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La Giornata

* * * * * *
In Italia Nel mondo
Milano. Questa sera alle 9 in punto di
Washington, le 3 del mattino di mercoled
in Italia, George W. Bush presenter al Con-
gresso il suo settimo e penultimo Stato del-
lUnione, il discorso con cui tradizional-
mente i presidenti degli Stati Uniti fanno il
punto sullanno appena trascorso e svelano
gli obiettivi politici dei prossimi dodici me-
si. Questo Stato dellUnione di Bush arriva
tredici giorni dopo lannuncio della nuova
strategia per lIraq e due settimane prima
di un altro momento importante della sua
presidenza, quello della gi preannunciata
presentazione, il 5 febbraio, del piano di ri-
duzione della spesa pubblica e del pareg-
gio di bilancio nel 2012.
LIraq e i conti federali restano ovvia-
mente al centro delle preoccupazioni di
Bush, ma il discorso di questa notte sar
centrato principalmente su una serie di
misure di politica interna
che potrebbe trovare con-
sensi nel nuovo Congresso
a maggioranza democrati-
ca. Bush proporr unage-
volazione fiscale per i pri-
vati che comprano lassicu-
razione sanitaria, facendo-
la pesare su chi la riceve
gratuitamente dalle azien-
de. Inoltre proporr una
nuova politica energetica,
puntando sui carburanti alternativi e su
un piano di riduzione dei consumi ecces-
sivi delle automobili. E probabile che
presenti anche un progetto sul surriscal-
damento globale, tema su cui il Congresso
ha deciso di intervenire entro sei mesi.
Bush riprover con la sua idea di legaliz-
zazione temporanea dei lavoratori clande-
stini gi presenti negli Stati Uniti e, que-
sta volta, con la maggioranza democratica,
potrebbe avere successo. Pi difficile che
il nuovo Congresso faccia diventare per-
manenti i suoi tagli fiscali, cio lepicen-
tro della sua politica economica. Il bilan-
cio di politica interna della presidenza
Bush consistente, anche se oscurato dal-
la sua rumorosa politica estera, dalle due
guerre con cui ha destituito altrettanti re-
gimi e dalle iniziative volte a difendere la
sicurezza nazionale. La sua agenda dome-
stica per stata altrettanto significativa,
una dottrina Bush anche sul fronte in-
terno fondata su meno tasse e pi inter-
vento pubblico.
PRODI: A KABUL RISPETTIAMO GLI
IMPEGNI. DALEMA: CONFERENZA di
pace. Dopo il vertice di domenica sera, il
premier Romano Prodi e il ministro degli
Esteri, Massimo DAlema, hanno insistito
sulla necessit di rafforzare la presenza ci-
vile in Afghanistan e di mettere in agenda
una conferenza internazionale di pace. Da
Bruxelles il titolare della Farnesina ha an-
nunciato che lItalia sar relatrice al Consi-
gliodi sicurezzadellOnuper ladiscussione
sul rinnovo della missione civile e militare
inAfghanistan. Il premier, smorzandolecri-
tiche ricevute da alcuni partiti della coali-
zione sul mancato rifinanziamento, ha assi-
curato che limpegno militare non aumen-
ter e che dunque la maggioranza va avan-
ti tranquilla. Il segretario di Rifondazione,
Franco Giordano: Lidentit pacifista del
nostro governo si sta appannando.
Il leader dellUdc, Pier Ferdinando Casi-
ni, ha confermato il s del suo partito al
rifinanziamento della missione: Se si veri-
ficasse lesistenza di una maggioranza di-
versa da quella governativa, Prodi dovreb-
be trarne le conclusioni.
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Ruini ribadisce il no alle coppie di fatto.
Il cardinale Camillo Ruini, aprendo i lavo-
ri della Conferenza episcopale (Cei), tor-
nato sul tema delle unioni omosessuali:
Una simile rivendicazione contrasta con
la non esistenza del bene della generazio-
ne dei figli, che la ragione specifica del ri-
conoscimento sociale del matrimonio. A
Montecitorio iniziato il dibattito sul dise-
gno di legge che vorrebbe regolamentare le
coppie di fatto. Non stata ancora raggiun-
ta unintesa tra i partiti di maggioranza.
Verdi, Rosa nel pugno e Udeur hanno pre-
sentato ciascuno una mozione: i primi due
partiti vogliono una legge entro gennaio,
lUdeur chiede al governo di non prendere
iniziative sul tema perch andrebbe prima
discusso in Parlamento. Maurizio Gasparri
(An): In campagna elettorale da partiti im-
portanti della maggioranza furono fatte
molte promesse di sostegno alla famiglia,
ma nulla si visto.
Il cardinal Ruini ha parlato anche di
eutanasia: La rinuncia allaccanimento
terapeutico non pu giungere al punto di
legittimare forme pi o meno mascherate
di eutanasia e in particolare quellabban-
dono terapeutico che priva il paziente del
necessario sostegno vitale attraverso lali-
mentazione e lidratazione.
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Disposte nuove indagini suUnabomber. Su
richiesta della difesa, il gip ha chiesto un
supplementoallasuperperiziasullaforbice
sequestratail 24 marzoscorsoaElvoZornit-
ta e sul taglierino recuperato inuna trappo-
la esplosiva trovata intatta il 2 aprile 2004.
* * *
Nuova struttura per TelecomItalia. Al pre-
sidente Guido Rossi affidate le funzioni di
affari pubblici e legali. Riferiscono al vice-
presidente esecutivo, Carlo Buora, lammi-
nistratore delegato di Telecom Ruggiero e
i capi operativi di Olivetti e dei media.
LIRAN VIETA LINGRESSO AGLI
ISPETTORI DELLAIEANEGLI IMPIANTI
nucleari. Il ministro degli Esteri Mottaki ha
detto ieri che i funzionari dellAgenzia ato-
mica delle Nazioni Unite non sono autoriz-
zati a entrare nel territorio iraniano per
controllare il processo di arricchimento
delluranio. E larispostadi Teheranallari-
soluzione 1.737 del Consiglio di sicurezza
dellOnu che ha imposto sanzioni allIran
dopo il continuo rifiuto a rinunciare al pro-
gramma nucleare.
I ministri degli Esteri dellUnione euro-
pea da Bruxelles hanno chiesto lintegrale
e rapida applicazione dellarisoluzione, con
un testo che riflette in parte la linea pi du-
ra della presidenza di turno tedesca.
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In Iraq oltre cento morti in tre attentati.
Due autobomba hanno provocato ieri 88
morti e un centinaio di feriti in un mercato
nel pieno centro di Baghdad. Altre dodici
persone sono rimaste uccise per una bom-
ba nella citt sciita di Baquba.
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Lo scudo americano protegge lEuropa, sen-
za minacciare la Russia. Lo ha detto ieri Da-
niel Fried, direttore generale per gli Affari
europei ed eurasiatici del dipartimento di
stato, riferendosi al piano di difesa missili-
stica degli Stati Uniti contro un attacco nu-
cleare. La Polonia dovrebbe ospitare la ba-
se missilistica, la Repubblica ceca il radar.
Il capo di stato maggiore dellaeronauti-
ca russa, Popovkin, ha detto che le basi so-
no una minaccia per la Russia.
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Peretz nonesclude Hamas nel suo piano di
pace. Il ministro della Difesa israeliano ha
presentato ieri la sua road map sulla solu-
zionedellaquestionepalestinese. Trai part-
ner delle trattative ci sono coloro che rico-
nosconolesistenzadellostatodIsraele, an-
chesesi trattadi Hamas. Il primoministro,
Ehud Olmert, ha ufficializzato ieri la nomi-
na del nuovo capo di stato maggiore delle
forze armate, Gabi Ashkenazi, attuale diret-
tore generale del ministero della Difesa.
Dopo lincontro con Meshaal, leader di
Hamas in Siria, Abu Mazen ha detto che ri-
mane la possibilit di elezioni anticipate.
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Si arreso un leader degli islamici somali.
Ieri Sharif Ahmed, capo delle Corti islami-
che, si consegnato alle autorit del Kenya.
Era considerato un moderato. A Mogadi-
scio sono morte quattro persone in scontri
con le truppe etiopi e somale durante una
manifestazione a sostegno delle Corti.
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Unautobomba in Pakistan uccide quattro
persone nel Waziristan. Nella stessa regio-
ne un soldato pachistano morto per i col-
pi americani sparati per errore dal vicino
Afghanistan.
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Incontro ad Ankara tra Erdogan e Prodi. Al
centro del colloquio lintegrazione della Tur-
chianellUe. Il premier italianofavorevole.
IL FOGLIO
ANNO XII NUMERO 19 DIRETTORE GIULIANO FERRARA MARTED 23 GENNAIO 2007 - 1
quotidiano
Laltro George W. Bush
Profilo in ombra di una
presidenza allattacco
non solo sul terrorismo
Lagenda della Casa Bianca, nel giorno
dello Stato dellUnione. Le tasse, la
spesa, le riforme riuscite e quelle fallite
Sette milioni di posti di lavoro
Roma. C chi divora i propri figli e chi,
invece, i propri amici. A questa seconda ca-
tegoria rischia liscrizione Luca di Monteze-
molo. Da qualche mese tra i componenti
della squadra di sodali che lo aveva portato
ai vertici di Confindustria in corso una
piccola silenziosa strage il cui avvio pu
essere fissato subito dopo i fatti di Vicenza,
dove alla fine del marzo 2006 si tenne il
convegno confindustriale che segn linizio
della riscossa elettorale del Cav. Il primo a
pagare pegno era stato Andrea Pininfarina.
Il vicepresidente per il Centro studi aveva
avuto lonere di gestire le polemiche segui-
te allo scontro con Silvio Berlusconi, ma si
era presto ritrovato in una condizione di so-
stanziale isolamento che lo aveva lasciato
esposto agli attacchi del centrodestra. Du-
rante una puntata di Ballar, Maurizio Sac-
coni, commentando le previsioni economi-
che negative del Centro studi
confindustriale, avevaaccu-
sato Pininfarina di ecces-
so di faziosit. Dalla Con-
findustrianongiunseuna
sola parola in difesa del
vicepresidente. Pininfari-
na ne prese atto, mettendo-
si in disparte. Poi era stato il
turno di Diego Della Valle. Entra-
to indirettivo suchiamata di Mon-
tezemolo, dopo Vicenza in molti
avevano chiesto la sua testa (e for-
se con qualche ragione, a causa
del tratto un po sguaiato della
polemica con Berlusconi). Della
Valle si era dimesso senza fare
storie, ma poche settimane do-
po, al momento di eleggere il nuovo organi-
smo, LCdM aveva riproposto il suo nome:
forse di sua iniziativa, o forse su pressione
dello stesso Della Valle. Poi, di fronte alla
mezza insurrezione che era seguita allidea
di riaccogliere Della Valle, Montezemolo
aveva fatto marcia indietro. Passano alcuni
mesi e tocca a Innocenzo Cipolletta. I rap-
porti fra il presidente di Confindustria e il
professore da tempo erano sottoposti a un
lento logorio. Sempre pi spesso i consigli
di Cipolletta non venivano ascoltati, le trac-
ce dei discorsi che preparava per il presi-
dente ignorate. Poi era arrivata la nomina
alla presidenza delle Fs, e questo aveva for-
nito una buona ragione per chiederne lal-
lontanamento dalla presidenza del Sole 24
Ore, chiamando in causa lincompatibilit
tra le cariche. Tuttavia, proprio lestromis-
sione di Cipolletta ha innescato le prime vi-
sibili proteste nei confronti del presidente
di Confindustria. Alle critiche interne di
Luigi Abete si sono unite quelle, pubbliche,
di Della Valle, che in una intervista al Sole
hastigmatizzatoladecisionedi Montezemo-
lo, nonch il duro commento di Giuseppe
Turani su Repubblica: il quotidiano di Car-
lo De Benedetti, tradizionalmente generoso
con il capo degli industriali.
Come Veltroni in Africa
Risultato, oggi Montezemolo comincia a
sentirsi isolato. Sul fronte esterno non va
meglio. E da mesi in polemica con il gover-
no. Tommaso Padoa-Schioppa rinfaccia al-
la Confindustria di essere diventata un par-
tito, la sinistra massimalista di Paolo Fer-
rero e Franco Giordano laccusa di piange-
re con la pancia piena, riferendosi agli in-
genti fondi che la Finanziaria ha stanziato
per le imprese. Una situazione destinata a
peggiorare quando si apriranno i giochi per
la successione, tra un anno, a Montezemo-
lo. A gestire la partita saranno i past presi-
dent, vale a dire lo stesso Luigi Abete, as-
sieme ai vecchi amici Giorgio Fossa e Vit-
torio Merloni (qualcuno descrive questul-
timo un po freddino con LCdM che siede
peraltro insieme allo stesso Cipolletta nel
consiglio della Indesit). Tra i past president
anche gli anziani e fuori dai giochi Luigi
Lucchini e Sergio Pininfarina, e Antonio
DAmato. Che tipo di accordo riuscir a tro-
vare una simile squadra difficile immagi-
narlo, ma improbabile che si crei nuova-
mente un comitato di grandi elettori coeso
come quello sul quale Montezemolo aveva
potuto contare nel 2004. Certo, il presiden-
te uscente, avviandosi a conclusione del
suo mandato, pu cominciare a stilare un
primo bilancio. Ha portato a casa il cuneo
fiscale, che alleggerisce di molto il peso del
costo del lavoro; ma ha dovuto mollare a
met sul Tfr, il che nella prima fase della
trattativa non gli valso certo applausi da
parte delle imprese minori, anche se poi al-
la fine riuscito a trovare un accordo pas-
sabile. Nel frattempo, ha cercato un rilan-
cio dimmagine e di ruolo nella prospettiva
dellimpegno politico. Dopo essersi negato
per anni ai teleschermi, nel giro di poche
settimane andato due volte in tv, sceglien-
do tramissioni di massimo appeal: Domeni-
ca In e Che tempo che fa. Nel primo caso ha
lasciato intendere di prendere in conside-
razione la discesa in politica (Mai dire
mai), nel secondo lo ha negato: In politi-
ca? Mai. Apparentemente una contraddi-
zione, in realt pura tecnica di marketing
politico, come Walter Veltroni in Africa.
Tra affetti e risultati
La crisi di solitudine
di LCdM, il presidente
che mangia gli amici
Ha liquidato Pininfarina, non difese
Della Valle dai berlusconiani, ha mollato
Cipolletta e litigato anche con Abete
Cuneo fiscale e Tfr, i successi
Bellissima giornata.
Perch si pu dire sol-
tanto cos di una gior-
nata in cui compri il
Corriere e vedi linter-
vista di Aldo Cazzullo
a Leoluca Orlando. E
subito la leggi e scopri,
insieme a un nuovo Orlando, quanto lOr-
lando antico, vale a dire lex sindaco di Pa-
lermo, fosse diverso da come ti era parso.
Perch lOrlando nuovo rivendica il suo
diritto a un giudizio negativo su un impu-
tato assolto (sul che non avevamo dubbi),
ma anche positivo su uno condannato. Per-
ch dice di Leonardo Sciascia che ventan-
ni fa scrisse sulla mafia cose giuste (anche
se venne usato da chi voleva screditare i
nemici della mafia). Perch tiene moltissi-
mo a sottolineare come con Sciascia abbia
fatto pace poco prima che morisse. E so-
pra tutto perch: I processi non mi ri-
guardano, confessa Orlando, anzi, fosse
dipeso da me Andreotti non sarebbe mai
stato inquisito, inquisendolo mi hanno sot-
tratto un argomento politico. Stupefacen-
te, ma consolante. Non resta a questo pun-
to che aspettare fiduciosi luscita del pros-
simo libro di Dan Brown, dove undici apo-
stoli saranno i traditori e lunico che non
centra un cazzo sar Giuda.
Questo numero stato chiuso in redazione alle 21,00
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
Al Qaida colpisce obiettivi facili e
fugge. Larmatadi Sadr si mimetizza.
Primi effetti del piano di Washington
Stragi a Baghdad
Roma. Domenica sono atterrati a Bagh-
dad i primi rinforzi americani, 3.200 soldati,
a cui presto si aggiunger il resto dei 21.500
promessi dallAmministrazione Bush. Man-
canoancoradieci giorni alliniziodel nuovo
pianoper lasicurezzadellacapitale, cheda
solo impegner 17 mila uomini, e sul campo
secondo fonti dintelligence americane
cominciano a vedersi alcune conseguenze.
Ieri due autobomba di al Qaida, ciascuna
con un quintale di esplosivo a bordo, sono
esplose simultaneamente contro il solito
soft target, un bersaglio civile privo di di-
fese: questa volta toccato al mercato del-
lusato di Bab al Sharqi nel centro di Bagh-
dad. Il bilancio di 90 morti. Qualche ora
dopo, una terza autobomba seguita da colpi
di mortaio a Khalis, cinquanta chilometri a
nord di Baghdad, ha fatto altre dodici vitti-
me. Malaguerrigliasunnitavuoleevitarelo
scontro diretto casa per casa con le forze di
sicurezza americane e irachene. I terroristi
stanno lasciando la citt e si stanno rag-
gruppandoper ordinedi AbuAyubal Masri
lex militare addestrato anche nella vec-
chia Unione Sovietica che ha sostituito al
Zarqawi nella vicina provincia di Diyala,
a una sessantina di chilometri. Proprio a
Diyala seconda soltanto a Baghdad per la
presenza di guerriglieri, dice il ministero
della Difesa iracheno si sono subito spo-
stati i combattimenti pi violenti. Sono in
corso raid con forze di terra e bombarda-
menti mirati dallalto. In quella zona, saba-
to scorso labbattimento di un elicottero
Black Hawk con un missile confermato ie-
ri dallaCnn haprovocatolamortedi dodi-
ci soldati americani.
