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LOSSERVATOREROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIV n. 216 (46.758) Citt del Vaticano luned-marted 22-23 settembre 2014 . y (7 H A 3 J 1 * Q S S K K M ( + & !" !; !? !@ ! Durante la visita in Albania il commovente incontro del Papa con alcuni sopravvissuti alle persecuzioni Oggi abbiamo toccato i martiri Nuovo appello contro ogni forma di violenza e di intolleranza in nome di Dio Te s t i m o n i a n z a e fraternit Sono la testimonianza e la frater- nit le due chiavi che permettono di capire il significato del viaggio di Francesco in Albania, tanto breve appena una dozzina di ore quanto importante ed esemplare. Importante per il Pae- se, che dal Pontefice ha ricevuto un forte appoggio, ed esemplare per il segnale che il Papa ha volu- to lanciare allEuropa e a tutta la comunit internazionale. Nel caloroso discorso di benve- nuto il presidente Bujar Nishani, presentando la sua gente come il popolo di madre Teresa, ha mes- so in parallelo laccoglienza affet- tuosa e composta al Pontefice e le ultime parole dei martiri cattolici vittime del comunismo viva lAlbania, viva il Papa! e ha ri- cordato con gratitudine che nella stagione della grande solitudi- ne importante stato il sostegno della Santa Sede al Paese. Oggi, sulle orme del viaggio di Giovanni Paolo II dopo la fine del regime ateo, lappoggio del vescovo di Roma allAlbania si manifestato di nuovo. Con un re- spiro mondiale e un affetto evi- dente per il popolo albanese: nel rispetto e ammirazione per la sua testimonianza e la sua frater- nit per portare avanti il paese, come Francesco ha voluto scrivere di suo pugno appena iniziata la visita. Per due mesi il Papa si prepa- rato a questo suo primo viaggio europeo, sgomento di fronte al livello di crudelt che ha defi- nito terribile e che infier non so- lo sui cattolici, ma anche su orto- dossi e musulmani. Tutte e tre le componenti religiose hanno dato testimonianza di Dio e adesso danno testimonianza della fratel- lanza ha riassunto Francesco da- vanti ai giornalisti durante il volo di ritorno. Da questa terra di martiri si so- no cos levate ancora una volta le forti parole del vescovo di Roma: Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di so- praffazione! ha ammonito nel discorso alle autorit e al corpo diplomatico. La religione auten- tica fonte di pace e non di vio- lenza ha detto poi nelli n c o n t ro con i rappresentanti delle diverse comunit religiose nel Paese, e ha ripetuto: Uccidere in nome di Dio un grande sacrilegio!. La testimonianza di fraternit, che viene dal popolo dellAlbania e dalla sua storia eroica di resi- stenza al male, preziosa in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti, viene travisato lautentico senso religio- so e vengono distorte e strumen- talizzate le differenze tra le diver- se confessioni, facendone un peri- coloso fattore di scontro e di vio- lenza ha detto con chiarezza il Pa p a . E accanto alle parole, inequivo- cabili, del viaggio in Albania ri- marranno la commozione e le la- crime del Pontefice di fronte al racconto semplice e toccante di due sopravvissuti allatroce perse- cuzione comunista: un prete ot- tantaquattrenne, don Ernest Si- moni, e una religiosa stimmatina ottantacinquenne, suor Marije Kaleta, scampati alla morte e a decenni di prigionia e di lavori forzati. Oggi abbiamo toccato i martiri ha commentato profon- damente commosso il Papa, ag- giungendo che, consolati da Dio nella persecuzione, sono stati loro a consolare noi. g. m .v. Rapporto del Consiglio dEuropa sulle inadempienze dellItalia nel contrasto alla tratta di esseri umani Nuovo naufragio nellanno pi tragico per il Mediterraneo La Russia potrebbe partecipare alla lotta contro i miliziani Non si ferma loffensiva dellIs PAGINA 3 Il presidente afghano sa gi da dove cominciare GABRIELE NICOL A PAGINA 3 Nessuno deve usare Dio come scudo o la religio- ne come pretesto per compiere atti di violenza e sopraffazione. il fermo monito lanciato da Pa- pa Francesco durante la visita di domenica 21 set- tembre in Albania, terra che ha ricordato al suo arrivo a Tirana ha ritrovato il cammino arduo e avvincente della libert dopo il lungo inverno dellisolamento e delle persecuzioni scatenate con- tro i credenti di ogni religione. Proprio lesp erienza vissuta dal Paese nellultimo quarto di secolo dimo- stra invece che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunit appartenenti a religioni di- verse non solo auspicabile, ma concretamente possibile e praticabile. A patto che, ha precisato il Pontefice, la primavera della libert si coniughi con la globalizzazione della solidariet, dando vita a uno sviluppo attento ai pi poveri e rispetto- so dellambiente. A questo cammino di crescita ogni credente chiamato a offrire un contributo generoso, per dar vita ha esortato poi durante la messa celebrata nella piazza dedicata a madre Teresa di Calcutta a una stagione di nuovo protagonismo missiona- rio che veda fra i suoi artefici soprattutto i giova- ni. A essi il Pontefice si rivolto allAngelus, invi- tandoli a dire no allidolatria del denaro e a la- vorare per la cultura dellincontro e della solida- riet. Un nuovo forte appello contro ogni forma di in- tolleranza stato lanciato da Francesco nel pome- riggio di fronte ai leader delle principali confessioni religiose. A loro il Papa ha ricordato che uccidere in nome di Dio un grande sacrilegio e discri- minare le persone inumano. Poi il commovente incontro con alcuni di coloro che hanno sperimen- tato le dure prove del carcere e delle persecuzioni: testimoni di quel popolo di martiri ha detto il Pontefice profondamente colpito dai loro racconti che riuscito a sopravvivere a tanta persecuzio- ne solo grazie alla consolazione del Signore. Rientrato in serata, Francesco ha voluto ancora una volta ringraziare la Salus populi Romani per il buon esito del viaggio. Intorno a mezzogiorno di luned si recato a Santa Maria Maggiore, sostan- do in preghiera dinanzi allantichissima icona ma- riana, ai piedi della quale ha lasciato un mazzo di fiori ricevuto durante lincontro con i piccoli ospiti del centro Betania, a Tirana. I fedeli presenti si so- no uniti a lui nel canto del Salve Regina. PAGINE 4-8 TRIPOLI, 22. Una nuova tragedia ha funestato ieri nel Mediterraneo il flusso di migranti e profughi che dallAfrica e dal Vicino oriente cer- cano di raggiungere le coste euro- pee. Un barcone che si accingeva al- la traversata del Canale di Sicilia si capovolto a circa trenta miglia dalle coste della Libia e il bilancio del naufragio, ancora provvisorio, gi pesantissimo: ai dieci morti gi ac- certati si aggiungono infatti una trentina di dispersi sulla cui possibi- lit di scampo non ci sono pratica- mente pi speranze. Cinquantacin- que persone che erano imbarcate sul natante naufragato sono state tratte in salvo dallequipaggio di un mer- cantile battente bandiera di Singa- pore, il primo a raggiungere la re a del naufragio. La richiesta di soccorso era arriva- ta a Roma, al comando generale del corpo delle Capitanerie di porto da un telefono satellitare. Individuate le coordinate, era stato dirottato sul punto il mercantile con bandiera di Singapore, in transito nella re a . Lequipaggio ha confermato il nau- fragio. Il barcone era capovolto e molte persone erano in acqua. Sono stati recuperati i corpi di dieci anne- gati e stati soccorsi appunto cin- quantacinque superstiti, i quali han- no confermato che a bordo erano in pi di cento. Oltre a questi cinquantacinque su- perstiti, nella sola giornata di ieri le navi italiane impegnate nellop era- zione Mare nostrum hanno tratto in salvo pi di cinquecento persone, prestando soccorso a imbarcazioni in difficolt. Le vittime di ieri si aggiungono al lungo elenco di morti degli ultimi mesi nel Canale di Sicilia. Secondo fonti concordi, compreso lalto com- missariato dellOnu per i rifugiati, dallinizio del 2014 sono scomparse in mare pi di duemila persone, alle quali sembrano purtroppo doversene aggiungere quasi un migliaio solo nelle ultime due settimane. Si cio ingigantita questanno in modo spa- ventoso la tragedia che, sempre se- condo lUnhcr, che ha visto ventimi- la persone perire in Mediterraneo nellultimo ventennio, il cui anno peggiore era stato finora il 2011 con almeno milleottocento vittime. Anche la sorte di quanti raggiun- gono le coste europee resta incerta. In Italia, il Paese con la maggior parte degli arrivi, i centri di acco- glienza sono al limite della capienza. Sabato la Germania ha proposto di contingentare i migranti per allegge- rire i Paesi pi colpiti dal fenomeno, ma ha precisato di aver gi fatto la sua parte e di non poterne accoglier- ne altri. Ieri lAustria ha respinto al- la frontiera del Brennero ventisei profughi, in massima parte siriani, compresi alcuni bambini. Il primo gruppo, composto da sedici siriani, stato intercettato su un treno inter- nazionale diretto a nord. Nove siria- ni e un iracheno sono invece stati bloccati a un posto di controllo stra- dale a Gries am Brenner. Due egi- ziani residenti in Italia sono stati ar- restati con laccusa di favoreggia- mento dellimmigrazione irregolare. Nel frattempo, stato diffuso un rapporto del Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Greta), il meccanismo di monito- raggio insediato dal Consiglio dEu- ropa. Nel rapporto si sottolineano, in particolare, i ritardi e le carenze della giustizia italiana su questo aspetto che si perpetuano da un quindicennio. Secondo il Greta, dal 1999 lItalia ha assistito 29.000 vitti- me della tratta, 4.530 delle quali nel trienno 2011-2013. Centinaia di mer- canti di schiavi sono andati sotto processo, ma ci sono state solo quat- tordici condanne nel 2010 e nove nel 2011. Inoltre nel rapporto del Greta vengono sottolineati problemi per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria con i Paesi al di fuori dellUnione europea, cio quelli dai quali arrivano tanto la maggior parte delle vittime della tratta quanto i lo- ro sfruttatori. Nel rapporto si affer- ma che in Italia si presta insuffi- ciente attenzione alle tratte che non hanno come scopo lo sfruttamento sessuale. Restano cio fuori con- trollo gli sfruttati dal caporalato agricolo, quelli nel lavoro domestico e i minori avviati allaccattonaggio. NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto in udienza nel pomeriggio di sabato 20: le Loro Eminenze Reverendissi- me i Signori Cardinali: Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Ita- liana; Llus Martnez Sistach, Arci- vescovo di Barcelona (Spagna); Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Alcides Jorge Pedro Casaretto, Vescovo emerito di San Isidro (Argentina). LOSSERVATORE ROMANO pagina 2 luned-marted 22-23 settembre 2014 LOSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt 00120 Citt del Vaticano ornet@ossrom.va http://www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Carlo Di Cicco vicedirettore Piero Di Domenicantonio caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va Servizio culturale: cultura@ossrom.va Servizio religioso: religione@ossrom.va Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 photo@ossrom.va www.photo.va Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 segreteria@ossrom.va Tipografia Vaticana Editrice LOsservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale 99; annuale 198 Europa: 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: 450; $ 665 America Nord, Oceania: 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, info@ossrom.va diffusione@ossrom.va Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 Concessionaria di pubblicit Il Sole 24 Ore S.p.A. 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Tomasi, Osservatore Perma- nente della Santa Sede presso le Na- zioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, alla XXVII Sessione Ordi- naria del Consiglio dei Diritti dellUomo sulle popolazioni autoctone Signor Presidente, I bisogni sociali, personali e spiri- tuali degli oltre 370 milioni di per- sone autoctone nel mondo, distri- buiti in circa novanta Paesi in tutte le regioni della terra, preoccupano da molto tempo la Santa Sede. Tra breve, le Nazioni Unite ter- ranno una Conferenza mondiale sui popoli indigeni per condivide- re le prospettive e le buone prati- che relativamente alla realizzazione dei diritti delle popolazioni autoc- tone e perseguire gli obiettivi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (Undrip) (cfr. A/RES/65/198) risoluzione adottata dallAssemblea Generale il 21 dicembre 2010. Questo incontro rappresenta un altro passo fonda- mentale per promuovere un inte- resse e un rispetto maggiori verso tali comunit e offre uno ccasione unica per ribadire la Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni, che fissa gli standard minimi per la lo- ro sopravvivenza, dignit e benes- sere e promuove i loro diritti, inter alia, allautodeterminazione; alla terra, al territorio e alle risorse; allo sviluppo economico, sociale e cul- turale. Mentre entriamo nel Terzo de- cennio internazionale dei popoli indigeni del mondo, la Santa Sede suggerisce che tutte le eventuali iniziative debbano essere ispirate e guidate dal principio del rispetto della loro identit e cultura, com- prese le tradizioni specifiche, le credenze religiose e la capacit di decidere il proprio sviluppo in coo- perazione con i Governi nazionali. Come evidenziano il Relatore speciale e altri documenti delle Na- zioni Unite, purtroppo i diritti umani e le libert fondamentali delle popolazioni autoctone conti- nuano a essere violati, anche attra- verso la discriminazione sistemica e lesclusione dal potere politico ed economico; la mancanza di un ac- cesso adeguato alla giustizia; la lo- ro eccessiva presenza tra i pi po- veri, gli analfabeti e i bisognosi; la dislocazione causata da guerre e da disastri ambientali (cfr. Un Desa, State of the Worlds Indigenous Peoples, 2009); e molestie, per- secuzioni, rappresaglie nei confron- ti di quanti difendono i diritti umani degli indigeni, nonch la lo- ro stigmatizzazione e uccisione (cfr. Relazione doc. A/HRC/23/32). Di conseguenza, lo sviluppo inte- grale viene ritardato, se non addi- rittura negato. Un caso specifico quello che riguarda linterazione tra le compa- gnie industriali e transnazionali e le popolazioni autoctone. Il Rela- tore speciale parla, per esempio, di conseguenze negative, perfino de- vastanti per le popolazioni indige- ne, causate dallindustria estrattiva. Tali aziende devono andare oltre linteresse specifico per il profitto economico a breve termine e adotta- re modelli di sviluppo autentico, che non violino i diritti delle popo- lazioni autoctone e incoraggino un utilizzo responsabile dellambiente. A meritare attenzione, inoltre, il problema della definizione e della protezione del folklore per evitare che diventi un bene utilizzabile da chiunque, senza tener conto degli interessi e dei diritti delle comunit in seno alle quali ha avuto origine. Le leggi sulla propriet e il lavoro intellettuale hanno creato un corpo di requisiti legali e sociali volti alla difesa dei diritti dei singoli autori, compositori