero pagati il loro costo inciderebbe per un 1% sulle spese. Per qui lo schiavista lavora in appalto, la fonderia chiede carbone, lindustria del carbone assume dei capi-fornace pagandoli un tot a carico, questi a loro volta pagano i gatos un tot a consegna, via via che si arriva in fondo alla scala il profitto crolla al punto che i gatos non avrebbero guadagno se non ricorrendo alla schiavit e quindi al lavoro gratuito. Come prima puntata finiamo qui, nella prossima analizzaremo la situazione in India e Pakistan, Mauritania nonch le conclusioni.
Eccoci qui con la (attesa) seconda parte del post (la prima parte qui). Tratteremo la situazione della Mauritania, del Pakistan e dellIndia, nonch le conclusioni. Mauritania. La Mauritania lultimo stato in cui sopravvive ancora la schiavit classica. Qui abbiamo ancora un rapporto tra schiavo e padrone che dura di solito tutta la vita, margini di profitto molto bassi, disponibilit scarsa di nuovi schiavi, alto costo iniziale (pi di 1000$ le rare volte in cui vengono venduti) e importanza delle differenze etniche. La Mauritania un paese povero con una popolazione di circa 3 mil di persone. Geograficamente un deserto con una sola ferrovia e 2 strade asfaltate (costruite dai francesi), politicamente comandato da unelite militare (dittatura pi o meno evidente a seconda dei golpe). La Mauritania pu contare solo su 3 risorse: il ferro (che continua a deprezzarsi e a valere sempre meno), il pesce (che a causa di una serie di liberalizzazioni volte a far cassa stato depredato dalle flotte dei paesi occidentali senza di fatto apportare migliorie al tenore di vita) e gli schiavi. La schiavit stata abolita in Mauritania diverse volte, lultima nel 1980, eppure continua a essere presente in ogni aspetto della vita della popolazione. In questo caso la base la differenza etnica della popolazione: circa il 30% costituita da mori (arabi bianchi) che detengono tutto il potere, quindi c un 30% circa di arabi-neri (afromauri) e un 40% di Haratin ossia di negri propriamente detti che si dividono in schiavi e ex schiavi (con poche eccezioni). I mori al potere sono in una situazione complessa, sono numericamente in minoranza e continuano a diminuire a causa dei bassi tassi di nascita mentre le altre etnie crescono, eppure controllano tutto il paese, sono i pi ricchi e, con poche eccezioni, sono proprietari di schiavi. Di conseguenza molto improbabile che applichino leggi volte a combattere il fenomeno (o anche solo ad applicare quelle esistenti), o modificare lo status quo (ad esempio accettando le richieste degli afromauri). In Mauritania schiavi si nasce non lo si diventa. La religione islamica, molto osservata nel paese, impone di trattare bene i propri schiavi generando di fatto una situazione molto simile allAmerica schiavista. Non raro per il padrone prendersi cura del proprio schiavo quando diventa vecchio e non pi produttivo. Dallaltro canto lestrema povert, la prospettiva di diventare senzatetto o morire di fame e lignoranza diffusa, fa si che gli schiavi non cerchino di fuggire da questa condizione ma in parte la accettino. A questo si aggiunge (raramente) la violenza fisica, un sistema legislativo che da sempre ragione al padrone e un sistema sociale basato sulle famiglie al potere che chiude ogni possibilit di cambiamento per lo schiavo. Gli schiavi vengono usati per qualsiasi lavoro, spesso nellagricoltura o nellediliza, per portare acqua, nel commercio e in molti altri campi che non sarebbero economicamente sostenibili senza il lavoro gratuito, senza leconomia del paese collasserebbe. Pakistan e India Per motivi di spazio tratter insieme questi due paesi. Bench abbiano punti in comune (la schiavit per la quasi totalit schiavit da debito in entrambe) ci sono anche notevoli differenza che andremo ad analizzare. Nel sub-continente indiano lavorano oggi il maggior numero di schiavi del mondo, circa 20.000.000. Il sistema come accennato la schiavit da debito: una famiglia si indebita per i motivi pi diversi (carestia, morte del capofamiglia, matrimonio o funerale, cure mediche) e offre in garanzia il suo lavoro per ripagare il debito. Su questa base si instaurano una serie