Secondo il quotidiano in lingua araba al
Sabah, i rappresentanti politici, i religiosi e
i capitrib di Diyala chiedono che anche la
loro provincia sia inclusa nel nuovo piano
per la sicurezza. Dalla capitale, dicono,
stanno arrivando drappelli di di combat-
tenti arabi stranieri in fuga. I sunniti non
possono pi restare in forze a Baghdad la
settimana scorsa hanno fatto unultima di-
mostrazione di forza con una veloce parata
militare in Haifa Street perch temono i
rastrellamenti quartiere per quartiere, ma
non possono nemmeno pi ripiegare nella
provincia di al Ambar, loro tradizionale ri-
fugio, perch anche laggi la presenza ame-
ricana sta per aumentare di 4.000 uomini.
In campo sciita, le conseguenze dellan-
nunciatastrettasuBaghdaddapartedel go-
verno iracheno e dellesercito americano
sono ancora pi forti. I miliziani delleserci-
to del Mahdi lesercito privato di Moqtada
al Sadr si sentono assediati, anche se an-
coranoncedonoil controllodi quei quartie-
ri a popolazione mista da cui hanno costret-
to le famiglie sunnite a scappare nel corso
dellultimo anno di violenze. Hanno ricevu-
tolordinedi smetterelalorodivisanera, di
non farsi vedere armati e di confondersi
con la popolazione. I loro posti di blocco so-
no diventati quasi invisibili. I loro coman-
danti non usano pi i telefoni cellulari, per
pauradi essereindividuati. Esarebberogi
iniziati secondo fonti locali i raid nottur-
ni degli americani nella roccaforte di Sadr
City per arrestareoucciderei leader di me-
diolivello. Secondoil governoiracheno, nei
giorni scorsi sono gi stati arrestati 400 uo-
mini dellesercito del Mahdi, soprattutto
nelle citt del sud del paese dove pi forte
la presenza sciita. I leader della milizia
hanno minacciato brutali rappresaglie. Sa-
bato scorso, nella citt santa di Karbala, uo-
mini travestiti da soldati della Coalizione
hanno fatto irruzione negli uffici centrali
dove alcuni ufficiali americani stavano ap-
prontando, insieme con i funzionari irache-
ni, le misure di sicurezza per le prossime,
imponenti manifestazioni religiose dellA-
shura e hanno ucciso cinque americani.
Quellemorti, aggiunteallevittimedel Black
Hawk, hanno fatto di sabato scorso il peg-
gior giorno di guerra per le forze degli Stati
Uniti degli ultimi due anni.
LAventino di Moqtada sospeso
Gioved scorso stato preso il braccio de-
stro di Moqtada al Sadr, Abdul Hadi al Dar-
raji. Sebbene gli uomini di Sadr abbiano
sminuito la sua cattura, definendolo sol-
tanto un addetto alle pubbliche relazioni,
non un comandante militare, il messaggio
arrivato chiarissimo. Sadr non gode pi di
totale protezione da parte del governo. Il
premier, che fino allottobre scorso garanti-
va la sostanziale impunit degli uomini di
Moqtada, fino a ordinare agli americani di
levare i posti di blocco attorno a Sadr City,
ha fatto dire a due suoi anonimi funzionari
che gli americani lhanno convinto che il
gruppo di Sadr infiltrato da alcune squa-
dre della morte, e le loro azioni finiranno
per isolarlo politicamente. Che nelleserci-
to del Mahdi allignassero squadroni della
morte Maliki non lha certo dovuto appren-
dere dagli americani. Se ora lancia laccusa
per dimostrare che la strategia di Sadr,
che gioca sia sul piano politico sia sul piano
militare, sta costando troppo al governo e
nonsarpitollerata. Cos, dopoaver allon-
tanato i propri familiari ha paura che sia-
no uccisi durante un eventuale raid per cat-
turarlo , Moqtada ha fatto annunciare che
lAventino di trenta parlamentari e di sei
ministri sotto il suo diretto controllo da
duemesi boicottavanoconlapropriaassen-
za i lavori dellAssemblea nazionale e del
governo finito. Duegiorni fahannoripre-
so tutti il loro posto.
La sindrome post aborto finisce sul NYT
Il giornale liberal dedica uninchiesta a una malattia di cui sinora non si
poteva parlare e che molti mettono ancora in discussione. Per i pro-choice
uninvenzione degli antiabortisti, ma c una ricca letteratura scientifica
que n di portavoci celebri n oggetto di
film o di programmi televisivi, dice Theresa
Burke, fondatrice di Rachels Vineyard Mi-
nistries, luogo di ritiro dove si organizzano
incontri con donne sofferenti per trauma da
aborto. Con David C. Reardon, la Burke ha
scritto Forbidden grief. The unspoken
pain of abortion, dove racconta molte del-
le storie di dolore emerse durante quegli in-
contri. Allagenzia Zenit, che laveva intervi-
stata qualche settimana fa, la Burke aveva
detto che quando una madre viene brusca-
mente e violentemente staccata dal figlio si
verifica necessariamente un trauma, per-
ch laborto unesperienza di morte. E il
tramonto del potenziale umano, della re-
sponsabilit, del senso materno, della rela-
zione con laltro e dellinnocenza. Una per-
dita di questo tipo raramente viene vissuta
senza conflitto e contrasto interiore. Non
cos, scrive tuttavia il New York Times,
per la maggioranza dei ricercatori e degli
epidemiologi. Ed enumera i molti studi
che contestano lidea che laborto possa
aumentare il rischio di depressione, di
abuso di psicofarmaci e di alcol, oppure
che incentivi la possibilit di cadere in al-
tri e non meno gravi disturbi psicologici.
Non pi, dicono, anzi meno di quanto tutto
questo non possa avvenire in seguito a una
gravidanza indesiderata.
Nel 1989, un gruppo di esperti convoca-
to dalla American psychological associa-
tion ha concluso unanimemente che la-
borto, entro i limiti della legalit, per la
maggior parte delle donne che vi ricorre,
non crea rischi di natura psicologica. Ma
ora di sindrome post aborto come proble-
ma sul tappeto parla anche il liberal (e
naturalmente pro-choice) New York Ti-
mes, e annuncia che per il 2008 attesa
una nuova valutazione di tutta la lettera-
tura scientifica sul tema.
D
i sindrome post aborto Rhonda Arias
non aveva mai sentito parlare. Sapeva
soltanto che la sua era una vita segnata dal-
la depressione, dallabuso di alcol e di co-
caina e da un tentativo di suicidio, dal qua-
le si salv quindici anni fa. Fu allora, rac-
conta sullultimo New York Times Magazi-
ne, che arriv lilluminazione. Che cap il
nome e lorigine di quel male cupo e feroce
che le pesava sul cuore e sui pensieri. E fu
allora che decise quale sarebbe stata la
strada che le avrebbe fatto fare la pace con
se stessa e con i suoi molti bambini non na-
ti. Diventata predicatore evangelico, deci-
se di aiutare le donne che, come lei, non
avevano mai smesso di portare un lutto
inesprimibile, negato al mondo e dal mon-
do, nascosto anche a se stesse. La sua sto-
ria, e la descrizione della sua vita di con-
sulente per il recupero post aborto, il fi-
lo conduttore del lungo articolo del NYT,
che fin dal titolo si chiede se esista poi
davvero, questa sindrome post aborto. E
uninvenzione degli antiabortisti, secondo
la posizione senza appello del mondo pro-
choice, oppure qualcosa che merita di es-
sere finalmente riconosciuto?
La questione non soltanto accademica.
Non lo soprattutto negli Stati Uniti, dove
le pirecenti polemiche sulla revisione del-
la legislazione abortista nata dalla famosa
sentenza Roe vs Wade considerano, oppure
negano, lemergere del trauma post aborto
come malattia grave e devastante. Ci si in-
terroga, per esempio, sullopportunit di se-
gnalarla o meno come rischio alle donne
che chiedono linterruzione volontaria di
gravidanza, con i conseguenti malumori di
coloro che temono lintroduzione di limita-
zioni legali a quella che lordinamento ame-
ricano garantisce come libert praticamen-
te senza limiti. La sindrome post aborto, se
una malattia, per ora non dispone comun-
C
arriere separate, sarebbe la soluzione
ideale. Critici che fanno i critici, senza
cedere alla tentazione di scrivere un ro-
manzo. Romanzieri che fanno i romanzieri,
senza cedere alla tentazione di dar giudizi
sulla fiction altrui. Valgono come esempio
i mestieri che richiedono competenze tec-
niche facilmente sbugiardabili: i critici
darte non dipingono quadri; i critici musi-
cali non dirigono orchestre; i critici teatra-
li non salgono sul palcoscenico. Capita che
un romanziere azzecchi qualche suggeri-
mento di lettura, quasi mai che un critico
faccia centro con un romanzo. E come esi-
ste la sciagurata categoria dei writers wri-
ters, scrittori osannati dai colleghi e scarsa-
mente letti da chi non intende saltare la
barricata, esiste da fuggire come la peste
la categoria un romanzo prima o poi non
se lo nega nessuno.
Esistono combinazioni ancora pi leta-
li. Zadie Smith, la talentosa debuttante
che a venticinque anni intasc 250.000
sterline danticipo per Denti bian-
chi (ne aveva pubblicato un
capitolo sulla rivista stu-
dentesca di Cambridge),
ha appena firmato sul
supplemento del Guar-
dian un lungo articolo.
Nel calderone genere
brevi cenni sulluniver-
so entrano consigli ai colle-
ghi meno fortunati di lei, teo-
rie letterarie, considerazioni
sulletica e lestetica, bacchet-
tate ai critici invadenti, per-
fino lauspicio di lettori mi-
gliori, che accettino di in-
contrare gli scrittori a met
strada. Verrebbe da liqui-
darlo come lo sfogo di una
scrittrice che, dopo luniver-
sale consenso ottenuto con il primo
romanzo, si dovuta adattare a giudizi
meno entusiastici. Da qualunque parte li
si prendano, Luomo autografo e Sulla
bellezza non sono riusciti altrettanto be-
ne: uno era sotto linfluenza di Dave Eg-
gers (altro ragazzo prodigio che non ha
mantenuto le promesse), laltro imitava
Casa Howard di Edward Morgan For-
ster, senza uguagliarne la perfidia.
Fallire con onore la formula che Za-
die Smith invoca, giacch i capolavori sono
scarsi e gli scrittori moltissimi. Si potrebbe
obiettare che non obbligatorio provarci.
Ma intanto godiamo del crudele ritrattino
in apertura di saggio. Un giovanotto di no-
me Clive, dopo essersi comprato una sedia
ergonomica e un computer nuovo, dopo
avere studiato le teorie letterarie pi in vo-
ga, e cercando di far tesoro degli errori al-
trui, mette mano al romanzo che far mori-
re di invidia i colleghi (meglio avrebbe fat-
to a leggere le biografie, scoprendo che Wil-
liam Faulkner poggiava i fogli su un carret-
tino del carbone in miniera, e che Philip
Roth stava in piedi per dolori alla schiena).
Tre anni dopo constata con dolore che le
ambizioni sublimi hanno prodotto risultati
mediocri. Nel beato mondo di Zadie Smith,
limmaginario Clive ne perfettamente
consapevole (evidentemente, non frequen-
ta gli stessi romanzieri che abbiamo cono-
sciuto noi, pi ciechi e permalosi). Quindi
dovremmo perdonarlo. Anzi, incoraggiarlo.
Il critico come balia asciutta, o libertaria
maestra Montessori, dovrebbe secondo Za-
die Smith lasciar perdere i romanzi che di-
vertono e sono interessanti e intelligenti. E
aiutare lo scrittore a perseguire pi alti
obiettivi. Per esempio, esprimere il proprio
essere-nel-mondo (concetto suo, trattini
heideggeriani nostri: non abbiamo resistito
alla tentazione). Denti bianchi era inte-
ressante e intelligente, ci piacque e ci di-
vert. Mai avremmo pensato che la scrittri-
ce, venendolo a sapere, si sarebbe offesa.
LODATI E OFFESI
Un romanzo vi diverte? Guai
a dirlo allo scrittore, potrebbe
offendersi (come Zadie Smith)
GEORGE W. BUSH
Bolla della new economy, 11/9,
Enron, caro greggio e Cina.
Eppure lAmerica cresce ancora
Busheconomics
Milano. Il ribasso del petrolio a 50 dollari
il barile ha aumentato gli ottimismi negli
Usa. Forse anche il 2007 potr chiudersi con
un buon tasso di crescita del pil perch la
conseguenza sul contenimento dellinflazio-
ne pu indurre la Fed a una politica mone-
taria moderata. Insomma il 2007 potrebbe
avere un tasso di crescita del pil maggiore
del 2,4 previsto nel recente Outlook dellOc-
se che incorporava un minor ribasso del pe-
trolioecheproiettasul 2008 unacrescitadel
pil del 2,7. Poichil prossimoannosi conclu-
de il secondo mandato di George W. Bush
tempo di valutare i risultati della sua azione
dallinizio del 2001, quando assunse il pote-
re. Nel 2001 il pil crebbe appena dello 0,4
per cento, a causa dellattacco alle Torri Ge-
melle. Per la verit si stava anche sgonfian-
do la bolla finanziaria che aveva portato il
pil Usa a salire del 4,1 e del 3,8 nei due anni
precedenti. Ci a causa del ritardo del pre-
sidente della Fed Alan Greenspan nel tira-
re il freno monetario. E anche a causa della
gestione finanziaria dei democratici (un go-
verno di banchieri e di progressisti la nuo-
va formula che attira molto anche in Italia).
Bushsi trov, dunque, nellapeggioretempe-
sta economica che gli potesse capitare: lo
scoppio della bolla della Borsa e il panico
delleconomia di tutto il mondo industrializ-
zato. Mail pil degli Usanel 2002 risal del 2,4
per cento, nel 2003 del 2, nel 2004 del 3,9 so-
spinto dalla riduzione delle imposte federa-
li. Aument ancora del 3,2 nel 2005 e nel
2006 del 2,3, nonostante le aspettative di rin-
caro del petrolio e rialzo dei tassi del nuovo
presidente della Fed Ben Bernanke. Si os-
serva che di solito nonsi pu dare la colpa o
il merito della dinamica del pil a un gover-
no. Questo si dice unfattoreingranpar-
te esogeno. Largomento vale certo per noi,
nazione piccola nelleconomia globale. Vale
per lUnione europea, un insieme di nazio-
ni, ma priva di autonomia in politica fiscale,
nel campo bancario e borsistico. Edove non
c rapporto istituzionale fra la politica del-
la Bce e le politiche fiscali degli stati mem-
bri. Ma per gli Usa largomento per cui il pil
non sarebbe un valido indicatore della
performance del governo vale sino a un cer-
to punto. Il governo centrale ha gli strumen-
ti di politica fiscale e di connessione con la
politica monetaria.
(Rocca segue a pagina quattro)
(Forte segue a pagina quattro)
CORREZIONI - DI MARIAROSA MANCUSO
D
i Robert Kennedy si pu avere il giudi-
zio che si vuole, la morte violenta san-
tifica, ma non era tutto oro quello che rilu-
ceva. E anche Bobby, il film di Estevez,
pu piacere o non piacere, con quella so-
vrabbondanza di minimalismo magnilo-
quente, troppe star per raccontare vite
troppo normali, ma vissute come su un
boulevard hollywoodiano, in attesa che
passi la Storia. Per una cosa ti stupisce, in
quelle due ore al cinema: come parlano, e
di che parlano, i politici americani. Nei nu-
merosi discorsi pubblici con cui RFK ca-
valca la sua corsa alle primarie, vera co-
lonna sonora del film, non c un accenno
che sia uno alla politica come la intendia-
mo noi. C, invece, una grande retorica.
Kennedy parla come da noi parlerebbe un
guru in un talk show. Parla, fondamental-
mente, dellessere umano. Del suo rappor-
to con gli altri, con la violenza, con la guer-
ra, con la povert, con il successo. Parla di
ideali. Parla della Nazione come se fosse
un essere umano anchessa, dotata di una
personalit, sentimenti, aspirazioni, no-
bilt e ignobilt. Potremmo dire che fa di-
scorsi antropologici, che sembra convinto
di poter raddrizzare il legno storto dellu-
manit, come un leader rivoluzionario che
ha solo scelto la democrazia per fare la sua
rivoluzione. Soprattutto, Robert Kennedy
parla. Tiene discorsi. Si esercita nellarte
della oratoria. Pronuncia orazioni, inevita-
bilmente frutto di un pensiero, e certamen-
te del lavoro di professionisti della parola.
Pu anche essere che tutto in lui sia falso.
Tranne gli argomenti che sceglie di tratta-
re: quelli sono veri.