ed esecutori. Finora, per, i negoziati non hanno fornito salvaguardie sufficienti per proteg- gere i diritti derivanti dalle creazioni folkloristiche. Signor Presidente, opportuno che questo Consiglio e altri enti del- le Nazioni Unite stabiliscano, come segno di rispetto per i diritti delle popolazioni autoctone, la loro in- clusione diretta nei processi decisio- nali relativi alla gestione delle risor- se naturali dei loro territori. La De- legazione della Santa Sede esorta a eliminare qualsiasi tentativo di mar- ginalizzare le popolazioni autocto- ne. Ci significa, in primo luogo, ri- spettare i loro territori e i patti sta- biliti con loro; occorre inoltre com- piere sforzi per rispondere alle loro legittime esigenze sociali, sanitarie e culturali. Infine, non possiamo ignorare il bisogno di riconciliazio- ne tra le popolazioni autoctone e le societ nelle quali vivono (cfr. Gio- vanni Paolo II, Ecclesia in America, n. 64). Nuove voci sulluccisione del leader del gruppo islamista Sempre pi sanguinosa la sfida di Boko Haram Non si arresta lepidemia di ebola in Africa occidentale FREETOWN, 22. Lepidemia di ebola ha causato altri 92 morti e 56 nuovi casi di infezione in Sierra Leone. Secondo il coordinamento locale della lotta contro il virus, questo rende molto probabile che il divieto di circolazione nel Paese imposto per tre giorni da venerd scorso e scaduto alla scorsa mezzanotte sia prolungato, anche se gi da ieri sera nella capitale Freetown centinaia di cittadini si erano riversati in strada per festeggiarne la fine. Anche negli altri Paesi dellAfrica occidentale colpiti dallepidemia si accrescono le misure di prevenzione e di contrasto, mentre aumentano gli interventi internazionali di soste- gno. In Liberia, il Paese dove sono state registrate finora pi vittime, il ministro dellInformazione, Lewis Brown, ha comunicato ieri che entro un mese saranno quadruplicati nella capitale Monrovia i posti letto, at- tualmente duecentocinquanta, per il trattamento dei pazienti affetti da ebola. I pazienti vengono rifiutati perch non c spazio. Quindi il Governo far del suo meglio per avere mille posti letto per poterli curare tutti, ha detto il ministro. Il pericolo di diffusione del virus ha spinto, tra laltro, il Governo di New Delhi a rinviare il terzo vertice India-Africa previsto in dicembre e al quale erano attesi delegati di cin- quanta Paesi africani. Sembrerebbe invece sotto control- lo laltra epidemia di ebola registra- ta nella Repubblica Democratica del Congo e che stata provocata, co- me confermato dallO rganizzazione mondiale della sanit, da un ceppo del virus diverso da quello che si sta diffondendo in Africa occidentale. Secondo il ministro congolese dellInformazione, Lambert Mende, ci sono quaranta morti su 71 casi di contagio accertati nella zona di Boende, nella dellEquatore. Il mi- nistro ha confermato che negli ulti- mi dieci giorni, nuovi casi sono stati confermati a Djera, epicentro del fo- colaio, ma ha sottolineato appunto che lepidemia si avvia a essere to- talmente sotto controllo. la setti- ma volta in meno di quarantanni che nella Repubblica Democratica del Congo esplodono epidemie di ebola (la malattia prende il nome proprio dal fiume congolese Ebola nei cui villaggi rivieraschi si manife- st per la prima volta nel 1976). Concluso in Australia il vertice del G20 Novemila ro h i n g y a in lista di attesa Manifestazione a New York alla vigilia della conferenza dellOnu sui cambiamenti climatici (LaPresse/Ap) Truppe nigeriane a Maiduguri (Afp) NEW DELHI, 22. Oltre che nel Paese di origine, il Myanmar, la situazione della minoranza etnica dei rohingya particolarmente difficile anche in India. Nono- stante ospiti circa trentamila rifu- giati registrati, il Governo di New Delhi non rilascia alcun ri- conoscimento giuridico ai richie- denti asilo, rendendo difficile per loro lutilizzo dei servizi essenzia- li come scuole e ospedali. Secondo lUnhcr, lAlto com- missariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, sono circa novemi- la i rohingya registrati in India (che per decenni ha ospitato de- cine di migliaia di persone in fu- ga da conflitti o da persecuzioni in Paesi come Sri Lanka, Bhutan, Afghanistan e Bangladesh), men- tre altre migliaia, non registrate, vivono negli Stati del Jammu e dellHyderabad. A New Delhi, la maggior parte dei rohingya conduce una vita impossibile in insediamenti di tende sparse per la citt, in zone spesso prive di acqua e di elettri- cit, guadagnandosi la vita racco- gliendo e riciclando spazzatura o facendo lavori manuali per gli in- diani, spesso sottopagati e sfrut- tati. Il loro desiderio sarebbe quello di rientrare nel Myanmar, anche se sono discriminati e han- no pochissimi diritti. I rohingya considerati dal- lOnu tra le etnie pi vulnerabili e perseguitate in assoluto fan- no parte dei circa dieci milioni di persone apolidi in tutto il mon- do. La loro drammatica situazio- ne fa parte della discussione in corso allAja in occasione del pri- mo forum mondiale sullap olidia, in vista di una ambiziosa campa- gna dellOnu, che partir a no- vembre con lobiettivo di risolve- re, entro un decennio, la situazio- ne degli apolidi. ABUJA, 22. Si fa sempre pi san- guinosa nel nord-est della Nigeria e anche nel confinante Camerun la sfida di Boko Haram. Nel fine set- timana nuove vittime civili si sono aggiunte al gi spaventoso bilancio del gruppo fondamentalista islami- co, responsabile nellultimo quin- quennio delluccisione di migliaia di persone in attacchi armati e at- tentati terroristici. Non meno di 36 morti, secondo fonti concordi, ci sono state nellincursione sferrata da Boko Haram in un affollato mercato di Mainok, una citt a 56 chilometri da Maiduguri, la capita- le dello Stato nigeriano del Borno, principale roccaforte del gruppo. Non si hanno ancora conferme, intanto, delle voci insistenti riguar- do alluccisione del leader di Boko Haram, Abubakar Shekau. Secon- do alcune fonti Shekau sarebbe morto in combattimenti con le truppe del Camerun nella localit frontaliera di Amchidee, secondo altre in territorio nigeriano, nei pressi Konduga. Lambasciata sta- tunitense in Camerun ha chiesto di poter effettuare lesame del dna del corpo che si ritiene essere quello di Shekau. Gi in passato luccisione del leader di Boko Haram era stata data per certa, salvo essere smenti- ta da lui stesso in video nei quali non aveva risparmiato il sarcasmo su tali annunci. NEW YORK, 22. Si apre marted a New York la conferenza dellO nu sui cambiamenti climatici. Convoca- to dal segretario generale delle Na- zioni Unite, Ban Ki-moon, il sum- mit avr tra gli obiettivi principali quello di discutere degli impegni di contenimento delle emissioni nocive, in vista dellaccordo globale sul cli- ma atteso a fine del 2015 nella Con- ferenza di Parigi. Lestate del 2014, hanno precisato gli esperti della National Oceanic and Atmospheric Administration, stata tra le pi calde della storia, con lanno in corso che rischia di di- ventare il pi bollente di sempre. Prevista la partecipazione di molti capi di Stato e di Governo, anche se la vigilia caratterizzata dallo scetti- cismo: il cancelliere tedesco, Angela Merkel, il presidente cinese, Xi Jin- ping, e il premier indiano, N a re n d r a Modi, saranno infatti tra i grandi as- senti a New York. Gli analisti hanno evidenziato il rischio che il summit newyorkese, anzich mostrare unit, possa diventare il palcoscenico di antiche divisioni tra ricchi e poveri del mondo: le stesse che fino a oggi hanno sovente impedito la messa in atto di azioni concrete. Ieri, intanto, circa un milione di persone hanno partecipato in tutto il mondo alla giornata di mobilita- zione per chiedere azioni urgenti e concrete contro i cambiamenti cli- matici e laumento dei gas-serra. La manifestazione pi imponente ha avuto luogo a Manatthan dove han- no sfilato oltre trecentodiecimila persone. Presente, tra gli altri, anche Ban Ki-moon. La marcia di New York stata la pi vasta mai orga- nizzata contro il cambiamento cli- matico e solo una delle 2.700 mani- festazioni che si sono svolte in ben centosessantadue Paesi, da New De- lhi a Melbourne, da Rio de Janeiro e Londra, da Johannesburg a Roma, dove davanti al Colosseo un mi- gliaio di dimostranti hanno creato un cuore verde fotografato con un drone dallalto. Al centro-destra le legislative in Nuova Zelanda CANBERRA, 22. A conclusione, ieri a Cairns, in Australia, del vertice dei ministri delle Finanze del G20, stata evidenziata la preoccupa- zione per una crescita non omoge- nea e inferiore a quanto necessario per generare posti di lavoro e rico- nosciuta la necessit di intervenire sia sulla debolezza della domanda, sia sulle rigidit dellofferta. I mi- nistri hanno, quindi, valutato favo- revolmente le misure incluse nelle strategie di crescita presentate dai Paesi membri, che, secondo il Fon- do monetario internazionale e lOcse, dovrebbero contribuire a incrementare dell1,8 per cento il prodotto interno lordo aggregato delle venti principali economie del mondo da ora al 2018. Limpegno, in vista del prossimo vertice dei capi di Stato e di Go- verno, che si terr sempre in Au- stralia, a Brisbane, il 15 e 16 no- vembre prossimi, di continuare il lavoro di definizione delle misure necessarie per rispettare lobiettivo fissato lo scorso febbraio a Sydney, di un aumento del 2 per cento del pil in cinque anni. WELLINGTON, 22. Il Partito nazio- nale di centro-destra del premier, John Key, ha nettamente vinto le elezioni legislative di sabato in Nuova Zelanda. Secondo la com- missione elettorale, il Partito nazio- nale ha ottenuto il 48 per cento del- le preferenze e potr contare su ses- santuno dei centoventuno seggi del Parlamento di Wellington. Key riconfermato per un terzo mandato ha dichiarato che forme- r un Esecutivo con tre partiti mi- nori: ACt, Futuro unito e il Partito maori. Ai laburisti, che si attestano attorno al 25 per cento, andranno invece trentadue seggi. Key, a cui gli elettori hanno rico- nosciuto una buona gestione delle finanze pubbliche, guida da sei anni un Paese di quattro milioni e mezzo di persone e dalleconomia florida. Sotto il suo Governo, infatti, il tasso di crescita stato di oltre il 3 per cento, la disoccupazione in calo e linflazione sotto controllo. In una delle sue prime dichiarazioni, Key ha detto di volere organizzare un re- ferendum per togliere l'Union Jack dalla bandiera neozelandese. LOSSERVATORE ROMANO luned-marted 22-23 settembre 2014 pagina 3 Tra Governo e ribelli sciiti Siglato un accordo di pace nello Yemen SANA, 22. Verso una svolta la gra- ve crisi politica nello Yemen. Un accordo di pace stato siglato ieri sera tra il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, i ribelli sciiti huthi e i miliziani sunniti filo- governativi Al Islah, alla presenza dellinviato speciale dellO nu, Jamal Ben Omar. Uno spiraglio verso la riconci- liazione nazionale sembra dunque aprirsi nello Yemen dopo una giornata contraddistinta da forti tensioni, con i ribelli di Ansar Allah che nel pomeriggio avevano preso il controllo della sede del Governo, della radio di Stato e di alcuni siti militari, mentre il pre- mier, Mohamed Basindawa, si era dimesso per protesta contro il pre- sidente Hadi, accusato di mono- polizzare il potere. Il sito del mi- nistero dellInterno aveva anche lanciato un singolare appello alle forze della sicurezza a non af- frontare i ribelli e a cooperare con loro per ristabilire la sicurezza. Lintesa si basa sul principio raggiunto a fine gennaio alla con- ferenza sul dialogo nazionale che prevede un moderno Stato civile e federale. Lagenzia Saba ha ag- giunto inoltre che la polizia mili- tare si sta organizzando per ri- prendere il controllo dei ministeri e dei siti che erano caduti nella mani dei ribelli sciiti. Dopo il co- prifuoco notturno imposto sabato scorso, ieri il nord della capitale stato scosso da forti esplosioni. La battaglia si concentrata in particolare nei pressi del campus dellUniversit Al Iman, bastione dei salafiti membri di Al Islah. Dopo essersi asserragliati a inizio agosto alle porte della capitale e avere organizzato manifestazioni per chiedere le dimissioni del Go- verno accusato di corruzione, i ri- belli huthi hanno lanciato un pri- mo assalto il 9 agosto contro la sede del Governo, poi represso nel sangue dalla polizia yemenita. Malgrado qualche concessione da parte delle autorit di Sana come la formazione di un nuovo Governo e labbassamento del prezzo della benzina i ribelli sciiti hanno aumentato la pressio- ne sullEsecutivo e hanno ignorato anche uningiunzione del Consi- glio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo di poter sceglie- re loro stessi i ministri. Tra le altre richieste anche lallargamento del- la loro roccaforte, la regione nord di Sada, fino al Mar Rosso. Nei giorni successivi gli scontri si sono intensificati nel nord della capitale, con decine di vittime, provocando la sospensione dei vo- li delle compagnie aeree, visto che laeroporto internazionale si trova nellarea dei combattimenti. Luni- versit, le scuole sono state chiuse mentre i commercianti dei mercati hanno abbassato le loro saracine- sche. Adesso tutti si augurano che lintesa possa reggere. Lo Yemen un Paese prevalentemente sunnita, ma i ribelli guidati da Abdelmalek Al Huthi appartengono alla co- munit sciita Zaidi, che in mag- gioranza nel nord del Paese. Forze irachene nella provincia di Diyala (Reuters) Anche la Russia potrebbe partecipare alla lotta contro i miliziani Non si ferma loffensiva dellIs DAMASCO, 22. Sempre pi incalzante loffensiva dei miliziani dello Stato islamico (Is). I jihadisti puntano ora a conquistare lenclave curdo-siriana di Kobane (Ayn Arab, in arabo), localit assedia- ta dai miliziani nel settore centrale delle frontiera con la Turchia che, riferisce lOnu, in soli tre giorni ha aperto le porte a circa settantamila civili in fuga dalle violenze. Ma il conflitto siriano prosegue in tutti i suoi teatri. I raid aerei del regime di Damasco sono continuati anche ieri nelle zone controllate dal variegato fronte di miliziani anti-governativi. Nel- la regione di Idlib, nel nord-ovest, fonti locali ci- tate dallagenzia Ansa hanno denunciato luccisio- ne di diciassette civili, tra cui sei bambini e due donne. Stamane intanto si appreso che il Parti- to dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha chiesto a tutti i curdi di Turchia di andare a combattere contro lIs. Il giorno per la gloria e lonore ar- rivato, non ci sono pi limiti alla resistenza si afferma in un comunicato diffuso dal Pkk. Nelle ultime ore lAlto commissariato Onu per i rifu- giati (Unhcr) ha annunciato il potenziamento della propria attivit per aiutare il Governo di Ankara a far fronte al crescente flusso di curdi si- riani che stanno attraversando la frontiera con la Turchia. Ieri la preoccupazione che loffensiva dellIs possa estendersi fino a minacciare la stabilit del Libano stata espressa dal ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini, che ha ricordato che sono mesi che lItalia impegnata a sostegno del Pa e s e . Intanto lobiettivo di partecipare alla lotta con- tro lo Stato