di comportamenti diversi, bisogna considerare che stiamo parlando di una terra vastissima con usi e costumi diversissimi a seconda delle zone. In Pakistan la maggior parte di queste persone si occupa della produzione di mattoni, lavorano in essiccatoi artigianali (veri capolavori di ingegneria primitiva) producendo i laterizi che lastricano le strade, compongo i muri e le case di tutto il paese. In Pakistan la schiavit si avvicina molto al modello moderno: una grande disponibilit di schiavi (provenienti oltre che dalle fasce povere anche dallAfghanistan devastato dalla guerra), un basso prezzo di acquisto (il debito iniziale basso, sovente meno di 50$), un rapporto di durata ridotta (i mattoni si producono in 2 periodi annuali di 4-5 mesi cadauno), ma assistiamo anche di scarsi guadagni e di una certa importanza dei gruppi sociali (sono schiavi i cristiani e i musulmani nuovi ossia le trib convertitie per ultime). Inoltre in Pakistan spesso difficile capire dove finisce il lavoratore e dove inizia lo schiavo perch il sistema del debito, comunemente accettato, funziona anche regolarmente fintanto che il padrone onesto. In India il principio pi o meno simile, data lestensione del terriorio il trattamento degli schiavi e le stesse variabili economiche possono cambiare notevolmente (il debito iniziale per rendere schiavo qualcuno passa da 6$ fino a 400$) gli schiavi qui ricoprono qualsiasi posizione: agricoltura, edilizia, manifattura, industria e persino la richiesta di elemosina. Cos come in Pakistan alcuni padroni sono onesti e tengono conto del debito man mano che viene ripagato, altri costringono in schiavit intere famiglie per diverse generazioni. Le differenze tra i due paesi riguardano la coercizione e lapplicazione della legislazione vigente. In Pakistan la violenza molto diffusa: le guerre in Afghanistan hanno riempito il paese di armi, le diverse confessioni, famiglie dominanti e persino partiti politici hanno i loro bracci armati, lo Stato non ha quindi il monopolio della forza, la polizia solo uno dei tanti gruppi armati. Questa situazione (in aggiunta alla corruzione endemica) permette ai padroni di rivalersi in molti modi sui propri schiavi, di costringerli a lavorare, di ingannarli e sopratutto di tenerli presso la sua fornace impedendone fisicamente di allontanarsene. Inoltre la legislazione ammette 2 strutture giuridiche parallele, un sistema giuridico laico e uno religioso, e sono entrambe validi, nei rari casi in cui lo stato possa/voglia cercare di punire i colpevoli un tribunale pu tranquillamente ribaltare la sentenza di un altro. In India la violenza meno presente inoltre il paese sta sperimentando una forte volonta di combattere il fenomeno. Il governo sta abbattendo progressivamente la corruzione e varando progetti per la liberazione e la riabilitazione degli schiavi, ha scuole che formano esperti abolizionisti che poi battono il paese alla ricerca di schiavi da liberare, hanno sistemi di controlli, marchi di qualit che assicurano il non utilizzo di manodopera schiava (fatti osservare da volontari motivati spesso di associazioni abolizioniste occidentali). La stessa struttura economica del Paese vede nuove forze economiche farsi avanti e portare a un declino di tale pratica: le nuove generazioni istruite spingono in campo agricolo e industriale verso la meccanizzazione e la produzione massiva. Coloro che possiedono schiavi (spesso ricchi possidenti terrieri) non possono far fronte alla caduta dei ricavi delle loro attivit: uno schiavo non costa niente, ma produce come un uomo, un lavoratore stipendiato con trattori e mietitrebbie molto pi conveniente dal punto di vista produttivo. LIndia da questo punto di vista un ottimo esempio di come si possa mettere un freno alla schiavit anche se il lavoro da fare ancora ovviamente moltissimo. Conclusioni Ora che abbiamo visto come funziona la nuova schiavit e come possibile (e anche relativamente semplice) possedere schiavi nelleconomia moderna ci si potrebbe chiedere: ma perch viene ancora permesso? Non c modo di imperdirlo? Le risposte sono 2, la prima si, anzi sarebbe anche abbastanza semplice. La schiavit una componente economica