Anche i nostri politici parlano, eccome
se parlano. Generalmente stravaccati in
quel genere giornalistico nostrano che la
tomba del pensiero, lintervista a domande
e risposte, stilema non a caso del tutto as-
sente nella stampa anglosassone, e non a
caso cos simile alla domanda risponde
dei verbali giudiziari. Parlano degli avver-
sari, degli alleati, della tattica, del governo,
della Ue, dellOnu, della Nato, dellIstat,
dellInps, dellEnpdap, dei Pacs, degli ismi
del momento (riform-, social- e liber-), del-
le zioni disponibili (liberalizzaz-, priva-
tizzaz-, socializzaz-). Parlano di techne, mai
di koin. Nessuno ha lardire di affrontare
il tema profondo e oscuro della natura
umana, e di come essa prosperi o si immi-
serisca nella comunit degli uomini.
Se, facendo gli scongiuri, domani doves-
sero uccidere uno qualsiasi dei nostri lea-
der, la Rai troverebbe mai nei suoi archivi
un solo discorso da usare come sonoro sul-
le scene dellattentato, senza commento, in
grado di farti venire i brividi come ti ven-
gono nel finale di Bobby? Da quanto
tempo un leader politico italiano non pre-
para, studia, scrive e pronuncia un discor-
so sulla violenza, o sulla povert, o sulla li-
bert, o sulla vita, o sulla morte? E soprat-
tutto, chi capace di farlo con eloquenza,
cio badando alle parole, alla loro forza
evocatrice, alla tecnica del recitar parlan-
do, alla funzione catartica e teatrale di cui
la grande oratoria politica capace?
Il coraggio delloratoria che parla delluomo
Si dice che let della televisione non lo
permettepi, cheoggi contanosoloi sound-
bites, chelacapacitdi attenzionedelludi-
torio si ridotta a pochi secondi. Non sem-
bra vero. Negli Stati Uniti una star nata
grazie alla capacit di parlare, e di toccare
cuori e menti. Barack Obama vive di retori-
ca, e di lui dicono che neanche il Clinton
giovane era al suo livello, al punto che lal-
tra Clinton sa che deve scongelare la pro-
pria parola, se vuole batterlo. Blair, il pi
longevo leader dEuropa, prima di tutto
un maestro nellarte dello speech, a West-
minster o sullo sfondo di unabbazia, maga-
ri due ore dopo la morte di Diana. E S-
golne e Sarkozy si sfidano sulla capacit
di suscitare emozioni, di evocare valori e
missioni, e forse solo su quello. E vero il
contrario: pi la politica televisiva, pi la
politicalaica, epilesi richiedeunaqua-
lit religiosa, la qualit del re-ligare.
Forse solo Berlusconi e Veltroni, in Ita-
lia, hanno il coraggio delloratoria che par-
la della natura umana, e forse non a caso
sono i due leader pi popolari nei loro
schieramenti, ben al di l dei loro effettivi
meriti politici. Ma Berlusconi ha la retori-
ca di un capitano dindustria, e Veltroni la
meta-retorica che si nutre della retorica al-
trui. Poi cera Ciampi, che parlava di Pa-
tria. Ma dov un politico che voglia parlar-
ci di effetto-serra, del razzismo, delleduca-
zione dei nostri figli? Non parlando degli
uomini, e della loro natura, essi non ci par-
lano di se stessi, non ci fanno capire chi so-
no, e che cosa vogliono, e perch sono di-
versi luno dallaltro. Per questo, in fondo
al cuore, non ce ne fidiamo.
Antonio Polito
ANNO XII NUMERO 19 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 23 GENNAIO 2007
U
n homme de combat. Lo ha detto per-
sino Nicolas Sarkozy, non proprio un
profeta dei diseredati delle banlieue. Ma i
francesi amano i granduomini, anche in
versione santuomini, figurarsi uno che
lanno scorso sera piazzato terzo in un son-
daggio sul pi grande francese di ogni
tempo dietro a De Gaulle e Pasteur. Cos
anche Jacques Chirac non s tirato indie-
tro: Rappresenter sempre lo spirito rivo-
luzionario contro la miseria, la sofferenza,
lingiustizia. Ai granduomini, anche in
versione santuomini, si possono pure per-
donare le scivolate. Cos oggi quasi nessu-
no in Francia insiste su quella brutta fac-
cenda del 18 aprile 1996, quando lAbb
Pierre aveva gi ottantaquattro anni e il
suo grande amico di una vita Roger Ga-
raudy ex gauchiste di recente conversio-
ne allislam versione radical-negazionista
si present in rue de Scribe accompagna-
to da Jacques Vergs, vecchia pellaccia
davvocato per anime nere, per difendere
dalle accuse di antisemitismo il suo libro
I miti fondatori della politica israeliana.
Garaudy cav di tasca una lettera di acco-
rato sostegno firmata dal suo amico, lAbb
Pierre: Ti prego di trarre da queste righe
la forza e lamicizia della mia affettuosa
stima e del mio rispetto per lenorme lavo-
ro del tuo nuovo libro. Confonderlo con
quello che fu chiamato revisionismo
unimpostura, una vera e propria calunnia
da incoscienti. Poi anche i nemici giurati
I L F RA T E DEI POV ERI CHE PI ACEVA ANCHE AL L A L AI CA F RANCI A
gli riconobbero le attenuanti generiche,
non aver letto il libro ed essere stato mal
consigliato da alcune persone del suo am-
biente che un settimanale colloc tra i su-
perstiti del brigatismo rosso italiano alla
deriva. Il buon frate cappuccino incass
anche le reprimende del cardinale Lusti-
ger, e alla fine fece ammenda e dietrofront.
Del resto la chiesa francese, figlia predilet-
ta, quando si guarda indietro, in queste ma-
terie non sempre ritrova idee chiare e di-
stinte, e a volte fa pasticci maggiori di quel-
li dellAbb. E allora perch prendersela
con un frate cappuccino che durante la
guerra era stato arrestato dai tedeschi e
aveva partecipato alla resistenza dandosi
da fare per salvare ebrei e perseguitati po-
litici? E come si fa ad appendere a un epi-
sodio novantaquattro anni di vita di un uo-
mo folgorato da san Francesco allEremo
delle Carceri a soli sedici anni, tanto da en-
trare nella clausura dei cappuccini, nondo-
po aver distribuito ai poveri la sua parte di
eredit, lui nato benestante, quinto figlio di
un mercante di seta di Lione.
In realt, quel che dellAbb Pierre, al
secolo Henri Antoine Grous, ha sempre
diviso animi e anime stata la sua vocazio-
ne contestataria dentro la chiesa e la so-
ciet. La chiesa degli anni Cinquanta versa-
va in Francia in condizioni non migliori di
quella italiana. E non singolare che il
percorso zigzagante tra la resistenza, la
politica e la tonaca sia stato una caratteri-
stica peculiare di molti spiriti profetici del
cattolicesimo di quella generazione. Cos,
dopo la Liberazione, sulla strada di casa,
aveva deciso di non tornare in clausura e di
dedicarsi a mettere su case per i senzatet-
to. Per poi diventare anche deputato allAs-
semblea nazionale, per poi uscirne ben
presto disgustato e tornare al suo Vange-
lo e ai suoi poveri. Per lAbb Pierre, la da-
ta del 1954 quando rivolse alla nazione il
suo famoso appello per aiutare i senzatetto
di Boulevard Sebastopole fu insomma
molto di pi dellinizio di una pastorale
della strada; era linizio di una spiritualit
diversa. E se i senzatetto a Parigi ci sono
NON MUORE NES S UNO , ROMANZ O DEL L A PERF EZ I ONE L I NGUI S T I CA
Sparire e farsi raccontare dalle donne (e da Sergio Claudio Perroni)
E
il libro della perfezione della lingua
italiana. Lautore, Sergio Claudio Per-
roni, anche un virtuoso della traduzione.
E il pi richiesto dagli autori stranieri che
pubblicano in Italia ed cos padrone del-
le lingue che il suo primo romanzo, Non
muorenessuno (edizioni Bompiani), avreb-
be potuto tranquillamente comporlo in in-
glese o in francese e senza presunzione. In
inglese e francese dunque, i due polmoni
che fanno il respiro della grande letteratu-
ra contemporanea ma aver scelto litaliano
attenzione: lingua spirituale per eccellen-
za, cristallo puro non stata per Perroni
una scappatoia provinciale, piuttosto una
trappola sentimentale. Se conosciamo bene
lautore e noi, ex sodali accecati dallam-
mirazione presumiamo di conoscerlo in
questa esecuzione magistrale di Non muo-
re nessuno ritroviamo le tracce di unere-
dit: Perroni, che di suo gi fa il socio della
ditta Morli (uno e due), ha regolato i conti
con Luigi Pirandello, la pi affascinante
macchina di lingua italiana. Questo libro di
cui tutti parlano e che tanti temono un
grandioso allestimento teatrale, anzi, esi-
stenziale. In questo libro dove si perpetua
lassiomadellascienzapirandelliana, lalet-
teratura verit di gran lunga pi vera del-
la vita stessa, e la messa in scena del perso-
naggio il protagonista R.T. Fex proprio
cristallo puro. Il lettore-spettatore lo sco-
ver nel prisma delle sfaccettature, tra i di-
stinguo, i dettagli e i luccichii dei particola-
ri che fanno il coro dellidentikit. Spieghia-
moci: questo tizio di nome R.T. Fex un
grande scrittore, baciato da improvviso e
inaspettato successo uno che non pro-
priamente morto ma letteralmente scom-
parso. Questo tipo che fa da artefice al suo
stesso sparire riesce a trascinare tutta una
folla di comprimari che ne racconta scene,
pezzetti, umori ericordi chesenevannovia
come capelli. E ci vuole la perfezione della
linguaitaliana a raffreddare la congestione
degli addii e delle necrologie. Ci vuole la
composta degli ingredienti per coniugare il
nitore della lingua del s con la centrifuga
della modernit: lo sguardo di un bambino
che vede volare via la vita degli altri dai ve-
tri di un auto, ecco, ci vuole; la superba
sgangherata maestria di un Alessandro Ha-
ber, qui convocato nel ruolo di attor-carta-
ceo, ci vuole, e ci vuole una donna che dia
certificazione di magnificenza femminile
nel sapere affrontare la prova della Miner-
va turrita. Spieghiamoci: ogni donna che
riesce ad essere figa pur con lasciugamano
avvolto sui capelli degna di grande amo-
re. R.T. Fex uno che viene raccontato dal-
le donne, dalle sue donne, viene racconta-
to anche da un tipo che aveva escogitato
una macchinosa sega e viene raccontato
malamente da chi scriveva con lui, come se
il mestiere stesso dello scrittore fosse un
impedimento per evocare la vita vera. In-
tanto R.T. Fex letteralmente scomparso.
E un sogno automatico di tutti quello di ve-
dere leffetto che fa la propria vita attraver-
so gli occhi degli altri. Tutti hanno dei pro-
pri pezzi smarriti nelle tasche di un altro.
Non c morto o prematuramente scompar-
so che non desideri attardarsi ai propri fu-
nerali per assistere allo spettacolo di se
stessi nella commemorazione, la suprema
forma di narcisismo, lo spettacolo degli
spettacoli, lorgia pirandelliana per eccel-
lenza: succede quando i personaggi trovano
finalmente una ragione del loro peregrina-
re torno torno al rovello del non morire.
Quale autore pu cucinare un cos diaboli-
co capolavoro dove poter scatenare i propri
personaggi nella cerca di se stesso? Si pu
dire con don Luigi che, finalmente, la pere-
grinazione dolente dei personaggi finita.
Hanno trovato lautore del quale erano in
cerca. E anche il libro della perfezione tea-
trica tutta italiana. (pb)
CONF ORMI S MO ET NI CO AL GRI NZ ANE CAV OUR
Un convegno sullAfrica per dire che il tam-tam era come il cellulare
Torino. Si pu parlare dellAfrica, e della
sua letteratura, andando oltre il dramma dei
soldati bambini, delle responsabilit dei co-
lonialisti e della necessaria resistenza allas-
similazione culturale e linguistica dellocci-
dente? Uncompito difficile. Almeno a giudi-
care dal tono della XXVI edizione del pre-
mio Grinzane Cavour che si conclusa do-
menica scorsa e che questanno stata co-
struita intorno a una kermesse sulla lettera-
tura africana. Il titolo, Il deserto e dopo,
che evocava unvolume inprosa di Giuseppe
Ungaretti, erasuggestivo, mai contenuti han-
no risentito di un noto conformismo multi-
culturale, ancheseinpartesmentitodaalcu-
ni (pochi) scrittori. Al dibattito sulla condi-
zione femminile in Africa, moderato da
CatherineSpaak, lattricesi limitataachie-
dere alle sue ospiti di raccontare le loro sto-
rie personali. Come quella di Aminata Fofa-
na, che vive in Italia e prima di diventare
scrittrice stata modella. Volevo essere li-
bera e per questo sono venuta in occidente,
ma la moda mi ha trattato come una donna
oggetto, mi ha fatto diventare bianca e mi ha
rubato lanima, ha detto fra gli applausi.
LedonneinAfricasonopiemancipatede-
gli uomini, ha aggiunto Werewere Liking,
camerunense, il rapporto che abbiamo con
gli uomini identico a quello che avete voi
in Europa. Allunica domanda di attualit
da parte di Catherine Spaak sulle mutilazio-
ni sessuali, le scrittrici hanno risposto che si
tratta di una pratica sbagliata, ma che biso-
gna anche capire le tradizioni dell Africa da
insider senza giudicarle dallesterno.
La kermesse ruotava intorno a un monu-
mento della letteratura africana, Nadine
Gordimer, strenua oppositrice della-
partheid che nel suo intervento ha esordito
con una figura retorica: Im black, ha det-
to (sempre fra gli applausi). Gli interventi
degli scrittori hanno quasi tutti seguito una
traccia socio-politica. Anche fra i romanzie-
ri delle nuove generazioni. Fra i pi accla-
mati, il nigeriano Uzodinma Iweala, che ha
24 anni e ha scritto un breve racconto pluri-
premiato in America: Bestie senza una pa-
tria (Einaudi). Racconta la storia di un
bambino soldato ed dedicato a tutti (gli
africani) che hanno sofferto. Si conclude co-
s: Io vedo cose troppo terribili, per dirle a
te. Al convegno ne ha approfittato per una
denuncia del postcolonialismo. La sua ana-
lisi non stata diversa da quella di un altro
nigeriano, Niyi Osundare, chehalanciatoun
monito: Quando vi sono bugie, ci sono mac-
chie di sangue sotto le loro unghie. Sami
Tchak, togolese, interpellato da un signore
del pubblico che ha chiesto se era possibile
andareoltrelaletteraturaetnica, si lancia-
to in uninvettiva contro gli ex colonialisti.
La nostra democrazia non pu essere simi-
leallavostra, ci vuoleunpattodi sangueper
costruire la libert, ha ricordato, nel caso
qualcuno se ne fosse dimenticato. Certo,
Henry Lopez, dellaRepubblicademocratica
del Congo ha provato a cambiare direzione,
affermandochelidentitletterariaafricana
deve andare oltre lobbligo di raccontare la
negritudine, le tradizioni o i drammi africa-
ni, e qualcun altro, come Moises Isegawa,
(ugandese), che ha vissuto molti anni in
Olanda, ha ricordato che si stupito quando
un editore italiano che doveva tradurre il
suo libro Cronache abissine, gli ha sugge-
rito di modificare il titolo in Cronache afri-
cane per non evocare il fascismo. Werewe-
re Liking ha corretto il tiro e lha buttata sul
primitivismo: Io sono una figlia della fore-
sta, ha dichiarato. Noi avevamo i tamburi
cherappresentavanounmezzodi comunica-
zione velocissimo, come i cellulari, ma pur-
troppolenostretradizioni sonostaterepres-
se dai colonialisti. La modernit tradizio-
ne ha concluso, mentre Martha Nassibou,
principessa etiope esiliata per via del fasci-
smo, ha dichiarato: Per me scrivere signifi-
ca usare parole semplici, forti e giuste, per
trasformare la realt: la letteratura moder-
na in Etiopia un faro guida per la trasfor-
mazione dellAfrica che deve trarre forza
dalle proprie tradizioni.
Insomma, sullAfrica si pu solo piangere
(e compiangersi) e raramente in Europa si
traducono libri che esulino dai drammi so-
ciali epolitici, comehannosottolineatoalcu-
ni scrittori. Anche se al convegno c stata
unasimpaticaeccezione: Chris vanWyk, che
abita a Soweto e ha scritto un bestseller
umoristicosuunacittadinasudafricana, ispi-
rato a Peyton Place: Shirley, Goodness &
Mercy (mai tradotto in italiano). Della Gor-
dimer, che usa paragonarsi ai neri, ha detto:
E una scrittrice geniale, lammiro molto,
maqualcunoprimaopoi dovrebbetrovareil
coraggio di dirle che ha la pelle bianca.
Cristina Giudici
L E I DEE DI PET ER BAL Z AGET T E, OR WEL L AL L I NCONT RARI O
Linventoredel GrandeFratellodecretalafinedel totalitarismotelevisivo
S
econdo il Daily
Mail, Peter Bazal-
gette, lideatore del-
Grande Fratello e luo-
mo che lha reso un fe-
nomeno mondiale, at-
tualmente al centro di
una disputa diplomatica
tra Inghilterra e India, tra i dieci inglesi
peggiori, insieme a Jack lo Squartatore e
agli infanticidi. Ma si tratta di un demonio
borghese davvero colto e di bellaspetto.