islamico sembra possa essere condivi- so anche dalla Russia: tale prospettiva emersa ieri nel corso di un colloquio telefonico fra il mi- nistro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e il se- gretario di Stato americano, John Kerry. Riferi- scono fonti diplomatiche che Lavrov ha posto co- me condizione che eventuali raid in Siria contro lIs non minaccino lintegrit territoriale del Pae- se: in sostanza Mosca condiziona il suo aiuto contro i jihadisti in Siria al fatto che i raid avven- gano con il placet di Damasco. Ieri, in unintervi- sta al Sunday Times, il deputato repubblicano Peter King, membro della commissione Sicurezza interna e presidente della subcommissione anti- terrorismo e intelligence della Camera, ha affer- mato che nonostante lo abbia escluso pi volte, il presidente Barack Obama si trover presto nelle condizioni di inviare truppe in Siria se vorr ef- fettivamente distruggere i miliziani dellIs. E secondo il deputato repubblicano, proprio in que- sti ultimi giorni il capo della Casa Bianca stareb- be vagliando, insieme ai suoi pi stretti collabora- tori, la possibilit di un cambio di strategia. Sempre ieri il segretario di Stato americano ha avuto un incontro, a New York, con il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. In agenda: la crescente minaccia rappresentata dai miliziani dello Stato islamico. Il colloquio, riferi- scono fonti diplomatiche, durato pi di unora. Le stesse fonti hanno indicato che i capi della di- plomazia dei due Paesi, al termine del colloquio, hanno concordato un nuovo incontro nei prossi- mi giorni. Nel frattempo la Germania, attraverso il mini- stro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, ha nuovamente escluso leventualit di partecipare a raid aerei o a un intervento di truppe terrestri in Iraq. Il presidente afghano sa gi da dove c o m i n c i a re di GABRIELE NICOL LAfghanistan ha un nuovo presi- dente, finalmente: lex ministro delle Finanze, Ashraf Ghani. Il successore di Hamid Karzai (per tredici anni al potere) avrebbe do- vuto essere nominato il 22 luglio scorso. Ma solo il 21 settembre il popolo afghano a causa della denuncia di brogli che hanno pe- santemente condizionato il calen- dario elettorale ha potuto cono- scere il nome del nuovo capo del- lo Stato. Allaltro candidato, lex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah, stato affidato lincarico di primo ministro, chief executive, figura fi- nora non contemplata dalla Costi- tuzione afghana. Sar lui a coor- dinare il futuro Governo di unit nazionale. In diretta tv, Ghani e Abdullah hanno firmato, alla pre- senza del presidente uscente, unintesa sulla struttura del nuovo Esecutivo, unintesa salutata con grande soddisfazione dalla comu- nit internazionale. In primo luo- go, dal segretario di Stato ameri- cano, John Kerry, che in questi ul- timi mesi in un clima caratteriz- zato da forti tensioni e ampie di- vergenze ha tessuto una pazien- te opera diplomatica per non far deragliare il processo politico nel Pa e s e . Finalmente, dunque, lAfghani- stan si dato un nuovo assetto istituzionale, che dovrebbe garan- tire, almeno negli auspici, una maggiore stabilit a un territorio sempre alle prese con lazione de- stabilizzante portata avanti, con attacchi e imboscate, dai talebani. Lintesa firmata ieri, al di l degli aspetti tecnici, si ispira alla volon- t di fondo di evitare un accentra- mento di poteri, tratto che pi volte, nel lontano e recente passa- to, era stato contestato a Karzai. Basti pensare alle frequenti criti- che rivolte dagli Stati Uniti, quan- do era segretario di Stato Hillary Clinton, al potere accentratore di Karzai che, secondo la Casa Bianca, non favoriva certo gli equilibri istituzionali e politici del Pa e s e . La nuova figura del primo mi- nistro dovrebbe dunque scongiu- rare tale deriva, assicurando al contrario, almeno sulla carta, una collaborazione e un equilibrio tra poteri dello Stato. Tra gli obiettivi prioritari del nuovo capo dello Stato figura quello di rilanciare il ruolo di Ka- bul sulla scena internazionale, do- po che le acute divergenze fra Karzai e Washington, in particola- re per laccordo mai firmato sulla sicurezza dopo il 2014, hanno fini- to per isolare il Paese. Ed pro- prio dalla firma di tale accordo che Ghani, durante la campagna elettorale, si impegnato a siglare che pu ripartire il cammino di- plomatico dellAfghanistan oltre i propri confini. Il Paese potrebbe cos tornare a rivestire un ruolo di peso nellambito, anzitutto, delle complesse dinamiche regionali. Lo stesso Kerry ha auspicato che la firma sia posta il prima possibile: Ghani, dunque, sa gi da dove co- m i n c i a re . Iniziativa dellO nu per una tregua in Libia Lemissario dellOnu in Libia, Bernardino Len (Ansa) Marzouki si candida alle presidenziali tunisine TUNISI, 22. Moncef Marzouki, presidente della Repubblica di Tu- nisia, sar il candidato ufficiale del suo partito, il Congresso per la Repubblica, alle prossime ele- zioni presidenziali. A darne lan- nuncio ieri stato il segretario ge- nerale del partito, Imed Daimi, dopo avere premesso che Moncef Marzouki non si candider alle le- gislative di fine ottobre. Le dichia- razioni di Daimi mettono cos fine allincertezza sulle intenzioni di Marzouki che, eletto presidente della Repubblica dallAssemblea costituente uscita dal voto dellot- tobre del 2011 grazie a un accordo tripartito (Congresso per la Re- pubblica, Ennahdha ed Ettakatol), non aveva mai escluso di ripro- porsi come candidato al Palazzo di Cartagine. Marcia dellopposizione a Mosca contro la guerra in Ucraina Kiev pronta a difendersi KIEV, 22. Basta con la guerra in Ucraina uno degli striscioni della Marsh Mira, la marcia per la pace organizzata ieri a Mosca dallopp o- sizione, sullo sfondo di un nuovo cessate il fuoco che resta fragile, con due soldati di Kiev uccisi nelle ulti- me ore e il presidente Poroshenko che ieri sera ha dichiarato: Siamo pronti a difenderci militarmente se il processo di pace fallisce. la prima marcia del genere in Russia dallinizio del conflitto, di- vampato cinque mesi fa nellest ucraino. La polizia minimizza e par- la di cinquemila partecipanti ma, come ha constatato lagenzia di stampa Ansa sul posto, i manife- stanti erano alcune decine di mi- gliaia. In ogni caso un successo per gli standard russi, soprattutto nel clima di propaganda che ha cancellato ogni voce di dissenso verso la politi- ca russa in Ucraina facendo salire alle stelle il consenso di Putin. La manifestazione di ieri, regolarmente autorizzata, dimostra che, almeno nella capitale, esiste ancora una for- te opposizione, nonostante i suoi leader pi carismatici siano inquisiti come il blogger Alexiei Navalni. Nel frattempo, lUnione europea ha accolto positivamente la c c o rd o raggiunto a Minsk sulle modalit di attuazione del cessate il fuoco in Ucraina, in particolare con la crea- zione di una zona demilitarizzata di trenta chilometri nella parte orienta- le del Paese. Secondo lUe un ces- sate il fuoco duraturo rimane fonda- mentale per il successo degli attuali sforzi e per raggiungere una solu- zione politica sostenibile, basata sul rispetto per la sovranit dellUcrai- na e dellintegrit territoriale. LUe pronta a sostenere gli sforzi per lattuazione di tali accordi, in parti- colare attraverso lO sce. Secondo Bruxelles il cessate il fuoco ha finora determinato una di- minuzione significativa del livello di violenza, il rilascio degli ostaggi in corso e ladozione da parte del Par- lamento ucraino di leggi sullamni- stia e lo status di autogoverno ad interim per alcuni distretti del Donetsk e Lugansk, considerando limplementazione dei punti chiave del protocollo di Minsk del 5 set- tembre. Il memorandum di pace stato siglato dopo sette ore nella riunione del cosiddetto gruppo di contatto (formato dai rappresentanti dellOrganizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Mo- sca, Kiev e separatisti filo-russi) per risolvere la crisi in Ucraina. Raffica di attentati in Egitto IL CAIRO, 22. Una nuova raffica di attentati ha scosso ieri lEgitto. Al Cairo lepisodio pi grave: una bomba esplosa a due passi dal mi- nistero degli Esteri, nel cuore della capitale egiziana, ha causato la morte di due ufficiali di polizia e il ferimento di un civile e 5 agenti. Fonti della sicurezza hanno pun- tato lindice contro i Fratelli musul- mani. Tra le vittime figura infatti il tenente colonnello Mahmud Abu Serei, uno dei testimoni dellaccusa nel processo contro lex presidente Mohamed Mursi. La tesi ha assun- to concretezza con la rivendicazio- ne, firmata Ajnad Misr: Le opera- zioni di punizione e vendetta conti- nueranno, ha scritto il gruppo qaedista rivendicando lattentato. Ma la minaccia pi diretta degli ultimi mesi alla stabilit egiziana arriva dai jihadisti di Ansar beit Al Maqdis, legati a doppio filo con Al Qaeda e i miliziani dello Stato isla- mico. Una bomba piazzata davanti a una caserma a Tanta, nellAlto Egitto a sud del Cairo, ha fatto te- mere una strage, mentre altri due ordigni venivano disinnescati a un checkpoint e al consiglio municipa- le. In un altro agguato a Fa y y o u m , a sud del Cairo, un agente stato ucciso e altri due feriti. NEW YORK, 22. Linviato speciale dellOnu per la Libia, Bernardino Len, ha convocato per il 29 set- tembre una riunione per dare avvio a un dialogo di pace con le parti in conflitto nel Paese nordafricano: da un lato il Governo del primo mini- stro Abdullah Al Thani, sostenuto dal nuovo Parlamento, eletto a giu- gno e costretto a rifugiarsi a Tobruk per motivi di sicurezza, dallaltro le milizie filo-islamiche che controlla- no Tripoli e molte zone della Cire- naica. A darne notizia stata la missione Onu in Libia (Unsmil). Liniziativa fa seguito alla confe- renza ministeriale di Madrid del 17 settembre in cui i Governi pi im- pegnati per la stabilit della Libia avevano raccomandato un coordi- namento degli sforzi internazionali sotto legida dellOnu e lavvio di colloqui con le parti in conflitto. Da New York, dove in corso lAs- semblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri Fede- rica Mogherini ha ricordato il gran- de sostegno dato dallItalia a una riunione che pu finalmente aprire la strada a una soluzione politica condivisa e inclusiva. LOSSERVATORE ROMANO pagina 4 luned-marted 22-23 settembre 2014 Alle autorit politiche e civili dellAlbania durante lincontro nel palazzo presidenziale La pacifica convivenza tra le religioni possibile stato pronunciato al palazzo presidenziale di Tirana il primo discorso ufficiale del viaggio di Papa Francesco in Albania. Il Pontefice lo ha raggiunto nella mattina di domenica, subito dopo latterraggio allaeroporto della capitale albanese. Nella residenza del capo dello Stato hanno avuto luogo la cerimonia di benvenuto, la visita di cortesia al presidente della Repubblica e lincontro con le autorit civili e il corpo diplomatico. Nel corso di questultimo avvenimento, dopo il saluto rivoltogli dal presidente Nishani, il vescovo di Roma ha pronunciato il seguente discorso. Signor Presidente, Signor Primo Ministro, Distinti Membri del Corpo D iplomatico, Eccellenze, Signore e Signori, sono molto lieto di essere qui con voi, nella nobile terra di Albania, terra di eroi, che hanno sacrificato la vita per lindipendenza del Paese, e terra di martiri, che hanno testimo- niato la loro fede nei tempi difficili della persecuzione. Vi ringrazio per linvito a visitare la vostra patria, chiamata terra delle aquile, e vi rin- grazio anche per la vostra festosa ac- coglienza. trascorso ormai quasi un quarto di secolo da quando lAlbania ha ri- trovato il cammino arduo ma avvin- cente della libert. Essa ha permesso alla societ albanese di intraprendere un percorso di ricostruzione materia- le e spirituale, di mettere in moto tante energie e iniziative, di aprirsi alla collaborazione e agli scambi con i Paesi vicini dei Balcani e del Medi- terraneo, con lEuropa e con il mon- do intero. La libert ritrovata vi ha permesso di guardare al futuro con fiducia e speranza, di avviare proget- ti e di ritessere relazioni di amicizia con le nazioni vicine e lontane. Il rispetto dei diritti umani ri- spetto una parola essenziale fra voi il rispetto dei diritti umani tra cui spicca la libert religiosa e di espres- sione del pensiero, infatti condizio- ne preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignit delluomo viene rispettata e i suoi diritti vengono ri- conosciuti e garantiti, fioriscono an- che la creativit e lintraprendenza e la personalit umana pu dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune. Mi rallegro in modo particolare per una felice caratteristica dellAl- bania, che va preservata con ogni cura e attenzione: mi riferisco alla pacifica convivenza e alla collaborazione tra gli appartenenti a diverse religioni. Il clima di rispetto e fiducia recipro- ca tra cattolici, ortodossi e musulma- ni un bene prezioso per il Paese e acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti, viene travisato lautentico senso religioso e vengono distorte e strumentalizzate le diffe- renze tra le diverse confessioni, fa- cendone per un pericoloso fattore di scontro e di violenza, anzich oc- casione di dialogo aperto e rispetto- so e di riflessione comune su ci che significa credere in Dio e seguire la sua legge. Nessuno pensi di poter farsi scu- do di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e sopraffazione! Nes- suno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignit delluomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libert religiosa di tutti! Quanto accade in Albania dimo- stra invece che la pacifica e fruttuosa convivenza tra persone e comunit appartenenti a religioni diverse non solo auspicabile, ma concreta- mente possibile e praticabile. La pa- cifica convivenza tra le differenti co- munit religiose, infatti, un bene inestimabile per la pace e per lo svi- luppo armonioso di un popolo. un valore che va custodito e incre- mentato ogni giorno, con leducazio- ne al rispetto delle differenze e delle specifiche identit aperte al dialogo ed alla collaborazione per il bene di tutti, con lesercizio della conoscenza e della stima gli uni degli altri. un dono che va sempre chiesto al Si- gnore nella preghiera. Possa lAlba- nia proseguire sempre su questa stra- da, diventando per tanti Paesi un esempio a cui ispirarsi! Signor Presidente, dopo linverno dellisolamento e delle persecuzioni, venuta finalmente la primavera della libert. Attraverso libere elezio- ni e nuovi assetti istituzionali, si consolidato il pluralismo democrati- co e questo ha favorito anche la ri- presa delle attivit economiche. Mol- ti, specialmente allinizio, mossi dal- la ricerca di lavoro e di migliori con- dizioni di vita, hanno preso la via dellemigrazione e contribuiscono a loro modo al progresso della societ albanese. Molti altri hanno riscoper- to le ragioni per rimanere in patria e costruirla dallinterno. Le fatiche e i sacrifici di tutti hanno cooperato al miglioramento delle condizioni ge- nerali. La Chiesa Cattolica, da parte sua, ha potuto riprendere unesistenza normale, ricostituendo la sua gerar- chia e riannodando le fila