del mercato, i sistemi che regolano i mercati mondiali (WTO, FMI e Banca Mondiale) hanno una potenza di fuoco tale da far accettare e rispettare qualunque legislazione a qualunque paese (basti pensare ai controlli e alle leggi anti-contraffazione imposte a un colosso come la Cina). La Mauritania in grado di produrre solo il 30% del cibo necessario a sfamarsi, il resto lo importa, una sanzione sui beni in ingresso costringerebbe il Paese a accettare e far rispettare qualunque richiesta. La Thailandia un paese che basa la sua crescita sullesportazione, una tassazione sui beni in uscita getterebbe la sua economia in ginocchio in un paio di settimane e la distruggerebbe in qualche mese, il suo governo farebbe qualsiasi cosa per evitare una situazione simile. Per la schiavit non un problema delleconomia. Il libero mercato impone di acquistare dove costa poco, dove il costo del lavoro basso, se il costo del lavoro nullo ancora meglio, la competitivit ne giover. Il WTO pu costringere la Cina a rispettare i brevetti perch altrimenti danneggerebbe leconomia, ma non ha interesse a costringere il Brasile a vietare la schiavit, leconomia non viene danneggiata da un costo del lavoro nullo. Quindi veniamo alla seconda risposta. La schiavit un problema morale, la nostra civilt (intendo quella liberalista occidentale) quella che ha raggiunto il punto pi alto per quanto concerne i diritti delle persone, e sono i suoi valori lunica motivazione per far finire la schiavit nel mondo. I problemi sono molteplici, ad esempio, quanto si deve spingere in l la responsabilit di sfruttare il lavoro di uno schiavo? Il carbone prodotto in Brasile serve a produrre acciaio, utilizzato in Messico per fare componenti, assemblati poi negli Stati Uniti e venduti in Canada, fin dove si colpevoli di sfruttamento in questa catena? Su questo le associazioni antischiaviste hanno molto da imparare da quelle ecologiste che negli anni hanno sviluppato e addestrato personale capace di seguire le tracce di crimini spesso fumosi attraverso i diversi gradi di responsabilit, di accumulare prove e di incriminare infine i colpevoli reali: ha senso buttare in galera il Gato e sovvenzionare il grande produttore di carbone cui non importa come quel carbone venga prodotto? Laltro problema che labolizione un processo. Essere schiavi come essere in carcere o in manicomio, si segue una routine e si viene sfamati, se gli schiavi fossero liberati da un giorno allaltro, semplicemente non saprebbero cosa fare. LIndia sperimenta da anni una versione moderna dei 40 acri e un mulo (la richiesta negata fatta dagli schiavi negri liberati in America) concedendo agli ex-schiavi alcuni animali e appezzamenti di terra da lavorare, o un prestito per iniziare una nuova attivit a loro scelta e specialisti che li seguano e li consiglino. Ma per fare questo ci vogliono fondi e personale specializzato e supporto continuo. La Thailandia ha, ironicamente, unottima legislazione anti-schiavista, che prevede ad esempio che ogni prostituta liberata venga mandata in appositi centri di recupero e consultori preposti allo scopo purtroppo questi luoghi esistono solo sulla carta, e la stessa legislazione non viene fatta rispettare dal governo. In occidente i servizi sociali hanno a disposizione schiere di psicologi, ospedali, case famiglia e una forza pubblica non corrotta e non connivente con il quale aiutare ragazzini disagiati, in Thailandia le poche associazioni (volontarie) devono recuperare ragazze spesso sieropositive che hanno attraversato anni di abusi e violenza continua, e reinserirle nella societ senza aver a disposizione nulla di tutto ci, un impresa semplicemente impossibile. Inoltre essere attivisti pericoloso, puoi finire ammazzato (Brasile, Thailandia, Pakistan) o incarcerato (Mauritania, Thailandia) dalla stessa polizia che dovrebbe proteggere gli schiavi. Ma il vero problema della nuova schiavit che invisibile. Per tutti, la schiavit finita 150 anni fa eppure tutti noi, in qualche modo, beneficiamo del lavoro degli schiavi attraverso oggetti prodotti da loro o ricavando profitti da investimenti fatti in aree dove si sfrutta il loro lavoro. Le associazioni antischiaviste