Vanta una laurea in Legge conseguita a
Cambridge, dove stato presidente della lo-
cale Union Debating Society, lanticamera
alle alte cariche politiche, non escludendo
a quel tempo la possibilit di entrare a far
parte del Parlamento come membro conser-
vatore. In realt, stato assunto alla Bbc
News e ha realizzato documentari nei qua-
li i proletari venivano descritti come vere
e proprie vittime delle circostanze sociali.
Al contrario, spettacoli come Cambio mo-
glie (in cui famiglie operaie e snob si scam-
biano le rispettive consorti) e il Grande Fra-
tello esplorano la vita e gli atteggiamenti
reali in Gran Bretagna. La premessa potr
anche essere completamente falsa, ma ci
che ne esce autentico. Altrimenti questi
programmi non avrebbero seguito.
Dagli anni Ottanta, la societ di Bazalget-
te la Bazal ha realizzato programmi di
trasformazione dello stile di vita per pro-
prietari di case neoborghesi: La mia so-
ciet stata accusata di stare a guardare la
vernice asciugarsi, lacqua bollire e lerba
crescere. Successivamente, con la propria
societ entrato a far parte della Endemol,
casa produttrice di programmi per tutti i
mercati del mondo. Bazalgette attualmen-
te presidente della Endemol UK e direttore
creativo a livello mondiale. Quindi, la re-
sponsabilit solo sua. Grazie allunione
delle tecnologie offerte da tv, cellulare e In-
ternet, la tv dei reality mette il potere nel-
le mani degli spettatori, che non devono su-
bire imposizioni e non lo permetteranno
pi. Morte al totalitarismo culturale. Che
fioriscano migliaia di programmi.
Il Grande Fratello prevede tre regole: la
prima il casting, la seconda il casting e
la terza il casting. Tutto dipende dal ca-
sting. Ci che il programma mostra reale
e veritiero, e diverse ricerche hanno dimo-
strato che ci che il pubblico apprezza dav-
vero lautenticit, che, per inciso, non ve-
de nella politica organizzata, ma nota nel
Grande Fratello. Per i suoi fan, il program-
ma non finto, ma molto reale. In tv, il pro-
duttore si crede sempre un Dio, ma nel
Grande Fratello davvero in prima linea.
Ma Bazalgette ha pi potere che se fosse
entrato in politica? E perch i giovani vota-
no per il Grande Fratello ma non per le
elezioni politiche? Per far divertire la gen-
te occorre catturarne le emozioni e questo
si avvicina pi a una forma di seduzione
che non allesercizio di un potere. I media
possono adottare soluzioni immediate, fare
domande semplici, esprimere giudizi rapi-
di, mentre un politico deve applicare una
linea di governo, creare un consenso, far s
che funzioni, metterlo in pratica. Tuttavia,
i politici negano levidenza quando fingono
che tra le parti vi siano differenze reali, an-
zich riconoscere che unelezione asso-
lutamente una competizione tra individui,
come nel caso del Grande Fratello. Tony
Blair ne sa qualcosa.
La tecnologia informatica offre a noi con-
sumatori la possibilit di scegliere grazie al-
le privatizzazioni nei servizi di pubblica uti-
lit. Allo stesso modo, i canali televisivi non
controlleranno pi la nostra scelta dei pro-
grammi. I nuovi cellulari, Internet, la tv in-
terattiva e i videoregistratori personali de-
creteranno lestinzione dei canali televisivi
con orari di programmazione fissi e nazio-
nali infarciti di pubblicit. Secondo Bazal-
gette, lo spostamento del potere nelle ma-
ni dello spettatore profondo e inevitabi-
le. La differenza rispetto al Grande Fratel-
lo di George Orwell, in perenne osservazio-
ne da un angolo della stanza, che il Gran-
de Fratello di Bazalgette consensuale. I
partecipanti scelgono di essere guardati,
mentre gli spettatori in tv o su Internet
scelgono o meno di seguire lo zoo umano,
dove tutto il mondo un palcoscenico. In
Spagna, il 55 per cento del pubblico ha pre-
ferito il Grande Fratello alla partita Real
Madrid-Bayern Monaco, mentre nel Parla-
mento danese Internet andato intilt quan-
do i ragazzi erano sotto la doccia. Il Grande
Fratello stato rivoluzionario nel determi-
nare cambiamenti in tutto il mondo. La pre-
senza di uomini e donne sotto lo stesso tet-
to ha indotto il Parlamento del Bahrein a
vietarlo. In Messico, il programma soprav-
vissuto a untentativo di boicottaggio pubbli-
citario cattolico, raggiungendo uno share
del 40 per cento. In Africa, il Grande Fratel-
lo ha provocato una crisi costituzionale nel
Malawi. Ora ci troviamo di fronte a un inci-
dente diplomatico tra una sciattona scurri-
le, che crede che Winston Churchill fosse il
primo presidente americano nero, e unele-
gante attrice di Bollywood che non ha mai
dovuto cucinare: gli ascolti oscillano tra 1,7
e 4,5 milioni di spettatori.
Nei suoi primi cinquantanni di vita, il
mezzo televisivo in ogni parte del mondo
stato controllato dal Grande Fratello di
Orwell: i governi. Il Grande Fratello di Ba-
zelgette, con le sue nudit, il sesso e le vol-
garit, nato nellera del satellite televisi-
vo multicanale e di Internet. Ora i pro-
grammi tv vengono decisi dal gusto popola-
re, anzich dallelite culturale. Oppure, co-
me aveva predetto Orwell nel 1984, la por-
nografia e lo sport sono diventati il nuovo
oppio e i nuovi mezzi di supervisione so-
ciale dei popoli?
Richard Newbury
ancora, cinquantadue Natali dopo, erano
diversi i tempi della chiesa. Erano i tempi
delle esperienze di vita comunitaria che
sbocciavano dai semi di un desiderio di
Vangelo pi autentico. In cui la giovane
chiesa sognava i luoghi dove quei semi
sembravano sbocciare: come Taiz, la co-
munit ecumenica fondata in Francia da
Frre Roger che, assieme allAbb Pierre e
alla sua Comunit Emmaus, oggi diffusa in
cinquanta paesi, divent presto il mito in
versione cristiana del vento francese.
E stato, lAbb Pierre, uno dei testimoni
di quel cristianesimo rinnovato. Era an-
che londa durto di una chiesa che, per
amare i poveri, si avviava in pi dun caso
a perdere la Trebisonda per il pauperismo,
e a varare scandalose amicizie con filosofi
della gauche, come accadde tra lAbb e
Garaudy. Unonda durto che, per amore
dellamore universale, in qualche caso per-
se la Trebisonda anche per una sottana. Lo
confess lAbb, ormai novantaduenne, in
un libro di memorie, e lo scandalo ci fu so-
lo per quelli che volevano che scandalo fos-
se. Ma ai granduomini, agli homme de com-
bat, concesso ogni tanto scivolare: sul li-
bro maledetto di un vecchio amico o su un
libro di memorie che meritava pi silenzi.
Prima di scivolare nellinfinit dellAmo-
re del Padre, come gli ha augurato il pre-
sidente della Conferenza episcopale fran-
cese, il cardinale Jean Pierre Ricard.
Maurizio Crippa
La fede durto dellAbb Pierre, un homme de combat
Il retore Bobby
Forse RFK era un politico falso,
ma gli argomenti che toccava
erano maledettamente veri
LAfghanistan? C tempo per decidere, e
ce lo prenderemo tutto. Questa la conclu-
sione di massima uscita dalla cena di dome-
nica fra Romano Prodi, Massimo DAlema,
ArturoParisi ei dirigenti dellasinistramas-
simalista. Nella sostanza, prima che Prodi
sintetizzasseieri lapropriaposizioneconun
non assumiamo impegni maggiori, ma non
ci ritiriamo, il possibile esito del confronto
nella maggioranza laveva preannunciato da
Bruxelles il segretario generale della Nato,
Jaap de Hoop Scheffer, dopo un colloquio
conil nostroministrodegli Esteri: DAlema
ha assicurato che lItalia manterr il suo im-
pegno inAfghanistanai livelli attuali. Que-
sto, in linea con il precedente decreto ap-
provato dalla maggioranza prodiana, sar il
principio insormontabile contenuto nel
provvedimento che il centrosinistra varer
entro gennaio? Ambienti governativi dicono
di s e aggiungono che non ancora escluso
il ricorso al voto di fiducia. Il decreto sar
accompagnato da un ordine del giorno sul
quale il governo tratter fino allultimo con
la parte pi capricciosa della maggioranza.
In modo da rendere palese quel tratto di
discontinuit reclamato da Oliviero Dili-
berto (Pdci), Franco Giordano (Rifondazio-
ne) e Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi). Inco-
sa consiste lelemento di novit? Il capo del-
laFarnesina ha provato a spiegarlo assieme
al rappresentante della Nato: Una maggior
cooperazione fra militari e civili nel paese
asiatico. Si ribadisce insomma che il dos-
sier afghano necessita di un impegno uma-
nitario pi intonato alla vocazione dellOnu
(infatti piace alla Francia) che non al peace
enforcing praticato finora dalle forze arma-
te occidentali. Ma non si prefigura alcun di-
simpegno militare. Baster alla sinistra an-
tagonista? Fosse per Parisi a sinistra do-
vrebbero accontentarsi anche di molto me-
no. Per il ministro del Difesa come avreb-
be detto ai colleghi laltra sera la disconti-
nuit c gi stata con il ritiro delle truppe
statunitensi dalla base sarda della Madda-
lena e con il ritorno tempestivo dei nostri
soldati dallIraq. Salvo ulteriori cedimenti
del fronte riformista, lordine del giorno
sar, s, figlio del dibattito parlamen-
tare, ma al dunque il voto confermer per
lAfghanistan lorientamento collaborativo
gi stabilito in passato. E la responsabilit
di una eventuale richiesta di fiducia, anco-
ra lontana, cadrebbe per intero sulle spalle
dei partiti intransigenti che non controlla-
no i propri parlamentari.
Nellopposizione, lUdc ha fatto sapere per
prima che incaso di ricorso alla fiducia non
voter con la maggioranza sul finanziamen-
to della missione. Non scontato che gli ex
alleati finiscano per affiancarsi ai centristi.
Intanto il partito di Pier Ferdinando Casini
ha riunito ieri il consiglio nazionale, dal
quale alla fine uscita la data del prossimo
congresso: 16-18 marzo, a ridosso delle ele-
zioni amministrative. Il segretario Lorenzo
Cesa vuole evitare personalismi che pos-
sano contraddire la grande unit del-
lUdc. Ma al polista Carlo Giovanardi non
piace la linea isolazionista di Casini e la
presenza ostinata del suo cognome nel sim-
bolo del partito. Perci ma ancora solo
una minaccia lex ministro dei Rapporti
conil Parlamento ha scritto una mozione al-
ternativa a quella della segreteria allestita
da Cesa eRocco Buttiglione, e la presenter
sabato a Legnago (Verona). Giovanardi pare
destinato a candidarsi contro Cesa e a uffi-
cializzare la nascita di una minoranza che
si conter gi nelle prime tre domeniche di
febbraio durante i congressi provinciali.
Quanto al resto del centrodestra, si sta va-
lutando lopportunit di unastensione pole-
mica verso il governo, qualora scelga di sa-
crificareil dialogoallanecessitdi nonmet-
tere a rischio la propria tenuta in aula sulla
missione afghana. Ma una scelta simile, in
Senato, equivaleaunopposizioneal rifinan-
ziamento. Umberto Bossi molto impegna-
to nella preparazione del congresso leghista
(fine aprile) ma ha gi detto che inogni caso
voter s alla missione. I dirigenti di Annon
hanno unopinione diversa da quella di Ca-
sini, masuggerisconodi aspettarefinoal ter-
mine della discussione nella maggioranza:
Noi una visione unitaria ce labbiamo. Pri-
ma vediamo cosa succede nellUnione, poi
prenderemo una posizione comune con gli
alleati. Anche in Forza Italia prevalgono
lattendismo e la voglia di enfatizzare le di-
vergenze nel centrosinistra. Silvio Berlusco-
ni sar a Roma domani per cenare con il
gruppo dei deputati forzisti. Il suo portavo-
ce Paolo Bonaiuti dice che la via di uscita
una sola: votare s, senza condizioni, alla
nostra missione di pace. Tutto il resto sono
le solite, inutili chiacchiere.
Palazzo
Non c Unione su Kabul. Prodi
media, Parisi vuole la fiducia.
La Cdl attende sul fronte del s
NEO-DEM
Ren Girard ha sempre
ragione, appena si allenta-
no le maglie della religione luomo torna
schiavo dellimitazione, come lultima
delle scimmie. Da quando lorecchinato
Nichi Vendola stato eletto presidente
della Regione, la Puglia si affollata di
ricchioni cinetelevisivi, babbuini dello
Zeitgeist. Dopo Sergio Rubini, attore folk
di Grumo Appula, che sposa un uomo in
Manuale damore 2, Un medico in fa-
miglia ci mostrer il fidanzamento del
barese Paolo Sassanelli con un certo
Alessandro, sotto lo sguardo benevolo
dellandriese Lino Banfi. E allora conce-
di lunga vita al vecchio baluardo, alla tor-
re che non crolla, alluomo che incarna
ci che resta dellonore appulo-lucano: a
Michele Placido.
PREGHIERA
di Camillo Langone
Dice il Sondaggio di oggi
(non avrai altro Dio eccete-
ra) che gli italiani che
hanno superato i sessanta-
quattro anni non si ritengono
anziani, e si sentono piuttosto adulti. Io
sono italiano, ho compiuto sessanta-
quattro anni, non mi ritengo adulto, ma
mi sento molto anziano.
PICCOLA POSTA
di Adriano Sofri
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ANNO XII NUMERO 19 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 23 GENNAIO 2007
I nazionalisti sono il primo partito, ma il presidente Tadic e il premier Kostunica formeranno lesecutivo. Il balzo dei liberali
Israele ha un nuovo capo di stato maggiore. Il ministro della Difesa lavora a un piano che non esclude a priori Hamas
Palazzo Chigi, dopo aver lasciato briglia sciolta a Tonino per impedire la fusione con Abertis, adesso vuole gestire i dossier
Belgrado. Nelle elezioni in Serbia, gli ultranazionalisti di
Vojislav Seselj, detenuto allAia con laccusa di crimini di
guerra nei Balcani, sono il primo partito con il 28,5 per cen-
to dei voti, ma oltre il 50 per cento dei suffragi andato al-
le forze riformatrici e vicine allEuropa, che guideranno la
formazione del prossimo governo serbo. Per il Partito radi-
cale guidato da Tomislav Nikolic invece del capo dietro le
sbarre che ormai soltanto un testimonial il voto non
stato un gran successo: c stato un leggero incremento ri-
spetto al 27,7 per cento del 2003. Sappiamo che non ci sar
affidato lincarico per formare il governo, ha dichiarato ie-
ri Nikolic rilanciando in via propagandistica la richiesta di
dimissioni del capo dello stato, Boris Tadic, e del primo mi-
nistro, Vojislav Kostunica. In realt il presidente Tadic il
vero vincitore delle elezioni, con il suo Partito democratico
che ha quasi raddoppiato i voti piazzandosi secondo con il
23 per cento dei consensi: il suo movimento, considerato di
centrosinistra, lerede del partito fondato da Zoran
Djindjic, il premier assassinato a Belgrado dai colpi di co-
da degli sgherri del defunto regime di Slobodan Milosevic.
Quando era ministro della Difesa Tadic era stato il primo
politico serbo ad aprire alla Nato, che bombard Belgrado
nel 1999 per la questione del Kosovo. Oggi non soltanto la
Serbia ha intrapreso il cammino per entrare nellAlleanza
atlantica, ma determinata a fare il suo ingresso il prima
possibile nellUnione europea. Lultimo ostacolo la man-
cata consegna dei latitanti per crimini di guerra nellex Ju-
goslavia, come il generale Ratko Mladic e Radovan Karad-
zic, capo militare e politico dei serbi di Bosnia nel conflitto
dei primi anni Novanta.
La vita non pu attendere era lo slogan dei democratici
durante la campagna elettorale: ha fatto presa sui giovani e
suchi vuoledareuntaglionettoal passato. Nonacasoil can-
didato premier, gi indicato prima del voto, Bozidar Djelic,
economista con studi ad Harvard, ex ministro delle Finanze
che, in caso di vittoria ha promesso di trasformare la Serbia
nella tigre dei Balcani. Ieri Djelic ha definito splendido
lesito delle urne: Siamo stati il ponte tra lEuropa e la Ser-
bia, gli elettori ci vedono come tali e questo spiega i nostri
risultati, ha sostenuto, promettendo il rafforzamento dei le-
gami con Bruxelles e la Nato. Sul futuro status del Kosovo
lo spettro che aleggiava sulle urne il candidato premier ha
apertoallacomunitinternazionaleannunciandocheil nuo-
vo governo sar disponibile a negoziare. Gli albanesi del
Kosovo vogliono lindipendenza e la stragrande maggioran-
za dei serbi disponibile soltanto ad unampia autonomia
della provincia. Djelic aveva gi rivelato di aver ottenuto un
accordo per un governo di coalizione con il G17 Plus, i tec-
nocrati liberali dellex ministro delle Finanze, Mladjan
Dinkic, che hanno ottenuto il 6,8 per cento dei voti. Nella
probabile coalizione europeista entrer anche il neonato
Partito liberaldemocratico di Cedomir Jovanovic, che se-
condo le proiezioni dovrebbe farcela ad entrare in Parla-
mento con il 5,3 per cento dei suffragi: Jovanovic lunico
leader politico serbo a considerare gi perduto il Kosovo,
senza troppi drammi, e per questo si ritrovato con una
bomba sotto la macchina alla vigilia delle elezioni.