di una lunga tradizione. Sono stati edificati o ricostruiti luoghi di culto, tra i quali spicca il Santuario della Ma- donna del Buon Consiglio a Scutari; sono state fondate scuole e impor- tanti centri educativi e di assistenza, a disposizione dellintera cittadinan- za. La presenza della Chiesa e la sua azione vengono perci giustamente percepite non solamente come un servizio alla comunit cattolica, ben- s allintera Nazione. La beata Madre Teresa, insieme ai martiri che hanno eroicamente testi- moniato la loro fede a loro va il nostro pi alto riconoscimento e la nostra preghiera certamente gioi- scono in Cielo per limpegno degli uomini e donne di buona volont nel far rifiorire la societ e la Chiesa in Albania. Ora, per, si presentano nuove sfide a cui dare risposta. In un mon- do che tende alla globalizzazione economica e culturale, occorre fare ogni sforzo perch la crescita e lo sviluppo siano posti a disposizione di tutti e non solo di una parte della popolazione. Inoltre, tale sviluppo non sar autentico se non sar anche sostenibile ed equo, vale a dire se non terr ben presenti i diritti dei poveri e non rispetter lambiente. Alla globalizzazione dei mercati necessario che corrisponda una glo- balizzazione della solidariet; alla crescita economica deve accompa- gnarsi un maggior rispetto del crea- to; insieme ai diritti individuali van- no tutelati quelli delle realt inter- medie tra lindividuo e lo Stato, pri- ma fra tutte la famiglia. LAlbania oggi pu affrontare queste sfide in una cornice di libert e di stabilit, che vanno consolidate e che fanno ben sperare per il futuro. Ringrazio cordialmente ciascuno di voi per la squisita accoglienza e, come fece san Giovanni Paolo II nellaprile del 1993, invoco sullAlba- nia la protezione di Maria, Madre del Buon Consiglio, affidando a lei le speranze dellintero popolo alba- nese. Dio effonda sullAlbania la sua grazia e la sua benedizione. Nel saluto del presidente della Repubblica Il popolo di madre Teresa Noi siamo il popolo di madre Te- resa. con queste parole che il presidente della Repubblica, Bujar Nishani, ha dato il benvenuto al Papa in Albania meta del suo primo viaggio in Europa durante la cerimonia nel palazzo presiden- ziale a Tirana. Ripercorrendo la storia albanese, il presidente ha ri- cordato, in particolare, il ruolo del- la Chiesa cattolica, e anche di altre comunit religiose, durante il co- munismo. Facendo riferimento ai tanti martiri, Nishani ha anche ri- proposto i punti salienti della sto- ria cristiana del Paese che ha sem- pre avuto un grande riscontro an- che nella cultura. E un ruolo del tutto particolare lo ha avuto anche la Santa Sede, ha rilevato il presi- dente, ricordando anche gli inter- venti di Giovanni Paolo II r i g u a rd o la persecuzione e poi la visita nel 1993. Nishani ha detto al Papa di aver seguito con attenzione la sua predicazione e i suoi insegnamenti. Per questo, ha aggiunto, posso af- fermare con convinzione che le parole del Pontefice rappresenta- no una lezione illuminante di fede e di umanesimo, di coraggio e di cultura: unautentica dottrina per la pace, la prosperit e la stabilit nel mondo. La testimonianza di Papa Francesco, ha proseguito il presidente albanese, rappresenta una riflessione spirituale ed etica sul destino dellumanit e sulla sua prospettiva, nellautentico rispetto che ogni essere umano merita. Ci sono temi che coesistono in tutte le religioni, ha affermato Ni- shani: lindividuo e la societ; la ricchezza e la povert; la societ e le istituzioni; la fede e il diritto di proteggerla; la corruzione e lego- centrismo; la religione e lo stato; lo stato e la democrazia. Tutti questi grandi temi da lei trattati ha det- to il presidente al Papa sono molto utili per la democrazia alba- nese, che ha appena ventiquattro anni, e per il mondo intero. An- che per questo, ha spiegato, lAlba- nia vede nel Pontefice un amico prezioso al quale oggi ha aperto il cuore e la porta. Secondo lantico detto popolare: la casa degli alba- nesi appartiene a Dio e allamico. Infine il presidente ha rimarcato i progressi compiuti dal Paese do- po la caduta del regime: sia dal punto di vista economico sia pas- sando dallisolamento a un sempre maggiore inserimento a livello eu- ropeo. Non solo, da Stato ateista divenuto un luogo dove le libert religiose sono consolidate e le co- munit religiose vivono insieme, in piena armonia. Durante i voli di andata e di ritorno Te l e g r a m m i a capi di Stato La partenza di Papa Francesco alla volta di Tirana avvenuta in forma privata. Proveniente in auto da Santa Marta, il Pontefice ha raggiunto laeroporto romano di Fiumicino, per imbarcarsi su un airbus a321 dellAlitalia decollato alle 7.48 di domenica 21 settembre. Lo hanno accompagnato in questo quarto viaggio internazionale i cardinali Parolin, segretario di Stato, e Versaldi, presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede; gli arcivescovi Becciu e Mamberti, rispettivamente sostituto e segretario per i Rapporti con gli Stati; e monsignor Gianluca Pezzoli, minutante della Segreteria di Stato. Con loro anche il medico personale del Papa, Polisca, il responsabile dellorganizzazione del viaggio Gasbarri, il direttore della Radio Vaticana e della Sala stampa della Santa Sede, il gesuita Lombardi, il direttore del Centro televisivo vaticano, monsignor Vigan, e il direttore del nostro giornale. A Tirana si sono uniti al seguito papale, tra gli altri, gli arcivescovi Massafra, presidente della Conferenza episcopale albanese, Mirdita, di Tirana, e Moliner Ingls, nunzio apostolico; monsignor Marini, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie. Subito dopo il decollo da Fiumicino il Papa ha inviato il seguente telegramma al capo dello Stato italiano. A Sua Eccellenza On. Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica Italiana Palazzo del Quirinale - 00187 Roma Nel momento in cui mi accingo a partire per il viaggio apostolico nella Repubblica di Albania, mi gradito rivolgere a lei, Signor Pre- sidente e a tutti gli italiani il mio affettuoso e beneaugurante saluto, che accompagno con ogni pi cor- diale ed orante auspicio di pace e di serenit. FRANCISCUS PP Durante il volo di rientro a Roma, domenica sera, il Pontefice ha inviato ai capi di Stato dei Paesi sorvolati i seguenti telegrammi. His Excellency Bujar Nishani President of the Republic of Albania Tiran Il cardinale Fernando Sebastin Aguilar ha preso possesso del titolo di SantAngela Merici Nella mattina di domenica 21 settembre, il cardinale spagnolo Fernando Se- bastin Aguilar, arcivescovo emerito di Pamplona y Tudela, ha solennemente preso possesso del titolo di SantAngela Merici. Nella chiesa romana del quartiere Nomentano, il porporato stato accolto dal parroco, monsignor Davide Maccarri, che gli ha presentato il crocifisso per il bacio e la venera- zione. seguita la messa, concelebrata dai numerosi sacerdoti intervenuti. Al rito, diretto da monsignor Diego Ravelli, cerimoniere pontificio, era pre - sente, tra gli altri, lambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, Eduardo Gutirrez Senz de Buruaga. Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice Santa messa celebrata dal Santo Padre Fr a n c e s c o domenica 28 settembre 2014 INDICAZIONI Il 28 settembre 2014, alle ore 10.30, il Santo Padre Francesco celebrer la Santa Messa sul Sagrato della Basilica Vaticana. Per la circostanza, lUfficio delle Celebrazioni Liturgiche del Som- mo Pontefice comunica quanto se- gue: Concelebreranno con il Santo Padre alcuni Sacerdoti anziani, in- dicati dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Essi, muniti di apposi- to biglietto, sono pregati di trovarsi nel Braccio di Costantino per le ore 8.45, dove indosseranno le vesti s a c re . Citt del Vaticano, 22 settembre 2014 Mons. Guido Marini Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie As I depart Albania for my re- turn flight to Rome, I wish to express my deep gratitude to your excellency and the beloved alba- nian people for your generous ho- spitality during my visit. Invoking abundant divine blessings upon you all, I pray that the Almighty may grant you and your fellow citi- zens the gifts of peace and well- b eing. FRANCISCUS PP A Sua Eccellenza On. Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica Italiana Palazzo del Quirinale - 00187 Roma Al rientro dal viaggio apostolico che mi ha condotto in terra albane- se, dove ho avuto la gioia di incon- trare le locali popolazioni, desidero rinnovare a lei Signor Presidente e alla diletta nazione italiana il mio cordiale saluto, invocando su tutti la benedizione del signore. FRANCISCUS PP Da parte sua il presidente Napolitano ha risposto con due messaggi a quelli del Pontefice. Al momento della partenza di Papa Francesco, ha affermato che la comunit internazionale guarda con grande interesse alla sua missione, la prima da ventuno anni in un Paese che ha da allora intrapreso un virtuoso percorso di consolidamento della democrazia e di avvicinamento alla famiglia europea e ai suoi valori, dicendosi certo che la visita sar di grande conforto a tutti coloro che in Albania, e non solo, dedicano la loro vita, anche a costo di dolorosi sacrifici, alla promozione del dialogo e della pace in una regione ancora percorsa da tensioni non completamente sopite. Nel messaggio per il rientro del Pontefice, il capo dello Stato italiano ha auspicato che la sua visita e il suo messaggio di solidariet, pace e riconciliazione vengano positivamente accolti per ispirare le generazioni pi giovani, le cui capacit di dialogo e confronto costruttivo con gli altri, rappresentano la migliore speranza per il futuro della regione e del mondo. LOSSERVATORE ROMANO luned-marted 22-23 settembre 2014 pagina 5 Lomelia della messa celebrata nella piazza di Tirana intitolata a madre Teresa di Calcutta Su ali daquila Non dimenticatevi del nido, della vostra storia, ma volate alto e lavorate per il futuro Duecentocinquantamila fedeli, soprattutto giovani, hanno partecipato alla messa celebrata da Papa Francesco domenica mattina, 21 settembre, nella piazza del centro di Tirana intitolata a madre Teresa di Calcutta. Dopo la proclamazione delle letture, il Pontefice ha pronunciato la seguente omelia. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che, oltre ai Dodici Apostoli, Ges chiama altri settantadue disce- poli e li manda nei villaggi e nelle citt per annunciare il Regno di Dio (cfr. Lc 10, 1-9.17-20). Egli venuto a portare nel mondo lamore di Dio e vuole diffonderlo attraverso la comu- nione e la fraternit. Per questo for- ma subito una comunit di discepo- li, una comunit missionaria, e li al- lena alla missione, ad a n d a re . Il metodo missionario chiaro e sem- plice: i discepoli vanno nelle case e il loro annuncio comincia con un sa- luto pieno di significato: Pace a questa casa! (v. 5). Non solo un saluto, anche un dono: la pace. Venendo oggi in mezzo a voi, cari fratelli e sorelle di Albania, in questa piazza dedicata ad una umile e gran- de figlia di questa terra, la beata Madre Teresa di Calcutta, voglio ri- petervi questo saluto: pace nelle vo- stre case, pace nei vostri cuori, pace nella vostra Nazione! Pace! Nella missione dei settantadue di- scepoli rispecchiata lesp erienza missionaria della comunit cristiana di ogni tempo: il Signore risorto e vivente invia non solo i Dodici, ma la Chiesa intera, invia ogni battezza- to ad annunciare il Vangelo a tutte le genti. Nel corso dei secoli, non sempre stato accolto lannuncio di pace portato dai messaggeri di Ge- s; talvolta le porte si sono chiuse. In un recente passato, anche la por- ta del vostro Paese stata chiusa, serrata con il catenaccio delle proibi- zioni e prescrizioni di un sistema che negava Dio e impediva la libert religiosa. Coloro che avevano paura della verit e della libert facevano di tutto per bandire Dio dal cuore delluomo ed escludere Cristo e la Chiesa dalla storia del vostro Paese, anche se esso era stato tra i primi a ricevere la luce del Vangelo. Nella seconda Lettura, infatti, abbiamo sentito il riferimento allIlliria, che ai tempi dellapostolo Paolo includeva anche il territorio dellattuale Albania. Ripensando a quei decenni di atroci sofferenze e di durissime per- secuzioni contro cattolici, ortodossi e musulmani, possiamo dire che lAl- bania stata una terra di martiri: molti vescovi, sacerdoti, religiosi, fe- deli laici, ministri di culto di altre religioni, hanno pagato con la vita la loro fedelt. Non sono mancate pro- ve di grande coraggio e coerenza nella professione della fede. Quanti cristiani non si sono piegati davanti alle minacce, ma hanno proseguito senza tentennamenti sulla strada in- trapresa! Mi reco spiritualmente a quel muro del cimitero di Scutari, luogo-simbolo del martirio dei catto- lici dove si eseguivano le fucilazioni, e con commozione depongo il fiore della preghiera e del ricordo grato e imperituro. Il Signore stato accan- to a voi, carissimi fratelli e sorelle, per sostenervi; Egli vi ha guidato e consolato e infine vi ha sollevato su ali di aquila come un giorno fece con lantico popolo dIsraele, come abbiamo sentito nella prima lettura. Laquila, raffigurata nella bandiera del vostro Paese, vi richiami al senso della speranza, a riporre sempre la vostra fiducia in Dio, che non delu- de ma sempre al nostro fianco, specialmente nei momenti difficili. Oggi le porte dellAlbania si sono riaperte e sta maturando una stagio- ne di nuovo protagonismo missiona- rio per tutti i membri del popolo di Dio: ogni battezzato ha un posto e un compito da svolgere nella Chiesa e nella societ. Ognuno si senta chiamato ad impegnarsi generosa- mente nellannuncio del Vangelo e nella testimonianza della carit; a rafforzare i legami della solidariet per promuovere condizioni di vita pi giuste e fraterne per tutti. Oggi sono venuto per ringraziarvi per la vostra testimonianza e anche per in- coraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi. Non dimenticatevi laquila. Laquila non dimentica il nido, ma vola alto. Vo- late alto! Andate su! Sono venuto per incoraggiarvi a coinvolgere le nuove generazioni; a nutrirvi assi- duamente della Parola di Dio apren- do i vostri cuori a Cristo, al Vange- lo, allincontro con Dio, alli n c o n t ro fra voi come gi fate: mediante que- sto vostro incontrarvi voi date testi- monianza a tutta lE u ro p a . In spirito di comunione tra vesco- vi, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici, vi incoraggio a dare slan- cio allazione pastorale, che unazione di servizio, e a continuare la ricerca di nuove forme di presenza della Chiesa allinterno della societ. In particolare, questo invito lo rivol- go ai giovani. Ce ne erano tanti sul- la strada dallaeroporto a qui! Que- sto un popolo giovane! Molto gio- vane. E dove c giovinezza c spe- ranza. Ascoltate Dio, adorate Dio e amatevi fra voi come popolo, come fratelli. Chiesa che vivi in questa terra di Albania, grazie per il tuo esempio di fedelt. Non dimenticatevi del nido, della vostra storia lontana, anche delle prove; non dimenticate le pia- ghe, ma non vendicatevi. Andate avanti a lavorare con speranza per un futuro