sono agguerrite ma piccole, Amnesty International o Greenpeace hanno milioni di iscritti e fondi sufficenti ha sbattere in faccia allopinione pubblica il lavoro minorile, la tortura o linquinamento, farlo per settimane fino a ottenere risultati, la ASI (Anti Slavery International una delle pi importanti associazioni antischiaviste) conta qualche migliaio di sostenitori, non in grado di fare una tale campagna. La risposta dunque che la schiavit finir nel momento stesso in cui non sar pi economicamente sostenibile. Nell800 le navi da guerra inglesi bloccarono il traffico di schiavi dallAfrica al Sud America, non potevano intercettare tutti gli schiavi ma facevano si che i pochi che passavano finissero per non coprire le spese, ponendo di fatto fine alla tratta. Oggi il sistema deve essere identico, in India, ad esempio, gli attivisti hanno creato il marchio Rugmark che indica che un dato tappeto stato fatto senza lavoro di schiavi, il marchio volontario e per ottenerlo bisogna sostenere i controlli di ONG anche straniere, il secondo passo stato convincere i paesi occidentali ad accettari solo i tappeti con tale marchio: produrre tappeti usando schiavi ha perso il vantaggio competitivo nel momento stesso in cui il prodotto diventato invendibile azzerando di fatto la schiavit in tale settore. La schiavit, oggi come oggi, in aumento. Possiamo far si che la nostra epoca venga ricordata come quella con il maggior numero di schiavi della storia: non sarebbe un gran vanto ma significherebbe, se non altro, che da qui in poi la situazione migliorata. Per fare questo necessaria consapevolezza in primo luogo, sapere che il problema esiste ma che esiste anche la soluzione, una soluzione economica a un problema etico. We are Anonymous, we are Legion un bel motto, non possiamo essere tutti hacker ma siamo tutti consumatori, siamo la forza pi potente delleconomia mondiale, gli eserciti con cui si sfidano le multinazionali, lartiglieria pesante del neoliberismo, le nostre scelte economiche modificheranno le scelte politiche e sociali degli Stati, non ultimo, la decisione o meno di accettare la schiavit. Spero larticolo vi sia piaciuto, vi lascio in approfondimento 4 consigli di Bales su cosa si pu fare contro la schiavit moderna. 1. Aderite ad Anti-Slavery International. Attiva in tutto il mondo, Asi ha come obiettivo la cessazione di ogni forma di schiavit. Opera attraverso organizzazioni locali, investigando e denunciando gli schiavisti, facendo pressioni sui governi nazionali ed esercitando la propria influenza sulle Nazioni Unite. Unitevi ad Asi nella lotta contro la schiavit. Per avere informazioni aggiornate sulla schiavit nel mondo, potete inoltre visitare il sito di Anti-Slavery International: www.antislavery.org/ 2. Ponete domande ferme e precise agli istituti di beneficenza. Se date denaro a organizzazioni o enti benefici attivi nei paesi in via di sviluppo, che si tratti del mantenimento di un bambino, di lavoro missionario o di aiuto medico, chiedete loro: Cosa state facendo per porre termine alla schiavit? Quali iniziative state sostenendo localmente nella lotta contro la schiavit? E, se non ne sostenete alcuna, perch? 3. Ponete domande ferme e precise ai politici. Una delle armi pi potenti contro la schiavit la minaccia delle sanzioni economiche da parte delle economie forti. Una legge approvata dal Congresso statunitense ha fatto cessare in una notte la schiavit minorile nei campi di canna da zucchero della Repubblica Dominicana. Quando i politici vi chiedono di votare per loro, fatevi dire cosa stanno facendo per porre fine alla schiavit. 4. Ponete domande ferme e precise al vostro ente pensionistico e ai vostri fondi comuni dinvestimento. Il vostro ente pensionistico o il fondo comune dinvestimento cui avete affidato i vostri risparmi in grado di assicurarvi che non sta investendo in imprese che hanno a che fare con il lavoro schiavo? Quali criteri, oltre a quello del profitto, guidano le sue scelte di investimento? Se non in grado o non vuole darvi una risposta chiara, portate altrove i vostri soldi. Esistono fondi etici in grado di assicurarvi che non obbligatorio speculare sulla schiavit.