Per ottenere la maggioranza in Parlamento, per, i de-
mocratici devono necessariamente allearsi con il centrode-
stra di Vojislav Kostunica, lex professore nazionalista, pri-
mo ministro uscente. Il suo Partito democratico ha ottenuto
il 16,7 per cento dei voti rimanendo stabile rispetto alle ul-
time elezioni. Il problema che Tadic e Kostunica non si
sopportano, nonostanteabbianopartecipatoassiemeallafi-
ne del regime di Milosevic e siano diventati i principali fau-
tori della transizione serba verso un futuro europeo, lungo
una strada di riforme e di sacrifici. Tadic preme per unac-
celerazione delle riforme e vuole un taglio con il passato,
mentre un pi prudente Kostunica vincolato a valori na-
zionalistici. Uno dei grandi temi di scontro riguarda la con-
segna allAia di personaggi come Mladic, che nellimmagi-
nario popolare considerato un eroe del popolo serbo.
Roma. La posizione antiAutostrade e antiBenetton tenu-
ta dal ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, non
sembra fare pi breccia a Palazzo Chigi. Il premier Roma-
no Prodi, dopo un periodo di silenzio susseguente allan-
nuncio della fusione tra Autostrade e Abertis in cui so-
stanzialmente aveva lasciato campo libero allattivismo
delex pm, ha nei fatti preso in mano le questioni connesse
alle autostrade e sta cercando di recintare larea dazione
dipietrista. Lentourage del presidente del Consiglio sta se-
guendo passo passo levolversi delle vicende legate alla so-
ciet dei Benetton, anche grazie al fatto che il Cipe vigi-
lato a Palazzo Chigi dal sottosegretario Fabio Gobbo, eco-
nomista molto vicino a Prodi e in buoni rapporti col presi-
dente di Autostrade, Gian Maria Gros Pietro. Venerd si
terr la riunione decisiva del Cipe per la nuova direttiva
sulle concessionarie autostradali. Il Comitato intermini-
steriale per la programmazione economica dovr modifi-
care i criteri in base ai quali le societ che gestiscono trat-
te autostradali hanno diritto, e in quale misura, agli au-
menti tariffari. La riunione era in programma la scorsa set-
timana ma slittata: le divergenze tra ministero delle In-
frastrutture e ministero dellEconomia, oltre alle proteste
dellAiscat (lassociazione che rappresenta le concessiona-
rie), hanno indotto a un rinvio. Inoltre Cgil, Cisl e Uil han-
no chiesto un incontro alle Infrastrutture, temendo che le
nuove regole possano mettere a rischio tremila posti di la-
voro delle societ collegate che svolgono in proprio i lavo-
ri di manutenzione e pavimentazione, visto che si prevede
lobbligo delle gare per lassegnazione dei lavori.
Il passaggio dello strategico Cipe dal ministero dellEco-
nomia alla presidenza del Consiglio ha implicato anche il
trasferimento a Palazzo Chigi del Nars, il comitato di esper-
ti in materia tariffaria. In entrambi gli organismi il gover-
no ha nominato due tecnici che hanno collaborato in pas-
sato con uomini di fiducia dellattuale premier. Il Cipe
retto dal direttore generale Barbara Marinali, in passato
con Enrico Letta al ministero dellIndustria. Il Nars coor-
dinato da Alberto Biancardi, tra i collaboratori di Gobbo
alluniversit privata Luiss e in precedenza direttore del-
larea public utilities di Confindustria. Il ruolo sempre mag-
giore del Cipe allinterno del governo attestato anche da
un altro segnale che il primo ministro ha voluto lanciare in-
direttamente al leader dellItalia dei Valori. Poco prima di
Natale Prodi ha inviato una lettera ai ministri e ai presi-
denti delle regioni con cui il presidente del Consglio ha
detto in sostanza di fare riferimento per il futuro alle ope-
re pubbliche gi finanziate dalla Legge Obiettivo. Una pre-
sa di posizione, studiata dal sottosegretario Gobbo, che al-
linterno dellUnione stata letta come una sorta di scon-
fessione di quella sorta di piano delle grandi opere cui sta-
va lavorando Di Pietro. Un altro motivo di frizione tra pre-
sidenza del Consiglio e ministero delle Infrastrutture il
progetto che stava perseguendo Di Pietro: farsi assegnare
la competenza sulla controllata delle Ferrovie, Rfi (Rete
ferroviaria italiana), in quanto infrastruttura strategica del
paese e quindi appannaggio del ministero di Porta Pia.
Unidea che ha cozzato contro gran parte dellesecutivo.
Per tutta risposta dallentourage prodiano stata fatta fil-
trare come gi pronta lipotesi di una Autorit sui traspor-
ti che con tutta probabilit sfiler alcune delle attuali com-
petenze delle Infrastrutture. Ma su unaltra authority che
sotto traccia si sta sviluppando lennesima divergenza di
opinione. Di Pietro fin dal suo insediamento non ha tenuto
in gran conto lattivit dellAutorit sui lavori pubblici, con-
siderata non allaltezza della situazione, compresa la vigi-
lanza sugli investimenti delle concessionarie autostradali.
Perci stava trovando unescamotage per poter nominare
suoi uomini nellorganismo di controllo. Il titolare delle In-
frastrutture sembra avesse puntato su uno degli attuali
commissari dellAutorit, il magistrato della Corte dei con-
ti, Luigi Giampaolino, ma gli auspici di Di Pietro non sem-
brano essere del tutto condivisi dal resto del centrosinistra.
Europeisti e riformatori guidano i negoziati per il governo serbo
Peretz ha scelto il libanese Ashkenazi per riformare Tsahal
Sulle autostrade Prodi mette un guardrail intorno a Di Pietro
Gerusalemme. Il ministro della Difesa
israeliano, Amir Peretz, ha presentato ieri
al premier, EhudOlmert, lacandidaturadel
general maggiore (in pensione) Gabi Ashke-
nazi per la carica di capo di stato maggiore
al posto del dimissionario Dan Halutz, cri-
ticato per la gestione della guerra in Liba-
no. Il primoministrolhaaccettataieri sera,
anche perch nel frattempo Moshe Kaplin-
sky, vicecapo di stato maggiore, che godeva
dellappoggio di Olmert, si era ritirato dalla
corsa. In una lettera a Olmert e Peretz, Ka-
plinsky haspiegatochesarebbestatoinap-
propriato nominare qualcuno che ha pre-
so parte alla gestione della guerra contro
Hezbollahprimadellapubblicazionedei ri-
sultati della Commissione Winograd sulla
gestione del conflitto. Molte sono state le ri-
chieste in questo senso, tanto che lAlta cor-
te ha chiesto al governo di tenerle in consi-
derazione. Shlomo Brom, veterano dellIdf,
tutto, di recuperare consensi, visto che la
sua leadership come ministro e come guida
dei laburisti sempre pi messa in discus-
sione. Anche per questo, sempre ieri Pe-
retz, alla conferenza di Herzliya, oltre a di-
fendere la gestione della guerra contro
Hezbollah, ha presentato un piano diplo-
matico per la questione palestinese artico-
lato su tre punti, dal cessate il fuoco ai ne-
goziati. Tra i partner del dialogo, il ministro
della Difesa ha incluso tutti coloro che so-
no disposti a riconoscono Israele, anche se
si tratta di Hamas. Sul fronte libanese,
Ashkenazi luomo giusto. Nellesercito ha
acquistato fama come comandante della
Brigata Golani, dal 1986 al 1988. Ha com-
battuto la guerra dello Yom Kippur, nel
1973. E un esperto ufficiale di fanteria
racconta Brom con una buona conoscen-
za dellarena libanese. In Libano Ashke-
nazi c stato nei primi anni Ottanta, du-
rante la guerra civile, come vicecomandan-
te della Brigata Golani. Poi ci tornato tra
il 92 e il 94, come guida delle operazioni
amministrative dellIdf nel sud del paese.
Nel 2002 stato vicecapo di stato maggiore.
E un uomo dellesercito e non dellavia-
zione, spiega Brom. Halutz stato pilota,
uno dei pi grandi e coraggiosi guerrieri
dIsraele degli ultimi 40 anni, ha detto di
lui Olmert. Secondo Brom, la differente
educazione militare di Ashkenazi potrebbe
condurre a orientamenti diversi da parte
dellestablishment militare, anche perch
il nuovo capo di stato maggiore sceglier i
suoi ufficiali. La nomina potrebbe portare
a un diverso utilizzo del budget militare o
ad approcci operativi differenti: per esem-
pio, unattenzione maggiore nellutilizzo
delle truppe di terra. Si dice che Ashke-
nazi sia apprezzato dai soldati. Brom lo de-
finisce un uomo di buon senso.
ex capo del dipartimento per la Pianifica-
zione strategica dellesercito e analista del-
lIstituto per gli Studi di strategia nazionale
israeliano, ha detto al Foglio che Olmert e
Peretz hanno trovato un accordo, anche se
non parlerei di completa intesa. Olmert ha
cercato di posticipare la nomina, secondo il
volere di Kaplinsky. Peretz ha lavorato in
senso contrario. Brom spiega che la sosti-
tuzione un passo necessario, ma non an-
corasufficiente per trovareunnuovoequi-
librio tra establishment militare e politico,
in un paese che sembra soffrire di una crisi
di leadership in diversi campi. Ashkenazi
deve ancora raccogliere il sostegno di po-
polazione e soldati.
Il nuovo capo di stato maggiore ha 53 an-
ni, lattuale direttore del ministero della
Difesa ed molto vicino a Peretz: la sua no-
mina fa parte del progetto del ministro del-
la Difesa di riformare lesercito e, soprat-
La fretta di Latorre e Bassolino nel procedere verso il Partito democratico e il rischio commissariamento per il segretario Ds
Due sospetti e un voto segreto separano dalemiani e fassiniani
Nellentourage di Piero Fassino si sta af-
facciando qualche sospetto. Il primo: per-
ch mai autorevoli esponenti dei Ds in
qualche modo riconducibili a Massimo
DAlema stanno premendo perch si vada
in fretta e furia al Partito democratico?
Non che il leader della Quercia non voglia
raggiungere lobiettivo. Ma quel che non
torna che personaggi come Nicola Lator-
re (che con DAlema in ottimi rapporti) o
come Antonio Bassolino (che il ministro de-
gli Esteri ha indicato come uno dei diri-
genti diessini che bisogna coinvolgere nel-
la gestione del partito dopo il congresso) ci
tengano a sottolineare che lipotesi di arri-
vare alla meta passando per due congressi
non va bene. Guarda caso proprio la stra-
da indicata da Fassino, il quale sabato
scorso, allassemblea dei segretari di sezio-
sta dal leader dei Ds. Ma solo dopo una
consultazione con il presidente. Ora i fassi-
niani (la maggior parte dei quali, in dire-
zione, si espressa contro lipotesi di scru-
tinio segreto) temono che i dalemiani uti-
lizzino il voto segreto per far confluire su
Gavino Angius una parte non trascurabile
dei voti della maggioranza. Un altro modo
per mettere in difficolt Fassino. Ma allora
perch stato proprio Fassino, in segrete-
ria, a proporre questa soluzione? I fassi-
niani sospettano che il loro leader sia stato
costretto da DAlema a imboccare questa
strada e quindi hanno preferito votare con-
tro o astenersi sullo scrutinio segreto sia in
direzione sia in segreteria. Ma i fassiniani
sono convinti che non convenga neanche ai
dalemiani far fuori il segretario ora: si in-
debolirebbe anche DAlema. Resta il timo-
re che il segretario resti in sella senza aver
la possibilit di decidere da solo.
ne Ds, ribadiva: alle prossime assise nazio-
nali non ci scioglieremo. Perch ora questa
fretta? DAlema ha gi spiegato al segreta-
rio che la fretta ha una motivazione prosai-
ca: pi si perde tempo, maggiore il peri-
colo che altri, dopo Nicola Rossi o Peppino
Caldarola, si preparino a prendere il largo.
Ma i fassiniani temono che ci sia unaltra
motivazione. Cio che i dalemiani stiano
spingendo lacceleratore per mettere in dif-
ficolt Fassino, per non consentirgli di evi-
tare la scissione del correntone di Fabio
Mussi e Cesare Salvi. E un segretario che si
lascia sfuggire un pezzo di partito un se-
gretario che pu essere messo da parte o
quanto meno commissariato.
I fassiniani, per, nutrono un secondo so-
spetto. La concessione alle minoranze del
voto segreto per la mozione congressuale e
per il candidato segretario stata s propo-
I
l resoconto di una scampagnata lisergi-
ca? Lesperimento geniale di un tardo
epigono statunitense delle avanguardie
dadaiste o surrealiste? Il parto di un folle
munito di carta e penna? Sulle prime il li-
bro desordio di Ben Marcus, uscito nel
1995 e tradotto ora in italiano, lascia il let-
tore interdetto. Le parole, bench sintatti-
camente ordinate, perdono il loro senso
comune per entrare in un universo stra-
volto. Dopo lo shock delle prime pagine,
cominciamo a usare questo libro come un
vaticinio che non ci fornisce mai fino in
fondo la sua chiave di lettura.
The Age, come i frequentatori dello
scrittore di Chicago abbreviano il titolo,
un libro indefinibile, diviso in aree tema-
tiche tra cui troviamo Sonno, Dio, Ali-
menti, Casa, Animale. Allinterno di ogni
area c un elenco di voci cui corrisponde
una serie di narrazioni che terminano in
un Glossario di nessuna utilit esplicati-
va. Nella sezione dedicata al Sonno, lam-
plesso con una moglie inanimata conduce
a un risveglio che accende gli elettrodo-
mestici di casa. Il russare di un dormien-
te si trasforma in un ventriloquio dispe-
rato e il funerale del mai sentito prima
Deerborne fa sgorgare cascate, ruscelli e
sgocciolanti corpi dacqua. Dio invece
una modalit in cui si entra per mezzo di
utensili arborei di lino lunghi da tre a do-
dici prati di batista, talvolta leggermente
ricurvi, con calibro conico ed elemento
divino a forma di calice.
Marcus insegna scrittura creativa alla
Columbia University. Dopo The Age ha
pubblicato The Father Costume, edito
in Italia da Alet. Alla sua terza prova,
Notable American Woman, ha inserito
lelemento storia.
Nellenciclopedia online Wikipedia vie-
ne definito autore di narrativa surreale,
anche se sembra piuttosto un mago equi-
librista, estraneo a qualsiasi scuola. No-
nostante lassenza di un contesto in cui si
sviluppi una storia, in The Ageemergo-
no alcune figure dal sentore arcano, come
archetipi che irraggiano schegge di senso.
E il caso di una fatidica nostra madre,
una scrittrice cattolica in pietra che pub-
blica un libro in cui si recupera una cura
efficace per molti tempi atmosferici, tra
cui le onde di grandine, il vento a ritroso,
i giallumi e la pioggia perpendicolare.
Talvolta baluginano frammenti acciuffati
da neologismi che aggiungono pizzichi di
ironia al ricettario esoterico di Ben Mar-
cus. La neniata diventa una canzone
contenente informazioni su un componen-
te perduto, amato o defunto, e il malte la
parlata degli uccelli che rende bizzosi e
aggressivi gli umani di passaggio.
LIBRI
Ben Marcus
LETDELFILDI FERROEDELLOSPAGO
149 pp. Alet, euro 12
In compenso, inavvertitamente, proprio il
Correntone, che con Fassino non certo in
buoni rapporti, potrebbe giocare un ruolo
per favorire il segretario. La minoranza, in-
fatti, non ha ancora deciso quello che far.
Si stabilito che si autonomizzer. Ma que-
sto non coincide con la scissione. Scissione
sar solo se e quando il nuovo partito vedr
la luce. Prima no. Eanche dopo non detto:
unapartedel Correntone, infatti, ritieneche
si arriveraunaformafederativadel nuovo
soggettopolitico. Il chepotrebbeconsentire
alla minoranza di federarsi con il Pd.
Lunico vero interrogativo riguarda Ro-
mano Prodi. E vero o no quel che i suoi
vanno ripetendo di frequente, e cio che un
Partito democratico modello Ds-Margheri-
ta rappresenterebbe una zavorra di cui il
premier non saprebbe che cosa fare? O che
gli renderebbe pi difficoltoso il cammino?