grande. Tanti figli e figlie dellAlbania hanno sofferto, anche fino al sacrificio della vita. La loro testimonianza sostenga i vostri passi di oggi e di domani sulla via dellamore, sulla via della libert, sulla via della giustizia e soprattutto sulla via della pace. Cos sia. Nelle parole rivolte al Papa dallarcivescovo Mirdita Ci avevano promesso il paradiso senza Dio AllAngelus lappello ai giovani del Paese No allidolatria del denaro La Chiesa cattolica ha sempre cer- cato, ieri come oggi, di stare accan- to al popolo albanese. quanto ha affermato, al termine della messa, larcivescovo di Tirana, monsignor Rrok Mirdita. Ricordando che la grande sofferenza della gente non ha svilito ma ha nobilitato lo spiri- to del nostro popolo, il presule ha detto che proprio nel periodo della prova si sono sviluppati sentimenti di solidariet e di accoglienza, di unit, insieme alla capacit di rico- noscere che le differenze anche religiose sono una ricchezza e non un limite. Quasi ventitr anni fa ha det- to larcivescovo mentre cadeva in frantumi il regime ateo comunista, che aveva promesso il paradiso sen- za Dio ma che lasciava indietro linferno senza consolazione, per- ch aveva tentato di rubare lanima alluomo, il nostro popolo comin- ciava il cammino della libert. Pre- sto, per, si affacci come un mi- raggio unaltra ideologia: quella del benessere. Essa offusc tante menti e accec tante coscienze, portando tanti nostri fratelli su alcune scor- ciatoie, che rendono pi difficile la costruzione di una societ pi giu- sta e pi equa. Il presule ha ricordato, in parti- colare, la dolorosa esperienza dellemigrazione che mette a dura prova la famiglia: il crescente diva- rio tra i pochi ricchi e i molti pove- ri; e le conseguenze del materiali- smo pratico del consumismo che seguito ai disastri del materialismo ideologico del comunismo. Nel periodo di transizione e di disorientamento la Chiesa ha cer- cato di rendere la testimonianza del Vangelo con il servizio umile e fedele ai pi bisognosi, in dialogo con le altre religioni e lintera so- ciet. Per larcivescovo, infatti, il popolo albanese, per tanto tempo sconosciuto a causa delle vicissitu- dini storiche e dellassurdo isola- mento, una grande risorsa per la nostra regione e per il nostro conti- nente. Indicando lesempio pratico dei tanti martiri e della beata Teresa di Calcutta, il presule ha affermato che la Chiesa ha cercato il volto di Cristo dietro ogni volto uma- no. Ma, ha riconosciuto, siamo distanti dallessere una Chiesa per- fetta. Per questo, ha detto, ab- biamo bisogno che il Papa ci guar- di, ci confermi nella fede, ci correg- ga e ci incoraggi. Abbiamo biso- gno delle sue parole e del suo stile, della sua limpida testimonianza di risposta alle esigenze della vita cri- stiana e del suo rassicurante an- nuncio della misericordia di Dio. E, ha detto ancora rivolgendosi al Pontefice, abbiamo bisogno di tutto ci che lei sta offrendo generosamente alla Chiesa e al mondo. A Papa Francesco monsignor Mirdita ha detto grazie per aver guardato alle nostre necessit e per aver apprezzato le nostre ricchez- ze. Grazie, ha ripetuto, per aver- ci regalato questo dono grande del- la sua presenza nella nostra terra; per le sue parole; per questa Euca- ristia e per aver pregato con noi e per noi. Questa giornata che lAl- bania intera ha vissuto con Papa Francesco, ha concluso, rimarr indelebile nella memoria del nostro popolo. E noi la accompagneremo fedelmente con la preghiera e con laffetto. Al termine della messa, il Papa ha guidato la recita dellAngelus. Ecco le sue parole prima della preghiera mariana. Cari fratelli e sorelle, prima di concludere questa Celebrazione, desidero salutare tutti voi, venu- ti dallAlbania e dai Paesi vicini. Vi ringrazio per la vostra presenza e per la testimonianza della vostra fede. In modo particolare mi rivolgo a voi giovani! Dicono che lAlbania il Paese pi giovane dellEuropa e mi rivolgo a voi. Vi invito a costruire la vostra esistenza su Ges Cristo, su Dio: chi costruisce su Dio costruisce sulla roccia, perch Lui sempre fedele, anche se noi manchiamo di fedel- t (cfr. 2 Tm 2, 13). Ges ci conosce meglio di chiunque altro; quando sbagliamo, non ci condanna ma ci dice: Va e dora in poi non peccare pi (Gv 8, 11). Cari giovani, voi siete la nuova generazione, la nuova ge- nerazione dellAlbania, il futuro della Patria. Con la forza del Vangelo e lesempio dei vostri antenati e lesempio dei vostri martiri, sappiate dire no allidolatria del denaro no allidolatria del denaro! no alla falsa libert individualista, no alle dipendenze e alla violenza; e dire invece s alla cul- tura dellincontro e della solidariet, s alla bellezza inseparabile dal bene e dal vero; s alla vita spesa con animo grande ma fedele nelle piccole co- se. Cos costruirete unAlbania migliore e un mondo migliore, sulle tracce dei vostri antenati. Ci rivolgiamo ora alla Vergine Madre, che venerate soprattutto col tito- lo di Nostra Signora del Buon Consiglio. Mi reco spiritualmente al suo Santuario di Scutari, a voi tanto caro, e le affido tutta la Chiesa in Alba- nia e lintero popolo albanese, in particolare le famiglie, i bambini e gli anziani, che sono la memoria viva del popolo. La Madonna vi guidi a camminare insieme con Dio, verso la speranza che non delude mai. LOSSERVATORE ROMANO pagina 6 luned-marted 22-23 settembre 2014 Dopo aver pranzato con i vescovi albanesi nella sede della nunziatura apostolica a Tirana, nel pomeriggio di domenica Papa Francesco si trasferito alluniversit cattolica Nostra Signora del Buon Consiglio, dove ha incontrato i capi delle maggiori comunit religiose presenti nel Paese. Dopo li n t ro d u z i o n e dellarcivescovo Massafra, presidente della Conferenza episcopale, che ha presentato i partecipanti, il Pontefice ha pronunciato il seguente discorso. Cari amici, sono veramente lieto di questo in- contro, che riunisce i responsabili delle principali confessioni religiose presenti in Albania. Saluto con pro- fondo rispetto ciascuno di voi e le comunit che rappresentate; e rin- grazio di cuore Mons. Massafra per le sue parole di presentazione e in- troduzione. importante che siate qui insieme: il segno di un dialogo che vivete quotidianamente, cercan- do di costruire tra voi relazioni di fraternit e di collaborazione, per il bene dellintera societ. Grazie per quello che fate. LAlbania stata tristemente testi- mone di quali violenze e di quali drammi possa causare la forzata esclusione di Dio dalla vita persona- le e comunitaria. Quando, in nome di unideologia, si vuole estromettere Dio dalla societ, si finisce per ado- rare degli idoli, e ben presto luomo smarrisce s stesso, la sua dignit calpestata, i suoi diritti violati. Voi sapete bene a quali brutalit pu condurre la privazione della libert di coscienza e della libert religiosa, e come da tale ferita si generi una umanit radicalmente impoverita, perch priva di speranza e di riferi- menti ideali. I cambiamenti avvenuti a partire dagli anni 90 del secolo scorso han- no avuto come positivo effetto anche quello di creare le condizioni per una effettiva libert di religione. Ci ha reso possibile ad ogni comunit di ravvivare tradizioni che non si erano mai spente, nonostante le fe- roci persecuzioni, ed ha permesso a tutti di offrire, anche a partire dalla propria convinzione religiosa, un po- sitivo contributo alla ricostruzione morale, prima che economica, del Pa e s e . In realt, come afferm san Gio- vanni Paolo II nella sua storica visita in Albania del 1993, la libert reli- giosa [...] non solo un prezioso dono del Signore per quanti hanno la grazia della fede: un dono per tutti, perch garanzia basilare di ogni altra espressione di libert [...] Niente come la fede ci ricorda che, se abbiamo un unico creatore, siamo anche tutti fratelli! La libert religio- sa un baluardo contro tutti i totali- tarismi e un contributo decisivo allumana fraternit (Messaggio alla nazione albanese, 25 aprile 1993). Ma subito bisogna aggiungere: La vera libert religiosa rifugge dalle tentazioni dellintolleranza e del settarismo, e promuove atteggia- menti di rispettoso e costruttivo dia- logo (ibid.). Non possiamo non ri- conoscere come lintolleranza verso chi ha convinzioni religiose diverse dalle proprie sia un nemico molto insidioso, che oggi purtroppo si va manifestando in diverse regioni del mondo. Come credenti, dobbiamo essere particolarmente vigilanti affin- ch la religiosit e letica che vivia- mo con convinzione e che testimo- niamo con passione si esprimano sempre in atteggiamenti degni di quel mistero che intendono onorare, rifiutando con decisione come non vere, perch non degne n di Dio n delluomo, tutte quelle forme che rappresentano un uso distorto della religione. La religione autentica fonte di pace e non di violenza! Nessuno pu usare il nome di Dio per commettere violenza! Uccidere in nome di Dio un grande sacrile- gio! Discriminare in nome di Dio inumano. Da questo punto di vista, la liber- t religiosa non un diritto che pos- sa essere garantito unicamente dal sistema legislativo vigente, che pure necessario: essa uno spazio co- mune come questo , un ambien- te di rispetto e collaborazione che va costruito con la partecipazione di tutti, anche di coloro che non hanno alcuna convinzione religiosa. Mi permetto di indicare due atteggia- menti che possono essere di partico- lare utilit nella promozione di que- sta libert fondamentale. Il primo quello di vedere in ogni uomo e donna, anche in quanti non appartengono alla propria tradi- zione religiosa, non dei rivali, meno ancora dei nemici, bens dei fratelli e delle sorelle. Chi sicuro delle pro- prie convinzioni non ha bisogno di imporsi, di esercitare pressioni sullaltro: sa che la verit ha una propria forza di irradiazione. Tutti siamo, in fondo, pellegrini su questa terra, e in questo nostro viaggio, mentre aneliamo alla verit e alleter- nit, non viviamo come entit auto- nome ed autosufficienti, n come singoli n come gruppi nazionali, culturali o religiosi, ma dipendiamo gli uni dagli altri, siamo affidati gli uni alle cure degli altri. Ogni tradi- zione religiosa, dal proprio interno, deve riuscire a dare conto dellesi- stenza della l t ro . Un secondo atteggiamento lim- pegno in favore del bene comune. Ogni volta che ladesione alla pro- pria tradizione religiosa fa germo- gliare un servizio pi convinto, pi generoso, pi disinteressato allintera societ, vi autentico esercizio e svi- luppo della libert religiosa. Questa appare allora non solo come uno spazio di autonomia legittimamente rivendicato, ma come una potenzia- lit che arricchisce la famiglia umana con il suo progressivo esercizio. Pi si a servizio degli altri e pi si li- b eri! Guardiamoci attorno: quanti sono i bisogni dei poveri, quanto le nostre societ devono ancora trovare cam- mini verso una giustizia sociale pi diffusa, verso uno sviluppo economi- co inclusivo! Quanto lanimo umano ha bisogno di non perdere di vista il senso profondo delle esperienze del- la vita e di recuperare speranza! In questi campi di azione, uomini e donne ispirati dai valori delle pro- prie tradizioni religiose possono of- frire un contributo importante, anzi insostituibile. questo un terreno particolarmente fecondo anche per il dialogo interreligioso. E poi, vorrei accennare ad una co- sa che sempre un fantasma: il rela- tivismo, tutto relativo. Al riguar- do, dobbiamo tenere presente un principio chiaro: non si pu dialoga- re se non si parte dalla propria iden- tit. Senza identit non pu esistere dialogo. Sarebbe un dialogo fanta- sma, un dialogo sullaria: non serve. Ognuno di noi ha la propria identit religiosa, fedele a quella. Ma il Si- gnore sa come portare avanti la sto- ria. Partiamo ciascuno dalla propria identit, non facendo finta di averne unaltra, perch non serve e non aiu- ta ed relativismo. Quello che ci ac- comuna la strada della vita, la buona volont di partire dalla pro- pria identit per fare il bene ai fra- telli e alle sorelle. Fare del bene! E cos, come fratelli camminiamo insie- me. Ognuno di noi offre la testimo- nianza della propria identit alla l t ro e dialoga con laltro. Poi il dialogo pu andare pi avanti su questioni teologiche, ma quello che pi im- portante e bello camminare insie- me senza tradire la propria identit, senza mascherarla, senza ipocrisia. A me fa bene pensare questo. Cari amici, vi esorto a mantenere e sviluppare la tradizione di buoni rapporti tra le comunit religiose esi- stenti in Albania, e a sentirvi uniti nel servizio alla vostra cara patria. Con un po di senso dellumorismo si pu dire che questa sembra una squadra di calcio: i cattolici contro tutti gli altri, ma tutti insieme, per il bene della Patria e dellumanit! Continuate ad essere segno, per il vostro Paese e non solo, della possi- bilit di relazioni cordiali e di fecon- da collaborazione tra uomini di reli- gioni diverse. E vi chiedo un favore: di pregare per me. Anche io ne ho bisogno, tanto bisogno. Grazie. Con i responsabili delle principali confessioni religiose Non si uccide in nome di Dio Saluto di monsignor Massafra La parola chiave insieme Insieme la parola chiave che larcivescovo Angelo Massafra, presidente della Conferenza epi- scopale, ha utilizzato per presen- tare la realt ecumenica e interre- ligiosa albanese. Tra le tante iniziative comuni promosse per la convivenza paci- fica tra le religioni il presule ha ricordato anzitutto listituzione del consiglio interreligioso, che ci ha visti, ultimamente, produrre una dichiarazione congiunta in favore della pace e della convi- venza in Iraq. C poi il villag- gio della pace, a Scutari, dove in questi anni, insieme ai fratelli or- todossi e musulmani, abbiamo promosso diverse iniziative di pa- ce, incontri formativi e di sensibi- lizzazione alla non violenza e di promozione dei valori della fami- glia. Inoltre, ha detto monsignor Massafra, viene sempre tradotto e diffuso nel Paese il messaggio del Papa in occasione della giornata mondiale della pace. stata an- che fatta la traduzione del Nuovo testamento in albanese, con la So- ciet biblica interconfessionale. Il presule ha anche rimarcato la fruttuosa collaborazione tra listi- tuto filosofico-teologico del no- stro seminario di Scutari con lac- cademia teologica ortodossa di Shna Vlash di Durazzo. Nonostante tutti questi passi positivi, ha affermato la rc i v e s c o - vo, sicuramente giunto il mo- mento di fare ancora di pi: pas- sare cio dalla tolleranza alla fra- tellanza; costruire insieme ponti di dialogo e di condivisione per edificare unAlbania migliore; lot- tare insieme contro i mali odierni come la corruzione, limmoralit, il consumismo, lo spaccio di dro- ga, la prostituzione, la mafia la tratta delle donne, le vendette di sangue e altre piaghe. Sempre insieme ha aggiun- to possiamo fare molto di pi perch siano favorite particolar- mente le fasce pi deboli: i bam- bini, gli anziani, le donne, gli am- malat, i poveri. Siamo convinti che la comune fede nellunico Dio potr essere la sorgente di una forte identit da tutti condi- visa e capace di aprirci allimp e- gno serio per costruire un futuro della nostra nazione, basato non su miraggi propinati da una certa