EDITORIALI
Sinistra contro lislamismo
D
ura ramanzina, ieri su Repubblica,
alla procura e al tribunale di Mi-
lano. Ma come? Voi togati avete una
preda come Marco Tronchetti Provera
a portata di mano, c un pentito che
dice che un altro gli ha detto che certi
report spionistici erano per lallora
proprietario della Telecom, e voi state
l a indugiare, al massimo
tirate fuori un gip
che accenna a un
teorema polve-
roso del tipo
non-poteva-non-
sapere? E quando
ce la interrogate per
benino, la nostra preda
ambita e preferita degli
ultimi anni? E quando
lo mandate a prendere,
lallora proprietario,
per metterlo a San
Vittore in attesa
di notitiae cri-
minis? Ma in-
somma, non vedete
che tutto pronto?
Prodi gongola, dopo i noti scontri e la
rivelazione dei suoi piani segreti di
confisca morbida della rete, noi vi ap-
poggiamo e vi facciamo da battistrada
buttandola in inchiesta, cio in cacia-
ra, e voi vi grattate la pancia? Per set-
timane abbiamo battuto sul debito di
Telecom e sulle intercettazioni di Te-
lecom, poi abbiamo un po mollato l,
anche perch Guido Rossi ha molti
amici in citt, stimato in procura, ci
ha detto di mettere gi le mani dal
malloppo che ai guai di Telecom even-
tualmente ci pensa lui, e a volte nella
vita e nel giornalismo editorial-finan-
ziario bisogna pur stare a vedere che
succede, ma non che penserete di po-
ter evitare il colpo decisivo a un pro-
prietario che ci scomodo e a una dit-
ta che potrebbe tornarci utile, influen-
te com nella Borsa e in un giornale
concorrente come il Corriere della Se-
ra? Su, sbrigatevi, scriveva ieri Giusep-
pe DAvanzo rivolto ai magistrati di Mi-
lano, i nostri servigi allindipendenza
della magistratura e alla libert di
stampa dovete meritarveli.
Niente di nuovo. Repubblica spre-
giudicata, ha fatto campagna per anni
a tutela dei diritti di risarcimento del
suo editore nei casi Sme e Lodo Mon-
dadori, un giornalismo daccusa che si
esprime attraverso i lamenti della par-
te civile ma a nome dellopinione
pubblica tutta. Lingegner De Be-
nedetti uomo di mondo, ha rac-
contato lui stesso a Federico Ram-
pini di aver portato il capo dellI-
ri Prodi da Craxi a Palazzo Chi-
gi, perch si discolpasse dal-
laccusa di non averlo informa-
to della vendita del colosso
agro-alimentare, facendo-
gli sospettare un tan-
gentone per
gli amici degli amici
dei suoi nemici. E
dagli anni Ottanta
che editoria poli-
tica e finanza si
stringono nel segno di
Repubblica e dei diversi pool ambro-
siani, e stringere la parola giusta vi-
sto che si tratta di manette. Tronchetti
Provera ha deciso di difendersi cos,
sulla Stampa di domenica: non ho mai
parcheggiato in doppia fila e nutro fi-
ducia nellazione della magistratura,
che aiuto con le mie carte e incoraggio
da mesi a fare il suo mestiere. E un
suo diritto, nonostante la nostra opi-
nione contraria. A noi non resta che at-
taccare delicatamente, il che non poi
cos difficile, questo ibrido di finanza
editoria politica e giustizia al quale so-
no appese, come a una chimera, le sor-
ti dellestablishment italiano da
ventanni. Per il panettone di stato a
buon prezzo, bisognava accompagnare
Prodi da Craxi e Berlusconi in galera.
Per la telefonite, non andavano bene
Agnelli e Colaninno. Ora la chiamata
per Tronchetti Provera e per il baco
del Corriere. Diteci quel che volete, e
prendetevelo. Siamo un po stanchi.
I
l ministro per la Funzione pubblica
Luigi Nicolais ha firmato coi sinda-
cati confederali un memorandum
dintesa che riguarda la piccola rifor-
ma della pubblica amministrazione ri-
volta in teoria a dare maggiore flessi-
bilit allimpiego dei dipendenti e
maggior responsabilit ai dirigenti an-
che nella gestione del personale. Pie-
tro Ichino, promotore di pi ampie in-
novazioni, lamenta che il memoran-
dum stravolge le sue proposte, perch
le subordina alla contrattazione col-
lettiva in modo vincolante: i dirigenti
stessi dovrebbero essere scelti con il
gradimento dei sindacati; i criteri di
valutazione delle attivit di cui sono
responsabili dovrebbero essere con-
cordati con i confederali. E il loro con-
senso sarebbe obbligatorio. Sicch
non si tratta di coinvolgere i destina-
tari della valutazione o i loro rappre-
sentanti nel processo di attuazione
dei programmi loro affidati, come si
usa nelle imprese, ma di far interve-
nire un soggetto esterno, il sindacato
confederale (anche se non li rappre-
senta). Questo avrebbe sempre lulti-
ma parola e anche la prima, visto che
anche la nomina dei dirigenti dovreb-
be sottostare al suo consenso.
Il professor Ichino dice che il Par-
lamento stato provvisoriamente
espropriato dellargomento e ritiene
che sia possibile recuperare in Sena-
to le proposte da lui avanzate, in
quanto esse formano oggetto di un
progetto di legge a firma dei senatori
Lanfranco Turci e Antonio Polito, con-
diviso anche dal presidente della
commissione Lavoro Tiziano Treu. Ma
per attuare il memorandum non vi
alcun bisogno di scomodare il Parla-
mento perch un decreto legislativo
del luglio 1999 in attuazione della
riforma Ciampi del marzo 1997 dispo-
ne, per tutte le amministrazioni pub-
bliche, il controllo di gestione consi-
stente nel verificare lefficacia, leffi-
cienza e leconomicit delle loro atti-
vit e la valutazione delle prestazioni
del personale con qualifica dirigen-
ziale. Norme sinora rimaste inattuate,
per lostilit dei sindacati confedera-
li. Dunque non c stato un esproprio
del potere del Parlamento, ma di
quello dellesecutivo. Che ora accette-
rebbe dattuare le norme, con la coge-
stione dei confederali. Meglio lasciar
perdere.
S
crittore eclettico e analista sociale,
studioso della societ televisiva e
critico letterario, poeta e militante po-
litico, il tedesco Hans Magnus Enzen-
sberger ha tutto ci che serve per es-
sere, come in effetti , un punto di ri-
ferimento per molta sinistra europea.
Nel suo ultimo libro, intitolato Il per-
dente radicale, in uscita per Einaudi,
Enzensberger ha deciso di denuncia-
re quello che lui definisce il solo mo-
vimento disposto alla violenza, in gra-
do di agire globalmente, cio lisla-
mismo. Lo fa senza timidezze e senza
paura di una possibile fatwa, con un
evidente disinteresse per i distinguo
politicamente corretti che si portano
molto da queste parti. Chiama quindi
le cose con il loro nome, come se aves-
se deciso di mescolare almeno un po
di sangue vivo al suo limpido e cele-
brato discorso civile. Molto netto e co-
raggioso il suo allarme sul pericolo
islamista, sul suo tentativo di mobili-
tare le energie religiose di un credo
che conta circa 1,3 miliardi di fedeli
e sul fatto che non possibile illuder-
si che si tratti di un fenomeno circo-
scritto, da sottovalutare o da trattare
per vie amministrative. Lideologia
dellislamismo infatti potente e
pervasiva, anche perch rappresenta
un mezzo ideale per la mobilitazione
dei perdenti radicali nella misura in
cui riesce ad amalgamare istanze reli-
giose, politiche e sociali. Non piacer
molto alla nostra sinistra, quantome-
no a quella pi radicale, sempre pron-
ta a vedere resistenti e combattenti l
dove si moltiplicano le bombe umane,
il parallelo che lo scrittore tedesco
traccia nel libro tra il combattente na-
zista di ieri e il terrorista islamico di
oggi. Ieri come oggi, scrive Enzen-
sberger, i nemici dei perdenti radica-
li in marcia per conquistare il mondo
sono sempre gli stessi: sono gli Stati
Uniti, il capitale internazionale, il
sionismo e Israele. E come era acca-
duto con Hitler, il vero obiettivo del
perdente radicale non la vittoria
ma lo sterminio.
Statali, meglio lasciar perdere
C Repubblica al telefono
Perch va evitata la piccola riforma del pubblico impiego di Nicolais
Il giornale di CDB contro i pool milanesi: quando vi prendete Tronchetti?
Enzensberger, guru civile europeo, spiega la logica di guerra della umma
OGGI Nord: molto nuvoloso o coperto,
precipitazioni inintensificazionesutut-
toil settore. Centro: incertoal mattinoe
tendente a perturbato nel corso della
giornata, contemporali eprecipitazioni
intense. Sud: nubi al mattino con insta-
bilit diffusa, a tratti perturbata, su
Campania, Puglia e Calabria.
DOMANI Nord: moderatamente per-
turbato ma con precipitazioni in via di
esaurimento. Centro: perturbato su tut-
to il versante tirrenico con interessa-
mento dellUmbria. Sud: perturbato su
Campania, Basilicata e Calabria con
temporali e precipitazioni intense.
PASSEGGIATE ROMANE
ANNO XII NUMERO 19 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 23 GENNAIO 2007
Al direttore - Real Ulivo. Capezzone fuori ro-
sa, Damiano e Ferrero a parametro zero, DA-
lema verso lAfghanistan.
Maurizio Crippa
Al direttore - Ad oggi, le Madri di Tianan-
men sono riuscite a identificare 186 vittime
della repressione cinese del movimento pro-
democrazia del 1989. Le vittime, mai ricono-
sciute dal governo, sarebbero per migliaia. Le
Madri sono riuscite nellopera di identifica-
zione pagando un caro prezzo: ogni anno, in
occasione della ricorrenza del 4 giugno, il re-
gime le incarcera e le costringe a lunghe ses-
sioni di studio o alla riabilitazione tramite
il lavoro.
Un prezzo un pochino caro per una Coca
Cola, non crede?
Vincenzo Faccioli Pintozzi, Roma
Un poeta scadente la rissa va cercando
ch s cara/ come sa chi per lei vita rifiuta.
E lei giustamente non gliela concede. Bra-
vo a non aver fatto nome.
Al direttore - Lho vista particolarmente gau-
dente due giorni fa a Otto e mezzo, quando uno
statistico, snocciolando dati di un suo libro, di-
chiarava che in Emilia Romagna, dove i servi-
zi e lo stato sociale sono forti, si registrato un
calo demografico pi cospicuo rispetto a regio-
ni meno privilegiate. Era cos entusiasta da
quella notizia (forse anche stupito, oppure le
sembrato di avere una conferma di ci che da
sempre subodorava o che semplicemente vole-
va vedere) che il suo entusiasmo mise in imba-
razzo il suo ospite. Il piccolo-medio borghese, si
sa, non vuole vedere la miseria e anzi la mise-
ria va in tutti i modi possibili sottaciuta e oc-
cultata. So di farle un torto, ma la miseria in
questo paese esiste e i Sepolcri Imbiancati non
la vogliono vedere.
Domenico Lombardini, via web
I sepolcri imbiancati sono sempre sazi e
disperati, secondo la celebre formula del
grandissimo cardinale Biffi, ma noi abbia-
mo ancora fame e stiamo allegri in compa-
gnia dei nostri pregiudizi.
Al direttore - La strategia in politica estera:
leskimo e la grisaglia. Eleganza istituzionale.
Giovanni Fazio, Cardiff (Galles)
Al direttore - Dopo attenta lettura dellarti-
colo La grande balla di lardo di Claudio Ce-
rasa, sono convinto che i dati riportati sono di-
rettamente correlati, con significativit statisti-
ca, al Bmi (body mass index) del direttore.
Michele Zorzi, Padova
Lo pu giurare, ma Cerasa un grissino.
Al direttore - Rapporto Censis 2006: Il 57
per cento degli italiani favorevole alleutana-
sia. Rapporto Euripses 2007: Quasi sette ita-
liani su dieci sono favorevoli alleutanasia.
Well done Welby!
Giovanni Fasani, via web
Degli studi di opinione in genere sono
importanti le domande, per come formula-
te, non le risposte per come riportate.
Welby comunque ha diritto di riposare in
pace.
Al direttore - A DAlema il socialismo non
basta pi (Corriere della Sera), daltra parte
per noi il socialismo stato un approdo rela-
tivamente recente, e allora perch attaccarvi-
si se ci sono partiti come i democratici ameri-
cani che si sono opposti alla guerra in Iraq con
molta maggior convinzione di alcuni socialisti
europei?. Io ricordavo che al Congresso ame-
ricano i democratici, Kerry, Kennedy e Hillary
Clinton compresi, avevano votato a favore del-
lintervento in Iraq. O il nostro ministro degli
Esteri ha informazioni pi informate?
Aldo Castelli, via web
Poeta scadente la rissa va cercando ch s cara/ come sa chi per lei vita rifiuta
Il Bush interno
(segue dalla prima) Il conservatorismo solidale di
Bush una miscela di liberismo e di dirigi-
smo nei settori dellistruzione, della sanit,
della difesa nazionale. La Casa Bianca ha
utilizzato gli strumenti cari ai liberal, ovvero
il governo federale, per promuovere obietti-
vi conservatori. Seguendo questa filosofia di
governo, Bushha ampliato lintervento dello
stato pidi qualsiasi altro presidente ameri-
cano. I repubblicani avrebbero voluto aboli-
reil dipartimentodellIstruzione, Bushinsie-
me con Ted Kennedy ha promosso il No
Child Left Behind Act, un programma fede-
rale per recuperare gli studenti rimasti in-
dietro nella preparazione, e ha aumentato
del 78 per cento la spesa sullistruzione.
Bushha riformato il Medicare, investendo
500 miliardi di dollari in dieci anni per for-
nire medicine gratuite a 32 milioni di anzia-
ni. La Casa Bianca ha rivoluzionato la strut-
tura e gli usi del governo di Washington go-
vernando col deficit, istituendo il diparti-
mento della Sicurezza nazionale e anche un
nuovo organo di coordinamento dei servizi
segreti. Inoltre Bush ha nominato due giudi-
ci costituzionali e utilizzato pi di ogni altro
presidente lo strumento degli ordini esecuti-
vi, cio i decreti presidenziali con forza di
legge. La Casa Bianca ha chiesto e ottenuto
dal Congresso laumento della spesa per lo
sviluppo di energie alternative, mentre sul
fronte etico ha vietato laborto tardivo nelle
ultime settimane di gravidanza e vietato i
fondi federali per la ricerca sugli embrioni.
Una serie di riforme sono fallite, a comin-
ciare dal complessivo piano di legalizzazio-
netemporaneadei clandestini, finoallambi-
zioso progetto di ownership society, con
cui avrebbe voluto far diventare gli america-
ni proprietari della loro pensione e gestori
del contoconcui pagarelespesesanitarie. Il
suo pi grande successo di politica interna
resta il taglio delle tasse e labbattimento
della disoccupazione, ora al minimo storico
del 4,5 per cento. Dal 2003 a oggi leconomia
americana cresciuta pi di ogni altro pae-
se del G-7, ora oltre il 3 per cento annuo, ha
creatosettemilioni eduecentomilanuovi po-
sti di lavoro e aumentato quasi del 10 per
cento il valore reale dei salari.
Christian Rocca
Miss Jackie Meakin, guardarobiera di
Camilla, stira alla perfezione le culottes
di pizzo della Duchessa di Corno-
vaglia. Stira e ammira.
Alta Societ
Ieri sono stato rapito. Mi
hanno portato alla sede
della Nazionale di calcio
Cantanti. Qui ci sono 1.500
filmati di altrettantepartite
che la compagine ha soste-
nuto per beneficenza.
Ventanni di onorato servi-
zio. Dovevo tirar fuori da
questi filmati tutti i gol di Eros Ramazzotti.
Sono circa 800 gol. Tutti questi vanno mes-
si uno in fila allaltro per fare una cassetta
che viene messa dentro un omaggio insie-
me al mensile Focus. Come lavoro mi ap-
passiona ed bello. Lunica obiezione il
modo in cui sono stato scritturato (tramite
sequestro di persona), anche se me lo chie-
devano sarei andato lo stesso. Anche il lo-
ro sponsor, lAcqua Vera, ha preso le di-
stanze da questo reato. Comunque come
paga buona, circa 590 euro al mese. Poi
ho conosciuto anche il mio guardiano, si ri-
volge a me a viso scoperto e ha detto che
non prevista nessuna richiesta di riscatto
alla mia morosa (Jennifer Lopez).
II parte dellarticolo di oggi
Il Canada non ci sta a firmare il Proto-
collone di Kyoto. Il ragionamento che fa il
suo premier semplice: Noi, con il riscal-
damento del pianeta, ce labbiamo buona.
Pensa che i quattro milioni di kmq che ab-
biamo gi a muschi e licheni nel giro di
qualche anno ci daranno: frumento, orzo,
mais, soia, barbabietola da zucchero ed
etanolo. Teniamo conto che per produrre
un litro di benzina di etanolo bisogna con-
sumare cinque litri di nafta. Tra benzina
per il trattore che semina, benzina per la
mietitrebbia, benzina per il camion che
porta la canna da zucchero in raffineria,
conviene andare in giro tutti in bicicletta.
INNAMORATO FISSO
DI MAURIZIO MILANI
Busheconomics
(segue dalla prima pagina) Bush riuscito a risol-
vere una terribile crisi con ripercussioni
mondiali: un fatto nuovo, perch leconomia
dei mercati globali nelle precedenti crisi
noncera. Si trovatoancheadover fronteg-
giare la crisi di credibilit del capitalismo
americano, decretato dai casi Enron e
Worldcom. Ha fatto due scelte rapide e con-
vinte che sono state anche due messaggi: il
ribasso fiscale e lappoggio alla Sarbanes-
Oxley per la revisione dei mercati finanzia-
ri. Nellultimo periodo ha scelto alla Fed e
al controllo del mercato finanziario le per-
sone giuste che hanno corretto precedenti
eccessi. Il rincaro stratosferico del petrolio
lohacontrastatodal puntodi vistastruttura-
le con il lancio di una politica energetica
che sta dando i suoi frutti nelle energie rin-
novabili. E ha dato fiducia agli americani. Il
boom edilizio che ha sorretto leconomia
nasce dai bassi tassi, ma anche dalla fiducia
nel governo. Ha saputo trattare con la Cina,
che ora possiede un trilione di dollari di ri-
serve e il cui pil cresce al tasso del 10 per
cento, inlargamisuragrazieallepolitichedi
(relativo) liberoscambiodegli Usaeallacol-
laborazione industriale e tecnologica delle
multinazionali americane. Questo nel qua-
drodi unastrategiadellareadel Pacifico, di
cui lacomponentedi politicaesteraessen-
ziale. Ci sono i tre problemi, del disavanzo
della bilancia dei pagamenti, della finanza
sanitaria e delle pensioni, per altro eredita-
ti dai suoi predecessori. Il bilancio federale,
nonostante le basse imposte e i costi della
campagna irachena, ha un deficit del 2 per
cento rispetto al pil. Mentre la dinamica del
rapporto debito-pil sotto controllo. Gli in-
dicatori di performance del dirigente Bush
sono largamente positivi.
Francesco Forte
di Marina Valensise
A
nche in fatto di religione, Nicolas
Sarkozy, candidato del partito gollista
alle elezioni presidenziali di Francia, col-
tiva idee di rottura. Alcune rivoluziona-
rie ha gi avuto modo di realizzarle, co-
me il Consiglio francese del culto musul-
mano, rappresentativo di tutti gli islamici
francesi, istituito nel 2002, durante il suo
primo mandato come ministro dellInter-
no e dei culti. Altre sono in programma,
come la revisione della legge del 1905 sul-
la separazione tra stato e chiesa, per supe-
rare la vecchia idea di laicit ed estende-
re il finanziamento pubblico alla costru-
zione delle moschee. E tutto lascia pensa-
re che a queste idee Sarkozy rester fede-
le, a dispetto della campagna elettorale
che potrebbe dettare tattiche di modera-
zione per federare meglio la chiracchia, e
a dispetto dello stesso ruolo di presidente
in nome di un ecumenismo laicista per de-
vozione alla storia patria.
Lo dimostra lultima intervista sul Mon-
de uscita ieri pomeriggio, nella quale
Sarkozy replica al segretario socialista,
Franois Hollande, il quale lo ha accusato
di appropriarsi delleredit della sinistra e
dei sacri numi di Jean Jaurs, Lon Blum
ed Emile Zola. Sarko difende lidea di unu-
nica storia di Francia, storia comune e non
comunitaria, una sintesi che superi le divi-
sioni tra destra e sinistra, senza distingue-
re tra Pascal e Voltaire, ancien rgime e ri-
voluzione, tra re taumaturghi e regicidi, tra
le crociate e le vittorie rivoluzionarie, tra le
cattedrali e lEncyclopdie, lasciando
chiunque libero di citare De Gaulle o
Jaurs, senza dire da che parte sta.
Che Sarkozy intenda restare fedele a
una lettura non conformista della storia
per affrontare senza complessi il tab del-
la laicit lo dimostra la prima uscita pub-
blica allindomani dellinvestitura ufficia-
le. Sarkozy ha deciso di fare una visita al
Mont Saint Michel, labbazia benedettina
sorta su una promontorio della costa nor-
manna nel X secolo, in onore dellArcan-
gelo che, secondo la leggenda, for il cra-
nio del vescovo di Avranches Uberto con
un dito, perch era rimasto indifferente
alla sua richiesta. Ligio al precetto golli-
sta, che fa dellelezione presidenziale lin-
contro tra un uomo e un popolo, Sarkozy
che si professa cattolico, e si riconosce
membro della chiesa cattolica, pur essen-
do un praticante episodico voleva re-
spirare la France ternelle e renderle
omaggio dopo il tripudio al congresso del-
lUmp, che laveva plebiscitato candidato
col 98 per cento.
Giacca scura, girocollo blu, allindomani
dellinvestitura, dunque, salito in cima al-
labbazia medievale, seguito da una muta
di giornalisti e teleoperatori. A met strada
ha incontrato un frate dellordine di Geru-
salemme, che vive l da cinque anni e testi-
monia la tormentata storia di un monaste-
ro benedettino che la rivoluzione trasform
in carcere per i trecento monaci refrattari
alla costituzione civile del clero, e che tale
rimase finch nel 1863 non fu chiuso per
decreto da Napoleone III. Secondo la tra-
dizione di San Paolo, noi preghiamo molto
per chi esercita il potere in nome della na-
zione gli ha detto il monaco, sulle scale
dellabbazia Si ricordi che la freccia in ci-
ma al campanile un dito puntato verso il
cielo. Sarkozy gli ha sorriso, gli ha stretto
la mano, poi s guardato intorno e, appena
ha intercettato uno sguardo complice fra il
suo seguito, ha risposto: Hollande adesso
penser che sono diventato un ranocchio
da acquasantiera. E invece no, ha ag-
giunto subito. Io credo soltanto che le pre-
ghiere sincere siano le preghiere discrete.
Poi, arrivato in cima al Mont, si affacciato
dai bastioni per contemplare il mare e
scandendo le parole perch i microfoni le
captassero ha detto: Io penso che qui, al
Mont Saint Michel, la morale laica e la mo-
rale spirituale si siano incontrate. La Fran-
cia frutto di questo incontro.
Il giorno prima, alla Porta di Versailles,
era riuscito a ipnotizzare per unora e mez-
za le decine di migliaia di militanti accorsi
da tutta la Francia sui 52 autobus e gli otto
Tgv messi a disposizione del partito (quan-
ti fossero realmente controverso: il sinda-
co di Marsiglia Jean Claude Gaudin, alle 11
ne ha salutati 78 mila, Alain Jupp, due ore
dopo, 100 mila. Ma il Canard Enchain ha
tirato fuori un piano generale della sala nu-
mero uno, che prevedeva soltanto 20.949 se-
die, cifra smentita subito dai responsabili
Ump, che hanno distribuito 80 mila brac-
cialettini di plastica ai partecipanti, orga-
nizzando file di due ore per far entrare chi
ne era sprovvisto). Parlando dalla tribuna
al centro della sala, Sarkozy ha ricordato
che lelezione presidenziale una prova
di verit, e ha confessato di essere cambia-
to, perch le prove della vita gli hanno in-
segnato che non si pu capire il dolore di
chi soffre, se non si sofferto di persona e
non pu tendere la mano ai disperati chi
non stato disperato.
Poi, alla folla che ascoltava rapita lome-
lia della consacrazione, Sarkozy ha raccon-
tato di essere cambiato il giorno in cui a
Tibhirina, in Algeria, aveva letto il testa-
mento spirituale di padre Christian de
Cherg, il priore del monastero di Notre
Dame de lAtlas, che nella primavera del
1996 fu rapito, sequestrato e sgozzato con
altri sei monaci trappisti dai fanatici isla-
misti del Gia. Sarko ha voluto rileggere le
ultime parole di quel martire cristiano: Se
mi capitasse un giorno di essere vittima del
terrorismo (), potr, se piace a Dio, im-
mergere il mio sguardo in quello del Padre,
per contemplare con lui i suoi figli delli-
slam come lui li vede (). E anche a te, ami-
co dellultimo minuto, mio assassino, che
non avrai saputo quel che stavi facendo. S,
anche per te voglio questo grazie, questo
ad-Dio E che sia dato di ritrovarci, ladro-
ni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre
nostro, di tutte e due. A quel punto, sar
per la scenografia a effetto al centro di un
emiciclo verso il quale convergevano le fi-
le di sedie a raggiera, sar per il ritmo pos-
sente delloratoria sarkozista, per la mae-
stria nella presa sul pubblico, fatto sta che
Sarko riuscito a trasmettere la verit sem-
plice e profonda del messaggio cristiano,
senza trivializzarla, quando ha spiegato di
aver imparato da quella morte la forza
dellamore, il senso vero della tolleran-
za, quel che di sublime e di terribile le
grandi religioni possono generare. E so-
prattutto a non confondere lestremismo
col sentimento religioso.
Esaurito il registro biografico, Sarkozy
andato oltre e ha riproposto la sua lettura
spregiudicata della laicit. Aveva di fron-
te Alain Jupp, un difensore ostinato di
quello che in Francia un dogma, prima
che un principio di stato. Jupp, il repub-
blicano dacciaio, che nel 2003 tent di con-
vincere il presidente Jacques Chirac a
emanare una legge per arginare la deriva
delle mense halal nelle scuole pubbliche e
degli orari separati per uomini e donne
nelle piscine comunali. Allora, sfidandolo
sulla laicit, Sarkozy sera giocato la con-
quista dellUmp. E aveva in parte perso, vi-
sto che, contrario comera a legiferare sul
velo, sera dovuto arrendere alla legge sul
divieto di portare simboli religiosi nelle
scuole pubbliche. Al momento dellinvesti-
tura, per, come se nulla fosse, anzi sfidan-
do apertamente lex rivale Jupp e oggi al-
leato che fu il primo fondatore dellUmp
nel 2002 e lunica vittima della chiracchia
nel 2004, condannato allineleggibilit per i
fondi neri della Mairie di Parigi e costretto
ad assistere alla conquista sarkozysta del
partito Sarko ha detto: Opporre il senti-
mento religioso alla morale laica sarebbe
assurdo. E quasi a infierire contro unidea
statica e logora di una tradizione gloriosa
ma inservibile ha aggiunto: Noi siamo gli
eredi di duemila anni di cristianit e di un
patrimonio di valori spirituali che la mora-
le ha incorporato. Non dobbiamo contrap-
porli luno allaltra, perch siamo il frutto
di questa sintesi e del meticciato tra la mo-
rale laica e duemila anni di cristianesimo.
La laicit alla quale io credo ha poi con-
cluso non la lotta contro la religione. E
il rispetto di tutte le religioni.
A parlare era il politico scaltro, il mini-
stro pragmatico che dopo mesi di tenace
negoziato era riuscito a tirarsi fuori dal
Vietnam della politica interna, siglando
un accordo sulla rappresentanza dei mu-
sulmani di Francia. In ventanni di mitter-
randismo e chiracchia, molti avevano pre-
parato la strada, ma nessuno era riuscito
nellimpresa: n il socialista Pierre Joxe, n
il gollista Charles Pasqua, n il sovranista
Jean Pierre Chevnement, n il coabitazio-
nista Daniel Vaillant. E invece Sarkozy, il
bonapartista, il decisionista, il tattico spre-
giudicato nelluso dei mass media e consu-
mato nellarte della comunicazione, ha
stretto in una morsa le tre grandi federazio-
ni musulmane arrivando allaccordo, tra la
Fnmf, la grande moschea di Parigi (che rap-
presentano lislam ufficioso) e lUoif, lU-
nione delle organizzazioni islamiche di
Francia (che rappresenta lislam ufficioso,
ben pi subdolo e tentacolare, perch lega-
to alla predicazione dei Fratelli musulma-
ni) e forte di una diffusione nelle banlieue,
dove grande il rischio che lestremismo
covi nelle moschee clandestine, improvvi-
sate in garage e cantine.
Alla fine del 2002, Sarkozy riesce a met-
tere insieme i loro rappresentati, fratelli
separati dellislamfrancese. Li riunisce per
48 ore in un castello di propriet demania-
le a Nainville-les Roches, nellEssonne, per
una conferenza a porte chiuse. E per facili-
tare gli scambi fa servire pasti halal e alle-
stire una sala di preghiera. Fu la prima e
unica volta, dal 1905, che si potuto prega-
re ufficialmente in seno al ministero del-
lInterno, avrebbe poi commentato fiero
Sarkozy nellintervista al filosofo Thibaud
Collin e al padre domenicano Philippe Ver-
din (La Rpublique, les religions, lesp-
rance) pubblicata dalle Editions du Cerf,
nellautunno 2004, alla vigilia della conqui-
sta del partito. Quel libro undiario di bor-
do retrospettivo, in cui Sarko racconta in
prima persona com riuscito a sbloccare i
veti incrociati, grazie al metodo win win
e conmodestia conclude: Ero convinto che
avremmo vinto o perso insieme, e glielo fe-
ci semplicemente capire.
Dalla separazione tra stato e chiese, non
era mai successo che un ministro della Re-
pubblica si fosse tanto prodigato nella ge-
stione dei culti, anche a costo di perdere la
faccia, o sollevare critiche feroci. Davanti
allaccusa di aver legittimato come interlo-
cutori del governo i radicali dellUoif,
Sarkozy nonha spiegato come la sua, infon-
do, fosse una scelta obbligata, visto che era
impossibile impedire a cinque milioni di
musulmani il diritto di praticare libera-
mente e pubblicamente la loro religione,
diritto garantito dalla Costituzione repub-
blicana. La sua una concezione non dog-
matica ma liberale della laicit, dove lo sta-
to laico non va contro la religione, come so-
stinano a pensare gli anticlericali ostinati,
ma ne garantisce la libert di culto; perch,
ispirandosi a Tocqueville, riconosce il bi-
sogno che luomo ha sempre avuto di crede-
re e di sperare, e lo considera una molla
della democrazia, anche a dispetto della
pratica che scema e delle chiese che si
svuotano. Ho dovuto affrontare una situa-
zione in cui tutti erano perdenti ha spie-
gato Sarko parlando del negoziato con li-
slam Una parte dei musulmani francesi si
sentiva sbeffeggiata nella sua identit. I
francesi non musulamani erano ogni giorno
pi spaventati dalla presenza dellislam,
che spesso veniva confusa conil terrorismo.
Lunico vincitore, in realt, era lestremi-
smo, che avrebbe prosperato meglio sulla
paura e nella clandestinit, anzich venire
allo scoperto. Del resto, Sarkozy ha perse-
guito la stessa idea, andando avanti baldan-
zoso con un misto di audacia e di coraggio
quando, un anno dopo, nel novembre 2003,
ha accettato di farsi intervistare in tv con
Tariq Ramadam, il predicatore vicino ai
Fratelli musulmani, che irretisce nel mon-
do intero folle di giovani vicini al fanati-
smo. Quel giorno sapeva che puntava gros-
so, ma lha spuntata, riuscendo a ottenere
in diretta tv davanti a sei milioni di tele-
spettatori un accordo di principio da par-
te del musulmano pi ostracizzato e pi te-
muto dAmerica perch le ragazze musul-
mane si togliessero il velo, entrando a scuo-
la. In fondo, per, a spiegare lassenza di
complessi, la libert di movimento di
Sarkozy, la sua spregiudicatezza nei con-
fronti di tab inespugnabili, anche il
sangue misto del figlio di un aristocratico
ungherese, e nipote di un ebreo sefardita,
convertito al cattolicesimo e al gollismo che
gli ha fatto da padre. Nellalbero genealogi-
co di Sarkozy nonsi trovano giacobini decri-
stianizzatori n cattolici vittime del Terro-
re, ma soltanto difensori del regno apostoli-
co di Ungheria contro i turchi, amministra-
tori pubblici, proprietari terrieri. E per
questo che la sintesi repubblicana, non co-
munitaria, che egli propone della storia di
Francia come unica storia possibile, secon-
do la lezione di Michelet, non soltanto il
riflesso dei tempi, ma il portato di unere-
dit personale, che ne spiega lefficacia: E
curioso confessava Sarko dieci anni fa
Anche se appartengo alla maggioranza, mi
sento pi vicino alle comunit minoritarie e
mi piace lattaccamento che hanno per la lo-
ro cultura, per la loro famiglia.
(primo di una serie di articoli)
ANNO XII NUMERO 19 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 23 GENNAIO 2007
LA RELIGIONE DI SARKOZY
Tutti i tab violati dal candidato allEliseo dellUmp, dal Consiglio
del culto musulmano alla revisione della legge sulla laicit
Il candidato dellUmp alle elezioni presidenziali francesi, Nicolas Sarkozy, in visita allabbazia benedettina sul Mont Saint Michel, il giorno dopo linvestitura del partito, il 15 gennaio (foto Wojazer/Reuters)
DIZIONARIO DELLA RUPTURE - 1
Parigi. Nicolas Hulot non sar candidato alle elezioni
presidenziali francesi del 22 aprile. Il popolare presenta-
tore televisivo ambientalista, che aveva messo in allarme
lestablishment politico con il suo dieci per cento di in-
tenzioni di voto, ha posto fine ieri a una lunga suspense.