cultura dominante, ma sui valori di cui la fede portatrice. Monsignor Massafra ha quindi indicato la testimonianza dei martiri come sempre attuale ed eloquente: Ci sono stati albanesi che hanno preferito essere barba- ramente torturati e uccisi piutto- sto che rinnegare la loro fede in Dio. Tra questi il gesuita Gio- vanni Fausti, vero pioniere del dialogo islamico cristiano. Attraverso la porta piccola dal nostro inviato GAETANO VALLINI Lo sguardo di Papa Francesco non coincide con quello dei potenti. Per questo ha scelto di entrare per la prima volta in Europa da una porta piccola e un po discosta, lAlbania. Lo ha fatto ieri, 21 settembre, per lanciare un mes- saggio. Lo ha detto chiaramente un se- gnale che io voglio dare proprio sulla e re o che lo riportava a Roma da Tirana, al termine di una giornata intensa: undici ore per cinque incontri ufficiali. Una giornata iniziata sotto un cielo plumbeo e un caldo afoso allaerop or- to internazionale Madre Teresa, dove Fran- cesco arrivato alle 9, accolto con una cerimo- nia molto semplice dal primo ministro Edi Ra- ma con una delegazione del Governo, da monsignor Ramiro Moliner Ingls, nunzio apostolico, monsignor Angelo Massafra, arci- vescovo di Shkodr-Pult e presidente della Conferenza dei vescovi albanesi, e monsignor Rrok Mirdita, arcivescovo di Tiran-Durrs. La cerimonia di benvenuto si svolta pi tardi al palazzo presidenziale. Ad accogliere il Papa sul piazzale il presidente della Repubbli- ca Bujar Nishani. Dopo gli onori militari e lesecuzione degli inni, il Pontefice ha firmato il libro doro su cui ha scritto: Al nobile po- polo albanese con il mio rispetto e ammirazio- ne per la sua testimonianza e la sua fraternit per portare avanti il Paese. Dopo un collo- quio privato nello Studio verde, lo scambio dei doni. Il Pontefice ha regalato al presidente una copia dellunico esemplare conosciuto del messale in albanese di Gjon Buzuku, stampato nel 1555 e conservato nella Biblioteca vaticana. Un dono particolarmente apprezzato da Ni- shani, che ha ricambiato con un ritratto in ar- gento di Clemente XI, della famiglia Albani, con la scritta: La casa dellalbanese appartie- ne a Dio e allospite. Dopo lincontro con le autorit e il corpo diplomatico, i discorsi ufficiali nel Salone Skanderberg. Francesco ha parlato come del resto in tutti gli interventi della giornata in italiano, lingua piuttosto conosciuta in Alba- nia. A ogni modo, a tradurre le parole del Pontefice stato don Davide Djudjaj, che ave- va gi svolto questo incarico durante la visita di Giovanni Paolo II. Il Papa ha riconosciuto il cammino compiuto e i meriti del Paese, un esempio a cui ispirarsi, e ha lanciato il primo, fermo richiamo a non farsi scudo di Dio per progettare e compiere atti di violenza. Dal palazzo presidenziale Papa Francesco, accompagnato dai canti del coro di cento per- sone provenienti dalle diverse diocesi albanesi, ha raggiunto sulla stessa jeep che usa in piaz- za San Pietro la vicina piazza Madre Teresa, dovera stato allestito il palco con laltare per la messa e sul quale erano stati posti il croci- fisso della concattedrale di Durazzo e un qua- dro raffigurante Nostra Signora del Buon Consiglio, particolarmente venerata in Alba- nia, successivamente donato al Papa a ricordo della visita insieme con una croce con i volti dei 40 martiri. Prima di indossare i paramenti il Pontefice ha incontrato il sindaco di Tirana, Luzim Xhelal Basha, che gli ha donato le chiavi della citt. Significativa la scelta della liturgia della pa- rola: un brano dal capitolo 19 dellEsodo, in cui si usa la metafora di Dio che come unaquila laquila il simbolo dellAlbania si prende cura dei suoi piccoli; uno tratto dalla lettera ai Romani in cui Paolo ricorda la sua predicazione in Illiria, lAlbania di oggi, per sottolineare la prima evangelizzazione; il testo del capitolo 10 di Luca in cui si parla della missionariet. Non sempre, ha ricordato in proposito Francesco allomelia, lannuncio stato accolto. Talvolta le porte si sono chiuse. Come qui, in Albania, in un recente passato. Ma la Chiesa ha resistito ed rinata. I lettori delle intenzioni della preghiera dei fedeli sono stati scelti dalle diverse diocesi: tra gli altri, una ragazza rom e un non vedente. I doni delloffertorio sono stati invece portati allaltare da tre generazioni di una stessa una famiglia, per sottolineare il valore di questa istituzione anche in preparazione al prossimo Sinodo. Al termine della messa in latino con letture e preghiere in albanese, concelebrata dai vescovi e da quasi tutti i sacerdoti albanesi, e da presuli di diocesi di Paesi vicini il Papa ha recitato lAngelus, dedicato particolarmente ai giovani. Subito dopo monsignor Mirdita ha rivolto parole di ringraziamento al Pontefice per la sua presenza. stato calcolato che alla messa, tra quanti affollavano la piazza e quan- ti invece erano assiepati lungo il viale dei Mar- tiri nonostante la pioggia caduta a sprazzi, ab- biano partecipato duecentocinquantamila per- sone, provenienti dallAlbania, ma anche da Kosovo, Montenegro e Macedonia. Moltissimi musulmani, la maggioranza nel Paese, che hanno voluto dare il proprio saluto al Papa. E prima del suo arrivo, in una moschea si pre- gato per la buona riuscita del viaggio. Successivamente Francesco si recato nella nunziatura apostolica, dove ha incontrato i ve- scovi albanesi, fermandosi a pranzo con loro. Nel segno del dialogo fra le religioni il pri- mo incontro pomeridiano, alle 16, presso luni- versit cattolica Nostra Signora del Buon Con- siglio, al quale hanno partecipato rappresen- tanti delle cinque comunit religiose albanesi: musulmana, bektashi (confraternita islamica di derivazione sufi), cattolica, ortodossa ed evan- gelica. Nel suo saluto monsignor Massafra ha sottolineato i passi importanti compiuti insie- me. Da parte sua il Papa che ha salutato i presenti sia prima che alla fine dellincontro ha richiamato ancora una volta limp ortanza del dialogo fraterno, ribadendo che non si pu uccidere in nome di Dio. Quindi il Pontefice, dopo un breve tragitto nel centro di Tirana, ha raggiunto la nuova cattedrale di San Paolo, consacrata nel 2002, per la celebrazione dei vespri e lincontro con le varie realt della Chiesa locale. Alli n g re s s o ha benedetto le tre campane che saranno poste sul nuovo campanile della cattedrale della dio- cesi di Rrshen, aperta al culto tredici anni fa. Da qui in auto il Papa ha raggiunto il cen- tro Betania struttura a ventisei chilometri da Tirana che dal 1998 si occupa di bambini ab- bandonati e in difficolt per il momento conclusivo della visita dedicato alla dimensio- ne della testimonianza della carit e al quale sono stati invitati operatori e volontari di altri centri di assistenza del Paese. A porgere il saluto e a presentare storia e at- tivit del centro stata la direttrice della Fon- dazione Betania, Monica Bologna, mentre Mirjan Jani ha raccontato la sua esperienza prima di ospite, accolto nel 1999 a Betania quando aveva 8 anni, dopo la separazione dei genitori, e ora di operatore. Nel suo discorso il Papa ha ringraziato per la testimonianza offer- ta dal centro, perch qui vediamo la fede far- si carit concreta e perch questo centro te- stimonia che possibile una convivenza pacifi- ca e fraterna tra persone appartenenti a diverse etnie e a diverse confessioni religiose. Lincontro si svolto nella chiesa, intitolata a SantAntonio, protettore dellopera. E pro- prio una statua del santo stato il dono che il Pontefice ha voluto lasciare alla comunit. I bambini che alluscita hanno accompagnato con un canto e con un incontenibile entusia- smo Francesco, che li ha salutati insieme a un gruppo di malati hanno ricambiato regalan- dogli un libretto con delle foto e la storia dellAssociazione Betania, oltre a un libretto di preghiere spontanee di Antonietta Vitale, fon- datrice dellopera, presente alli n c o n t ro . Lultimo momento della visita di Francesco in Albania che verr ricordata a lungo e con profonda gratitudine per ci che ha significato per il Paese stato breve quanto quello ini- ziale, con un saluto in aeroporto da parte del primo Ministro. Laereo papale partito poco prima delle 20 alla volta dellaeroporto roma- no di Ciampino, dove atterrato dopo circa unora. Auguri del Papa alla comunit ebraica di Roma Dio ci doni di contribuire insieme a pro- muovere la giustizia e la pace in un mondo che tanto ne ha bisogno. quanto auspica Papa Francesco in un messaggio inviato il 22 settembre al Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, in occasione delle ricor- renze di Rosh Ha-Shanah 5775, Yom Kip- pur e Sukkot. Estendendo i suoi pi cordia- li auguri alla comunit ebraica romana, il Pontefice invoca la benedizione dellAltis- simo affinch questi giorni di festa possano essere fonte di felicit e motivo di consoli- damento dei legami familiari e comunitari. LOSSERVATORE ROMANO luned-marted 22-23 settembre 2014 pagina 7 In visita al centro Betania Nessuna vergogna della bont Il bene paga infinitamente di pi del denaro Nellultimo appuntamento del viaggio in terra albanese, Papa Francesco ha visitato il centro di assistenza Betania, a una ventina di chilometri da Tirana. Dopo il saluto rivoltogli dalla direttrice e la testimonianza di un giovane cresciuto nella struttura, il Pontefice ha pronunciato il seguente discorso. Cari amici del Centro Betania, vi ringrazio di cuore per la vostra gioiosa accoglienza! E soprattutto vi ringrazio per laccoglienza che qui ogni giorno si offre a tanti bambini e ragazzi bisognosi di cura, di tene- rezza, di un ambiente sereno e di persone amiche che siano anche veri educatori, un esempio di vita e un sostegno. In luoghi come questo siamo tutti confermati nella fede, tutti aiutati a credere, perch vediamo la fede farsi carit concreta. La vediamo portare luce e speranza in situazioni di gra- ve disagio; la vediamo riaccendersi nel cuore di persone toccate dallo Spirito di Ges che diceva: Chi ac- coglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me (Mc 9, 37). Questa fede che opera nella carit smuove le montagne delli n d i f f e re n - za, dellincredulit e dellapatia e apre i cuori e le mani a compiere il bene e a diffonderlo. Attraverso ge- sti umili e semplici di servizio ai pic- coli passa la Buona Notizia che Ge- s risorto e vive in mezzo a noi. Questo C e n t ro , inoltre, testimonia che possibile una convivenza paci- fica e fraterna tra persone apparte- nenti a differenti etnie e a diverse confessioni religiose. Qui le differen- ze non impediscono larmonia, la gioia e la pace, anzi diventano occa- sione per una pi profonda cono- scenza e comprensione reciproca. Le diverse esperienze religiose si aprono allamore rispettoso ed efficace verso il prossimo; ogni comunit religiosa si esprime con lamore e non con la violenza, non ci si vergogna della bont! A chi la fa crescere dentro di s, la bont dona una coscienza tranquilla, una gioia profonda anche in mezzo a difficolt e incompren- sioni. Persino di fronte alle offese subite, la bont non debolezza, ma vera forza, capace di rinunciare alla vendetta. Il bene premio a s stesso e ci avvicina a Dio, Sommo Bene. Ci fa pensare come Lui, ci fa vedere la realt della nostra vita alla luce del suo disegno damore su ciascuno di noi, ci fa assaporare le piccole gioie di ogni giorno e ci sostiene nelle dif- ficolt e nelle prove. Il bene paga infinitamente di pi del denaro, che invece delude, perch siamo stati creati per accogliere lamore di Dio e donarlo a nostra volta, e non per misurare ogni cosa sulla base del de- naro o del potere, che il pericolo che ci uccide tutti. Cari amici, la vostra Direttrice, nel suo saluto, ha ricordato le tappe compiute dalla vostra Associazione e le opere nate dallintuizione della fondatrice, Signora Antonietta Vitale che saluto cordialmente e ringra- zio per la sua accoglienza e ha messo in evidenza laiuto dei bene- fattori e i progressi delle varie inizia- tive. Ha citato i tanti bambini amo- revolmente accolti e accuditi. Mirjan ha testimoniato invece la sua espe- rienza personale, la meraviglia e la gratitudine per un incontro che ha trasformato la sua esistenza e lha aperta a nuovi orizzonti, facendogli incontrare nuovi amici ed un Amico ancora pi grande e buono degli al- tri: Ges. Lui ha detto una cosa molto significativa a proposito dei volontari che qui prestano la loro opera; ha detto: Da 15 anni si sacri- ficano con gioia per amore di Ges e amore nostro. una frase che rivela come il donarsi per amore di Ges susciti gioia e speranza, e come il servire i fratelli si trasformi nel re- gnare insieme a Dio. Queste parole di Mirjan-Paolo possono sembrare paradossali a tanta parte del nostro mondo, che ha difficolt a compren- derle e cerca affannosamente nelle ricchezze terrene, nel possesso e nel divertimento fine a s stesso la chia- ve della propria esistenza, trovando invece alienazione e stordimento. Il segreto di unesistenza riuscita invece amare e donarsi per amore. Allora si trova la forza di s a c r i f i c a rs i con gioia e limpegno pi coinvol- gente diventa fonte di una gioia pi grande. Allora non fanno pi paura scelte definitive di vita, ma appaiono nella loro vera luce, come un modo per realizzare pienamente la propria lib ert. Il Signore Ges e sua Madre, la Vergine Maria, benedicano la vostra Associazione, questo Centro Betania e gli altri centri che la carit ha fatto sorgere e la Provvidenza ha fatto crescere. Benedicano tutti i volonta- ri, i benefattori e tutti i bambini e adolescenti accolti. Il vostro Patrono santAntonio di Padova vi accompa- gni nel cammino. Continuate con fi- ducia a servire nei poveri e negli ab- bandonati il Signore Ges e a pre- garlo perch i cuori e le menti di tutti si aprano al bene, alla carit operosa, fonte di gioia vera e auten- tica. Vi chiedo per favore di pregare per me e di cuore vi benedico. Nei saluti rivolti al Pontefice durante li n c o n t ro Mani operose Volontari e bambini del centro Betania sono stati presentati da Monica Bologna, da nove anni alla guida della comunit, che ha voluto rivolgersi al Papa con le parole scritte per loccasione da An- tonietta Vitale, fondatrice dellopera. Le presen- to ha detto le mani dei volontari che gratui- tamente hanno costruito con enorme sacrificio e senza sosta tutto il grande e affollato complesso che vede, compresa questa chiesa. Questo tem- pio, ha spiegato, un dono dellasso ciazione Betania a santAntonio, protettore dellopera, co- me riconoscenza di quanto siamo riusciti a rea- lizzare con la sua provvidente intercessione. Inoltre, ha proseguito, le presento le mani e il cuore dei consacrati che hanno detto il loro s al Signore: un s sincero, vero, determinato asso- lutamente gratuito; di giorno e di notte hanno accudito amorevolmente fin dallinizio pi di cento bambini che vivevano in estrema povert. E ha cos aggiunto: Le porgo, Padre Santo, le mani operose di tutti noi, amici, conoscenti, be- nefattori che abbiamo lasciato le nostre case per essere qui presenti oggi a mostrarle il nostro a m o re . Lunico obiettivo servire Cristo, ha spiega- to, e fare tutto nel suo nome con amore, senza scartare nessun bisognoso: A chi chiede dai di- ce il Vangelo e noi lo abbiamo fatto con estremo sacrificio. Per questo, ha fatto notare, la nostra opera talora detta strana: infatti, diventiamo strumenti di carit senza condizionamenti umani e secondo volont di Dio per ogni fratello che tende la mano fiducioso e aspetta amore, come Cristo bussa al nostro cuore. La direttrice ha concluso ricordando che le nostre nove comunit multietniche e multireligio- se vivono in pace: c una convivenza spirituale, un cammino di fede e molte, molte opere di ca- rit. stata, poi, la volta di Mirjan Jani, che ha raccontato al Papa, a nome anche di tanti altri giovani, la sua esperienza al centro Betania. Nel 1993, quando avevo due anni ha detto dop o la separazione dei miei genitori sono tornato a vivere con la mamma nella sua citt natale, a Prmet, e da quel giorno non ho avuto pi noti- zia di mio pap per ben diciassette anni. Abitavamo ha ricordato in una assai mi- sera stanza dove un tempo vi era unindustria statale. Per mia mamma era difficile prendersi cura di me. Mia nonna e le mie zie ci aiutavano come potevano, ma ci mancava tutto, non aveva- mo soldi. Cos il 5 febbraio 1999 accadde quel- lo che per me fu un miracolo: fui accolto nella prima casa Betania da Antonietta Vitale e da Paola, la prima volontaria in Albania. Fu un nuovo inizio, una nuova vita. Persone che non conoscevo gratuitamente si prendevano cura di me e di tutti gli altri bambini accolti. In questo luogo ha spiegato ho imparato a conoscere Ges, a pregarlo, ho visto testimo- niato in parole e in opere il suo Vangelo. Per questo il 15 aprile 2007 ho ricevuto il battesimo con il nome di Paolo. Ho studiato fino alla se- conda superiore qui a Bubq e poi gli ultimi due anni al collegio dei salesiani a Tirana. Il giova- ne ha compiuto gli studi universitari in psicolo- gia e formazione degli adulti in Italia. E ora vive nella sede centrale dellassociazione Betania a Bosco di Zevio, nella diocesi di Verona. Il colloquio con i giornalisti durante il volo di ritorno da Tirana Fratello albanese Con le lacrime agli occhi La Chiesa uscita venti anni fa dallinverno insanguinato della per- secuzione e dalle catacombe cui laveva costretta un regime dittato- riale comunista e ostentatamente ateo ha il volto segnato dalle sof- ferenze, ma nonostante tutto sereno, di due ottuagenari: quello di don Ernest Simoni, 84 anni, e di suor Marije Kaleta, 85 anni. Le loro testi- monianze durante lincontro con i sacerdoti, i religiosi e i rappresentan- ti del mondo laicale svoltosi nel po- meriggio nella nuova cattedrale di Tirana intitolata a San Paolo, segna- no il momento pi toccante della vi- sita di Papa Francesco. Commozione fino alle lacrime per il Pontefice al termine del racconto del sacerdote. Torturato e condannato a morte co- me nemico del popolo, pena succes- sivamente commutata nella carcera- zione, don Ernest uno dei due soli sacerdoti ancora in vita dei pochissi- mi sopravvissuti alla persecuzione ha trascorso 27 anni in vari campi di concentramento e ai lavori forzati. Durante la prigionia ho celebrato la messa in latino a memoria, cos come ho confessato e distribuito la comunione di nascosto ricorda. Con le lacrime agli occhi, tra gli applausi interminabili dei presenti, tutti visibilmente emozionati, Fran- cesco abbraccia a lungo il prete che si inginocchiato per baciargli la mano, lo aiuta a rialzarsi, baciando- gli a sua volta la mano. Attimi di grande intensit, proseguiti poi con il racconto di suor Marije. Dopo aver vissuto per sette anni nel con- vento delle suore stigmatine, la reli- giosa stata costretta a professare la propria fede nel nascondimento. Il Signore mi ha dato tanta fede rac- conta cos da poterla donare an- che agli altri battezzando non solo i bambini nei villaggi, ma anche tutti coloro che si presentavano alla mia porta. Non solo. Grazie ad alcuni sacerdoti riusc a custodire in casa, in un comodino, il Santissimo Sacra- mento, che portava ai malati. Anche la suora, finita la testimo- nianza, singinocchia dinanzi al Pa- pa, che laiuta a rialzarsi, abbrac- ciando a lungo anche lei. E subito dopo, al momento di tenere lome- lia, una meditazione durante la reci- ta dei vespri, mette da parte il testo preparato ed stata lunica volta nella giornata per parlare a brac- cio, tanto rimasto colpito dalle te- stimonianze. Una riflessione dettata dal cuore, conclusa con una consta- tazione: Andiamo a casa pensando: oggi abbiamo toccato i martiri. Che la seconda visita di un Ponte- fice in questo Paese, dopo quella storica di Giovanni Paolo II, qui giunto il 23 aprile 1993 per ricostitui- re una Chiesa distrutta dalla perse- cuzione, avrebbe avuto come uno dei motivi di fondo quel martirio lo aveva spiegato lo stesso Francesco di ritorno dalla Corea. E lo ribadisce in mattinata sullaereo appena partito da Roma per Tirana nel breve saluto ai giornalisti, sottolineando che lAl- bania un Paese che ha sofferto tanto. E lo ripete pi volte nel cor- so della giornata, ricordando le cru- delt terribili subite dai cattolici, ma anche da ortodossi e musulmani. In cattedrale il Papa confida di es- sersi documentato per due mesi sulla storia dellAlbania e sulla sua soffe- renza della Chiesa. Una sofferenza che, lungo il viale dei Martiri della Nazione, ha anche i volti e i nomi di altrettanti cattolici due vescovi, trenta sacerdoti e otto laici, tra i quali una donna uccisi in odio al- la fede negli anni bui della brutale dittatura comunista, per i quali in corso il processo di canonizzazione. Nei vari spostamenti il corteo papale lo percorre pi volte e il vescovo di Roma ne rimane colpito: Si vede che questo popolo ha memoria di questi martiri. Martiri la cui testi- monianza, cos come quella di tutta la Chiesa albanese, viene sottolineata anche dallarcivescovo Mirdita nel saluto al Pontefice. Martiri che, co- me ricorda un sacerdote, sono mor- ti gridando: Viva il Papa. E anche noi oggi vogliamo gridare: Viva il Pa p a . (gaetano vallini) Durante il volo da Roma a Tira- na il Papa ha voluto salutare i cin- quanta giornalisti presenti p ro v e - nienti da dieci Paesi augurando una buona giornata di lavoro e non di riposo. Sar un lavoro un p o forte, una bella giornata labo- riosa, ha aggiunto, chiedendo co- me di consueto di pregare per lui. Al suo fianco, cera il direttore della Sala stampa della Santa Sede, il ge- suita Federico Lombardi, che nel dargli il benvenuto ha presentato i diversi media: stampa, agenzie, tele- visione, radio, fotografi. Oltre a lo- ro, ha aggiunto, in Albania ci aspettano naturalmente molti di pi che sono andati direttamente e poi tutti gli albanesi in festa. Da parte sua Papa Francesco, prendendo la parola, ha ringraziato i giornalisti per il loro aiuto che fa tanto bene, perch cos la gente, il mondo sa, le cose che fa il Papa, che fanno le Chiese, in questo caso lAlbania. Si tratta, ha proseguito, di un Pae- se che ha sofferto tanto, tanto. Tan- te sofferenze, ma che allo stesso tempo riuscito a trovare una pa- ce con le differenze religiose, e que- sto un bel segno per il mondo: il dialogo, la pace, questo equilibrio che a favore della governance. Pi articolata la conferenza stampa della sera nel volo di ritorno. Intro- dotti da padre Lombardi, tre gior- nalisti di televisioni albanesi hanno rivolto alcune domande al Pontefi- ce. Di seguito la trascrizione del collo quio. Sua Santit partito con unidea in mente per gli albanesi, per lAl b a n i a . Come un albanese ha sofferto, ma anche tollerante. Ha trovato qualche altra qualit negli albanesi, che ha potuto toccare? Sono queste qualit quelle giuste per far tornare laquila nel nido? Dir che ho aggiustato un po quelle cose che lei dice, ma la soffe- renza che voi albanesi avete avuto lho vista pi da vicino. Quello di tollerante... cambio la parola. Non tollerante, lalbanese; fratello. Ha la capacit della fratellanza: di pi. E questo si vede nel convivere, nel collaborare tra: gli islamici, gli orto- dossi e i cattolici. E collaborano, ma come fratelli, no? E poi, unaltra cosa che mi ha colpito, dallinizio, la giovinezza del Paese: mhanno detto che il Paese pi giovane dEuropa, quando io ho fatto que- sto commento. Ma lAlbania ha, si vede proprio, uno sviluppo superio- re nella cultura e anche nella gover- nance, grazie a questa fratellanza. Muovendo sul boulevard centrale di Tirana, sotto i ritratti dei chierici martirizzati durante il regime comuni- sta, in un Paese al quale stato im- posto lateismo di Stato fino a 25 anni fa, che emozione personale ha avuto lei? Io da due mesi vengo studiando un po quel periodo difficile dellAl- bania, per capirlo; ho studiato an- che un po linizio. Ma voi avete ra- dici culturali bellissime, e forti, di grande cultura, fin dallinizio. Ho studiato questo periodo ed stato un periodo crudele: il livello di cru- delt stato terribile. Quando ho visto queste fotografie, ma non solo i cattolici, anche ortodossi, anche gli islamici,... e quando ho pensato alle parole loro rivolte Ma, tu non devi credere in Dio Io ci cre- do! bum, e lo facevano fuori. Per questo dico che anche tutte e tre le componenti religiose hanno dato testimonianza di Dio e adesso danno testimonianza della fratellan- za. Lei ha visitato lAlbania che un Paese a maggioranza musulmana. Pe- r la visita avviene in un momento precario della situazione globale: lei stesso ha dichiarato che la terza guer- ra mondiale gi incominciata. Il suo messaggio della visita solo per gli al- banesi, o va oltre? No: va oltre. Va oltre. LAlbania ha fatto una strada di pace, di con- vivenza e di collaborazione che va oltre, va ad altri Paesi che hanno ugualmente radici etniche diverse. Lei ha detto: un Paese musul- mano nella maggioranza: s, ma non un Paese musulmano. un Paese europeo. Per me questa sta- ta una sorpresa. LAlbania un Paese europeo, proprio per la cultu- ra la cultura di convivenza, anche per la cultura storica che ha avuto. Lei adesso ha fatto questo viaggio in Albania, che in Europa, quali sono i p ro s s i m i ? S: la geografia, non posso cam- biarla. I prossimi viaggi saranno 25 novembre, Strasburgo, Consiglio dEuropa e Parlamento Europeo, tutti e due. E poi, 28 forse Tur- chia, per essere l nella festa del 30, di SantAndrea, con il Patriarca Bartolomeo. Santit, abbiamo capito che lei ha una visione dellAlbania un po diversa da quella degli europei, cio: noi guardia- mo lEuropa quasi come lUnione eu- ropea; lei ha scelto, come primo Paese dEuropa da visitare, un Paese della periferia che non appartiene allUnione europea. Cosa pu dire a quelli che guardano solo allEuropa dei po- tenti? Che un messaggio, questo mio viaggio, un segnale: un segnale che io voglio dare. Labbiamo vista tutti, credo, piangere, per la prima volta, si commosso molto, in quellincontro: stato, credo, il momento pi commovente del viag- gio. Sentire parlare un martire del proprio martirio, forte! Credo che tutti noi che eravamo l, eravamo commossi: tutti. E quei testimoni parlavano come se parlassero di un altro, con una naturalezza, unumil- t. A me ha fatto bene, questo! Grazie, tante, e buona cena. LOSSERVATORE ROMANO pagina 8 luned-marted 22-23 settembre 2014 Durante la recita dei vespri in cattedrale Oggi abbiamo toccato i martiri Nel tardo pomeriggio di domenica 21, Papa Francesco ha presieduto nella cattedrale di Tirana la celebrazione dei vespri con sacerdoti, religiose e religiosi, seminaristi e rappresentanti dei movimenti laicali albanesi. Dopo il saluto dellarcivescovo Mirdita e le testimonianze di un prete e di una suora che hanno subito persecuzioni durante il comunismo, il Pontefice ha improvvisato un breve discorso. Eccone il testo. Ho preparato alcune parole per voi, da dirvi, e le consegner allA rc i v e - scovo perch lui dopo ve lo faccia arrivare. La traduzione gi fatta. Si pu fare arrivare. Ma adesso, mi venuto di dirvi unaltra cosa... Abbiamo sentito nel- la Lettura: Sia benedetto Dio, Pa- dre del Signore nostro Ges Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perch pos- siamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di affli- zione, con la consolazione stessa con la quale siamo stati consolati noi da Dio (2 Cor 1, 3-4). il testo su cui oggi la Chiesa ci fa riflettere nei Ve- spri. In questi due mesi, mi sono preparato per questa visita, leggendo la storia della persecuzione in Alba- nia. E per me stata una sorpresa: io non sapevo che il vostro popolo avesse sofferto tanto! Poi, oggi, nella strada dallaeroporto fino alla piaz- za, tutte queste fotografie dei marti- ri: si vede che questo popolo ancora ha memoria dei suoi martiri, di quel- li che hanno sofferto tanto! Un po- polo di martiri... E oggi, allinizio di questa celebrazione, ne ho toccati due. Quello che io posso dirvi quello che loro hanno detto, con la loro vita, con le loro parole sempli- ci... Raccontavano le cose con una semplicit... ma tanto dolorosa! E noi possiamo domandare a loro: Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?. E ci diranno questo che abbiamo sentito in que- sto brano della Seconda Lettera ai Corinzi: Dio Padre misericordio- so e Dio di ogni consolazione. stato Lui a consolarci!. Ce lo han- no detto con questa semplicit. Hanno sofferto troppo. Hanno sof- ferto fisicamente, psichicamente, e anche quellangoscia dellincertezza: se sarebbero stati fucilati o no, e vi- vevano cos, con quellangoscia. E il Signore li consolava... Penso a Pie- tro, nel carcere, incatenato, con le catene; tutta la Chiesa pregava per lui. E il Signore consol Pietro. E i martiri, e questi due che abbiamo sentito oggi, il Signore li consol perch cera gente nella Chiesa, il popolo di Dio le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura... che pregavano per loro. E questo il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al Signore di consola- re il suo popolo; e il Signore consola umilmente, anche nascostamente. Consola nellintimit del cuore e consola con la fortezza. Loro, sono sicuro, non si vantano di quello che hanno vissuto, perch sanno che stato il Signore a portarli avanti. Ma loro ci dicono qualcosa! Ci dicono che per noi, che siamo stati chiamati dal Signore per seguirlo da vicino, lunica consolazione viene da Lui. Guai a noi se cerchiamo unaltra consolazione! Guai ai preti, ai sacer- doti, ai religiosi, alle suore, alle novi- zie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore! Io non voglio bastonarvi, oggi, non voglio diventare il b oia, qui; ma sappiate bene: se voi cercate conso- lazione altrove, non sarete felici! Di pi: non potrai consolare nessuno, perch il tuo cuore non stato aper- to alla consolazione del Signore. E finirai, come dice il grande Elia al popolo di Israele, zoppicando con le due gambe. Sia benedetto Dio Padre, Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribo- lazione, perch possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo stati consolati noi stessi da Dio. quel- lo che hanno fatto questi due, oggi. Umilmente, senza pretese, senza vantarsi, facendo un servizio per noi: di consolarci. Ci dicono anche: Sia- mo peccatori, ma il Signore stato con noi. Questa la strada. Non scoraggiatevi!. Scusatemi, se vi uso oggi come esempio, ma tutti