A 90 giorni dal primo turno, Hulot ha ritenuto che il suo
Patto ecologico sia gi un successo: oltre cinquecento-
mila firme, tra cui quelle del leader dellUmp, Nicolas
Sarkozy, e della sua avversaria socialista, Sgolne
Royal. I due favoriti per la corsa presidenziale si sono
impegnati a rispettare i dieci obiettivi e le cinque misu-
re concrete per mettere al centro della loro politica la
questione ambientale e climatica: nominare un vice pri-
mo ministro allo Sviluppo sostenibile, instaurare una tas-
sa sul carbone, puntare sullagricoltura di qualit, sotto-
mettere gli orientamenti ambientali al dibattito pubbli-
co e sviluppare una politica nazionale di educazione e
sensibilizzazione. La lobby mediatico-ecologista ha fun-
zionato e ora occorre avere fiducia nella parola dei can-
didati, ha spiegato Hulot, secondo cui un suo magro ri-
sultato (elettorale, ndr) ridurrebbe volgarmente a una
semplice cifra una sfida tanto magnifica.
Sarkozy ha reso omaggio alla battaglia di Hulot e il 31
gennaio si recher alla sua convention per confermare gli
impegni del Patto ecologico, ma anche le nuance, ha an-
nunciato Nathalie Kosciuscko-Morizet, responsabile del-
lambiente per lUmp. Al vice primo ministro dellam-
biente Sarko preferisce un superministro allo Sviluppo
sostenibile che includa le competenze su Trasporti ed
Energia, mentre la fiscalit ecologica non deve essere a
discapito del lavoro. Anche Sgolne Royal pronta a
mantenere gli impegni, durante e dopo la campagna elet-
torale, ha reagito lex verde divenuta segolista Aurlie
Filippetti, ricordando le 15 pagine di risposta della can-
didata socialista al Patto ecologico. Comunque, Hulot ha
fatto sapere che non sosterr alcun candidato, al fine di
conservare lindipendenza necessaria a mobilitare lin-
sieme degli attori, anche se la sua non-candidatura co-
stituisce in parte un vantaggio per Sgolne. I verdi sa-
ranno ringalluzziti, ha dichiarato Yves Cochet, ma la lo-
ro candidata ufficiale, Dominique Voynet, ferma a un
misero due per cento. Per la defezione di Hulot provo-
cher la discesa in campo del no global Jos Bov, che in-
vece non piace per nulla alla candidata socialista.
Almeno per ora, i sondaggi non lasciano spazio a un
terzo incomodo tra i due favoriti. Dopo il Congresso del-
lUmp che ha consacrato la sua candidatura, Sarkozy ha
preso il largo, superando Royal di quattro punti sia al pri-
mo turno (35 a 31 per cento, secondo Tns Dofres) sia al se-
condo (52 a 48 per cento). Il discorso di investitura di
Sarko ha portato i suoi frutti: per la maggioranza dei fran-
cesi il candidato dellUmp determinato (87 per cento),
unificatore (63), sincero (56), convincente (55) e perfino
rassicurante (49). Per contro, Royal ha esaurito lo slancio
del suo successo alle primarie socialiste e paga il prezzo
della tattica del basso profilo e dellascolto adottata nel-
le ultime settimane. Cos, la candidata ha deciso di cam-
biare strategia e attaccare direttamente luomo della
provvidenza, che promette tutto e non manterr niente.
Sarko il preferito di commercianti, artigiani, impren-
ditori, ma anche dei disoccupati, dei pensionati e degli
operai. In unintervista al Monde, il candidato dellUmp
hainsistitosullarottura economicaefiscaledel suopro-
gramma: occorre restituire ai francesi 68 miliardi di eu-
ro di tasse riducendo di quattro punti la pressione fisca-
le, sopprimere limposta di successione per il 95 per cen-
to dei cittadini, ridurre il numero di funzionari pubblici,
permettere di lavorare di pi e di andare in pensione a 70
anni, insomma di rivalorizzare il lavoro. Nonostante gli
accenti liberisti, il candidato dellUmp ha lelettorato po-
polare dalla sua, mentre il campo di seduzione di Royal si
limita a quadri e professioni intellettuali.
Il verde Hulot non si candida, Sark insiste sulla rottura fiscale
ANNO XII NUMERO 19 - PAG II IL FOGLIO QUOTIDIANO MARTED 23 GENNAIO 2007
LA PASSIONE DELLAPOSTOLO SANTORUM
slamismo radicale spiega al Foglio Santo-
rum. Nel 2002 lobiettivo erano le armi di
distruzione di massa. Nel corso del conflit-
to cambiato: diventata una guerra ideo-
logica. Lislam radicale vuole avanzare per
stabilire porzioni di un califfato che supe-
ri i confini iracheni. LEuropa non im-
mune. Il fascismo islamico unideologia
perversa dellislam e lislam deve entrare
in guerra con se stesso. Abbiamo affronta-
to e sconfitto nemici secolarizzati come il
militarismo giapponese, il nazismo e lU-
nione Sovietica. Oggi il nemico comple-
tamente differente. Il suo obiettivo non
necessariamente controllare il mondo. Per
loro morire lobiettivo finale, non una
tragica conseguenza. Se ignoriamo le im-
plicazioni religiose di questa guerra, sare-
mo destinati a perderla. La tattica dei ter-
roristi dissuadere pubblicamente lAme-
rica dal continuare e i nostri nemici lo
comprendono meglio di noi. Ho detto che
se la Seconda guerra mondiale fosse stata
seguita dai media come questa, non avrem-
mo mai vinto. La somma di morte e distru-
zione non sarebbe stata tollerata dal pub-
blico americano.
LAmministrazione Bush non ha spiega-
to abbastanza al popolo americano la na-
tura del conflitto. Noi americani siamo
ideologicamente rilassati e non vogliamo
contemplare uno scontro religioso, mentre
gli europei hanno dimenticato completa-
mente il ruolo della religione. Il discorso
di Benedetto XVI a Regensburg intendeva
risvegliare questa comprensione. Bush
non stato un educatore allaltezza del
progetto in medio oriente. Il senatore John
McCain capisce chiaramente la gravit del-
lo scontro della guerra di conquista delli-
slamismo. Quando un paese entra in guer-
ra, come noi, difficile dire se pi forte
o pi debole. Il nostro nemico, militar-
mente e ideologicamente, molto risoluto
nel condizionare lopinione pubblica. I re-
pubblicani possono vincere nel 2008, di-
pende da come la guerra verr gestita nei
prossimi diciotto mesi.
Veniamo ai temi sociali, che sono valsi a
Santorum il nomignolo di apostolo. Sua
moglie, Karen, ha rischiato di morire du-
rante una gravidanza. Il bambino sarebbe
nato con scarisssime probabilit di so-
pravvivenza. Ma decisero comunque di
portarla a termine. Gabriel morto due
giorni dopo il parto e sulla sua scrivania
Santorum tiene la fotografia di questo
bambino che gli ha cambiato la vita. Non
era un ammasso di tessuti o un feto, ma un
bambino. Oggi hanno sei figli, tutti home-
schollers, istruiti cio a casa dalla moglie.
Dopo Gabriel, essere un padre e un legi-
slatore era completamente diverso. San-
torum ammette laborto solo in caso di pe-
ricolo di vita per la madre. Se il bambino
diventa una minaccia, hai il diritto di di-
fenderti. Ma noto che il 99 per cento de-
gli aborti in questo paese avvengono per
lopportunit e il desiderio di avere figli.
Non stiamo dicendo che tutti gli aborti de-
vono essere banditi, ma lasciare ai singoli
stati la decisione. Nostro figlio aveva una-
normalit tipica. Lo abbiamo portato a ca-
sa per seppellirlo, perch i nostri figli ca-
pissero che era un membro della famiglia.
Laborto di massa lolocausto del nostro
tempo. Dal 1973 quaranta milioni di ame-
ricani mancano allappello. Quando ero in
Senato mi chiedevo sempre se avevo fatto
abbastanza per i non nati. Noi americani
ignoriamo questo massacro silenzioso.
Banditore dellemendamento (fallito)
che avrebbe reso incostituzionale il matri-
monio gay, Santorum definisce la preser-
vazione del matrimonio naturale lultima
questione di sicurezza nazionale. La no-
zione di diritto alla privacy non riguarda il
bene comune, ma soltanto me. Linteresse
della societ su cosa sia il matrimonio ri-
diceva: Se hai dei soldi in pi, lasciali nel-
la cassetta di un povero fuori dalla chiesa.
Il conservatorismo della speranza compas-
sionevole fondato sulla famiglia perch
la famiglia il fondamento di una sana so-
ciet civile. Crede nel potere trasformativo
della fede e nel ruolo della carit. Questo
conservatorismo si basa sullinviolabile e
inerente dignit umana. Vale per laborto,
leutanasia, il traffico sessuale, loppres-
sione delle minoranze religiose. Lagenda
contro la povert include decisioni a so-
stegno della famiglia naturale. Perch i
tassi di povert nelle coppie sposate sono
molto bassi.
Per quanto riguarda la battaglia politica
sulle staminali embrionali, Santorum si
battuto per difendere il veto di Bush contro
il rovesciamento della restrizione ai fondi
federali stabilita nel 2000. La democrazia
americana nata sul rispetto della persona
umana, le libert e le condizioni di ogni es-
sere umano. Stadio embrionale, stadio fe-
tale, bambino, uomo adulto, anziano, mala-
to vegetativo, la vita un continuum intan-
gibile. Non giudichiamo la dignit sulla ba-
se dellutilit. Quando inizi a dire che non
tutte le vite sono uguali, finisce per stabili-
re una gerarchia di diritti. Terri Schiavo,
come tutti i disabili, non era meno umana
per la condizione in cui versava. LAmerica
ha unanima compassionevole, ha sempre
avuto questa tensione per i meno fortunati
e i poveri. Penso che il governo non debba
partecipare alla distruzione della vita uma-
na. Disumanizziamo luomo, lembrione
senza colpa, ma siamo creature di un Crea-
tore, la Costituzione americana ci impone
di rispettare la dignit di ciascuno. Gli em-
brioni cosiddetti sovrannumerari devono
essere concessi in adozione. Ci sono molte
persone in America che semplicemente
non possono recarsi in una clinica della
fertilit. Esistono strade alternative alla di-
struzione e alluccisione per la sperimen-
tazione di queste giovani esseri umani. La
societ deve essere una societ del benve-
nuto. Ogni vita, che sia sospesa in una cli-
nica della fertilit o al Senato americano,
ogni vita ha significato. Ma poich il picco-
lo embrione non ha nome n un paio di oc-
chi molto facile svilire questa entit come
insignificante.
Santorum orgoglioso di essere un re-
pubblicano. Il movimento abolizionista
partito intorno al 1850 in concidenza con la
nascita del Partito repubblicano: la messa
al bando della schiavit stata merito del
Gop. Anche allora il Partito democratico
stava dalla parte sbagliata, dalla parte dei
padroni degli schiavi. Nel 2005 ha difeso la
decisione del consiglio scolastico di Dover,
in Pennsylvania, di adottare un libro di te-
guarda il futuro di tutti. Il Congresso ha il
dovere di difendere il valore legale del ma-
trimonio prima che la Corte suprema pos-
sa negare la possibilit pubblica di agire.
Ogni civilt ha riconosciuto la necessit
del matrimonio e il senso comune dice che
deve essere fra un uomo e una donna. Esi-
stono montagne di dati empirici che mo-
strano come lunione di un uomo e di una
donna sia unica nel beneficio per la so-
ciet: la caduta della famiglia legata al-
laumento della violenza, del crimine gio-
vanile, delle gravidanze precoci, della di-
pendenza dal welfare e della povert mi-
norile. I figli hanno bisogno di un padre e
di una madre. Luomo e la donna non sono
complementari solo nella rivelazione bi-
blica cristiana, ma secondo legge di natu-
ra. La domanda non perch difendo il
matrimonio?, ma perch vogliono cam-
biarlo?. Per quattro anni stato un orgo-
glioso enunciatore delle iniziative di Bush
basate sulla fede. E ha proposto, tramite il
programma Kids Save, di devolvere cin-
quecento dollari a ogni nuovo nato dAme-
rica. Ricordo sempre che mio padre mi
di Giulio Meotti
I
l programma di Rick Santorum potrebbe
chiamarsi Operation Save America. La
conquista del Senato da parte dei Demo-
cratici, e di unampia fetta dellelettorato
conservatore, era possibile solo con la sua
sconfitta. Per fermare il tre volte senatore
della Pennsylvania, i democratici hanno
candidato Bob Casey, emulo di Santorum
ma retoricamente pi sbiadito e concilian-
te. Nel 1990 Santorum era un novizio. Ven-
ne eletto contro il veterano Doug Warren
dopo una campagna in cui nessuno aveva
scommesso su di lui. Santorum la prima
autentica vittoria conservatrice nella storia
recente, dice il repubblicano Phil English.
Per cinque anni stato il politico re-
pubblicano pi visibile e outspoken dA-
merica. Prima di novembre il suo nome
era stato spesso fatto per le presidenziali
del 2008 e oggi Santorum viene dalla stam-
pa associato come vicepresidente a John
McCain. Per i sessanta milioni di evangeli-
ci americani il cattolico Santorum un
eroe. E stato lui larchitetto legislativo del
provvedimento che ha messo al bando la-
borto a nascita parziale e che si pi spe-
so per salvare la vita di Terri Schiavo.
Uno dei motivi per cui Santorum e Bush
si piacciono cos tanto che sono una com-
binazione di realismo e idealismo, ha det-
to Karl Rove. Frequenta la chiesa Santa
Caterina da Siena a Great Falls, la stessa
del giudice della Corte suprema, litaloa-
mericano Antonin Scalia. Ideatore del
Born Alive Infants Protection Act, la legge
che in caso di aborto obbliga i medici a sal-
vare i nuovi nati che hanno possibilit di
vivere, animatore di Snowlafe Babies, il
programma di adozione degli embrioni so-
spesi nelle riserve biogenetiche, Santorum
nel 2004 ha contribuito allUnborn Victims
of Violence Act, firmato da Bush con que-
ste parole: Oggi riaffermiamo una cultura
della vita. Dopo la sua approvazione, in
sedici stati americani diventato omicidio
provocare la morte del feto.
La sua sconfitta elettorale alle recenti
elezionidi mid-term coincisa con la sosti-
tuzione di Donald Rumsfeld con Robert
Gates. La guerra in Iraq un fronte di un
guerra pi vasta contro lavanzata delli-
sto scientifico a favore del disegno intelli-
gente. Gli americani sono un popolo emi-
nentemente religioso, viviamo in un super-
mercato delle fedi. Ma non per questo la fi-
bra morale dellAmerica si basa esclusiva-
mente sul carattere privatistico della reli-
gione, ma anche sulla dimensione pubbli-
ca. Oggi lo scontro sul ruolo della religio-
ne nella piazza. Pensiamo alla scelta scola-
stica. Nella visione dei Padri fondatori e
dei nostri pi grandi maestri morali, la re-
ligione essenziale per il successo delle-
sperimento americano. Quegli uomini cre-
devano che fosse attraverso la religione che
la luce delle verit autoevidenti avrebbe
guidato gli americani nelle loro vite. La re-
ligione ci protegge dalla tirannia. Prendi le
famose parole della Dichiarazione dindi-
pendenza: Siamo dotati di verit autoevi-
denti. Verit, non opinioni, premesse, as-
sunzioni, miti collettivi, regole di procedu-
ra, valori, ipotesi di lavoro. No, verit.
Come ebbe a dire il cattolico Charles
Carroll nellottobre 1827, presi parte alla
rivoluzione americana per ottenere libert
sia religiosa sia civile. La comprensione
dei Padri fondatori della relazione fra fe-
de e libert incarnata dal Primo emen-
damento: George Washington e Thomas
Jefferson, James Madison e John Adams
capivano che il modo migliore per corrom-
pere la religione era creare una chiesa di
stato. La religione invece promuove il pro-
gresso sociale. La religione brucia il cuore
degli uomini e delle donne, li spinge a con-
frontarsi con lingiustizia e migliorare le
condizioni della societ. La campagna per
il lavoro minorile, gli sforzi per proteggere
le donne e i nativi, il movimento dei diritti
civili hanno tutti origine dalla fede religio-
sa. La campagna contro la schiavit era ba-
sata sulla visione degli uomini e donne co-
me creati a immagine di Dio. Questo ap-
pello trascendente a confrontarsi con lin-
giustizia stato rafforzato da Martin
Luther King nella prigione di Birmigham.
E il valore terapeutico e utile della fede.
Niente meglio della religione protegge i
pi vulnerabili fra di noi. Se la piazza pub-
blica nel 1776 avesse bandito ogni riferi-
mento alle leggi di natura e a Dio, le fon-
damenta della nostra nazione non sareb-
bero state le stesse. E la nostra libert non
sarebbe stata messa al sicuro.
Leroe(sconfitto) degli evangelici ci raccontalAmericadel conservatorismocompassionevole
LIraq un fronte della guerra
contro lislam radicale. Bush deve
spiegare meglio il nemico che
stiamo affrontando
Se i Padri fondatori avessero
bandito ogni riferimento a Dio
e alle leggi di natura, la libert non
sarebbe stata messa al sicuro
Rick Santorum con il presidente George W. Bush mentre firma il Born Alive Infants Protection Act

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