dobbia- mo essere desempio luno alla l t ro . Andiamo a casa pensando bene: og- gi abbiamo toccato i martiri. Di seguito il testo dellomelia che il Papa aveva preparato per la circostanza e che ha consegnato ai presenti. Cari fratelli e sorelle! per me una gioia incontrarvi nella vostra amata terra; ringrazio il Si- gnore e ringrazio tutti voi per la vo- stra accoglienza! Stando in mezzo a voi posso meglio esprimere la mia vicinanza al vostro impegno di evan- gelizzazione. Da quando il vostro Paese uscito dalla dittatura, le comunit ecclesiali hanno ripreso a camminare e a orga- nizzarsi per lazione pastorale, e guardano con speranza verso il futu- ro. In particolare, il mio pensiero ri- conoscente va a quei Pastori che hanno pagato a caro prezzo la fedel- t a Cristo e la decisione di restare uniti al Successore di Pietro. Sono stati coraggiosi nella difficolt e nel- la prova! Ci sono ancora tra noi sa- cerdoti e religiosi che hanno speri- mentato il carcere e la persecuzione, come la sorella e il fratello che ci hanno raccontato la loro storia. Vi abbraccio commosso e rendo lode a Dio per la vostra fedele testimonian- za, che stimola tutta la Chiesa a por- tare avanti con gioia lannuncio del Va n g e l o . Facendo tesoro di tale esperienza, la Chiesa in Albania pu crescere nella missionariet e nel coraggio apostolico. Conosco e apprezzo lim- pegno con cui vi opponete a nuove forme di dittatura che rischiano di tenere schiave le persone e le comu- nit. Se il regime ateo cercava di sof- focare la fede, queste dittature, pi subdole, possono soffocare la carit. Le testimonianze di un sacerdote e di una suora scampati alla persecuzione Una scarpa per battezzare Penso allindividualismo, alle rivalit e ai confronti esasperati: una men- talit mondana che pu contagiare anche la comunit cristiana. Non serve scoraggiarsi di fronte a queste difficolt, non abbiate paura di an- dare avanti sulla strada del Signore. Egli sempre al vostro fianco, vi do- na la sua grazia e vi aiuta a sostener- vi gli uni gli altri, ad accettarvi cos come siete, con comprensione e mi- sericordia, a coltivare la comunione fraterna. Levangelizzazione pi efficace quando attuata con unit di intenti e con una collaborazione sincera tra le diverse realt ecclesiali e tra mis- sionari e clero locale: questo com- porta coraggio di proseguire nella ri- cerca di forme di lavoro comune e di aiuto reciproco nei campi della cate- chesi, delleducazione cattolica, co- me pure della promozione umana e della carit. In questi ambiti pre- zioso anche lapporto dei movimenti ecclesiali, che sanno progettare e agi- re in comunione con i Pastori e tra di loro. quello che io vedo qui: ve- scovi, sacerdoti, religiosi e laici, una Chiesa che vuole camminare nella fraternit e nellunit. Quando lamore per Cristo po- sto al di sopra di tutto, anche di le- gittime esigenze particolari, allora si diventa capaci di uscire da noi stessi, dalle nostre piccolezze personali o di gruppo, e andare verso Ges che ci viene incontro nei fratelli; le sue piaghe sono ancora visibili oggi sul corpo di tanti uomini e donne che hanno fame e sete, che sono umilia- ti, che si trovano in carcere o in ospedale. E proprio toccando e cu- rando con tenerezza queste piaghe possibile vivere fino in fondo il Van- gelo e adorare Dio vivo in mezzo a noi. Sono tanti i problemi che affron- tate ogni giorno! Essi vi spingono ad immergervi con passione in una generosa attivit apostolica. Tuttavia, noi sappiamo che da soli non pos- siamo fare nulla. Se il Signore non costruisce la casa, invano si affatica- no i costruttori (Sal 127, 1). Questa consapevolezza ci chiama a dare ogni giorno il giusto spazio al Si- gnore, a dedicargli tempo, ad aprir- gli il cuore, affinch Lui agisca nella nostra vita e nella nostra missione. Ci che il Signore promette alla pre- ghiera fiduciosa e perseverante supe- ra quello che noi immaginiamo (cfr. Lc 11, 11-12): oltre a quello che chie- diamo ci d anche lo Spirito Santo. La dimensione contemplativa diven- ta indispensabile, in mezzo agli im- pegni pi urgenti e pesanti. E pi la missione ci chiama ad andare verso le periferie esistenziali, pi il nostro cuore sente il bisogno intimo di es- sere unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore. E considerando che i sacerdoti e i consacrati non sono ancora sufficien- ti, il Signore Ges ripete oggi anche a voi: La messe abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dun- que il signore della messe, perch mandi operai nella sua messe! (Mt 9, 37-38). Non bisogna dimenticare che questa preghiera parte da uno sguardo: lo sguardo di Ges, che ve- de labbondanza del raccolto. Abbia- mo anche noi questo sguardo? Sap- piamo riconoscere labbondanza dei frutti che la grazia di Dio ha fatto crescere, e del lavoro che c da fare nel campo del Signore? da questo sguardo di fede sul campo di Dio che nasce la preghiera, linvo cazione quotidiana e pressante al Signore per le vocazioni sacerdotali e religio- se. Voi, cari seminaristi, e voi, cari postulanti e novizi, siete frutto di questa preghiera del popolo di Dio, che sempre precede e accompagna la vostra risposta personale. La Chiesa in Albania ha bisogno del vostro en- tusiasmo e della vostra generosit. Il tempo che oggi dedicate a una soli- da formazione spirituale, teologica, comunitaria e pastorale, fecondo in ordine a servire adeguatamente, do- mani, il popolo di Dio. La gente, pi che dei maestri, cerca dei testi- moni: testimoni umili della miseri- cordia e della tenerezza di Dio; sa- cerdoti e religiosi conformati a Ges Buon Pastore, capaci di comunicare a tutti la carit di Cristo. A questo proposito, insieme con voi e insieme a tutto il popolo alba- nese, voglio rendere grazie a Dio per tanti missionari e missionarie, la cui azione stata determinante per la ri- nascita della Chiesa in Albania e ri- mane ancora oggi di grande rilevan- za. Essi hanno contribuito notevol- mente a consolidare il patrimonio spirituale che vescovi, sacerdoti, per- sone consacrate e laici albanesi han- no conservato, in mezzo a durissime prove e tribolazioni. Pensiamo al grande lavoro fatto dagli Istituti reli- giosi per il rilancio delleducazione cattolica: questo lavoro merita di es- sere riconosciuto e sostenuto. Cari fratelli e sorelle, non scorag- giatevi di fronte alle difficolt; sulle orme dei vostri padri, siate tenaci nel rendere testimonianza a Cristo, camminando insieme con Dio, ver- so la speranza che non delude mai. Nel vostro cammino sentitevi sempre accompagnati e sostenuti dallaffetto di tutta la Chiesa. Vi ringrazio di cuore di questo incontro e affido cia- scuno di voi e le vostre comunit, i progetti e le speranze alla santa Ma- dre di Dio. Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me. A Papa Francesco stata presentata la sofferenza vissuta dalla Chiesa albanese la cui identit di frontiera non labbiamo espressa con la produzione di un pensiero teologico ma con il sacrificio e il martirio, una costante della nostra vita dal primo secolo a oggi. Lo ha detto al Pontefice larcive- scovo di Tirana, monsignor Rrok Mirdita, introducendo le testimonianze di don Ernest Simoni e di suor Maria Kaleta. Il sacerdote fu condannato a morte dal regime comunista e poi, commutata la pena, pass 27 anni in vari campi di concentramento e di lavori forzati. Di seguito le sue parole. Haec dies quam fecit Dominus exultemus et laete- mur in ea. Viva Cristo, viva la Chiesa. Sono don Ernest Simoni (Troshani). Sono un sacer- dote di 84 anni. Nel dicembre del 1944 in Al- bania arriv il partito comunista ateo, che ave- va come principio leliminazione della fede e lobbiettivo di eliminare il clero. Nella realiz- zazione di questo programma iniziarono subi- to gli arresti, le torture e le fucilazioni di centi- naia di sacerdoti e laici, per sette anni di se- guito, versando il sangue innocente di fedeli, alcuni dei quali, prima di essere fucilati, grida- vano: Viva Cristo Re. Nel 1952 il governo comunista, con una mossa politica, voluta da Mosca (Stalin), cerc di riunire i sacerdoti che erano ancora vivi, per permettergli di esercitare liberamente la fede, a condizione che la Chiesa si staccasse da Papa e dal Vaticano. Questa intenzione del governo il clero non la accett mai. Io continuai gli studi nel collegio dei francescani per dieci an- ni: dal 1938 al 1948. I nostri superiori furono fucilati dai comunisti, e per questo motivo fui costretto a concludere clandestinamente i miei studi di teologia. Dopo quattro anni fui preso nellesercito, allo scopo di farmi sparire. Passai due anni in quel posto, anni che furono pi terribili di una prigione. Ma il Signore mi sal- v e il 7 aprile 1956 fui ordinato sacerdote. Il giorno dopo, domenica in Albis e festa della Divina misericordia, celebrai la prima messa. Per otto anni e mezzo ho svolto il mio mini- stero sacerdotale. Ma i comunisti decisero di togliermi di mezzo. Perci il 24 dicembre 1963, appena finii di celebrare la santa messa della vigilia di Natale nel villaggio di Barbullush, vicino Scutari, ar- rivarono quattro ufficiali della sicurezza e mi presentarono il decreto di arresto e di fucila- zione. Mi misero le manette legando le braccia dietro la schiena e prendendomi a calci mi mi- sero nella loro macchina. Dalla chiesa mi por- tarono nella stanza di isolamento dove mi la- sciarono per tre mesi in una condizione disu- mana. Cos legato mi portarono alli n t e r ro g a - torio. Il capo mi disse: Tu sarai impiccato co- me nemico perch hai detto al popolo che moriremo tutti per Cristo se necessario. Mi strinsero i ferri ai polsi cos fortemente che si fermarono i battiti del cuore e quasi morivo. Volevano che io parlassi contro la Chiesa e la gerarchia della Chiesa. Io non accettai. Dalle torture caddi quasi morto. Al vedermi cos, mi liberarono. Il Signore volle che continuassi a v i v e re . Tra le accuse cera anche la celebrazione delle tre messe per lanima del presidente ame- ricano John Kennedy ucciso un mese prima il mio arresto, Messe che io celebrai secondo le indicazioni di Paolo VI, date a tutti i sacerdoti del mondo. Io ero abbonato alla principale ri- vista russa LUnion Sovietique in lingua francese. Questo, intanto che lAlbania aveva rotto i rapporti con lUnione sovietica. Come prova materiale dellaccusa presentarono al giudice la rivista nella quale si trovava la foto del presidente americano. La Divina provvi- denza ha voluto che la mia condanna a morte non venisse eseguita. Nella stanza di isolamen- to portarono un altro prigioniero, un mio caro amico, allo scopo di spiarmi. Egli incominci a parlare contro il partito, ma io comunque gli rispondevo che Cristo ci ha insegnato ad ama- re i nemici e a perdonarli e che noi dobbiamo impegnarci per il bene dei popolo. Queste mie parole arrivarono alle orecchie del dittatore, il quale dopo cinque giorni mi liber dalla con- danna a morte. Ma questa condanna fu sosti- tuita da diciotto anni di prigione presso la mi- niera di Spa. Dopo essere uscito dalla prigio- ne, fui condannato nuovamente ai lavori forza- ti: per dieci anni quindi fino alla caduta del regime ho lavorato nei canali delle acque n e re . Durante il periodo della prigionia, ho cele- brato la messa in latino a memoria, cos come ho confessato e distribuito la comunione di nascosto. Con la venuta della libert religiosa il Si- gnore mi ha aiutato a servire tanti villaggi e a riconciliare molte persone in vendetta con la croce di Cristo, allontanando lodio e il diavo- lo dai cuori degli uomini. Santit, certo di poter esprimere il desiderio di tutti i presenti, prego che, per intercessione della Santissima Madre di Cristo, il Signore vi dia vita, salute e forza nel guidare il grande gregge che la Chiesa di Cristo. Amen E questa la testimonianza della religiosa. Sia Lodato Ges Cristo. Sono suor Maria Kaleta e ho 85 anni. Allet di dieci anni ho sentito la chiamata del Signore, senza sapere ancora cosa significasse essere religiosa. In famiglia ero lunica figlia. Le preghiere e i consigli di mio zio sacerdote mi hanno aiutato a intraprendere questa stra- da. Lo zio si chiamava don Ndoc Suma, sacer- dote che per molti anni ha sofferto in prigione e nei diversi campi di lavoro. Oggi sono con- tenta nel vedere che, nella lista dei martiri, il cui processo di canonizzazione in corso, si trova il suo nome insieme a quello dellunica donna, Maria Tuci, mia amica e anche lei stig- matina. Per sette anni ho vissuto nel convento delle suore stigmatine, poi il governo ateista ci al- lontan e cos ritornai dai miei genitori e al servizio di mio zio, il quale si trovava in pri- gione. Dopo la morte dei miei genitori ho vis- suta da sola, con il desiderio di mantenere viva la fede nel cuore dei fedeli, anche se in manie- ra nascosta. Il Signore mi ha donato tanta fede cos da poterla donare anche agli altri battezzando non solo i bambini dei villaggi, ma anche tutti coloro che si presentavano alla mia porta, e solo dopo aver avuto la certezza che non mi avrebbero denunciato. Ci sono molti avvenimenti che mi hanno ac- compagnato durante questi anni e dove pub- blicamente ho testimoniato la fede. Con sem- plicit di cuore ne vorrei raccontare uno. Sta- vo tornando a casa dal lavoro nelle cooperati- ve. Lungo la strada sentii una voce che mi chiamava. Una donna con un bambino in braccio mi raggiunse di corsa. Mi chiese di battezzare il bambino che aveva in braccio. Dalla paura, poich sapevo che era la moglie di un comunista, gli dissi che non avevo con che cosa battezzarlo, poich eravamo lungo la strada. Ma dal grande desiderio che aveva, mi disse che nel canale li accanto cera dellacqua. Ma io gli dissi che non avevo con che cosa at- tingere lacqua. Ma lei insisteva che io battez- zassi la sua bambina. Allora, vedendo la sua fede, mi tolsi la scarpa, poich era di plastica, e con quella presi lacqua dal canale e battez- zai la bambina. Inoltre, grazie alla conoscenza dei sacerdoti ho avuto la fortuna di custodire in un comodi- no di casa il Santissimo Sacramento, che por- tavo alle persone malate e in punto di morte. Ho svolto un servizio religioso, ma neanche io so come ho fatto. Ancora oggi, quando ci ripenso, mi sembra incredibile come abbiamo potuto sopportare tante terribili sofferenze, ma so che il Signore ci ha dato la forza, la pazien- za e la speranza. Cos come nella parabola della zizzania il Signore aspetta. Asp etta la piena maturazio- ne prima di separarla dal grano. Anche se il periodo stato lungo e il lavoro nelle coope- rative molto difficile, il Signore ha dato la for- za a coloro che aveva chiamati. Infatti lui mi ha ricompensato di tutte le sofferenze, anche qui sulla terra. Dopo gli anni del regime si so- no riaperte le Chiese e io ho avuto la fortuna di diventare religiosa, desiderio comune a tanti altri sacerdoti e suore. In questo giorno speciale non saprei come ringraziare il Signore. Ho avuto il privilegio di incontrare Sua Santit e chiedere la sua bene- dizione per me, per lo zio prete e le suore stigmatine, per la parrocchia dove sono nata e dove ho svolto il mio servizio fino ad oggi, per i vescovi, i sacerdoti e i religiosi, per tutta la Chiesa e lintero popolo albanese. Amen